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Cantine

MAISON ANSELMET PRESENTA FUMIN ÉLEVÉ EN FÛT DE CHÊNE 2021

 

Da tre generazioni la famiglia Anselmet produce grandi vini in Valle d’Aosta, a Villeneuve, dove lavora su poco più di 10 ettari suddivisi in 64 parcelle di piccole e piccolissime dimensioni, su di una lingua di terra di circa 35 chilometri, tra Avise e Chambave. 

Cuore della produzione sono gli appezzamenti a Villeneuve e Saint Pierre, posti sulla sinistra orografica della Dora Baltea, dove i filari crescono su terreni poveri di sostanza organica, che costringono la vite ad andare in profondità e a dare il massimo per raggiungere la piena maturazione degli acini.

 

Accanto alla coltivazione e vinificazione di vitigni internazionali come Pinot Nero, Merlot, Chardonnay, Gamay e Pinot Grigio, a cui si imprime un carattere “valdostano” attraverso una scrupolosa scelta dei luoghi d’impianto e una vinificazione su misura, gli Anselmet si dedicano al recupero di vitigni autoctoni e dimenticati quali il Petit Rouge, il Cornalin, il Fumin, il Mayolet e il Muscat.

Per Maison Anselmet, il lavoro in vigna è baricentro dell’attività produttiva. Come afferma Giorgio Anselmet, oggi alla guida della cantina, «La vigna ha per me un carattere monumentale e la viticoltura è per noi una delicata questione di strategia sperimentale, capace di adattarsi e migliorarsi in base alle condizioni esterne, per porre ciascuno vitigno nelle condizioni di raggiungere la massima espressività».

Un’etichetta simbolo di questa filosofia produttiva e del desiderio di tutelare, valorizzare e, ancor prima, riscoprire vitigni autoctoni è sicuramente il Fumin Vallée d’Aoste Élevé en Fût de Chêne 2021, prodotto da uve 100% Fumin provenienti dai suoli sabbiosi delle due parcelle nei comuni di Saint Pierre e Villeneuve, tra i 700 e gli 800 m s.l.m.

 

Dopo la vinificazione, per il Fumin 2021 di Maison Anselmet è previsto un periodo di affinamento di 18 mesi in tonneaux, durante i quali acquista intensità e complessità.  Al calice si presenta di un rubino-porpora di ottima fittezza e definizione. Al naso presenta intriganti profumi di brace, di chine, di frutti di bosco. Il palato è denso e strutturato quanto sottile e ricco di sfumature. Il tannino è compatto, l’allungo pieno di sapore, il finale sa di erbe mediterranee e officinali.

Se dunque la vigna è baricentro dell’attività produttiva, per la famiglia Anselmet il lavoro in cantina non è meno importante: essa è il luogo in cui interpretare ed esaltare il mutevole spirito dei vini di montagna, nonché valorizzare il rispetto della tradizione vitivinicola della regione valdostana, intesa come desiderio di dare continuità alla storia.

 

 

Marta Sobrino

CURLAN CHARDONNAY RISERVA, IL NUOVO "SOLISTA" DI CANTINA GIRLAN

 

Il culto e la passione per il terroir trovano un nuovo interprete nel primo vino bianco che entra a far parte della linea “Solisti”, il fiore all’occhiello di Cantina Girlan. Da due specifiche parcelle nasce uno Chardonnay di grande personalità e longevità.

Due piccole e selezionate parcelle all’interno di una storica sottozona, tanti anni di studio, ricerca e innumerevoli microvinificazioni, il desiderio di produrre un grande bianco che possa sfidare il tempo e restituire nel bicchiere il territorio di provenienza. Erano gli obiettivi che sin dall’inizio hanno guidato Cantina Girlan nella creazione di un nuovo vino bianco, il primo che entra a far parte della linea “Solisti”, fiore all’occhiello dell’azienda ed esclusivamente riservata a quelle etichette che possiedono un’identità unica e un potenziale di grande longevità.

“Siamo davvero soddisfatti del risultato che siamo riusciti a ottenere dopo anni di studio e accurate analisi” spiega Oscar Lorandi, presidente di Cantina Girlan. “La sfida che ci eravamo dati era quella di realizzare uno Chardonnay dotato di grande carattere e al tempo stesso capace di sfidare il tempo senza alcun timore. Per far questo avevamo bisogno di trovare dei vigneti con caratteristiche precise, in grado di ‘firmare’ il vino in modo chiaro, aspetto fondamentale soprattutto quando ci si confronta con un vitigno come lo Chardonnay, dotato di grande personalità”.

 

Le uve del Curlan Chardonnay Riserva 2019 Südtirol-Alto Adige Doc, sono state selezionate da due precise parcelle, “Gschleier” e “Schreckbichl”, situate all’interno della sottozona “Girlan”, tra i 450 e i 500 metri di altitudine. Si tratta di un solo ettaro complessivo di vigneto, di età compresa tra i 20 e i 25 anni, con esposizioni sia a est che a ovest, allevati su terreni leggeri ben areati, ricchi di ghiaia, formati da depositi morenici su roccia porfirica vulcanica. “La microzona di Girlan ha da sempre le condizioni climatiche ideali per la coltivazione della vite e dello Chardonnay in particolare” specifica ancora il presidente. “Qui troviamo terreni aridi, un’ottima ventilazione e sbalzi termici perfetti per ottenere aromi di grande intensità e finezza”.

La vendemmia, che avviene rigorosamente a mano all’interno di piccoli contenitori, inizia durante la prima decade di ottobre. Dopo la pressatura dei grappoli interi, il mosto viene chiarificato dalle fecce attraverso una sedimentazione naturale. Sia la fermentazione alcolica che quella malolattica, nonché la successiva maturazione sui lieviti, si svolgono per 12 mesi in barrique, di cui 1/3 in legni nuovi e 2/3 usati. Il vino sosta ancora per 8 mesi in tini d'acciaio, sempre sui lieviti, e infine per un ulteriore anno in bottiglia prima della commercializzazione.

 

“È uno chardonnay di struttura ed equilibrio, che ha bisogno della giusta ossigenazione e di una temperatura di servizio corretta, non troppo fredda, intorno ai 10-12 gradi, per dare il meglio di sé” spiega Gerhard Kofler, enologo di Cantina Girlan. “Il colore giallo dorato molto vivo e lucente nel bicchiere, le note sia agrumate che di frutta matura che ricordano la pesca, ma al tempo stesso le sfumature decisamente minerali, donano una fotografia molto elegante e ricca, quasi stratificata, di questo Chardonnay. Al palato ha avvolgenza e sapidità, ma soprattutto struttura e una grandissima tensione acida che gli consentirà di continuare a evolvere per molto tempo”.

Il Curlan Chardonnay Riserva 2019 è prodotto in sole 1980 bottiglie, esclusivamente commercializzato nel canale horeca e nel dettaglio specializzato. È il quinto vino che entra a far parte della linea “Solisti” insieme a Gschleier Alte Reben Vernatsch, Trattmann Pinot Noir Riserva, Curlan Pinot Noir Riserva e Vigna Ganger Pinot Noir Riserva.

 

Jessica Busoli

MARCHESI ALFIERI CELEBRA I PRIMI TRENT’ANNI DEL SUO VINO ICONA

È del 1990 la prima vendemmia di Alfiera Barbera d’Asti DOCG Superiore, vino di grande struttura ed eleganza prodotto con uve Barbera in purezza, rappresentante della massima espressione qualitativa della cantina Marchesi Alfieri che quest’anno ne festeggia le trenta vendemmie.  

Il patrimonio vitivinicolo dell’azienda di San Martino Alfieri vede vigneti storici alternarsi a impianti più giovani per un totale di 20 ettari vitati, distribuiti su 4 diverse colline nel cuore delle Terre Alfieri, punto d’incontro tra i siti patrimonio dell’UNESCO Roero, Langhe e Monferrato.

 

«Qui le vigne danno vita a vini di grande qualità – afferma Mario Olivero, enologo di Marchesi Alfieri - la cui produzione è fortemente incentrata sul concetto di equilibrio, inteso come non forzare la mano della natura, ma guidarla in una direzione in cui essa possa esprimersi al meglio.

All’equilibrio si affiancano eleganza e sartorialità: l’ascolto e l’expertise del team di cantina consentono di fare le scelte giuste per dare al vino la possibilità di farsi apprezzare per il suo stile unico, in modo netto e sempre riconoscibile. È così che per noi la qualità diviene iconica, rappresentazione massima del legame col territorio di origine».

 

Tale approccio trova assoluta espressione proprio nell’Alfiera Barbera d’Asti DOCG Superiore, vino di punta dell’azienda e migliore interpretazione attraverso cui si esprime il potenziale della Barbera.

Le uve da cui ha origine l’Alfiera provengono dai vigneti di una delle quattro colline di proprietà dell’azienda, la Quaglia, il cui versante sud è vocato alla coltivazione, tra le altre, delle viti di barbera.

Le uve vengono raccolte manualmente nella prima metà di settembre e in cantina subiscono scelta e controllo sul tavolo di cernita e successiva diraspapigiatura soffice.

La fermentazione sulle bucce per circa 15 – 20 giorni è seguita da fermentazione malolattica in barriques di rovere francese.

 

«L’Alfiera rappresenta a pieno la filosofia produttiva dell’azienda e non solo. Essa si fa, infatti, anche portavoce della storia ed evoluzione di Marchesi Alfieri e contribuisce a delinearne gli orizzonti e le scelte per il futuro» - continua Mario Olivero, il cui arrivo in azienda nel 1999 coincide proprio con la prima vittoria dei Tre Bicchieri assegnati dalla Guida Gambero Rosso all’Alfiera. Si tratta del primo riconoscimento importante per la cantina che, da quel momento in poi, grazie all’indiscutibile qualità dei suoi vini, si è affermata come uno dei punti di riferimento per la produzione di Barbera d’Asti DOCG e non solo, ottenendo progressivamente l’apprezzamento anche da parte di altre prestigiose guide di settore italiane e straniere.

 

 

Well Com

ABBAZIA DI NOVACELLA

I suoi vini protagonisti a Merano al banco di assaggio dedicato alla viticoltura nei luoghi di culto

 

 

 

Sabato 5 novembre, l’antica tradizione vitivinicola custodita all’interno dei monasteri al centro di un incontro di approfondimento curato dai giornalisti Angelo Carrillo e Rocco Tolfa al Merano WineFestival.

La coltivazione della vite e la produzione del vino sono sempre state attività centrali nella vita dei monasteri. Oltre a essere un elemento essenziale durante la celebrazione della santa messa, il vino ha sempre consentito, soprattutto dopo la caduta dell’Impero Romano, di donare ristoro a ospiti, pellegrini e a tutti coloro per i quali le Abbazie rappresentavano un fondamentale punto di riferimento sociale e spirituale. Ma oggi che ruolo ha il vino in questi luoghi di culto? Le Abbazie sono ancora custodi di preziosi vigneti o la secolarizzazione e la crisi vocazionale hanno portato al lento abbandono di questa coltura millenaria?

 

Sono alcuni degli spunti che animeranno l’incontro dal titolo: “De clos en clos, le vigne del Signore. Spiriti e spiritualità tra innovazione e crisi dei conventi” che si terrà sabato 5 novembre 2022, alle ore 11.00 presso l'Accademia di studi italo-tedeschi di Merano, all’interno del programma di eventi della 31° edizione del Merano WineFestival.

 

A condurre l’evento Angelo Carrillo, critico e giornalista esperto di enogastronomia, e Rocco Tolfa, giornalista Rai e noto volto televisivo, già conduttore della trasmissione “I signori del vino”. Il talk show farà da cornice a un banco di assaggio che consentirà di poter degustare i vini prodotti da alcune Abbazie, a testimonianza di un’attività che tuttora viene portata avanti non solo con grande passione, ma anche con professionalità e competenza.

 

Tra i vini protagonisti del banco di assaggio ci saranno anche alcune etichette di Abbazia di Novacella, una delle più antiche cantine attive al mondo. “Ci fa molto piacere essere presenti con i nostri vini a questo inedito evento che affronta temi che ci riguardano da vicino” commenta Werner Waldboth, direttore vendite di Abbazia di Novacella. Fondata nel 1142 dal vescovo di Bressanone, il Beato Hartmann, l’Abbazia di Novacella è abitata dai Canonici Agostiniani e sin dalla sua fondazione rappresenta un importante centro culturale e tuttora è un polo di educazione e formazione per i giovani. “I Canonici curano 25 Parrocchie e sono responsabili del mantenimento e dello sviluppo dell’Abbazia grazie all’organizzazione di molteplici attività, a partire da quelle agricole, alle quali si aggiungono le visite guidate all’Abbazia, il Collegio, il Centro Convegni, la gestione dell’enoteca interna e della Stiftskeller.”.   

 

Sarà un appuntamento che toccherà da vicino temi molto attuali e allo stesso tempo ricchi di storia e fascino” spiega il giornalista Angelo Carrillo. “In questi momenti di grande inquietudine, il tema della fede e della religione è tornato ad essere centrale all’interno del dibattito culturale del nostro Paese, che da tempo però deve fare i conti con la crisi delle vocazioni e, in alcuni casi, con il lento abbandono dei conventi. Sono luoghi, questi ultimi, che conservano e custodiscono una grande tradizione vitivinicola. Lo saranno anche in futuro? Cercheremo di rispondere a questo interrogativo e di fotografare lo stato dell’arte della viticoltura all’interno di conventi e monasteri”.

 

Silvia Roncaglia 

MERANO WINE FESTIVAL

Il 6 e 7 novembre in degustazione le tre medaglie d'oro The WineHunter di Alois Lageder

 

Sono CASÒN Bianco IGT Vigneti delle Dolomiti 2019, KRAFUSS Pinot Noir IGT Vigneti delle Dolomiti 2019 e MCMLVII Merlot Vecchie Viti IGT 2019 i vini della Tenuta Alois Lagederinsigniti quest'anno della medaglia d'oro di The WineHunter Award. Il riconoscimento viene assegnato, dalla commissione d’assaggio di esperti guidata da Helmuth Köcher, ai vini che hanno ottenuto tra 93 e 95, 99 punti su 100.

I tre campioni di Lageder saranno in degustazione alla 31a edizione del Merano Wine Festival il 6 e 7 novembre dalle 10 alle 18, all'interno del Kurhaus, presso il banco n. 244.

Fondata nel 1823, la Tenuta Aloise Lageder è arrivata alla sesta generazione mantenendo l'attenzione alle risorse naturali che l'ha sempre caratterizzata, aggiungendo nel tempo la creatività che le ha permesso di sperimentare tecniche e realizzare vini innovativi, come quelli premiati quest'anno.

Bianco di struttura vigorosa, ricco di corpo, salato, con un'acidità fresca, CASÒN Bianco IGT Vigneti delle Dolomiti 2019 fa parte della collezione Capolavori di Lageder. Certificato Demeter, uvaggio di Viognier, Petit Manseng e minori quantità di Roussanne, Marsanne o Chenin Blanc, questo vino raggiunge il suo optimum con un invecchiamento fino a 10 anni.

KRAFUSS Pinot Noir IGT Vigneti delle Dolomiti 2019, un altro dei Capolavori di Lageder, certificato biologico, è un vino raffinato monovitigno, adatto all'invecchiamento fino a 10 anni. Mediamente strutturato, fresco, presenta un nucleo fruttato intenso e vellutato che lo rende adatto sia per accompagnare le carni bianche sia per la selvaggina e i formaggi.

MCMLVII Merlot Vecchie Viti IGT 2019 è il terzo Capolavoro premiato quest'anno da The WineHunter Award. Vino iconico già nel nome, ottenuto dai migliori grappoli di Merlot dei vigneti di Magré, certificato Demeter, arriva fino a 15 anni di invecchiamento pur esprimendo il suo corpo vigoroso ma fresco, equilibrato, profondo, molto fruttato già dopo 3 anni.

 

Simonetta Gerra

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