è questo il binomio vincente per il vino italiano
nel mondo secondo i big di settore intervenuti
a Soave Versus
A sostenerlo, a più rimandi, Emilio Pedron, Vito Intini e Riccardo Ricci Curbastro, incalzati dalle domande di Daniele Cernilli, nel focus che ha chiuso la tre giorni di Soave
Nell’era della globalizzazione, del tutto subito, ovunque, le denominazioni si confermano ancora una volta l’unica via percorribile, a tutela del mondo della produzione e a garanzia dello stesso consumatore finale. A maggior ragione se si parla di vino italiano.
Non ha avuto dubbi a riguardo, Emilio Pedron, guida storica del Gruppo Italiano Vini ed oggi responsabile della Bertani (Gruppo Angelini), incalzato dalle domande di Daniele Cernilli nell’ambito dell’incontro “Doctor wine interroga l’Italia del vino”, il focus di approfondimento voluto dal Consorzio del Soave, a conclusione del Soave Versus 2013.
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La formazione resta poi la chiave di volta per assicurarsi uno spazio nell’arena globale, soprattutto quando essa fa rima con divulgazione. <
Un tema forte, evidenziato dallo stesso Cernilli, che ha sottolineato come ancora oggi per rivolgersi ai nuovi mercati, in virtù dei fondi OCM, molti paesi produttori d’Europa, Italia compresa, abbiano lasciato sguarnite piazze tradizionali come quella di Germania e Inghilterra, favorendo così l’ingresso di vini cileni e australiani.
Ecco quindi che l’essere associati e aderire ad una denominazione diventa indispensabile. <
Lucia Vesentini