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Eventi culturali
PER LA PRIMA VOLTA DALL’INIZIO DEL CONFLITTO MUSICISTI UCRAINI E RUSSI HANNO SUONATO INSIEME PER IL TRADIZIONALE “CONCERTO DI PASQUA” A ROMA
Alla Basilica di S. Andrea della Valle folla oceanica per ascoltare il soprano ucraino Eva Dorofeeva e il mezzosoprano russo Liudmilla Chepurnaia con l'orchestra mista diretta da Stefano Sovrani
Enrico Castiglione, fondatore del Festival di Pasqua, che quest'anno compie 25 anni: “Uno straordinario messaggio di pace”
La grande attesa per l’evento di punta del Festival di Pasqua di Roma, quest’anno alla sua XXV edizione, non è stata smentita: per la prima volta dall’inizio della guerra in Ucraina musicisti russi ed ucraini hanno suonato insieme per uno straordinario messaggio di pace, dopo la Via Crucis del Papa al Colosseo che ha voluto che la croce fosse portata insieme da due donne, una ucraina ed una russa. E’ accaduto nella monumentale Basilica di Sant’Andrea della Valle, dove il maestro Enrico Castiglione, fondatore e gran patron della prestigiosa manifestazione di musica sacra nata nel 1998, ha fortemente voluto, per il tradizionale “Concerto di Pasqua” a Roma, due cantanti d’eccezione: il soprano ucraino Eva Dorofeeva e il mezzosoprano russo Liudmilla Chepurnaia, che sono state accompagnate da un’orchestra appositamente formata da musicisti ucraini e russi sotto la direzione di Stefano Sovrani. Durante il Concerto, acclamatissimo da una folla oceanica che ha riempito la Basilica fin dal pomeriggio, si è esibita anche il giovanissimo soprano Kateryna Chebotova, al suo debutto assoluto, appena ventenne, che si è potuta ricongiungere alla madre appena scappata proprio nei giorni scorsi dall’Ucraina.
Il Festival di Pasqua è stata così la prima manifestazione al mondo a far cantare e suonare insieme musicisti ucraini e russi “a Roma, capitale del Cristianesimo, per gridare con la forza della musica – come ha ribadito in apertura del concerto lo stesso Enrico Castiglione – che si può e si deve essere tutti fratelli, tutti amici e non nemici, all’insegna della preghiera che è la musica stessa e della bellezza armoniosa del suo canto di pace, proprio attraverso la straordinaria musica che grandi compositori d’ogni epoca hanno scritto per testimoniare il divino e il sacro”.
"Io sono nata in Unione Sovietica, nella città di Krivoi Rog, che adesso appartiene al territorio ucraino - ha ricordato Liudmilla Chepurnaia appena prima dell'inizio del concerto - Alcuni miei parenti erano ucraini, poi quando avevo 4 anni ci siamo trasferiti in città di Astrakhan (Russia) dove sono cresciuta. Vivo da 12 anni in Italia e sono anche cittadina italiana. Questo concerto rappresenta quindi qualcosa di speciale e altamente simbolico per me: musicisti ucraini e russi suoneranno e canteranno insieme a Roma. E sarà estremamente emozionante per me, che in un certo senso racchiudo diverse 'anime': sono un'italo-russa ortodossa nata in Ucraina che canta nella città culla della cultura cattolica. Al di fuori di ogni retorica proveremo a rivolgere preghiere e canti a chi vorrà ascoltarci, consapevoli che il mondo (spesso) non ascolta e gli eventi fanno il loro corso tragico. Ma chi, come me, prova ad occuparsi di arte, cerca di farlo aldilà delle bandiere, preoccupandosi non della casacca di appartenenza ma del singolo, cercando di intercettare il suo orizzonte e provare ad accoglierlo. Il maestro Enrico Castiglione ne è perfettamente consapevole e la sua iniziativa è assolutamente lodevole e lungimirante. Ovviamente sono estremamente onorata di partecipare a un festival in cui si sono esibiti artisti unici, come Josè Carreras e Montserrat Caballé, che ebbi la fortuna di conoscerla diversi anni fa a Saragozza."
"Cantare al Festival di Pasqua per me è un grande onore e soprattutto una grande responsabilità - ha dichiarato Eva Dorifeeva - Esibirmi in questa grande cornice dove nelle edizioni precedenti hanno cantato star della lirica internazionale è motivo di orgoglio per me e per il mio popolo che da diverse settimane sta combattendo con tutta la forza per la pace e la libertà di tutto il mondo. Non sono un soldato ma attraverso la mia voce vorrei lanciare un messaggio a tutti i popoli affinché sulla terra regni pace, gioia e serenità. Spero che il mio pensiero sia condiviso da tutti ed esibirmi insieme ad altri musicisti ucraini e russi lascia intendere che questa guerra non è voluta da tutti ma da poche persone, sempre più assetate di potere per la gloria. Ringrazio il M. Enrico Castiglione e il M. Stefano Sovrani che mi hanno concesso questa bella ed importante possibilità. Voglio dedicare questo concerto a tutte le persone ucraine che stanno soffrendo in questo momento con l'augurio pasquale che quanto prima possano ritrovare la loro pace e felicità."
Il “Concerto di Pasqua” rappresenta da 25 anni a Roma l’evento di punta del Festival di Pasqua, in corso nelle chiese e basiliche di Roma con grandissima partecipazione di pubblico fin dal Concerto inaugurale dello scorso 10 Aprile al Pantheon. In programma, in oltre un’ora e mezza, un vasto repertorio di musica sacra con brani e arie da Johann Sebastian Bach, Wolfgang Amadeus Mozart, Arcangelo Corelli, Alessandro Stradella, Georges Bizet, Jules Massenet, Pietro Mascagni, César Franck e il “Panis Angelicus” dalla Messa Solenne di César Franck, in occasione del suo 200° anniversario della nascita, che ha visto le tre cantanti esibirsi insieme nel gran finale, per quello che a tutti gli effetti è stato un “Concerto per la Pace” dal forte impatto emotivo.
Quest’anno il Festival di Pasqua, che è tornato finalmente ad offrire a Roma la sua tradizionale programmazione concertistica di Musica Sacra durante la Settimana Santa della Pasqua, si concluderà il 5 giugno con il “Concerto di Pentecoste”: in programma, sempre nella Basilica di Sant’Andrea della Valle, la celeberrima Messa Solenne di César Franck con la Schola Cantorum del Festival di Pasqua, il Coro Quadriclavio di Bologna, il Coro della Cappella Giulia e l’Orchestra del Festival di Pasqua, diretti dal maestro Lorenzo Bizzarri.
Elisabetta Castiglioni
GENOVA SESSANTA A PALAZZO REALE
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FESTIVAL DI PASQUA A ROMA
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IL CONCERTO DI PASQUA AL TEATRO SOCIALE DI CAMOGLI
Il concerto di Pasqua al Teatro Sociale di Camogli ripercorre l’Apocalisse di San Giovanni Apostolo simboli, caratteristiche peculiari della letteratura apocalittica di cui l'ultimo libro della Bibbia è il riferimento principale.
Giovedì 14 aprile alle 21:00 una prima assoluta realizzata appositamente per il teatro camoglino, curata da Mauro Isetti ed Egidio Perduca di Sonic Factory. Sul palco la voce narrante di Roberto Alinghieri e l’Ensemble d’archi Le Muse, alla riscoperta della modernità di un testo sacro antichissimo.
Appuntamento speciale per la stagione concerti del Teatro Sociale di Camogli in occasione delle festività pasquali: giovedì 14 aprile alle 21:00 prende il via il concerto di Pasqua, quest’anno dedicato al tema Apocalisse.
Apocalisse è una produzione musicale e teatrale basata sul testo integrale dell'Apocalisse di San Giovanni Apostolo, pensata, curata e realizzata da Sonic Factory, realtà musicale di Mauro Isetti ed Egidio Perduca che si occupa di produzioni a tutto tondo. Al Teatro Sociale di Camogli la voce recitante sarà quella di Roberto Alinghieri, e sul palco salirà anche il quartetto d’archi Ensemble Le Muse. La voce narrante accompagnerà il pubblico attraverso un viaggio ricco di immagini e simboli, caratteristiche peculiari della letteratura apocalittica di cui l'ultimo libro della Bibbia è¨ il riferimento principale.
Un ambiente sonoro cinematografico avvolgerà il racconto sottolineando atmosfere e colori, immergendo gli spettatori in quel mondo in parte etereo e in parte di forte impatto proprio dei film hollywoodiani. Il teatro sarà avvolto dal suono classico e morbido del quartetto d’archi Ensemble Le Muse e dalle moderne e graffianti sonorità di sintetizzatori, campionatori, loop e sequencer, che insieme concorreranno a coinvolgere in un incredibile viaggio nella lettura della visione profetica di San Giovanni. Apocalisse è uno spettacolo teatrale che vuole raccontare la modernità di un testo sacro antichissimo attraverso la visione di una pellicola cinematografica, una prima assoluta realizzata appositamente per il Teatro Sociale Camogli.
I biglietti sono disponibili presso la biglietteria del teatro dal lunedì al venerdì tra le 10 e le 12 (oltre che un’ora prima degli spettacoli), alla Proloco di Camogli e alla Proloco di Recco negli orari di apertura, oltre all’Hotel Cenobio dei Dogi. Si possono acquistare i biglietti anche online, tramite il sito Vivaticket. Tutte le informazioni sono sul sito www.teatrosocialecamogli.it e sui canali social del Teatro: su Facebook e su Instagram cercando @teatrosocialecamogli.
Gianluca Dotti
A GENOVA: “LA VIOLENZA E LA CERTEZZA DELLA SPERANZA”
Venerdì 8 aprile inaugurazione della mostra fotografica “La violenza e la certezza della speranza” alla Biblioteca Universitaria di via Balbi 40 (ex Hotel Colombia)
Noi europei, che siamo cresciuti pensando alla guerra come qualcosa di distante, gradatamente, purtroppo, ci siamo abituati a non indignarci più: la si analizza a scuola; si sente parlare delle sue nefandezze in occasione di giornate della memoria o di ricorrenze; si ascoltano o si leggono le notizie di conflitti combattuti in territori dei quali, molto spesso, non si è informati sull’esatta posizione geografica. Ora, invece, che siamo consapevoli di quanto la guerra ci sia vicina, con la recente invasione della Ucraina da parte della Russia, ne abbiamo terrore e ci rammentiamo di quanto possa essere devastante.
Amnesty International ha comprovato come nei siti, teatro di operazioni belliche, si amplifichino le inosservanze del diritto umanitario internazionale e ad esser maggiormente danneggiate sono le classi più deboli dei cittadini: disabili, anziani, bambini e donne. Quest’ultime, particolarmente, nel corso dei conflitti, sono state metodicamente assoggettate a brutali sopraffazioni e abusi sessuali. In generale, la violenza di massa è stata impiegata molto spesso come espediente di guerra e strumento di terrore verso tutta la popolazione.
Il Maestro Balàzs BERZSENYI, grande artista ungherese, oltre a quello della guerra, affronta e denuncia, con le sue opere, così come ha fatto recentemente a Savona nell’ambito di PriamArt 2022(IX Edizione), il nostro primo evento di quest’anno, il tema della violenza sulle donne, così drammaticamente frequente ed attuale, nella vita quotidiana. Nella sua rappresentazione, assolutamente magistrale, vi è anche una significativa e confortante nota di ottimismo: “la certezza della speranza”
Pietro Bellantone Presidente Associazioni EventidAmare e Liguria-Ungheria
Dóra Háhm Segretaria Associazione Liguria-Ungheria
Daniele Grosso Ferrando presenta
La violenza e la certezza della speranza
Fotografie di Balàzs BERZSENYI, con la collaborazione di Emanuela Bonora, Cristiano Fabbri e Rocco Colonnetta
Biblioteca Universitaria di Genova Via Balbi, 40
CONFERENZA E INAUGURAZIONE
venerdì 8 aprile 2022 ore 17.00 Ex Salone delle Feste
MOSTRA Da venerdì 8 a venerdì 29 aprile 2022 - Galleria
Orario: martedì e giovedì dalle 9.00 alle ore 18.30 mercoledì e venerdì: dalle 8.30 alle ore 14.30 sabato - domenica - lunedì chiuso
Per informazioni:
e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - tel. 010 254641 e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. https://www.eventidamare.eu
mobile: +39 3481563966
ore 17.00
Presentazione a cura di Pietro Bellantone, Presidente delle Associazioni Culturali EventidAmare e Liguria-Ungheria
Saluti di Paolo Giannone,
Direttore della Biblioteca Universitaria di Genova
Saluti di Andrea Carratù
Presidente Municipio I - Centro Est
Saluti di Alfredo Majo, Responsabile Comunicazione di Banca Carige
ore 17.30
Conferenza e inaugurazione della Mostra, a cura di Daniele Grosso Ferrando, storico e critico d’arte
ore 18.30
Termine della manifestazione
L’artista raccontato da tre noti critici
Marianna Neri Storica dell’arte, esperta di arte contemporanea e delle ultime tendenze
Balàzs Berzsenyi tra stile e nuove alchimie: lo spirito oltre i materiali
Balàzs Berzsenyi, è un artista totale, un “polistrumentista” dell’arte, per usare una metafora sottratta a quella disciplina a lui così cara, la musica, e che come un leit motiv attraversa costantemente tutta la sua vita, fin dalla sua gioventù in Ungheria, quando, diventare un musicista rappresenta- va una delle sue possibili aspirazioni artistiche. Come l’espandersi di un suono infatti, la sua è una ricerca che si è mossa in un continuum multidirezionale e, provenendo da lontano, ha attraversato materie, supporti, epoche e luoghi geografici cambiando ogni volta timbro ma mai intensità: dalla tangibilità del legno, del marmo e del metallo alla rarefazione dell’impressione fotografica, il suo messaggio poetico ne è risultato sempre potente, archetipo, originale e originario, in una parola: unico.
E che cos’è la percezione di questa unicità se non lo “stile”, quel linguaggio individuale proprio di un artista che staccandosi da quei caratteri conosciuti e riconoscibili della tradizione, è capace di innalzare la sua voce fuori dal coro per aprire nuove e inattese strade nel contesto culturale di un’epoca. Il perché Berszenyi riesca a elevare questa “voce” e a raggiungere questa nota unica nella vorticosa polifonia della sua ricerca artistica va ricercato non solo nel ricco repertorio di esperienze conoscitive che l’artista ha accumulato negli anni e che sono il frutto di due contesti culturali uniti, quello orientale e quello occidentale, ma an- che nella disciplina della pratica vera, del lavoro dell’arte e per l’arte, quello puro. Quel lavoro viscerale e continuo insomma che è proprio dei grandi artisti perché è un corpo a corpo con se stessi, una lotta, spesso contro materiali ostili e ribelli, per far elevare l’ispirazione sul gesto, lo spirito sul tangibile, la poetica sulla materia, lo stile appunto, su tutto.
Che sia con la matita, con lo scalpello o con la macchina fotografica infatti, Berzsenyi prende le misure delle cose del mondo, le trasforma, le calibra e le perfeziona finché esse non ritornano a lui nell’immagine più vicina alle sue intenzioni, al suo universo sacro di simboli e allegorie che appartengono a una memoria collettiva e ancestrale dei popoli che si erge come un dolmen salvifico nella nostra attualità.
E riuscire a elevare questo suono primordiale di fondo nonostante la multiforme polifonia di canali espressivi, a esplicitare, in definitiva, questo richiamo preciso alla nostra matrice originaria e comune di popolo con i suoi simulacri e i suoi dei in caduta, è quanto di più complesso possa fare un artista oggi nel mondo dei tanti must have costruiti intorno all’immagine, perché richiede sicura padronanza di pratiche oltre che di idee, perseveranza nel costruirle materialmente quelle idee, senza nessun compromesso ma solo con conoscenza e fatica. Questo è il rivoluzionario, questo è il contemporaneo. Oggi.
Luciano Caprile
Balàzs BERZSENYI affronta un tema di ricorrente e drammatica attualità attraverso immagini che trasmettono una pittura dallo stampo antico e dalla perentoria denuncia dell’evento, tale da renderlo tangibile per chi lo osserva e ne subisce, perpetuandolo, il trauma. Le due fotografie riguardanti Muri ruvidi (contro la violenza sulle donne) rievocano quel clima caravaggesco capace di far lievitare in piena luce l’essenza del racconto per metterlo a confronto e a contrasto col buio che attenua e assorbe il contesto in cui si svolge la scena. I protagonisti riescono così a far esplodere quel dramma che purtroppo sembra moltiplicarsi a dismisura nel tempo e nell’altro dramma che ci avvolge e ci compete. In tal modo la lettura delle opere si amplia e va a cogliere nelle parti in penombra ogni allegoria e ogni divenire che il racconto serba per futuri, enigmatici svelamenti.
Daniele Grosso Ferrando
Degne dei grandi poemi epici del mondo antico, queste fotografie testimoniano in modo schiacciante gli orrori della guerra e il martirio che essa infligge a ogni individuo, spesso vittima innocente. Più del dolore collettivo, è la sofferenza individuale a irritare Berzsenyi che alla violenza dell’indignazione unisce la violenza dell’espressione artistica. Ma anche nei momenti più bui della storia e della coscienza umana, la fiammella della speranza continua a rimanere accesa, come in Guernica di Picasso. Questo perché con la violenza puoi uccidere colui che odia, ma non uccidi l’odio che è il demone più spaventoso del nostro tempo e si nutre della paura, fomentata dalla violenza.