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WESTERN ALL’ITALIANA, TURISMO E MEZZO SECOLO DI STORIA
Di Luciano Scarzello
Quando si parla dell’Andalusia si intende soprattutto il territorio spagnolo con città famose come Granada, Siviglia e Cordoba ma un itinerario che solo pochi tour operator propongono è quello che fa capo ad Almeria, città sul mare e di origine arabo-spagnola. E’ molto suggestiva in ogni angolo dall’Alcazaba, la fortezza medioevale araba, alla cattedrale e al museo. Stupendo il mare con località che si prestano ad un’ideale vacanza magari anche a prezzi inferiori che in Italia. Merita segnalare Capo de Gada con il suo mare cristallino e incontaminato. L’ufficio del turismo di Almeria ha presentato a Milano alla stampa le meraviglie del loro territorio famoso anche perché da queste parti Sergio Leone girò buona parte dei suoi film western. Per la precisione nel deserto di Tabernas nell’entroterra del capoluogo dove il paesaggio è per certi aspetti lunare e quindi un deserto pieno di steppe e pietre che tanto lo fanno sembrare all’Arizona.
Si sta celebrando quest’anno il 50.mo del film “C’era una volta il West” che la critica giudica il miglior western di Leone ma la sua fama è legata soprattutto all’immensa “trilogia” che lo precedette con attori come Clint Eastwood, Lee Van Cleef e Eli Wallach. Quando per la prima volta – nel 1964 - comparì nelle sale cinematografiche “Per un pugno di dollari” il primo della “trilogia”, nessuno avrebbe scommesso su un successo così grande. Forse neppure lo stesso Leone che disponeva di pochi soldi immaginava uno scoop di quella portata. Nel ruolo di cow boy Eastwood non era l’eroe giusto, leale e che si batte per la giustizia come Gary Cooper in “Mezzogiorno di fuoco” grande capolavoro del cinema americano degli anni ’50. I protagonisti delle vicende narrate nelle pellicole di Leone sono, infatti, quasi sempre spinti solo da interesse personale e mai da motivazioni ideali. Il western che ha in mente Leone è privo di contenuti morali, gli attori sono anche – come nei romanzi di Cammilleri portati sullo schermo da Nicola Zingaretti – una caricatura spesso in chiave comico-umoristica dei personaggi che interpretano.
Nei western mirano solo al denaro. Le scene sono più cruente, i personaggi cinici e bari e c’è poco spazio per il ruolo della donna. Ad eccezione di “C’era una volta il West” dove Claudia Cardinale recita un ruolo fondamentale. Persino il trucco è un paradosso: alle capigliature disordinate, alle barbe lunghe e agli abiti sudici degli attori fanno contrasto – ad esempio- denti bianchissimi che sembrano appena lavati dal miglior tipo di dentifricio.. gli stessi dialoghi sono spesso battute nostrane che si possono fare oggi per strada o al bar calate in quella realtà ben diversa. Merita – tra i tanti - citare quel divertente “Piacere della conoscenza” che Eli Wallach rivolge al capitano Carson che penzola moribondo dal carro del treno che attraversa il deserto prima che lui gli pronunci il nome fatidico del morto sotterrato nella tomba sotto la quale era nascosto il tesoro da 200 mila dollari o la domanda - nel finale di “Per qualche dollaro in più”- che sempre Lee Van Cleef nei panni dell’ex colonnello Douglas Mortimer rivolge, allarmato, a Eastwood – lo spietato cacciatore di taglie - quando sente una sparatoria alle sue spalle”: “Ehi, Biondo, c’è qualcosa che non va?” e lui risponde “No, vecchio, non mi tornavano i conti…” riferendosi al numero dei banditi che già aveva ucciso ad eccezione di uno che reagisce sparando prima di morire.
Si doveva cercare una colonna sonora e Leone la trovò in un ex compagno di scuola, già affermato musicista. Le melodie di Morricone divennero una celebrità. Tra le più belle merita ricordare “L’estasi dell’oro” o quella che accompagna la cavalcata finale di Eastwood dopo il “Triello” nel finto cimitero ( “Il “Cementeiro”) di Salas de los Infantes. In Spagna i costi per fare un film che costasse poco erano molto appetibili. Del già citato paesino di Salas de Los Infantes in Castiglia dove venne girata – ne “Il Buono, il Brutto, Il Cattivo” - la scena del “Triello” finale tra Eastwood, Lee Van Cleef e Eli Wallach, il finto cimitero venne allestito dal genio dell’esercito e così pure il ponte sul torrente Arlanza che si trova nelle vicinanze ed è quello che viene fatto saltare in aria dalla dinamite collocata dalla coppia Esatwood-Wallach. Per tornare agli attori è difficile dire chi fosse il migliore. Tutti furono molto bravi a calarsi nel loro ruolo. Clint Eastwood piaceva a Leone perché l’espressione del suo viso, le poche parole che pronunciava, la magrezza e l’andatura indolente che però, al momento, giusto, lo trasforma in un veloce pistolero, erano le caratteristiche giuste che voleva dare al personaggio.
Metà bandito o rude mercenario, vagabondo e, sottolineiamo ancora una volta, antieroe diverso dal fuorilegge rappresentato nel western americano. Eli Wallach, il “Brutto” per eccellenza e al secolo Tuco Benedicto Pacifico Juan Maria Ramirez è allo stesso tempo un altro bandito però comico, goffo, locquace mentre Lee Val Cleef ricopre ruoli diversi come il giustiziere ne “Per qualche dollaro in più” o del cacciatore di taglie spietato (il suo nome “Sentenza”) in “Il Buono, il Brutto, il Cattivo” ed è stato definito lo stereotipo ideale proprio dello spietato. Con questi tre principali attori della “trilogia” ne lavorarono altri più o meno famosi. Gian Maria Volontè, agli esordi della carriera, seppe alla perfezione nello spietato capo banda dei fuorilegge ( ribattezzato “Il loco”) sia in “Per un pugno di dollari” .
Da non dimenticare il grande sceneggiatore Carlo Leva che, arrivato a 87 anni,, abita vicino ad alessandria e possiede un piccolo museo di quei film. Il “Il Buono il Brutto, il Cattivo” ha come sfondo la guerra di Secessione la prima grande guerra contemporanea combattuta con armi micidiali e di nuova invenzione. loro orchestre di ebrei… Durante le riprese ci furono anche imprevisti alternati a momenti divertenti. Si dice che Leone dirigesse le scene spesso parlando in romanesco e sia Eastwood che di altri attori americani –ad eccezione forse di Eli Wallach - di italiano capivano poco per non dire nulla. Si andava avanti a gesti e traduzioni improvvisate ripetendo fino all’infinito le scene visto che all’epoca la tecnologia cinematografica era molto indietro rispetto ad oggi.
Ci siamo fermati molto sulla cosiddetta “triologia” dei western che certamente han lasciato il maggiore impatto emotivo ma è anche interessante è il capitolo finale degli western all’italiana che seppellirono quello americano. Da segnalare altri successi come “Giù la testa” (primi attori James Coburn e Rod Steiger) e in “C’era una volta il West” , le penultime due pellicole ( seguite ancora da “C’era una volta l’America” con Robert De Niro ma è ambientato già nel ‘900), hanno una grande tonalità epica e raccontano l’epopea del West sempre ricostruita seguendo un’alternarsi di bellezza e bruttezza, umanità e ferocia. In “C’era una volta il West” insieme alle musiche di Morricone si aggiunge la celebre armonica sulle labbra di Charles Bronson che affianca altri divi come Henry Fonda e Claudia Cardinale. In America Leone e Morricone furono osteggiati dalla critica per molti anni ma poi arrivarono per il grande musicista due Oscar uno dei quali consegnatogli personalmente da Clint Estawood parlando un po’ l’italiano e vestendo, questa volta, elegantemente il thight da grandi occasioni. Gli attori ancora invita sembrano degli Dei intramontabili. Eastwood ha 88 anni e fa ancora il regista, Morricone uno in più e continua a comporre musiche, Carlo Leva ne ha 87. Solo tre anni fa ci ha lasciati Eli Wallach che aveva raggiunto il secolo di vita.
UN VERSUS TUTTO NUOVO PER I 50 ANNI DEL SOAVE
Dal 31 agosto al 3 settembre, 4 serate a tutto gusto per celebrare i primi 50 anni della denominazione nel segno di Verona e della sua ristorazione d’eccellenza.
L’evento enogastronomico più esclusivo ed atteso torna per il 4° anno consecutivo al Palazzo della Gran Guardia proponendosi in un nuovo format dove innovazione, professionalità e sorprese diventano l’occasione per vivere un’esperienza a tutto gusto.
Oltre 50 aziende con più di 250 vini in assaggio per dimostrare come le eccellenze del Made in Italy e la ristorazione veronese di qualità possano esaltarsi, combinandosi con le diverse espressioni del Soave.
L'evento gode del sostegno di Banco BPM, AGSM, della Camera di Commercio di Verona, di Albertini Allestimenti e del patrocinio di Comune di Verona, Comune di Soave e Regione Veneto.
La kermesse, al quarto anno consecutivo nella città scaligera, è uno degli eventi più attesi di fine estate e sarà aperta il 31 agosto con una serata dedicata ai più giovani. Dalle 20 si terrà infatti un aperitivo glamour con DJ Set a base di Soave
Nuovi produttori e nuovi vini declinati per la prima volta in chiave di suoli e terroir, dai profumati ed eleganti vini della zona calcarea, alle possenti e vibranti espressioni dei versanti vulcanici.
Per celebrare la ricorrenza della Doc ogni azienda potrà presentare le proprie bottiglie icona, siano esse espressioni di annate storiche, che versioni di particolari espressioni territoriali.
Testimoni, comunque, di storie di piccoli e grandi produttori, storie di orgoglio e fatica, storie autentiche che raccontano l’unicità del Soave e del suo profondo legame con Verona e la sua ristorazione. Storie che si potranno seguire in diretta da oggi su tutti i social tramite @soavewine.
Accanto ai produttori del Soave, tanti i sapori e saperi che saranno raccontati.
Quest’anno a rappresentare il meglio del Made in Italy di qualità saranno presenti con un proprio spazio il Consorzio della mortadella di Bologna IGP, il Consorzio tutela formaggio Monte Veronese DOP, con l’asparago bianco di Bassano IGP e il fagiolo di Lamon IGP.
Ricco come sempre il programma dei cooking show che animeranno i 3 giorni di evento.
Un racconto continuo e sempre nuovo grazie all’interpretazione che ne verrà fatta dagli chef coinvolti, da Chez Morandi ad Anna Maria Pellegrino, a Matteo Zanardi de “ai Beati” di Garda a Nadia Pasquali del ristorante “alla Borsa” di Valeggio sul Mincio. Tutti i piatti degli chef saranno abbinati e raccontati con la simpatia e la professionalità dei sommelier di Una Cantina per Tre, Enrico Fiorini, Gianluca Boninsegna e Marco Scandogliero.
A fianco del Consorzio anche l’Associazione Italiana Sommelier, quest’anno con un rinnovato concorso per il migliore sommelier del Soave, che premierà anche il migliore comunicatore del territorio, premio dato per la prima volta dalle aziende del Soave.
Lucia Vesentini
TERZA TAPPA DELL'INDIGENA WORLD TOUR, ALLA SCOPERTA DEI GRANDI VINI AUTOCTONI ITALIANI
Indigena World Tour fa tappa a San Francisco e Shangai
Protagonisti la Barbera d'Asti e i rossi nobili del Monferrato, il Moscato d'Asti e i grandi vini Marchigiani
Barolo sta ancora attendendo il leader degli Aerosmith e Lenny Kravitz in concerto, ma già riprende il febbrile lavoro dello scrittore di vino e Senior Editor di Vinous Ian D'Agata a favore della conoscenza e della promozione dei grandi vini da uve autoctone italiane. Un'instancabile passione, fatta di voli intercontinentali, studio notturno, seminari, articoli, libri scientifici pubblicati in tutto il mondo e proficue collaborazioni con i maggior esperti mondiali del vino.
L'Indigena World Tour, progetto partito dalla prima edizione a maggio del festival Indigena a Barolo e Costigliole d'Asti - realizzato grazie alla partnership con il Consorzio Barbera d'Asti e Vini del Monferrato - mira a promuovere nel mondo la grande ricchezza del nostro paese: le tante varietà di uve autoctone regionali, e i grandi vini che ne derivano. Alcuni sono famosi in ogni angolo del pianeta come la Barbera d’Asti, il Nebbiolo, il Verdicchio o il Moscato Bianco, altri sono ancora tutti da scoprire. Una vera e propria missione, quella di Ian D'Agata, sempre a fianco dei produttori, che si articola in giornate di seminari, educational, degustazioni nelle principali città del mondo, alla presenza dei sommelier e degli importatori di punta dei singoli mercati, dei giornalisti e influencer più significativi. Dopo le tappe di Bruxelles a febbraio e di New York a giugno, la lunga marcia di Indigena riprende con due appuntamenti cruciali: il 23 e 24 luglio a San Francisco, città che determina il gusto e la tendenza di acquisto di tutto il mercato della costa ovest degli Stati Uniti. E il 30 e il 31 luglio a Shangai, megalopoli di 25 milioni di abitanti e vera e propria porta della Cina, un mercato in cui è vitale che il vino italiano investa per farsi conoscere, e recuperare terreno sulla vicina Francia.
In allegato comunicato stampa completo di tutte le informazioni e alcuni scatti delle tappe dell'Indigena World Tour di New York e Bruxelles.
Con preghiera di segnalazione,
Ufficio Stampa Collisioni
Francesca Tablino - mob +39 333 4799195
INDAGINE: IN CINA L’ESPRESSIONE ‘MADE IN ITALY’ NON SIGNIFICA QUASI NULLA ARREDO, DESIGN E TURISMO IN CIMA ALLE QUERY SUL WEB CINESE ASSOCIATE A ITALIA. VINO ALL’1%
‘Made in Italy’? In Cina la parola simbolo del lifestyle perde tutto il suo senso evocativo e vale nulla più del suo significato letterale. Lo dimostra il traffico su Baidu, il principale motore di ricerca del Paese, dove la query ‘made in Italy’ è comparsa in lingua cinese nell’ultimo mese solo 20 volte al giorno. Una goccia in mezzo al mare, se si tiene conto dei 772 milioni di internet user nel Dragone dei record, che in 10 anni ha registrato un’escalation digitale pari al 268%. Lo rivela l’estratto relativo al monitoraggio dell’online della più ampia indagine dell’Osservatorio Paesi terzi di Business Strategies sul posizionamento del made in Italy in Cina, condotta in collaborazione con Nomisma Wine Monitor.
Sempre su Baidu (75% delle investigazioni online in Cina) è invece di 9.200 ricerche la media giornaliera per la parola chiave ‘Italia’, una frequenza superiore ad esempio rispetto a quella francese ma che – nelle ricerche correlate – dimostra tutta la non conoscenza, e relativa curiosità, per il Belpaese con domande del tipo: ‘L’Italia è l’Europa?’, ‘Quale Paese è l’Italia?’. In generale, le query associate sono legate a info generali (34%) seguite dai simboli del made in Italy: ‘arredo e design’ (26%) e turismo (23%), con quote minori opportunità di studio (8%), ‘cibo’ (4%) e il vino, che chiude con l’1%. Un dato quello legato al prodotto enologico che cresce fino al 6% nelle ricerche correlate alla Francia, che ci supera anche per turismo (34%) e moda/shopping (13%). Analizzando la verticale sul vino, la parola chiave ‘vino francese’ (circa 800 ricerche al mese nell’ultimo anno) registra il doppio di quelle sul ‘vino italiano’. Quest’ultimo interessa maggiormente i giovani, con il 63% dei curiosi che è under 40, in maggioranza (63%) maschi. Tra le province, per entrambe le keyword, è Guangdong quella in cui si registrano il maggior numero di ricerche, mentre Pechino e Shanghai sembrano riscuotere maggior interesse verso il vino italiano rispetto a quello francese. Infine, il monitoraggio sul principale social cinese, WeChat, rivela come il ‘vino rosso italiano’ risulti essere in ascesa ma ancora lontanissimo dal competitor francese il cui indice – registrato a metà giugno - è di 10 volte più alto (33,360 contro 3,182).
Per Silvana Ballotta Ceo di Business Strategies: “Oltre al monitoraggio sul digitale, il nostro studio comprende l’analisi del mercato e una survey su awareness, percezione e reputazione del made in Italy realizzata sull’upper-class delle metropoli cinesi. I risultati che emergono, seppur sorprendenti, confermano le impressioni di chi come noi presidia il mercato da diverso tempo. Abbiamo perciò voluto dimostrare con i numeri ciò che è il loro sentiment nei nostri confronti, per capire come meglio direzionare il lavoro dell’impresa Italia”.
L’analisi è stata effettuata nel mese di giugno 2018. Tuttavia molti dei risultati rappresentati sui social prendono in considerazione anche gli ultimi 90 giorni antecedenti la ricerca. Le analisi dei profili degli utenti su Baidu sono invece relative agli ultimi 12 mesi (giugno 2017 - giugno 2018). Le ricerche sono state eseguite con keyword in lingua originale e in lingua inglese.
Business Strategies è una società fiorentina impegnata in percorsi di sviluppo delle piccole e medie imprese dei settori dell’agroalimentare e del lusso made in Italy sui mercati esteri. Le 500 aziende enologiche assistite da Business Strategies, che rappresentano tutte le regioni italiane, producono complessivamente oltre 100 milioni di bottiglie all’anno e esportano il 70% nei principali mercati stranieri.
Ufficio stampa Business Strategies: Ispropress
Simone Velasco (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; 327.9131676)
Marta De Carli (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; 393.4554270)
VINO. CON ENOVITIS EXTRÊME LA VITICOLTURA EROICA DIVENTA PROTAGONISTA SUCCESSO DELLA PRIMA EDIZIONE IN VALLE D’AOSTA
Presenti oltre 45 espositori con più di 100 macchine in prova e circa 500 visitatori durante la giornata
Luigi Bersano (Consigliere UIV): “Promuovere questa pratica e mandare un messaggio culturale alla politica per la tutela e la valorizzazione dei vigneti eroici”
“La viticoltura eroica italiana ed europea ha da oggi, finalmente, una manifestazione “dedicata” tesa a valorizzare tante realtà produttive diverse di grande importanza sociale e culturale, oltre che economica. Con Enovitis Extrême siamo riusciti come Unione Italiana Vini, grazie alla collaborazione con CERVIM, VIVAL e la Regione Autonoma Valle d’Aosta, a completare il quadro delle manifestazioni dedicate alle tecnologie per la viticoltura, insieme a Enovitis in campo e a Enovitis Business di Milano, realizzata in concomitanza con SIMEI. Oltre che un luogo di promozione, questo appuntamento vuole facilitare l’incontro tra produttori e l’offerta dell’industria, ma è anche un’occasione per lanciare un messaggio culturale alla politica, alle istituzioni e ai mercati sulla necessità di salvaguardare, tutelare e valorizzare questa nicchia della viticoltura”.
Così Luigi Bersano, consigliere di Unione Italiana Vini, interviene durante la prima edizione di Enovitis Extrême, la nuova fiera dinamica e itinerante dedicata al mondo della viticoltura eroica organizzata da UIV in collaborazione con CERVIM (Centro Ricerca per la Viticoltura di Montagna), con il supporto di VIVAL (Associazione Viticoltori Valle D’Aosta) e il patrocinio della Regione Autonoma Valle d’Aosta. La manifestazione si è svolta ieri, giovedì 19 luglio, a Quart (AO) nei suggestivi vigneti della Società agricola Grosjean Vins, una realtà che conduce direttamente circa 15 ettari di vigna e produce poco meno di 150.000 bottiglie ogni anno. Oltre 500 i visitatori che hanno contribuito a fare dell’evento un momento qualificato di confronto e aggiornamento professionale, che ha consentito a più di 45 espositori con più di 100 macchine in dimostrazione di presentare le innovazioni possibili per l’affascinante sistema della viticoltura eroica. Numerosi i visitatori giunti – oltre che dalla Valle d’Aosta e dal Piemonte – da Lombardia, Veneto, Toscana, Liguria, Puglia e Lazio e, a testimonianza del valore della pratica ‘eroica’ in Europa, da Francia, Svizzera, Spagna e Belgio.
“È un grande piacere – spiega Elso Gerandin, Assessore all’Agricoltura e Ambiente Regione Valle d’Aosta – collaborare con Unione Italiani Vini a un’iniziativa come Enovitis Extrême con l’obiettivo di promuovere la pratica della viticoltura di montagna che ha un alto valore culturale, sociale ed economico per le comunità della Valle d’Aosta. Trovare soluzioni innovative e tecnologiche contribuisce a facilitare il lavoro dei viticoltori eroici e ad abbattere parte degli elevati costi che questi sono costretti a sostenere per le particolari condizioni in cui operano. Questa manifestazione, che ha visto la partecipazione e il supporto anche di CERVIM e VIVAL, va inoltre nella direzione da tutti auspicata: fare sistema ed elevare l’attenzione verso questo particolare settore dell’enologia che riesce a coniugare l’alta qualità della produzione, la valorizzazione dell’ambiente e la tutela delle comunità”.
L’evento è stato arricchito da momenti di approfondimento e dibattito durante la tavola rotonda “Vigneti Eroici tra tutela, valorizzazione e mercati”, organizzata da “Il Corriere Vinicolo” e CERVIM, moderata dal direttore de “Il Corriere Vinicolo” Giulio Somma e con gli interventi di Valeria Revel Chion (tecnico Assessorato Agricoltura e Ambiente Regione Autonoma Valle d’Aosta), Moreno Soster (dirigente settore Vitivinicolo Assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca Regione Piemonte), Michele Alessi (direttore Ufficio Vitivinicolo del Ministero delle Politiche Agricole), Olivier Viret (direttore Ufficio Viticoltura Canton Vaud, Svizzera), Roberto Gaudio (presidente CERVIM) e Stefano Celi (presidente VIVAL). Un momento formativo che ha toccato i temi e le problematiche principali relativi alla viticoltura eroica, in particolare analizzando il caso della produzione vinicola valdostana, caratterizzata da quantità ristrette ma di elevata qualità.
“Come è noto – spiega Michele Alessi, Direttore Ufficio Vitivinicolo del Ministero Politiche Agricole – il Testo Unico della vite e del vino affida al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali il compito di emanare un provvedimento specifico per la protezione dei vigneti aventi particolare pregio paesaggistico, storico ed ambientale denominati ‘eroici o storici’. Tale provvedimento, ha lo scopo di definire i criteri per individuare i territori nei quali sono ubicati questi vigneti, nonché stabilire quelli relativi alle tipologie di intervento che potranno essere finanziate con le risorse del Programma Nazionale di Sostegno non solo nell'ambito della ristrutturazione e riconversione, ma anche per la promozione nei Paesi terzi e gli investimenti, nel rispetto degli obiettivi di salvaguardia del territorio e di sostegno allo sviluppo socio-economico delle aree interessate. Al momento lo schema di decreto è stato oggetto di un primo confronto in sede tecnica e sta seguendo il percorso previsto per il raggiungimento dell’intesa nell’ambito della Conferenza permanente fra lo Stato, le Regioni e le Province autonome”.
“Con Enovitis Extrême – commenta Roberto Gaudio, Presidente CERVIM – prosegue nella direzione da noi auspicata la collaborazione fra CERVIM e Unione Italiana Vini. È sempre più necessario, infatti, fare sistema tra i protagonisti della filiera ed elevare l’attenzione verso questo tipo di viticoltura, insieme al mondo della ricerca, dell’innovazione e delle aziende di meccanica applicata. Innovazione e tecnologia sono fondamentali per rendere più facile il lavoro dei viticoltori eroici e diminuire, almeno in parte, i costi di produzione. Costi che sono maggiori rispetto alla viticoltura convenzionale e che rappresentano uno dei problemi prioritari nelle aree di montagna così come nelle piccole isole”.
“Siamo molto contenti di aver contribuito ad organizzare un evento importante come Enovitis Extrême – aggiunge Stefano Celi, Presidente di VIVAL – espressamente dedicato a zone dove la meccanizzazione è poca e difficile. Siamo, inoltre, onorati che la prima edizione sia stata ospitata proprio nella nostra regione, simbolo della viticoltura eroica caratterizzata, oltre che dalle forti pendenze, da opere a sostegno dei terreni che creano paesaggi unici e preservano il territorio dal dissesto idrogeologico. È quindi importante aiutare i viticoltori a coltivare queste zone per mantenerle così come nei secoli sono state create, anche a tutela dell'ambiente circostante".
Per tutta la giornata nei vigneti si sono svolte le prove delle macchine e delle attrezzature da parte degli espositori, e sono state presentate tutte le novità e le tecnologie più avanzate per la viticoltura di montagna, aspetti questi che contraddistinguono tutti gli eventi di Enovitis che si svolgono “in campo”.