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Mercato del Vino

CHAMPAGNE, LE BOLLICINE FANNO “GIRARE LA TESTA” ALL’ORIENTE

CON IL BOOM DEI MERCATI ASIATICI IL GIRO D’AFFARI GLOBALE CRESCERÀ DEL 64% ENTRO IL 2032 FINO A 11,5 MILIARDI DI DOLLARI

 

La crescita record post-pandemia (320 milioni di bottiglie per 5.4 miliardi di euro) non sembra arrestarsi: con il consolidamento del mercato anglosassone, con USA e UK al top per importazioni e la crescita dell’Australia, unito alle opportunità che possono aprirsi sul mercato asiatico, si stima il raggiungimento nel 2032 di un giro d’affari di 11.5 miliardi (+64% in 10 anni). La crescente capacità di spesa dei paesi in via di sviluppo e l’introduzione al consumo delle nuove generazioni indiane e cinesi sono i possibili trend futuri individuati dagli esperti del settore. “Sono convinto che lo Champagne presto raggiungerà fatturati record, intercettando nuovi mercati e nuovi tipi di consumatore” afferma Luigi Sangermano, AD di Laurent-Perrier Italia.

 

 

 

Dopo il difficile periodo pandemico il mercato dello Champagne ha ripreso a crescere più forte di prima, con previsioni per il periodo 2022-2032 estremamente ottimistiche, soprattutto per quel che riguarda la crescita in nuovi mercati, come Cina e India. Secondo il report del Comité Champagne, il 2021 è stato chiuso con esportazioni record: 320 milioni di bottiglie, il volume più elevato degli ultimi 10 anni (+31% vs 2020, +8 % vs 2019) per un giro d’affari di 5.7 miliardi di euro (+36% vs 2020, +14% vs 2019). A guidare il mercato è la Francia, patria dello Champagne, che sul mercato interno è tornata ad un consumo sui livelli del 2019 (140 milioni di bottiglie), mentre sull’export ha raggiunto quota 180 milioni di spedizioni, 37% in più del 2020 e 15% in più del 2019. La direzione che hanno preso queste bottiglie segue prevalentemente la strada anglofona, con Stati Uniti e Regno Unito che rappresentano rispettivamente il primo e il secondo mercato per volume (oltre 34 milioni di bottiglie gli USA e quasi 30 milioni UK) e giro d’affari (oltre 793 milioni di euro per gli statunitensi e quasi 504 milioni per gli anglosassoni). Sorprendente il dato dell’Australia, che aumenta il valore del suo mercato del 40%, passando dai 113.5 milioni di euro del 2019 ai 160 milioni del 2021. L’Italia è sempre in top 10, raggiungendo il secondo miglior risultato per volume di consumi dal 2008 (9,4 milioni di euro del 2008 contro i 9,2 milioni del 2021), per un giro di affari di 200 milioni, cifra più alta degli ultimi 14 anni. A livello globale il Bel Paese è il quinto sbocco per giro d’affari il settimo per volume.

 

“Questa rinascita è una gradita sorpresa per il popolo dello Champagne dopo un 2020 travagliato, che ha risentito della chiusura dei principali punti di consumo e della scarsità di eventi celebrativi in tutto il mondo – commenta Luigi Sangermano, amministratore delegato di Laurent-Perrier Italia, relativamente ai dati del 2021 – Altro segnale d’interesse arriva dal mercato asiatico: dopo qualche anno poco convincente, la Cina sembra aver avviato il suo percorso verso il mondo delle bollicine. Nel 2021 sono arrivate nel Paese del Dragone ben 4.8 milioni di bottiglie per un totale di 150 milioni di euro. Grazie all’aumento delle esportazioni e alla fedeltà dei clienti per le grandi cuvée sono convinto che lo Champagne raggiungerà fatturati record, intercettando nuovi mercati e nuovi tipi di consumatore”, aggiunge Luigi Sangermano.

 

Proprio dal mercato asiatico parte la ricerca effettuata da Future Market Insights sulle prospettive globali dello Champagne per il periodo 2022 - 2032. I trend futuri individuati sono principalmente l’aumento della capacità della spesa globale, la crescita delle economie in via di sviluppo e l’introduzione al consumo delle nuove generazioni di giovani asiatici. Si prevede che i giovani di paesi come l’India e la Cina siano più propensi a provare nuove cucine e bevande, tra cui lo Champagne, bevanda che ha anche una forte valenza sociale. Secondo Future Market Insights il mercato asiatico dello Champagne dovrebbe arrivare a valere 630 milioni di dollari entro quest’anno, pari a circa il 18% del mercato globale. Luigi Sangermano fissa l’obiettivo: “Far conoscere e apprezzare la cultura dello Champagne a paesi che non hanno una grande tradizione enologica sarà l’obiettivo che guiderà tutti gli addetti ai lavori da qui a 10 anni”. Complessivamente, la ricerca stima il raggiungimento di un giro d’affari del valore di 11.5 miliardi di dollari entro il 2032 (+64% in 10 anni), con l’Europa che continua ad avere un ruolo importante: per il Vecchio Continente è previsto un tasso di crescita annuale medio (CAGR) del 4.6% fino al 2032, preceduto da quello stimato per gli USA (5.1%). La ricerca dedica anche uno spazio alle nuove modalità di acquisto del prodotto: dal 2022 al 2023 si prevede che il canale di distribuzione online crescerà ad un tasso del 5.2% e rappresenterà il 60% delle vendite. I principali operatori rafforzeranno la collaborazione con diversi marketplace online e affineranno i loro siti web per offrire ai clienti un’esperienza di acquisto sempre più personalizzata.

 

 

Giovanni Ferrario

VINO (UIV): EXPORT 1° QUADRIMESTRE A +12,6% MA AD APRILE PRIMA INVERSIONE DI TENDENZA

Luci e ombre - per Unione italiana vini - sull’export di vino italiano, che chiude il primo quadrimestre in positivo, con i volumi esportati a +1,1% (653 mln di litri) e un corrispettivo di 2,3 miliardi di euro (+12,6% il trend in valore, condizionato però dalla crescita dell’inflazione). Secondo l’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv), che ha elaborato i dati rilasciati oggi da Istat, è ancora fortissimo il traino della tipologia spumanti, i cui volumi destinati all’estero sono incrementati nel periodo di circa il 15% a fronte di un calo dell’1% dell’imbottigliato fermo e frizzante.

“Come previsto da Uiv – ha detto il segretario generale dell’Associazione del settore, Paolo Castelletti – con il mese di aprile gli ordini di vino made in Italy hanno iniziato ad accusare un primo rallentamento. Prevediamo, per i prossimi mesi, un’inversione di tendenza ancor più significativa, e questo non aiuta certo un comparto che sta già subendo un’escalation di costi di energia, trasporti e materie prime in grado di influire mediamente per circa il 30% sul prodotto finito. Un combinato a cui si aggiunge un incremento a fine giugno del vino in giacenza (+3,8% sul pari periodo 2021) - in particolare di Indicazioni geografiche (+7,6%) – che sta determinando speculazioni al ribasso sul fronte dei prezzi”.

Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Uiv, il mese di aprile ha segnato la prima contrazione negli ordini di quest’anno, sia in valore (-1%) che soprattutto a volume (-11%), con segni meno sia per gli spumanti (-4%) che per gli imbottigliati (-13%) e lo sfuso (-9%). Sul fronte delle destinazioni, nel quadrimestre si allarga sempre più la forbice tra spumanti e imbottigliati fermi e frizzanti, con i primi che segnano crescite a volume in tutti i principali mercati (+6% negli Usa, +33% in Uk, +12% in Germania), e con i secondi in difficoltà negli Usa e in Germania (rispettivamente a -3% e -6%) ma in ottima salute in Canada (+15%) e Regno Unito (+7%).

 

Martina Terrazzano

VINO (OSS. UIV): IN UK PROSECCO DA SOLO VENDE PIU’ DI TUTTO IL VINO TRICOLORE

 

AD APRILE VINI FERMI IN STALLO MA VOLANO GLI SPUMANTI NEI TOP 3 MERCATI MONDIALI

FRESCOBALDI: BOOM 2021 ANOMALO, ORA AZIONI STRAORDINARIE PER STRUTTURARE SETTORE

 

Continua la corsa degli spumanti made in Italy nei primi 3 mercati al mondo, si arresta quella dei vini fermi. E nel Regno Unito è sempre più Prosecco-mania, con la bollicina veneto-friulana che nel primo quadrimestre di quest’anno è riuscita nell’impresa di superare da sola le vendite in valore di tutti vini fermi italiani messi assieme. Un risultato – che l’Osservatorio Uiv (www.osservatoriodelvino.it) ha registrato considerando i ri-export sul prodotto in transito soprattutto dal Belgio – senza precedenti, che fissa la crescita sul pari periodo dell’anno precedente del 127% a valore e del 74% a volume. Il Prosecco vale ormai oltre i 2/3 dei volumi di spumanti importati in Uk da tutto il mondo.

Ma l’analisi di Unione italiana vini su base dogane compiuta sulle importazioni di vino imbottigliato dei top 3 mercati mondiali (Usa, Germania e Uk) restituisce un quadro a luci e ombre. E molte incognite sul futuro. Il primo quadrimestre, complice una significativa battuta di arresto nel mese di aprile, si chiude con -1% generale in valore (dati armonizzati al dollaro, pari a 1,3 miliardi); a volume il segno vira ancor più in negativo: -4,1%, a 2,5 milioni di ettolitri. L’effetto è il combinato di 2 facce opposte della stessa medaglia: da una parte la tipologia dei vini fermi, con i volumi importati in caduta del -10% e i valori a -9%; dall’altra gli spumanti che volano a +17% a volume e a +30% a valore. 

Tra i Paesi considerati, negli Usa i volumi imbottigliati registrano un decremento tendenziale di oltre il 2% per i fermi e un nuovo balzo degli sparkling (+12%). Luce rossa in Germania per entrambe le tipologie - rispettivamente a -18% e -12% -, mentre l’import tricolore nel Regno Unito è protagonista in negativo con i fermi (-8%) e in positivo per gli spumanti (+35%).

Per il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi: “Riteniamo improbabile replicare le performance del 2021, un anno eccezionale che ha registrato crescite da aprile a settembre di quasi il 30%. Questo sarebbe un anno normale, se non fosse per un conflitto che ha acuito la tensione sui costi energetici e su quelli delle materie prime secche. Una congiuntura, a cui si aggiunge l’inflazione, che si fa difficile e che impatta mediamente sulle nostre imprese per il 20-30% in più rispetto al costo del prodotto finito. Per questo – ha concluso Frescobaldi - sarà opportuno considerare con le istituzioni delle azioni straordinarie di strutturazione del settore in difesa di fattori esogeni sempre più frequenti e in favore di nuovi progetti di internazionalizzazione”.

 

 

Martina Terrazzano

EXPORT 1° TRIMESTRE POSITIVO (+18,3%), IL MONDO BEVE PROSECCO

 

PROSEGUE BOOM SPUMANTI, PER OSSERVATORIO UIV A FINE ANNO 1,1 MLD DI BOTTIGLIE

 

Chiude con una crescita tendenziale in valore del 18,3% (1,7 mld di euro) l’export italiano di vino nel primo trimestre di quest’anno. Secondo l’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv), che ha elaborato i dati rilasciati oggi da Istat, l’incremento – in parte ascrivibile al dollaro forte e soprattutto ai lockdown registrati su scala mondiale nel pari periodo 2021– è trainato da un nuovo record degli spumanti tricolori, che segnano nei primi tre mesi un +35,6%, una crescita più che doppia rispetto ai vini fermi (+14,8%). Sale anche il prezzo medio (+12,2%), in un trimestre in cui anche marzo chiude in positivo nonostante un leggero rallentamento rispetto ai primi 2 mesi dell’anno. In rialzo tutti i principali mercati della domanda, fatta eccezione per Germania e Cina, mentre – nel mese di marzo – Russia (-30% nel trimestre) e Ucraina fanno segnare crolli rispettivamente del 65% e del 98%.

 

Per il segretario generale di Unione italiana vini, Paolo Castelletti: “I numeri messi a segno dal vino italiano, ma anche da quello francese che chiude a +24%, sono sorprendenti, ancor più se si tiene conto di un 2021 in doppia cifra. È però troppo presto per capire che direzione prenderà il mercato nei prossimi mesi, con una domanda potenziale sempre più afflitta da una congiuntura negativa e dall’escalation della spirale inflattiva. Se a ciò si aggiunge l’aumento dei costi delle materie prime secche, che per le aziende si traduce in un surplus medio di spesa di oltre il 30%, è importante mantenere cautela ed evitare trionfalismi che potrebbero essere confutati nei prossimi mesi”.

 

In questo quadro, è lo sparkling a fare la parte del leone con segni positivi ovunque, a partire dalle sue top-piazze estere: Usa (+18%), Uk (+87%) e Germania (+20%). Ed è, ancora una volta, il Prosecco a trainare il comparto, con un autentico boom su scala planetaria (+40% a valore, +11,7% il prezzo medio) con quasi il raddoppio degli ordini in Uk (+93%), Polonia (+85%) e Canada (+76%), e con crescite ben oltre il 30% in aree importanti come Germania, Francia, Belgio, Giappone, Repubblica Ceca e Norvegia.

 

Una crescita, quella degli sparkling italiani, confermata dall’Osservatorio Uiv anche oggi a Garda (VR) in occasione del focus di apertura dell’evento Spumantitalia: secondo le proiezioni, l’esplosione della domanda post-Covid (+26% nel 2021, 7 bottiglie su 10 destinate all’estero) ha bruciato una tabella di marcia che prevedeva entro il prossimo biennio il superamento della soglia psicologica di 1 miliardo di bottiglie prodotte. A oggi, infatti, il rimbalzo fa prevedere – disponibilità del vetro permettendo – un contingente di 1,1 miliardi di pezzi entro quest’anno e di 1,25 miliardi a fine 2023. Una progressione, trainata dal Prosecco, resa possibile grazie all’approccio alle bollicine di una domanda sempre più trasversale, “destagionalizzata” rispetto alle occasioni classiche di consumo, e sempre meno legata a modalità di utilizzo esclusive. Una rivoluzione – quella degli spumanti tricolori oggetto di un focus sul prossimo numero del settimanale Il Corriere Vinicolo – focalizzata come per la moda, il design e l’auto sullo spostamento dell’attenzione dal prodotto al contesto. Con tutti i benefici e le variabili del caso, a partire dai competitor che saranno sempre di più legati ad altre tipologie di bevande in grande crescita, come gli hard seltzer, i co-fermentati, i ready to drink e i low alcol.

 

 

 

Fonte: Osservatorio Uiv su base Istat

 

Martina Terrazzano 

VINO (UIV): AVVIO 2022 DIFFICILE PER L’EXPORT ITALIANO IN NORD AMERICA E ASIA

UIV: RALLENTA L’EXPORT, FONDI NAZIONALI OCM PROMOZIONE TAGLIATI PER 2/3 (2022)

 

Rallenta la corsa del vino italiano nei principali Paesi del Nord America (Usa e Canada) e dell’Asia (Cina e Giappone). Secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly (www.osservatoriodelvino.it), che ha elaborato i dati doganali sull’import di vino nei primi 3 mesi del 2022, il Belpaese segna il passo sia rispetto alla media import globale, sia nei confronti dei principali competitor: infatti, nei 4 Paesi la crescita tendenziale tricolore in valore si ferma al 3,7%, con la Francia che registra un incremento quasi doppio e una media da mondo a +5,3%.

Un risultato che sconta un pesante segno negativo in Asia (-15,9%, contro una media generale a -5,6% e la Francia a -0,6%) e una performance sottotono in Nord America (+6,9%), in considerazione dei risultati dei competitor (+11,9% della Francia e +10% da mondo) e del regime di lockdown nel pari periodo 2021. Difficile la partenza nella piazza statunitense, che ha registrato un aumento dell’import pari all’11% nel primo trimestre. L’Italia, con un incremento in valore del 3,5%, viaggia a bassi regimi rispetto alla Francia a +16,3%. Nel primo mercato al mondo, l’Italia è tenuta a galla dagli sparkling (+16,3% in valore) mentre si arresta la crescita dei fermi imbottigliati (-0,1%) a fronte di un +16,5 dei neozelandesi, trainati dal Sauvignon blanc. A edulcorare il dato – rileva l’Osservatorio Uiv-Vinitaly -, l’ottima performance in Canada (+23%), dove il made in Italy fa 3 volte meglio della domanda generale di vini esteri e diventa market leader, superando in un colpo solo Stati Uniti e Francia. Male, infine, in Asia, con la Cina in piena emergenza Covid (-15,6 l’Italia, -20% l’import generale), ma anche con il Giappone che riduce gli acquisti dal Belpaese dell’8,1%, a fronte di una crescita generale della domanda del Sol Levante di oltre il 22% (con la Francia a +23,6%).

Secondo Unione italiana vini, mai come in questo difficile periodo - contrassegnato da importanti tensioni geopolitiche e fortissimi incrementi dei costi di materie prime e trasporti – sarebbe importante aumentare la presenza all’estero delle aziende. Purtroppo non sarà probabilmente così, poiché il settore si trova costretto a dover rinunciare a gran parte dei fondi nazionali (passati da 27 milioni di euro a 9,2 milioni) destinati alla promozione presso i Paesi extra-Ue (Ocm Promozione). Un taglio brusco, che produrrà effetti ancor più gravi in tema di competitività all’estero di un settore del made in Italy che nel 2021 ha chiuso in attivo la propria bilancia commerciale per circa 6,7 miliardi di euro. Uiv chiede un'attenzione specifica del Governo su questo tema, condividendo la possibilità di individuare ulteriori risorse da destinare alla promozione delle imprese del vino, inclusi gli strumenti internazionalizzazione di Ice.

 

Fonte: elaborazioni Osservatorio Uiv-Vinitaly su base dogane

 

 

 

 Martina Terrazzano 393.4554270 

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