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Eventi culturali
FESTIVAL DI PASQUA A ROMA
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IL CONCERTO DI PASQUA AL TEATRO SOCIALE DI CAMOGLI
Il concerto di Pasqua al Teatro Sociale di Camogli ripercorre l’Apocalisse di San Giovanni Apostolo simboli, caratteristiche peculiari della letteratura apocalittica di cui l'ultimo libro della Bibbia è il riferimento principale.
Giovedì 14 aprile alle 21:00 una prima assoluta realizzata appositamente per il teatro camoglino, curata da Mauro Isetti ed Egidio Perduca di Sonic Factory. Sul palco la voce narrante di Roberto Alinghieri e l’Ensemble d’archi Le Muse, alla riscoperta della modernità di un testo sacro antichissimo.
Appuntamento speciale per la stagione concerti del Teatro Sociale di Camogli in occasione delle festività pasquali: giovedì 14 aprile alle 21:00 prende il via il concerto di Pasqua, quest’anno dedicato al tema Apocalisse.
Apocalisse è una produzione musicale e teatrale basata sul testo integrale dell'Apocalisse di San Giovanni Apostolo, pensata, curata e realizzata da Sonic Factory, realtà musicale di Mauro Isetti ed Egidio Perduca che si occupa di produzioni a tutto tondo. Al Teatro Sociale di Camogli la voce recitante sarà quella di Roberto Alinghieri, e sul palco salirà anche il quartetto d’archi Ensemble Le Muse. La voce narrante accompagnerà il pubblico attraverso un viaggio ricco di immagini e simboli, caratteristiche peculiari della letteratura apocalittica di cui l'ultimo libro della Bibbia è¨ il riferimento principale.
Un ambiente sonoro cinematografico avvolgerà il racconto sottolineando atmosfere e colori, immergendo gli spettatori in quel mondo in parte etereo e in parte di forte impatto proprio dei film hollywoodiani. Il teatro sarà avvolto dal suono classico e morbido del quartetto d’archi Ensemble Le Muse e dalle moderne e graffianti sonorità di sintetizzatori, campionatori, loop e sequencer, che insieme concorreranno a coinvolgere in un incredibile viaggio nella lettura della visione profetica di San Giovanni. Apocalisse è uno spettacolo teatrale che vuole raccontare la modernità di un testo sacro antichissimo attraverso la visione di una pellicola cinematografica, una prima assoluta realizzata appositamente per il Teatro Sociale Camogli.
I biglietti sono disponibili presso la biglietteria del teatro dal lunedì al venerdì tra le 10 e le 12 (oltre che un’ora prima degli spettacoli), alla Proloco di Camogli e alla Proloco di Recco negli orari di apertura, oltre all’Hotel Cenobio dei Dogi. Si possono acquistare i biglietti anche online, tramite il sito Vivaticket. Tutte le informazioni sono sul sito www.teatrosocialecamogli.it e sui canali social del Teatro: su Facebook e su Instagram cercando @teatrosocialecamogli.
Gianluca Dotti
A GENOVA: “LA VIOLENZA E LA CERTEZZA DELLA SPERANZA”
Venerdì 8 aprile inaugurazione della mostra fotografica “La violenza e la certezza della speranza” alla Biblioteca Universitaria di via Balbi 40 (ex Hotel Colombia)
Noi europei, che siamo cresciuti pensando alla guerra come qualcosa di distante, gradatamente, purtroppo, ci siamo abituati a non indignarci più: la si analizza a scuola; si sente parlare delle sue nefandezze in occasione di giornate della memoria o di ricorrenze; si ascoltano o si leggono le notizie di conflitti combattuti in territori dei quali, molto spesso, non si è informati sull’esatta posizione geografica. Ora, invece, che siamo consapevoli di quanto la guerra ci sia vicina, con la recente invasione della Ucraina da parte della Russia, ne abbiamo terrore e ci rammentiamo di quanto possa essere devastante.
Amnesty International ha comprovato come nei siti, teatro di operazioni belliche, si amplifichino le inosservanze del diritto umanitario internazionale e ad esser maggiormente danneggiate sono le classi più deboli dei cittadini: disabili, anziani, bambini e donne. Quest’ultime, particolarmente, nel corso dei conflitti, sono state metodicamente assoggettate a brutali sopraffazioni e abusi sessuali. In generale, la violenza di massa è stata impiegata molto spesso come espediente di guerra e strumento di terrore verso tutta la popolazione.
Il Maestro Balàzs BERZSENYI, grande artista ungherese, oltre a quello della guerra, affronta e denuncia, con le sue opere, così come ha fatto recentemente a Savona nell’ambito di PriamArt 2022(IX Edizione), il nostro primo evento di quest’anno, il tema della violenza sulle donne, così drammaticamente frequente ed attuale, nella vita quotidiana. Nella sua rappresentazione, assolutamente magistrale, vi è anche una significativa e confortante nota di ottimismo: “la certezza della speranza”
Pietro Bellantone Presidente Associazioni EventidAmare e Liguria-Ungheria
Dóra Háhm Segretaria Associazione Liguria-Ungheria
Daniele Grosso Ferrando presenta
La violenza e la certezza della speranza
Fotografie di Balàzs BERZSENYI, con la collaborazione di Emanuela Bonora, Cristiano Fabbri e Rocco Colonnetta
Biblioteca Universitaria di Genova Via Balbi, 40
CONFERENZA E INAUGURAZIONE
venerdì 8 aprile 2022 ore 17.00 Ex Salone delle Feste
MOSTRA Da venerdì 8 a venerdì 29 aprile 2022 - Galleria
Orario: martedì e giovedì dalle 9.00 alle ore 18.30 mercoledì e venerdì: dalle 8.30 alle ore 14.30 sabato - domenica - lunedì chiuso
Per informazioni:
e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - tel. 010 254641 e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. https://www.eventidamare.eu
mobile: +39 3481563966
ore 17.00
Presentazione a cura di Pietro Bellantone, Presidente delle Associazioni Culturali EventidAmare e Liguria-Ungheria
Saluti di Paolo Giannone,
Direttore della Biblioteca Universitaria di Genova
Saluti di Andrea Carratù
Presidente Municipio I - Centro Est
Saluti di Alfredo Majo, Responsabile Comunicazione di Banca Carige
ore 17.30
Conferenza e inaugurazione della Mostra, a cura di Daniele Grosso Ferrando, storico e critico d’arte
ore 18.30
Termine della manifestazione
L’artista raccontato da tre noti critici
Marianna Neri Storica dell’arte, esperta di arte contemporanea e delle ultime tendenze
Balàzs Berzsenyi tra stile e nuove alchimie: lo spirito oltre i materiali
Balàzs Berzsenyi, è un artista totale, un “polistrumentista” dell’arte, per usare una metafora sottratta a quella disciplina a lui così cara, la musica, e che come un leit motiv attraversa costantemente tutta la sua vita, fin dalla sua gioventù in Ungheria, quando, diventare un musicista rappresenta- va una delle sue possibili aspirazioni artistiche. Come l’espandersi di un suono infatti, la sua è una ricerca che si è mossa in un continuum multidirezionale e, provenendo da lontano, ha attraversato materie, supporti, epoche e luoghi geografici cambiando ogni volta timbro ma mai intensità: dalla tangibilità del legno, del marmo e del metallo alla rarefazione dell’impressione fotografica, il suo messaggio poetico ne è risultato sempre potente, archetipo, originale e originario, in una parola: unico.
E che cos’è la percezione di questa unicità se non lo “stile”, quel linguaggio individuale proprio di un artista che staccandosi da quei caratteri conosciuti e riconoscibili della tradizione, è capace di innalzare la sua voce fuori dal coro per aprire nuove e inattese strade nel contesto culturale di un’epoca. Il perché Berszenyi riesca a elevare questa “voce” e a raggiungere questa nota unica nella vorticosa polifonia della sua ricerca artistica va ricercato non solo nel ricco repertorio di esperienze conoscitive che l’artista ha accumulato negli anni e che sono il frutto di due contesti culturali uniti, quello orientale e quello occidentale, ma an- che nella disciplina della pratica vera, del lavoro dell’arte e per l’arte, quello puro. Quel lavoro viscerale e continuo insomma che è proprio dei grandi artisti perché è un corpo a corpo con se stessi, una lotta, spesso contro materiali ostili e ribelli, per far elevare l’ispirazione sul gesto, lo spirito sul tangibile, la poetica sulla materia, lo stile appunto, su tutto.
Che sia con la matita, con lo scalpello o con la macchina fotografica infatti, Berzsenyi prende le misure delle cose del mondo, le trasforma, le calibra e le perfeziona finché esse non ritornano a lui nell’immagine più vicina alle sue intenzioni, al suo universo sacro di simboli e allegorie che appartengono a una memoria collettiva e ancestrale dei popoli che si erge come un dolmen salvifico nella nostra attualità.
E riuscire a elevare questo suono primordiale di fondo nonostante la multiforme polifonia di canali espressivi, a esplicitare, in definitiva, questo richiamo preciso alla nostra matrice originaria e comune di popolo con i suoi simulacri e i suoi dei in caduta, è quanto di più complesso possa fare un artista oggi nel mondo dei tanti must have costruiti intorno all’immagine, perché richiede sicura padronanza di pratiche oltre che di idee, perseveranza nel costruirle materialmente quelle idee, senza nessun compromesso ma solo con conoscenza e fatica. Questo è il rivoluzionario, questo è il contemporaneo. Oggi.
Luciano Caprile
Balàzs BERZSENYI affronta un tema di ricorrente e drammatica attualità attraverso immagini che trasmettono una pittura dallo stampo antico e dalla perentoria denuncia dell’evento, tale da renderlo tangibile per chi lo osserva e ne subisce, perpetuandolo, il trauma. Le due fotografie riguardanti Muri ruvidi (contro la violenza sulle donne) rievocano quel clima caravaggesco capace di far lievitare in piena luce l’essenza del racconto per metterlo a confronto e a contrasto col buio che attenua e assorbe il contesto in cui si svolge la scena. I protagonisti riescono così a far esplodere quel dramma che purtroppo sembra moltiplicarsi a dismisura nel tempo e nell’altro dramma che ci avvolge e ci compete. In tal modo la lettura delle opere si amplia e va a cogliere nelle parti in penombra ogni allegoria e ogni divenire che il racconto serba per futuri, enigmatici svelamenti.
Daniele Grosso Ferrando
Degne dei grandi poemi epici del mondo antico, queste fotografie testimoniano in modo schiacciante gli orrori della guerra e il martirio che essa infligge a ogni individuo, spesso vittima innocente. Più del dolore collettivo, è la sofferenza individuale a irritare Berzsenyi che alla violenza dell’indignazione unisce la violenza dell’espressione artistica. Ma anche nei momenti più bui della storia e della coscienza umana, la fiammella della speranza continua a rimanere accesa, come in Guernica di Picasso. Questo perché con la violenza puoi uccidere colui che odia, ma non uccidi l’odio che è il demone più spaventoso del nostro tempo e si nutre della paura, fomentata dalla violenza.
UN APERITIVO CON IL “SACRO IN JAZZ” AL TEATRO SOCIALE DI CAMOGLI, PER CELEBRARE LA PASQUA IN MUSICA
Dalle 19:30 di venerdì 8 aprile il format dell’aperitivo servito nei palchi si declina in un connubio apparentemente impossibile con la musica sacra in versione jazz e pop. Sul palco il coro Rodolfo del Corona diretto da Luca Stornello.
È un appuntamento scoppiettante quello in programma venerdì 8 aprile al Teatro Sociale di Camogli nell’amatissimo format dell’aperitivo in musica delle 19:30. “Sacro in Jazz”, con un vero e proprio trionfo di musica sacra in versione jazz e pop, è un connubio apparentemente impossibile, che invece funziona grazie alla sapiente mano del compositore e diventa un modo diverso e originale di celebrare la Pasqua in musica.
L’autore del pezzo forte della serata è lo statunitense Steve Dobrogosz, una Messa del 1992 (eseguita con successo in oltre 40 paesi) in cui il canto corale polifonico si fonde con le blue notes del jazz. A Camogli a esibirsi sarà il coro Rodolfo Del Corona, col la direzione di Luca Stornello.
La Messa per coro, archi e pianoforte di Dobrogosz presenta un caleidoscopio di atteggiamenti e integra in modo geniale la tradizione sacra occidentale – dal testo latino alla polifonia – con ritmi e armonie d’oltreoceano cari a musical e jazz. Il tutto finalizzato ad un risultato musicale originale e coinvolgente. Attorno a questo brano è stato costruito un progetto musicale il cui dipanarsi va alla scoperta delle diverse manifestazioni del sacro in un ambito – potremmo quasi definirlo fusion – che spazia dalla scrittura contemporanea al pop al jazz, non senza qualche eccezione e qualche piccola sorpresa fuori programma. Attraverso una scelta di brani di matrice apparentemente simile ma di “sapore” diverso – quasi un buffet, in sintonia con l’aperitivo in musica – si vogliono presentare, in una prima parte incentrata sul coro a cappella, molti degli ingredienti che Dobrogosz stesso utilizzerà.
La parola chiave di questo concerto potrebbe essere empatia: si tratta di un percorso fatto da musica che arriva diretta a destinazione, dall’immediatezza di alcuni spiritual “di prima mano” alla vivacità del barbershop, al choral jazz di Eriksson. E lo fa senza troppo indugiare su brani di repertorio consolidato, ma al contrario mirando a stuzzicare la curiosità con proposte di rara presenza nei programmi, in un continuo crescendo di intensità che culmina coi “fuochi d’artificio” della Mass.
Il coro "Rodolfo Del Corona" si costituisce nel 1984 nel nome del compositore livornese (1900-1978), allievo prediletto di Pizzetti e autore, tra l’altro, di pregevoli composizioni per coro. Sotto la direzione artistica del maestro Luca Stornello, si propone lo studio e l'approfondimento di un repertorio molto ampio, che spazia dalla polifonia prerinascimentale fino a musiche contemporanee, senza trascurare l'importante contributo di tradizioni non europee e non colte.
Tale versatilità̀ è resa possibile da un organico agile, capace di esprimersi anche in diverse formazioni ridotte e capace di concentrarsi su di un singolo periodo o genere come di proporre programmi che attraversano secoli e stili. Da tali presupposti scaturiscono spettacoli che tengono viva l’attenzione del pubblico, grazie a proposte musicali mai banali, frutto di una continua e attenta ricerca artistica che si pone l’obiettivo di realizzare un felice connubio tra la valenza culturale e quella spettacolare.
Luca Stornello è diplomato in Pianoforte e laureato in Discipline della Musica, in ambedue i casi col massimo dei voti e la lode; ha studiato Composizione, Musica corale e Direzione di coro, maturando una competenza musicale a tutto campo che gli consente di intraprendere una intensa attività didattica e di ricerca. Ha pubblicato una raccolta di letture cantate e una ricerca sulla musica popolare toscana, oltre a diversi articoli e saggi per riviste specializzate; è membro della Commissione artistica dell’Associazione Cori della Toscana ed è attivo nel campo della coralità sia come direttore e docente che come membro di commissione in concorsi e rassegne. La sua attività concertistica spazia negli anni dal pianoforte alla direzione di cori e di gruppi strumentali, ed è docente di discipline teoriche presso il Conservatorio "G. Puccini” della Spezia.
A Camogli ci saranno tra le voci dal coro Barbara Marchetti e Giovanni Testa, al pianoforte Massimiliano Grazzini, al violino Giovanna Pieri Buti ed Eleonora Mugnaini, alla viola Marta Degl’Innocenti, al violoncello Elisabetta Casapieri e al contrabbasso Michele Roffi.
Gli aperitivi, serviti solo nei palchi, prevedono una maggiorazione di 5 € sul costo del biglietto. I biglietti sono disponibili presso la biglietteria del teatro dal lunedì al venerdì tra le 10 e le 12 (oltre che un’ora prima degli spettacoli), alla Proloco di Camogli e alla Proloco di Recco negli orari di apertura, oltre all’Hotel Cenobio dei Dogi. Si possono acquistare i biglietti anche online, tramite il sito Vivaticket. Tutte le informazioni sono sul sito www.teatrosocialecamogli.it e sui canali social del Teatro: su Facebook e su Instagram cercando @teatrosocialecamogli.
Gianluca Dotti
AL TEATRO SOCIALE DI CAMOGLI IL 3 E IL 5 APRILE
Dalle 16:00 di domenica 3 aprile un grande pomeriggio di Galà tra “Lago dei Cigni”, “Schiaccianoci” e “Carmen”: il Balletto di Milano ritorna a Camogli con un programma denso e avvincente, tra grandi classici e atmosfere contemporanee.
È il gran finale del primo fine settimana di aprile al Teatro Sociale di Camogli: il Balletto di Milano torna ospite in Liguria per portare sul palco un indimenticabile appuntamento della stagione di opera, operetta e danza con il “Gran Galà” del balletto, domenica 3 aprile dalle 16:00 sulle musiche di Čajkovskij, Bizet e Verdi tra “Lago dei Cigni”, “Schiaccianoci” e “Carmen”.
Ambasciatore della danza italiana, con i suoi straordinari spettacoli in tutto il mondo, il Balletto di Milano è considerato tra le realtà di maggiore livello artistico del nostro paese. È sostenuto dal MIBACT e riconosciuto come eccellenza dalla Regione Lombardia. Diretta, dal 1998, dal maestro Carlo Pesta, la compagnia collabora con i più prestigiosi teatri, fondazioni liriche e festival dove ottiene sempre successi di pubblico e critica unanimi.
“Siamo ancora carichi dell’emozione per avere inaugurato la nostra stagione al Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano”, esordisce Carlo Pesta, Presidente e direttore artistico del Balletto di Milano per sottolineare la nuova collaborazione con la prestigiosa e storica sala milanese recentemente riaperta dopo la lunga ristrutturazione, “e dal Lirico lo spettacolo si sposta al Teatro di Camogli dove, in dicembre, siamo stati accolti con grande entusiasmo”.
Il programma mette in luce straordinaria versatilità dei bravissimi danzatori del Balletto di Milano e spazia dall’incantevole lirismo di cammei del grande repertorio classico come i “Grand pas de deux” da “Il Lago dei Cigni” e “Schiaccianoci”, alla vivace ibericità di “Carmen”, alla passionalità di “Anna Karenina”, all’atmosfera contemporanea del “Trio in la minore” di Ravel. Omaggio anche ai grandi compositori italiani con le raffinate coreografie da Opera in Danza su brani sublimi come l’ouverture di Manon di Puccini, l’intermezzo di “Cavalleria Rusticana” di Mascagni e la maestosità̀ di Verdi tra cui i preludi di Attila e i Masnadieri e il divertissement da “I Vespri Siciliani” per un finale con tutta la Compagnia in un tripudio di gioia e colori.
I biglietti sono disponibili presso la biglietteria del teatro dal lunedì al venerdì tra le 10 e le 12 (oltre che un’ora prima degli spettacoli), alla Proloco di Camogli e alla Proloco di Recco negli orari di apertura, oltre all’Hotel Cenobio dei Dogi. Si possono acquistare i biglietti anche online, tramite il sito Vivaticket. Tutte le informazioni sono sul sito www.teatrosocialecamogli.it e sui canali social del Teatro: su Facebook e su Instagram cercando @teatrosocialecamogli.
Martedì 5 aprile alle 21:00 va in scena l’opera di Eugène Labiche, con Massimo Dapporto, Antonello Fassari a interpretare uno spettacolo che parte da una situazione misteriosa e paradossale. In regia Andrée Ruth Shammah
Nuovo attesissimo appuntamento infrasettimanale per la stagione di prosa del Teatro Sociale di Camogli. Martedì 5 aprile, a partire dalle 21:00, l’appuntamento è con “Il Delitto di via dell’Orsina”. Una grande opera di Eugène-Marin Labiche, con l’adattamento e la regia di Andrée Ruth Shammah e tradotta insieme a Giorgio Melazzi.
Due uomini che non si conoscono si svegliano nello stesso letto, hanno entrambi le mani sporche di carbone e non ricordano nulla della notte precedente. Sul giornale leggono che quella notte è morta una carbonaia. Una situazione misteriosa e paradossale, firmata da un maestro del vaudeville francese dell’Ottocento, abilmente interpretata da Massimo Dapporto, Antonello Fassari e Susanna Marcomeni, con Marco Balbi, Andrea Soffiantini, Christian Pradella e Luca Cesa-Bianchi in una produzione del Teatro Franco Parenti - Fondazione Teatro della Toscana. Le musiche sono di Alessandro Nidi, le scene di Margherita Palli, i costumi di Nicoletta Ceccolini e le luci di Camilla Piccioni.
Una commedia nera, una macchina fatta di trovate, energia, divertimento. “Il Delitto di via dell’Orsina” è uno degli atti unici più conosciuti di Eugène Labiche, padre nobile del vaudeville, talento prolifico e sopraffino capace di svelare, con indiavolate geometrie di equivoci e farse, il ridicolo nascosto sotto i tappeti della buona borghesia. Per i due protagonisti, disposti a tutto pur di sfuggire alla colpa e mantenere le apparenze, non resta che far sparire ogni prova. Andrée Ruth Shammah che firma la regia e, assieme a Giorgio Melazzi, l’adattamento, mantiene intatta la struttura della pochade e del gioco indiavolato degli equivoci ma vira al noir seminando inquietudini all’ombra di qualcosa che incombe.
La Francia perbenista e ottocentesca di Labiche diventa l’Italia del primo dopoguerra, prefascista e conformista. Alcune battute e personaggi sono ‘rubati’ da altri lavori del drammaturgo francese per dare più spessore alle sotto-trame e rendere più stratificata la vita che c’è dentro. Un sottile turbamento, fatto di piccole sospensioni, guida gli attori. Clownerie e astrazione beckettiana, il ritmo del vaudeville e la tradizione del teatro brillante italiano si incontrano in un vaudeville noir che fa ridere e pensare e che con i suoi vorticosi intrecci riesce a raccontarci, in modo non scontato, il disorientamento che stiamo attraversando.
Un atto unico che spinge sul gran gioco del teatro e delle sue possibilità, in cui si inseriscono couplets cantati. Una vicenda fatta di tensioni che gioca con i tanti tic di oggi e mette in scena il contrasto tra come vogliamo apparire e come siamo davvero dentro la solitudine che ci attanaglia. Così una commedia come questa di Eugène Lebiche trova, più che una pura regia, una versione completa perfetta: traduzione, parziale riscrittura, aggiunta di due personaggi, due camerieri e inserto di canzoni composte per l’occasione.
I biglietti sono disponibili presso la biglietteria del teatro dal lunedì al venerdì tra le 10 e le 12 (oltre che un’ora prima degli spettacoli), alla Proloco di Camogli e alla Proloco di Recco negli orari di apertura, oltre all’Hotel Cenobio dei Dogi. Si possono acquistare i biglietti anche online, tramite il sito Vivaticket. Tutte le informazioni sono sul sito www.teatrosocialecamogli.it e sui canali social del Teatro: su Facebooke su Instagram cercando @teatrosocialecamogli.
Gianluca Dotti