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Viticoltura
1° FESTIVAL ITALIANO DEL POTATORE
Il 9 marzo 2019 in Franciacorta
il 1° Pruning Contest ideato e organizzato da Simonit&Sirch
Una giornata di festa dedicata al “saper fare in vigna” aperta a tutti.
La potatura delle viti è uno dei compiti più difficili e delicati del vignaiolo. Da essa può dipendere la salute, la robustezza e la durata delle piante e di conseguenza la produzione e la qualità dei vini.
Gli specialisti italiani Simonit&Sirch, che hanno esportato il loro saper fare in tutto il mondo, hanno ideato il 1° Festival italiano del Potatore in Italia. Il Festival, una novità assoluta per l’Italia, si terrà ad Erbusco, nei vigneti della Franciacorta, dove alcune aziende come Bellavista, hanno sposato il metodo rivoluzionario di potatura.
Il Contest è aperto a tutti coloro che vorranno mostrare le proprie abilità in una competizione che premierà accuratezza dei tagli e velocità. Saranno ammessi 100 iscritti che potranno disputare gare individuali e a squadre. La giuria, costituita da tecnici Simonit&Sirch e da altri esperti internazionali di potatura, decreterà i migliori classificati nelle varie categorie. Il campo gara sarà il vigneto Le Brede di Erbusco ai piedi di Villa Lechi, una delle più scenografiche ville della Franciacorta.
Il Pruning Contest sarà il cuore di una giornata dedicata al “saper fare in vigna” aperta a tutti con ingresso gratuito, potatori, famiglie, amici e appassionati. Speaker della gara, che inizierà alle 9.00, sarà Federico Quaranta, noto autore e conduttore del programma radiofonico Decanter su Radio 2 e conduttore di Linea Verde su Rai 1, da sempre impegnato nella difesa e valorizzazione dei prodotti e dei saperi dell’agricoltura italiana. Il pubblico potrà osservare da vicino i concorrenti intenti a potare le piante.
A fare da contorno al Pruning Contest, musica, banchetti a tema e una serie di attività collaterali legate al mondo agricolo, fra cui laboratori con artigiani intenti ai loro mestieri tradizionali e l’Atelier delle forbici tenuto dalla Felco, azienda leader del settore, Main Sponsor della manifestazione, che gode del Patrocinio del Comune di Erbusco e del Consorzio Franciacorta. Sotto i portici di Villa Lechi saranno allestite postazioni dove degustare Franciacorta e food, mentre ai più piccini sarà riservato un angolo del vigneto con le teste dei filari contrassegnati da gigantesche matite colorate, dove verranno organizzati giochi e attività. Per loro, in programma il “Wannabe a pruninguy”: ciascun bambino sceglierà una barbatella di vite e la pianterà, contrassegnandola con il suo nome e la data, dando vita a un “vigneto simbolico”, di buon auspicio per il futuro.
Tutti i dettagli delle gare, iscrizioni, il programma degli eventi su: www.festivaldelpotatore.it
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Agorà di Marina Tagliaferri
FOGLIA TONDA NUOVA STELLA DEL VIGNETO TOSCANO
Primo forum sull’antico vitigno Foglia Tonda con Donatella Cinelli Colombini e Gianni Fabrizio a raccontarne la storia, le specificità. I vini Foglia tonda di 9 cantine in assaggio
Venerdì I° febbraio alla Fattoria del Colle, nel Sud della Toscana, segna il debutto del Foglia Tonda nel “salotto buono” del vino, quello in cui si confrontano le grandi espressioni dell’enologia davanti alla grande critica del vino. Donatella Cinelli Colombini, padrona di casa e vera artefice della riscoperta di questo antico vitigno senese abbandonato da oltre un secolo e ora tornato a interessare il mercato e gli esperti, racconta la storia e, insieme ad altri 8 colleghi, mette in degustazione i vini a base di Foglia Tonda.
FORUM DEL FOGLIA TONDA – COME E’ ORGANIZZATO
«Abbiamo trovato 18 cantine produttrici di Foglia Tonda e 9 di loro, di zone molto diverse della Toscana, hanno risposto al nostro invito. Il forum consente a un gruppo di esperti e di influencer di conoscere meglio le specificità del Foglia tonda nelle diverse espressioni di terroir e stile» ha spiegato il noto giornalista e assaggiatore Gianni Fabrizio. Egli guiderà la degustazione organolettica di tre vini ottenuti da Foglia tonda in purezza di cui i primi maturati in anfora permetteranno di capire meglio le specificità del frutto e due in blend daranno l’opportunità di valutare il potenziale del Foglia Tonda come partner del Sangiovese, vitigno principe della Toscana. Gli altri quattro vini in degustazione saranno serviti direttamente dai loro artefici con la modalità around the table.
PARTECIPANTI AL FORUM DEL FOGLIA TONDA
Partecipano al forum: Podere Sequerciani (Gavorrano GR), Podere Ema(Grassina FI), Mocine (Asciano SI), Il Castellaccio (Castagneto Carducci LI), Donatella Cinelli Colombini (Trequanda SI), Mammuccini Droandi Nuova Agricoltura (Montevarchi AR), Podere Anima Mundi (Casciana Terme PI), Santa Vittoria (Foiano della Chiana AR), Poggio al Vento Mascelloni(Castiglion d’Orcia SI).
CARATTERISTICHE DEI VINI A BASE DI FOGLIA TONDA
Secondo l’opinione di Gianni Fabrizio «Il Foglia Tonda produce vini di notevole ricchezza polifenolica, caratterizzati da un’acidità spiccata e una buona vocazione all’invecchiamento». Circa il futuro del vitigno «va capito se la sua vocazione è vivere di vita propria oppure diventare un partner privilegiato del Sangiovese in Super tuscan assolutamente autoctoni».
Quello del I° febbraio è un appuntamento importante anche per i produttori che hanno l’opportunità confrontare esperienze e osservazioni agevolando il cammino verso l’eccellenza qualitativa. «Un modo di rapportarsi diverso rispetto all’aggressivo mondo attuale, ma che fa riferimento alla più antica e vera cultura vignaiola» sottolinea Donatella Cinelli Colombini.
FOGLIA TONDA STORIA
Il Foglia tonda è diffuso nella Toscana meridionale e forse in Umbria da tempo immemorabile. Di Rovasenda (1877), nel “Saggio per una ampelografia universale” descrive la Foglia Tonda nel Castello di Brolio. Breviglieri e Casini (1964) lo riferiscono al Chianti. Più di recente è stato identificato nelle vigne storiche dentro le mura di Siena con il progetto “Senarum Vinea” (2007-2012)
Dal 1970, il Foglia Tonda è iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite e nel 1978 è stato omologato dall’Università di Firenze.
Fu abbandonato circa un secolo fa quando la sua vigoria dava ai poveri contadini dell’epoca tanta uva poco matura.
La cosa più caratterizzante è la foglia praticamente circolare e somigliante a una piccola padella. I grappoli sono piuttosto grossi, compatti e piramidali, qualche volta alati. Gli acini sono ovoidali con ombelico prominente e buccia blu molto pruinosa.
Il suo maggiore difetto è la fertilità: produce una quantità eccessiva di uva. Il suo pregio è la resistenza a peronospora, botrite e, in parte, all’oidio. E’ leggermente più tardivo del Sangiovese nel germogliamento, fioritura, invaiatura e ovviamente maturazione.
FOGLIA TONDA NEL BICCHIERE
I vini di Foglia tonda sono di colore rosso granato scuro. Al naso si rivelano intensi, con sentori di viola, piccoli frutti e prugne secche. In bocca sono pieni e corposi. Adatti all’invecchiamento. Ed ecco le prime valutazioni di Paolo Storchi e Luigi Fabbrini che nel progetto ARSIA “Adeguamento della Piattaforma Ampelografica Regionale" 1997-2002 furono i primi a individua le differenze in questo vitigno. “Foglia tonda ottenuto con le uve della zona di Grosseto presenta i più elevati valori dei polifenoli totali e dei flavoni, mentre il vino prodotto con le uve della Valdichiana risulta più colorito e ricco di antociani”.
FOGLIA TONDA ALLA FATTORIA DEL COLLE DI DONATELLA CINELLI COLOMBINI
Nell’azienda di Donatella Cinelli Colombini il Foglia tonda è arrivato nel 2000 sotto forma di 400 marze del vitarium della Regione Toscana. Esse furono innestate su viti adulte del vigneto “Boschetto”. L’esperimento dette subito dei buoni risultati e negli anni successivi fu replicato. L’esagerata produzione d’uva, tipica del vitigno, è stata il maggiore problema nella ricerca dell’equilibrio vegetativo.
Determinate, per migliorare la qualità, è stato l’apporto del Professor Cesare Intrieri dell’Università di Bologna che fece produrre barbatelle di Foglia Tonda dalle piante madri del vitarium della Facoltà di agraria.
Il vino a base di Sangiovese e Foglia tonda firmato da Donatella Cinelli Colombini è nato con la vendemmia 2001 ed è stato battezzato “Cenerentola”, perché la Doc Orcia, a cui appartiene, è la cenerentola cioè la più giovane denominazioni fra due “sorellastre”: il Brunello e il Vino Nobile.
PER MAGGIORI INFORMAZIONI
Casato Prime Donne, Montalcino - Fattoria del Colle, Trequanda SI 0577 662108 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Addetto stampa vino: Riccardo Gabriele Pr- Comunicare il vino 3387317673 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Marzia Morganti 335-6130800 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
NASCE IL CONSORZIO DI TUTELA DEI VINI DELLE “TERRE DI PISA”
Il consorzio rappresenta un passaggio importante per la provincia di Pisa: è il segno della determinazione dei produttori che, supportati dalla Camera di Commercio, si sono assunti la responsabilità di valorizzare le produzioni di qualità del territorio. Si tratta – prosegue Tamburini -di un ulteriore tassello nel programma di promozione del prodotto turistico, “Terre di Pisa”, che stiamo portando avanti assieme moltissime amministrazioni locali, alle associazioni di categoria e a oltre 300 imprese che hanno aderito al marchio. Da parte nostra- – conclude Tamburini – continueremo a sostenere questa iniziativa consapevoli che il vino è già uno degli alfieri delle “Terre di Pisa”.
Prima iniziativa del consorzio, il prossimo 14 dicembre presso la Camera di Commercio di Pisa, un workshopsulle future opportunità di valore nel vino globale che fa parte di un tour mondiale che coinvolge produttori, Enti e Consorzi delle principali zone vinicole, dalla Nuova Zelanda al Cile, dalla Spagna agli USA passando ovviamente per Italia e Francia. Relatore del seminario “Driving future value in wine” sarà Pierpaolo Penco, Country Manager Italia di Wine Intelligence una società che si occupa di consulenza e ricerca nel campo del vino a livello internazionale, che ha seguito il progetto dalla nascita della DOP fino alla costituzione del consorzio. Presenti all’evento le associazioni di categoria agricole del territorio che hanno collaborato alla riuscita del progetto: Confederazione italiana agricoltori di Pisa, Unione Provinciale degli Agricoltori di Pisae Federazione provinciale Coldiretti di Pisa.
Ma l’obiettivo del consorzio, come spiega il suo Presidente, è molto più ambizioso: rappresentare e tutelare le diverse DOP e IGP della provincia di Pisa e non solo le “Terre di Pisa”andando quindi a modificare il disciplinare di produzione sia dal punto di vista geografico che di tipologia dei vini, per consentire ad aziende escluse di poter rivendicare la DOC e associarsi al Consorzio. Altro obiettivo e quello di dotarsi di un piano di marketing triennale per valorizzare e caratterizzare l’offerta e integrarla nelle strategie di promozione sia del territorio pisano che dei Consorzi vinicoli toscani associandsi ad A.VI.TO. (Associazione Vini Toscani a Dop e a Igp) e a Federdoc (Confederazione Nazionale dei Consorzi volontari per la tutela delle denominazioni dei vini italiani).
MAPPA DELLA DOP “TERRE DI PISA”
La denominazione “Terre di Pisa” DOP è nata nel 2011 con D.M. 18 ottobre 2011, modificato con D.M. 12 luglio 2013 e ricade nei territori comunali di Capannoli, Casciana Terme Lari, Chianni, Crespina Lorenzana, Fauglia, Lajatico, Montopoli Val d’Arno, Orciano Pisano, Palaia, Peccioli, Ponsacco, Pontedera, San Miniato, Santa Luce e Terricciola.
Origine e caratteristiche peculiari della Denominazione Terre di Pisa DOC
La zona geografica delimitata comprende la zona collinare e pianeggiante, con esclusione dei fondovalle e basse pianure umide, dei comuni di Capannoli, Casciana Terme Lari, Chianni, Crespina Lorenzana, Fauglia, Lajatico, Montopoli Val d’Arno, Orciano Pisano, Palaia, Peccioli, Ponsacco, Pontedera, San Miniato, Santa Luce e Terricciola. Per quanto riguarda il profilo climatico generale, non si rilevano sostanziali differenze rispetto ai dati della Toscana Centrale, se non una maggiore mitigazione dall’influsso della costa tirrenica soprattutto nei comuni più occidentali. Le temperature medie oscillano intorno ai 15 gradi, con una media nel periodo invernale di + 6 °, e nel periodo estivo di + 24°: La piovosità media totale annua non supera i 780 mm, con precipitazioni concentrate nei mesi autunno/invernali (circa il 60% delle piogge) ed il restante in primavera/estate (circa il 30% in primavera ed il 10% in estate). Le condizioni climatiche che si riscontrano nella zona sono tali da creare un habitat particolarmente idoneo alla viticoltura di qualità. Le temperature non sono mai particolarmente ostili, ma anzi nel periodo primaverile favoriscono, con la loro mitezza, un equilibrato sviluppo vegetativo, una ottima fioritura ed allegagione.
Le temperature estive e l’insolazione, garantiscono sempre una ottima maturazione ed il raggiungimento di ottimali indici di maturazione per tutte le cultivar di vite coltivate. Eventi meteorici particolarmente dannosi quali gelate primaverili e siccità estive prolungate si verificano solo molto raramente. Morfologicamente la zona è caratterizzata da rilievi collinari dolci di non elevata altitudine, con punte massime di altezza di 400 m s.l.m. con una media prevalente dell’altitudine di 250 m s.l.m.. Dal punto di vista geologico la zona mostra caratteri molto eterogenei, con prevalenza di formazioni calcaree ed argillo/scistose. I suoli sono in prevalenza a tessitura franco-argillosa e franco-limosa, derivati dalle formazioni calcaree e la loro profondità è generalmente media. Si riscontrano anche terreni originatisi da sabbie e argille del pliocene. Le caratteristiche del suolo agrario dell’intera area sono spiccatamente favorevoli alla coltivazione della vite, con strettissime analogie alle situazioni più tipiche della Toscana centrale e collinare. La tessitura evidenzia frazioni granulometriche dal medio impasto, dal medio impasto sabbioso e dal medio impasto argilloso. La reazione del terreno è essenzialmente subalcalina, con presenza anche di ph neutro ed in minor misura alcalino. La presenza di sostanza organica è generalmente al di sotto della media come la dotazione di azoto totale. Buona invece la dotazione di fosforo assimilabile e talvolta molto elevata quella di potassio assimilabile. La capacità idrica dei suoli in generale è alta, per cui l’irrigazione è utilizzata solo in rari casi, e comunque sempre come operazione di soccorso.
Dal punto di vista storico possiamo far risalire alla fine del ‘800 l’organizzazione del settore vitivinicolo pisano. Si ricava, infatti, dagli Atti del Comizio Agrario di Pisa, tenutosi nel 1884, la decisione di nominare un rappresentante di ogni Comune della Provincia di Pisa assieme ai Comitati agrari locali, su esortazione del Prefetto di Pisa, al fine di organizzare nel 1885 la prima fiera di Vini e Oli pisani. E' del 1891 l'Albo dei viticoltori e negozianti della Regione Toscana in cui troviamo: Cancellieri cav. Antonio (Cecina), Cotanti Conte Giacinto (Pisa), Cioni Cesare (Lari), Corani Mario e Filippo (Lusingano), D'acchiardi Antonio (Pisa), Del Frate Francesco (Palaia), Feroci avv. Demetrio (Usigliano di Lari), Marini Gioacchino (Cecina), Mastioni- Brunicci conte Francesco (Pisa), Norci Emilio (Cavoli), Rocuh dottor Vittorio (Terricciola), Salviati duca Scipione (Vecchiano), Salviati principe Antonio (Pisa), Toscanelli com. Giuseppe (Pontedera). Ciò a dimostrare quanto già fosse sviluppata l'attività enologica in provincia di Pisa, a proposito della quale il dottor Sirio Martini, nel libro "I Pregiudizi nella coltivazione della vite in Toscana" del 1897, scrive: "(...) una delle cause principali dell'inferiorità dei nostri vini è quella di non saper troppo bene adattare il vitigno alle varie condizioni. Anche il mercato ha le sue esigenze e deve sempre riconoscersi come il grande regolatore della produzione".
Forse queste parole, alla luce della situazione attuale, e lontane da una contemporanea analisi di mercato possano farci riflettere sul significato del termine mercato, come appunto regolatore di produzione determinato oltre che dall’incrocio della domanda e dell'offerta anche dalle continue varianti sociologiche che non possono trascurarsi per avere un aggiornato " polso " della situazione. Spostando l'attenzione sui prezzi e le qualità del vino consigliate e prodotte all'epoca dobbiamo rifarci al periodico (monitore pratico) " La Toscana vinicola e olearia" diretta dal Cav. Ranieri Pini, dell’agosto 1899, dove si scrive a proposito delle campagne toscane, specificatamente su Faglia: "Il prezzo del vino va sensibilmente elevandosi sia perché le buone qualità vanno ogni giorno restringendosi in poche cantine sia per la scarsa promessa del raccolto. I vini bassi si vendono dalle 18 alle 24 lire al quintale, quelli di prima qualità dalle 28 alle 35. Bisogna che i Toscani pensino seriamente a proteggere i loro vini genuini perché i vini da pasto sul tipo toscano, si cominciano a fare a pezzi moderatissimi in ogni regione d'Italia". A seguire gli Atti della Riunione dei Viticoltori Toscani, tenutasi a Pistoia dal 20 al 23 settembre 1899. Relatore il Professor Vannuccio Vannuccini, direttore dell'Istituto agrario di Arezzo. Intervento: " I vitigni toscani più raccomandabili".
" Fra i vitigni ad uva nera, il posto d'onore va al San Giovato dolce e grasso. Sono sinonimi del primo il Prugnolo, il Morellino... del secondo il Chiantino, il Prugnolino. Il San Giovato da una produzione media ma costante. Poi il Canaiolo nero. Fra le uve bianche la Malvasia al posto d'onore perché produce vino delicato e aromatico e perché insieme al Canaiolo e al San Gioveto compone il vero tipo del vino chianti. Poi il Trebbiano che può benissimo sostituire la Malavasia. Altri ottimi vitigni bianchi sono il Bottaio, il Greco, la Verdea e la Colombana. Fra i vitigni più raccomandabili sono: A) zona insulare e litoranea: anzonica, biancone, san giovato. B) zona continentale: in collina; san giovato, Lanaiolo nero, colorino, trebbiano, malvasia, canaiolo bianco. Zona monti; san giovato dolce, morellino, trebbiano.". Da questo intervento e consultando le riviste e i testi di enologia dell'epoca emerge che i tipi di vitigni coltivati non erano secondo ispirazione o selezione privata, ma secondo gli indirizzi degli enti comuni, che sostenevano il coltivatore e produttore nelle difficoltà che avrebbe incontrato sia dal punto di vista agricolo che commerciale.
Da qui anche la nascita preponderante dei consorzi e delle cattedre ambulanti di agricoltura. Il 1° ottobre sempre del 1899 si tiene la riunione dei viticoltori della Provincia di Pisa allo scopo di far votare al governo provvedimenti più utili e opportuni contro la fillossera della provincia stessa. Dagli atti: " (...) il Dottor Tabler tendente a nominare una commissione che con i rappresentati degli enti agrari della provincia possa con calma e competenza suggerire provvedimenti più indicati per la difesa della viticoltura locale. Tale proposta viene respinta e si appoggia l'ordine del giorno dell'Avv. Marconi di lari che invoca l'abbandono completo del sistema distruttivo dell'intera provincia e fa voti che l'iniziativa privata sia coadiuvata dal governo e dagli Enti per promuovere l'impianto di vivai comunali di viti americane". A proposito della fillossera è da ricordare senza indugio il Consorzio Antifilloserico guidato da Gambini dott. Oreste, Cioni Fortuna avv. Guido, Venerosi- Pesciolini conte G.B., Ferrini Giuseppe e Fossetti avv. Italo.
Lo scopo del consorzio, secondo il bollettino mensile " Il Progresso agricolo" della cattedra ambulante di agricoltura, per la Provincia di Pisa, del 1908 era: scopo anti infezione filloserica, diffusione pubblicazioni buona pratica, contribuire al progresso della viticoltura, fornire ai soci il legno americano e quanto può loro occorrere per la difesa e la ricostituzione dei vigneti. Sempre sul bollettino si legge: " (...) il vino toscano ha ormai acquistato una fama mondiale, ma il commercio di esso è disorganizzato e privo di tutela. Si uniscano i viticoltori della Provincia di Pisa e i componenti del Consorzio Antifillosera alla Società Viticoltori di Firenze". Siamo nel 1923, quando Ottavio Ottavi in " Enologia teorico-pratica" parla dell'andamento commerciale facendone una sintesi: " La Toscana esporta i suoi vini in tutte le regioni italiane e all'estero. Le spedizioni avvengono specialmente dalle province di Siena, Firenze, Arezzo, Pisa e da parte di quella di Lucca per i vini rossi. L'esportazione dei vini in bottiglia all'estero (Germania, Francia, Svizzera, Malta, Egitto, Montenegro, Turchia Europea, Argentina) ha avuto un aumento considerevole fino al principio della guerra mondiale". E' invece del triennio 1924-1926 la breve analisi del commercio vinicolo nei principali paesi importatori di vino italiano, tratta da la rivista mensile " Italia Agricola" del 1928. " Francia: la generalità dei vini che la Francia richiede appartiene alla categoria dei vini da taglio e da mezzo taglio. Nel 1924 ha ritirato poco meno di 750 mila ettolitri di vino. Brasile: L'Italia guadagna terreno.
Su " Italia Agricola", rivista mensile illustrata, il Dottor G. Tedeschini scrive: " La Toscana è la regione classica del vino da pasto. Essa è anche patria del simpatico fiasco. Le caratteristiche di finezza del vino toscano vengono in buona parte dai vitigni fra i quali dominano il San Giovese, il Canaiolo e il Trebbiano". Andando avanti quasi di dieci anni per arrivare al 1935, si deve considerare la rivista Il processo Agricolo" in cui troviamo che durante il 10 Congresso Barmans, Maitres d'Hotel e Chefs di cucina per la conoscenza e la valorizzazione dei vini italiani, tenuto nel 1933, in Toscana si lamentò la mancanza di pubblicazioni rivolte a una migliore conoscenza dei vini italiani. Fu così che la casa vinicola Barone Ricasoli si assunse l'onere di realizzare un'iniziativa di tal genere. Vennero pubblicati: "I vini e gli alberghi" di Arturo Marescalchi, "I caratteri di un vino genuino" di Giuseppe De Astis, " Dove si trovano i miglior vini italiani" di Giovanni Dalmasso. Dunque un'iniziativa lodevole sia da un punto di vista informativo che pubblicitario. Si pensi alle difficoltà economiche dell'epoca e alla modernità di tale iniziativa.
Sempre nel 1935, nei vivai del Consorzio Provinciale per la viticoltura di Pisa, si attuano iniziative, come le definisce la stampa di allora " per cultura della vite in campo educativo, morale e commerciale, attraverso corsi per educare maestranze specializzate nelle pratiche vinicole, specialmente nell'innesto; studio dei vitigni americani che meglio si adattano ai vari terreni della Provincia per la ricostituzione viticola". I quattro vivai del Consorzio furono organizzati con l'approvazione del Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste. I vivai erano:
- -vivaio di Ospedaletto, per la produzione di materiale innestato
- -vivaio di San Mimato, per la produzione di Barbatelle
- -vivaio di Pontedera, per la produzione di materiale americano da innesto (talee)
- -vivaio di Volterra, per la produzione di materiale misto
La produzione di materiale ceduto agli agricoltori al Vivaio di Pisa, 1934-35 ammonta a:
- barbatelle innestate 87.742
- barbatelle selvagge 19.205
- talee da impianto 51.120
Le barbatelle selvagge, vendute 15 £ al cento, erano di varie varietà. In maggioranza Riparia Gioire, Riparia Cardifolia, Riparia Rupestris. Le barbatelle innestate, vendute 40£ al cento, si componevano di San Gioveto, Trebbiano, Ciliegiolo, Lanaiolo e Malvasia. Potevano anche essere innestate con uva da tavola, Colombana, Regina, Itala, Zibibbo, Moscato di Terracina, Aurora. Le talee da impianto di varie varietà erano vendute a 4£ al cento. Il patrimonio viticolo provinciale era di circa 789.000 ettari di superfice vitata, il numero delle viti in produzione sui 75 milioni.
Sara Vitali
Svelato a San Michele il nuovo prototipo di stazione meteo-fenologica
Presentato un dispositivo altamente tecnologico in grado di aiutare agricoltori e tecnici nel monitoraggio in agricoltura
E’ un dispositivo che potrebbe aiutare agronomi e imprenditori agricoli nella gestione dei trattamenti fitosanitari, nella valutazione dello stato idrico della vegetazione e nell’individuare il momento migliore per la raccolta. Si chiama “PhenoPiCam” ed è un nuovo prototipo per il monitoraggio in agricoltura. Lo strumento, ad alta concentrazione tecnologica, sviluppato da Fondazione Edmund Mach, CNR - Istituto di Biometeorologia e YetiPi con il supporto di EIT Climate-KIC, è stato presentato oggi a San Michele all’Adige.
Il prototipo consente di monitorare e registrare ad intervalli orari lo sviluppo vegetativo e produttivo delle piante. E’ un sistema di monitoraggio autonomo, basato su una scheda elettronica, che si compone dei sensori classici di una stazione meteo, quali anemometro, pluviometro, bagnatura fogliare, termoigrometro, integrati, e questo è l’aspetto innovativo, da due fotocamere combinate in grado di rilevare tutto lo spettro di luce visibile e termica.
Nei saluti iniziali la dirigente del Centro Ricerca e Innovazione, Annapaola Rizzoli, ha sottolineato la peculiarità della FEM ossia quella di promuovere e sostenere l’integrazione tra ricerca di base, ricerca applicata, trasferimento tecnologico, sviluppo economico e formazioni a tutti ii livelli. Sono seguiti gli interventi di Alessandro Gretter che ha presentato l’iniziativa EIT-Climate Kic che ha finanziato il progetto PhenoPicam e di Roberto Zorer (FEM), Alessandro Matese(CNR -Istituto di Biometeorologia di Firenze) e Davide Rattin(YetiPi di Laives) che hanno sviluppato il prototipo illustrandone caratteristiche e potenzialità.
Le immagini temporizzate, accompagnate da dati meteorologici – hanno spiegato gli esperti- serviranno per ottimizzare i sistemi di produzione riducendo i costi sia economici che ambientali in termini di numero e tempistica dei trattamenti fitosanitari, attività di monitoraggio in campo, uso dell'acqua. “Ogni anno centinaia di frutteti e vigneti non trattati, chiamati testimone, vengono periodicamente controllati sul territorio provinciale, al fine di verificare la presenza e la virulenza delle principali malattie fungine (ticchiolatura, peronospora, oidio) in assenza di trattamenti fitosanitari. Nonostante i controlli periodici e i modelli disponibili, lo sviluppo di queste malattie fungine e la loro variabilità nel tempo e nello spazio, tra zone diverse e talvolta all’interno dello stesso appezzamento, rimane spesso imprevedibile. D’altra parte, un aumento della frequenza dei controlli farebbe lievitare significativamente i costi. Proprio per supportare l'attività di monitoraggio è stato sviluppato questo prototipo”. sc
Fotoservizio e filmato FEM
Roberto Zorer Centro Ricerca e Innovazione FEM
Silvia Ceschini
LE OCHE IN VIGNA DI FILIPPO ARRIVANO AD ENOLOGICA MONTEFALCO
L’azienda Di Filippo è orgogliosa di partecipare al convegno, a cura dell’Università di Perugia, programmato all’interno della manifestazione Enologica Montefalco il 14 settembre, sala dell’accademia, alle ore 16:30 a Montefalco, per spiegare la sinergia tra oche e vigna, un progetto che dimostra una collaborazione efficace, per vivere in maniera più sana, producendo eticamente e abbattendo i costi.
Roberto Di Filippo e la sorella Emma da sempre seguono i metodi dell’agricoltura Biologica e della filosofia Biodinamica. Da cinque anni, In virtù della collaborazione con l’Università di Perugia, Department of Agricultural, Environmental and Food Science University, sperimentano con successo l’utilizzo delle oche in vigna. Le oche sono libere di scorrazzare tra i filari e si nutrono dell’erba infestante, eliminando la necessità di tagliarla con attrezzi meccanici, o peggio ricorrere a diserbanti chimici.
Le oche sono circa quattrocento, pascolano dalle sei del mattino e tornano da sole alle sette di sera, dopo essersi piacevolmente nutrite e aver involontariamente svolto un lavoro molto importante. L’utilizzo delle oche, non solo fa risparmiare cento litri di carburante ad ettaro per trattori e falciatrici, ma con il loro passo lieve le oche non compattano ne riducono la fertilità il terreno, come farebbe il passaggio di una pesante falciatrice. Questo esito giova moltissimo alla pianta.
Le oche concimano, fertilizzano e migliorano la qualità della sostanza organica, potenziando l’attività microbica del suolo, evitando l’impiego di diserbanti. Vi sono profondi cambiamenti biochimici legati alla presenza delle oche, che migliorano indiscutibilmente la qualità produttiva di un vigneto biologico.
Il vigneto diventa così anche il luogo dell’allevamento delle oche. Il principio è quello dell’Agroforestry, il sistema che prevede la convivenza di coltivazioni verdi, semine e pascoli sullo stesso terreno, per un’agricoltura virtuosa che si autosostiene, dove non ci sono scarti o rifiuti.
Riccardo Gabriele
CONVEGNO OCHE IN VIGNA
Venerdì 14 settembre 2018 ore 16,30 sala dell’accademia
Presentazione del progetto
Dott.ssa Chiara Francesca Magistrali
Responsabile scientifico, Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e della Marche “Togo Rosati”
Perché farsi aiutare dalle oche
Emma Di Filippo
Titolare, Responsabile comunicazione e vendite, dell’azienda agricola Di Filippo
Che cosa è l’agroforestry: alcuni casi studio
Dott.ssa Alice Cartoni Mancinelli- Prof. David Ranucci
Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali UNIPG
Dipartimento di Medicina Veterinaria UNIPG
Aspetti chimici e biochimici legati al pascolamento delle oche all’interno
di un vigneto biologico
Dott.ssa Luisa Massaccesi
Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali UNIPG
La tipologia di allevamento influenza la resistenza agli antibiotici?
Dott.ssa Chiara Francesca Magistrali
Responsabile scientifico, Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e della Marche “Togo Rosati”
Agricoltura integrata tra sostenibilità ed economia circolare.
Prof. Simone Bastianoni Sezione di Scienze Ambientali UNISI
Per maggiori informazioni troverete in allegato il programma del convegno, mentre di seguito il link alla cartella stampa dell'azienda Di Filippo:
https://www.dropbox.com/sh/3x9uba4947mbi11/AAA-nDnM-9OpFgLYwztDFucOa?dl=0