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ORDINE E BIZZARRIA: IL RINASCIMENTO DI MARCELLO FOGOLINO
Il Castello del Buonconsiglio svela il grande Rinascimento di Marcello Fogolino Venerdì 7 luglio, ore 11 a Trento
Il Castello del Buonconsiglio svela, con un’ampia mostra, la grandezza di Marcello Fogolino. L’iniziativa, che si sviluppa in collaborazione con i Musei Civici di Vicenza e in particolare con la Pinacoteca di Palazzo Chiericati, con cui è stato stipulato uno specifico accordo, riscopre un artista notevolissimo ma la cui fama di pittore venne offuscata dalle sue vicende private. La condanna per l’omicidio di un barbiere, commesso, pare, insieme al fratello Matteo, la messa al bando, l’attività di spionaggio a favore della Serenissima, gli alti e bassi con la committenza delineano un personaggio dalle tinte forti. Dopo le grandi mostre monografiche dedicate ai pittori che affrescarono il maniero ovvero Girolamo Romanino e i fratelli Dosso e Battista Dossi, il Castello del Buonconsiglio rende ora omaggio al terzo artista che contribuì alla decorazione del Magno Palazzo. La rassegna intitolata “Ordine e bizzarria. Il Rinascimento di Marcello Fogolino”, che verrà inaugurata venerdì 7 luglio al Castello del Buonconsiglio, vuole far conoscere al grande pubblico un pittore che fu costretto a una forzata permanenza in Trentino, ma che riuscì a guadagnarsi, con la sua opera, la fiducia del principe vescovo Bernardo Cles fino a divenirne il pittore di corte e, poi, del suo successore, il principe vescovo Cristoforo Madruzzo. Figlio d’arte - suo padre era un pittore di buon livello – fu mandato da giovane a bottega da Bartolomeo Montagna, in quel di Vicenza. In quella città lasciò opere importanti in numerose chiese prima di trasferirsi per otto anni a Venezia. E’ documentato il suo rientro a Vicenza verso il 1518 e il suo operare insieme a Giovanni Speranza. La sua pittura di quegli anni mostra un distacco dai modelli quattrocenteschi e una adesione alle novità che, nelle ville e chiese venete, stava imponendo il Veronese. Rientrato nel natio Friuli, nel Pordenonese ottiene commesse di rilevo per diverse chiese della città e del territorio, in parte purtroppo oggi perdute. In Friuli torna ancora, insieme al fratello pittore anche egli, dopo una nuova parentesi vicentina ma incappa nelle note vicende giudiziarie che gli resero difficile ottenere nuovi incarichi. Destino volle che Fogolino approdasse quindi a Trento dove, tra il 1528 e il 1533, si costruiva il Magno Palazzo del Castello del Buonconsiglio, un grandioso cantiere rinascimentale nel quale pittori, scultori, artigiani, garzoni di bottega lavorarono a tempo record per rendere sontuosa la nuova dimora rinascimentale del principe vescovo Bernardo Cles. Qui Fogolino trovò fama, commissioni e, grazie alla protezione vescovile e alla benevolenza della corona imperiale austriaca, un sicuro rifugio. Il periodo trentino sarà illustrato con sue opere provenienti da chiese del territorio e dalle collezioni del museo, in merito alle quali particolare attenzione verrà dedicata alla committenza, mentre la sua produzione profana sarà approfondita partendo dai cicli pittorici del Castello del Buonconsiglio, ma anche dalle preziose testimonianze grafiche. Dopo il 1541, sotto Cristoforo Madruzzo, organizzatore del Concilio, il percorso fogoliniano diventa nuovamente ondivago. Di certo lavora ad Ascoli Piceno, per il vescovo di quella città, conosciuto a Trento, poi a Gorizia e ancora a Bressanone. Si sa che venne cercato per la Residenza di Innsbruck ma di lui nulla è noto in quella città. Finì quindi da artista errante una vicenda cominciata allo stesso modo. Molti sono ancora i problemi aperti intorno alla personalità e alla produzione del pittore vicentino d'origine, ma trentino d’elezione: da quelli relativi alla biografia e all'itinerario artistico a quelli connessi con la definizione del catalogo e la periodizzazione delle opere. Nodi che possono ora essere dipanati anche grazie alla serrata campagna di restauro condotta nell’ultimo ventennio sui cicli affrescati del Magno Palazzo, agli studi condotti sul cantiere voluto dal Cles e sulla figura del Fogolino, nonché all’accurata campagna di verifiche archivistiche. La mostra si snoderà nelle sale del Magno Palazzo, in parte affrescate da Romanino e dai fratelli Dossi e in parte affrescate dallo stesso Fogolino, e prenderà avvio da pale d’altare che hanno contraddistinto l’evolversi del suo percorso stilistico tra Vicenza e la provincia di Pordenone, evidenziando la ricca valenza del patrimonio artistico e culturale del Triveneto e approfondendo lo studio dei rapporti e della collaborazione culturale con gli altri artisti vicentini, tra cui Giovanni Bonconsiglio, Bartolomeo Montagna e Francesco Verla. In mostra le magnifiche pale d’altare provenienti dal Rijksmuseum di Amsterdam, come la Madonna col Bambino e santi mai esposta in Italia, dalla Galleria dell’Accademia di Venezia, dalla Pinacoteca Nazionale di Siena, dalla Pinacoteca di Palazzo Chiericati a Vicenza ma anche le rarissime incisioni provenienti dal museo statale di Dresda. La mostra sarà aperta in contemporanea con la rassegna che il Museo Diocesano Tridentino dedica a Francesco Verla, altro importante artista che nei primi anni del XVI secolo soggiornò a lungo in Trentino. Il particolare clima culturale che contraddistinse il periodo clesiano, non senza positive influenze sull’arte fogoliniana e sulla importante stagione rinascimentale trentina, verrà messo in evidenza da materiali di confronto ispirati al gusto antiquario del tempo, alla statuaria, alla produzione libraria e incisoria. La mostra è curata da Giovanni Carlo Federico Villa, direttore onorario dei Musei Civici di Vicenza, da Laura Dal Prà, direttore del Castello del Buonconsiglio, e dalla conservatrice del museo Marina Botteri, e il relativo catalogo raccoglie i contributi di oltre venti studiosi. L’allestimento è a cura dell’architetto Michelangelo Lupo in collaborazione con l’architetto Adriano Conci, direttore tecnico del museo.
ORDINE E BIZZARRIA: IL RINASCIMENTO DI MARCELLO FOGOLINO Trento, Castello del Buonconsiglio
8 luglio – 5 novembre 2017
ORARI
10.00-18.00
chiuso i lunedì non festivi, eccetto 17, 24, 31 luglio e tutti i lunedì di agosto
BIGLIETTI
10€ intero, 8€ ridotto
Ingresso gratuito ogni prima domenica del mese
Presentando il biglietto della mostra Viaggi e incontri di un artista dimenticato. Il Rinascimento di Francesco Verla si avrà diritto ad una tariffa di ingresso agevolata.
CON IL CONTRIBUTO DI
BIM DELL’ADIGEITAS MUTUA
MEDIOCREDITO
ROTARI SPUMANTI
UFFICIO STAMPA
Settore comunicazione del Museo
0461.492803/46 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
049.663499 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
GRAPPE MONOVITIGNO, INVECCHIATE E MIXOLOGY: le tappe di un successo firmato Distilleria Marolo
Sulle ali del Martin Pescatore, icona della distilleria, Marolo ha festeggiato alla Scuola Enologica di Alba quattro decadi di attività tra passato, presente e futuro di un prodotto di eccellenza in continua crescita ed evoluzione.
Si è svolta ad Alba il 23 giugno, in occasione dei festeggiamenti per i 40 anni di attività, nei locali della cantina della Scuola Enologica, la degustazione riservata agli operatori di settore che ha registrato il tutto esaurito. Una sala gremita e attenta ha celebrato insieme a Paolo Marolo e al figlio Lorenzo le sinergie, le amicizie e i legami forti che la distilleria ha saputo instaurare in tanti anni di lavoro. Racconti, aneddoti e una degustazione davvero unica: una verticale di Grappe di Barolo invecchiate 27 anni, da vinacce di diversi millesimi (1983, 1987 e 1989).
La degustazione tecnica è stata curata da Luigi Odello, presidente del Centro Studi Assaggiatori di Brescia, uno dei più importanti centri di analisi sensoriale e organolettica d’Italia. «La Grappa è in attesa di un nuovo rinascimento – racconta Luigi Odello. È un grande prodotto della cultura italiana. Un manipolo di produttori l’ha portato sin nei salotti, nobilitandolo. – E continua – Ora bisogna fare una buona narrazione di tutto quello che è stato creato. Noi ci ritroviamo con un tesoro sostanzialmente inesplorato che è da mettere in evidenza. Oggi la grappa può competere e superare tanti altri distillati nel mondo. La grappa è per tutti, bisogna solo comunicarla.»
È dello stesso avviso Lorenzo Marolo: «La grappa dovrebbe riuscire a ritagliarsi un suo spazio tra i grandi consumatori di distillati invecchiati; qualitativamente non ha nulla da invidiare a qualunque altro spirito».
La grappa: un trend in crescita in Italia e all’estero
I festeggiamenti sono stati anche l’occasione per fare il punto sulle vendite che hanno visto una ripresa anche fuori dai confini nazionali.
È la Germania il paese che rappresenta la fetta maggiore a livello di numeri di export. Altresì significativi la Svizzera e gli USA: due mercati in grande crescita che hanno registrato un incremento considerevole negli ultimi tre anni.
L’azienda continua quindi il suo processo di internazionalizzazione ma segna una rapida crescita anche in Italia raggiungendo un notevole incremento percentuale nel 2016 e iniziando il 2017 con un trend assolutamente positivo, consapevole che sarà l’ultimo trimestre quello più importante e decisivo per quanto riguarda le vendite. Marolo punta tutto sull’analisi e sullo sviluppo di nuovi prodotti per rimanere al passo coi tempi e coi gusti del consumatore. Ne è un esempio l’attenzione alla nuova frontiera della miscelazione nell’ottica di una ricerca continua di innovazione che porta l’utilizzo della grappa in un prodotto particolare e giovane come quello del cocktail.
Tra i nuovi prodotti è stata anche presentata in anteprima alla scuola enologica la Grappa di Barolo invecchiata 10 anni in single cask da Barolo Chinato. Un’edizione limitatissima, da collezione, finemente imbottigliata, un vero inno alla grappa 100% piemontese, frutto di un lungo lavoro di studio e valorizzazione.
Il progetto: un boutique hotel a Barolo
I 40 anni della distilleria sottolineano non solo un progetto di crescita dei mercati e di apertura a livello internazionale ma portano con sé anche il lancio di un disegno innovativo e ambizioso: portare la Grappa di Barolo direttamente sul territorio d’origine. Ciò sarà reso possibile dalla sinergia creata con il turismo enogastronomico e attraverso la realizzazione di una struttura di accoglienza a Barolo, unica nel suo genere, dedicata alla Grappa di Barolo e ai suoi cru. Un resort, un luogo di elezione estetica progettato dallo studio d’architettura De Abate, già celebre per i suoi visionari interventi sul territorio delle Langhe, che ospiterà una particolare struttura di cristallo. Dalla forma poligonale e sinuosa, sarà costituita di tanti elementi quante sono le Menzioni Geografiche Aggiuntive del Barolo, i cui nomi verranno ivi incisi.
Una territorialità dunque rilanciata attraverso un suggestivo elemento architettonico in cui gli ospiti potranno scoprire come lo spirito del Barolo si eleva sotto sfumature complesse, affascinanti e sempre diverse. Un vero e proprio «Luna park della grappa» come l’ha definito Lorenzo stesso che sottolinea come legare la grappa al proprio territorio sia sempre stato l’obiettivo di suo padre e continuerà ad esserlo per un’azienda che vuole far sì che la grappa parli del proprio territorio a 360°.
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VALORIZZAZIONE E RICONOSCIBILITA’ DEL TERRITORIO MAREMMANO ATTRAVERSO IL VINO: OBIETTIVO PRIMARIO DEL CONSORZIO TUTELA VINI DELLA MAREMMA TOSCANA
VALORIZZAZIONE E RICONOSCIBILITA’
DEL TERRITORIO MAREMMANO ATTRAVERSO IL VINO: OBIETTIVO PRIMARIO DEL CONSORZIO TUTELA VINI DELLA MAREMMA TOSCANA
Grosseto, 29 giugno 2017 – A tre anni dalla sua fondazione, nel 2014, il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana è in continuo sviluppo con nuove idee per rafforzare la conoscenza della Maremma partendo dal suo prodotto principe, il vino. Sono stati fondamentali l’adesione al piano di sviluppo biennale di promozione e comunicazione della Regione Toscana e l’accesso a co-finanziamenti europei a cui ha preso parte questa realtà giovane, dinamica e con un grande potenziale di crescita, ottenendo ottimi risultati a livello nazionale e internazionale.
Ne sono un esempio gli eventi oltreconfine a cui ha partecipato il Consorzio nei mesi scorsi, come Wein Kultur a Vienna (Austria) seguito da Prowein in Germania e poi gli appuntamenti italiani come le Anteprime Toscane e il Vinitaly, grandi momenti di scambio accanto ad iniziative organizzate sul territorio come la kermesse enoica appena conclusa, Maremmachevini, che ha ospitato pubblico italiano e straniero. L’utilizzo meticoloso delle risorse messe a disposizione dalla Regione Toscana e dall’Unione Europea ha favorito la partecipazione a manifestazioni di questo calibro che hanno il pregio di promuovere la scoperta di un territorio ancora poco conosciuto, ma ricco di storia che caratterizza questa zona vitivinicola.
La grande diversità del terroir permette infatti di offrire, come non succede in altre zone toscane, un’ampia scelta di vini, grazie sia all’apporto di una notevole biodiversità nelle varietà coltivate – dalle internazionali Cabernet Sauvignon, Cabernet franc, Merlot, Syrah, Viognier, Sauvignon, Chardonnay, Petit Verdot, alle tradizionali Ciliegiolo, Alicante, Vermentino, Sangiovese, Ansonica – sia alla grande varietà delle condizioni pedoclimatiche che contraddistinguono un territorio così vasto come quello della provincia di Grosseto. Il risultato è un’offerta più “equilibrata” di vini – non esclusivamente basata sul vitigno Sangiovese come accade in buona parte delle altre aree toscane – in grado di soddisfare palati ed esigenze diverse, dai bianchi freschi della costa a base perlopiù di Vermentino - la tipologia di bianco della DOC più imbottigliata e più richiesta sul mercato – a quelli più strutturati delle aree interne a ridosso delle Colline Metallifere e del territorio del Tufo, ai rosati sempre più oggetto di interesse da parte del mercato, ottenuti con l’utilizzo di Sangiovese, Syrah, Ciliegiolo, Alicante, Merlot fino all’Aleatico, per finire con i rossi ottenuti dall’impiego in purezza o in blend di varietà autoctone e/o internazionali, dal Sangiovese al Cabernet Sauvignon e Merlot, dal Ciliegiolo e Alicante al Syrah, Cabernet franc e Petit Verdot, per citare ovviamente i più diffusi.
Ma un altro punto di forza di questo territorio e della Denominazione che meglio esprime le sue varie sfumature e complessità, ovvero Maremma Toscana, è rappresentato dal concetto di sostenibilitàassociato ai vini provenienti da queste terre. Sono pochi, infatti, i territori viticoli – e, più genericamente, rurali - che possono vantare un’associazione quasi naturale col concetto di sostenibilità come la Maremma e i suoi vini sono in grado di fare, suscitando nel consumatore sempre più interesse. E sono molte le aziende maremmane che producono i propri vini nel rispetto assoluto per il territorio secondo un approccio sostenibile, tanto che il Consorzio si è fatto promotore di progetti che tendono proprio a valorizzare tali aspetti, facendosi agente comunicatore di nuove linee d’azione atte ad esprimere al meglio le caratteristiche naturali della zona, con l’obiettivo di proporre al mercato un territorio e una Denominazione che non si caratterizzi soltanto per la qualità dei suoi vini ma che esprima attenzione e rispetto per il luogo di origine.
Il vino resta perciò il motore trainante che grazie alle operazioni realizzate dal Consorzio mira ad ottenere effetti positivi su tutta la filiera produttiva agro-alimentare, ma anche turistica e culturale. Si muove in questa direzione anche il sodalizio di successo tra i tre Consorzi della zona: Doc Maremma Toscana – Montecucco – Morellino di Scansano, che è stato fondamentale in diverse occasioni per offrire una rappresentanza sostanziosa delle aziende vitivinicole della zona, dando un’immagine coesa e compatta al fine di promuovere le proprie eccellenze.
“È nostro compito garantire un’offerta promozionale efficace agli associati e proporre nuovi spunti ai produttori e viticultori che mostrano interesse per la nostra realtà”, afferma il Presidente del Consorzio, Edoardo Donato, e conclude: “Il nostro progetto è in continuo divenire e ha lo scopo primario di aiutare la nostra terra, la Maremma, a varcare i confini locali”.
L’impegno del Consorzio nelle attività di promozione della Denominazione Maremma Toscana e del territorio stanno portando non solo ad un incremento dei dati riferiti alle rivendicazioni e alla commercializzazione dei prodotti della DOC, con una visibilità sempre più crescente sul mercato, ma anche ad una crescita continua degli associati, a testimonianza della bontà del lavoro impostato dal Consorzio e delle azioni promozionali messe in atto.
Il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana nasce nel 2014 dopo il conferimento della DOC con l’obiettivo di promuovere la qualità dei suoi vini e garantire il rispetto delle norme di produzione previste dal disciplinare, dedicandosi, inoltre, alla tutela del marchio e all’assistenza ai soci sulle normative che regolano il settore. Ad oggi il Consorzio conta 262 aziende associate, di cui 186 viticoltori (per la maggior parte conferenti uve a cantine cooperative), 1 imbottigliatore e 75 aziende “verticali” - che vinificano le proprie uve e imbottigliano i propri vini - per un totale di 5,5 milioni di bottiglie prodotte all’anno.
Cliccando QUI è possibile scaricare il video Maremma Terra di Vini (realizzato da Carlo Mameli Studio)
Per maggiori informazioni:
ZED_COMM
Ufficio stampa Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana
Alessandra Zaco - Mob. 339 6534643
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CODICE ETICO E ASTE ELETTRONICHE, AICIG PLAUDE L’ACCORDO TRA MIPAAF, FEDERDISTRIBUZIONE E ANC-CONAD
L’Associazione dei Consorzi:“Con le aste online penalizzate le DOP e le IGP”
Plauso da parte dell’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche AICIG nei confronti dell’accordo firmato dal Mipaaf con Federdistribuzione e Anc-Conad, volto a favorire pratiche commerciali leali e contrastare il caporalato, promuovendo di fatto un Codice Etico applicabile all’intera filiera agroalimentare. Sulla base di siffatto accordo, le organizzazioni della GDO si impegnano a non fare più ricorso alle aste elettroniche inverse al doppio ribasso per l’acquisto di prodotti agricoli ed agroalimentari.
“AICIG sposa pienamente l’iniziativa portata avanti da Mipaaf, Federdistribuzione e Anc–Conad - commenta il Presidente Cesare Baldrighi– soprattutto per la parte che concerne le aste on line: con questo sistema le DOP e le IGP vengono fortemente penalizzate e i Consorzi tutti da tempo si oppongono a questa pratica, affermando con ragione che le aste on line non sono appropriate per le caratteristiche dei prodotti a Indicazione Geografica”.
Obiettivo primario dell’accordo e fulcro centrale del Codice Etico appena sottoscritto dalle suddette parti, è quello di garantire trasparenza, equità, legalità e rispetto dei diritti dei lavoratori, a partire dal contrasto al caporalato e allo sfruttamento della manodopera in agricoltura. L’intento è quello di riconoscere e valorizzare l’impegno degli operatori del settore e al contempo promuovere la sostenibilità delle produzioni alimentari Made in Italy, sia dal punto di vista economico che ambientale e sociale.
Con l’accordo concluso vengono altresì definite e promosse linee guida e impegni nell’acquisto di prodotti agroalimentari da parte della GDO, anche per favorire l’adesione volontaria delle imprese agricole alla Rete del lavoro agricolo di qualità, auspicando finalmente una condivisione da parte di tutte le realtà della Grande Distribuzione di siffatto Patto di Impegno.
Ufficio Stampa AICIG - Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche, Marte Comunicazione, Marzia Morganti cell. 3356130800 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Niccolò Tempestini cell. 3398655400 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.martecomunicazione.com - www.aicig.it
Cesare Baldrighi
MOSCATO CANELLI, + 80% IN UN ANNO: “POTENZIALE DI UN MILIONE DI BOTTIGLIE”
DENOMINAZIONE IN FORTE CRESCITA: 100 ETTARI E 30 AZIENDE VITIVINICOLE. SABATO 8 LUGLIO TORNA LA NOTTE DOLCE A CANELLI (ASTI)
Si è passati da 95 mila bottiglie del 2014 alle attuali 220 mila, solo nell’ultimo anno la crescita sfiora l’80%. Un segnale importante per il Canelli, la giovane sottozona del Moscato d’Asti docg che può essere prodotta nelle vigne più vocate di 23 comuni tra il Sud Astigiano e la Langa, in Piemonte. Una “nicchia” che continua ad avere appeal su produttori e consumatori. Parlano i numeri: erano appena 19 gli ettari del 2015, oggi si toccano i 100. L’imbottigliato del periodo gennaio-giugno 2016 era di 49.616 bottiglie: quest’anno, nello stesso semestre, si contano 183.130 bottiglie. Così le aziende vitivinicole che producono uva e rivendicano la sottozona: 17 nella vendemmia 2015 diventate 30 l’anno successivo.
“In un anno l’incremento di produzione è stato dell’80%: da 124 mila a 220 mila bottiglie - dice Gianmario Cerutti, neo eletto presidente dell’Associazione Produttori Moscato Canelli, subentrato al canellese Giuseppe Bocchino- Abbiamo un potenziale di oltre un milione di bottiglie solo con la produzione delle aziende dell’Associazione. Da una quindicina di ettari siamo a quasi a 100 ed è ormai consolidata la posizione che non scende sotto le 200 mila bottiglie quasi raggiunta nei primi 6 mesi dell’anno”.
Sempre più produttori credono in questa piccola, tenace sfida. “La crescita degli ultimi anni è dovuta alla rivendicazione del Canelli di nuove e importanti aziende e molte non canellesi – spiega Cerutti - nel 2016, sono entrate alcune aziende di Castiglione Tinella, Cà d Gal di Santo Stefano Belbo e Mario Torelli di Bubbio; quest’anno, Scagliola Giacomo di Canelli e Il Falchetto di Santo Stefano Belbo”.
Sale così il numero di aziende che producono il Moscato Canelli nella zona ad alta vocazione per la coltivazione dell’uva moscato bianco e “core zone” Unesco tutelata come Patrimonio dell’Umanità. Dalle colline del Moscato e dalle “cattedrali sotterranee” di Canelli, le maestose cantine storiche che corrono per chilometri sotto Canelli, dove da secoli si affina lo spumante, è partita la candidatura del patrimonio vitivinicolo all’Unesco dei paesaggi vitivinicoli di Monferrato e Langhe. Il riconoscimento è arrivato a giugno 2014.
Il Moscato d’Asti Canelli è una denominazione giovane, il primo anno di produzione è la vendemmia 2011, ma i dati dell’export dicono che il 50% viene già consumata sui mercati esteri. Le uve vengono spesso coltivate in vigneti “surì”, quell’eccellenza piemontese di filari eroici di alta collina ben esposti al sole ma con pendenze tali che richiedono lavorazioni quasi esclusivamente manuali. Insieme al presidente Cerutti, sono stati eletti nel nuovo Consiglio dell’Associazione: il vice Beppe Bocchino e i consiglieri Luigi Coppo, Roberta Avezza, Piercarlo Merlino, Franco Penna e Gianfranco Torelli. Resteranno in carica tre anni.
LA NOTTE “DOLCE”: IL CANELLI E I COLORI DEL VINO
A Canelli, torna sabato 8 luglio la lunga notte “dolce”: è la quarta edizione de Il Canelli e i colori del vino, la manifestazione ideata e organizzata dall’Associazione Produttori Moscato Canelli in collaborazione con l’Enoteca Regionale di Canelli e dell’Astesana, il Comune e la Pro loco Antico Borgo Villanuova. Ristorante ospite del 2017: La Ciau del Tornavento di Treiso, con lo chef stellato Maurilio Garola.
La serata prevede un percorso enogastronomico a “stazioni” lungo la Sternia, il cuore antico della città. È uno straordinario belvedere panoramico. Si consigliano scarpe comode. Si comincia alle 19. Undici le tappe: in ciascuna si degusta un vino abbinato a un piatto tipico, sempre consigliato e proposto il Canelli. Novità dell’edizione 2017: a chi prenota sul sito www.moscatocanelli.it entro il 5 luglio in regalo una degustazione e il braccialetto personalizzato dell’evento.
.PRIMA TAPPA. Cortile dell’Enoteca Regionale, via G.B. Giuliani: si acquista il bicchiere con tasca e si cambiano le “sternie” ovvero le uniche monete valide per poter fare acquisti durante la serata. Ogni sternia vale un euro. Aperitivo con bollicine Metodo classico.
SECONDA TAPPA Osteria della Sternia: azienda Scagliola Giacomo. Terrina di faraona con spuma al Moscato Canelli.
TERZA TAPPA. Civico 15: azienda Tenuta Il Falchetto. Crostino di polenta con salsiccia al Moscato Canelli.
QUARTA TAPPA. Giardino panoramico: aziende Beppe Bocchino e Anna Ghione. Sushi.
QUINTA TAPPA. Cortile “del fort”: aziende Merlino e Villa Giada. Prosciutto crudo di Cuneo dop e salumi del territorio
SESTA TAPPA. Chiesetta San Giuseppe: aziende Paolo Avezza e L’Armangia. Robiole e formaggi del territorio con mostarda di cipolle.
SETTIMA TAPPA. Balcone panoramico: aziende Enrico Cerutti e Coppo. La farinata.
OTTAVA TAPPA. Cortile Villa del Borgo: aziende Ca’ de Lion Ghione dal 1871 e Cascina Barisel. Battuta di Fassona con granella di nocciole Dop Piemonte.
NONA TAPPA. Chiesetta San Rocco: plin di carne ai tre arrosti al burro di montagna e salvia del ristorante La Ciau del Tornavento di Treiso.
DECIMA TAPPA. Cortile della Canonica: risotto al gorgonzola mantecato al Canelli a cura della Pro loco Antico Borgo Villanuova. Vini dei Produttori del Canelli.
UNDICESIMA TAPPA. Piazza San Leonardo: banco di degustazione di Moscato Canelli, passiti, grappe di Moscato e Moscato liquoroso La Canellese. “Tutto Dolce” con i maestri pasticcieri.
Musica Live Piazza San Leonardo
DuoJazz Martina Aimo Piercarlo Favro
Fol And Drunk Acoustic Xplosion
Musica itinerante Lungo il Percorso con:
Simona Scarrone flauto e Francesco Colla chitarra
IPijtevarda Folklore e Musica
Hashtag: #MoscatoCanelli
Facebook: Moscato Canelli
Info: 0141.822640, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Fiammetta Mussio