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Eventi culturali

Amiata Folk Festival

 

 

Dal 6 all’ 8 luglio ad Arcidosso (GR) torna “Il calore della terra”, la rassegna che porta nel cuore della montagna toscana musiche e danze del sud Italia

L’Amiata Folk Festival presenta il cartellone che apre un’estate di grande musica sul Monte Amiata

La tre giorni dedicata alla grande musica popolare sarà solo il preludio per un mese di appuntamenti che dal jazz alla musica classica, trasformeranno i borghi di Arcidosso e Abbadia San Salvatore in inediti palcoscenici a cielo aperto

 

Si accordano gli strumenti per il grande luglio di musica che si prepara a vivere il Monte Amiata (Toscana). Una stagione fatta di tanti appuntamenti che prenderà il via ad Arcidosso dove dal 6 all’8 luglio torna l’Amiata Folk Festival con “Il calore della terra”, calendario all’insegna delle contaminazioni che porta nel cuore della montagna toscana musiche e danze del sud Italia.

 

Imperdibile il programma dell’edizione 2018 che per tre giorni trasforma il borgo amiatino in un palcoscenico a cielo aperto pronto ad accogliere laboratori, spettacoli e concerti che vedono protagonisti alcuni dei massimi esponenti della musica popolare in luoghi ricchi di storia come il Castello Aldobrandesco o il bellissimo Parco del Pero.

 

Dal tacco alla punta dello stivale, venerdì 6 luglio, si viaggia tra voci del Salento e i suoni della Calabria.

“Il corpo che canta” è il laboratorio di canto a cura di Enza Pagliara che lavorando con l’ascolto e la memoria, permetterà di sperimentare attraverso il proprio corpo i suoni della cultura tradizionale salentina (inizio ore 15).

Racconta invece la festa “Il sonu a ballo nell’Aspromonte meridionale”, il laboratorio con musica dal vivo a cura di Agata Scopelliti che trasporta in quella Calabria dove si conserva una tradizione viva di musica e ballo (inizio ore 16.30).

Un doppio concerto prenderà il via alle ore 21.00: la prima parte è affidata a “Terragnula” ovvero Enza Pagliara e Dario Muci, due tra le voci più intense del Tacco d’Italia che propongono canti dimenticati, raccolti dalla voce viva dei cantori del Salento.

Nella seconda parte invece saliranno sul palco “I Suonatori Valle del Sant'Agata” ovvero (Piero Crucitti, Davide Ambroggio, Mario D’Amico, Agata Scopelliti),  un gruppo che arriva da Cataforio, piccolo villaggio alle pendici dell'Aspromonte, roccaforte della musica di tradizione orale e da ballo.

 

 

 

I canti e balli dell'entroterra toscano saranno invece il tema della seconda giornata del festival. Il pomeriggio di sabato 7 luglio sarà dedicato al “ballo all'antica” della Val di Sieve con un laboratorio condotto da Marco Magistrali e Filippo Marranci e curato dall’Associazione La Leggera.

In uno spettacolo tutto da ballare, alle ore 21.00, i “Suonatori della leggera” (Marco Magistrali, Filippo Marranci, Ilaria Danti, Fabio Soldati, Valentino Receputi, Silvia Falugiani, Pietro Gheri, Cecilia Valentini, Mattia Ceccarelli), si esibiranno con canti e sonate di tradizione orale della Val di Sieve raccontando la cultura contadina di quella terra.

 

Domenica 8 luglio, la danza e la musica salentina divengono racconto coreografico, musicale e contemporaneo.

Nel pomeriggio (alle ore 16.30) “Viaggio tra le Tarantelle del Sud Italia”, un Iaboratorio a cura delle insegnanti della scuola Tarantarte.

Alle ore 21.00 prenderà inizio una serata divisa in due parti: si comincia con “Premesse a Kore” il nuovo spettacolo della compagnia Tarantarte - Nuova Danza Popolare diretta da Maristella Martella. E’ proprio Kore, la “fanciulla indicibile”, il nume ispiratore di questo lavoro della che scava nel mito e nel rito delle danze popolari del Mediterraneo legandone il presente alle origini più antiche.  In scena le danzatrici della Compagnia Tarantarte – Nuova Danza Popolare: Maristella Martella, Silvia de Ronzo, Manuela Rorro, Laura de Ronzo, Alessandra Ardito.

A seguire sul palco saliranno gli Officina Zoè (Cinzia Marzo, Lamberto Probo, Donatello Pisanello, Giorgio Doveri, Silvia Gallone, Luigi Panico) una band trascinante, dal sound inconfondibile, vera ambasciatrice della pizzica nel mondo che vanta innumerevoli collaborazioni artistiche e partecipazioni ai più importanti appuntamenti internazionali di musica.

 

 

 

 

L’Amiata Folk Festival sarà solo un emozionante preludio al lungo luglio in musica del monte Amiata.

Dal 12 luglio al 6 agosto torna Clazz, festival internazionale che porta sull’Amiata un numero incredibile di musicisti provenienti da varie parti del mondo. Musica classica e musica jazz saranno l’ideale colonna sonora di queste tre settimane in cui Arcidosso si trasforma in un vero laboratorio musicale. Nel piccolo centro arrivano infatti strumentisti affermati a livello internazionale per tenere master class dedicate a giovani musicisti. Un percorso che viene arricchito da esibizioni uniche che animano teatri e piazze del bellissimo centro storico dando vita a una rassegna di concerti ad ingresso gratuito.

Invece dal 27 al 29 luglio ad Abbadia San Salvatore si rinnova l’appuntamento con il Francigena Folk Festival, una tre giorni dedicata alle radici della musica popolare che nella bellissima Piazza Santa Croce permette un singolare intreccio tra i suoni della tradizione e la world music.

 

Per maggiori informazioni:

Pro Loco Arcidosso 0564 968084 - 388 8656971; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Sonia Corsi

 

 

 

 

GAUGUIN E GLI IMPRESSIONISTI

 

 
                                                                   Mostra a cura di Anne-Birgitte Fonsmark 

                                 La mostra è organizzata da Ordrupgaard, Copenaghen, Fondazione Bano e Comune di Padova


Dipinti, o più correttamente capolavori, di Cézanne, Degas, Gauguin, Manet, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Matisse sono proposti in Gauguin e gli Impressionisti. Capolavori dalla Collezione Ordrupgaard, dal 29 settembre 2018 al 27 gennaio 2019, a Palazzo Zabarella.
La Fondazione Bano e il Comune di Padova sono entrati, unici per l’Italia, nel pool di quattro grandi sedi mondiali selezionate ad accogliere la celebre Collezione danese, eccezionalmente disponibile per il completo rinnovo del Museo che ad essa è dedicato a Copenaghen. In questi mesi la mostra Gauguin e gli Impressionisti è in corso alla National Gallery of Canada, per raggiungere quindi l’Italia, in Palazzo Zabarella e concludersi in una sede svizzera, prima di rientrare definitivamente all’Ordrupgaard Museum, a nord di Copenaghen.

Gauguin e gli Impressionisti. Capolavori dalla Collezione Ordrupgaard consentirà al pubblico italiano di ammirare una strepitosa selezione di opere, il fior fiore della Collezione creata ai primi del Novecento dal banchiere, assicuratore, Consigliere di Stato e filantropo Wilhelm Hansen e da sua moglie Henny. Collezione che è considerata oggi una delle più belle raccolte europee di arte impressionista. E che, all’indomani del primo conflitto mondiale veniva valutata come « senza rivali nel nord Europa ».  
Hansen, che sino ad allora aveva collezionato solo pittura danese, fu affascinato dalla nuova pittura francese in occasione del suo primo viaggio d’affari a Parigi nel 1893. Viaggio seguito da metodiche visite al Salon, alle gallerie e ai musei. Da queste frequentazioni maturò, nel 1915, il progetto di creare una collezione di arte francese all’altezza della sua collezione danese. Alla decisione non fu estranea l’idea che l’arte francese fosse destinata ad un rapido aumento di valore e risultasse quindi un perfetto investimento, purché ad essere acquistate fossero le opere realmente più importanti sul mercato. Scelta che spiega la presenza, in Collezione, di una concentrazione così elevata di capolavori. In soli due anni, dal 1916 al 1918, Hansen riuscì a creare, grazie anche agli avveduti consigli di uno dei più importanti critici d'arte del momento, Théodore Duret, una collezione che il suo collega collezionista svedese Klas Fåhræus avrebbe descritto come la “migliore collezione impressionista al mondo”.
Per finanziare l’acquisto di opere d’arte, Hansen creò un Consorzio, nel quale coinvolse amici facoltosi, interessati a portare in Danimarca la nuova arte francese e in particolare gli Impressonisti, gli artisti che li hanno preceduti, i loro due successori, Cézanne e Gauguin.
Nell’immediato dopoguerra, il Consorzio colse le occasioni che il mercato offriva, acquistando intere importanti collezioni e singole opere d’eccezione. Ad esempio, nella primavera del 1918, riuscì ad investire oltre mezzo milione di franchi per comperare opere offerte nelle aste della tenuta di Degas, che misero sul mercato la sua favolosa collezione d'arte. 
Per la Collezione, Hansen costruì una nuova Galleria dove, una volta la settimana, il pubblico poteva ammirare le sue 156 opere - che spaziavano dalle tele neoclassiche e romantiche, con David e Delacroix, al realismo e all'impressionismo, al post-impressionismo con Cézanne e Gauguin, e infine Matisse come il primo dei fauve.
Nel ’22, la Landmandsbanken (la banca danese degli agricoltori), a quel tempo la più grande banca privata del paese, fallì e trascinò nel suo fallimento anche il finanziere e collezionista che, per evitare il tracollo, decide di svendere i suoi quadri francesi. 
Poi la ripresa e, con essa, la decisione di ricostituire la Collezione. 
Tra le nuove acquisizioni c'erano il Ritratto di George Sand di Delacroix, una Marina a Le Havre di Monet, Il Lottatoredi Daumier. Anche la favolosa interpretazione di Courbet del Capriolo nella neve si unì alla collezione di Hansen, dove avrebbe preso il suo posto come una delle sue opere principali.
L’ultimo acquisto fu di un piccolo pastello di Degas, raffigurante una ballerina che si chinava per aggiustarsi la scarpetta. Il pastello era stato in precedenza di proprietà di Paul Gauguin, che era un grande ammiratore di Degas, e aveva incorporato il pastello sullo sfondo di una delle sue immagini di fiori. Nel 1931 Hansen aveva acquistato il pastello dal politico e scrittore danese Edvard Brandes, che lo aveva avuto da sua cognata, Mette Gauguin. 
"Ora ho finito con gli acquisti", affermò Hansen. La raccolta era completa, ma non era più aperta al pubblico. Wilhelm Hansen si sentiva amareggiato. Fu sua moglie a trasmettere la collezione allo stato della Danimarca, rendendola così pubblica.


Ufficio Stampa Fondazione Bano: tel. +39 049 8753100 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
con: Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049663499 
Referente Stefania Bertelli: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

A SAN MICHELE PAGANA (GE) TORNANO A SPLENDERE LE OPERE SETTECENTESCHE DEL MARAGLIANO, SULLE NOTE DI BACH, MOZART, VERDI E VIVALDI

Di Fabio Miceli

Domenica 13 maggio nella parrocchia del comune rapallese concerto di musica sacra aperto al pubblico. La Diocesi e il coro F. Veniero di Torino celebrano così la nuova vita di tre sculture in legno del celebre scultore ligure 

Il 13 maggio alle ore 16, nella Chiesa Parrocchiale di San Michele di Pagana (GE), verrà presentato il restauro di tre sculture in legnorisalenti al XVIII secolo, create dal celebre scultore ligure Anton Maria Maragliano(1664-1739) e dalla sua bottega. Nell’occasione il coro “Francesco Veniero” di Torino, composto da circa 40 elementi,terrà un concerto di musica sacra, interpretando le opere di alcuni fra maggiori interpreti come J. Arcadelt - J.S. Bach - W.A. Mozart - G. Rossini - P.D.M. Stella - G. Verdi - A. Vivaldi.

Le opere oggetto del restauro, conservate nella chiesa parrocchiale del comune rapallese dedicata all’ Arcangelo Michele (nota per la presenza di un dipinto di Anton Van Dyck insieme ad altre significative opere d’arte), sono il Cristo Crocifisso posto al di sopra dell’altar maggiore, la Madonna con Bambino, collocata nell’apposita nicchia sopra l’altare della cappella di destra, e la statua di Sant’Orsola che si trova a sinistra dell’ingresso della chiesa.Le operazioni di restauro, durate 12 mesi e da poco concluse, sono state possibili grazie al finanziamento, pari al 60% dei costi, concesso dalla Compagnia di San Paolo a seguito del bando “La grande scuola di A. M. Maragliano”. Hanno contribuito inoltre generosi benefattori locali, il Lions Club di Rapallo e l’amministrazione comunale. Tutte le operazioni di restauro sono state effettuate con la supervisione della dottoressa Alessandra Cabella della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Liguria, coordinatrice di 3 laboratori: “Restauratori e Conservatori” di Maura Checconi Crubellati e Adriana Adelmann – il “Centro di Palazzo D’Oria” di Flavio Brunetti – e “Nicola Restauri”. 

Domenica di festa e cultura dunque che vedrà il suo culmine con l’inizio dell’atteso concerto del "Coro Francesco Veniero", proveniente dal Santuario Madonna del Pilone in Torino. Nato nel 1982 guidato dal Maestro Franco Gabriele Turicchi che l’ha fondato e lo dirige da trent’anni, con la collaborazione organistica di Flavio Guglielmi. Il Coro ha al suo attivo numerosi concerti e messe nelle maggiori chiese torinesi, in varie città italiane e all’estero, grazie al suo vasto repertorio sacro. Ha eseguito inoltre concerti di musica polifonica e lirica. Rientrano nel repertorio del Coro, il “Gloria” di A. Vivaldi, la“Via Crucis” di F. Liszt, il “Te Deum” di M.A. Charpentier,la “Messe Solennelle à Sainte Cécile” di Ch. Gounod, la “Missa Prima Pontificalis” di L. Perosi, la “Messe brève” di Ch. Gounod.  Tra gli impegni più prestigiosi spiccano il concerto all’Auditorium Rai di Torino,le Messe nelle Basiliche di Sant’Antonio a Padova, dei S.S. Apostoli a Roma, nella Chiesa di Santa Croce a Firenze e nella Basilica Inferiore di San Francesco ad Assisi ed il concerto eseguito  nel 1997 nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi, su musiche di compositori francescani.

APPROFONDIMENTO – LE OPERE DEL MARAGLIANO E I LAVORI DI RESTAURO

Anton Maria Maragliano (Genova, 1664-1739) è sicuramente il più conosciuto autore di sculture in legno del suo tempo; la sua bottega produsse numerose opere raffiguranti Madonne, santi, scene dai Vangeli, personaggi per il presepio, che sono tuttora in chiese, oratori e santuari in tutta la Liguria; la sua fama si spinse anche all’estero, ricevette infatti commesse anche dalla Spagna. A Rapallo, oltre il Cristo Crocifisso a San Michele di Pagana, possiamo ammirare un suo bel San Sebastiano nell’oratorio dei Bianchi, in questo periodo però la statua è in mostra al Metropolitan Museum of Art di New York.

 La statua del Cristo Crocifisso

Offerta alla chiesa dall’allora rettore don Gio. Lorenzo Roncaglioli (o Roncagliolo), fu consegnata il 18 settembre 1738, sei mesi prima della morte dell’artista. La croce, in origine ornata dai tradizionali canti in argento, venne manomessa e depredata nel periodo dell’occupazione napoleonica. La qualità e le caratteristiche della splendida scultura sono tali che studiosi ed esperti dell’opera del Maragliano sono concordi nell’attribuirne l’esecuzione al maestro stesso e non all’intervento di aiuti o allievi.  Il particolare del volto, con la fronte corrugata e la bocca socchiusa nello spasmo dell’agonia, trasmette una forte emozione all’osservatore.

Il restauro è stato curato dal laboratorio “Restauratori e conservatori” di Maura Checconi Crubellati e Adriana Adelmann.

La splendida statua lignea della Madonna con Bambino

Non ha una provenienza documentata, ma nell’archivio parrocchiale vi è una nota che afferma che il rettore Roncagliolo, nel 1735, fece indorare e graffire la statua a Contardo Torre. Questo artista è identificabile con Gottardo Torre collaboratore in più occasioni della bottega di Anton Maria Maragliano; da qui l’ipotesi che l’opera provenga dalla bottega maraglianesca e sia di mano di un collaboratore molto vicino ai modi del maestro.

Il restauro è stato affidato al Centro di Palazzo D’Oria di Flavio Brunetti.

La scultura in legno policromo, raffigurante Sant’Orsola con palma del martirio e bandiera

Fu acquistata dai confratelli dell’oratorio dedicato alla Santa nel 1750. I caratteri stilistici dell’opera ne fanno presumere la provenienza dalla bottega condotta dal nipote di Anton Maria, erede e continuatore dell’opera del maestro o comunque da quella di un artista di impronta maraglianesca. La figura della Santa, elegantemente vestita, nel suo movimento sembra far fluttuare il velo e i vari panneggi della veste.

Il restauro è stato affidato al laboratorio Nicola Restauri di Aramengo (To).

La chiesa di San Michele di Pagana

Nota soprattutto per la presenza del dipinto di Anton van Dyck raffigurante “Cristo crocifisso con San Francesco, San Bernardo e l’offerente Francesco Orero”, ha molte altre importanti opere d’arte e l’essere stata ammessa al contributo della Compagnia di San Paolo di Torino, ha permesso alla parrocchia di proseguire nell’operazione di restauro e conservazione, operazione in atto da alcuni anni con significativi risultati.

MOSTRA DELL’ARTIGIANATO DI FELTRE, IL GIOCO È PROTAGONISTA DELLA 32^ EDIZIONE

 

La storica Mostra dell’Artigianato Artistico e Tradizionale di Feltre (Belluno) torna, dal 29 giugno al 1° luglio, ad animare una delle città più antiche e suggestive di tutto il Veneto. Un’edizione dove l’arte può essere interpretata come un gioco di forme, colori e materiali delle opere di artisti, provenienti da tutta Italia, esposte all’interno dei palazzi del centro storico e visitabili seguendo un percorso ricco di storia e fascino. Inoltre, la Mostra ha in programma un concorso per artisti del ferro battuto e un simposio di scultura del legno ma anche spettacoli e attività didattiche per bambini.

È il gioco di espressioni artistiche il tema centrale attorno al quale ruotano le mostre e le esposizioni organizzate per la Mostra dell’Artigianato Artistico e Tradizionale di Feltre, quest’anno giunta alla 32^ edizione. Una manifestazione che per tre giorni, dal 29 giugno al 1° luglio 2018, anima le vie e gli androni dei palazzi nobiliari assieme alle antiche botteghe del centro storico cittadino. Un evento per celebrare le eccellenze dei mestieri artigianali e far conoscere una delle città più suggestive di tutto il Veneto per la sua ricca storia risalente al 1° secolo a.C. e per la sua posizione geografica; nasce in un anfiteatro naturale di rara bellezza situato ai piedi delle Prealpi.
 
Il connubio tra Feltre e l’artigianato vanta origini molto antiche e che ancora oggi gode di ottime espressioni. La città, con le sue connotazioni storiche, culturali e produttive si è prestata nei secoli a diventare una vera e propria culla per lo sviluppo di botteghe e attività artigianali, registrando delle vere e proprie eccellenze in settori come la
 tessitura, la lavorazione del legno, del ferro e della pietra. Lana, seta e canapa per realizzare panni e stoffe da esportare a Venezia, Bologna, Ferrara; legno per costruire oggetti destinati all’uso quotidiano (sedie, utensili), ma anche per mobili incisi e sculture, o addirittura per le zattere e le travi da utilizzare nella costruzione delle case e delle ville. E poi il ferro, materiale che i fabbri feltrini lavorano per costruire soprattutto le spade destinate alla Repubblica di Venezia e agli eserciti di tutta l’area europea. Infine, la pietra estratta e lavorata per realizzare le abitazioni, i camini, i tetti, ma anche gli stemmi nobiliari e le lapidi con iscrizioni di cui la città è particolarmente ricca. Quale luogo migliore di Feltre quindi dove dedicare una mostra alle attività artigianali e artistiche da presentare a turisti e visitatori come esperienza culturale adatta a tutta la famiglia?
 
Quest’anno il
 programma prevede l’inaugurazione la sera di venerdì 29 giugno e, subito a seguire, il via del Simposio di scultura e il Concorso di forgiatura che ha come tema “il gioco”. Entrambe le competizioni, per le quali sono assegnati dei premi al temine della manifestazione, vantano la presenza di affermati artisti nazionali nella lavorazione del ferro e del legno. Anche i piccoli visitatori potranno diventare artisti e artigiani per un giornocimentandosi nella forgiatura, grazie al laboratorio di Daphne Kooistra dedicato ai bambini sia sabato 30 giugno che domenica 1° luglio. Durante l’intera manifestazione sono inoltre previsti spettacoli per bambini che spaziano dal teatro alla giocoleria e l’arte circense. Intanto, per tre giorni, tra le vie della cittadella medievale, negli androni dei palazzi e nei cortili, gli artigiani espositori mettono in mostra i loro manufatti, talvolta facendo anche dimostrazione diretta di come eseguono le loro lavorazioni. Il tema del giocotorna protagonista anche nelle numerose mostre ospitate nei palazzi nobiliari e aperte ai visitatori della Mostra dell’Artigianato. In particolare, Palazzo Zasio ospita una rassegna sul personaggio di fumetti e cartoni animati Popeye, Palazzo Villabruna espone le carte da gioco dedicate al Palio di Feltre e realizzate dalla famosa azienda Dal Negro di Treviso su disegni dell’artista feltrino Gian Antonio Cecchin, mentre la Sala Consiliare dello storico palazzo che ospita il Comune fa spazio al modellismo. In mostra “Il metallo delle Dolomiti per le spade dei re” e, a Palazzo Borgasio,l’installazione dell’Arca dei Talenti, progetto che valorizza talenti emergenti nell’ambito dell’artigianato di eccellenza.
 
La manifestazione prevede l’ingresso gratuito al pubblico di tutte le età e all’interno presenta vari punti di ristoro dove poter degustare piatti tradizionali e specialità locali, per godere in compagnia di una sosta enogastronomica nelle pause tra una mostra e uno spettacolo per i più piccoli.
 

 

Federica Da Col 

 ULTIME DUE SETTIMANE PER LA VISITA ALLA MOSTRA FOTOGRAFICA SULL’APOCALISSE DI  ALEPPO di DOMENICO QUIRICO AD ASTI

 

Di Luciano Scarzello

 

 

 

 A TORINO  l’altra mostra fotografica  “ARMA IL TUO PROSSIMO” SULLE GUERRE CONTEMPORANEE

 

Una delle piu grandi tragedie delle guerre contemporanee si è  consumata nei mesi scorsi ad Aleppo, città di grandi testimonianze storiche sia di epoca romana che di quella islamica dove è avvenuta la 

resa dei conti tra l’esercito del dittatore siriano Bashar Al Assad e le truppe ribelli al regime. Una guerra violenta e crudele senza esclusione di colpi che vede protagonista da ormai 4 anni anche i terroristi dell’Isis. 

 

Aleppo era una città stupenda con una delle piu grandi moschee del mondo arabo, ora è un cumulo di rovine. Sull’apocalisse della famosa città siriana, l’invito speciale de “La Stampa” Domenico Quirico  si è fatto promotore di una mostra di foto che raccontano la guerra e la tragedia e che è allestita fino al 20 maggio al palazzo Mazzetti di Asti sede della Fondazione della locale Cassa di Rispamio.  Si domanda Quirico che in Siria 5 anni fa venne  rapito e sequestrato per 5 mesi dai terroristi: come si uccide una città intera? A poco a poco, smontandola, tagliando le vene delle strade ad una ad una, schiacciando sotto le macerie i luoghi di incontro, le piazze, le moschee, i caffè, fino ad inaridirli.  Quirico sintetizza il senso  della nuova mostra che in quasi  4 mesi è stata visitata  finora da centinaia 

di persone.

 

Unica in Italia  ripercorre i cinque anni di guerra che hanno coinvolto Aleppo dal 2011 al 2016. Attraverso un allestimento multimediale, il visitatore viene immerso nella realtà della città siriana e dei suoi  abitanti, rappresentati dalle voci di attori che narrano momenti di drammatica quotidianità. Lo studente, il cecchino, il maestro di scuola, la giovane donna, la famiglia di migranti: incontri che il visitatore vive percorrendo spazi di città ricreati con installazioni, gigantografie e video. Come sostiene Quirico ““Non è attraverso piantine, avanzate, ritirate, comunicati, annunci, che si può raccontare e capire Aleppo; non puoi toccare le parole se non gli viene data una forma umana”.  E la forma c’è visto che, come ha scritto piu’ volte il giornalista, obbiettivo del suo lavoro è raccontare il male e  le tragedie visti con i propri occhi.

 

Il percorso espositivo diventa esperienza diretta: il visitatore prende coscienza del baratro in cui è 

caduta Aleppo, una città millenaria il cui centro storico era stato proclamato dall’ Unesco Patrimonio 

dell’Umanità. Una città moderna, motore economico della Siria, con una popolazione di quasi due 

milioni di abitanti che nel 2011 aveva abbracciato i venti di rinnovamento della cosiddetta Primavera Araba. Istanze democratiche degenerate in una brutale guerra civile, in cui ogni cittadino è stato costretto - suo malgrado - a schierarsi contro altri concittadini. 

A Torino al museo del Risorgimento è stata invece prolungata fino al 1 settembre la mostra dal titolo “’Arma il prossimo tuo. Storie di uomini, conflitti e religioni”. 110 scatti fotografici realizzati da Roberto Travan e Paolo Siccardi sui molti conflitti che han segnato l’età contemporanea dalla Jugoslavia, alla Cecenia, al Medio Oriente, la Somalia. Vengono raccontate le vittime nei campi di battaglia, i villaggi distrutti e i profughi in fuga. Ne emerge un particolare agghiacciante: le fede in Dio e il dovere di combattere in nome di Dio. Un Dio “strumentalizzato” a fini politici e  che non è quello che ci è stato insegnato.

 

 

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