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Tutti a bordo...

si salpa verso le Isole Britanniche

Cheese val bene un viaggio, soprattutto perché la cittadina piemontese ospita per quattro giorni i più bravi produttori di formaggi di qualità sia italiani che stranieri. Basta armarsi di buone scarpe e ottime papille per fare un giro del mondo dei formaggi altrimenti impossibile. Una settantina di bancarelle provenienti da 15 Paesi e speciali Laboratori del Gusto rappresentano le tecniche casearie dei cinque continenti, dall’Australia al Sudamerica, dagli Stati Uniti alle diverse tradizioni a cavallo tra Europa e Asia.

Ma c’è un’area che più di tutte quest’anno ha ricevuto le attenzioni degli organizzatori: a farla da padroni nella Gran Sala di Cheese sono i formaggi delle Isole Britanniche. Ingresso libero, portabicchiere targato Slow Food, una manciata di ticket per le degustazioni e il gioco è fatto. Su 150 specialità casearie proposte sotto le arcate di via Garibaldi, ben 50 sono selezionate da Neal’s Yard Dairy per la Gran Bretagna e da Sheridan’s Cheesemongers per l’Irlanda. Una varietà niente male per degustare i più noti cheddar, stilton e stichelton inglesi o applicarsi nello studio delle forme irlandesi più gustose. Il tutto accompagnato, come sempre, da un bicchiere di vino consigliato dal personale Fisar tra le 800 etichette italiane dell’Enoteca.

E per chi non si accontenta dell’assaggio in Gran Sala e vuole portarsi a casa un ricordo di Bra, c’è il Mercato di piazza Roma. Qui si possono trovare formaggi che battono bandiera irlandese o marchiati con la mitica union jack, come quelli di White Lake Cheese a caglio vegetale o lavati nel Brandy, le formaggette che ricordano leggermente il limone o quelle avvolte nella cenere, ottime alla griglia.

I nostri ospiti vantano anche due Presìdi, i progetti con cui la Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus (http://www.fondazioneslowfood.it) interviene concretamente per tutelare un prodotto a rischio estinzione. Il cheddar artigianale arriva dalla contea di Somerset, lì dove nacque e dove oggi solo tre produttori resistono all’industria utilizzando lieviti autoctoni e la pratica manuale del cheddaring, che richiede di girare le cagliate e impilarle l’una sull’altra ogni ora, per migliorare consistenza e conservabilità. I formaggi irlandesi a latte crudo sono nati per sostenere la rinascita casearia dell’isola. Il Presidio coinvolge 10 caseifici su tutto il territorio che lavorano con stili e tecniche differenti ma condividono un disciplinare di produzione sulla gestione del bestiame, l’origine del latte e la tecnica di caseificazione.

Chi a Cheese cerca l’approfondimento, oltre che dialogare con i produttori nel Mercato, può prenotare una degustazione guidata da produttori e affinatori, discutere con tecnici, nutrizionisti e ricercatori o partecipare all’unica cena british in Langa. Ed ecco le proposte…

Cosa sono i new old cheeses e perché stanno guadagnando proseliti tanto tra i cheese lover quanto tra gli esperti grazie al loro gusto complesso ma fine? La soluzione al quesito è nel Laboratorio del Gusto I nuovi formaggi del Regno Unito, con i maestri casari di Neal’s Yard Dairy che hanno recuperato, grazie a fonti storiche, gli antichi metodi di produzione. Con gli appassionati di Sheridan’s Cheesemongers si investigano invece le caratteristiche che fanno del latte crudo il punto di partenza per i formaggi dei Presìdi, in abbinamento a birre locali nell’incontro Da Cork al Piemonte: la storia dei formaggi a crosta lavata del sud ovest irlandese.

Ancora sapori forti e birre artigianali per il ciclo di Master of Food che dedica un appuntamento alla Gran Bretagna. Lo scalo Oltremanica è un bel modo per conoscere e provare alcune delle birre più interessanti del panorama mondiale e gli splendidi formaggi che questa terra produce in un connubio tra cultura, società e territorio che per ognuno dei due prodotti gioca un ruolo centrale.

Una delle cucine più aperte alle innovazioni con una schiera di giovani cuochi ambiziosi e ricchi di talento. È quella inglese, che per l’Appuntamento a Tavola di Cheese vede in pole position ai fornelli del Castello di Verduno Jeremy Lee, chef del Quo Vadis, ristorante del quartiere londinese Soho. La sua è una cucina dalla forte impronta british regionale fatta di ingredienti d’alta qualità provenienti da piccoli produttori locali che finiscono spesso per diventare amici. Leggi l’intervista a Jeremy Lee: http://goo.gl/o3caU1

Slow Food: Alessia Pautasso, +39 0172 419615-754  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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