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Agricoltura

IL SAGRANTINO SIMBOLO DI INTEGRAZIONE CON I MIGRANTI TRA I FILARI DELLA CANTINA ARNALDO CAPRAI

 

 

 

C’è più di un lato buono del Sagrantino, grazie alla cantina Arnaldo Caprai dove sostenibilità sociale significa anche integrazione: grazie alla partnership, iniziata nel 2016, con la Caritas di Foligno oggi una sessantina di migranti costruiscono il loro futuro tra i filari di Montefalco.  La storia è raccontata oggi dall’inserto Buone Notizie del Corriere della Sera, in un ampio servizio firmato da Luciano Ferraro.

 

Nato sottovoce, questo reclutamento in cantina e campagna è diventato negli anni un punto fermo al punto che quando si è trattato di compilare le buste paga di febbraio per i 92 dipendenti della Arnaldo Caprai è risultato che 60 sono arrivati in Italia chiedendo il diritto di asilo. «Questi giovani – spiega Marco Caprai - sono la parte migliore di una generazione, hanno alle spalle un percorso di studi, parlano due o tre lingue. Da noi sono impiegati in tutti i settori, nei campi o nei lavori di cantina. Vengono assunti come salariati agricoli, con tutte le carte in regola, poi seguono dalla potatura delle viti alla raccolta dell’uva. Sono lavori quasi a tempo indeterminato, in media lavorano fino a 180 giornate l’anno. Purtroppo noi produttori del vino raramente ci possiamo permettere di assumere tutto il personale da gennaio a dicembre».

Il reddito di cittadinanza, poi, non ha agevolato il reclutamento di manodopera locale. «La cornice – spiega Marco Caprai - è quella della sostenibilità, quella sociale è fondamentale. La Caritas, da quando abbiamo iniziato questo percorso, ci segnala i giovani disponibili a lavorare tra i nostri filari, facendo incontrare due necessità oggettive, perché da quando è stato istituito il reddito di cittadinanza è diventato difficile trovare manodopera. La campagna, del resto, per molti non è la prima scelta per i giovani, e il Covid-19 ha persino peggiorato questa condizione». Negli ultimi anni la cantina è cresciuta dimensionalmente, avendo quindi la necessità di manodopera, ma anche la ferma volontà di affidarsi a pratiche contrattuali limpide e giuste: «Il welfare è un tema importante e serio per un’impresa che voglia essere realmente sostenibile», sostiene fermamente Caprai.

 

Così, a Montefalco, c’è chi pensa a costruire, ancora una volta, qualcosa di buono per il territorio e la sua gente: «È stato anche un modo – prosegue Marco Caprai - per spazzar via i pregiudizi: chi pensava che i migranti fossero scansafatiche pronti a delinquere ha dovuto ricredersi. Questi sono ragazzi che partono prima dell’alba in bicicletta da Foligno a Montefalco, 7 chilometri al buio, per iniziare il turno alle 6. E mentre stanno qui imparano un lavoro, spesso duro».

 

La prossima estate, se sarà possibile, la cantina festeggerà i suoi primi 50 anni di attività. O forse sarà necessario rinviare l’evento. Ma intanto la Arnaldo Caprai continuerà ad accogliere i migranti tra le vigne.

 

Carolina Di Domenico

ALIMENTARE: “FATTORIE VERTICALI” COME SOLUZIONE POST-COVID PER AUMENTARE LE PRODUZIONI RISPARMIANDO RISORSE E TUTELANDO AMBIENTE

 

POSSIBILE ABBATTERE SPRECHI E INQUINAMENTO DANDO NUOVO SLANCIO AD AGRICOLTURA E SOSTENIBILITÀ

 

Si sta lavorando duramente in questo periodo su progetti ad alto impatto sociale e tecnologico con l’obiettivo di fornire nel breve termine al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali soluzioni concrete per valorizzare il settore agricolo nella fase post-Covid, creare occupazione e favorire lo sviluppo tecnologico delle imprese del settore.

Lo annuncia VISIONARI No Profit, associazione per la promozione e la divulgazione della scienza che, assieme al team di Ethics4growth, realtà che si occupa di formazione e consulenza in ambito sostenibilità e social innovation verso aziende e startup, promuove un progetto sulla sostenibilità alimentare.

In Italia si spendono troppe risorse per spostare il cibo, e sicuramente sono più energie di quelle che ne ricaviamo mangiandolo. Per questo nella fase post-Covid, con l’emergenza sanitaria che ha evidenziato tutti i limiti delle coltivazioni tradizionali, è necessario puntare sulle nuove “fattorie verticali” che possono essere installate ovunque e che permettono di coltivare con il 90% in meno di acqua e di ottenere una produttività anche 350 volte superiore rispetto ai metodi tradizionali.

Inoltre, grazie alla coltivazione idroponica, acquaponica ed aeroponica, le fattorie verticali possono essere realizzate in qualsiasi luogo, richiedendo spazi e risorse ridottissimi e rispettando l’ambiente – spiega VISIONARI.

Anche Ethics4growth osserva come la produzione con il vertical farming favorisca l’occupazione locale, la valorizzazione del territorio e faciliti il controllo sulla qualità del prodotto riducendo costi di filiera e relativi sprechi di scarti organici fino al 98%.

“Lo sviluppo di realtà come queste è già fortemente presente in altri paesi del Nord Occidentale Europeo come, ad esempio, l'Olanda - afferma Mauro Manfredi, co-fondatore di Ethics4growth - La sostenibilità e l'impatto sociale sono e saranno i temi principali i business del prossimo futuro, ma possono funzionare solo mettendo al centro l'interesse di tutte le parti coinvolte ovvero persone, ambiente ed anche profitto. E questo è ciò che favoriamo con tanta pratica nella nostra community ed attraverso gli hub nei quali siamo presenti”.

Il nostro paese è storicamente votato all'agricoltura ma con un approccio ancora troppo tradizionale e per questo motivo VISIONARI e Ethics4growth, grazie alle loro esperienze e progetti sui quali sono impegnati, stanno già lavorando per poter arrivare a stendere una proposta concreta da poter mettere anche sul tavolo del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali: si tratta di un piano che prevede la creazione di centri di eccellenza Agritech, molto simili ad incubatori ed acceleratori di startup, con lo scopo di integrare la formazione teorica e pratica dei giovani con la necessaria educazione tecnologica, ma al tempo stesso favorire anche le aziende nel reperimento ed utilizzo dei fondi pubblici messi a disposizione dall'Europa.

 

 

www.visionari.org

LA STORIA DI BEATRICE: “IO CONTADINA, INSEGNO AI DETENUTI L’ARTE DELL’OLIO”

 

 

L’esperienza di Gorgona vince il premio nazionale “Agro-Social: seminiamo valore” di Confagricoltura e JTI Italia

 

Lavorano nei campi e al frantoio, ma si occupano anche del marketing e delle vendite: è il progetto dell’azienda agricola Santissima Annunziata di San Vincenzo (Livorno) per l’istituto penitenziario dell’isola.

Un olio unico, reso ancora più speciale da chi lo fa: i detenuti del penitenziario dell’isola di Gorgona. In ogni bottiglia c’è molto più di un prodotto di qualità, nato da una varietà particolare di olive, ma ci sono  percorsi di formazione per acquisire le conoscenze agronomiche biologiche, le competenze sul marketing e la comunicazione e soprattutto la possibilità di trovare in un lavoro il riscatto di una vita.  E’ questo il cuore del progetto Recto Verso,  vincitore del bando ‘Agro-Social: seminiamo valore’  realizzato da Confagricoltura e JTI Italia. Ieri l’annuncio del primo premio da 40mila euro per l’azienda agricola Santissima Annunziata di San Vincenzo (Livorno),  alla presenza del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, del presidente e amministratore delegato di JTI Italia, Gian Luigi Cervesato. All'appuntamento hanno preso parte anche il viceministro all’Economia e Finanze, Antonio Misiani e il sottosegretario MIPAAF, Giuseppe L’Abbate.

 

Un’idea che è nata un anno fa e “che è cresciuta grazie all’entusiasmo di tutti e 85 i detenuti  e soprattutto dei responsabili del penitenziario",  racconta Beatrice Massaza, titolare dell’azienda agricola vincitrice, da sempre impegnata nel sociale. “Non è beneficenza, ma uno scambio alla pari tra persone che cercano una strada nuova e aziende che hanno bisogno di lavoratori che sappiano fare un mestiere. Il nostro progetto è nato lì perché l’azienda agricola di Gorgona è il luogo ideale. Da qui è nato un percorso articolato, che diventerà entro due anni un modello di lavoro da esportare anche in altri istituti penitenziari. Grazie ad Apot-Associazione produttori olivicoli toscani abbiamo creato una rete di aziende, circa un centinaio, interessate a partecipare e attivare percorsi formativi e di inserimento lavorativo. Vogliamo che dal carcere non escano ex detenuti, ma potatori esperti o agricoltori”.

La raccolta delle olive è in corso, come il lavoro al frantoio. Il passaggio successivo sarà la formazione sulla commercializzazione e la comunicazione, dalla creazione delle etichette fino alle campagne pubblicitarie e le strategie di vendita. Sono previsti anche corsi di degustazione. Verranno poi creati dei videotutorial che serviranno a far conoscere ed esportare il modello di lavoro di Gorgona ad altri istituti penitenziari italiani. “Stiamo pensando di creare anche una web tv - aggiunge Beatrice Massaza - Vogliamo sviluppare e divulgare il più possibile questo modello che si basa sul rispetto dell’ambiente, il rispetto del lavoratore, la qualità del prodotto e l’attenzione al consumatore, fino ad arrivare alla creazione di un ente certificatore con tecnologia blockchain”.

 

 

Il bando “Agro-Social: seminiamo valore”  ha ricevuto la candidatura di numerose idee progettuali di qualità provenienti dai territori coinvolti di Toscana, Umbria, Veneto e Campania ed è  nato con l’idea di stimolare la creazione di opportunità e nuovi modelli di sviluppo per le comunità locali rurali del Paese sostenendo progetti concreti di impresa, sostenibilità e solidarietà 

“Il nostro Paese – ha ricordato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti - è leader in Europa per l’agricoltura sociale. Confagricoltura ha sempre creduto al ruolo determinante del settore nel contesto sociale ed economico. In questo momento storico poi, così delicato per l’Italia, siamo convinti della necessità di investire in questo modello di sviluppo virtuoso e competitivo, che permette di coniugare le politiche del welfare con la produttività e la salute”. 

Tutti i progetti finalisti hanno avuto a disposizione durante la precedente fase di tutoraggio un patrimonio di esperienze, suggerimenti e competenze per dimostrare come inclusione sociale, sostenibilità ambientale e visione imprenditoriale possono davvero coesistere. L’obiettivo, in linea con il Piano di Ripresa e Resilienza del Governo, è di contribuire alla riduzione del divario economico e sociale, creare occupazione, sostenere la transizione verde e migliorare la capacità di ripresa dell’Italia.

 

“E’ arrivato il momento di prendere atto che non può esserci crescita se non si garantiscono sostenibilità economica, sociale e ambientale. In questa visione rientra il nostro impegno pluriennale per supportare un comparto strategico della produttività del Paese e stimolare le capacità innovative che il territorio stesso può esprimere - ha detto Gian Luigi Cervesato, presidente e amministratore delegato di JTI Italia - Per portare a casa la sfida alle disuguaglianze serve un dialogo costante tra tutti gli attori della società. Questo progetto realizzato con Confagricoltura ne è un esempio: solo insieme possiamo trovare le migliori soluzioni, a partire dal giusto equilibrio che consenta di sviluppare una visione di lungo periodo per ripensare i modelli produttivi e di consumo del futuro” ha concluso.

All’incontro hanno preso parte anche le istituzioni che hanno ribadito la rilevanza e il valore che il settore agricolo ha per il tessuto produttivo del Paese.

“Oggi abbiamo avuto il piacere e l’onore di premiare progetti che hanno saputo dare concretezza alle potenzialità del welfare rurale su cui abbiamo creduto sin dal 2015 quando, in Parlamento, approvammo la tanto attesa norma sull’Agricoltura Sociale. I soggetti più vulnerabili della società, grazie ad iniziative come queste, divengono così protagonisti attivi della vita agricola e produttiva dei territori, coniugando innovazione e antichi saperi. Risultati ancor più determinanti alla luce del tragico momento storico che stiamo vivendo e che dobbiamo fronteggiare facendoci comunità. E in ciò l’agricoltura dimostra, ancora una volta, la sua importante funzione sociale” ha sottolineato Giuseppe L’Abbate, sottosegretario alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

 

Clara D'Acunto

BASTA CON LO SCIPPO DEL PRIMITIVO!

No all’impianto e alla produzione del vitigno pugliese in Sicilia

Una presa di posizione congiunta da parte dei Consorzi di tutela e delle associazioni di categoria della Puglia 

“La decisione della Giunta Regionale della Regione Sicilia (DGG 1733 del 09/08/2019) con la quale si autorizza la coltivazione della varietà Primitivo sull’intero territorio regionale crea un pericoloso precedente amministrativo.

Per noi questo provvedimento è inammissibile. Tale decisione offende la nostra storia. Il primitivo è un vitigno pugliese, espressione coerente del nostro territorio e delle nostre tradizioni vitivinicole. Inoltre, la sua affermazione commerciale che lo pone come prodotto traino dell’economia vinicola, agroalimentare e enoturistica regionale, è il risultato di decenni di sforzi e investimenti, sacrifici dei viticultori. E non possiamo tollerare che tale patrimonio sia sottratto.

Un messaggio chiaro che deve anche essere recepito non solo da tutta la filiera ma anche dai tanti consumatori”.

 

Così si esprimono congiuntamente il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria doc e docg, il Consorzio del Salice Salentino doc, il Consorzio del Primitivo di Gioia del Colle doc, il Consorzio di Brindisi e Squinzano doc, il Consorzio dei vini doc e docg Castel del Monte, l’Associazione Nazionale Le Donne del Vino delegazione Puglia, il Consorzio Movimento Turismo del Vino Puglia, Assoenologi Puglia Basilicata e Calabria, Cia - Agricoltori Italiani Puglia e la Confagricoltura Puglia sottolineando con forza le dichiarazioni rese nelle ultime ore dal Senatore  Dario Stefàno, in merito alla tutela dell’uva più importante del sistema vitivinicolo pugliese. Un messaggio comune: l’autorizzazione all’impianto e alla produzione di primitivo in Sicilia è da considerarsi un abuso. 

 

“A nome di tutta la filiera dei vini di qualità ed in particolare delle Denominazioni e dei Consorzi di tutela della Puglia occorre porre la massima attenzione alla vigilanza e salvaguardia del patrimonio ampelografico locale in primis Primitivo, quale elemento di distinzione delle produzioni vitivinicole delle nostre Dop e Igp.

In particolare, in merito alla modifica del decreto 13 agosto 2012 concernente l’etichettatura e la presentazione dei prodotti del settore vitivinicolo Dop e Igp, vi è la necessità di un’immediata presa di posizione regionale.

Tale intervento impedirebbe che il primitivo possa essere presentato nelle descrizioni secondarie di etichette riferite a vini rossi senza vitigno che provengono da Dop e Igp di altre regioni italiane. Inoltre, si eviterebbe che nell’elenco dei sinonimi vengano aggiunte delle varietà di viti che possono essere utilizzati nell’etichettatura e nella presentazione dei vini”.

 

Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria doc e docg

Consorzio del Salice Salentino doc

Consorzio del Primitivo di Gioia del Colle doc

Consorzio di Brindisi e Squinzano doc

Consorzio dei vini doc e docg Castel del Monte

Associazione Nazionale le Donne del vino delegazione Puglia

Consorzio Movimento Turismo del Vino Puglia 

Assoenologi Puglia Basilicata e Calabria

Cia- Agricoltori Italiani Puglia

Confagricoltura Puglia

 

Daniela Fabietti 3351979415

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