NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta.

Approvo
image1 image2 image3 image3

Alimentazione

GIORNATA DELLA ZUPPA

GIORNATA DELLA ZUPPA, I SOCIAL CELEBRANO IL PIATTO AMATO DALLE STAR E RACCOMANDATO DAGLI ESPERTI: È BOOM DI CONSUMI

 

Nata negli Stati Uniti, la Giornata della Zuppa celebra tradizione e gusto della pietanza più antica al mondo, le cui origini risalgono addirittura al 20.000 A.C. Un piatto semplice e gustoso, nato dalla saggezza popolare, amato dalle celebrities e consigliato da professori universitari, nutrizionisti e food blogger: gli americani ne consumano a milioni e in Italia il mercato è aumentato del 28% nel 2018.

 

 

Un sano pasto caldo nato dalla saggezza popolare, le cui origini antichissime risalgono al 20.000 A.C., nutriente e gustoso, e dotato di estrema versatilità. Queste le caratteristiche della zuppa, pietanza che ogni 4 febbraio viene celebrata negli Stati Uniti con il “National Soup Day” e di cui nel corso degli anni il consumo è aumentato a dismisura. Basti pensare che secondo una ricerca della United States Soup Industry e pubblicata su The Daily Meal gli americani mangiano oltre 10 milioni di zuppe l’anno, mentre in Italia secondo i dati dell’Osservatorio Nielsen il mercato delle zuppe fresche è aumentato del 28% nel 2018. L’amore per questa pietanza ha colpito anche personaggi illustri come Albert Einstein, che muto fino a 9 anni esclamò rompendo il silenzio “La zuppa è troppo calda”, e il mondo delle celebrities: da Kristen Stewart, assidua consumatrice di zuppe, a Blake Lively, da Meghan Markle, che secondo Hello Magazine l’ha inserita nella sua dieta personalizzata, a Cristiano Ronaldo, che ha posizionato la zuppa di fagioli tra le sue preferenze culinarie, fino ad arrivare a Gwineth Paltrow, che predilige la zuppa wonton, ricetta orientale diffusa in Cina e Giappone. E ancora, secondo quanto riportato da People Magazine, Olivia Wilde ha inviato a Jennifer Lawrence, conoscendo la sua passione per la pietanza, una zuppa per aiutarla a risolvere i problemi di salute. Una popolarità così forte da spingere gli organizzatori dei Golden Globe di quest’anno a servire alle celebrities un menu vegetariano dove la pietanza principale era proprio la zuppa. Ma non è tutto, perché la passione per questo alimento ha contagiato anche il mondo dei social: basti pensare che su Instagram l’hashtag #Soup conta quasi 8 milioni di post. Ecco quanto emerge da uno studio condotto sulle testate internazionali da Espresso Communication per Marco Roveda – Il pioniere del biologico, brand che ha lanciato sul mercato la prima linea di zuppe pronte confezionate in pack con carta proveniente da filiera sostenibile, PEFC. La ricerca, con lo scopo di conoscere le ragioni del successo di questo alimento ha coinvolto un panel di 20 esperti tra docenti, nutrizionisti e food blogger. “Le zuppe rappresentano da sempre una delle pietanze più amate dagli italiani ed è per questo che ci vuole cura e amore nella loro realizzazione – spiega Marco Roveda - Non ritenendomi soddisfatto di quelle in commercio, ho deciso di cimentarmi in una nuova sfida biologica realizzando una linea di zuppe già pronte, ideate con ricette di alta qualità da me studiate e con ingredienti provenienti da filiera bio certificata, pronte da consumare. Ma il vero punto di forza che le contraddistingue è rappresentato dalla grande attenzione all’impatto ambientale essendo confezionate in pack con carta certificata PEFC, gestita in maniera sostenibile”.

 

Ma non è tutto, perché la zuppa è entrata di diritto nella cultura popolare e nell’immaginario collettivo, ispirando registi, cantanti e artisti. Dall’iconica scena della zuppa di fagioli consumata da Bud Spencer e Terence Hill ne Lo chiamavano Trinità alla zuppa di farro consumata da Russel Crowe ne Il Gladiatore, dalla zuppa di porri cucinata da Renée Zellweger ne Il diario di Bridget Jones, fino ad arrivare alla canzone di David BowieCactus”, che sottolinea la nostalgia della pietanza, e al proverbio sempreverde “Se non è zuppa è pan bagnato”. E ancora, dal dipinto di Annibale Carracci, Mangiafagioli, realizzato intorno al 1584, alla celebre opera d’arte del 1962 Campbell’s Soup Cans di Andy Wharol, che decise di raffigurare su tela il suo amore per le zuppe della catena americana.

Ma quali sono le ragioni culturali della popolarità delle zuppe? “Uno degli interessi di questo piatto dipende probabilmente proprio dalla sua duttilità. La zuppa evoca innanzitutto il piatto quotidiano delle classi meno fortunate, ma esistono anche quelle “da ricchi”, attestate fin dal Medioevo – ha spiegato Antonella Campanini, docente di Storia della cucina e delle Culture alimentari presso l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Cuneo – La nobiltà arricchiva le verdure con spezie e ingredienti pregiati, lontani dalle prospettive del popolo, apprezzando un piatto per loro inusuale. In ogni caso non si tratta di un fenomeno italiano, come il termine stesso soupe c’insegna, ma nella zuppa finiscono normalmente ingredienti freschi del territorio. Solo in questo senso possiamo parlare di italianità della zuppa, ma riferendoci alla nostra”.

 

Per quali motivi le zuppe si possono collegare ai benefici sul benessere fisico e mentale? Secondo una ricerca della Pennsylvania State University pubblicata su CNN Health il consumo di questa pietanza, grazie alla massiccia presenza di verdure, contribuisce a eliminare le tossine che si accumulano nell’organismo e facilitano la funzione naturale di fegato e reni. Ma non è tutto, perché secondo una ricerca della American Journal of Epidemiology e pubblicata sulla BBC, l’inclusione delle zuppe all’interno di una dieta sana ed equilibrata stimola le attività cerebrali e ne previene il decadimento. Per queste ragioni la zuppa fa parte quasi indistintamente della tradizione gastronomica di ogni Paese: dalla Miso giapponese alla Tom Yum indonesiana, dalla Cullen Skink scozzese alla Artsoppa svedese, fino ad arrivare alla Locro de Papas ecuadoriana. Le peculiarità della zuppa a livello biologico e nutrizionale sono evidenziate anche dal dott. Luca Piretta,  gastroenterologo e nutrizionista presso l’Università Campus Biomedico di Roma: “Le zuppe rappresentano una delle più salutari pietanze e uno dei modi più gustosi di assumere verdure, e questo può essere lo strumento migliore per consentire l'assunzione di vitamine, sali minerali e fibre (il cui consumo è abitualmente al di sotto della quantità consigliata) anche ai ragazzi e giovani che non seguono una dieta vegetariana. Il segreto della zuppa sta nel garantire l'assunzione anche di quelle vitamine e di quei sali minerali che essendo idrosolubili si perderebbero nell'acqua di cottura e che invece in questo modo rimangono disponibili nella parte liquida. Non esiste un'ora migliore per assumere la zuppa, anche se la tradizione vuole che si consumi la sera per saziare senza eccedere in calorie e quindi consentire un sonno tranquillo."

 

Dello stesso avviso è la dott.ssa Valentina Schirò, biologa nutrizionista specializzata in scienza dell’alimentazione: “La zuppa, oltre a essere il piatto ideale per la stagione invernale, è un cibo gustoso e nutriente perché è facilmente digeribile oltre a rappresentare un’importante fonte di fibre che aumenta il senso di sazietà, regola la motilità intestinale e rallenta l’assorbimento di grassi e zuccheri. Le zuppe sono l’integratore ideale di vitamine e minerali e la presenza dei legumi, abbinati ai cereali, permette di creare un piatto fonte di tutti gli amminoacidi essenziali per la sintesi delle proteine necessarie per il buon funzionamento del nostro organismo. Possono essere gustate sia a pranzo sia a cena, condite sempre con dell’olio extravergine di oliva a crudo”. Ma non è tutto, perché le zuppe si sposano perfettamente anche con la degustazione dei vini: “Con una zuppa di farro alla toscana si può abbinare un aromatico Gewürztraminer, magari lo Joseph della Tenuta J. Hofstaetter, un vino che ha molta struttura e corpo – rivela Francesca Negri, giornalista e scrittrice fondatrice di Geoshagourmet.com e di Sabrage Academy, l’unica accademia italiana per imparare l’antica arte del sabrage – La vellutata di funghi con porcini è perfetta da gustare con un Lugana, magari un I Frati di Ca’ dei Frati oppure il Menasasso di Selva Capuzza. Infine, con una zuppa di verdure, un grande classico delle minestre, abbinerei uno Chardonnay, magari La Fuga di Donnafugata dai toni speziati e dai profumi di pesca, crema pasticcera e zafferano; oppure un rosato, il Rosamati di Fattoria Le Pupille, che profuma di piccoli frutti, pepe, gerani e fiori rossi, e in bocca lascia un’aromatica acidità che dovrebbe risultare perfetta con questo genere di ricette”. 

 

Matteo Gavioli

ALIMENTAZIONE: MIRTILLO NERO, PAPAYA E FINOCCHIO, 3 PREZIOSI ALLEATI IN TAVOLA PER RIMEDIARE AGLI STRAVIZI DELLE FESTE

 Dopo le abbuffate natalizie è necessario “drenare, purificare e riattivare”, spiega la Healthy Food Specialist e Free From Chef, Paola Di Giambattista, che suggerisce gli alimenti da consumare per rimediare alle calorie di troppo

 

 

Finite le feste ci si ritrova a fare i conti con le conseguenze delle abbuffate e degli stravizi che, per la maggioranza degli italiani si traducono in un eccesso di peso da smaltire nei mesi successivi, con tutte le conseguenze del caso - dalla pianificazione di un regime alimentare più rigoroso allo ‘stress della privazione’ da gestire.

 

Le festività del 2019 hanno fatto registrare aumenti significativi nel settore dell’alimentazione, in crescita rispetto all’anno precedente. Secondo i dati raccolti dal Codacons, “Gli italiani hanno ridotto la spesa complessiva relativa al Natale, che si ferma quest’anno a quota 10 miliardi di euro, e solo per i regali si registra in alcuni comparti una contrazione fino al 7% rispetto al 2018. Se da un lato le famiglie hanno ridotto gli acquisti per abbigliamento, calzature, prodotti di bellezza e gioielli, dall’altro non hanno fatto mancare nulla sulle tavole: la spesa per cenone della Vigilia e pranzo di Natale ha raggiunto quota 2,6 miliardi di euro, in crescita del +3% rispetto allo scorso anno”.

 

Ma perdere peso non è tutto. “Depurarsi è fondamentale e, anche se non bruceremo tutto quello che abbiamo ingurgitato a Natale, possiamo dare al nostro metabolismo una bella scossa ed eliminare le tossine in eccesso grazie ad alcuni alimenti che drenano, purificano e riattivano -, spiega Paola Di Giambattista, Healthy Food specialist, Free from Chef e Nutritional Cooking Consultant, che specifica anche che -. Non esistono pozioni magiche ma, alcuni cibi grazie ai loro principi attivi e alla loro funzionalità, possono darci una grossa mano a rimediare alle ‘concessioni’ extra e a tornare leggeri ed energici per affrontare un 2020 all’insegna delle buone abitudini”.

Ma quali sono questi ingredienti ‘miracolosi’?

1. Il mirtillo nero.

Il mirtillo nero è un ottimo antiossidante, utilissimo per liberarci dalle tossine e dai radicali liberi – spiega Di Giambattista - . Agisce sul colesterolo, aiutandoci così a ‘rimediare’ all’eccessiva assunzione di grassi saturi, in più è uno stimolante del collagene quindi assumendolo ricordiamo ai tessuti che siamo noi al comando e che la parola d’ordine è tonificazione”.

Il mirtillo è anche un ottimo protettore e regolatore a livello gastrointestinale e urinario. Questo significa che ci protegge anche quando, specialmente durante l’inverno, una sregolata alimentazione influisce negativamente sulla flora batterica abbassando la protezione esercitata dal sistema immunitario. In questo caso, il mirtillo svolge un ruolo disinfettante e di protezione, in particolare verso cistite e malfunzionamento intestinale. Inoltre la sua azione drenante agisce sia a livello linfatico che venoso, migliorando la pesantezza delle gambe ma anche il gonfiore.

Via libera quindi a succo concentrato di mirtillo senza zuccheri aggiunti, oppure estratto secco o titolato. “Ricordatevi che la natura ha bisogno dei suoi tempi quindi consumatelo per un periodo almeno di 21 giorni”, ricorda la chef.

2. Sua maestà la Papaya o frutto degli Angeli, così la chiamano gli abitanti dei Caraibi, Paese in cui questo frutto è diffusissimo.

I suoi nutrienti sono preziosi: basti pensare ai carotenoidi e ai flavonoidi eccellenti protettori dai radicali liberi che non sono solo causa di rughe e rughette ma possono interessare l’invecchiamento degli organi e dei loro meccanismi. Ciò che rende questo frutto un super food a tutti gli effetti è la presenza del suo enzima papaina, dalle grandi proprietà digestive. Insieme alla bromelina dell’ananas aiuta a disgregare le proteine, facilitandone la digestione; un ottimo aiuto quindi dopo pasti abbondanti, consumati in fretta o dove si fanno dei gran mix (come appunto durante i buffet o i pranzi delle festività).

Infine forse non tutti sanno che anche i nostri organi invecchiano e alcune loro funzionalità iniziano a performare meno. La papaina può essere utile nel favorire ad esempio l’attività del pancreas. Inoltre, grazie anche ad un’azione alcalinizzante, riesce a combattere le situazioni di acidità dovute all’eccessivo consumo dei carboidrati (altra nota dolente delle feste natalizie)”.

 

3.Infine, per tirare a lucido i nostri organi e far vibrare le nostre cellule, aggiungiamo un ortaggio spesso snobbato nelle nostre cucine: il finocchio.

Re incontrastato dei pinzimoni, protagonista dei carpacci a base vegetale, anche il finocchio entra con tutto rispetto in questa classifica grazie alle sue proprietà. “Alleato dell’apparato gastro intestinale, il finocchio ‘sgonfia’, ovvero è in grado di evitare la formazione di gas intestinali, agisce sulla disbiosi, vero malessere dei nostri tempi”, specifica di Giambattista.

La sua azione drenante si unisce a quella depurativa che interessa direttamente il sangue e il fegato. Svolge un’importantissima azione antinfiammatoria, motivo per cui è indicato nell’alimentazione di tutte le fasce di età anche se si hanno restrizioni dietetiche particolare o in caso di malattie autoimmuni dove i fattore infiammazione è sempre latente. Grazie al poco apporto calorico si è conquistato il posto di ortaggio perfetto nei regimi ipocalorici anche se la sua aromaticità e il suo gusto lo rendono goloso e versatile da inserire in qualsiasi ricetta.

La chef lo propone in una versione FIT non per questo triste e insapore.

Finocchi in infusione di te verde ai semi di chia (Salvia Hispanica)

         2 finocchi grandi

·         2 bustine di te verde o, ancora meglio, te verde in foglie

·         Semi di chia qb

·         Olio di zucca

·         Acqua

·         Ghiaccio

·         1 Pentola

·         1 Cestello a vapore o vaporiera

Mondare i finocchi tagliandoli sottili longitudinalmente. Separare la barba (ovvero la parte superiore di verdura immergendola nel ghiaccio).

Riempire la pentola di acqua e foglie di te (o filtro), riempire i cestelli della pentola con i finocchi. Coprire e cuocere a fuoco lento.  Dal momento dell’ebollizione considerare 10 minuti circa. Nel frattempo togliere la barba dal ghiaccio, tamponarla con carta assorbente.

A cottura ultimata impiattare i finocchi, unire un filo di olio di zucca i semi di chia e la barba del finocchio.

Servire subito.

Conclude la chef: “Ora hai tutti gli strumenti necessari per affrontare le occasioni sociali senza sensi di colpa, ricordando che l’abitudine fa la differenza e non la singola occasione”.

 

Paola Di Giambattista è una Healthy Food specialist, Free from Chef e Nutritional Cooking Consultant, ovvero un'esperta in campo di alimentazione plantbased (a base vegetale) e per intolleranti. Il suo concetto di cucina è molto semplice: sano, gustoso, senza proteine animali né derivati. Le proposte healthy di Paola Di Giambattista coniugano la Nutraceutica, cioè il potere terapeutico di alcuni ingredienti denominati superfood, con il gusto e la forma.

I punti cardine della sua cucina sono l'assenza di prodotti di origine animale e loro derivati, la presenza elevate di fibra, le farine antiche e non raffinate e la selezione di zuccheri complessi a lento rilascio, per mantenere alta l'energia durante tutta la giornata.

 

 

Giovanna Castagnetti

NATALE E ALIMENTAZIONE

NATALE E ALIMENTAZIONE: COME SFRUTTARE L’ORMESI PER LIMITARE LE CALORIE IN ECCESSO. LA STRATEGIA DEI 3 ELEMENTI: FITONUTRIENTI, RESTRIZIONE CALORICA E MOVIMENTO (E UN PO’ DI BASSE TEMPERATURE)

 

È ufficialmente scattato il conto alla rovescia per i giorni che ci separano dal Natale. Fra 48 ore inizierà un vero e proprio tour de force di cene, pranzi e aperitivi vari, con conseguente accumulo di calorie in eccesso. Quello che però non tutti sanno, è che la natura ha fornito al nostro corpo un programma di allenamento per le nostre cellule. “Questo programma si chiama ‘ormesi’ ed ha l’obiettivo di difenderci dallo stress della vita moderna. Il principio è semplice: provocare un meccanismo di protezione per la cellula attraverso un piccolo segnale stressogeno”, spiega il dottor Antonio Maone, medico dello sport e ideatore del Wellness Molecolare -. Come un atleta che deve prepararsi per un evento importante pianifica un programma di allenamento che gli permetta nel tempo di tollerare sforzi sempre maggiori, così le nostre cellule, per sopportare eventi stressogeni (batteri, tossine, agenti tossici), hanno bisogno di abituarsi gradualmente con segnali di bassa intensità”.

 

Un piccolo segnale stressogeno infatti attiva le cellule a produrre una classe particolare di proteine dette Heat Shock Proteins o HSP (il nome deriva dal fatto che sono state scoperte osservando la risposta cellulare al calore, ma in realtà qualsiasi stimolo stressante ne induce la sintesi). Questi sono potenti agenti riparatori in grado di correggere i danni cellulari già al momento dell’esposizione dello stimolo stressogeno. Quindi piccoli stress controllati dai processi ormetici, possono aumentare la produzione di queste proteine riparatrici e rendere la cellula più resistente e protetta.

 

In natura esistono molti segnali che possono esercitare azione stressogena ormetica: esercizio fisico, sbalzi di temperatura, piccole dosi di esposizione a raggi UV presenti nell’ambiente, e soprattutto una miriade di sostanza conosciute come fitonutrienti, presenti nei cibi vegetali.

Uno stile di vita passato poco all’aperto e molto in ambienti chiusi, a contatto con agenti inquinanti o cibi ipercalorici, annulla il potere ormetico cellulare lasciando le cellule meno protette nel momento del bisogno. Questo ci succede nei periodi di intenso lavoro, o di “intensi stravizi”, come avviene nel periodo natalizio quando siamo più esposti a ritmi di lavoro irregolari e abbondanti libagioni tra cenoni e aperitivi vari.

 

Come controllare quindi gli stravizi di questo periodo e restare in forma?

 

Spiega il dottor Maone: “La soluzione potrebbe essere quella di attivare il sistema di protezione secondo i principi dell’ormesi per proteggere le nostre cellule durante questo periodo. Possiamo produrre stimoli ormetici per le nostre cellule attraverso una strategia di 3 elementi combinati”:

 

· Aumentare il consumo di cibi vegetali freschi e di stagione per la presenza dei fitonutrienti;

· Ridurre gradualmente l’apporto calorico giornaliero (restrizione calorica) fra un’abbuffata e l’altra;

· Fare movimento ed esporsi gradualmente a temperature fredde;

 

1.       Fitonutrienti

Il principio dell’ormesi è presente nelle piante: le rende più resistenti e maggiormente protette dai fenomeni atmosferici o dall’aggressione di insetti. “Mangiando cibi vegetali freschi di fatto assumiamo, tra le altre cose, anche le molecole ormetiche che la pianta produce per difendersi. Ciò che conta è che siano prodotti di stagione e freschi, quindi possibilmente a chilometro 0. Meglio sarebbe consumarli a crudo dal momento che la bollitura causa la perdita di molte di queste sostanze (polifenoli). Alimenti appartenenti alle brassicacee come i broccoli per esempio, con la bollitura perdono l’80% dei polifenoli, il 60% se usiamo la pentola a pressione. Mentre con una cottura a vapore se ne perdono solo il 10%”, aggiunge Maone.

 

L’ideale è una cottura leggera a vapore, per poi saltarli velocemente in padella con olio extravergine.

2.       La restrizione calorica

“La restrizione calorica non significa non mangiare o digiunare, ma mangiare meglio. Lo scopo di un pasto a basso regime calorico è diminuire l’introito delle calorie mantenendo alto l’apporto di determinati nutrienti e di micronutrienti come vitamine, antiossidanti e oligoelementi (sali minerali)”, specifica Maone.

Un pasto a restrizione calorica aiuta anche a stabilizzare la glicemia (tasso di glucosio nel sangue) poiché riduce il carico glicemico del pasti. È per questo motivo che in periodi di stravizi, conviene ogni tanto alternare pasti a basso contenuto calorico per bilanciare l’eccesso dei pasti natalizi carichi di glucosio.

 

Nel medio e nel lungo termine la restrizione calorica, opportunamente seguiti da un medico o da un nutrizionista, può essere uno stile alimentare strategico per ridurre il tasso di insulina (tipica molecola pro invecchiamento) e per attivare molecole antiaging (tra cui sirtuine e HSP).

 

Il modo più semplice per ridurre le calorie in un pasto è cambiare la densità dei cibi. Al posto di cibi raffinati altamente calorici e quindi anche molto densi (pane bianco, pasta, pizza e altri prodotti da forno), usiamo cibi o pietanze con maggiori quantità di liquidi come zuppe e minestroni o un bel piatto di verdure crude. Un pasto in regime di restrizione calorica, perché sia completo oltre a pochi carboidrati raffinati e molti vegetali, deve inoltre prevedere una porzione adeguata di proteine: scegli una porzione tra carne bianca, pesce, uova o formaggi magri. Il pane va assunto con moderazione, meglio privilegiare quello integrale casereccio (30 gr) e per la frutta si può scegliere tra una mela, 1 kiwi o 2 mandarini.

 

3.       Fare movimento ed esporsi gradualmente al freddo

In una società dove al primo alito di vento ci è stato insegnato di coprirsi, può sembrare un paradosso pensare invece di esporsi al freddo. “Ma questo ha un senso se lo guardiamo con gli occhi dell’ormesi – aggiunge Maone - Certo, non bisogna esagerare, né estremizzare questo concetto. Il buon senso ci deve imporre di contestualizzarlo alle circostanze, e allo stato di salute di una persona, che deve essere ottimale”.

Fatta questa premessa è importante sapere che l’esposizione controllata alle basse temperature (tipo restare scoperti per un certo periodo, o fare docce fredde), induce al corpo un piccolo stress ormetico, abituando il sistema nervoso simpatico a gestire meglio i livelli di stress moderato. “L’esposizione al freddo infatti ci stimola a fare respiri più profondi, che fanno diminuire il livello di CO2 in tutto il corpo e aumentare lo scambio e l’apporto di ossigeno alle cellule”.

 

Le docce fredde in particolare svegliano il corpo e ci abituano a uno stato più elevato di attenzione. Questo avrà ripercussioni positive sia sul lavoro che nello sport perché favorisce maggior lucidità mentale e concentrazione.

“La ricerca scientifica ha poi dimostrato che sia le docce fredde che l’esposizione al freddo, oltre ad aumentare direttamente il consumo calorico, stimolano la produzione del grasso bruno, un tipo di grasso molto importante con funzioni protettive che, a sua volta, genera energia bruciando le calorie”, conclude Maone.

Associare docce fredde a un percorso nutrizionale di restrizione calorica può quindi essere una sinergia efficace per quanti, in questo periodo, vogliono perdere i chili di troppo.

 

Il dottor Antonio Maone ha un’esperienza trentennale come medico dello sport. Negli ultimi anni è diventato un appassionato divulgatore di strategie nutrizionali e comportamentali volte al benessere personale e alla prevenzione e gestione delle malattie croniche (cardiovascolari, metaboliche, tumorali) legate allo stile di vita.

E’ ideatore della “strategia del Wellness Molecolare”, un percorso per il benessere personale che si basa sulla acquisizione di strategie nutrizionali e comportamentali validate scientificamente, in grado di migliorare la qualità dello stile di vita e raggiungere le migliori performance possibili in chiave di salute e di benessere psicofisico.

È autore di due libri (Crescere con lo sport, per Alea Edizioni, e Bambini in Movimento, per Sonda Edizioni) e di diversi articoli, pubblicati sia da riviste medico-scientifiche sia da magazine di fitness e benessere.

www.antoniomaone.it

 

 

Giovanna Castagnetti

AIC ASSOCIAZIONE ITALIANA CELIACHIA A SCIOCOLA’  TORTELLINI AL CACAO

 

 

A presentare lo showcooking di questa mattina a Sciocola', la manifestazione dedicata al cioccolato nel centro di Modena, la Presidente dell'Associazione Italiana Celiachia Emilia Romagna Francesca Obici: "Abbiamo dimostrato come sia possibile organizzare un laboratorio di pasta fresca artigianale al cacao senza glutine anche durante un evento, con poche accortezze, una sfida per dimostrare come si possano ottenere ottimi risultati realizzando prodotti gustosi, piacevoli alla vista che non hanno nulla da invidiare a quelli tradizionali, alla portata di tutti".

Oggi si stima che 1 persona su 100 sia celiaca e in Emilia Romagna sono circa 17mila le persone che non possono assumere glutine. "Ad oggi l'unica terapia conosciuta per la cura è l'aderenza a una dieta priva di glutine esclusiva" racconta Obici. "L'Associazione è presente con 12 sedi sul territorio regionale con volontari sempre a disposizione su appuntamento per consulenze e per informazioni al pubblico sulla celiachia. Stiamo attuando numerosi progetti gratuiti per i soci e familiari che spaziano da corsi di cucina, informazione nelle scuole, sensibilizzazione delle istituzioni e convegni medici".

 

La ricetta - Tortelloni di cacao al burro 

Tempo preparazione: 30 minuti 

Ingredienti per 4 persone

220 g di farina per pasta fresca senza glutine

150 g di ricotta

20 g di cacao amaro senza glutine

3 uova di taglio "grandissime"

burro q.b.

salvia q.b.

sale q.b.

pepe q.b.

 

Preparazione:

Mescolare farina e cacao con le uova intere. Stendere il composto ottenuto e realizzare una pasta sottile da cui ricavare un quadrato 5 x 5.  All'interno inserire un cucchiaino da caffè di ricotta vaccina. Unire i lembi del triangolo intorno al dito mignolo premendo bene per saldarli. Ripiegare all'insù la punta opposta del triangolo. Lessare i tortelloni in acqua salata e condirli con burro e salvia.

 

Alessia Testori

“Tutti contro Castro”

 

Format video cucina senza glutine “Tutti contro Castro”: stasera, ore 19.00 al via la sfida tra Martìn Castrogiovanni e Valerio Braschi

 

Dopo il successo della prima puntata trasmessa lo scorso 3 ottobre, Martìn Castrogiovanni sarà stasera protagonista della seconda puntata del format video Schär, intitolato “Tutti contro Castro”, una simpatica sfida ai fornelli su ricette senza glutine, articolata in 4 puntate.  In ogni confronto, Castrogiovanni esprime tutto il proprio carisma in cucina duellando con lo chef Valerio Braschi (il più giovane vincitore di Masterchef nel 2017 allenato a cucinare senza glutine grazie alla conoscenza di Gaia, celiaca) o in alternativa, con l’affascinante Valentina Leporati, proprietaria di una graziosa bakery senza glutine. A decretare il vincitore è il famoso chef Antonio Paolino.

 

Martìn è stato inoltre coinvolto nel progetto “La mia vita GLUTEN FREE”, un’iniziativa speciale firmata Schär che ha coinvolto 7 testimonial di successo, molto diversi tra loro per stile di vita e passioni, chiamati a raccontarsi nella propria vita quotidiana per testimoniare come sia possibile convivere al meglio con questa intolleranza, raggiungendo ambiziosi obiettivi personali e professionali

 

Attraverso le pagine social Schär (Facebook ed Instagram), di Martin Castrogiovanni (@Castrito81), di Valerio Braschi (@valebraschi), di Antonio Paolino (@chefantoniopaolino), di valentina leporati (@valentinaleporati) e degli altri personaggi scelti, sarà possibile seguire le puntate del format di cucina e le video-testimonianze. Stay tuned!

 

Collaborazione Castrogiovanni e Schär

Martìn Castrogiovanni: emblema di come affrontare con positività la vita gluten free 

 

Ha gli occhi tersi e lo sguardo soddisfatto di chi di sfide ne ha vinte parecchie: Martìn Castrogiovanni non è certo una persona che si è fatta abbattere dalla diagnosi della celiachia. Ma è sicuramente un esempio virtuoso di come affrontare la patologia con un atteggiamento mentale positivo, trasformando questa apparente difficoltà in un punto di forza.

La celiachia (scoperta nel 2011) anzi lo ha costretto ad una svolta che ha migliorato le sue performance in campo, lo ha spronato ad affrontare lo sport con più consapevolezza e ad avere un'alimentazione specifica per le sue esigenze, senza mai rinunciare al piacere del cibo. 

 

Universalmente riconosciuto come uno dei più importanti giocatori italiani di rugby, ha scritto un libro sulla celiachia, organizza la Castro Rugby Academy per ragazzi e ragazze appassionati della palla ovale e sta portando avanti alcuni progetti legati al mondo della televisione (attualmente impegnato in ben due trasmissioni televisive serali in onda su Canale 5): 

insomma un uomo eclettico capace di cimentarsi nelle attività più varie, sempre con ottimi risultati. Tanti anni di sport agonistico a livello internazionale l’hanno ben forgiato: lo sport senza dubbio richiede tenacia, determinazione, resistenza alla fatica. Ma Castrogiovanni, è anche un esempio di come le buone maniere, il rispetto, l’umiltà, l’autenticità, la trasparenza, la positività siano premianti. Valori positivi condivisi anche da Schär, azienda leader dell’alimentazione senza glutine che ha scelto di collaborare con Martìn Castrogiovanni per alcuni importanti progetti nati con l’idea di dimostrare come vivere senza glutine possa non essere limitante.

 

Chi meglio di Martin, che ha tutta l’aria di essere un verace buongustaio, è inoltre in grado di interpretare al meglio il concetto di bontà e golosità del prodotto? Un valore, quello della bontà, particolarmente caro al brand Schär, che da sempre ha l’obiettivo di offrire a celiaci, intolleranti al glutine e allergici al grano, la miglior esperienza di gusto, in totale serenità!

 

Schär, Best in Gluten Free

Con una gamma di oltre 150 prodotti, Schär è il marchio più forte del Gruppo Dr. Schär, pioniere e leader nel mercato Europeo del senza glutine. Schär è sinonimo di prodotti di alta qualità, sicuri ed eccellenti nel gusto, pensati per unire al meglio le esigenze dietetiche e il piacere di mangiare. Grazie agli importanti investimenti del Gruppo in Ricerca e Sviluppo ed alla collaborazione costante con esperti del settore, Schär è in grado di offrire prodotti sempre migliori dal punto di vista organolettico. Chi sceglie i prodotti Schär, può inoltre contare su una consulenza qualificata e specifici servizi concepiti per affrontare in modo più semplice e sereno la vita senza glutine. Per ulteriori informazioni visita il sito www.schaer.com

 

 

Giada Molinaroli

2024 © Enocibario P.I. 01074300094    Yandex.Metrica