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Alimentazione

WORLD PASTA DAY 25^ EDIZIONE

 

PASTA LEADER GLOBALE: 1 PIATTO SU 4 NEL MONDO È ITALIANO, IN 25 ANNI EXPORT +210%

1 ITALIANO SU 2 LA MANGIA TUTTI I GIORNI, CONSUMO MEDIO DI 23KG PRO CAPITE L'ANNO

LE SFIDE FUTURE? NUOVI INGREDIENTI, PIÙ SOSTENIBILE, COTTURA VELOCE E PORZIONI DA SINGLE: RICERCA DEMOSCOPICA PER SONDARE LE ASPETTATIVE DEI CONSUMATORI.

  • Mercoledì 25 ottobre si celebra il World Pasta Day: in programma eventi, maratone social, testimonial e celebrazioni con lo sguardo rivolto a ieri, oggi e domani
  • La produzione mondiale di pasta sfiora i 17 milioni di tonnellate (+1,8% sul 2021), raddoppiando i 9 milioni del 1998
  • L'Italia è il primo produttore al mondo, con 3.6 milioni di tonnellate e un fatturato che sfiora i 7 miliardi di euro. In 25 anni triplicata la quota export: 1 piatto di pasta su 4 consumato nel mondo è Made in Italy
  • Indagine AstraRicerche per raccontare come gli italiani si immaginano la pasta del futuro: tendenze e sfide all'orizzonte, tra nuove tipologie, packaging ecologici e tanti formati innovativi

Il World Pasta Day compie 25 anni. Dal 1998 ad oggi, la pasta ha vinto la sua sfida globale, su più fronti. Secondo i dati elaborati da Unione Italiana Food e IPO - International Pasta Organisation, la produzione mondiale oggi sfiora i 17 milioni di tonnellate (+1,8% sul 2021), raddoppiando quasi i 9 milioni del 1998. Con due costanti: oggi come allora, l'Italia è prima al mondo nella classifica dei Paesi produttori, con 3,6 milioni di tonnellate nel 2022 (+3,2% sul 2021) e un fatturato che sfiora i 7 miliardi di euro (+24,3% sul 2021). L'Italia è anche il Paese che ne mangia di più (con 23kg pro-capite all'anno, precediamo Tunisia con 17 kg e Venezuela con 12 kg), con un totale di 1,3 milioni di tonnellate consumate nel 2022: il 25% della pasta consumata nel mondo e il 75% consumata in Europa sono prodotti da un pastificio italiano. Numeri a parte, in questi 25 anni tanto è cambiato: la pasta si è evoluta, è aumentata la sua conoscenza da parte del consumatore, è stata reinterpretata e adattata a nuovi stili di vita. In occasione della 25esima edizione del World Pasta Day (che si festeggia il 25 ottobre), i pastai italiani di Unione Italiana Food celebrano questo traguardo in un viaggio tra modelli di consumo e tendenze di ieri, di oggi e di domani, in Italia come nel mondo. 

 

ITALIA LEADER DELLA PASTA, IN 25 ANNI TRIPLICATA LA QUOTA EXPORT CON 2,3 MILIONI DI TONNELLATE

Rispetto a 25 anni fa, il mondo mangia sempre più pasta italiana. Sono aumentati i Paesi destinatari (oggi quasi 200, +6,4%) ed è triplicata la quota export, passando da 740mila a 2,3 milioni di tonnellate (+210% in 25 anni e +4,5% sul 2021), rappresentando il 62,7% della produzione. Più della metà della pasta prodotta in Italia finisce all'estero. Germania, Regno Unito, Francia, Stati Uniti e Giappone si confermano i Paesi più ricettivi, acquistando complessivamente circa il 58% dell'export italiano di paste alimentari (2.187 milioni di euro). Tra i mercati emergenti registrano ottime performance anche Arabia Saudita (+51%), Polonia (+25%) e Canada (+20%). 

1 ITALIANO SU 2 MANGIA PASTA OGNI GIORNO. IN FUTURO LA TENDENZA AUMENTERÀ ANCORA

Se i numeri consentono di poter affermare la leadership assoluta che il settore detiene a livello globale, è anche sui consumi nel nostro Paese che si gioca la partita: la mangiano praticamente tutti (99%) almeno una volta a settimana e oltre 1 italiano su 2 la porta in tavola ogni giorno, mentre 1 su 5 (19.2%) la consuma 4-5 volte a settimana. E in futuro questa tendenza aumenterà, sia in Italia che all'estero. Non solo la pasta sarà con noi, ma lo sarà ancor più di oggi: per oltre 3 italiani su 10 il suo consumo in Italia tenderà ad aumentare, per 4 su 10 ci sarà un ulteriore incremento anche all'estero. È quanto emerge dalla ricerca "Gli Italiani e il futuro della pasta”, realizzata nel mese di settembre 2023 dall'Istituto demoscopico AstraRicerche (interviste on line su un campione di 1004 italiani tra i 18 e i 50 anni) per indagare come sono cambiati i consumi di pasta, come gli italiani si immaginano la pasta del futuro, quali le tendenze e le sfide all'orizzonte.

ITALIANI INNOVATORI: 8 SU 10 SONO APERTI AL CONSUMO A COLAZIONE E A MERENDA

Sugli orizzonti nei prossimi 25 anni, lo scenario è chiaro: per più di 1 italiano su 2 (59%) la pasta conoscerà nuove tipologie con farine o ingredienti alternativi, sarà conservata in packaging più ecologici e biodegradabili (52.6%) e vedrà l'aggiunta di tanti nuovi formati (35.4%). Ma la novità inaspettata riguarda il consumo di pasta in momenti della giornata meno "tradizionali”, come a colazione o a merenda: a dispetto di una presunta impronta "conservatrice” degli italiani, 8 su 10 (79.5%) dimostrano grande apertura, confermando di essere pronti a consumarla appena svegli o come break durante la giornata, a patto che mantenga sempre alti i livelli di qualità e gusto (48.1%).

Un altro 26% sostiene questa scelta soprattutto perché già in uso all'estero mentre per il 19% del campione la tendenza andrà ad affermarsi ancor più se sarà sostenuta e promossa dagli chef. Già oggi, basta cercare l'hashtag #breakfastpasta su Instagram o TikTok per rendersi conto di come, soprattutto Oltreoceano, iniziare la giornata con spaghetti, fettuccine e altri formati stia diventando una vera e propria moda culinaria. E anche in Italia, in occasione della scorsa edizione del World Pasta Day, lo chef Valerio Braschi ha lanciato la sua ricetta dolce di rigatoni soffiati con cannella in latte di cocco e mandorle, proprio per suggerire che la pasta, oltre che un simbolo della cucina italiana nel mondo, è un ingrediente che possiamo mangiare sempre, a ogni ora e anche a colazione. 

SOSTENIBILE, TRADIZIONALE E ACCESSIBILE: LE TRE KEYWORDS CHE METTONO TUTTI D'ACCORDO

Se, da un lato, ci si aspetta un ulteriore passo avanti nella sostenibilità, con un impatto ambientale ancora più basso (43%), nella funzionalità con un contributo specifico al benessere fisico (34%) e nell'innovazione in termini di formati di design o cambiamenti sostanziali (28%), una fetta importante di intervistati si mantiene fedele alla tradizione. Per il 41.2% la pasta del futuro manterrà un legame con il passato, con modi tradizionali di produzione. Per il 34.7% sarà sempre accessibile, economica, alla portata di tutti. Già oggi in Italia con mezzo chilo di pasta e pochi altri ingredienti (come olio, pomodoro, legumi e aromi) si riesce a preparare un pasto sano, nutriente e bilanciato per una famiglia di 4 persone spendendo nell'insieme poco più di 2 euro (50 centesimi a persona). Infine, per il 33.7% sarà semplice, facile da cucinare. La curiosità: il 28% degli intervistati ritiene che la pasta conoscerà nuovi metodi di cottura e il 25% pensa che cuocerà in 3-5 minuti. Insomma, la pasta in futuro ha grandi opportunità e grandi sfide da affrontare, ambiente e sostenibilità in primis, ma non solo: per ben 1 italiano su 4 (25.0%) andrà incontro alle esigenze di single con confezioni più piccole o in versione "sfusa”.

Ma ci sono certezze che non cambiano mai: il gusto rimane al primo posto tra i requisiti ricercati in un piatto di pasta. Per 1 italiano su 2, la pasta deve infatti fare rima con bontà e soddisfare il palato. Anche se non mancano nuove sensibilità: per 4 italiani su 10 (40.2%) serve un mix tra gusto, salute e attenzione all'ambiente. Al terzo posto, si piazza l'apertura alla sperimentazione: per oltre 1 italiano su 3 (33%) la pasta deve essere anche un alimento versatile e innovativo. Si confermano in coda valori come la comodità, la preparazione pratica e veloce (31.1%) e l'accessibilità per una corretta alimentazione (30%).

IL PUNTO DI VISTA DEI PASTAI DI UNIONFOOD: IL FUTURO DELLA PASTA IN 5 PUNTI

Nell'ultimo decennio è avvenuta una rivoluzione nel mondo della pasta: i consumatori sono più consapevoli, informati ed esigenti con un cambiamento delle loro preferenze. Grazie anche al saper fare dei pastai, la pasta è stata protagonista di una grande trasformazione, a livello sostanziale e non solo, ha saputo rinnovarsi e adattarsi a stili di vita differenti con nuove tipologie (dall'integrale alle paste speciali o arricchite a quelle senza glutine) e formati, pur rimanendo uguale a sé stessa.

Ecco le 5 tendenze principali sul futuro della pasta secondo i pastai di Unione Italiana Food

  1. Sarà sempre di più "consumer friendly”: tantissimi formati, regole e leggi ne stabiliscono la qualità ma la preferenza di forme, quantità, ricette e occasioni di consumo sono lasciati alla libera interpretazione di ognuno. La pasta come vera espressione della libertà democratica.
  2. Sempre più global ma comunque tradizionale: si passa dalla morphing pasta a quella 3D per accontentare il consumatore più attento all'innovazione ma c'è anche chi ritiene che spaghetti, penne e fusilli saranno sempre al vertice della top ten.
  3. Troverà altre occasioni di consumo. Si ridurranno le porzioni a fronte di più occasioni di consumo durante la giornata, come già accade all'estero, in linea anche con le future regole alimentari.
  4. Sarà sempre più sostenibile. La pasta è già più sostenibile di altri alimenti. La capacità di produrla, confezionarla e trasportarla in modo ancora più sostenibile è tra i primi posti delle sfide future. Il packaging sarà con materiali flessibili e biodegradabili.
  5. Conoscerà cotture più veloci. Ci sarà uno sviluppo delle paste da cucinare in maniera più veloce anche per rispondere alle esigenze di chi ha meno tempo per stare ai fornelli. Anche se dipende dal formato, si potrà scegliere di tutto, dalla cottura di 18 minuti a quella di 1 minuto. 

"Quest'anno festeggiamo un traguardo importante che conferma come la pasta sia un prodotto straordinario che porta ogni giorno gioia e convivialità sulla tavola di milioni di persone di tutto il mondo - afferma Margherita Mastromauro, Presidente dei pastai di Unione Italiana Food. In questi 25 anni, come produttori, abbiamo visto come gli chef continuino a reinterpretarla, come i gastronomi la descrivano, gli antropologi esaltino il suo ruolo sociale, così come i nutrizionisti la consiglino per una corretta e sana alimentazione. La pasta è un cibo universale, ricco di storia e cultura, sempre più simbolo di una sana alimentazione, il cui consumo è in continuo sviluppo. La pasta ha la capacità di essere il cibo perfetto per tutti, vero e proprio alimento del futuro, che unisce al gusto e convivialità anche un approccio al cibo nel segno del benessere e della sostenibilità”

#WORLD PASTA DAY25: PARTE LA MARATONA SOCIAL PER CELEBRARE PRESENTE E FUTURO DELLA PASTA

Per la Giornata Mondiale della Pasta non poteva mancare il coinvolgimento dei social: usando l'hashtag ufficiale #WorldPastaDay25 e menzionando gli account social di WeLovePasta.it (FB / TW / IG) food lover, giornalisti, chef e blogger di tutto il mondo saranno invitati a celebrare le nozze d'argento del World Pasta Day cucinando il loro piatto di pasta del cuore: tradizionale, innovativo, rivisitato o ispirato al futuro, il protagonista resta l'amore universale per la pasta.

Inoltre, mercoledì 25 ottobre, dalle ore 11 alle 13, sul canale Twitter di WE LOVE PASTA (@welovepasta_it) e sul canale Twitter di IPO (@Int_Pasta_Org) sarà possibile prendere parte al live tweeting dedicato al World Pasta Day: si parlerà di pasta, passato e futuro del gusto, tra curiosità e nuove tendenze.

L'anno scorso oltre 300 milioni di persone in tutto il mondo hanno condiviso l'hashtag #WorldPastaDay su Twitter e sono stati pubblicati oltre 40mila contenuti sui social ispirati alla pasta. 

Giunto alla 25esima edizione, il World Pasta Day è promosso da Unione Italiana Food e International Pasta Organisation.

Partner del 2023 sono Italian Trade Agency, Federazione Italiana Cuochi, TuttoFood e Pastaria.

 

Ivana Calò  324 8175786 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

CELEBRARE IL WORLD PASTA DAY CON LE RICETTE DEGLI CHEF DI LINDBERGH HOTELS & RESORTS

In occasione del World Pasta Day, Lindbergh Hotels & Resorts insieme a due suoi chef di punta propone due ricette, facili ma gustose, da replicare a casa per festeggiare insieme ad amici e parenti questa giornata internazionale.

Il 25 ottobre si celebra il World Pasta Day, una celebrazione mondiale che è nata nel 1998 e organizzata da IPO, International Pasta Organization, insieme a Unione Italiana Food. Al centro dei festeggiamenti c’è, per l’appunto, la pasta, uno dei piatti emblematici del Bel Paese in grado di conquistare i gusti di grandi e piccini. Infatti, che sia condita con un semplice ma sfizioso sugo al pomodoro, in bianco o con qualche preparazione particolare, un buon piatto di pasta è una tentazione a cui si fa fatica a dire di no.

Lindbergh Hotels & Resorts, gruppo alberghiero che racchiude nel suo portfolio strutture a 4 e 5 stelle presenti sul territorio italiano, celebra il World Pasta Day e, in occasione di questa giornata internazionale, propone due ricette gustose, elaborate dagli chef dei suoi hotel, per invitare le persone a mettersi ai fornelli e stimolare la creatività.

Alex Bini, chef de La Meridiana Urban Hotel, un 4 stelle situato a Perugia, propone gli straccetti di pasta fresca al rosmarino con ragù di guancetta di Chianina brasata al rosso di Montefalco. Dopo un primo periodo trascorso in Italia, lo chef Bini si trasferisce oltre oceano, negli Stati Uniti, per far conoscere la cucina italiana e per continuare il suo percorso di formazione. Una volta tornato in Italia, affina le sue competenze in diverse strutture del Bel Paese per poi trovare casa alla Meridiana, dove si è impegnato nello studio delle materie prime e nella loro valorizzazione. Ciò che definisce la sua cucina, infatti, è il forte legame con il territorio in cui si trova, che cerca sempre di portare in cucina per far vivere ai suoi commensali un viaggio gustoso all’insegna di tradizione e tipicità

 Per il ragù:page1image3794192

2 guancette di chianina
400 ml di brodo vegetale
20 ml di olio evo Umbro
4 cucchiai di farina 00
1 carota
1 cipolla di Cannara
1 costa di sedano
300 ml di vino rosso di Montefalco
2 cucchiai di concentrato di pomodoro Sale qb.
Mazzetto di odori (rosmarino, salvia, timo)

Per la pasta fresca:
3 uova freschissime
1 cucchiaio di olio evo
150 g di farina 0
200 g di semola rimacinata
1-2 cucchiai di acqua appena tiepida 4 rametti di rosmarino
Un pizzico di sale

Straccetti di pasta fresca al rosmarino con ragù di guancetta di Chianina brasata al rosso di Montefalco
Ricetta di Alex Bini, chef de La Meridiana Urban Hotel, 4 stelle, Perugia.Ricetta per 4 persone 

Procedimento:
In una casseruola mettere l’olio evo e far soffriggere dolcemente le verdure tritate assieme al mazzetto di odori. A parte, in una padella antiaderente, far rosolare le guancette di Chianina precedentemente infarinate su ambo i lati.
Salare in giusta misura, adagiare le guancette nel soffritto di verdure e bagnare con il vino rosso. Una volta evaporato l’alcool aggiungere il concentrato di pomodoro e qualche mestolo di brodo, coprire e far cuocere a fuoco lento per circa 1 ora, facendo attenzione che il fondo di cottura non si asciughi, bagnando con qualche mestolo di brodo vegetale di tanto in tanto se fosse necessario. Saranno cotte quando risulteranno tenere bucandole con la forchetta.

Per la pasta fresca:
Mettere sulla spianatoia le farine a fontana. Aggiungere le uova, l’olio evo, l’acqua e il rosmarino tritato e sbianchito in acqua bollente per 30 secondi. Impastare e formare un panetto che verrà lasciato riposare avvolto in una pellicola in frigorifero per mezz’ora.
Tirare con la macchina della pasta delle sfoglie dello spessore di circa 1 mm, che andranno tagliate in maniera irregolare con la classica rotella oppure a coltello.
Mettere a bollire una casseruola di acqua leggermente salata. Tagliare a cubetti di mezzo centimetro le guancette, aggiungendo il sugo di cottura privato dal mazzetto di odori in una padella capiente a parte.
Tuffare gli straccetti di pasta fresca nell’acqua bollente scolarli dopo qualche minuto e saltarli in padella assieme al sugo di guancette brasate al Montefalco.

Luca Miuccio è Executive Chef del Giardino degli Ulivi e del Bàtu, i due ristoranti del Grand Hotel San Pietro di Taormina, un meraviglioso 5 stelle lusso affacciato sull’isola Bella e sulla Baia di Naxos. Dopo una serie di esperienze importanti in Italia e all’estero, Miuccio torna nella sua amata Sicilia, dove propone ai suoi ospiti una cucina che mira a esaltare la cultura siciliana attraverso giochi di consistenze, materie prime di qualità e di stagione.

Pasta all’eoliana

Ricetta di Luca Miuccio, Executive Chef del Grand Hotel San Pietro, 5 stelle lusso, Taormina.

Ricetta per 4 persone

300 g spaghetti
250 g passata di pomodorini Pane Bianco 15 g capperi di Pantelleria
80 g olive nere infornate
1 spicchio d’aglio
Basilico fresco (indicativamente 15 foglie) 1 g peperoncino fresco piccante
30 g olio extravergine d’oliva

Procedimento:
In una casseruola dal fondo largo versare un giro d’olio extra-vergine d’oliva e aggiungere l’aglio e qualche foglia di basilico. Non appena l’aglio comincerà ad appassire aggiungere i capperi, le olive tritate (o a pezzettini in base al vostro gusto) e rosolare a fuoco moderato. Successivamente aggiungere la passata di pomodoro con un po' d’acqua di cottura e far cuocere lentamente. Una volta ultimata la cottura della salsa, regolare di sale.

Nel frattempo, cuocere la pasta in abbondante acqua salata. Scolare bene la pasta e metterla nella casseruola con il condimento, aggiungendo un po’ di acqua di cottura.

Il consiglio dello chef:
Lo chef Miuccio consiglia di scolare la pasta ben al dente e tuffarla direttamente nel condimento caldo dove si dovrà ultimare la mantecatura aggiungendo olio extravergine d’oliva e una julienne di basilico fresco (a chi piace anche del Parmigiano). Questo permetterà di ottenere un sapore ancora più deciso e avvolgente. Inoltre, suggerisce di provarla anche con una battuta di tonno a crudo e guarnire la pasta con del pesce fresco locale (ricciola, spada, cernia) aggiunto a dadini nel soffritto di capperi e olive e fatto cuocere lentamente con la passata di pomodoro.

A proposito di Lindbergh Hotels & Resorts

Lindbergh Hotels & Resorts è un gruppo alberghiero fondato da Nardo Filippetti, fondatore di Eden Viaggi, che racchiude nel suo portfolio strutture a 4 e 5 stelle presenti sul territorio italiano. Gli hotel Lindbergh sono sinonimo di servizio tailor- madeitalianità dedizione all’ospite e ogni singola struttura è caratterizzata da un’identità forte e autonoma che ne esalta la sua individualità. Ogni hotel si inserisce in un dialogo simbiotico con il territorio in cui si trova e diventa un vero e proprio microcosmo da vivere: il viaggio qui è inteso come scoperta di usi e tradizioni, vedute panoramiche, esplosione di sapori, sinergie culturali, servizio di qualità e dettagli Made in Italy. Oggi sono 7 gli alberghi, 4 e 5 stelle, del gruppo Lindbergh Hotels & Resorts: il Boutique Hotel 5* Excelsior SPA & Lido e il Nautilus Family Hotel 4* a Pesaro, nelle Marche; La Meridiana Urban Hotel a Perugia in Umbria; il Grand Hotel San Pietro 5*L di Taormina, il Sikania Resort & SPA a Marina di Butera, il Modica Beach Resort a Marina di Modica, in Sicilia e il Cala della Torre Resort a Siniscola in Sardegna. Tra la seconda metà del 2023 e l’inizio del 2024 Lindbergh Hotels & Resorts amplierà il proprio portfolio con 2 nuove aperture: Charlie in Pesaro dal 15 giugno rafforza la presenza del gruppo nel capoluogo marchigiano, e Homie, a pochi passi dalla riviera romagnola, sarà la new entry a Rimini.

Contatti per la stampa
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Gloria Peccini, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., +39 335 276216 Eva Barri, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., +39 348 3318502

TONNO IN SCATOLA E CONSERVE ITTICHEPREVENGONO NEOPLASIE, DECLINO COGNITIVO E DEPRESSIONE

 

Il pesce in scatola è a tutti gli effetti un componente importante di una dieta salutare e ora la scienza lo conferma: fa bene come il consumo di pesce fresco e, grazie a cotture rispettose, mantiene inalterate le proprietà. ANCIT (Associazione Nazionale Conservieri Ittici), insieme a Andrea Poli (Presidente di Nutrition Foundation of Italy - NFI), Carlotta Franchi (Capo Laboratorio all'Istituto Mario Negri di Milano e Coordinatrice Scientifica dell'Italian Institute For Planetary Health) e Luca Piretta, (Gastroenterologo e Nutrizionista dell’Università Campus Bio-medico di Roma) ha raccolto le più recenti evidenze scientifiche sulle conserve ittiche, anche per sfatare alcuni pregiudizi duri a morire

La lunga durata e la facilità di conservazione, l’accessibilità, i valori nutrizionali, la versatilità, l’assenza di barriere geografiche e culturali e la semplicità della ricetta: un mix vincente che rende le conserve ittiche l’alimento immancabile nel carrello della spesa. E se molte virtù sono date per scontate (praticità, accessibilità, versatilità, durabilità, ecc.), ce ne sono ancora molte altre da scoprire così come sono ancora tanti i luoghi comuni da sfatare. ANCIT (Associazione Nazionale Conservieri Ittici), con l’aiuto di tre esperti Andrea Poli (Presidente di Nutrition Foundation of Italy - NFI), Carlotta Franchi (Capo Laboratorio all'Istituto Mario Negri di Milano e Coordinatrice Scientifica dell'Italian Institute For Planetary Health) e Luca Piretta, (Gastroenterologo e Nutrizionista dell’Università Campus Bio-medico di Roma) ha raccolto le più recenti evidenze scientifiche sulle conserve ittiche, anche per sfatare le principali fake news sul tonno in scatola (vd. Focus 1). 

 

Una premessa è fondamentale: mangiare pesce fa bene. La relazione favorevole tra il consumo alimentare di pesce e molti aspetti della salute umana è confermata da una ricca serie di studi scientifici condotti in varie parti del mondo. Secondo la scienza, il consumo di pesce, che consente in particolare di assumere alcuni tipi di grassi, con effetti sulla salute molto favorevoli, è raccomandato in almenno una o due porzioni a settimana per gli evidenti effetti protettivi. I risultati delle molteplici ricerche svolte supportano fortemente l'importante ruolo del pesce come parte di una dieta sana, raccomandata dalle linee guida dietetiche in vari paesi, passando per Australia e Stati Uniti fino a dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Uno studio pubblicato sull’International Journal of Food Sciences and Nutrition dal titolo “Fish and human health: an umbrella review of observational studies” ha  in particolare sintetizzato, dopo aver condotto una ricerca sistematica della letteratura disponibile, le evidenze di 63 studi  da cui emerge un’associazione tra la maggiore assunzione di omega-3 derivanti dal pesce e la diminuzione del rischio di sindrome coronarica acuta e malattie cardiovascolari, cancro al fegato e depressione.

 

OMEGA-3: MITI E VERITÀ SUGLI ACIDI GRASSI ESSENZIALI, COSÌ AMATI MA ANCORA COSÌ SCONOSCIUTI

Il pesce è una delle fonti alimentari più importanti di acidi grassi polinsaturi omega-3 a lunga catena (EPA e DHA). Recentemente è emerso un loro ruolo nella modulazione dei fenomeni infiammatori, grazie alla loro capacità di generare composti (le resolvine) in grado di controllarne l’intensità fino ad interromperli. Gli acidi grassi omega-3 EPA e DHA sono, inoltre, dotati di un’importante serie di effetti protettivi, sia sul profilo lipidico (specialmente sul contenuto di trigliceridi nel sangue) ma anche sull’aggregazione piastrinica e su alcune irregolarità del ritmo cardiaco, svolgendo anche effetti protettivi a livello del sistema nervoso centrale, prevenendo il declino cognitivo e agendo positivamente sul tono dell’umore, con una significativa riduzione, per esempio, della comparsa di depressione.
“Includere il pesce in una dieta sana è altamente auspicabile per prevenire alcune malattie non trasmissibili – afferma Andrea Poli (Presidente di Nutrition Foundation of Italy - NFI) - E questo vale sia per il pesce fresco che per quello in conserva: grazie al trattamento termico a cui è sottoposto che non impoverisce nessuno dei nutrienti essenziali presenti, il pesce in scatola mantiene di fatto le stesse proprietà del pesce fresco. In cucina, attenzione alle modalità di trattamento e di cottura del pesce prima del consumo: la frittura ne riduce, in modo probabilmente marcato, gli effetti protettivi, che sarebbero invece mantenuti da tecniche meno aggressive. Nessuna perdita nutrizionale o funzionale significativa si osserva per contro nella preparazione del pesce in scatola.”.

 

LE CONSERVE ITTICHE AIUTANO A RIDURRE LE NEOPLASIE  DELL’APPARATO GASTRO INTESTINALE

La notizia è recente, il cancro al colon retto rischia di diventare la prima causa di decessi, con una previsione di 3,2 milioni di casi e 1,6 milioni di decessi entro il 2040 (Cancer Today, Morgan E, et al. Gut 2023). Giusto un anno fa, uno studio condotto dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS nell’ambito delle attività dell’Italian Institute for Planetary Health (IIPH) ha dimostrato che consumare due porzioni alla settimana di pesce in scatola sott’olio (pari a 160 gr) riduce del 34% il rischio di insorgenza di tumore al colon-retto. Ma non è tutto. Gli stessi autori* hanno analizzato il rapporto tra il consumo di pesce in scatola e il rischio di incidenza di tumori del tratto digerente superiore, utilizzando i dati raccolti in una rete di ospedali italiani su un totale di 946 pazienti con cancro del cavo orale e della faringe, 304 pazienti con cancro esofageo, 230 pazienti con cancro gastrico e 3273 controlli, dimostrando un ruolo favorevole del pesce in scatola anche nel ridurre il rischio di insorgenza di tumori del cavo orale, della faringe e dello stomaco.

I risultati emersi da questi studi – spiega Carlotta Franchi, Capo Laboratorio all'Istituto Mario Negri di Milano e Coordinatrice Scientifica dell'Italian Institute For Planetary Healthcontribuiscono a sostenere che il pesce in scatola sott’olio possa essere annoverato tra gli alimenti alla base di una dieta sana ed equilibrata. Il suo processo produttivo, infatti, conserva la maggior parte delle proprietà benefiche del pesce fresco: è pulito, cotto a vapore, messo sott’olio e inscatolato senza aggiunta di conservanti. Le implicazioni di questi risultati per la salute pubblica possono essere molto rilevanti: parliamo di effetti benefici sul rischio di tumori ad alta incidenza e mortalità sia nei Paesi ad alto reddito che in quelli a basso e medio reddito, e di un alimento sempre più consumato, grazie alla sua praticità e alla sua accessibilità economica”.

 

POCHE CALORIE E TANTE PROTEINE, VITAMINE E SALI MINERALI: UN VERO SCRIGNO NUTRIZIONALE

Il tonno in scatola e le altre conserve ittiche sono uno scrigno di proprietà nutrizionali sempre al passo con lo spirito dei tempi. Alla versatilità e alla praticità, coniugano accessibilità e bontà. A fronte di limitate calorie (192 Kcal per 100 g di tonno in scatola sott’olio sgocciolato), pochi grassi saturi e poco colesterolo, abbondanti acidi grassi polinsaturi, garantiscono un elevato apporto di vitamine A e D, B12 e B3, potassio e iodio ma soprattutto forniscono un importante introito proteico, oggi un fattore fondamentale di scelta nel carrello della spesa: per oltre 1 italiano su 2 le proteine sono essenziali per la crescita muscolare e per oltre 4 italiani su 10 forniscono gli aminoacidi essenziali per sviluppo e mantenimento di cellule e tessuti (Fonte: Ricerca Doxa). Per 1 italiano su 2 le proteine ittiche sono più nobili rispetto a quelle di origine vegetale e il tonno in scatola si conferma un evergreen. Basti pensare che il tonno in scatola regge perfettamente il confronto con un alimento da sempre considerato ideale per il suo apporto di proteine come il filetto di bovino adulto: 100 g di tonno sott’olio sgocciolato apportano 25,2 g di proteine contro i 20 g contenuti  in 100 g di filetto di bovino adulto crudo, 35 microgrammi di selenio contro i 17 microgrammi del filetto, 5 microgrammi di vitamina B12 contro 2 microgrammi del filetto e 10,4 microgrammi di vitamina B3 contro i 4,7 microgrammi del filetto (Fonte: Banca dati IEO). 

Oggi, il ruolo positivo delle conserve ittiche è un dato di fatto – afferma Luca Pirettagastroenterologo e nutrizionista all’Università Campus Biomedico di Roma - parliamo di alimenti dotati di importanti caratteristiche nutrizionali, così come il pesce fresco, ma con il vantaggio che si conservano a lungo e che possono arrivare anche dove il pesce è difficilmente reperibile. Proteine nobili, cioè di alto valore biologico, minerali (calcio, potassio, fosforo, ferro, iodio), vitamine del complesso B, oltre alle vitamine A, D ed E, sono solo alcuni degli elementi essenziali delle conserve ittiche. Inoltre, l’olio della scatoletta di tonno è un alimento da non eliminare, ma da riutilizzare in cucina, perché si arricchisce, a contatto col tonno, dei grassi polinsaturi, in particolare composti da acidi grassi Omega 3 (DHA) e di Vitamina D (colecalciferolo), naturalmente non presenti nell'olio d'oliva”. La conferma arriva da una ricerca condotta dalla Stazione Sperimentale per l'Industria delle Conserve Alimentari (SSICA) di Parma.

 

TONNO IN SCATOLA E MERCURIO: ECCO I PREGIUDIZI DURI A MORIRE 

Così amato eppure ancora circondato da miti e leggende metropolitane non sempre veritieri o da allarmismi ingiustificati, come nel caso del mercurio. I consigli sanitari alle donne incinte riguardo al consumo di alimenti contenenti mercurio hanno portato talora a suggerire una drastica limitazione del consumo di pesce durante la gravidanza, e in alcuni casi, l’eliminazione dalla dieta. Tuttavia, dallo studio “The benefits of fish intake: Results concerning prenatal mercury exposure and child outcomes from the ALSPAC prebirth cohort” riguardante l'esposizione prenatale al mercurio e lo sviluppo dei bambini dalla coorte prenatale ALSPAC, emerge che il pesce contiene molti nutrienti fondamentali per la crescita e lo sviluppo dei bambini, i cui effetti protettivi sembrano nettamente maggiori dei possibili rischi associati alla presenta di mercurio nel pesce. Studi longitudinali alle Seychelles, dove il pesce è un componente importante della dieta, hanno osservato effetti analoghi e non hanno rilevato impatti negativi sullo sviluppo cognitivo nei bambini. A supporto di questa osservazione, ci sono i risultati di  un’indagine condotta dalla Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari (SSICA), che ha analizzato campioni di scatolette di tonno sott'olio di diverse marche, prelevate direttamente dal mercato: il valore di mercurio registrato è risultato ben inferiore al limite fissato dalla legislazione europea e nazionale, pari a 1 milligrammo per chilo sul peso fresco del muscolo di pesce. 

Non sembrano esserci motivi concreti per ridurre il consumo di pesce in gravidanza, restando negli ambiti di consumo suggeriti dalle linee guida più recenti – conclude Andrea Poli (Presidente di Nutrition Foundation of Italy - NFI) - perché, in generale, si riscontra un bilanciamento complessivamente favorevole del rapporto costi-benefici. Inoltre, nel tonno in scatola e in generale nelle conserve ittiche la presenza di selenio (35 microgrammi per 100 grammi di prodotto) e altri elementi aiutano a compensare o superare l’effetto nocivo del mercurio, senza dimenticare che i livelli analizzati sono sempre sotto i limiti di legge”. 

 

*Bibliografia

-“Canned Fish Consumption and Upper Digestive Tract Cancers” (2022) - Barbara D’Avanzo, Ilaria Ardoino, Eva Negri, Diego Serraino, Anna Crispo, Attilio Giacosa, Werner Garavello, Francesca Bravi, Federica Turati, Cristina Bosetti, Elena Fattore, Carlo La Vecchia & Carlotta Franchi (2023) Canned Fish Consumption and Upper Digestive Tract Cancers, Nutrition and Cancer

-“Inverse Association between Canned Fish Consumption and Colorectal Cancer Risk: Analysis of Two Large Case–Control Studies” (2022) - Carlotta Franchi, Ilaria Ardoino, Cristina Bosetti, Eva Negri, Diego Serraino, Anna Crispo, Attilio Giacosa, Elena Fattore, Alberto Dolci, Francesca Bravi, Federica Turati, Carlo La Vecchia and Barbara D’Avanzo

-“Global burden of colorectal cancer in 2020 and 2040: incidence and mortality estimates from GLOBOCAN” (2022) – Eileen Morgan, Melina Arnold, A Gini, V Lorenzoni, C J Cabasag, Mathieu Laversanne, Jerome Vignat, Jacques Ferlay, Neil Murph, Freddie Bray

 

 

Ivana Calò 

ITALIA LA SCURE DELLA CENSURA SULLE ALTERNATIVE A BASE VEGETALE

Ecco come una proposta di legge vuole limitare l’uso di termini come “cotolette” e “prosciutto” per i piatti vegani

 

Essere Animali evidenzia che un sondaggio l’88% degli italiani è invece a favore dell’uso di questi termini, Governo e Parlamento italiano devono intervenire: inaccettabile censurare prodotti richiesti da milioni di consumatori italiani .

L’ultima novità in fatto di agricoltura arriva direttamente dalla Camera dei Deputati, in particolare dalla Presidenza della Commissione Agricoltura, dove è stata presentata una proposta di legge “Disposizioni in materia di denominazione dei prodotti alimentari contenenti proteine vegetali”, che intende vietare per i prodotti a base vegetale l’utilizzo di nomi tipici dei prodotti di carne, come burger, salsiccia, würstel, cotoletta e altri.

La proposta di legge fa notare che si tratta, innanzitutto, di un tentativo di proteggere la produzione zootecnica del Paese, mostrando quindi un’ispirazione nettamente in contrasto con quanto indicato da tutte le istituzioni internazionali - Unione europea e Nazioni Unite in primis - che spingono sulla necessità di adottare una dieta sempre più vegetale e sostenibile, sulla base di numerosi studi scientifici e per via della necessità di contrastare la crisi climatica. 

L'introduzione del disegno di legge in Italia segue i tentativi delle autorità di regolamentazione e dell'industria dell'agricoltura animale in altre parti del mondo - tra cui Francia, Belgio e Repubblica Ceca - di limitare l'etichettatura della carne e dei prodotti lattiero-caseari di origine vegetale, mentre le alternative continuano a crescere in popolarità e quota di mercato.

Ma Essere Animali, che ha lanciato anche una petizione per fermare questa proposta di legge, rimarca che secondo un sondaggio pubblicato nel 2020 da Beuc (The European Consumer Organization) l’88% degli italiani si è espresso a favore dell’utilizzo di questi termini.

"I consumatori italiani stanno introducendo nella loro dieta un maggior numero di alimenti di origine vegetale, molti tra questi per motivi ambientali. Questa proposta è un tentativo di rallentare la crescita di questo mercato e di far deragliare i piani dell'UE per un sistema alimentare sostenibile", dichiara Claudio Pomo, responsabile sviluppo di Essere Animali.

Come specificato dalla Commissione Europea nel recente report sulla sicurezza alimentare il cibo contribuisce per circa il 45% dell’impatto ambientale dei consumatori UE, e includendo le emissioni relative alla produzione, trasporto e lavorazione dei mangimi, il settore zootecnico è responsabile per l’81-86% delle emissioni totali di gas serra dell’agricoltura. Passare a diete basate maggiormente sulle proteine vegetali è quindi necessario per ridurre l’impatto climatico dell’intero sistema alimentare.

La proposta di legge sostiene che quando per i prodotti vegetali vengono utilizzati nomi tipicamente associati a quelli a base di carne i consumatori potrebbero essere confusi rispetto al loro valore nutrizionale.

Si tratta di un argomento fuorviante, in parte perché vi sono differenze nutrizionali anche tra prodotti con lo stesso nome realizzati con diversi tipi di carne, in parte perché le alternative vegetali sono nutrienti, proteiche e presentano spesso anche vantaggi in termini di salute, come l’assenza di colesterolo e la minore presenza di grassi. Inoltre, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha già dichiarato nel 2015 che la carne rossa lavorata è cancerogena e che la carne rossa è probabilmente cancerogena, sulla base di oltre 800 studi.

Per questo motivo Essere Animali ha lanciato una petizione, con cui chiede al Governo di impegnarsi per bloccare questa proposta. 

 "Le alternative a base vegetale sono fondamentali per quella sostenibilità così necessaria allo sviluppo e alla tutela del nostro Pianeta, Italia compresa. Anche il nostro paese è sempre più colpito dalla crisi climatica e l’industria alimentare ha un peso ambientale importante. Per questo motivo non possiamo rimanere a guardare di fronte a un tentativo di indebolire un settore in crescita e importante per tutti noi. Coinvolgeremo e mobiliteremo i cittadini e tutti i consumatori per evitare che ciò accada", conclude Pomo.

 

Chiara Caprio

NASCE MEATSCHOOL, L’ACCADEMY DEDICATA ALLA FORMAZIONE, INFORMAZIONE E DIFFUSIONE DELLA CULTURA DELLA CARNE BOVINA

 

Percorsi specialistici e multilivello, lezioni teoriche ma soprattutto pratiche, è questa la ricetta per creare le figure professionali di domani. Al via nel mese di marzo tre nuovi corsi rivolti ai privati.

Professionisti della carne si nasce o si diventa? Se tanti sono figli d’arte, sono sempre di più anche i giovani che potrebbero entrare nel settore delle carni bovine. Ci sono, infatti, ambiti professionali, nei quali la conoscenza del "prodotto carne" è indispensabile, con posizioni scoperte per le quali la ricerca di addetti resta una costante. Una di queste, per esempio, è la figura del macellaio, per la quale si è creata una situazione di richiesta di manodopera causata da uno scarso ricambio generazionale (dati ISMEA) con una difficoltà a reperire lavoratori adeguatamente formati 

Centro Carni Company Spa, azienda italiana che vanta un importante bagaglio di esperienza e conoscenza con oltre quarant’anni di esperienza nel settore della lavorazione della carne bovina, ha deciso dunque di farsi promotrice del progetto MEatSCHOOL: un’accademy per la formazione, informazione e diffusione della cultura della carne bovina in Italia.

 

MEatSCHOOL, opera grazie ad una rete di collaborazioni e partnership, si pone come obiettivo quello di fornire contenuti formativi di qualità sviluppando conoscenze multilivello. MEatSchool vanta, infatti, percorsi specialistici per la costruzione di figure professionali da inserire nelle diverse aree della filiera produttiva delle carni bovine, dall’allevamento alla lavorazione del prodotto, dalle aree operation, alla gestione delle venditeMa MEatSCHOOL si rivolge anche a coloro che puntano ad aumentare le proprie competenze e professionalità, a chi già opera nel settore food-carni, a professionisti del settore ristorazione che vogliono implementare le loro conoscenze, fino all’informazione sul consumatore finale ai quali l'academy dedica anche dei corsi ad hoc: per appassionati e per chi, curioso, vuole saperne di più sulla carne.

 «MEatSCHOOL è un progetto ambizioso. - Dichiara Elisa Pilotto, Presidente di MEatSCHOOL e coordinatrice dei progetti in via di sviluppo – Tre sono i macro obiettivi che si pone la scuola: il primo è aumentare il grado di professionalità in chi già opera nel settore per tutti i comparti della filiera; il secondo è fornire una formazione specialistica a coloro che vogliono entrare nel settore dell’industria della lavorazione delle carni o nei canali distributivi dei prodotti dotando di maggiori competenze chi opera nella ristorazione, che siano essi occupati o inoccupati, provenienti anche da altri settori industriali; il terzo informare e formare concretamente il consumatore sui processi dell’intera filiera, creando cultura e conoscenza sul prodotto» 

 

Le attività di MEatSCHOOL si svolgeranno, oltre che nell’ edificio realizzato ad hoc a fianco degli stabilimenti produttivi di Centro Carni Company (Tombolo-PD), anche presso le aziende che ne faranno richiesta. Questo modello operativo è stato, infatti, studiato per integrare i contenuti formativi con le metodologie di lavoro dei clienti o delle aziende che richiedono la formazione.

All’interno di MEatSCHOOL è presente un percorso esperienziale in diversi step che rappresentano tutta la filiera della carne bovina, dall’allevamento alle modalità di macellazione passando per le razze con la possibilità di vedere e toccare dei manti veri. Un’esperienza che serve a valorizzare ancor di più le lezioni trattate in aula. 

Sono ben tre i corsi rivolti ai privati e che prenderanno il via nel prossimo mese di marzo: 

Il 16 marzo il corso “Grasso è bello”, che riguarderà il temuto grasso e la sua importanza nelle carni. Durante il corso si potrà degustare una carne che si caratterizza per la sua infiltrazione e la sua abbondante deposizione lipidica. Si scoprirà inoltre come il grasso è in grado di sciogliere le molecole gustose durante la cottura e la sua persistenza al palato.  

Il 23 marzo il corso “Chianina..quanto mi garbi!”, che andrà ad approfondire la Razza Chianina, tra le più antiche razza autoctone italiane, allevata lungo la dorsale appenninica. Una razza che merita una menzione particolare per le sue caratteristiche morfologiche e qualitative delle carni. Ci sarà una breve lezione di formazione in merito all’uso dei nostri sensi e le caratteristiche di allevamento e alimentazione della Razza Chianina. Successivamente ci sarà un assaggio della carne che permetterà di conoscere il bagaglio organolettico della carne: il colore, la tipologia della fibra, la succosità e la sapidità. 

Il 30 marzo il corso “Team Angus o Team Chianina?” che sarà dedicato alla comparazione delle due razze: Angus e Chianina andando a confrontare due tipologie di preparazioni a crudo e a cotto con un cenno specifico al processo di frollatura, applicato per entrambi le tipologie di carni assaggiate.

Sul sito internet è presente il catalogo corsi 2023, https://meatschool.it/corsi/

 

MEatSCHOOL Accademy

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