TAPPI & VINI: SERATA CON WALTER MASSA

 

Di Virgilio Pronzati

Sul tappo di sughero si è detto di tutto e di più.  Sia a favore che contro.  Ricavato dalla quercia  da sughero, il tappo è e rimane un prodotto naturale.  Antiche le sue origini. Il filosofo greco Teofrasto nel 4° secolo a.C., scriveva nei suoi trattati botanici della capacità della quercia da sughero di rinnovare la sua corteccia dopo che era stata rimossa. A Efeso, antica città dell’Anatolia, in Turchia, è stata trovata un'anfora del 1° secolo a.C. sigillata con un tappo di sughero e ancora contenente vino. Un altro reperto è consistito dal ritrovamento di un'anfora ateniese con questa chiusura risalente al V secolo a.C. Ma la notorietà e diffusione, il tappo l’ebbe in Francia nella seconda metà del XVII secolo.  Champagne, Provenza e Cotes du Rhone furono le prime. Un successo che attraversando il tempo è ancora attuale. 

Con l’impiego di valida materia prima e l’uso di tecniche sempre migliori, il tappo di sughero è considerato ancor oggi il meglio. Mo non sempre è così. Infatti, nelle fasi di lavorazione del sughero e la realizzazione dei tappi, sono emersi in quest’ultimi alcuni difetti che hanno contaminato il vino (prima da muffe poi dal tricloroanisolo “TCA”, ritenuto il maggiore responsabile dell’odore e sapore cosidetto di tappo ) conferendogli le sgradevoli percezioni gusto-olfattive. Aumentata la vendita di vino in bottiglia nei principali Paesi europei e non solo, di conseguenza la produzione di tappi è cresciuta in modo esponenziale.  Da qui la necessità di creare altri tappi alternativi di minor costo, inerti e funzionali. 

 

 

Quelli più presenti sul mercato sono: Tappi di sughero monopezzo, agglomerato, agglomerato con una o due rondelle, rivestito di membrana plastica. Tappo corona.  Tappo a vite.  Tappo di silicone.  Tappo Ardeaseal (tecnopolimeri).  Un giusto prologo alla serata ideata e promossa rispettivamente, da Enrico Sala già presidente della Condotta Genovese di Slow Food e adesso fondatore "Club Amici dell'Ippopotamo" (formato da gourmet) e Massimo Ponzanelli delegato Onav per la provincia di Genova, con la partecipazione di Walter Massa che, nell’occasione, ha posto al vaglio degli onavisti e enoappassionati genovesi il Derthona Timorasso 2014, imbottigliato con cinque tipi diversi di tappi.        

Un quesito interessante che ha dato origine a considerazioni non molto omogenee.  Sebbene il vino provenisse dalla stessa botte, tra i vari campioni ci sono state sensibili differenze olfattivo - gustative.  Quasi identici per l’aspetto visivo, ossia limpidezza e colore.  Bottiglia n° 1 - Sughero: Discretamente intenso, persistente e composito, con leggeri sentori fruttati, vegetali e lievi di minerali (mela renetta quasi matura, fiori di acacia un po’ appassiti, erbe montane e pietra pomice), secco, fresco e sapido, caldo, pieno e di giusta persistenza, con fondo sapido-minerale. Bottiglia n° 2 - Sughero plastificato: Intenso e persistente, sufficientemente fine per lieve pungenza, con sentori fruttati, vegetali e minerali (pesca selvatica, uva spina, rucola e caolino), secco, abbastanza fresco, molto sapido e minerale, caldo, di buona struttura e persistenza. 

 

 

Bottiglia n° 3  - Metallico a vite: Intenso e persistente ma un po’ opulento e pungente con sentori vegetali, fruttati e minerali (erbe di campo appena tagliate, pampino di vite, prugna bianca immatura e ardesia bagnata), secco, sapido e minerale, caldo, pieno e continuo.  Bottiglia n° 4 - Ardeaseal: limitatamente intenso, persistente e fine, leggermente ridotto, con sentori vegetale e minerali (erbe campestri già appassite, farina di legumi e polvere di marmo e cemento bianco), secco ma sapido, caldo, un po’ minerale ma un po’ corto.  Bottiglia n°  5  -  Corona metallico:  sufficientemente intenso, persistente e fine,  un po’ sottile, con sentori vegetali, minerali e fruttati (mela, erbe e fiori di campo e lavagna bagnata), secco, sapido, di sensibile acidità fissa, caldo, continuo.  A parte le mie personali valutazioni, chi ha ottenuto più consensi dei degustatori sono stati i campioni 3 e 5. Due vini ben diversi e interpretati un po’ soggettivamente. Anche sugli altri tre, i pareri sono stati diversi, forse per qualche sbaglio nell’ordine di servizio.    

 

 

 

Comunque un’esperienza senz’altro positiva. Mattatore della serata, Walter Massa, vignaiolo eclettico e geniale vinificatore. Suo il merito di avere scoperto, plasmato e valorizzato il vitigno autoctono Timorasso, diffondendone la coltivazione nel Tortonese, valorizzando al meglio l’intero territorio.   La riuscita serata si è tenuta nel locale La Bottega del Re in Albaro dove, terminata la degustazione, è seguita una cena con alcuni piatti tipici abbinati al Derthona Timorasso dei Vigneti Walter Massa.