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FIPE: NO IVA SUI RISTORANTI
IVA SUI RISTORANTI, FIPE: “ALZARLA SIGNIFICA COLPIRE MILIONI DI LAVORATORI E METTERE IN CRISI L'UNICO SETTORE DINAMICO DELLA NOSTRA ECONOMIA. IL GOVERNO CI RIPENSI”
“Il governo dice di voler ridurre le imposte sui ceti medio bassi e per farlo propone di alzare l'Iva sul turismo, in particolare hotel e ristoranti, come se fossero soltanto i turisti stranieri a mangiare fuori casa o dormire in albergo. Ovviamente non è così: ogni giorno circa 10 milioni di lavoratori pranzano nei bar e nei ristoranti e lo fanno per necessità, non certo per scelta. Un aumento dell'Iva colpirebbe innanzitutto loro. Le risorse per ridurre l'Irpef vanno trovate altrove”.
Così Roberto Calugi, Direttore generale di Fipe, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, in merito all'ipotesi di aumento dell'Iva agevolata su hotel e ristoranti, paventata da fonti governative.
“Come se non bastasse – aggiunge il Direttore generale -, l'idea di rendere più salato il conto al ristorante per i turisti stranieri tradisce un paradosso di fondo: sono sempre di più le persone che arrivano in Italia per vivere un'esperienza non solo artistica, ma soprattutto enogastronomica, resa possibile dalla professionalità dei nostri cuochi e ristoratori. Penalizzare questa fetta di mercato, sulla quale in queste settimane già pesa l'insicurezza dovuta al Coronavirus, rischia di essere controproducente per tutti.
“Negli ultimi 10 anni – conclude Calugi - l'occupazione nel settore della ristorazione è cresciuta del 20%, mentre negli altri comparti è scesa del 3,4%. Mortificare uno dei pochi settori dinamici, capace di dare lavoro a 1,2 milioni di persone, non è certo una soluzione vincente per rilanciare i consumi e, più in generale, l'economia dell'intero Paese”.
Tommaso Tafi – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - 3407990565
Rinasce Scalinata Borghese
di Virgilio Pronzati
Foto di Claudia Paracchini
Dopo quindici anni di oblio ed abbandono rinasce Scalinata Borghese. Situata sopra piazza Tommaseo, un tempo collina d’Albaro, è oggi una bella testimonianza liberty ridata alla città. Costruita nel 1910 e dedicata a Giorgio Borghese, politico genovese che nel 1724 si trasferì a Montevideo, divenendone sindaco nel 1741.
L’ampio atrio illuminato dal grande lampadario
I progetti riguardanti la struttura per ospitare l’Accademia delle Belle Arti, non furono realizzati per mancanza di fondi. Col passare degli anni Scalinata Borghese cambiò l’originaria vocazione, passando da centro culturale e museale a sede del Comune, poi palestra, sede Asl, e infine per un breve periodo del 2009, un laboratorio d’arti varie, gestiti da un gruppo di architetti ed artisti.
Il fornito lounge bar
Poi solo desolazione e degrado per abbandono totale. Lo splendore di oggi ha origini nel 2004. Ossia dall’allora richiesta di acquisizione fatta da Davide Viziano per ripristinare Scalinata Borghese, sono passati ben 15 anni. Un investimento importante che si aggira sui due milioni di euro. Viziano ritiene che l’ingente somma, visto che per quarant'anni avrà gli spazi in concessione, sarà recuperata col ricavo della gestione. Un atto d’amore per la sua città.
Slanciale colonne bianche sostengono l’ammezzato col ristorante
All’apertura-inaugurazione dello scorso 21 gennaio alle 16,20, oltre duecento invitati e non, tra cui l’Assessore Ilaria Cavo, il noto l’antiquario Marcello Cambi, altre personalità del mondo politico ed imprenditoriale, giornalisti e, naturalmente, Davide Viziano artefice della rinascita dello storico locale liberty, coadiuvato delle sue due figlie Maria Luisa e Nicoletta.
Parte del raccolto e sobrio ristorante Novecento
Dalle grandi tre vetrate che illuminano l’elegante salone, si scorge un fornitissimo lounge bar, banchi vetrine colmi di golosità create da Massimo Travaglini del noto Fokaccia, entrambi circondati da innumerevoli visitatori.
Il costruttore Davide Viziano con lo chef Mattia Congia e l’Assessore Regionale Ilaria Cavo
All’interno un grande e fastoso lampadario, sedie e tavolini con soddisfatti clienti, sul fondo eleganti vetrine con vini e distillati pregiati. Slanciate colonne bianche sostengono l’ammezzato col ristorante.
Il noto antiquario Marcello Cambi
Un locale elegante ma sobrio, raccolto, per clienti-gourmet e cene per eventi speciali. Ad accogliervi in sala, il maitre Mario Rocca che vi consiglierà le creazione del giovane e bravo chef Mattia Congia. Al piano interrato, raggiungibile con una scalinata interna, uno spazio da dedicare a eventi, convegni e feste private.
Le golosità di Massimo Travaglini
Ancora in fase di finitura la spaziosa terrazza che sarà collegata al bar attraverso un giardino d’inverno realizzato con un padiglione di ferro e vetro sulle stile art decò.
La nostra Claudia sulla storica scalinata
Villa Matilde Avallone
Storia di un vino e di una famiglia
Villa Matilde Avallone è l’azienda vitivinicola campana che lega il proprio nome al Falerno del Massico perché si deve a Francesco Paolo Avallone, fondatore dell’azienda, la riscoperta - negli anni Sessanta - di questo vino antico e pregiato. Oggi l’azienda che si estende nei territori del Massico, in provincia di Caserta, è guidata da Salvatore e Maria Ida Avallone, figli di Francesco Paolo scomparso nel 2006.
Negli ultimi vent’anni, Villa Matilde Avallone ha esteso il proprio progetto vitivinicolo investendo anche in altre aree della regione, nel Sannio beneventano e in Irpinia, sempre nel solco della valorizzazione degli antichi vitigni campani.
Oggi l’azienda, orgogliosamente a conduzione familiare, conta complessivamente 130 ettari vitati tra la provincia di Caserta e quelle di Benevento e di Avellino per una produzione di 800 mila bottiglie l'anno e 19 tipologie di vino.
La ricerca della qualità è la regola su cui Villa Matilde Avallone lavora ogni giorno, guadagnandosi premi e riconoscimenti della critica enologica sia italiana che estera, nonché i consensi del pubblico. Attualmente l’azienda, leader nella produzione di Falerno del Massico Doc, esporta in 30 paesi del Mondo.
Il centro aziendale è a Cellole (Caserta), tra il monte Massico e il mare: qui ci sono gli uffici, la cantina e gli spazi per l’accoglienza che comprendono giardini, piscina, ristorante tipico e Km zero, lo shop aziendale e la foresteria dove spicca la Torre del Falerno, la suite con indoor Spa.
Dal 1995 enologo consulente è Riccardo Cotarella, coadiuvato in azienda da Fabio Gennarelli.
LA STORIA
Circa tremila anni fa nasceva in Campania un vino ardens etfortis; un vino – dice la leggenda – donato alla terra del Massico dal dio Bacco: il vinum Falernum, “un epiteto di dio” per Ovidio, un vino “immortale” secondo Marziale; senza dubbio il vino più celebrato dell’antichità, il più pregiato, il “vino degli Imperatori”. Un vino che ha attraversato i secoli e che oggi racconta col suo rosso caldo e il suo sapore intenso il calore e i colori di una terra ricca di contrasti: l’Ager Falernumcome la chiamavano gli antichi romani. In questa terra che oggi ricade nella provincia di Caserta, tra il mare del litorale Domitio e il Monte Massico, oggi si estendono le vigne di Villa Matilde Avallone. L’azienda, orgogliosamente a conduzione familiare, è nata negli anni Sessanta per pura passione e per una sfida: riportare in vita il Falerno. La storia di Villa Matilde Avallone comincia con Francesco Paolo Avallone, avvocato e appassionato cultore di vini antichi: incuriosito dai racconti di Plinio, dai versi di Virgilio, di Marziale e di Orazio, tutti intorno al vinum falernum, dopo anni di studi e letture, coadiuvato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Agraria, ha individuato le viti che un tempo davano vita al Falerno; pochi ceppi sopravvissuti miracolosamente alla devastazione della filossera di fine Ottocento. Fu allora che l’avvocato si fece vignaiolo: messi da parte codici e norme, con l’aiuto di pochi contadini locali, ripiantò gli antichi vitigni del Falerno proprio nel territorio del Massico dove un tempo erano prosperati e fondò Villa Matilde, il nome era un gentile omaggio alla moglie. Vendemmia dopo vendemmia, prova su prova, riuscì a riportare sulle tavole il famoso Falerno di cui tutti, nella zona, continuavano a favoleggiare.
L’AZIENDA OGGI
Oggi l’azienda è affidata ai suoi due figli, Maria Ida e Salvatore che con dedizione esclusiva (entrambi hanno abbandonato la propria attività; la prima la diplomatica, il secondo la carriera forense) proseguono il sogno e il progetto del padre raccogliendone l’importante eredità e guardando ancora oltre: dall’Ager Falernum si sono spinti sino alle province di Benevento e Avellino con nuove vigne, nuovi progetti e vini che raccontano l’identità forte della Campania Felix. Qualità, cultura del territorio e della tradizione, rispetto dell’Ambiente e uno sguardo spalancato sull’innovazione sono oggi i punti di forza dell’Azienda che oggi, dopo un riassetto importante è diventata “Villa Matilde Avallone”.Con l’aggiunta del cognome di famiglia nell’estensione del nome aziendale si compie una svolta significativa e si sottolinea il valore di un’impresa che ancora oggi è orgogliosamente a conduzione familiare, guidata dai fratelli Salvatore e Maria Ida Avallone che portano avanti il sogno di loro padre Francesco Paolo Avallone, fondatore dell’azienda.
Il nuovo progetto chiarisce meglio anche il profilo di Villa Matilde Avallone sulla scena vitivinicola campana presente su ben tre distretti vitivinicoli della regione: l’alto casertano con la Tenuta di Cellole, dove tutto è iniziato oltre cinquant’anni fa riportando in vita il leggendario Falerno del Massico; il beneventano dove nascono i vini Terre Cerase, Falanghina e Aglianico e l’Irpinia con la Tenuta Pietrafusa dove si coltivano le uve Aglianico, Fiano e Greco di Tufo per la produzione delle tre DOCG dell’azienda: il Taurasi, il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo. Il progetto creativo ha interessato anche il layout delle etichette dell’intera gamma di vini giocando con palette cromatiche differenti e diversi temi figurativi.
“Con questo nuovo progetto aziendale vogliamo rafforzare in una storia unitaria, unica e memorabile la nostra azienda di famiglia nata da un sogno di nostro padre”affermano Salvatore e Maria Ida Avallone, “Villa Matilde Avallone conferma la sua doppia natura di custode dell’antico e di azienda moderna e innovativa capace di essere al passo con i tempi”
L’aver riportato in vita l’antico Falerno e la grande attenzione prestata al territorio e ai vitigni autoctoni pongono i vini Villa Matilde Avallone nel solco di una robusta tradizione; la ricerca costante, le tecnologie all’avanguardia colorano la tradizione con un’innovazione intelligente e dinamica. Vigneti con una densità di impianto di cinquemila, settemila ceppi ad ettaro sono allevati con l’innovativa metodologia del Gouyot (a spalliera). Al tempo stesso il pregio dell’uva che qui si produce non si traduce in costi proibitivi. L’importanza della qualità è la prima regola: Villa Matilde Avallone punta sulla classe, non produce vini seriali, ma vini d’elite apprezzati da chi di vino se ne intende. Pur mantenendo standard qualitativi elevatissimi sono vini economicamente alla portata di tutti. L’azienda fa della cultura del vino oggetto di studio e di ricerca continua: il Vino in anfora, nato nell’anno delle celebrazioni del Cinquantenario dell’azienda, presentato alla stampa internazionale nel marzo 2015, riallaccia i fili con la memoria e la storia del vino degli antichi Romani.
IL PROGETTO IN ANFORA
Villa Matilde Avallone porta avanti dal 2012 un progetto ambizioso, ma che ha portato già tante soddisfazioni, che prevede affinamento e fermentazione di parte delle uve in anfora.
Negli anni 60 il fondatore dell'azienda, Francesco Paolo Avallone, aveva condotto degli esperimenti con le anfore: nel suo progetto di recupero di antichi vitigni aveva infatti provato a vinificare come gli antichi romani. Ma è soprattutto negli ultimi dieci anni che il progetto è stato perfezionato e realizzato dai figli Maria Ida e Salvatore Avallone. I fratelli Avallone hanno utilizzato una serie di Pithoi e Dolia (grandi giare in terracotta realizzate proprio per il progetto e in esclusiva per Villa Matilde Avallone) di dimensioni variabili da 29 fino a 500 litri. Si tratta di anfore speciali realizzate su indicazioni dell’Azienda con la consulenza scientifica di Riccardo Cotarella, enologo di fama internazionale e di archeologi e storici del territorio. Il progetto nasce con l’obiettivo di produrre vini che siano la massima espressione del territorio, il legno non viene abbandonato ma affiancato alla terracotta. L’utilizzo delle anfore sta dando grandi soddisfazioni contribuendo alla realizzazione di vini più freschi e dalla grande espressione territoriale, tanto che dopo un primo utilizzo con le uve bianche ora si accingono ad estenderlo anche alle uve rosse.
IL RISPETTO PER L’AMBIENTE
Già tra le Top 100 cantine del mondo nel 2007 secondo Wine&Spirits Magazine, nel 2008 Villa Matilde Avallone - da sempre attenta alla cura e al rispetto dell’Ambiente - ha varato il progetto “Emissioni Zero”con l’obiettivo di azzerare le emissioni di gas serra attraverso una serie di azioni integrate che investono in toto la produzione aziendale: dall'energia ai trasporti, dai fertilizzanti ai carburanti, dalla vigna alla distribuzione finale. Si è partiti dallo studio di ogni fase del processo produttivo individuando le criticità e gli sprechi delle risorse naturali, in primis l’acqua. Sono stati quindi installati 339 pannelli fotovoltaici in grado di produrre energia elettrica pulita per 100.000 kWh/anno evitando l’emissione di 73 tonnellate di CO2. Tutti gli edifici aziendali sono stati tinteggiati con speciale vernice bianca per compensare il riscaldamento globale e il problema “effetto serra”. Anche la scelta di veicoli e macchine agricole alimentati a Bio-diesel e la diminuzione del peso vetro per bottiglia vanno nella direzione del rispetto ambientale. Il progetto, conclusosi alla fine del 2013, ha fatto di Villa Matilde Avallone una delle prime aziende Eco-friendly della Campania, Premio Vinibuoni d’Italia 2012, 2013 e 2018.
IL PROGETTO SPUMANTI
Nel 2014 è stato presentato il primo spumante firmato Villa Matilde Avallone: il Mata Rosè da uve Aglianico. Oggi gli Spumanti di Villa Matilde Avallone sono tre, due dei quali lavorati interamente a mano e spumantizzati in azienda con Metodo Classico. Prodotti esclusivamente con uve provenienti dalle vigne storiche della Tenuta di San Castrese nell'Ager Falernus, alle pendici del vulcano di Roccamonfina, interpretano il territorio in modo nuovo e brioso e si distinguono per la lunga permanenza sui lieviti: 42 mesi per il rosè e 65 per il bianco. Il Mata Rosè, da uve Aglianico, è un vino morbido e rotondo; il Mata Bianco, da uve Falanghina, è una bollicina incisiva, dal gusto elegante ed armonioso. FalaFesta è il terzo Spumante 100% Falanghina, realizzato con Metodo Charmat.
Villa Matilde - S.S. Domitiana, 18 – 81030 Cellole (CE) tel. + 39 0823 932 088
Irene Bernabò Silorata
DECIMA EDIZIONE DI BUYWINE: SOSTENIBILITA’, BIO E DAZI
IL VINO TOSCANO ALLA SFIDA DEI MERCATI MONDIALI
LA DECIMA EDIZIONE DI BUYWINE TRA SOSTENIBILITA’, BIO E DAZI
Su un totale di 59mila ettari vitati in Toscana 16.720 sono bio e biodinamici
Oltre il 60% delle 260 aziende partecipanti considera il cambiamento climatico un fattore decisivo, seguito dai cambiamenti nei comportamenti dei consumatori, sempre più attenti a marchi green
Il vigneto toscano è sempre più verde: su un totale di 59mila ettari vitati in Toscana 16.720 sono coltivazioni bio e biodinamiche. Il dato emerge dalla decima edizione di BuyWine, la più grande vetrina internazionale del vino made in Tuscany, in corso alla Fortezza da Basso oggi e domani, 7-8 febbraio 2020 e organizzata dalla Regione Toscana insieme a Camera di Commercio di Firenze con il supporto di PromoFirenze, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Firenze e Fondazione Sistema Toscana. Oltre 4mila gli appuntamenti b2b organizzati tra 260 aziende vitivinicole e circa 220 buyers da tutto il mondo, compresi paesi emergenti nel mercato del vino quali Angola, Romania, Malesia, Repubblica Dominicana.
Il posizionamento del vino toscano sui mercati globali passa sempre più attraverso la sfida della sostenibilità, in grado di contrastare le incertezze derivanti da dazi e imposizioni tariffarie di uno degli importatori storicamente più importanti, gli Stati Uniti. Novantasei le aziende organiche e biodinamiche presenti in Fortezza da Basso nei due giorni di BuyWine. Secondo una ricerca condotta dall’Università di Pisa sui partecipanti alla manifestazione, il 62% delle aziende vitivinicole considera le condizioni climatiche avverse come un fattore significativo per le decisioni produttive, seguito dai cambiamenti nei comportamenti dei consumatori (57,7%), sempre più attenti a marchi green e produzioni sostenibili. L’innovazione e le nuove tecnologie vengono considerate alleate delle aziende in tal senso.
Nel settore vinicolo da tempo l’attenzione è riposta nel bilanciare la sostenibilità ambientale con la redditività economica e l'equità sociale: non mancano tra le aziende partecipanti a BuyWine quelle certificate anche dal punto di vista della sostenibilità sociale oltre che ambientale.
Tra i driver esterni che possono influenzare la decisione di adottare pratiche più sostenibili il cambiamento climatico, le pressioni normative e gli incentivi come i pagamenti agro-ambientali e le misure di supporto agli investimenti e quindi un miglior accesso al credito. In linea generale la sostenibilità viene percepita come un vantaggio strategico in grado di assicurare maggiori possibilità di penetrazione sul mercato e una migliore reputazione. Un altro fattore vitale sono i cambiamenti nel comportamento dei consumatori, in grado di motivare gli agricoltori a migliorare le loro pratiche agricole per massimizzare i profitti e rimanere competitivi nel settore vitivinicolo.
Ufficio Stampa BuyWine - PrimAnteprima 2020
Mariangela Della Monica, Marzia Morganti , Francesca Puliti, Giulia Luchi, Antonio Pirozzi
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Morganti ph. 3356130800
I VINI PROTAGONISTI A CASA SANREMO
Fotoservizio di Claudia Paracchini
La città di Sanremo si veste a festa durante la settimana del festival e come tutte le regine fa gli onori di casa offrendo ai suoi ospiti insieme allo spettacolo una ricca selezione di degustazioni e aperitivi con i prodotti del nostro territorio.
Aperitivi liguri in programma a Casa Sanremo dalle 12 30 alle 13:30 e dalle 18:30 alle 19:30 tutti i giorni fino a fine festival, con enoteca regionale della Liguria e i Sommelier Fisar, ambasciatori delle eccellenze vitivinicole regionali. Il tutto ambientato in uno spazio che ricorda il Terroir della Liguria con immagini evocative su grandi schermi dei vigneti e degli oliveti regionali.
Nella giornata di venerdì 7 febbraio ore 15:00 al Palafiori nella sala dedicata a Ivan Graziani si terrà una degustazione guidata di vini liguri a cura del presidente dell’enoteca regionale della Liguria Marco Rezzano insieme al Consorzio per la Tutela dell’Olio Extravergine di Oliva DOP Riviera Ligure .
Occasione imperdibile per i presenti per degustare i prodotti del territorio quindi oltre il pane all’olio una ricca selezione di vini liguri rappresentativi della Regione. “È per noi - ha dichiarato Marco Rezzano Presidente di Enoteca ligure - una grande soddisfazione essere stati coinvolti sul palcoscenico del festival di Sanremo un’opportunità grandiosa che ci darà un enorme visibilità, oltre il segnale che sta funzionando il lavoro di squadra che Enoteca insieme a Regione Liguria e a tutti i consorzi agroalimentari regionali, sta portando avanti da tempo“. Uno stimolo a fare sempre di più.
E la Liguria, Regione di carattere, ci crede e va avanti tutta ! A suon di musica !