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Cantine

UN PREMIO AL PRESIDENTE LORENZO GIORDANO

 

                 SI AFFERMA IL PROGETTO “VIGNE VECCHIE”

 

L’Associazione “Davide Lajolo” ha deciso di conferire al Presidente della cantina Vinchio Vaglio Lorenzo Giordano il premio “Il Ramarro”. Nome curioso per un premio, ma che ha una precisa motivazione: il nome Lajolo deriva dal termine dialettale “Lajeu” che indica appunto il ramarro, animale che viene dalla preistoria e che ha rischiato l’estinzione. Oggi è tornato ad essere presente nella Riserva naturale della Val Sarmassa, area protetta per lo più viticola e boschiva fortemente voluta anche dalla Cantina di Vinchio Vaglio e dal suo presidente. L’Associazione sceglie ogni anno “personalità che si siano distinte nel mondo della cultura, del giornalismo, dell’arte, della tutela e valorizzazione del paesaggio e dell’ambiente, con profondo senso civile alle quali dare il premio intitolato allo scrittore e politico Davide Lajolo originario di Vinchio”. Lo stesso premio è stato conferito a personalità di rilievo le più variegate: dal cantante Roberto Vecchioni alla giornalista Concita De Gregorio, da Luigi Veronelli e Carlin Petrini a Lella Costa passando per l’enologo Giuliano Noè e Giancarlo Caselli procuratore capo del Tribunale di Torino. C’è da esserne davvero orgogliosi.   Si tratta di un riconoscimento anche alla cantina Vinchio Vaglio che in questo territorio sta investendo sul futuro; dapprima puntando sul vitigno Barbera, poi sulla tutela e lo sviluppo di paesaggio e territorio e, oggi, sull’accoglienza del cliente. Ed è grazie alla presenza della cantina se i piccoli viticoltori hanno potuto continuare a produrre Barbera e se le impervie colline di questa zona, che rischiavano di diventare solo boschi con conseguente perdita della biodiversità, sono state riconosciute Patrimonio Unesco. Davvero lungimirante inoltre che nel 1986, quando la filosofia comune era di estirpare i vigneti vecchi sostituendoli con impianti nuovi, con cloni diversi nella speranza che la maggior produttività, rispetto alle vigne più vecchie, risolvesse il problema del reddito, Vinchio Vaglio decidesse anche di individuare i migliori vigneti con età superiore ai 50 anni e iniziasse a produrre un vino che fin da allora si è chiamato “Vigne Vecchie”. Un successo confermato nel tempo che, nel 2009 in occasione dei 50 anni di vita della cantina, si è sdoppiato con un secondo vino dal nome “Vigne Vecchie 50°” che proviene dagli stessi vigneti. Mentre il primo affina in legno e quindi racconta la Barbera e la sua longevità, la complessità di profumi e struttura, il secondo sceglie la freschezza e l’eleganza di una Barbera giovane. Quegli stessi vigneti, alcuni ancora presenti hanno oggi più di 80 anni, richiedono un’attenzione sempre maggiore. Le poche uve da essi prodotte, ma di grande qualità e dalle caratteristiche del tutto particolari, riescono a garantire un reddito ai viticoltori che contribuiscono a mantenere inalterato nel tempo questo splendido paesaggio.

Oggi il mondo del vino riconosce il valore di questi vigneti e ne sono prova, tra gli altri, in Italia il “Censimento delle vigne vecchie” intrapreso dalla rivista Civiltà del Bere e in UK il progetto “The Old Vine Conference” nato dall’idea di alcuni MW il quale coinvolge prestigiose cantine in tutto il mondo che possono vantare vigneti molto vecchi ancora in produzione. In entrambi i casi Vinchio Vaglio è stata invitata ad essere parte attiva. Prestigiosi riconoscimenti arrivano anche per altri vini come la Barbera D’Asti Superiore “I Tre Vescovi” selezionata dall’American Airlines per essere servita sui propri voli ma anche per il lavoro in generale della cantina, come rimarcato dalla prestigiosa rivista di lingua tedesca Weinwirtschaft che ha assegnato a Vinchio Vaglio il 4° posto tra le migliori cantine cooperative italiane.

Vinchio Vaglio è un esempio di cantina cooperativa che sa essere impresa e contemporaneamente difende il proprio territorio.

www.vinchio.icom

 

 

MADDALENA MAZZESCHI

IL BAROLO GINESTRA D.O.C.G. CIABOT MENTIN DI DOMENICO CLERICO FESTEGGIA  LE QUARANTA VENDEMMIE

 

 

 

L’autunno e la stagione ideale per scoprire le bellezze delle Langhe del Barolo. Un paesaggio unico, riconosciuto dall’UNESCO Patrimonio dell’umanità, scandito da vigneti e noccioleti che tingono le colline di  mille sfumature. Allo spettacolo della natura si aggiungono le eccellenze enogastronomiche che rendono questo angolo del Piemonte famoso in tutto il mondo. Tra queste il Barolo Ginestra D.O.C.G. Ciabot Mentin di Domenico Clerico, storica cantina di Monforte d’Alba che, con l’annata 2018, festeggia la quarantesima vendemmia di questo primo vino con cui Clerico si fece conoscere nel mondo. Un barolo intenso, deciso, elegante e profondo che al naso rivela aromi di fragola fresca, ciliegia e succo d’arancia rossa che si fondono con note di menta, cioccolato fondente e spezie. Il sorso è armonioso con una trama tannica setosa, morbida ed elegante. 

Sono passati quarant’anni dalla prima annata di questo vino che ha scritto la storia della denominazione e il cui nome ha una storia affascinante da raccontare: il “Ciabot” è una casa nelle vigne, quasi un ricovero degli attrezzi; mentre “Mentin” era il proprietario (il diminutivo di “Clemente” in dialetto Piemontese) da cui Domenico acquistò l’appezzamento. Dopo la vendita, Il nome della vigna è rimasto lo stesso, come tradizione vuole, perché i proprietari passano, ma la terra resta.

 

L’autunno è la stagione clou nelle Langhe non solo per degustare i vini, ma anche per assaporare un’ altra prelibatezza simbolo del territorio: il tartufo. Un ingrediente che rende speciale qualsiasi piatto, dal più semplice al più elaborato: dall’uovo al burro con scaglie di tartufo, al risotto, fino ai tradizionali tajarin o la battuta di Fassona. Piatti da accompagnare con un buon calice di Barolo Ciabot Mentin.

 

Domenico Clerico è un grande nome del Barolo in Italia e nel mondo. La storia di questa prestigiosa cantina di Monforte d’Alba coincide con la storia di un uomo che ha rivoluzionato il concetto della viticoltura nelle Langhe, animato dal desiderio di sperimentare per raggiungere l’eccellenza che da sempre caratterizza i suoi vini. Domenico Clerico è stato un precursore nello studio del  Nebbiolo,  ma anche della  Barbera D’Alba e del Dolcetto,  il vino da cui ha iniziato a costruire il suo sogno già dal 1976. Il suo legame intenso con la terra, il lavoro instancabile tra i filari e le peculiarità dei suoi vigneti  hanno costruito negli anni un patrimonio unico.   Un’eredità raccolta dalla moglie  Giuliana  e portata avanti da un team di collaboratori guidato oggi da Oscar Arrivabene, enologo e direttore generale, nell’assoluto rispetto dell’impronta schietta e senza compromessi del suo fondatore.  L’azienda oggi conta 21 ettari vitati, per un totale di 110.000 bottiglie prodotte ogni anno e coltiva unicamente i tre vitigni piemontesi per eccellenza, Dolcetto, Barbera e Nebbiolo, esportando in oltre 40 paesi del mondo. La gamma comprende 9 etichette: Visadì Langhe Dolcetto DOC, Trevigne Barbera D’Alba DOC, Capisme-e Langhe Nebbiolo DOC, Arte Langhe Rosso DOC, Barolo DOCG del Comune di Monforte d’Alba, Pajana Barolo DOCG, Ciabot Mentin Barolo DOCG e AereoplanServaj Barolo DOCG,  Percristina Barolo DOCG .

 

Per maggiori informazioni

https://domenicoclerico.com

 

Michele Marmino

1982-2022: 40 VENDEMMIE DI BRICCO DELL’UCCELLONE

 

Ci sono vini che si fanno amare al primo assaggio. Che si fanno ricordare. Che entrano nella storia. Vini che la storia, in qualche modo, sanno plasmarla. È il caso del Bricco dell’Uccellone di Braida, prima vendemmia 1982, esattamente 40 anni fa.  In un contesto in cui la Barbera era considerata un vitigno di scarso prestigio, l’avanguardista Giacomo Bologna reinterpretò il potenziale di quest’uva con una visione aperta alla modernità e all’internazionalità.

Giacomo seppe pensare in grande: la sua “ricetta” si basò sulla selezione dei cru, le rese molto più basse dell’ordinario e l’affinamento del vino in barrique di rovere francese per donare al vino eleganza e struttura. Questi furono gli strumenti principali per rivendicare dignità e dare nuova enfasi a uno dei vitigni principali del Piemonte, inaugurando per la Barbera una fase rivoluzionaria che fu presto presa ad esempio da gran parte degli altri produttori.

Tre anni dopo la prima vendemmia, all’uscita in commercio di questa bottiglia che all’epoca era etichettata come “vino da tavola”, il successo fu travolgente. I riconoscimenti iniziarono a piovere immediatamente sul Bricco dell’Uccellone, tanto che la giornalista inglese Jancis Robinson, nel suo Oxford Companion to Wine, alla voce Barbera scrive: “L’uomo che per primo mise la Barbera sul piedistallo, dimostrando che era un vino serio, fu Giacomo Bologna dell’azienda Braida, il cui Bricco dell’Uccellone fu la prima Barbera a essere commercializzata a livello internazionale”.

A suggellare questo percorso, nel 2019 al Castello di Bensberg, il Bricco dell’Uccellone Braida ha ricevuto il riconoscimento “Wein Legende”, il primo vino piemontese a essere annoverato nella hall of fame dei vini più importanti del mondo e terzo vino italiano.

 

Il primo grappolo del 2022 di questa Barbera è stato vendemmiato il 12 settembre. Una nuova sfida, secondo Giuseppe Bologna, proprietario dell’azienda insieme alla sorella Raffaella: “Dal 1994, quando raccolsi totalmente la responsabilità della produzione in azienda, ne ho viste di annate strane… Questa è sicuramente senza paragoni, una vendemmia storica ma allo stesso tempo senza riferimenti storici applicabili: emozioni del tutto nuove”.

Tra tre anni se ne scoprirà il valore nel calice.

Intanto, il colpo d’occhio di tutte le annate in commercio fino ad oggi (si arriva alla 2019) è d’effetto.  Alcune curiosità?

 

  • L’Uccellone era il soprannome di una donna che viveva nella collina delle vigne. Il suo naso ricordava il becco di un uccello, in più vestiva sempre di nero: questo le valse il soprannome in paese. Da qui il nome Bricco dell’Uccellone.
  • Sin dalla prima vendemmia, 1982, l’etichetta del Bricco dell’Uccellone non è mai cambiata: insieme all’etichetta de La Monella fu il primo lavoro di Giacomo Bersanetti e Chiara Veronelli, quando la disegnarono la loro agenzia doveva ancora nascere.
  • In etichetta il Bricco reca con orgoglio l’indicazione “Barbera di Rocchetta Tanaro” dal 1982 al 1994, poi il disciplinare cambia a Barbera d’Asti DOC.
  • La prima annata di Bricco dell’Uccellone fu prodotta in 9.800 bottiglie.
  • La bottiglia del 1985 ha la capsula di un colore più scuro delle altre.
  • La bottiglia della vendemmia 1993 è diversa da tutte le altre, leggermente più alta, per via di un blocco della produzione in Francia.
  • La prima bottiglia con la serigrafia Braida, per evitare il rischio di contraffazioni, è quella della vendemmia 2004.
  • L’unica vendemmia non prodotta è stata la 2002, per le condizioni climatiche avverse.
  • La prima annata a riportare la DOCG Barbera d’Asti è la 2008.
  • Diversi animali domestici e alcuni cavalli sono stati battezzati Bricco dell’Uccellone.
  • Nel 2015, in occasione dei primi trent’anni dall’entrata in commercio del Bricco dell’Uccellone, è stato costruito un racconto corale con foto, storie e aneddoti su questo vino.

 

Marianna Natale

CANNONAU RISERVA ANTONELLA CORDA, LE NOTE INESPLORATE DELLA SARDEGNA

 

Un vino che coglie la complessità del territorio di Serdiana, rivelando tratti capaci di sfidare il tempo. Numerosi riconoscimenti al debutto

Cannonau di Sardegna DOC Riserva 2019 di Antonella Corda è un vino nato per celebrare il cannonau per cui l’eleganza è un’attitudine e l’equilibrio è un’ispirazione. Viti allevate ad alberello producono le uve per la nuova etichetta della Cantina Antonella Corda da un terreno particolarmente ciottoloso, in grado di esaltare il microclima della zona caratterizzato dai venti di maestrale e dal sole di Sardegna. Il risultato è un vino rosso rubino con riflessi violacei, dal sorso morbido e avvolgente. Il profumo è ricco e articolato. Mora e marasca, mirto, elicriso e una delicata nota d'incenso si sposano elegantemente. 

“Con questo vino – dichiara la produttrice Antonella Corda – ho voluto scoprire note finora inesplorate del nostro cannonau, capaci di sfidare il tempo. Dalle mie uve e grazie a un lungo e delicato affinamento ho cercato di cogliere e di trasmettere tutta l’affascinante complessità del territorio di Serdiana”.

Un vino che al suo debutto ha già raccolto punteggi considerevoli e numerosi riconoscimenti: James Suckling, tra le penne più illustri della critica enoica a livello internazionale, gli ha assegnato 97 punti e lo descrive come caratterizzato da tannini setosi, elegante intensità che rimane persistente al palato e finale fumée. Suckling lo definisce un vino “superbo, da bere dopo il 2024”. Si è inoltre aggiudicato i Tre Bicchieri nella Guida ai Vini d'Italia 2023 del Gambero Rosso ed è candidato ai Platinum Award, massimo riconoscimento della guida The WineHunter Award 2022 di Helmut Köcher, presidente e fondatore del Merano WineFestival.

Il Cannonau di Sardegna DOC Riserva 2019 della Cantina Antonella Corda è in vendita nelle enoteche e nei negozi specializzati al costo di circa 50 euro.

 

Anna Sperotto | 349 8434778 | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

BULICHELLA: DIECI VENDEMMIE DI HIDE, IL VINO DEDICATO AL FONDATORE

 

Un’espressione originale, una scommessa vinta: syrah in purezza per celebrare Hideyuki Miyakawa, che con la moglie fondò l’azienda agricola nel 1983

 

Arriva sul mercato Hide IGT Costa Toscana 2017 di Bulichella, azienda biologica di Suvereto (LI), decima vendemmia del vino dedicato al fondatore e ispiratore, Hideyuki Miyakawa.

Hide è un syrah in purezza, un vitigno che Bulichella vinifica dagli anni Duemila, con il primo impianto risalente alla fine del decennio precedente. Un vino rosso che emerge per il profilo organolettico tipicamente varietale e al tempo stesso caratterizzato da un’espressione originale.

Hide si ottiene mediante vinificazione in legno con l’ausilio di barriques aperte utilizzando, oltre a uve attentamente selezionate, anche parte di grappolo intero e una percentuale di raspi, che può variare in funzione delle caratteristiche dell’annata. “In questo modo, rispetto a ciò che avverrebbe con una vinificazione tradizionale, riusciamo a dare un maggior bilanciamento a un vino che, per territorio e natura, nasce di per sé estremamente potente – spiega Shizuko Miyakawa, AD dell’azienda e figlia di Hideyuki – Quel che otteniamo è un vino ben strutturato ed equilibrato”. Segue macerazione sulle bucce dai 18 ai 30 giorni e affinamento in barriques di rovere francese per 18 mesi. “Hide è stato scelto da papà, che non voleva crearlo a partire da un blend ma desiderava un vino in purezza – prosegue Shizuko – A questo scopo ha scelto il syrah, vitigno che per noi è stato una vera scommessa, perché inizialmente non si aveva la certezza del risultato finale. Si tratta di una varietà la cui presenza nel nostro territorio, in quegli anni e in termini di estensione della superficie vitata, era ancora piuttosto limitata. Dopo anni di lavoro e ricerca che ancora continua, oggi riteniamo almeno in parte di aver raggiunto quel risultato. Il nostro Hide è infatti un vino che raccoglie ottimo consenso tra i consumatori ed eccellenti punteggi nelle principali guide enologiche”.

 

Dal colore rosso rubino intenso con riflessi violacei, si presenta al naso ampio e penetrante, ricco di sentori speziati e piccoli frutti a bacca rossa. È pieno e succulento, con tannini fitti e vellutati; il finale è lungo e scorrevole. Si abbina a carni rosse, barbecue e piatti strutturati.

Hide è un vino con un’etichetta “parlante” che narra a fondo di Hideyuki. Frutto della collaborazione tra lo scenografo Francesco Sala e due nipoti di Hideyuki, Orso e Nicolò Miyakawa, è il racconto della sua storia e delle sue passioni: i viaggi, i motori, il suo passato come imprenditore nel mondo dell’automotive design, i vigneti e il grande amore per l’Italia, che dalle terre del Sol Levante lo ha portato nel 1983 a mettere radici a Suvereto. La produzione di Hide per l’annata 2017 si attesta su un numero limitato di bottiglie, pari a 880.

 

Anna Sperotto | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. | 349 8434778

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