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Viticoltura

VENERDÌ 5 MARZO, ALLE 16, INCONTRO IN DIRETTA STREAMING DEL PROGETTO FEM – CIVIT

 

Viti “resistenti”, ecco le sette cultivar che si adattano meglio al territorio trentino

 

Tra la 30 varietà di vite presenti sul mercato tolleranti alle principali patologie fungine, oidio e peronospora, sette si dimostrano particolarmente performanti in Trentino. Si tratta di Solaris, Souvignier Gris e Pinot Regina e le quattro varietà provenienti dall’attività di miglioramento genetico della FEM recentemente iscritte nel registro nazionale delle varietà di vite e già disponibili per la coltivazione: Nermantis, Termantis , Valnosia e Charvir. 

 E’ quanto emerge dal progetto di ricerca VEVIR coordinato dal Consorzio Innovazione Vite (CIVIT) con partner Fondazione Edmund  Mach per gli aspetti scientifici e il mondo produttivo con Cavit, Mezzacorona, Cantina di Lavis e Cantine Ferrari, i cui risultati saranno presentati venerdì 5 marzo,  alle ore 16, in diretta streaming sul canale youtube  FEM. Interverranno in apertura il presidente FEM, Mirco Maria Franco Cattani, e il presidente di Civit, Enrico Giovannini. 

Progetto Vevir: 30 varietà testate per 3 anni, le migliori sono 7

I tecnici e i ricercatori della Fondazione Edmund hanno testato per tre anni dal punto di vista agronomico ed enologico oltre 30 varietà di vite resistenti presenti sul mercato. Le hanno attentamente studiate nei campi sperimentali dislocati in Piana Rotaliana, Vallagarina e Valsugana, per capire innanzitutto come si adattano a diverse altitudini e a diverse condizioni climatiche, ma valutandone anche la fenologia, la fertilità, la produttività, la tolleranza alle principali malattie fitosanitarie, il potenziale enologico rispetto a due varietà tradizionali: Chardonnay e Marzemino. Tra queste 30 varietà, sette risultano promettenti: si tratta di Solaris, Sauvignon Gris, Pinot Regina, Nermantis, Termantis, Valnosia e Charvir. Queste varietà possono rappresentare un’opportunità per areali viticoli confinanti con aree sensibili, dove le limitazioni ai trattamenti fitosanitari rappresentano un grosso limite e nelle aree dove la meccanizzazione a causa della forte pendenza è impossibile.

I commenti dei presidenti FEM e CIVIT

Il presidente Fem Mirco Maria Franco Cattani spiega: “La collaborazione integrata di ruoli ed esperienze complementari, che sorregge il progetto VEVIR, ha prodotto un risultato estremamente positivo, perchè pienamente rispondente agli obiettivi previsti, in grado di fornire un valido supporto ai viticoltori ed agli operatori commerciali, armonizzando la produzione in campagna con le necessità urgenti di preservare la salubrità del territorio a beneficio di quanti lo abitano e frequentano. Per FEM è un ulteriore sprone nella propria missione di sostegno e affiancamento agli agricoltori, che è stata ragione della sua fondazione"

CIVIT avrà il compito di promuovere queste varietà tra i viticoltori. Il presidente Enrico Giovannini manifesta la propria soddisfazione: “Il progetto VEVIR è stato un chiaro esempio di come il trasferimento delle conoscenze, raggiunte grazie al lavoro del mondo della ricerca all’indirizzo del mondo produttivo, sia possibile, efficace e fruttuoso. Una stretta collaborazione tra i vivaisti viticoli dell’AVIT e i ricercatori della Fondazione Mach non può che giovare, sempre di più, all’intera filiera vitivinicola trentina, offrendo strategie innovative per una viticoltura veramente sostenibile”.

 

Venerdì 5 marzo – ore 16 

Meeting finale del progetto VEVIR 

Diretta streaming sul canale Youtube della Fondazione Edmund Mach www.youtube.com/fondazionemach 

16.00 Saluti di apertura

Mirco Maria Franco Cattani - Presidente Fondazione Edmund Mach

Enrico Giovannini - Presidente Civit

16.10 Il progetto Vevir: obiettivi ed opportunità

Lorenzo Gretter - Civit

16.30 Le varietà resistenti: storia, evoluzione e programma della FEM

Marco Stefanini - Centro Ricerca e Innovazione, FEM

16.50 I risultati agronomici delle varietà resistenti in Trentino

Maurizio Bottura, Alberto Gelmetti, Michele Margoni, Bruno Mattè, Flavio Mattedi - Centro Trasferimento Tecnologico, FEM

17.10 Le varietà resistenti in Trentino: aspetti nutrizionali

Duilio Porro, Stefano Pedò - Centro Trasferimento Tecnologico FEM

17.30 Aspetti compositivi dei vini sperimentali ottenuti da varietà resistenti in Trentino

Sergio Moser, Tomas Roman - Centro Trasferimento Tecnologico FEM

17.50 Discussione (domande via Whatsapp o sms al numero 335 8484120) 

18.00 Chiusura

Moderatore: Vincenzo Betalli, Civit

 

Il video sarà disponibile sul canale Youtube della Fondazione Mach anche successivamente all'evento

Evento ad accesso libero, non è necessaria registrazione

Intervista Maurizio Bottura (Centro Trasferimento Tecnologico FEM)

 

Silvia Ceschini

CEREALTO 2018: IL BIANCO RESISTENTE CHE NASCE A 700 METRI DI QUOTA

 

 Un vino fermo da bronner e johanniter, vitigni resistenti allevati in un terreno d’altura. Lo produce Terre di Cerealto, azienda pioniera in Veneto per la coltivazione di PIWI

Cerealto nasce ai piedi delle Piccole Dolomiti da PIWI, "pilzwiderstandsfähig" in tedesco, le viti resistenti alle malattie funginee. Un bianco fermo IGT da blend di uve johanniter (60%) e bronner (40%) coltivate a 700 metri di altitudine dall’azienda Terre di Cerealto, tra le prime realtà in Veneto a credere e a piantare solo resistenti. 

Prodotto per la prima volta nel 2017, Cerealto oggi è disponibile nell’annata 2018. “La seconda annata di un vino è sempre la più difficile – spiega Massimo Reniero, fondatore di Terre di Cerealto assieme a Silvestro Cracco – soprattutto quando la precedente è andata bene come nel caso del Cerealto 2017. Nel millesimo 2018 le condizioni climatiche sono state estremamente favorevoli e la perfetta maturazione delle uve ha esaltato le loro peculiarità: carattere e personalità per lo johanniter e finezza ed eleganza per il bronner. I mosti sono stati generosi e i nuovi vini hanno dimostrato da subito grande struttura. L’elevage sulle fecce fini ci ha permesso di preservarne la freschezza e di aumentare la complessità”.

L’etica di Terre di Cerealto si è sempre rivolta al pieno rispetto del fragile ecosistema pedemontano e, al momento della selezione dei vitigni da allevare in questo terreno d’altura, la scelta è spontaneamente ricaduta sui PIWI. Grazie all’elevata tolleranza dei vigneti resistenti alle malattie, la maggior parte dei trattamenti fitosanitari è stata eliminata mentre vengono utilizzati solamente principi attivi di origine naturale, estratti vegetali, microrganismi o insetti utili, che favoriscono la sostenibilità ambientale. 

Le uve, raccolte a mano in cassetta, vengono vinificate separatamente per ogni singolo appezzamento, mentre l’affinamento consiste in sette mesi sulle fecce fini e sei mesi in bottiglia prima della messa in commercio. Il risultato è un vino aromatico e dall’acidità vibrante, equilibrato e perfetto da aperitivo o in abbinamento a piatti a base di pesce, in particolare crudo, e verdure fresche. L'avvolgenza al palato data dal parziale affinamento in barrique permette anche l'accostamento con piatti più strutturati come carni bianche e torte salate.

Lo johanniter è un vitigno a bacca bianca ottenuto nel 1968 in Germania da un incrocio di diversi Riesling. La vendemmia è precoce e le viti si caratterizzano per una produzione elevata e per grappoli di medie dimensioni, che nel momento di piena maturazione assumono un colore giallo-verde con piccoli punti neri sulla buccia. I sentori sono intensi, fruttati e bilanciati da una nota di acidità. In bocca ricorda pinot grigio e riesling grazie alle note di mela cotogna, pera e mandarino, mentre il retrogusto può essere leggermente speziato. Il bronner invece è nato in Germania nel 1975 dall’incrocio del vitigno merzling con il sankt laurent. Uva a bacca bianca vigorosa, particolarmente resistente alla peronospora e all’oidio, in grado di donare vini di buona struttura e di media acidità. Al naso presenta sentori fruttati, di limone e frutti esotici, ma anche di miele, mentre in bocca ha una buona nota minerale e si caratterizza per una lunga persistenza.

 

Anna Sperotto

IL CONSORZIO VINI ALTO ADIGE CELEBRA I PIONIERI DELLA VITICOLTURA CON UN CICLO DI DOCUMENTARI SU YOUTUBE

 

Una serie di video-ritratti racconta da vicino i protagonisti del successo della viticoltura altoatesina, il loro imprescindibile legame con il territorio ed i loro auspici per il futuro vitivinicolo dell’Alto Adige.

 

I vini dell’Alto Adige sono sinonimo di qualità ed eccellenza, di spirito d’innovazione e avanguardia sia sul territorio nazionale che internazionale. Ma per giungere a questo risultato è stata intrapresa, tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, una lunga strada che con impegno e fatica, passione, visione e determinazione, è stata percorsa da molte grandi personalità dell’Alto Adige che hanno agito credendo in un progetto e lavorando incessantemente per renderlo realtà.

 

“Abbiamo realizzato un ciclo di brevi documentari dando voce ai testimoni diretti del cambio di rotta della viticoltura altoatesina”, spiega il Direttore del Consorzio Vini Alto Adige Eduard Bernhart, “vogliamo dar voce alla memoria storica del nostro territorio e consentire ai più di lasciarsi ispirare da ciò che ha guidato queste grandi personalità nel costruire il successo dei nostri vini, condividendo con loro testimonianze e ricordi del passato, della tradizione, ma anche interpretando il loro sguardo verso il nostro futuro”.

È grazie a vignaioli, enologi e presidenti di cantine sociali se oggi i vini dell’Alto Adige godono di un indiscusso prestigio internazionale. Sono stati loro, infatti, ad implementare con grande lungimiranza le strategie che nel corso del tempo hanno portato a produrre sempre meno quantità e più qualità. Un’eredità, questa, che il Consorzio Vini Alto Adige ha deciso di celebrare dando voce e spazio a tutti coloro che, negli anni della “rivoluzione vitivinicola” in Alto Adige hanno dato il loro contributo per consegnare ai viticoltori contemporanei il mondo vinicolo di oggi.

 

I video racconti, realizzati dal film team altoatesino F-Tech e in collaborazione con il noto regista Peter Künzel, verranno rilasciati mensilmente in un’apposita sezione del sito web del Consorzio nonché sulla pagina Youtube dello stesso Consorzio e vedranno susseguirsi una serie di personaggi di rilievo come Luis Raifer, per trent’anni Presidente della Cantina Colterenzio, Paolo Foradori, fondatore della nota tenuta J.Hofstätter, Alois Lageder dell’omonima cantina e Hartmuth Spitaler ex-enologo della Cantina Girlan.

 

Marta Guiotto

AL VIA LA VENDEMMIA ALLE CINQUE TERRE

Cominciata in questi giorni per oltre 150 realtà vitivinicole e per i 25 produttori di Doc, delle Cinque Terre, la raccolta delle uve proseguirà fino a metà della prossima settimana sui terrazzamenti a picco sul mare. Si parte con le uve da passito Sciacchetrà e si prosegue con i grappoli destinati alla Doc del bianco secco, salendo via via su pose sempre più alte che raggiungono 500 metri s.l.m. Si prevede un raccolto in linea con gli scorsi anni per quantità e qualità che comunque risente di stagioni complicate dall’alternanza di piogge e dalle temperature alte

 

Un territorio vitivinicolo verticale che si dipana in una rete di circa 6000 chilometri lineari di muri a secco per un totale di 8 milioni di metri cubi di pietre tra i quali, nei secoli, sono state ricavate strisce di terra (cìan) dove la vite è allevata da pochi vitivinicoltori eroici e tenaci, distribuiti sull’intero territorio del Parco Nazionale delle Cinque Terre. In questo paesaggio trovano le condizioni pedoclimatiche ideali i vigneti di bosco, arbarola e vermentino e si producono le due tipologie di vino Doc identificative del territorio: il Cinque Terre e il prezioso Sciacchetrà, rispettivamente un bianco secco e un passito bianco vinificato con le uve migliori e più sane, cresciute nei vigneti delle zone più basse vicino al mare.

 

«Questo per la vendemmia nelle Cinque Terre è un anno particolare», dichiara la Presidente del Parco Nazionale delle Cinque Terre, Donatella Bianchi. «l’anno del Covid, che ha già avuto numerose conseguenze sulle attività economiche legate al turismo. Il Cinque Terre Doc è un vino che segue una rete di vendita soprattutto locale, in un anno dove il calo del turismo si è attestato intorno al 51% (dati al 6 agosto 2020, fonte Federalberghi), a risentirne sono state anche le aziende vitivinicole delle Cinque Terre che hanno riscontrato giacenza di bottiglie sopra la media. «Siamo preoccupati per le aziende produttrici delle 25 etichette che vinificano il Doc Cinque Terre e lo Sciacchetrà e imbottigliano nelle proprie cantine, come lo siamo per i piccoli conduttori di terreni che producono in proprio o conferiscono alla Cooperativa Agricoltura Cinque Terre o in altre cantine. Attualmente la superficie coltivata a vigneto supera di poco i 150 ettari contro il 500 ettari di circa 60 anni fa, sostenere gli agricoltori è una necessità anche per la salute del Parco». 

 

La vendemmia sembra promettente, il raccolto 2020 nella norma, lungo i filari distribuiti tra terra e mare, in un ambiente naturale nei secoli plasmato dall’uomo dove il paesaggio, nel proprio insieme, costituisce l’essenza del Parco Nazionale delle Cinque Terre e cuore pulsante del Sito Unesco che lo vede inserito nella lista del World Heritage come Patrimonio Naturale Mondiale dell’Umanità

Si deve anche a questa straordinaria metamorfosi architettonica fatta di muri a secco se l’area protetta oggi può vantare un grande serbatoio di biodiversità: l’incontro tra habitat naturali e coltivati è tra gli elementi chiave di questa ricchezza che nei secoli i vignaioli hanno saputo osservare, rispettare e conservare per trarne opportunità di vita. Il sistema a terrazzamenti non è stato realizzato a danno della natura, bensì ha favorito un rifugio per piante e animali, contrastando i fenomeni erosivi attraverso una sapiente canalizzazione delle acque. Un territorio, dunque, unico e straordinario proprio per la speciale convivenza tra uomo e ambiente, forse uno dei pochi luoghi in cui “i delfini possono guardare la raccolta delle uve dal mare”.  

«La vendemmia è un momento importantissimo per il nostro territorio perché racchiude tutti gli elementi che insieme costituiscono l’identità delle Cinque Terre: paesaggi verticali, biodiversità, bellezza, cultura, passione, amore e conoscenza del territorio». Così la Presidente Donatella Bianchi commenta ribadendo la centralità della viticoltura: «Le persone che curano la terra e danno vita alla vendemmia rappresentano una parte integrante del capitale umano e identitaria del nostro territorio, una ricchezza straordinaria che costituisce anche un elemento fondamentale di presidio del territorio e del suo capitale naturale». 

Parco Nazionale delle Cinque Terre | Ufficio Stampa e Comunicazione Parco Nazionale Cinque Terre

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Studio Giornalisti Associati BonnePresse

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www.bonnepresse.it

 

Il Parco Nazionale delle Cinque Terre è stato istituito il 6 ottobre 1999 con Decreto del Presidente della Repubblica (Gazzetta Ufficiale 17 dicembre 1999, n. 295). Il territorio del Parco Nazionale delle Cinque Terre, tra i più piccoli d’Italia e allo stesso tempo il più densamente popolato, ha un’estensione di 3.868 ettari e una popolazione di circa 4.000 abitanti.
Comprende i Comuni di
Riomaggiore, Vernazza, Monterosso al Mare, La Spezia (zona Tramonti) e Levanto (zona Mesco).
Nel
2014 il Parco ha conseguito la certificazione del proprio sistema di gestione ambientale secondo i requisiti della norma UNI EN ISO 14001 propedeutica alla registrazione EMAS (Eco Management an Audit Scheme) dei servizi ecosistemici del Parco. Il Certificato di Registrazione EMAS è stato ottenuto dall'Ente Parco, il 26 giugno 2019. 

 

Foto: Azienda Cheo  a Vernazza con il proprietario Bartolomeo Lercari. Credito fotografico: Archivio Foto Parco Nazionale delle Cinque Terre

VENDEMMIA IN ALTO ADIGE: UVE DI QUALITÀ E REGOLE FERREE PER IL RISPETTO DELLE NORME ANTI-COVID

 

 

Al via in questi giorni in Alto Adige una vendemmia in lieve anticipo rispetto all’annata 2019 con buone prospettive qualitative delle uve.  Già iniziata con la raccolta di alcune piccole particelle particolarmente precoci nella maturazione, la vendemmia 2020 dell’Alto Adige inizierà ufficialmente i primi giorni di settembre per le uve bianche nelle zone di fondovalle della Bassa Atesina e nei dintorni del Lago di Caldaro e proseguirà a mano a mano allargandosi in tutte le aree dedicate alla viticoltura della Provincia Autonoma, interessando inizialmente le quote inferiori per poi toccare i vigneti in altitudini estreme arrivando anche oltre i 1.000 m.

 

Faranno da apripista per la vendemmia le classiche varietà Chardonnay, Pinot Grigio e Pinot Bianco, per poi seguire con Sauvignon e Gewürztraminer. Per le varietà a bacca rossa saranno Pinot Nero e Schiava a dare il via ai lavori e a seguire Merlot, Lagrein e Cabernet.  È un’annata promettente la 2020 che, dopo un inverno e una primavera dall’andamento altalenante, con un febbraio eccezionalmente asciutto e un marzo piovoso e freddo, ha visto verificarsi un germogliamento in lieve ritardo rispetto alla media mentre, nei mesi di aprile e maggio, le condizioni metereologiche hanno garantito una fioritura precoce come del resto la vendemmia stessa, che inizia con circa 8-10 giorni di anticipo rispetto alla media. 

 

I continui controlli e le misure mirate adottate in vigneto garantiscono inoltre l’elevata qualità, caratteristica tipica dei vini altoatesini e ne definiscono il conseguente posizionamento. “Un’annata con le carte in regola”, spiega Hans Terzer, enologo e Presidente dell’Associazione dei “Kellermeister” dell’Alto Adige,” l’uva è sana e durante gli ultimi mesi, grazie all’andamento meteorologico favorevole, non abbiamo avuto problematiche legate a patologie della vite. Quelle dell’ultimo fine settimana sono state invece giornate di grande tensione a causa del maltempo che si è abbattuto sulla nostra regione, ma ora confidiamo che il meteo ci regali le splendide giornate di sole e le notti fresche tipiche della nostra regione vinicola”, conclude Terzer.

 

Non solo una grande attenzione per la qualità delle uve, questa vendemmia 2020 mette sotto la lente d’ingrandimento anche e soprattutto la salute dei viticoltori e di tutte le persone coinvolte nella filiera. “Per garantire la sicurezza e il rispetto delle norme anti-Covid”, chiarisce il Direttore del Consorzio Vini Eduard Bernhart, “Oltre a seguire tutte le direttive impartite dalla Coldiretti e dai decreti provinciali, abbiamo preso accordi con un’agenzia specializzata nel controllo e nella gestione della sicurezza e insieme abbiamo stilato una serie di protocolli e linee guida che sono state diffuse presso le cantine in modo da garantire a tutti i lavoratori di svolgere le loro mansioni in totale tranquillità. Non può esserci qualità del vino senza la tutela della salute dei nostri viticoltori”, conclude Bernhart.

 

 

Marta Guiotto

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