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Leggi di aiuto per aziende

RIAPERTURE (UIV): SETTORE LEGATO A DESTINO RISTORAZIONE, 500MLN DI EURO DI CREDITI NON INCASSATI

 CASTELLETTI (UIV): AGIRE SU LEVE FISCALI E PROMOZIONE

 

“I lockdown hanno fortemente penalizzato la ristorazione e con essa il mondo del vino, che solo in Italia registra nell’ultimo anno crediti non corrisposti dall’horeca per 500 milioni di euro e mancate vendite nel ‘fuori casa’ per 1,5/1,8 miliardi di euro. Ora, con le riaperture a singhiozzo previste nelle bozze del Dl Riaperture, la normalità è ancora lontana e le tensioni finanziarie si fanno sempre più forti. Per questo chiediamo al Governo di attivare con il ‘Fondo filiere in crisi’ anche misure di sostegno per far fronte alla sofferenza dei mancati pagamenti e strumenti a sostegno della ristorazione”. Lo ha detto oggi il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti, commentando la discussione sul Dl Riaperture all’ordine del giorno oggi in Consiglio dei ministri.

“La ristorazione – ha aggiunto Castelletti - è da sempre la migliore alleata del vino e anche in questa congiuntura condividiamo le difficoltà di uno dei settori più colpiti dalla crisi, certi che una volta tornati alla normalità il binomio torni a essere il principale testimonial del made in Italy. Uiv ritiene che in vista delle riaperture - in particolare le più imminenti degli Stati Uniti e del Regno Unito - il settore necessiti anche di una forte azione di promozione per capitalizzare la propria immagine nel mondo e intercettare il ‘rimbalzo’ dei consumi che dovrebbe arrivare più velocemente in alcuni mercati internazionali. È necessario, dunque, aumentare il budget della misura Ocm promozione e semplificare le regole”.

Secondo l’Osservatorio di Unione italiana vini, la maggior presenza di vino in cantina (+3,6% sul pari periodo del 2020) è determinato da un’ultima vendemmia in crescita del 3,2%. Ne consegue che gli attuali 200mila ettolitri in eccedenza rispetto allo scorso anno siano quasi totalmente un effetto della maggior produzione. Lo scorso anno il mercato interno (-24% a valore) ha perso dieci volte più dell’export (-2,3%, a 6,3 miliardi di euro), con l’horeca a -38%, le enoteche a -23%, la vendita diretta a -19% a fronte di una crescita del 12% delle vendite nella grande distribuzione. I numeri nel complesso, attenuati dalle performance delle grandi aziende che lavorano con la Gdo, non svelano però le forti difficoltà di migliaia di piccoli e medi produttori – spina dorsale del prodotto Italia –, da sempre legati al comparto della ristorazione.

 

Marta De Carli

LETTERA AL PRESIDENTE DI COLDIRETTI ETTORE PRANDINI E A TUTTI I PRESIDENTI DELLE ASSOCIAZIONI AGROALIMENTARI ITALIANE

 

 

Ormai è trascorso un anno da quando la pandemia ha cominciato a minacciare non solo la salute, ma anche il lavoro e il portafoglio degli italiani. Penso in particolare alla nostra filiera, quella del vino: penso alle aziende che hanno dovuto chiudere i battenti, a quelle in ginocchio a causa della crisi economica. E ad altre ancora, come la nostra Associazione di Viticoltori: aziende solide, che però devono farsi carico delle situazioni dei loro produttori e del territorio in cui operano, e che non possono certo ignorare le difficoltà di un mercato in sofferenza da mesi.

Finora ristori, agevolazioni e misure per contribuire a un parziale risanamento della crisi non sono mancati, ma rimangono tuttora insufficienti. Appelli, inviti e richieste si sono susseguiti, rivolti a chi ci governa: penso alla Lettera aperta indirizzata alla già Ministra Teresa Bellanova, chiamata a prendere coscienza di una situazione del mondo vino difficile da fronteggiare. Una richiesta di consapevolezza che, purtroppo, non ha sortito le misure auspicate, vale a dire misure volte a ridare se non vigore, almeno dignità ad un sistema, quello del vino, che fa del Made in Italy un faro di qualità in tutto il mondo.

Faro che si sta affievolendo e rischia di spegnersi, a causa delle costanti chiusure che, ricordiamolo, non colpiscono solo bar e ristoranti, ma anche tutte le filiere che ci stanno dietro, compresa quella del vino, le cui bottiglie rimangono ferme in cantina, senza poter essere vendute, senza più essere acquistate.

Possiamo sentirci tutti uniti, noi realtà di viticoltori in Italia, in queste difficoltà e in questi bisogni. Ma chi, davvero, dovrebbe farli risuonare siete voi di Coldiretti e di tutte le associazioni dell’agroalimentare italiano, realtà motivate da un solo ed unico scopo, intrinseco nella vostra stessa natura: rappresentare e tutelare gli interessi della filiera. Mai come oggi questa rappresentanza e questa tutela sono fondamentali; mai come oggi queste stesse sono mancate.

Giornali, radio e televisioni hanno riportato e trasmesso le necessità delle diverse categorie attraverso le voci dei propri rappresentanti; tuttavia, ci pare, voi Coldiretti, voi associazioni che rappresentate il mondo dell’agricoltura e del vino in Italia, non avete approfittato di questi canali di diffusione per dare spazio e voce ad un comparto che, ad oggi, è stato lasciato nell’ombra.

Abbiamo guardato, abbiamo ascoltato e abbiamo aspettato. Aspettato che Coldiretti, a cui siamo iscritti da anni, bussasse alla nostra porta, dimostrando interesse per una realtà che rappresenta oltre 200 associati in Oltrepò Pavese ed è motore di un intero territorio. Abbiamo aspettato affinché ci si confrontasse così da sottoporre i nostri problemi all’attenzione di chi ha preso parte ai tavoli aperti con le istituzioni. Ma non una visita, né una telefonata.

La speranza è pensarvi impegnati dietro le quinte, pronti a darci i risultati che un settore come il nostro merita, tramite i media e nella realtà dei fatti.

Speranza che può essere rinvigorita da una ritrovata collaborazione. Questo è un invito chiaro affinché voi associazioni – con cui da sempre cooperiamo e da cui ogni giorno vogliamo sentirci rappresentati – ricalibriate i vostri sforzi in base alla reale situazione in cui il mondo del vino versa.

Una situazione che non può permettersi di perdere occasioni come quella data dal Recovery Plan: risorse preziosissime che possono ridare slancio a tutta la filiera, a patto però che vengano impiegate in maniera concreta, con progetti pensati per garantire la sopravvivenza e la continuità delle realtà produttrici, anche quelle più piccole. Digitalizzazione, innovazione e sostenibilità sono parole chiave, ma restano parole vuote se i produttori non sono supportati con progetti concretamente attuabili e da risorse erogate in tempi utili – ovvero brevi.

Un monito che vale tanto per i massimi livelli quanto per le istituzioni a noi più vicine, come Regione Lombardia, che alla bontà delle sue proposte dovrebbe affiancare una maggiore rapidità d’esecuzione: troppe iniziative sono rimaste nel cassetto del Pirellone, perdendo la propria forza a causa di costanti rinvii, come Misura Giovani, o per la lunghezza dei tempi, come i finanziamenti del PSR, che avrebbe maggiore efficacia con uno scorrimento più veloce delle graduatorie che permetterebbe di finanziare aziende, come la nostra, che sono state ammesse ed hanno già effettuato gli investimenti, ma che sono ancora in attesa e nel dubbio di ricevere il contributo.

È l’ora della concretezza e dell’immediatezza. La promessa di un futuro di crescita può esserci fatta solo dalle istituzioni, partendo dalle reali necessità del sistema vino italiano, di cui voi, associazioni di categoria, dovete farvi mediatori. Siamo pronti a incontrarvi e a confrontarci con voi. Perché soltanto uniti abbiamo l’occasione di cambiare le cose.

Con stima

Massimo Barbieri

Presidente Associazione di Produttori Torrevilla, oltre 200 aziende in Oltrepò Pavese

 

TORREVILLA è l’associazione di viticoltori punto di riferimento per la viticoltura oltrepadana da 114 anni. Riunisce 200 vignaioli che ogni giorno, con fatica e dedizione, si dedicano alla coltivazione della vite su oltre 600 ettari di terreno sparsi su nove comuni lombardi. Tra le più dinamiche realtà dell’Oltrepò Pavese vitivinicolo (circa 50.000 quintali di uve lavorate ogni anno e una produzione annua attorno ai 2.500.000 di bottiglie), Torrevilla rivendica con orgoglio il suo profondo legame con il territorio, la secolare esperienza tramandata di padre in figlio, e la voglia di guardare al futuro investendo in tecnologie e collaborazioni che rendano la viticoltura sempre più efficiente e sostenibile.

www.torrevilla.it

VINARIUS: LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIUSEPPE CONTE DOPO LA PUBBLICAZIONE DEL NUOVO DPCM.

 

 

“VIETATA LA VENDITA DI ALCOLICI E ANALCOLICI PER ASPORTO DALLE ORE 18 ALLE ENOTECHE MA CONSENTITA A TUTTI GLI ALTRI NEGOZI COMMERCIALI. FONDAMENTALE APRIRE SUBITO IL DIALOGO PER ARRIVARE ALLA CANCELLAZIONE DELLA NORMA PER NON DISCRIMINARE LE CENTINAIA DI ATTIVITÀ SPARSE NEL PAESE”

 

Andrea Terraneo, Presidente di Vinarius, l’Associazione delle Enoteche italiane, firma una lettera aperta per il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte a fronte della pubblicazione del nuovo DPCM entrato in vigore oggi 16 gennaio 2021. Il decreto infatti vieta espressamente la vendita per asporto di qualsiasi bevanda alcolica e analcolica da parte di tutti i negozi specializzati con codici ATECO 47.25 dalle ore 18, lasciando invece libertà di vendita di tali bevande a tutti gli altri negozi commerciali.

 

Scrive nella lettera il Presidente Terraneo “comprendiamo il momento di forte difficoltà che sta attraversando il nostro Paese a causa della pandemia e il complesso contesto con cui vengono prese le relative decisioni incorrendo in possibili errori nella indicazione dei codici ATECO, ma chiediamo un sollecito chiarimento in merito affinché non vengano discriminati attività e operatori professionali appartenenti al settore del commercio di bevande alcoliche e analcoliche. La preoccupazione deriva dal fatto che inibire l’apertura dopo le 18 toglie all’enoteca il 30% del fatturato giornaliero in un quadro economico generale che ci vede già penalizzati.”

 

Non appare infatti chiaro il criterio utilizzato dal nuovo DPCM su questo tema, che non inserisce nel divieto di vendita per asporto dopo le ore 18 anche tutte quelle attività previste dal codice ATECO 47.1 e relativi sottogruppi che comunque commerciano prevalentemente in bevande e alimentari.

 

“Appare evidente – continua Terraneo – che lo spirito che anima tale divieto non è demonizzatorio nei confronti delle bevande alcoliche in sé ma è invece quello sanitario volto a evitare assembramenti, fattore di primaria importanza per tutti noi in questo difficile momento. Non comprendiamo però il motivo per cui viene impedito a centinaia di enoteche sparse sul territorio nazionale di operare lasciando invece libertà di farlo alla grande distribuzione organizzata, incorrendo maggiormente nel rischio di assembramenti. Le chiediamo pertanto la cancellazione di questa misura affinché non vengano penalizzate tutte quelle attività comprese nel divieto che stanno operando da mesi con massimo rigore e attenzione alla tutela della clientela e nel rispetto delle normative.”

“Siamo certi - conclude Terraneo – che le ragioni da noi esposte possano portare ad un pronto accoglimento della nostra richiesta basandosi essa stessa su criteri di ragionevolezza e coerenza con lo spirito di tutela della salute pubblica e di salvaguardia delle attività commerciali che stanno a cuore a tutti quanti noi.”

 

Elena Gottardo

RESILIENZA NEL RETAIL

 

Parte da Bra Città Slow, prima in Italia, un progetto a sostegno dei commercianti. 250 negozi e circa 20 settori merceologici del commercio braidese, grazie a Confcommercio Ascom Bra, manterranno le saracinesche sollevate con ShopCall.

Parte da Bra una iniziativa, unica nel suo genere, grazie a Confcommercio Ascom Bra e con il supporto di un team di consulenti esperti di digitale, per sostenere i commercianti, una delle categorie più provate in questo anno di pandemia globale. Nel Comune piemontese, già attento ai temi della valorizzazione e dell’innovazione digitale con il progetto Bra Città Slow, 250 negozi associati che coinvolgono circa 20 settori merceologici del commercio braidese, riapriranno le saracinesche grazie a ShopCall: la soluzione tecnologica che mette d’accordo tradizione e innovazione per aiutare i negozi.“I nostri settori sono tra quelli più duramente colpiti dalla crisi economica che è stata la naturale conseguenza di quella sanitaria. Le chiusure forzate delle attività commerciali e la concorrenza delle piattaforme e-commerce hanno dato un colpo pesantissimo al commercio di vicinato e a quello tradizionale. La nostra associazione ha il compito e il dovere di affiancare, sostenere  e aiutare queste categorie. Per fare questo servono strumenti che oggi devono essere innovativi e digitali. Siamo felici di aver scelto una forma nuova di e-commerce dal volto più umano – commenta il direttore di Ascom Bra e presidente dell' Associazione Turistica Locale Langhe Monferrato e Roero, Luigi Barbero. "Abbiamo chiesto il supporto di consulenti, esperti di digital marketing, per formare il nostro staff e analizzare startup e soluzioni tecnologiche all’avanguardia. Siamo arrivati alla conoscenza di ShopCall, una novità assoluta a livello nazionale e siamo riusciti a trovare un accordo economico per proporla, gratuitamente in una prima fase, per sei mesi, ai nostri associati”.  

Con ShopCall i commercianti di Bra associati a Confcommercio Ascom potranno digitalizzare la propria vetrina fisica in un solo click - senza nessuna app da installare e senza nessuna password da ricordare - e invitare chiunque a prendere appuntamento e visitare il negozio, guidando direttamente il cliente per accompagnarlo nella scelta del prodotto più indicato alle sue esigenze.

Si potrà poi concludere l’acquisto anche online attraverso un sistema di pagamento semplice e integrato con Stripe, decidere se ritirare il prodotto in negozio oppure riceverlo comodamente a casa.

Confcommercio Ascom Bra crede nella necessità di continuare a fare business in modo “umano” e attraverso il VideoCall-shopping i clienti continueranno a beneficiare della consulenza, anche se filtrati dallo schermo dello smartphone, del pc o del tablet, mantenendo la relazione con il negoziante e beneficiando dei suoi preziosi consigli. Questa è la caratteristica del primo canale di “VideoCall-Shopping” in Italia, che permette di superare le barriere del distanziamento e del lockdown 

e, al contempo, abilita ogni esercizio commerciale verso il mondo del commercio elettronico. Per usufruire del servizio ShopCall basta che il negoziante condivida il link o il QR-code del proprio negozio sui propri canali di comunicazione, siano essi digitali o fisici.

 

Rebecca Rossetti 

FERRARINI: CODACONS INVIA DIFFIDA A GOVERNO. TUTELARE MADE IN ITALY EVITANDO DELOCALIZZAZIONE

A RISCHIO MIGLIAIA DI POSTI DI LAVORO CON DANNI IMMENSI PER L'AGROALIMENTARE ITALIANO. CHIESTO INTERVENTO DELL’ANAC

 

 

Sulla vicenda dello storico salumificio Ferrarini il Codacons presenta oggi un esposto all’Anac e un istanza d’accesso e formale diffida al Governo in cui si chiede alla Presidenza del Consiglio e ai Ministeri dello Sviluppo economico e dell’Economia di attivarsi con urgenza a tutela del Made in Italy.

 

La questione richiede un immediato intervento del Governo a fronte dell’attuale scenario che vedrebbe il braccio di ferro tra la cordata Ferrarini-Pini e Intesa Sanpaolo-Bonterre-Gsi per aggiudicarsi l’azienda emiliana e i suoi brand in concordato – scrive il Codacons nell’atto – Il rischio concreto è che il settore del Made in Italy subisca un nuovo duro colpo, attraverso una pericolosa delocalizzazione del lavoro e degli approvvigionamenti in un comparto dove operano cinquemila allevamenti già duramente provati dall’emergenza Covid, con effetti a cascata sull’occupazione e sulla qualità dei prodotti.

 

Non a caso nei giorni scorsi tutte le principali sigle di rappresentanza (Cia e Coldiretti) oltre all'intero mondo cooperativo si sono attivati per sostenere la proposta di Intesa-Bonterre.

 

Proprio a tutela del settore agroalimentare italiano e a sostegno di migliaia di aziende del comparto il Codacons ha presentato oggi una istanza d’accesso al Governo, in cui si chiede di avere copia di tutti gli atti e i documenti relativi sia alle proposte presentate dalla cordata FERRARINI-PINI e INTESA-BONTERRE-GSI, sia sulle istruttorie condotte circa le proposte concordatarie presentate dai gruppi Ferrarini e Pini, e un esposto all’Anac in cui si chiede di aprire un procedimento sul caso.

 

L’associazione inoltre diffida formalmente il Governo ad attivarsi per tutelare il Made in Italy nell’ambito dell’operazione di salvataggio del marchio Ferrarini, garantendo gli interessi di tutti gli operatori della filiera.

 

CODACONS

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