I Marchesi di Montalto

Di Alessia Cotta Ramusino

Sono quasi le 21 del 9 maggio  2013 e  a Palazzo Imperiale nei

maestosi Saloni delle Feste c'è una grande degustazione di ben

5  tipologie di Pinot Nero dei Marchesi di Montalto ... non me la

perderei per nulla al mondo!

Indosso velocemente la divisa Ais, come da diktat del nostro delegato Antonio Del Giacco e mi affretto...arrivo in piazza De Ferrari e mi tuffo giù in Vico San Matteo... è ripidissimo ed i tacchi d'ordinanza, che ben si abbinano alla divisa, rischiano di farmi ruzzolare fino a destinazione: piazza Campetto, nel cuore di Genova.

Arrivo trafelata evitando i pericoli del selciato e, lungo la scalinata di Palazzo Imperiale, una ghirlanda di candele cadenza i gradini di marmo bianco e la flebile luce accarezza gli affreschi e gli stucchi di questa magnifica opera d'arte architettonica del '500.

Al secondo piano nobile sono accolta elegantemente dal padrone di casa Raoul Bollani e dal nostro delegato, per l'occasione anche cerimoniere, Antonio Del Giacco che mi da' il benvenuto e mi fa accomodare nella sala del camino presentandomi il relatore Gabriele Marchesi dell’Azienda Marchesi di Montalto.

Tovaglie bianche rievocano scene di vita campestre che ripetono le medesime storie di ieri e di oggi: un ragazzo conduce un carretto trainato da un asino con una gerla ricolma d'uva, una ragazza gli si accosta nel cammino con al braccio una cesta di fiori profumati appena raccolti, si intravvede lo sguardo languido di lui che rivolto alla giovinetta le racconta aneddoti della giornata trascorsa tra le vigne... e così fanno gli ospiti convenuti alla degustazione raccontandosi delle frenetiche corse della vita moderna intonando un brusìo piacevole e composto.

Filari di piccoli bicchieri violetti poggiati sui tovaglioli rossi ricordano i colori dei campi di lavanda provenzale frammentati raramente dal rosso intenso di un gruppo di impavidi papaveri. Ritroviamo la Francia non solo nei colori, ma anche durante la presentazione dei vini della serata visto che trattasi del grande Pinot noir. Gabriele Marchese spiega che il clone è proprio di origine francese portato dal capostipite della famiglia Tersilio Marchesi nei terreni dell'Oltrepò Pavese dove ha trovato un appropriato e consono terroir che conferisce ai vini profumi, carattere ed eleganza.

Un geniale vigneron in grado di portare avanti e trasmettere ai suoi discendenti una filosofia aziendale fondata sul grande rispetto e valore della vite e che persegue la salvaguardia del territorio e del lavoro in vigna.

Gabriele fa parte della IV generazione di Montalto, è psicologo e come tale ha sintetizzato questa filosofia nella frase “facciamo un vino pensato in vigna” dove la materia prima è protagonista e riconoscibile anche nel prodotto finale. L'intento è quello di fare vini tracciabili e distinguibili dal vitigno, senza quindi interferenze di coadiuvanti, additivi o comunque tecniche di cantina che ne modificherebbero le carattestiche intrinseche.

Ecco così che sono presentati i primi tre spumanti metodo classico millesimati passati solo in acciaio senza legno alcuno e nessuna liqueur d'éxpedition.

Il primo è Cuvèe 100 Millesimato Brut, 100% Pinot nero D.O.C.G., la vigna ha tra i diciotto ed i vent’anni, il clone è l'R4  francese che ben si adatta ai 400 metri di altitudine del Comune di Moltalto Pavese e dei suoi terreni calcarei. Il pinot nero come spiega Gabriele, ha bisogno di forti escursioni termiche per esprimere il meglio di sé e, patendo il caldo rischia di perdere la croccantezza della buccia e quindi la freschezza del vino prodotto, per questo la raccolta viene fatta sapientemente a mano scegliendo l'uva sana riposta poi delicatamente nelle cassette. Questo procedimento è essenziale e qualificante per il prodotto finale che si vuole ottenere. Infatti lo spumante è estremamente fresco sia nel colore giallo paglierino con riflessi verdolini sia all'olfatto che al gusto. E' sufficientemente equilibrato e Gabriele fa notare che esprime anche morbidezze inattese dovute proprio a quella che lui stesso definisce cremosità dell'uva raccolta sana.

Il secondo vino è Costadelvento Cruasé Millesimato Brut D.O.C.G. Già dal nome si capisce che la vigna si trova a ridosso di una collina battuta dal vento sui suoli calcarei sempre nel Comune di Montalto Pavese. Gabriele definisce anche l'etimologia della parola Cruasé composta da -cru-, poi -a- ed infine -sé-; dove -cru- mantiene il significato di delimitare ulteriormente il terroir in quella zona più ristretta nella quale la combinazione delle condizioni di clima, terreno, acqua temperature, esposizione ed altri fattori ancora determina la particolarità della produzione, il -sé- finale sta per -rosé- e la -a- funge da congiunzione. Anche questo spumante è prodotto da uve Pinot nero 100% ma con un clone differente il 386, è ottenuto con crio-macerazione tecnica di vinificazione che aiuta a mantenere vivi i colori del vino ed intensi i suoi profumi. Non fa eccezione il Cruasé dei Marchesi di Montalto che presenta un rosa carico e all'olfatto arriva subito il caratteristico sentore di arancia sanguinella.

Il terzo vino servito è la Riserva del Fondatore: Tersilio Marchesi Riserva Brut, 100% Pinot nero D.O.C., clone 521. Gabriele racconta di come il suo avolo volesse un vino di grande evoluzione e spiccata ossidazione e senza dubbio l’ha ottenuto. Pressatura soffice, fermentazione in acciaio, rigorosa rifermentazione in bottiglia, 48 mesi sui lieviti ed ecco che il colore si presenta giallo paglierino carico, il perlage molto fine e persistente e all'olfatto indubbiamente si avverte l'evoluzione del pinot nero sui lieviti. E' uno spumante definito di complessa identità, di grande struttura e personalità.

Il quarto vino è Cà Nuè 2011 dall'omonima vigna di pinot nero situata nel Comune di Montalto a 400 metri di altitudine su suoli argillosi. Ottenuto con criomacerazione il colore è rosso rubino con riflessi amaranto, Gabriele ci spiega, sempre attraverso la sua visione, che è un vino pensato fresco e quindi la raccolta viene effettuata precocemente, è un vino giovane di facile beva.

La quinta mescita è di Pizzotorto, sempre 100% pinot nero con macerazione sulle bucce, fermentazione in acciaio ma la grande differenza la fa una maturazione di 12 mesi in barriques esauste che quindi non rilasciano sentori al vino ma servono solo a farlo ossigenare.

Le note balsamiche che si percepiscono sia al naso che in bocca degustando il Pizzotorto sono date dal bosco vicino alla vigna che fa effetto refrigerante e permette di rallentare la maturazione dell'uva che riesce a trattenere questa balsamicità boschiva.

E a sorpresa ci è versato anche un 6° vino è un pinot nero del 2001 di ben 12 anni! Gabriele racconta che Nigro è una vigna che era attaccata spesso dalla botritys cinerea e di qui il nome “Nigro”, è un vino sicuramente da meditazione che esprime delle piacevoli note di tabacco, di prugne essiccate e di goudron.

E così tra i racconti di antiche tradizioni e di nuove fonti d’ispirazione si conclude questa incantevole serata … con un pizzico di Francia, una spruzzata di Oltrepò Pavese ed un tocco di sapiente vigneron!

 

Alessia Cotta Ramusino