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VINO (UIV-ISMEA): EXPORT ITALIA IN RECUPERO SUI MERCATI INTERNAZIONALI NEL MESE DI MARZO + 12% A VALORE
Nonostante la pandemia e le difficoltà logistiche e di trasporti che affliggono da tempo il commercio internazionale, l’Italia porta a casa un risultato incoraggiante sul fronte del vino. Secondo i dati Ismea e Unione italiana vini (Uiv), che hanno elaborato i dati Istat relativi alle esportazioni di vino, nel primo trimestre dell’anno il saldo cumulato è negativo del 4% a valore e dell’8,2% a volume, ma guardando i dati per singoli mesi la curva è in netto miglioramento: in volume, si è passati da -19% di gennaio a -11% di febbraio per arrivare a saldo zero a marzo, con i frizzanti e fermi imbottigliati in scia positiva, a +7%. Sul valore, tendenza ancora migliore, con il totale vino che nel singolo mese di marzo arriva a +12% dopo essere passato dal -21% di gennaio al -5% di febbraio. Spumanti che da -16% di inizio anno arrivano a +3% e imbottigliati fermi-frizzanti che da -23% risorgono a +16%.
Anche sui principali mercati di esportazione le tendenze sono per lo più simili: negli Stati Uniti, per esempio, la spumantistica archivia il cumulato trimestrale in positivo, con il Prosecco addirittura a +11% volume, mentre i vini fermi e frizzanti confezionati, pur chiudendo in passivo l’aggregato trimestrale (-7%), registrano un incoraggiante percorso in crescita, sia in volume che in valore: dal -44% di gennaio (dato peraltro spiegabile dalla forte richiesta degli importatori Usa un anno fa per i timori di un eventuale inserimento dell’Italia nel carosello tariffario) al +21% di marzo.
Esportazioni italiane per segmento qualitativo
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Ettolitri |
Migliaia di euro |
||||
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Gen-Mar 20 |
Gen-Mar 21 |
Var.% |
Gen-Mar 20 |
Gen-Mar 21 |
Var.% |
Dop |
2.375.314 |
2.300.034 |
-3,2 |
963.750 |
926.191 |
-3,9 |
Fermi |
1.533.222 |
1.443.101 |
-5,9 |
645.055 |
619.879 |
-3,9 |
Frizzanti |
145.427 |
129.397 |
-11,0 |
40.872 |
34.275 |
-16,1 |
Spumanti |
696.666 |
727.535 |
4,4 |
277.823 |
272.037 |
-2,1 |
Igp |
1.236.083 |
1.222.664 |
-1,1 |
357.547 |
348.892 |
-2,4 |
Fermi |
1.037.895 |
1.046.115 |
0,8 |
312.040 |
309.028 |
-1,0 |
Frizzanti |
177.013 |
160.165 |
-9,5 |
39.186 |
34.833 |
-11,1 |
Spumanti |
21.175 |
16.384 |
-22,6 |
6.320 |
5.032 |
-20,4 |
Comuni |
1.132.585 |
925.436 |
-18,3 |
128.080 |
114.958 |
-10,2 |
Fermi |
912.042 |
746.807 |
-18,1 |
78.319 |
70.451 |
-10,0 |
Frizzanti |
88.140 |
75.120 |
-14,8 |
17.182 |
13.919 |
-19,0 |
Spumanti |
132.404 |
103.509 |
-21,8 |
32.579 |
30.588 |
-6,1 |
Varietali |
208.108 |
125.040 |
-39,9 |
28.264 |
24.241 |
-14,2 |
Fermi |
174.790 |
93.760 |
-46,4 |
19.114 |
15.110 |
-20,9 |
Frizzanti |
5.758 |
3.038 |
-47,2 |
1.199 |
951 |
-20,6 |
Spumanti |
27.560 |
28.242 |
2,5 |
7.951 |
8.180 |
2,9 |
Altre Dop+Igp |
17.207 |
19.587 |
13,8 |
14.739 |
18.750 |
27,2 |
Mosti |
80.444 |
43.153 |
-46,4 |
11.599 |
11.675 |
0,7 |
Totale |
5.049.742 |
4.635.914 |
-8,2 |
1.503.978 |
1.444.708 |
-3,9 |
Fonte: Ismea/Uiv su dati Istat
Benny Lonardi
NUOVA INCHIESTA CHOC NEL CREMONESE: LA VIOLENZA INAUDITA SUI MAIALI NEL MACELLO ZEMA
Animal Equality rivela terribili immagini che dimostrano le molteplici violazioni del benessere animale commesse dall’azienda Zema, leader in Italia e all’estero nel settore della distribuzione di carni
LINK VIDEO CLEAN: https://we.tl/t-TePFBlbn6B
LINK VIDEO COMPLETO: https://youtu.be/OwwUHp7_Dfs
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LINK FOTO: https://bit.ly/3g3hFoP
Milano, 10/06/2021 - La nuova inchiesta di Animal Equality Italia mostra terribili atti di efferatezza compiuti sui maiali all’interno dell’impianto di macellazione Zema S.r.l. tra maltrattamenti e violazioni sistematiche delle norme sul benessere animale, fino ad arrivare a casi di vere e proprie uccisioni crudeli.
L’inchiesta rilasciata oggi da Animal Equality ha come oggetto Zema S.r.l., azienda della provincia di Cremona che si occupa di macellazione e lavorazione di carni suine fin dal 1987, nonché una delle molte aziende rappresentative del Made in Italy sia in Italia che all’estero.
Degli oltre 800.000 suini allevati nel cremonese, circa 150.000 all'anno raggiungono questo impianto di macellazione. Circa il 19% dei suini della provincia di Cremona sono quindi macellati in questa struttura.
Sebbene l’azienda si promuova come una realtà che pone particolare cura agli animali coinvolti, l’indagine che Animal Equality ha svolto presso il suo impianto mostra una situazione ben diversa.
In particolare, l’indagine mostra che presso l’azienda si sono verificate le seguenti situazioni:
- Stordimento inefficace o inadeguato, animali mutilati ancora prima dello stordimento (alcuni maiali vengono messi sul nastro trasportatore con le zampe parzialmente staccate e mutilate)
- Animali sgozzati coscienti o in modo inadeguato nel caso dei cuccioli, che finiscono per provare enorme dolore anche nella fase di uccisione e dissanguamento.
- Animali inseriti nella gabbia di stordimento in gruppo, in violazione delle norme di benessere animale
- Animali che cadono da camion inadeguati, spinti dagli operatori stessi. Assenza di rampe per la discesa degli animali.
- Operatori che commettono numerosi maltrattamenti (calci, colpi con aste, animali trascinati per le orecchie o le zampe) e violazioni sistematiche fino ad arrivare a casi di vere e proprie uccisioni crudeli
- Operatore che colpisce ripetutamente un maialino in testa con un’asta di ferro e poi lo scaglia contro un muro per poi gettare il corpo dell’animale morente oltre il recinto
L’analisi di queste immagini da parte di veterinari e legali esperti di benessere animale riscontra una mancanza di controlli e di rispetto delle norme da parte degli operatori, in qualunque fase della produzione (dall’arrivo degli animali alla morte).
Nonostante Animal Equality abbia già presentato due esposti in Procura e una denuncia per pubblicità ingannevole presso l’AGCM nei confronti di Zema S.r.l. da aprile 2020 ad oggi, nulla sembrerebbe essere cambiato e non vi sono stati riscontri da parte delle autorità.
A partire da dicembre 2017, Animal Equality ha lanciato una petizione rivolta al Ministero della Salute e a quello dell'Agricoltura per mettere fine a una serie di crudeltà sistematiche che avvengono ogni giorno nei macelli italiani. La campagna – supportata da conseguito di investigazioni realizzate nei macelli italiani – ha superato le 200.000 firme di cittadini italiani che chiedono maggiori controlli, l'introduzione di sistemi di sorveglianza come le CCTV e l'obbligo di stordimento degli animali con la cancellazione di tutte le deroghe.
Secondo Alice Trombetta, direttrice di Animal Equality Italia: “La nostra investigazione ha messo in luce ancora una volta i maltrattamenti e le brutalità che subiscono gli animali coinvolti nella filiera agroalimentare insieme con la mancanza totale di controlli adeguati e del rispetto delle leggi vigenti in materia di benessere animale. Non possiamo accettare che questa situazione rimanga invariata e continueremo a batterci perché i diritti degli animali vengano realmente tutelati”.
Animal Equality
Animal Equality è un'organizzazione internazionale che lavora con la società, i governi e le aziende per porre fine alla crudeltà verso gli animali d'allevamento. Animal Equality ha uffici negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Germania, Italia, Spagna, Messico, Brasile e India.
Alice Dominese
L’ACQUEDOTTO DI VALLE NOCI
LE OPERE PUBBLICHE PER LA GRANDE GENOVA
L’Acquedotto di Valle Noci
Articolo a firma Ing. Ugo Bossi, pubblicato sul bollettino n° 7 – ottobre 1928
Da molti anni ormai l’opinione pubblica genovese era saltuariamente richiamata – specialmente durante il ripetersi dei periodi di grande siccità o durante l’esposizione di programmi elettorali – sul problema del suo approvvigionamento idrico che sempre più si manifestava insufficiente ed inadeguato ai bisogni della città.
Molti progetti furono in discussione, molti studi interessanti e precisi furono fatti.
Ma solamente nell’immediato dopo guerra – quando verificandosi pure in Genova il fenomeno dell’accentramento di popolazione si dimostrò di conseguenza la soluzione del “problema dell’acqua” ormai improrogabile – fu dall’Amministrazione Comunale decisa la costruzione di un nuovo acquedotto. Fra i diversi studi che l’Ufficio tecnico municipale aveva approntati e raccolti con l’oculata e tenace attività dell’ing. Bologna preposto alla sezione acquedotti, l’Acquedotto di Valle Noci apparve quello immediatamente realizzabile e capace di un ulteriore sviluppo che potesse per un lungo periodo di anni garantire l’approvvigionamento di acque confacente alle esigenze dello sviluppo cittadino e dell’igiene sociale.
Si trattava di costruire nella valle appunto del torrente Noci – che scende dal monte Candelozzo (m. 1034) quale affluente di sinistra dello Scrivia dopo essersi confuso nelle acque del Laitona o rivo di Creto – un serbatoio artificiale che trattenendo le acque di piena e quelle provenienti dalle sorgenti nei periodi di morbida, potesse permettere la continua erogazione di una sufficiente quantità di acqua capace, almeno in un primo tempo, di sopperire unitamente agli altri acquedotti esistenti alle più urgenti esigenze della Città. Nel mentre già si prevedeva e si avanzavano le opportune domande di concessione per addurre in seguito nello stesso bacino del Noci quantità non indifferenti delle acque che copiose scorrono nella non lontana Valle del Trebbia.
Un altro vantaggio che pare ed è essenziale dell’acquedotto di Valle Noci, consiste – data la quota sul livello del mare del serbatoio di raccolta – nel poter distribuire acqua potabile a quota alta, 430 circa sulle alture della città, vale a dire poco sotto il forte Sperone. Lo sviluppo edilizio avrà nuove possibilità di estendersi verso l’alto delle pendici montuose al disopra dell’attuale circonvallazione a monte ed oltre il tracciato della nuova circonvallazione. L’acquedotto Valle Noci potrà consegnare acque alle regioni di Quezzi, al Monte, a S. Martino ed a tutta la parte alta ad oriente ed occidente della città.
Nel 1923 il Comune di Genova appaltava i primi lotti di lavoro e precisamente la diga di sbarramento e le gallerie-canale.
I LAVORI VISTI DALL’ALTO (fot. Gabinetto Fotografico Municipale)
La diga di sbarramento rappresenta certamente la parte più importante dell’insieme del nuovo acquedotto ed è attualmente una delle maggiori in costruzione in Italia ed in Europa.
Nella valle del Noci – un tempo silenziosa e solitaria dove pochissime famiglie vivevano dedite all’agricoltura ed alla pastorizia – ebbero inizio nello stesso anno 1923 i lavori di impianto del cantiere e di scavo delle fondazioni. Lavori proseguiti nel 1924 e che subirono qualche rallentamento dovuto al cambiamento del tipo dello sbarramento a seguito dell’intervento dei superiori uffici tecnici governativi.
Dal 1925 ad oggi il lavoro di costruzione della diga, spinto al massimo rendimento mediante l’impiego dei più perfezionati meccanismi ed impianti indicati dalla moderna tecnica di siffatto genere di costruzioni, ha condotto lo sbarramento ad un punto tale della sua erezione da permettere di prevederne con sicurezza la ultimazione entro il prossimo 1929.
La diga, che dovrà sopportare la spinta di 55 metri d’altezza d’acqua, si eleva complessivamente sulle roccie di fondazione per ml. 59,20. Con l’altezza di ritenuta di 55 ml. è possibile trattenere nella valle sbarrata circa quattro milioni di metri cubi di acqua con il che si possono erogare continuamente per ogni minuto secondo litri 265 di acqua da distribuirsi in città facendo fronte, senza dover diminuire tale erogazione, al più lungo prevedibile periodo di siccità assoluta.
A tali previsioni si è giunti mediante la raccolta accurata di osservazioni pluviometriche e di portata del torrente che ebbero inizio nel 1906 e proseguite ininterrotte fino ad oggi. Gli studi di valenti specialisti in materia di cose idrauliche e le deduzioni fatte sulla base di quelle osservazioni forniscono ogni migliore garanzia nei riguardi della capacità del bacino del Noci a consegnare ogni minuto secondo i 265 litri preventivati.
La diga del tipo “a gravità”, resistente cioè in virtù del proprio peso, ha profilo verticale triangolare raccordato in alto con un arco di cerchio ad un dado di coronamento che costituisce il ciglio e sul quale saranno sistemate le manovre delle opere di presa e degli scaricatori profondi e superficiali occorrenti per la sicurezza e per l’esercizio del bacino.
LA GRANDE DIGA DI SBARRAMENTO (fot. Gabinetto Fotografico Municipale)
La pianta della diga è curvilinea con un raggio di curvatura di ml. 250. L’opera muraria ultimata avrà un volume di circa 130.000 metri cubi. È costruita in calcestruzzo di cemento di Casale e blocchi di pietrame annegati nel calcestruzzo. Misura alla base a contatto della roccia di fondazione una larghezza massima di metri 44 ed alla risega di base è larga ml. 40,42. Il ciglio, della larghezza di ml. 4, verrà a trovarsi alla quota 540,50 sul livello del mare mentre il livello massimo al quale potranno giungere le acque del lago avrà la quota 537,50.
Particolare cura hanno richiesto e richiedono gli scavi di fondazione e per le imposte laterali i quali vengono spinti nei fianchi delle falde di sponda fino a che non si incontrano i banchi di roccia perfettamente sani ed in posto. Questo lavoro di approntamento della fondazione che richiede attenzioni particolari rappresenta forse la parte più delicata dell’opera. Trivellazioni delle roccie di fondo nella parte centrale della valle furono eseguite con l’impiego di macchine speciali e furono gradualmente prelevati i campioni delle roccie sottostanti fino ad una profondità di metri 22, sotto il piano della più bassa fondazione. L’esito di tali esplorazioni è stato sotto ogni aspetto soddisfacente.
Un impianto di distribuzione del calcestruzzo a gravità mediante una torre distributrice di 80 metri di altezza permette di colare il calcestruzzo allo stato elastico su tutta l’ampiezza della diga.
LA TORRE PER LA ELEVAZIONE E DISTRIBUZIONE DEL CALCESTRUZZO
(fot. Gabinetto Fotografico Municipale)
Impianti speciali provvedono alla frantumazione della pietra per l’approntamento del pietrisco ed alla macinazione per la preparazione delle sabbie. Gli agglomeranti provenienti da Casale giungono a mezzo ferrovia a Busalla da dove vengono trasportati con autocarri fino in cantiere essendo questo raccordato, mediante un chilometro di strada ruotabile appositamente costruita, alla provinciale Doria-Creto-Montoggio per Busalla.
GLI IMPIANTI PER FRANTUMARE E DISTRIBUIRE IL MATERIALE
(fot. Gabinetto Fotografico Municipale)
Il lavoro di getto del calcestruzzo è possibile solamente nei mesi da aprile a novembre e deve rimanere sospeso nel periodo invernale per il pericolo di congelamento dei calcestruzzi scendendo la temperatura costantemente sotto lo zero durante la notte sino a raggiungere a volte -12 gradi centigradi.
Sono impiegati nei lavori giornalmente circa 300 operai ed ogni giorno si gettano in media 300 metri cubi di sbarramento: vale a dire, giornalmente, si rimuovono, si manipolano e si collocano in opera circa 700 tonnellate di materiali. A tutt’oggi si sono scavati circa 85.000 metri cubi di terre e roccie ed i 100.000 mc. di sbarramento eseguito, raggiungendo i 45 metri d’altezza sulla fondazione, hanno implicato il consumo di 230.000 quintali di cemento, di 45.000 mc. di sabbia, di 80.000 mc. di pietrisco e si sono collocate in opera 48.000 tonnellate di blocchi di pietra.
Queste cifre – meglio di ogni descrizione – potranno rendere l’idea del lavoro titanico che si va compiendo e della grandiosità e poderosità degli impianti che si è reso conveniente installare.
L’ufficio tecnico municipale dei Lavori Pubblici ha distaccato in Valle Noci una Direzione locale che direttamente provvede agli studi ed alla direzione tecnica e sorveglianza dell’opera, affidata per l’esecuzione alla Impresa Ingg. Marasi e Gallo.
Meccanismi particolarmente studiati provvederanno a smaltire durante le piene le acque superflue ed eccedenti, in modo tale da garantire la sicurezza dell’opera.
Infatti lo scaricatore di superficie e la valvola di fondo permetteranno di scaricare automaticamente od a comando almeno 160 metri cubi di acqua al minuto secondo mentre è prevedibile, dato il bacino imbrifero a monte dello sbarramento di chilometri quadrati 7,5, potersi avere defluenti piene massime di 150 mc. al secondo.
L’opera di presa appositamente studiata sarà capace di erogare almeno 800 litri al secondo prevedendo in ciò il completamento dell’acquedotto Noci colle acque del Trebbia. Le bocche di emungimento permetteranno di erogare sempre acqua profonda e quindi più pura. Le più basse saracinesche di presa hanno il centro di figura posto alla quota 503 sul mare.
Un’apposita tubazione di ghisa della lunghezza di metri 80 e del diametro interno di m. 0,800 condurrà le acque dalla diga alla galleria-canale Monte Sanguineto che dopo 1000 metri di percorso sbocca in sponda destra della valle del Laitona o rivo di Creto di fronte all’abitato di Acquafredda (frazione del comune di Montoggio). Sopra il letto del Laitona, previa arginatura e copertura verrà sistemato l’edifizio di filtrazione delle acque.
La sistemazione dei filtri in questa località è stata recentemente voluta con illuminata previdenza dal Podestà di Genova On. Broccardi perché fosse possibile immettere nella galleria-canale M. Alpe immediatamente dopo la filtrazione acque pure e pronte per essere distribuite allo sbocco nel vallone di Molassana sul territorio entrato a far parte della Grande Genova. Le acque del Noci attraverso la galleria M. Alpe vengono condotte dal versante adriatico (Scrivia-Po) al versante tirrenico nella valle del Bisagno.
Le due gallerie di 1000 e 1700 metri rispettivamente sono terminate e quasi pronte ad entrare in esercizio. Quanto prima verrà posto mano alla costruzione dell’edifizio per la filtrazione mentre già si sta ponendo in opera sulla apposita sede stradale costruita la tubazione di adduzione. Questa ha uno sviluppo di chilometri 10,5 e viene adagiata lungo le pendici del versante di Val Bisagno del M. Mezzano, del Butegna, del Crovo, del Corvo raggiungendo il valico obbligatorio della Torrazza a quota 360,80. Da qui la tubazione, risalendo di quota, si sposta per breve tratto sul versante del Polcevera per ritornare su quello del Bisagno lungo le falde del M. Bastia, del Diamante, dei Due Fratelli, del Puin fino al forte dello Sperone alla quota 430 circa sul livello del mare.
I tubi di ghisa formanti la tubulatura principale hanno il diametro interno di ml. 0,500 e seguono fin come e dove possibile l’andamento delle falde montuose.
Occorre trasportare e porre in opera circa 2000 tonnellate di materiali che per la loro fragilità e la loro mole rendono quanto mai delicato e malagevole il lavoro.
Serbatoi di regolazione, una piccola centrale elettrica che sfrutterà il salto compreso tra la tubulatura a servizio della parte alta della città e quella a servizio della parte bassa e tutte le tubulature di distribuzione completeranno l’opera.
Queste a grandi linee le caratteristiche del nuovo acquedotto di Valle Noci che tra non molto potrà entrare in funzione.
Come già si è detto, in un secondo tempo l’opera verrà integrata mediante l’allacciamento alle valli dell’alta Trebbia.
LA VISITA AL GRANDIOSO CANTIERE (fot. Gabinetto Fotografico Municipale)
La costituzione del Consorzio Aveto-Trebbia tra i Comuni e le Provincie di Genova e Piacenza ha permesso di regolare tutte le questioni inerenti al trasporto delle acque da un versante all’altro.
Così l’Acquedotto di Valle Noci raggiungerà la sua massima importanza – veramente notevole – quando sarà integrato colla derivazione di Val Trebbia (da sorgenti dell’alta valle del Brugneto sotto l’Antola e da serbatoio artificiale) con una portata di litri 500 al minuto secondo e colla possibilità di aumentarla, qualora occorresse. Le gallerie-canale dell’Acquedotto di Valle Noci sono già disposte a doppio canale per convogliare distintamente, occorrendolo, le acque del versante Scrivia e del Trebbia. La portata complessiva dell’Acquedotto potrà così raggiungere gli 800 litri al secondo.
Il percorso occorrente per la conduttura dal Brugneto al Noci consterà di cinque gallerie-canale della lunghezza complessiva di Km. 9,500 e di Km. 2,500 di tubulatura all’aperto: un totale quindi di 12 chilometri.
L’Acquedotto di Valle Noci, studiato e costruito con tutti gli accorgimenti e gli insegnamenti della tecnica moderna, ha per la sua mole e la sua importanza l’impronta della romanità ed è e sarà opera ben degna della Grande Genova.
Valle Noci, 30 settembre 1928 (VI).
IL PODESTÀ ON. BROCCARDI, IL VICE PODESTÀ CAV. GARDINI
E IL PODESTÀ DI MONTOGGIO TRA IL SINDACATO FASCISTA DEGLI INGEGNERI
(fot. Gabinetto Fotografico Municipale)
Le pagine iniziali e finali del Bollettino ospitavano la pubblicità:
FIVI: A NOVEMBRE LA DECIMA EDIZIONE DEL MERCATO DEI VINI DEI VIGNAIOLI INDIPENDENTI
Appuntamento a Piacenza Expo dal 27 al 29 novembre 2021. Un viaggio nell’Italia che riparte dal rispetto del territorio e dalla cultura del vino.
La decima edizione del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti si svolgerà da sabato 27 a lunedì 29 novembre 2021 negli spazi di Piacenza Expo. Qui si potranno incontrare i produttori appartenenti alla FIVI - Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti - che racconteranno in prima persona ai visitatori il loro lavoro, invitandoli a degustare e acquistare i vini in assaggio.
I Vignaioli Indipendenti seguono l’intera filiera produttiva, dalla coltivazione delle vigne fino alla produzione e alla vendita del vino: sono i rappresentanti di una viticoltura autentica, che vuole farsi custode del territorio e della cultura del vino italiano, contribuendo alla ripartenza del Paese.
“La decima edizione è un traguardo importante per noi - spiega Matilde Poggi, presidente di FIVI - tanto più che aspettavamo di festeggiare già lo scorso anno, ma a causa della pandemia è stato necessario rimandare. Quest’anno siamo pronti, organizzati ed emozionati: non vediamo l’ora di ritrovarci tutti assieme, in sicurezza, per condividere questo momento di gioia. Il Mercato FIVI è più di una fiera, è un’occasione di incontro, dove scoprire l’autenticità e la genuinità di produttori appassionati, che oggi come non mai hanno voglia di tornare a raccontare i propri vini e il proprio lavoro”.
Uno spazio espositivo sicuro, rispetto delle norme del distanziamento sociale, orari di apertura estesi, ingressi monitorati: sono alcuni degli elementi che permetteranno ai visitatori di vivere la manifestazione nel migliore dei modi. Non mancheranno - come da tradizione - gli Artigiani del Cibo che completeranno la rassegna con le loro chicche gastronomiche.
In questa decima edizione si riconferma l’elemento innovativo introdotto nel 2019, con l’aggiunta, al tradizionale week-end di Mercato, del lunedì come giornata dedicata principalmente agli operatori professionali del settore commerciale e del canale Horeca.
“Piacenza Expo si riconferma il luogo strategico dove svolgere il Mercato dei Vini - dichiara l’Amministratore Unico di Piacenza Expo Giuseppe Cavalli - forte soprattutto di una posizione nodale e facilmente raggiungibile da tutta Italia, oltre che dai nostri amici d’oltralpe. Abbiamo lavorato sodo in quest’anno particolare e siamo preparati per ospitare una grande decima edizione del Mercato dei Vini”.
Al fine di incentivare il contactless ed eliminare code, si consiglia di prenotare l’entrata al Mercato acquistando i biglietti online - a partire dal mese di ottobre - sul sito della manifestazione www.mercatodeivini.it, con la possibilità di ticket cumulativi per più giornate.
INFO IN BREVE | Mercato FIVI a Piacenza:
Quando: sabato 27, domenica 28 e lunedì 29 novembre 2021
Dove: PiacenzaExpo - Località le Mose, Via Tirotti, 11 - Piacenza
Orario di apertura al pubblico: sabato e domenica dalle 11.00 alle 20.00, lunedì dalle 10.00 alle 18.00
Parcheggio: gratuito
Info utili: Il servizio di biglietteria online sarà attivo da ottobre 2021
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni.
Anna Sperotto