ASTI SPUMANTE KAPPUT

 

Di Luciano Scarzello

 

grappolo di moscato bianco

 

I tempi sempre difficili per l’Asti spumante docg prodotto con uve moscato bianco del  basso Piemonte e considerato dal secolo scorso , insieme al moscato docg a tappo raso, il vino dolce italiano per eccellenza. “Unico al mondo” recitava una celebre pubblicità televisiva e unico al mondo è stato fino a quando la qualità e i prezzi han mantenuto un  giusto rapporto facendolo conoscere ed apprezzare non solo in Italia ma in tutto il mondo. Poi, già diversi anni fa, è iniziata la parabola discendente, i prezzi hanno cominciato a calare in molti casi e pure la qualità. Gli agricoltori del moscato (sparsi su 52 comuni delle tre province di Cuneo, Asti e Alessandria, forse uno dei territori più grandi in Italia per una docg)  hanno cominciato ad indicare l’industria come responsabile di questo cambiamento e della conseguente rovina dell’immagine dell’Asti. La polemica va avanti da anni e non ha portato finora a nessuna soluzione. Anzi, la situazione è peggiorata a quanto pare. Lo scorso anno  c’è stato un mezzo tracollo nelle vendite dello spumante. Le bottiglie vendute sono scese di 20 milioni riferiscono i dati ufficiali mentre c’è stato un notevole successo della vendita del Moscato docg tappo raso arrivato a 30 milioni di bottiglie (erano circa la metà fino  ad alcuni anni  or sono) la cui qualità è certamente non da mettere a confronto con l’Asti e anche i prezzi sono superiori.

Ma quando un Moscato è buono accompagnarlo dopo aver mangiato un dolce o un dessert è l’ideale nonostante i vini dolci siano passati, almeno in Italia, un po’ di moda e molti consumatori s’indirizzano verso vini bianchi secchi come il Prosecco o il Franciacorta. Anche negli abbinamenti di fine pasto come nel caso indicato poco fa. Ma il mercato italiano è stato abbastanza trascurato, si è fatta scarsa promozione. Non è facile trovare in un ristorante, che non sia del basso Piemonte, una bottiglia di Asti o moscato.

 

Nel mondo dell’Asti sono in corso, in questi giorni, altre polemiche. La parte agricola, cioè coloro che coltivano i vigneti , accusano queste ultime di  continuare a confezionare un prodotto che non trova mercato e la prova sono i dati delle vendite. Rinnovato nelle cariche alcuni anni fa, i nuovi dirigenti del Consorzio di Tutela avevano promesso un rilancio anche dell’Asti e in questi anni ha investito molte risorse anche con missioni all’estero per promuovere l’immagine dei due vini dolci ma con risultati non certo entusiasmanti. Visti i risultati gli agricoltori  ora chiedono di  contare di più  rispetto all’industria ma non hanno, al momento, ottenuto risultati confortanti.  “Abbiamo proposto alla parte industriale – spiega Fabrizio Rapallino, responsabile del settore vitivinicolo della Coldiretti di Alba – un confronto chiaro e franco su cosa si intende fare dell’Asti e anche la Regione è ovviamente interessata. Noi siamo in attesa di chiarire”. A questa posizione aperturistica fa eco quella del sindacato degli agricoltori.  “Gli industriali del vino sono in mano alle multinazionali – spiega Giovanni Satragno, presidente della Produttori Moscato d’Asti Associati che raccoglie alcune migliaia di iscritti  – ed esse non si fanno molti scrupoli nel produrre un vino  che possa attirare il gusto e l’apprezzamento di coloro che hanno buoni palati.  I prezzi sono in genere bassi ma loro guadagnano soprattutto grazie ai vermouth e altri spiriti”.  Intanto qualcuno comincia a chiedersi se l’industria non stia cercando di metter mano anche sul moscato per aggiudicarsi buona parte del mercato speculando sui prezzi.