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CONSORZI VINO

CONSORZIO VINO CHIANTI, GENNAIO IN CRESCITA DEL 21 PER CENTO

 

 

Il presidente Busi: “La rivolta dei trattori è un sintomo, urgente abbattere la burocrazia”. Il direttore Bani: "Nel 2023 vendute 3 milioni di bottiglie in più rispetto a 2019"

 

La Firenze, 18 febbraio 2024. "La rivolta dei trattori è un sintomo. È il segnale che il settore sta arrivando al limite della sopportazione. Dal nostro punto di vista, quello che viviamo come un peso è la burocrazia, perché pone dei forti limiti alle imprese. Le istituzioni dovrebbero promuovere la ricerca in agricoltura, invece la burocrazia la rallenta. Abbiamo bisogno di uno Stato che sia veloce e agile come lo sono le imprese, magari di più. Se fosse così, potremmo fare grandi cose”.

A dirlo è stato Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino chianti, parlando al margine del Chianti Lovers & Rosso Morellino, l'anteprima che si sta svolgendo oggi alla Fortezza da Basso.

Sfide e mercati

“La scienza e la ricerca - ha aggiunto Busi - saranno gli strumenti con cui supereremo le difficoltà del settore. Perché si tratta di difficoltà legate ad agenti esterni, come il cambiamento climatico o la minore capacità di spesa delle famiglie. Mentre la qualità della produzione è rimasta di altissimo livello. Partiamo dal cambiamento climatico: la ricerca ci darà l'opportunità di utilizzare materiale vivaistico che possa resistere alla siccità e alle temperature più alte, alle malattie”. 

“Per quel che riguarda il mercato – ha continuato il presidente del Consorzio Vino Chianti - il nostro settore sta subendo i contraccolpi dell’inflazione, dei tassi alti di interesse, del costo delle bollette. Su questo, ovviamente, non possiamo intervenire. Servono politiche che riescano a far tornare il denaro nei portafogli delle famiglie. All'interno del nostro consorzio, poi, stiamo studiando nuove tipologie di Chianti da poter mettere sul mercato. Calpestiamo i nostri marciapiedi da mattina sera, conosciamo il mercato. Non stiamo certo ad aspettare l’accadere degli eventi”.

“Per quel che riguarda i nuovi mercati – ha spiegato Busi - come un po’ tutti i vini italiani oggi siamo poco presenti in Sudamerica, ma in quell’area ci sono le potenzialità per un incredibile sviluppo, perché la denominazione del Chianti è molto apprezzata. Per quanto riguarda l'Asia, la Cina sarà un Paese a cui dobbiamo guardare con grande attenzione, così come al Vietnam, dove l'apprezzamento per il Chianti sta crescendo in maniera esponenziale. Non possiamo trascurare i mercati esteri perché sono importanti quanto quello italiano. È necessario fare maggiori investimenti, maggiore promozione, maggiore pubblicità”.

Ad illustrare le prospettive del Consorzio Vino Chianti per il 2024 è stato invece il direttore Marco Alessandro Bani.

“A gennaio 2024 – ha detto – abbiamo registrato una crescita del 21% di vendite rispetto a gennaio 2023. Siamo partiti col piede giusto, l'importante è mantenere il ritmo e la tendenza”.

“Dopo un 2023 che si è chiuso con un’ulteriore riduzione delle vendite - ha spiegato Bani - il 2024 mostra segni di recupero. Per capire davvero dove andrà il mercato, serviranno ancora alcuni mesi. Dai primi dati, però, abbiamo verificato che c'è un aumento del volume delle vendite del vino di Chianti. E, soprattutto, c’è un aumento dei prezzi medi di vendita del 5-6% e questo è di aiuto alle aziende, che stanno affrontando un periodo non semplice, anche e soprattutto per i contraccolpi sui mercati esteri delle crisi internazionali. Se guardiamo i dati della grande distribuzione, nel 2023 abbiamo venduto 3 milioni di bottiglie in più rispetto a 2019. La grande distribuzione rappresenta uno dei principali canali di sbocco della della nostra denominazione. Per cui guardiamo al futuro con positività”.

 

Paolo Ceccarelli

CONSORZIO ASTI DOCG: IMBOTTIGLIATO 2023 A 90 MLN, IN LINEA CON MEDIA DECENNALE (-0,9%)

 

TIENE EXPORT ASTI SPUMANTE (+5% A OTTOBRE 2023), ANNO COMPLICATO PER MOSCATO D’ASTI. ULTIMA VENDEMMIA A -10,8%

BARBERO (PRESIDENTE): PROVE TECNICHE E LEGISLATIVE PER VERSIONE ROSÈ ASTI SPUMANTE

 

Vendemmia, produzione, export: l’Asti Docg archivia un 2023 complicato per i vini italiani e in chiaroscuro anche per la denominazione piemontese regina delle bollicine aromatiche. Lo rileva il consorzio Asti con un focus sui fondamentali della Docg e i piani futuri, a partire dal progetto in versione rosè del proprio Spumante.

 

IMBOTTIGLIATO 2023

L’Asti Docg saluta il 2023 superando quota 90 milioni di bottiglie prodotte (-11,8% sul 2022), con l’imbottigliato di Asti Spumante che sfiora il tetto di 61 milioni di pezzi mentre il Moscato d’Asti si ferma appena sotto i 30 milioni (29,3). La denominazione piemontese, pur registrando un calo volumico rispetto allo scorso anno, si conferma comunque in equilibrio con valori in linea con la media produttiva degli ultimi dieci anni (2014-2023). In crescita l’Asti Spumante di quasi il 6% rispetto alla media dell’ultimo decennio (57,5 milioni di bottiglie) mentre sconta invece un calo in parte fisiologico il Moscato d’Asti (-12,6%) che paga un eccesso di stock dopo l’exploit del triennio 2020-2022, da record per la tipologia. 

 

EXPORT PRIMI 10 MESI ASTI SPUMANTE

Supera la soglia dei 138 milioni di euro l’export di Asti Spumante nei primi dieci mesi del 2023, in crescita del 5,2% rispetto al pari periodo 2022. La principale area di sbocco – secondo le elaborazioni del Consorzio Asti Docg su base Istat - si conferma l’Europa Orientale che rappresenta, a valore, oltre il 40% del totale delle esportazioni (con Russia e Lettonia che da sole occupano oltre un quarto del mercato complessivo) seguita dall’Europa Occidentale che incide per il 30% e Nord America appena sotto il 15%.  A chiudere il risiko dell’export, l’Asia e l’Australia con un’incidenza di poco superiore al 5% e il Sud America con il 3,3%. 

EXPORT 2023 VS 2019: COSA CAMBIA PER L’ASTI SPUMANTE

Dal pre-Covid (2019) a oggi le esportazioni a valore dell’Asti Spumante nel mondo sono aumentate di oltre il 33% spostandosi sempre più ad Est e nel Vecchio Continente con l’Europa Orientale che nei primi dieci mesi 2023 cresce del 63%, quasi il doppio rispetto alla crescita complessiva sul pari periodo 2019. Tra gli incrementi principali, quelli di Russia e Lettonia (quest’ultimo hub verso Mosca), +43%, e Polonia, +100%. Luce verde anche per l’Europa Occidentale che registra un aumento del 32% grazie soprattutto alle performance rilevanti di Regno Unito (+76%), Belgio (+142%) e Austria (+97%). Exploit del Sud America che segnala una crescita di circa il 44% dove sovraperformano Messico (+54,5%) e Perù (+93%); resta in terreno positivo anche il Nord America (+1,5%) nonostante il calo fatto registrare dagli Stati Uniti (-8%), uno dei mercati consolidati per la denominazione. In contrazione invece l’area asiatica e australiana che cedono più del 14%, con la significativa decrescita di una delle piazze di riferimento come quella giapponese (-16%).

 

VENDEMMIA 2023

Sono oltre 838mila i quintali di uve Moscato bianco raccolti nel 2023, per un potenziale produttivo di 83 milioni di bottiglie. A questi si aggiungono i quasi ottomila quintali destinati alla produzione del Canelli Docg – lo scorso anno alla sua prima raccolta - per un corrispettivo potenziale di 785mila bottiglie da 0,75l. È questo il consuntivo della vendemmia 2023 dell’Asti Docg, secondo le elaborazioni dell’omonimo consorzio di tutela su base SIAN. E se dal punto di vista qualitativo le uve si attestano in ottimo stato fitosanitario, sul fronte quantitativo si registra un calo del 10,8% rispetto al 2022. Una riduzione del raccolto, quella del 2023, dovuta ad un anno complesso dal punto vista meteorologico caratterizzato da periodi di caldo estremo e siccità prolungata alternati a fenomeni avversi come le grandinate di luglio e agosto che hanno colpito, seppur marginalmente, la denominazione piemontese. A questi ha fatto seguito anche un’estate settembrina con sole e caldo sopra la media che ha sì influito in maniera positiva sulla qualità delle uve ma ha contribuito ad un alleggerimento dei frutti sulla pianta.

 

VERSO L’ASTI SPUMANTE ROSÈ

“Il progetto è in itinere, perché deve affrontare un duplice step fondamentale: il primo è di ordine burocratico, con l’approvazione del Comitato vini; il secondo riguarda l’aspetto tecnico-produttivo per cui abbiamo già avviato una sperimentazione”. Lo ha detto il presidente del Consorzio Asti Docg, Lorenzo Barbero, commentando la proposta dell’Ente di aggiungere la versione rosata all’Asti Spumante. “Si tratterebbe – ha aggiunto Barbero – di un prodotto che unisce 2 vitigni entrambi aromatici – un unicum nel suo genere in Italia – grazie al Moscato bianco e al rosso del Brachetto”.

 

 

Sara Faroni

CONSORZIO CHIANTI : “MISSIONE” A STELLE E STRISCE

 

 

Busi (Consorzio Vino Chianti): “Con la fine della vendemmia ripartiamo dagli States, tappa a Chicago e Los Angeles, per promuovere la Denominazione”

 

Il Consorzio Vino Chianti in “missione” negli Stati Uniti con “Chianti Lovers US Tour 2023”, che vedrà toccare le tappe di Chicago il 10 ottobre e Los Angeles il 12 ottobre.
“Con la fine della vendemmia il Chianti riparte dagli States per promuovere ed educare alla sua Denominazione, attraverso due tappe classiche del mercato statunitense: Chicago, in Illinois, e Los Angeles, che con Hollywood ha raccontato tante volte il Chianti  – dichiara Giovanni Busi, presidente del Consorzio vino Chianti -. Nell’ambito del format “Simply Italian US Tour” dell’agenzia International Exhibition Management si terranno due speciali seminari degustazione che riuniranno professionisti ed opinion leader locali”.

“A Chicago, il focus sarà sui Chianti D.o.c.g Riserva, con un assaggio dell’ultima annata disponibile sul mercato, ovvero la 2020 – spiega il presidente Busi -. A Los Angeles, invece, esordirà uno degli ultimi format consortili dedicati al Chianti Superiore D.o.c.g, con l’assaggio di 7 vini dal 2021 al 2016, volta a conoscere meglio tutte le sfumature del vitigno Sangiovese e le pregevoli evoluzioni dei vini Chianti moderni”.

 

 

Ivana Zuliani

VENDEMMIA 2023 DEL PRIMITIVO DI MANDURIA: QUALITÀ ECCELLENTE IN UNA STAGIONE SFIDANTE

 

“Nonostante una produzione contenuta in termini di quantità, la qualità si è rivelata eccellente”. Così Il presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, Novella Pastorelli, ha espresso le sue considerazioni sulla recente vendemmia del celebre vino pugliese. 

 

“La resa della vendemmia si è attestata a un livello inferiore, con una riduzione del 35% rispetto all'anno precedente. Tuttavia, le uve raccolte si sono distinte per la loro ottima qualità, caratterizzate da una buccia ben sviluppata e consistente. Questo vuol dire che avremo vini ricchi di colore e struttura. - sottolinea il presidente Pastorelli - Quest'anno, la raccolta è stata una sfida a livello nazionale, con il clima e le malattie della vite, tra cui la peronospora, a creare difficoltà. Tuttavia, nei 18 comuni della nostra area di produzione, la situazione è stata varia. 

 

Nonostante le sfide iniziali la situazione poteva essere peggiore. In un contesto inizialmente critico, con le condizioni meteo avverse che caratterizzavano la fine di luglio e l'inizio di agosto, si è poi verificata una significativa stabilizzazione atmosferica. L'assenza di piogge e, soprattutto, la persistente ventosità di tramontana per oltre due settimane, un evento insolitamente raro che non si verificava da decenni, hanno agevolato un processo di appassimento delle uve Primitivo di Manduria. Questo processo ha contribuito in modo significativo a una maggiore concentrazione degli zuccheri, ponendo così le basi per una vendemmia di qualità”. 

 

Concludendo, nonostante la sfida rappresentata dalle malattie e dalle condizioni climatiche iniziali avverse, la vendemmia 2023 del Primitivo di Manduria si distingue per la sua eccellente qualità, promettendo vini di alta classe per gli amanti del Primitivo di Manduria in tutto il mondo. 

 

Daniela Fabietti 335 1979415

 

 

I RISULTATI FINALI DI AGEBA

Il  Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato ha presentato i risultati finali di AGEBA, studio incentrato su recupero e valorizzazione del germoplasma antico della varietà Barbera per l'adattamento al cambiamento climatico.

Presentati lo scorso venerdì 22 presso l’Istituto Statale Superiore Penna di Asti i risultati dello studio volto alla ricerca della “Barbera del futuro”.

Sono stati presentati i dati dello studio “AGEBA - recupero e valorizzazione del germoplasma antico di Barbera per l'adattamento al cambio climatico”, progetto con cui il Consorzio si è prefissato di individuare ceppi di Barbera particolarmente resistenti ai cambiamenti climatici in atto ed esenti da malattie per individuare la “Barbera del futuro”.

Il progetto ha avuto inizio a maggio del 2022 ed è stato portato avanti per tutta la campagna viticola 2023, gettando le basi per poter approfondire e sviluppare i risultati ottenuti in futuro.

 

L’indagine consiste nell’affrontare il cambiamento climatico dal punto di visto genetico, recuperando e valutando la variabilità intravarietale del vitigno Barbera per programmare successivamente la propagazione di antichi ceppi di Barbera appartenenti al periodo precedente alla selezione clonale ovvero prima degli anni ’70 del secolo scorso, per sperimentare il loro comportamento in rapporto al cambiamento climatico.

Si suppone che questi ceppi siano portatori di caratteri utili per resistere a fenomeni climatici estremi, all’aumento delle temperature, e alla riduzione della piovosità ed esenti dalle principali virosi e dalla flavescenza dorata/legno nero e perciò ideali per costituire i nuovi cloni per la Barbera.

Affianco a questo progetto principale, si è delineato un secondo filone sperimentale. Esso prevede due tipi di interventi in vigneti di Barbera già esistenti:

1- La potatura tardiva per posticipare la fase di gemmazione, ed evitare i danni causati dalle sempre più frequenti gelate primaverili.

2 - La sperimentazione di trattamenti fogliari in vigneto su Barbera con biostimolanti a base di idrolizzati nei momenti di maggiore stress termico e idrico della pianta, al fine di mitigarne gli effetti negativi dello stress sulla pianta.

In entrambi i casi, verranno studiati gli effetti che questi trattamenti hanno sulla fenologia e sugli aspetti vegeto-produttivi della vite e sulla qualità del vino prodotto.

 

I risultati degli studi hanno permesso di ottenere una migliore conoscenza genetica del vitigno Barbera, allo stesso momento è stata messa in luce la necessità di ampliare il tempo di sperimentazione per l’ottenimento di risultati scientificamente rilevanti. Nel primo caso si è individuato un periodo di tempo tra i 5 e i 7 anni affinché si possa propagare e creare un vigneto sperimentale valutandone le performance produttive e nel secondo caso si ritiene necessario un periodo di almeno 3 anni.

 

IL CONSORZIO BARBERA D’ASTI E VINI MONFERRATO

Il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, fondato nel 1946, ha il compito di tutelare e promuovere le sue denominazioni per garantire la loro diffusione e la loro immagine sui mercati nazionali e internazionali, anche attraverso appositi marchi distintivi. Attualmente il Consorzio conta più di 400 aziende associate e 13 denominazione tutelate.

 

 

Silvia Comarella

 

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