NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta.

Approvo
image1 image2 image3 image3

Agricoltura

GENAGRICOLA 1851 LAVORA I CAMPI CON FARMDROID FD20, ROBOT INNOVATIVO, SOSTENIBILE E ADATTO A OGNI TIPO DI COLTURA

 

La scorsa primavera il droide è stato introdotto presso la storica tenuta di Ca’ Corniani, dando prova delle sue innumerevoli doti di alleato al lavoro di tutti i giorni.

Farmdroid FD20, primo robot al mondo in grado di occuparsi in maniera autonoma sia della semina che del diserbo meccanico, è il nuovo alleato degli agricoltori di Genagricola 1851. La tecnologia danese, sviluppata da due ricercatori a partire dal 2018, sbarca anche in Italia e Ca’ Corniani è tra i primi a adottare questa innovazione anche su estese superfici. Introdotto al lavoro la primavera scorsa, Farmdroid ha seminato con successo ben 30 ettari di barbabietole, mantenendoli oltretutto liberi dalle infestanti.

 

L’introduzione di questa nuova tecnologia rientra nel solco dello sviluppo sostenibile che Genagricola 1851 ha intrapreso da tempo e in maniera decisa: il robot da campo funziona infatti a energia solare, alimentato interamente ed esclusivamente da quattro pannelli fotovoltaici che ricoprono la struttura e che ne garantiscono il funzionamento per 24 ore. Grazie a queste caratteristiche, il droide è completamente CO2 neutral.

 

I vantaggi di questa tecnologia non si riducono all’abbattimento delle emissioni inquinanti: totalmente autonomo nelle proprie attività e guidato da un lato da una sofisticata tecnologia GPS e dall’altro dalle mappe di prescrizione caricate dagli agronomi aziendali, Farmdroid consente di rispettare i dettami della più raffinata agricoltura di precisione, deponendo le sementi con accuratezza millimetrica. Inoltre, riesce a garantire autonomamente anche il diserbo meccanico, azzerando l’utilizzo di prodotti chimici per il controllo delle malerbe: il macchinario in effetti si ricorda il punto preciso in cui ha seminato ed elimina meccanicamente tra le file della coltura le erbe infestanti.

 

Ancora, l’autonomia operativa di Farmdroid permette di prolungare le attività in campo nel corso della giornata senza richiedere l’intervento degli operatori, riducendo così lo stress del personale. Infine, la macchina – molto leggera rispetto le consuete attrezzature agricole – permette di mantenere intatta la microstruttura del terreno, garantendo alle radici della coltura di svilupparsi maggiormente nel terreno.

 

Daniele Colombo, Responsabile area Nord, Allevamenti, Agroenergie per Genagricola 1851, ha seguito da vicino questa acquisizione e commenta così il primo ciclo di lavorazioni affidate a Farmdroid: “Le prime prove con questa nuova attrezzatura hanno dato un esito positivo: abbiamo seminato ben 30 ettari di barbabietole in maniera quasi del tutto autonoma, se non per l’avvio dei lavori e la formazione dei nostri colleghi. Gli standard di lavorazione sono gli stessi delle più consuete attrezzature che vengono mosse però da operatori e, se i tempi per la semina sono oggettivamente più lunghi, c’è da dire che Farmdroid riesce ad operare senza sosta su cicli di lavoro ben superiori alle 8 ore al giorno, in maniera del tutto autonoma e silenziosa. E poi che bello controllare il suo lavoro comodamente dalla app sul cellulare anche quando sei lontano dall’azienda o nei giorni di festa.”

 

Igor Boccardo, Amministratore Delegato di Genagricola 1851, afferma: “È dovere di una grande azienda agricola agire con responsabilità nei confronti dell’ambiente, investendo in tecnologie all’avanguardia che ci costringano e ci stimolino ad adottare gli strumenti più innovativi al servizio dell’agricoltura. Farmdroid si colloca indubbiamente in questa direttrice e ribadisce l’attenzione dell’azienda in tema di riduzione delle emissioni e di uso responsabile delle materie prime oltre che confermare l’adesione alle tecniche dell’agricoltura di precisione.”

 

Per sapere di più di Genagricola 1851: www.genagricola.it

Per sapere di più su FarmDriod FD20: www.youtube.com

PREVISIONI VENDEMMIALI

IL PRESENTE È SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE E SOCIALE

Le conclusioni della seconda edizione de Il Convivio 

L’Agricoltura nel 2023: biologica, biodinamica o…”, a Mura Mura

Fare rete e creare valore sostenibile” è il messaggio lanciato all’unisono durante la seconda edizione de Il Convivio,evento organizzato da Mura Mura dedicato quest’anno a “L’Agricoltura nel 2023: biologica, biodinamica o…”.

Il Convivio, fondato nel novembre del 2021 da Federico Grom e Guido Martinetti, amici fraterni e fondatori di Mura Mura - azienda di 30 ettari coltivati a vigneti e frutteti che sorge sulle colline al confine con le Langhe, è un luogo esclusivo di incontri di respiro internazionale, uno spazio dedicato al confronto dove la cultura genera cultura e dove fermarsi a riflettere e discutere su macro temi di attualità. 

L’appuntamento di questo anno dedicato all’agricoltura ha visto alternarsi grandi ospiti di calibro internazionale sul palco allestito nella suggestiva sala di affinamento della cantina Mura Mura.

A moderare l’intero dibattito con sagacia e lucido realismo il padrone di casa Guido Martinetti, che fin dall’inizio ha posto l’accento sull’obiettivo della giornata, “aprire la mente, ascoltare più opinioni possibili e non cercare risposte ma porre domande sul tema della sostenibilità”, quest’ultima da sempre specchio mutevole del contesto storico vissuto.

Comprendere e discutere di un tema così complesso e ampio, alcune volte contraddittorio, come lo sono il mondo del biologico o della biodinamica, ha stimolato l’interesse del pubblico e gli interventi dei relatori che hanno restituito una visione molteplice e variopinta, ma da approcciare con “rigore e mentalità aperta”, parole suggerite dallo stesso Guido Martinetti.

Le soluzioni per fare bene sono quindi molteplici, ma quali processi adottare? Biologico, biodinamico, lotta integrata… o convenzionale? Quale scegliere?

Il dibattito è cominciato con i due brillanti interventi di Lydia e Claude Bourguignon, massimi esperti di microbiologia del suolo e fondatori del Laboratoire d'Analyses Microbiologiques des Sols, che grazie ai loro studi hanno illustrato quanto sia importante preservare e nutrire la biodiversità del sottosuolo, per ottenere un’espressione di terroir di grande qualità.

Con Christian Magliola di Valoritalia, è stata compiuta una grande disamina del complesso mondo delle certificazioni sostenibili, con lo scopo di comprenderne meglio le potenzialità ma anche i limiti: le certificazioni sono imprescindibili per garantire un certo grado di sostenibilità, ma quanto tempo è giusto dedicare ad esse? 

Sorge quindi spontaneo un crescente bisogno di sostenibilità sociale, tema centrale dell’intervento di Giancarlo Gariglio di Slow Wine, che si è soffermato sull’essenza culturale del vino, spesso sottovalutata rispetto alla sua dimensione economica. La necessità è quella di allargare l’attenzione non solo alla sostenibilità ambientale ma soprattutto a quella sociale, educando e creando valore culturale. In che modo? Con la volontà di stringere collaborazioni virtuose e fare unione tra produttori, operatori e appassionati, con momenti di dialogo e apprendimento.

Con Francesco Minetti di Well Com si è riflettuto come la capacità di comunicare certi valori, ad esempio biologico o naturale, possa fare la differenza per un’azienda. In un esperimento da lui condotto assieme all’Università IULM e al Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Verona è emerso quanto il consumatore non dia un valore diverso al vino certificato come biologico rispetto a quello non certificato, e quindi definito genericamente “naturale”. Un dato sorprendente che, tra le molteplici osservazioni da fare, giustifica forse il motivo per cui molti produttori preferiscano comunicare il loro vino non come biologico bensì come naturale, senza avvalersi di certificazioni e risparmiando tempo e risorse economiche. È forse una direzione verso una sostenibilità più sociale? Come garantire quindi quella ambientale? 

Sollevati questi interrogativi è stato il momento dei produttori del mondo del vino, che hanno portato sul palco de Il Convivio il loro approccio e la loro esperienza sul campo: Giulio Bruni di Tenuta Tascante - Tasca d'Almerita,Alessandro Ceretto di Ceretto WineryBernard Zito di Zito e Pierre Larmandier di Larmandier Bernier si sono concentrati sui processi e le metodologie biologiche e biodinamiche in uso nelle proprie tenute, mentre Elisabetta Foradori di Foradori e Mateia Gravner di Gravner hanno esortato ad alzare lo sguardo dalla propria vigna e a concentrarsi sul mondo circostante, ricercando soluzioni per una viticoltura integrata all’ecosistema naturale. 

Ha parlato invece di azienda multifunzionale Roberto Martini di Cor-nus, che non è un produttore di vino bensì un allevatore, apicoltore e produttore di formaggi. Con la sua attività in Liguria ha scelto di non aderire a nessun marchio, poichè crede che sia giusto trasmettere al consumatore la propria filosofia e personalità, libera dai vincoli delle certificazioni e definita dai limiti e dai valori etici e sostenibili che essi stessi si pongono quotidianamente.

A chiudere il pomeriggio di confronto l’intervento di Danilo GuerriniPresidente Relais&Chateaux Italia e Maître de Maison di Borgo San Felice, che ha restituito al pubblico il punto di vista del mondo che si occupa di ospitalità sul tema della sostenibilità, rimarcando come il fare rete comune, dai produttori fino ai consumatori, sia la miglior via per perseguire la qualità e il rispetto dell’ambiente. 

Esperienze, idee, aneddoti e riflessioni. Tanto è quanto emerso dalla seconda edizione de Il Convivio di Mura Mura. Sicuramente sono state confermate le premesse di Guido Martinetti espresse a inizio dibattito: c’è una forte necessità di porre le giuste domande a temi quali il Biologico e il Biodinamico, rifuggendo dalla ricerca di facili e ingannevoli certezze. 

Oggi si assiste a una fase di esistenza mutevole e rapida dove questi temi sono ancora incerti, percepiti - ma non conosciuti realmente - dal grande pubblico, e quindi perfettibili.

All’esigenza di trovare una via improntata a una sostenibilità più solida si riscontra il sentimento comune di adoperare un approccio più umano e umanista: è necessario avere coraggio, di credere in ciò che si fa e in come lo si fa.

Perseguire la sostenibilità sociale è forse il primo passo per un presente ricco di valori e qualità, così come al momento sembrano non esistere processi e metodologie di gestione dell’agricoltura perfette, da perseguire pedissequamente. A meno che la scelta non sia valoriale, ma una mera azione di marketing, finalizzata alle vendite.Avere un approccio fermo, rigoroso nel momento della scelta, alzare gli occhi e guardare in modo ampio e illuminato la natura come le persone, la società civile come le aziende, ci può forse portare “a riveder le stelle”.

Mura Mura è un’azienda agricola di 30 ettari coltivati a vigneti e frutteti che sorge sulle colline verdeggianti di Costigliole d’Asti, al confine con le Langhe, di proprietà di Federico Grom e Guido Martinetti. L’azienda si completa di ulteriori 4 ettari vitati, a Barbaresco, nei cru di Roncaglie, Starderi, Currà e Serragrilli, e uno a Serralunga d’Alba, dove viene prodotto il Barolo nel cru di Sorano. Tutti i vini vengono realizzati nella cantina di Costigliole,dove insiste una licenza per la vinificazione di Barolo e Barbaresco,tra le poche disponibili in Italia. Nella cantina di Mura Mura coesistono due categorie di vini, Rigore e Fantasia,voci narranti di due territori unici e complementari:le Langhe e il Monferrato. Le etichette che rappresentano Rigore sono: Barbaresco Faset (100% nebbiolo), Barbaresco Serragrilli (100% nebbiolo) e Barbaresco Starderi (100% nebbiolo). Le etichette che rappresentano Fantasia sono: Romeo Piemonte DOC rosso (80% Barbera 15% Nebbiolo %4 Grignolino 1%Ruche’), Mercuzio Piemonte DOC rosso (90% Nebbiolo 5% Barbera %4 Grignolino 1%Ruche’), Miolera Barbera D’Asti Superiore (100% Barbera), Garibaldi Grignolino d’Asti (100%Grignolino) e Ofelia Piemonte Moscato Passito (50% Moscato Botritizzato 50% Moscato Icewine). La tenuta Mura Mura comprende anche il Relais Le Marne e il Ristorante Radici. Il ristorante è guidato dallo Chef torinese Marco Massara, la cui cucina è radicata in Piemonte e nel Monferrato ed esalta le materie prime povere locali, protagoniste della storia di questa terra, interpretandole in modo ricercato e attento. L’ambiente del ristorante è caldo e riservato, con 35 coperti, in una sala voltata a botte originale di fine Ottocento. Il Relais Le Marne è composto da La dimora dei Poeti (4 suite, 1 camera deluxe) e La Dimora degli Artisti (1 suite, 2 junior suite, 1 camera superior, 4 camere deluxe). Vi è inoltre La Casa nel Vigneto, una splendida suite con terrazzo, sospesa tra i vigneti con vista sul Monterosa e i vigneti del Monferrato. Il Relais Le Marne vanta una piscina coperta di 25 mt unica al mondo dotata di 3 corsie, guarda le vigne circostanti ed è aperta tutto l’anno, una palestra di 140 mq attrezzata Technogym e una Spa completa di sauna, idromassaggio, sala massaggi e vasca di acqua gelida. 


Francesca Pelagotti 

SONDAGGIO FIERA DI VITA IN CAMPAGNA, 4 HOBBY FARMER SU 10 “COLTIVANO IL RISPARMIO”

ORTAGGI E PIANTE DA FRUTTO BIO PREFERITI A FIORI E PIANTE ORNAMENTALI

 

Quasi 4 hobby farmer su 10 si dedicano all’autoproduzione per risparmiare. E a unire l’utile al dilettevole, spiega il sondaggio realizzato dalla rivista specializzata Vita in Campagna in vista dell’omonima Fiera in programma a Montichiari i prossimi 17-18-19 marzo, ci pensa il carovita, che ha spinto la percentuale di coloro che coltivano da soli i prodotti che consumano dal 26,9% dello scorso anno al 38,5%. Un interesse, quello all'autoproduzione, che si riscontra anche nella scelta delle coltivazioni: rispetto al pre-pandemia (2019) è più che raddoppiata la percentuale di agricoltori per passione che coltiva ortaggi, a cui si dedica oggi il 42,6% degli intervistati, mentre si posizionano al secondo posto per popolarità le piante da frutto (20,8%). Si contendono il terzo posto fiori e piante ornamentali (10,2%), erbe aromatiche e officinali (9,7%) e olivo (9,6%), sostanzialmente a pari merito in calo generalizzato in confronto alle preferenze 2019.

Secondo i dati raccolti dal sondaggio, la maggior parte degli intervistati (42,3%) non è in grado di stimare il risparmio annuo generato dall’autoproduzione, mentre a circa il 26,7% non interessa. Tra coloro che riescono a quantificarlo (quasi un terzo degli hobby farmer), 3 su 10 dichiarano di riuscire a risparmiare più di 600 euro all’anno. Sul versante della spesa il 47,3% contiene i costi entro i 300 euro all’anno, il 29,6% tra i 300 e i 600 euro, mentre sono quasi il 12% quelli che investono più di 1000 euro ogni anno.

Passione per la vita, con l’85% dei rispondenti che dichiara di occuparsene da più di 5 anni, l'hobby farming si conferma una scelta orientata alla salute e al benessere: il 45,5% coltiva per avere prodotti più sani e genuini, ma si registra una crescente attenzione anche al relax, motivazione che spinge oggi circa un quarto degli intervistati (erano solo il 10% l’anno scorso). Sempre sul fronte salutistico, 6 hobby farmer su 10 praticano agricoltura biologica, con prodotti che vengono per la gran parte destinati all’autoconsumo (65,3%), anziché regalati (25,8%) o venduti (7,6%).

Per quanto riguarda le abitudini, anche se la maggior parte del campione dichiara che la pandemia non ha influito sulla sua passione, si nota che quasi un quarto (24,54%) dei green lover italiani ha aumentato il tempo dedicato a questo hobby. Solo il 3,3% utilizza app o supporti informatici per monitorare e tracciare i progressi, ma l’online è ormai diventato una risorsa diffusa per cercare informazioni (44,7%) e, in maniera minore, per acquistare prodotti e attrezzature (18,8%), nonostante l’età anagrafica dei rispondenti. La fascia più rappresentata sono infatti gli over 55, che rappresentano i due terzi degli intervistati.

Dopo tre anni di stop forzato dalla pandemia, la Fiera di Vita in Campagna, manifestazione di riferimento per gli appassionati del verde di tutta Italia, torna a fotografare per il decennale dell’evento un mondo che, secondo gli ultimi dati a disposizione, coinvolge 1,2 milioni di italiani. Il sondaggio, che ha raccolto più di 700 risposte in tutto lo Stivale, ha intercettato hobby farmer che vivono in più della metà dei casi (51,5%) in piccoli centri abitati, seguiti dalle abitazioni rurali (25,1%) e dalle grandi città (23,4%). Lombardia (27,64%), Veneto (12,55%), Piemonte (10,58%) ed Emilia-Romagna (10%) sono le regioni da cui provengono 6 rispondenti su 10. 

L’evento è organizzato dal mensile Vita in Campagna delle Edizioni L’Informatore Agrario di Verona: https://lafiera.vitaincampagna.it/

 

 

Marta De Carli (393.4554270 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.);

PRIMA EDIZIONE DI COLTIVATO IL FESTIVAL DELL’AGRICOLTURA

 

Tre giorni di incontri, conferenze, dibattiti, tavole rotonde, visite guidate, interviste, spettacoli e concerti

 

Nascerà a Torino nella primavera del prossimo anno ColtivaTo, il Festival dell’Agricoltura: tre giorni di incontri, conferenze, dibattiti, tavole rotonde, visite guidate, interviste, spettacoli e concerti per raccontare l’agricoltura in un grande evento scientifico-divulgativo che prenderà l’avvio, con cadenza biennale, sotto l’egida della Regione Piemonte, del Comune di Torino e del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. 

Il Festival, nato da un’idea di Antonio Pascale, scrittore e ispettore presso il Ministero dell’Agricoltura, e di Maria Lodovica Gullino, fitopatologo e imprenditore, che ne saranno rispettivamente direttore artistico e responsabile scientifico, si propone di parlare della “vera” agricoltura, spesso diversa da quella immaginata, bucolica, in modo rigoroso, basato su fatti e numeri, in un’ottica di economia e lavoro, di innovazione, scienza e tecnologia, senza dimenticare i temi del cambiamento climatico e della sostenibilità che all’agricoltura sono strettamente (inter)connessi. Il tutto con spirito critico ma aperto, rivolgendosi a un pubblico eterogeneo e affiancando a eventi di carattere strettamente scientifico, come seminari, interviste e tavole rotonde, momenti puramente divulgativi, come concerti e spettacoli, visite guidate, incontri tra giovani e imprenditori. 

Promotore e organizzatore del festival è la neonata Associazione Festival Internazionale dell'Agricoltura presieduta da Maria Lodovica Gullino e il cui consiglio direttivo è costituito da Maria Grazia Pellerino e Luca Remmert.  

ColtivaTo si terrà dal 31 marzo al 2 aprile 2023 e sarà un festival diffuso in numerose sedi nella città di Torino, cornice ideale: Torino e il Piemonte sono infatti un importante punto di riferimento nel settore agroalimentare, da un punto di vista produttivo e scientifico. 

 

Torino, oltre a essere città industriale e notoriamente legata a settori manifatturieri, è anche un’area agricola che, includendo l’area metropolitana, rappresenta una delle più grandi e varie di tutta l’Europa” dichiara Stefano Lo Russo, sindaco della Città di Torino. “Il settore dell’agricoltura, infatti, oltre a essere estremamente produttivo, sostiene la biodiversità e l’economia stessa di Torino, con i mercati di quartiere, ad esempio, che sono diventati luoghi in cui si promuovono i banchi di produzione locale. Siamo abituati a vedere Torino esclusivamente come città urbana, eppure è anche il comune con maggiori zone verdi grazie alle sue aree naturali. Per tutti questi motivi l’idea di un Festival dell’agricoltura a Torino è stata subito accolta dalla Città, in quanto sarà utile occasione per cogliere aspetti della biodiversità meno noti ma molto importanti per l’intero ecosistema torinese. 

L’agricoltura rappresenta storia, presente e futuro del nostro Paese e del Piemonte in particolare” sottolineano il presidente della Regione Alberto Cirio e l'assessore all’Agricoltura Marco Protopapa. “Parliamo di uno dei comparti più importanti per l’economia del nostro territorio, una eccellenza che contraddistingue l’identità dell’Italia in ogni parte del mondo. Per questo un festival che parla di agricoltura non poteva che nascere in Piemonte. Le sfide da affrontare sono molte, a cominciare da quella della sostenibilità e della tutela ambientale. E nessuno può essere testimone di questo impegno più di chi dedica la propria vita alla terra, ogni giorno.”

 

La pandemia da Covid-19 prima e la guerra in Ucraina poi hanno acceso i riflettori sull'agricoltura e sull'importanza di questo comparto economico di fondamentale importanza, troppo spesso considerato, invece, secondario ad altri” afferma Maria Lodovica Gullino. “Insieme con Antonio Pascale, con cui condivido una visione laica dell'agricoltura produttiva e innovativa, necessaria per sfamare noi e i paesi terzi, abbiamo pensato che fosse il momento giusto per parlare al grande pubblico dell'agricoltura, quella vera. Lo faremo a Torino, città da sempre aperta all'innovazione, con un festival che, partendo da numeri, dati, fatti, racconterà tutta la ricerca e innovazione che stanno dietro all’agricoltura.” 

L’Agricoltura: il regno delle contraddizioni” sostiene Antonio Pascale. “Vogliamo esportare i nostri prodotti ma non vogliamo importarli. Vogliamo il chilometro zero ma a patto che sia il consumatore che prenda la macchina e vado fino all’azienda: i km sempre quelli sono, ma facciamo finta di niente. No alle culture intensive, ma il monito vale per quelle degli altri, le mele Val di Non, invece devono essere secolari e tradizionali. Vogliamo i prodotti senza pesticidi e poi quando abbiamo i gerani investiti da un lepidottero chiediamo se c’è in vendita un prodotto stermina insetti, anche il Napalm va bene. Desideriamo innovazione quando si parla di cellulari e strutture mediche, parliamo con orgoglio di femminismo ed emancipazione ma il contadino deve essere quello di una volta e la cucina ovviamente quella della nonna che si sa, come cucinava lei nessuno al mondo: è certo, le donne al tempo quello dovevamo fare, faccende domestiche e cucinare a go go. Insomma, l’agricoltura è il regno delle contraddizioni perché in pochi conoscono la sua grammatica e dunque ci sono parole in libertà e in pochi conoscono i reali strumenti usati in agricoltura, Proprio perché tanta è la confusione in cielo figuratevi in terra, con questo festival cercheremo di costruire un abbecedario minimo utile per parlare di agricoltura: hai visto mai che un politico ne faccia buon uso.

 
Roberta Canevari 

2024 © Enocibario P.I. 01074300094    Yandex.Metrica