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Cantine

UN BRINDISI AL 2020 NELLA CAMPAGNA PIU’ BELLA DEL MONDO

Esclusive degustazioni in cantina e l’emozione di poter diventare enologo per un giorno 

Il Capodanno più glamour è all’insegna del Brunello di Montalcino alla Fattoria del Colle di Trequanda

 

Degustazioni di Brunello, lezioni di cucina tipica senese e la possibilità, unica, di provare a diventare enologo per un giorno. E’ la ricetta che la Fattoria del Colle di Trequanda di Donatella Cinelli Colombini mette in campo per un Capodanno originale, all’insegna del buon vino e della tradizione.

E’ qui che i winelovers più esigenti potranno attendere – calice in mano – il passaggio all’anno nuovo: subito dopo la mezzanotte infatti, i presenti al cenone avranno l’opportunità di assaggiare per primi il “nuovo” Brunello. Ed è sempre qui, in questo complesso cinquecentesco in cui ha soggiornato oltre due secoli fa anche il Granduca Leopoldo, che si potranno immergere nell’inedita esperienza di diventare “enologo per un giorno”, cimentandosi nella difficile arte del tagliare vini di diversi vitigni per creare un proprio vino Super Tuscan. Ispirati solo dalla propria sensibilità e creatività, gli aspiranti enologi potranno poi dare un nome e scegliere una immagine rappresentativa da apporre sulla bottiglia, da portare a casa come ricordo della memorabile esperienza.

E’ invece al Casato Prime Donne di Montalcino, l’altra cantina storica di proprietà di Donatella Cinelli Colombini, che si potrà degustare, con una verticale, il miglior Brunello: 4 assaggi per capire come nasce e si evolve questo grande vino rosso dalla straordinaria longevità, dal barrel tasting al passaggio in bottiglia fino a quando diventa Riserva. A fare da cornice a questa esperienza sensoriale, la bottaia e la tinaia in cui si trovano pitture che narrano la storia di Montalcino e l’installazione artistica di Roberto Turchi: immagini reali ed artistiche proiettate sui fusti tronco conici di vino in cemento nudo a cappello aperto. La medesima cantina del Casato Prime Donne è anche il contesto in cui si svolgono le originali degustazioni enomusicali di quattro vini, accompagnati dall’ascolto di brani selezionati dal musicista sommelier Igor Vazzaz.

Tornando alla Fattoria del Colle, le degustazioni continuano, perché un altro tasting itinerante di tre vini è previsto durante la visita guidata della Fattoria del Colle, che attraversa le sale storiche della villa, la Cappella di San Clemente e la cantina in cui nascono il Chianti Superiore e l’Orcia DOC Cenerentola, altre eccellenze enologiche che caratterizzano la produzione di Donatella Cinelli Colombini. Oltre al vino, anche l’olio: al termine della suddetta visita guidata infatti, un calice di spumante toscano Brut ed un assaggio dell’olio nuovo, raccolta 2019, attende i partecipanti nella cantina storica. E, un ultimo assaggio, è previsto nel fienile della Fattoria, a base di Leone Rosso Orcia DOC come accompagnamento ad una degustazione di otto formaggi.

Per gli amanti della tradizione, alla Fattoria del Colle si può anche imparare a preparare i pinci, la pasta fresca tipica senese, ma anche il panforte e ricciarelli, i dolci natalizi senesi per antonomasia. E magari approfittarne per sfidarsi nel gioco del panforte, antica tradizione locale, e vincerlo.

Per coloro che oltre ad essere winelovers amano il relax e le sessioni di wellness, c’è anche l’opportunità di farsi coccolare nel centro benessere affacciato sulle Crete Senesi, dove l’esperienza rigenerante comprende oltre a sauna, docce emozionali, hammam e vasche idromassaggio, anche esclusivi massaggi – tra cui quello con l’olio di vinaccioli – ed il bagno in una vasca in legno di ginepro per la vinoterapia di coppia.

 

Fattoria del Colle, Trequanda SI  0577 662108 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Marzia Morganti 335-6130800 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

TERRE DEL MOSCATELLO, INAUGURATA LA SEDE NEL CENTRO STORICO DI TAGGIA

Nell'ambito della Misura 16.04 del P.S.R. Liguria 2014/2020

 

Altro importante passo, ieri, per la Rete d'Imprese agricole "Terre del Moscatello", con l'inaugurazione della sede, che fungerà da punto vendita e da luogo ove verranno ospitate le degustazioni e le visite guidate. Sito nel centro storico di Taggia, dove un tempo c'era l'Osteria Germinal, l'Enoturismo Terre del Moscatello sarà il fulcro delle attività della Rete, la quale benefica di un finanziamento della Regione Liguria e della Unione Europea, nell'ambito della Misura 16.04 del P.S.R. Liguria 2014/2020. All'inaugurazione erano presenti il vice Sindaco di Taggia Chiara Cerri, che ha tagliato il nastro, e l'Assessore al Turismo della Regione Liguria Gianni Berrino, i quali hanno apprezzato l'iniziativa e i potenziali risvolti, sia per le produzione agricole che per il mercato turistico. Il Presidente della Rete Marco Risso e Eros Mammoliti, socio e studioso dei vitigni antichi hanno brevemente illustrato la vocazione della Rete di Imprese. Presente tra gli altri il Prof. Alessandro Carassale, che con il libro "l'Ambrosia degli Dei" (Atene Edizioni, 2002) ha suscitato l'interesse al recupero da parte dei vignaioli e che ha fornito le fonti storiche su cui è stata basata la ricostruzione dell'epopea del vitigno.

Nelle prossime settimane, dopo un comprensibile periodo di rodaggio, verranno presentate le iniziative enoturistiche che la Rete d'Imprese metterà in essere per la promozione del Moscatello di Taggia e dei prodotti delle aziende agricole.

 

Rete d’Imprese

La Rete d’Imprese agricole Terre del Moscatello è una aggregazione di aziende del ponente ligure. 

È nata con lo scopo di promuovere la vendita dei frutti delle aziende agricole, sia il Moscatello, che gli altri vini, che gli altri prodotti.

Vi aderiscono oggi 10 produttori:

Tenutemf Srls Agricola – Imperia

Calvini Luca – Sanremo

Giannascoli Anna Maria - Bussana di Sanremo

Rovebella - Fratelli Ribul Ssa Santo Stefano al Mare

Podere Donzella di Donzella Elena – Castellaro

Lagazio Valentina – Terzorio

Da Parodi Ssa – Castellaro

Ssa Mammoliti – Ceriana

Ferrari Giacomo – Terzorio

Zunino Antonio - Taggia

Tutti gli aderenti alla Rete d’Imprese agricole Terre del Moscatello sono prima di tutto iscritti alla Associazione dei Produttori del Moscatello (www.moscatelloditaggia.it), la quale si è data l’obiettivo di garantire la qualità con un rigido disciplinare di produzione ed accurati controlli.

 

Riviera ligure di ponente DOC Moscatello di Taggia

Il Moscatello di Taggia è un vitigno aromatico a bacca bianca coltivato nella Riviera Ligure di Ponente. È un “Moscato bianco”, ha il grappolo a forma tronco conica e gli acini tondi di colore giallo dorato, che presentano una caratteristica “piga” all’estremità.

Da questo vitigno si ottengono oggi tre vini Riviera ligure di ponente DOC, sottozona Taggia: Secco, Vendemmia tardiva e Passito.

 

Riviera ligure di ponente DOC Moscatello di Taggia Secco

Colore giallo paglierino lieve e luminoso. Al naso presenta un buon ventaglio aromatico, con l’aggiunta di profumi di agrumi, mandarino in particolare, frutta a polpa bianca (pera). In bocca fresco, intenso e sapido con un finale gradevolmente ammandorlato. Ottimo come aperitivo, trova particolare abbinamento anche con prodotti a base di pesce conservato sotto sale, come salatini con acciuga, pasta alla bottarga, sardenaira con acciughe.

Riviera ligure di ponente DOC Moscatello di Taggia Vendemmia tardiva

Colore giallo paglierino intenso e vivo, profumi aromatici e fruttati, frutta sotto spirito e scorza di agrumi candita, floreale con qualche leggera speziatura. Pieno ed equilibrato con un finale lungo e piacevole. Abbinabile con formaggi stagionati e dolci con poco zucchero.

Riviera ligure di ponente DOC Moscatello di Taggia Passito

Colore dorato intenso con leggeri riflessi ambrati, ampio ventaglio aromatico con fiori appassiti, frutta disidratata, scorze di agrumi candite, frutta secca, spezie. In bocca sontuoso ed equilibrato, con un residuo zuccherino che non diventa mai stucchevole. Abbinabile con formaggi erborinati e dolci strutturati (ad esempio Pandolce genovese e Stroscia di Pietrabruna).

Storia

Del Moscatello di Taggia si ha notizia per la prima volta nel 1416, ma già nei decenni precedenti, negli Statuti comunali di Taggia, veniva dato grande spazio alla tutela dell’uva in maturazione e nel periodo della vendemmia. Non esistono sino ad ora riferimenti diretti al Moscatello di Taggia per i periodi precedenti, tuttavia in alcuni documenti del 1259 si parla di grandi vigneti a Bussana e ad Arma, tra cui la cosiddetta “vigna dei monaci”. Addirittura, esiste un documento del 979, nel quale il vescovo di Genova Teodolfo concede ad alcune famiglie la possibilità di mettere a coltura le terre da tempo abbandonate tra Sanremo e Taggia, prescrivendo l’impianto della vite.

Dal Cinquecento in avanti, la fiorente trattatistica enologica sottolinea sempre l’importanza di questo vino ligure, ottenuto da omonimo vitigno aromatico, nel panorama vinicolo nazionale, in cui si distingue per l’indubbia qualità e la rinomanza raggiunta grazie al felice inserimento sui mercati di Roma e del nord Europa, dove risulta uno dei più costosi e importati. 

Nel 1445, ad esempio, Simone Grillo, mercante genovese, carica a Taggia 131 botti di vino da trasportare verso i porti dell’Inghilterra e delle Fiandre. A Roma giungono 25 botti di Moscatello: le fonti doganali comprovano che tale nettare aveva un valore spesso anche superiore a quello dei vini più costosi e pregiati del Quattrocento.

Oppure, nel 1559, il Moscatello di Taggia viene celebrato tra i migliori vini d’Italia da Sante Lancerio, “bottigliere” di Papa Paolo III: Il Moscato o Moscatello “viene all’alma Roma da più provincie, e per mare e per terra, ma il meglio è quello che viene dalla Riviera di Genova da una villa nomata Taglia, e quelli non hanno del cotto come quelli di Sicilia e di Montefiascone. A volere conoscere la loro perfetta bontà, bisogna non sia di colore acceso, ma di colore dorato, non fumoso e troppo dolce, ma amabile, et abbia del cotognino e non sia agrestino”.

Ma nel gennaio del 1709 il gelo distrugge le colture. Contestualmente, la notevole e continua richiesta di olio proveniente dalla manifatture del sapone di Marsiglia stimola i contadini a tagliare le viti e a diffondere maggiormente l’olivo.

Intorno al 1820-1830, Giorgio Gallesio, noto naturalista di Finale, nella sua Pomona Italiana scrive che ormai i “Moscati sono caduti tutti”, compreso quello di Taggia, e non “ardiscono più comparire nelle mense di lusso, ove si preferiscono i Madera, i Heres, i Ximenes”.

Dal 1889 al 1891 l’epidemia di fillossera distrugge gli ultimi vigneti taggesi e riduce notevolmente quelli di Bussana; la piaga determina la pressoché definitiva scomparsa del vitigno moscatello dai filari.

Agli inizi del nuovo millennio comincia l’attività di recupero, da un’idea della Comunità Montana Argentina-Armea. Successivamente, un gruppo di produttori appassionati stimolati dal libro l'Ambrosia degli Dei del Prof. Alessandro Carassale, è andato in cerca delle piante superstiti sul territorio, le ha studiate per oltre un decennio coinvolgendo importanti istituzioni scientifiche come l'Università di Torino ed il CNR di Grugliasco, al fine di moltiplicare la varietà originale. Le nuove piante ottenute dalla ricerca sono state messe a dimora dai produttori associati per riprendere la produzione del celebre nettare.

 

Enoturismo

L'attività della Rete di Imprese agricole “Terre del Moscatello” avrà come centro principale la sede di via Cardinal Gastaldi 15B a Taggia (IM), nell'ex Germinal, in pieno centro storico. Qui verranno proposti, su appuntamento e per piccoli gruppi, assaggi, vendita diretta, degustazioni dei prodotti delle Aziende agricole e verranno organizzati eventi promozionali indirizzati a target specifici, con l'obiettivo di posizionare il Moscatello di Taggia su livelli di eccellenza: Ristoratori, Operatori del settore turistico, Giornalisti, Appassionati (vino, gastronomia, tradizioni), Enti pubblici. Le aziende agricole sono impegnate nella creazione del piano di comunicazione e disseminazione, che verrà presentato nelle prossime settimane.

 

Rete d'Imprese agricole Terre del Moscatello
Via Cardinal Gastaldi, 15B
18018 Taggia IM
+39 375 6160727
+39 0184 054200
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www.terredelmoscatello.it


Per ulteriori informazioni stampa:
FEDERICO CRESPI & ASSOCIATI
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ASSEMBLEA AGIVI (UIV): LA NUOVA PRESIDENTE È LA GIOVANE TOSCANA  VIOLANTE GARDINI, CINELLI COLOMBINI JR

 

L’Associazione Giovani Imprenditori Vinicoli Italiani ha eletto Violante Gardini presidente nazionale per i prossimi tre anni. Succede a Federico Terenzi e avrà al suo fianco, come vicepresidenti Marzia Varvaglione e Enrico Gobino. Il consiglio è composto anche da Emanuela Tamburini, Nicola Guidi, Silvia Franco, Matteo Magnabosco, Vittoria Rocca, Ernesto Rocca, Anna Maria Surricchio, Giulia Goretti.

 

35 anni toscana Violante Gardini è il responsabile commerciale delle cantine della madre Donatella Cinelli Colombini (Casato Prime Donne a Montalcino e Fattoria del Colle a Trequanda), una laurea in Economia Aziendale all’Università di Firenze e un Master OIV a Parigi che l’ha portata a visitare tutte le regioni viticole e i principali mercati enologici del mondo.

 

Nella storia professionale e umana di Violante l’associazionismo ha sempre avuto un ruolo importante: nel 2008 – 2009 è stata presidente Toscana dei Leo (giovani del Lions), a giugno 2013 è stata eletta Presidente toscana del Movimento Turismo del Vino portando la sua regione ad essere la più numerosa in Italia. E’ vicepresidente AGIVI dal 2016 ed ora ha deciso di dedicare tutto il suo tempo libero a questa associazione rinunciando a ogni altra carica.

"Credo moltissimo nel fare squadra" ha detto Violante dopo l’elezione avvenuta all’unanimità per acclamazione a Mondodelvino -Wine Experience di Priocca "e intendo applicare in AGIVI quel metodo di decidere e lavorare in gruppo che nelle esperienze precedenti mi ha permesso di aumentare i soci e organizzare iniziative importanti".

 

AGIVI è nata nel 1989 per volontà di un gruppo di giovani imprenditori, già appartenenti all’Unione Italiana Vini e alla Confederazione della Vite e del Vino. Riunisce under 40 di tutte le regioni italiane che sono o stanno per diventare titolari 

e manager di importanti imprese del vino. Agivi li stimola a “fare sistema” creando un reticolo di rapporti che parte dalla comunanza di interessi e si trasforma in amicizia. Rapporti che, nella vita professionale permettono di scambiarsi esperienze e progettare insieme.

 

Negli anni, AGIVI ha sviluppato un intenso programma di attività con viaggi di studio in Italia e all’estero, corsi di formazione manageriale, convegni e anche momenti più aggregativi come feste e cene che rafforzano lo spirito di squadra.

"Continueranno i viaggi nelle regioni del vino estere che ci servono di stimolo e di confronto" ha detto Volante Gardini illustrando il suo programma "così come i corsi, il primo dei quali a febbraio. Ma punteremo molto sulla comunicazione utilizzando il nuovo sito che sarà pronto a giorni ed è collegato con un network molto più ampio. La voce dei Millennials del vino italiano deve diventare più forte e portare un messaggio di rinnovamento e sostenibilità".

 

Fattoria del Colle, Trequanda SI  0577 662108 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Marzia Morganti 335-6130800 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

I VINI D’AUTORE DELLE CANTINE LUNAE DI PAOLO BOSONI

di Virgilio Pronzati

 

Paolo Bosoni, viticoltore spezzino, è il personaggio del momento nel mondo del vino. Da oltre un ventennio, i sui vini raccolgono premi e trofei, nei più importanti concorsi nazionali ed esteri.  Un elenco che la dice lunga. Già nel 2003, in occasione del 31° Concorso nazionale Vini Doc e Docg Premio “Douja d’Or” di Asti, ha fatto l’en plein: un Oscar (l’eccellenza nei vini) e cinque medaglie d’oro. Un risultato che non ha riscontro in nessuna precedente edizione. Altri importanti premi, poi passando al 2006, oltre al vincere il Premio Douja d’Or, l’Oscar qualità/prezzo per l’Almanacco del Berebene del Gambero Rosso, due di bronzo rispettivamente nel Regional Trophy Decanter Wine Awards e The International Wine and Spirit Competition, vince una prestigiosa medaglia d’argento al Rocky Mountain Wine Show, il più importante concorso enologico del Canada

L’anno seguente, al Premio Douja d’Or, si aggiudica ben due Oscar, a cui fa seguito una medaglia d’argento al Regional Trophy Decanter Wine Awards, e un’altra al 6° Concorso internazionale La Selezione del Sindaco. Quest’anno, un altro Oscar Douja d’Or , due medaglie d’oro  ed altre due d’argento al Concorso internazionale La Selezione del Sindaco, Diploma di medaglia d’oro al Concorso enologico internazionale del Vinitaly, altre due d’argento al Regional Trophy Decanter Wine Awards, chiudendo alla grande col 16° Concorso Internazionale Vini di Montagna, con una gran Medaglia d’Oro, una Medaglia d’Oro e, unico in Italia, a vincere il Premio Speciale Cervim 2008. Un prestigioso riconoscimento attribuito ad una azienda, i cui vini hanno ottenuto un alto punteggio nelle rispettive categorie. Tutto questo potrebbe far girare la testa a chiunque, ma non a Paolo Bosoni. 

Se i suoi vini sono oggi presenti nelle carte dei vini di ristoranti famosi e nelle più prestigiose enoteche, ci sono voluti oltre trent’anni di lavoro. Nulla viene per caso. Bosoni, non è solo simpatico, è un connubio tra genialità e modestia.  Se andate a trovarlo nella sua azienda quando c’è molto da fare,  si può distinguere dai suoi dipendenti per la sua infaticabile operatività. Come si suol dire, Paolo Bosoni è figlio d’arte: la sua famiglia coltiva la vigna da ben cinque generazioni. Dal 1966 in cantina, ha fatto la regolare gavetta. Oggi, a sessantadue anni - ben portati - è sempre dinamico, infaticabile, ottimista e con sottile humor. Stringendogli la mano, ci si accorge che è quella di uno che lavora sul serio e nei campi.

Ma parliamo dei vini che hanno trionfato al 16° Concorso Internazionale Vini di Montagna: Niccolò V Colli di Luni Doc Rosso 2005 Gran Medaglia d’Oro e Cavagino Colli di Luni Doc Vermentino 2007 Medaglia d’Oro. Tutti gli anni trionfa nel Concorso Nazionale Douja d’Or. Sono vini d’autore. Il Cavagino, è ottenuto da selezionate uve di vermentino del vigneto “Cavagino”, raccolte sul colle della fortezza di Sarzanello a Sarzana, attentamente vinificate a temperatura controllata, di cui una parte e affinato in barriques. Si presenta limpido, dal colore giallo paglierino tenue con riflessi verdognoli, dal profumo ampio, intenso e persistente, con sentori fruttati (vi si coglie la mela golden e cedro candito) e, lieve, di miele d’acacia ed umori boschivi; al sapore è secco ma morbido, fresco e sapido, delicatamente caldo, pieno e di molta continuità.

Netti al retrogusto/olfatto, i sentori percepiti al naso. Mentre Nicolò V, è un rosso di grande carattere e dal bouquet intenso, persistente, ampio, fine e speziato, conferito, oltre che dal sangiovese, da merlot e pollera nera, dall’affinamento meditato in barriques. Un vino importante dedicato al papa sarzanese Niccolò Parentucelli. Per i risultati ottenuti nella sua attività, Paolo Bosoni nel 2001 è stato fatto Cavaliere dal Presidente Carlo Azelio Ciampi. Se gli domandiamo quale è il segreto del suo successo, ci risponde: “Avere una moglie in gamba che ha condiviso con me l’avventura delle Cantine Lunae. La nostra azienda e ancora a carattere familiare: ci lavorano anche mio fratello e sua moglie, i miei figli e nipoti”.  

Questo è quanto scrissi quasi dieci anni fa,  Oggi la lista dei riconoscimenti è molto più lunga. Altri importanti premi quest’anno. Tre Oscar Douja d’Or, Corona col Vermentino Numero chiuso 2015, Tre Bicchieri all’’etichetta Nera Vermentino DOC 2018. Non solo: il suo Vermentino Colli di Luni DOC Etichetta Nera 2018 è stato proclamato dall’ autorevole Guida Vini d’Italia 2020 del Gambero Rosso, il miglior vino bianco italiano dell'anno.

 

CANTINA BOLZANO: LA CANTINA DELLE FAMIGLIE NEL CUBO DELLA CITTA'

 

Sono 223 i soci viticoltori protagonisti di Cantina Bolzano, la cantina della città che dalla sua fondazione persegue lo stesso obiettivo: produrre e commercializzare i migliori vini della regione e, in particolar modo, gli autoctoni Lagrein e Santa Maddalena.

Storie di famiglie diverse per origine e consuetudini accomunate dalla passione per la viticoltura e dalla ricerca della miglior qualità possibile.

Produttrice di vini premiati e riconosciuti a livello nazionale e internazionale, Cantina Bolzano oggi è diventata anche un simbolo della cultura vitivinicola della città, grazie al nuovo edificio produttivo che svetta sotto la montagna nel quartiere di San Maurizio. La tradizione che si rinnova per inseguire nuovi traguardi di eccellenza

 

 

Il vino che racconta la storia delle famiglie

I loro masi, le loro tenute, i loro vigneti arrampicati su ripidi pendii o posti a dimora nei terreni che occupano il fondovalle parlano da soli e raccontano la storia di famiglie che da decenni, con passione e dedizione al lavoro, si impegnano per coltivare le quindici varietà di uve che portano alla creazione di vini dall’inconfondibile carattere regionale.
Tanto di stirpi nobili quanto di origini contadine che da generazione in generazione hanno tramandato la passione per la coltivazione di vigneti, i 223 soci viticoltori e le loro famiglie sono accomunati dalla passione per la viticoltura e da un obiettivo preciso: produrre vino di qualità nel rispetto della natura che quella qualità rende possibile. 

La cantina delle famiglie, dunque. Come quella di Hannes e Gottfried Plattner del Maso Huck am Bach. Un nome con un passato nella storia di Bolzano e una specialità: la coltivazione su viti vecchie oltre sessant’anni delle uve destinate al vino Santa Maddalena. Proprio come la famiglia Falser del Maso Moar che ha fatto del vino Santa Maddalena la sua missione.
Ci sono anche aziende gestite da giovani ragazzi, nella grande famiglia di Cantina Bolzano, come quella di Hanno Mayr che produce il suo Gewürztraminer con l’intento di convertire totalmente l’azienda al biologico. Karl e Armin Platter del maso Mock, già menzionato a partire dal 1275, invece, hanno accettato la sfida e negli anni '70 hanno impiantato un vigneto di Sauvignon su di un pendio a 500 m s.l.m. dove l’escursione termica e l’ottima esposizione regalano uve eccellenti. C’è poi la nobile famiglia degli Eyrl che a Gries produce le uve Lagrein nella tenuta dell’omonimo quartiere che circonda Bolzano. Merlot, Gewürztraminer e Sauvignon Blanc sono invece le uve coltivate dall’azienda Graf Huyn, particolarmente attenta al rispetto della natura, tanto da trasformare alcuni vecchi macchinari che oggi vengono alimentati da un impianto fotovoltaico. Tra lo Sciliar e il Catinaccio, nel Giardino delle Rose, crescono le uve del Maso Baumann, famoso non solo per il Pinot Grigio e Pinot Bianco, ma anche per gli Schlutzkrapfen che si possono gustare nella sua rinomata osteria contadina.

 

 

 

Una collaborazione di qualità

Aziende familiari, quelle di Cantina Bolzano, che producono vini premiati a livello nazionale e internazionale. Il risultato, questo, di un’idea tanto semplice quanto affascinante: valorizzare la qualità dell’uva e non la quantità. “Perché il vitigno ha le sue peculiarità ed esigenze che un buon enologo deve sapere riconoscere”, spiega l’enologo Stephan Filippi che all’interno della grande famiglia di Cantina Bolzano ha dato vita nel 1988 al “Progetto Qualità”. Tra gli innumerevoli risultati ottenuti dalla Cantina grazie all’impegno e alla tenacia dell’enologo e dei soci, spicca il traguardo raggiunto dal prestigioso Lagrein Riserva Taber che quest’anno ha ricevuto per la ventesima volta i Tre Bicchieri deI Gambero Rosso: un record assoluto per un vino dell’Alto Adige. “Essere premiati con il massimo riconoscimento per così tanti anni è davvero un risultato eccezionale”, dice Filippi. “Questa costanza è merito di una crescente e ottima collaborazione tra il nostro team di cantina e i soci viticoltori”, conclude l’enologo di Cantina Bolzano.

  

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