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Cinema

WESTERN ALL’ITALIANA, TURISMO E MEZZO SECOLO DI STORIA

Di Luciano Scarzello

Quando si parla dell’Andalusia si intende soprattutto il territorio spagnolo con città famose come Granada, Siviglia e Cordoba ma un itinerario che solo pochi tour operator propongono è quello che fa capo ad Almeria, città sul mare e di origine arabo-spagnola. E’ molto suggestiva in ogni angolo dall’Alcazaba, la fortezza medioevale araba, alla cattedrale e al museo. Stupendo il mare con località che si prestano ad un’ideale vacanza magari anche a prezzi inferiori che in Italia. Merita segnalare Capo de Gada con il suo mare cristallino e incontaminato.  L’ufficio del turismo di Almeria ha presentato a Milano  alla stampa le meraviglie del loro territorio famoso anche perché da queste parti Sergio Leone girò buona parte dei suoi film western. Per  la precisione nel deserto di  Tabernas nell’entroterra del capoluogo dove il paesaggio è per certi aspetti lunare e quindi un deserto pieno di steppe  e pietre che tanto lo fanno sembrare all’Arizona.

 Si sta celebrando quest’anno il 50.mo del film  “C’era una volta il West” che la critica giudica il miglior western di Leone ma la sua  fama è legata soprattutto all’immensa  “trilogia” che lo precedette con attori come Clint Eastwood, Lee Van Cleef e Eli Wallach. Quando per la prima volta – nel 1964 -  comparì  nelle sale cinematografiche “Per un pugno di dollari” il primo  della “trilogia”,  nessuno avrebbe scommesso su un successo così grande. Forse neppure lo stesso Leone che disponeva di pochi soldi immaginava uno scoop di quella portata. Nel ruolo di cow boy Eastwood non era l’eroe giusto, leale e che si batte per la giustizia  come Gary Cooper in “Mezzogiorno di fuoco” grande capolavoro del cinema americano degli anni ’50.  I protagonisti delle vicende narrate nelle pellicole di Leone sono, infatti,  quasi sempre spinti  solo da interesse personale e mai da motivazioni ideali. Il western che ha in mente Leone  è privo di contenuti morali,  gli attori sono anche – come nei romanzi di  Cammilleri  portati sullo schermo da Nicola Zingaretti – una caricatura spesso in chiave comico-umoristica  dei personaggi che interpretano.  

Nei western mirano solo al denaro. Le scene sono più cruente, i personaggi cinici e bari e c’è poco spazio per il ruolo della donna. Ad eccezione di “C’era una volta il West” dove Claudia Cardinale recita un ruolo fondamentale. Persino il trucco è un paradosso: alle capigliature disordinate, alle barbe lunghe e agli  abiti sudici degli attori fanno contrasto – ad esempio-  denti bianchissimi che sembrano appena lavati dal miglior tipo di dentifricio.. gli stessi dialoghi sono spesso battute nostrane  che si possono fare oggi per strada o al bar  calate in quella realtà ben diversa.  Merita – tra i tanti -  citare  quel divertente “Piacere della conoscenza” che Eli Wallach rivolge al capitano Carson che penzola moribondo dal carro del treno che attraversa  il deserto prima che lui gli pronunci il nome fatidico del morto  sotterrato nella tomba sotto la quale era nascosto il tesoro da 200 mila dollari o la domanda  - nel finale di “Per qualche dollaro in più”- che sempre Lee Van Cleef nei panni dell’ex colonnello  Douglas Mortimer rivolge, allarmato, a Eastwood – lo spietato cacciatore di taglie - quando sente una sparatoria alle sue spalle”: “Ehi, Biondo, c’è qualcosa che non va?” e lui risponde “No, vecchio, non mi tornavano i conti…” riferendosi al numero dei banditi che già aveva ucciso ad eccezione di uno che reagisce sparando prima di morire. 

Si doveva cercare una colonna sonora e Leone la trovò in un  ex compagno di scuola, già affermato musicista.    Le  melodie di Morricone divennero una celebrità. Tra le più belle merita ricordare “L’estasi dell’oro” o quella che accompagna la cavalcata finale di Eastwood dopo il “Triello” nel finto cimitero  ( “Il “Cementeiro”) di Salas de los Infantes.  In Spagna i costi per fare un film che costasse poco erano molto appetibili. Del già citato paesino di Salas de Los Infantes in Castiglia  dove venne girata – ne “Il Buono, il Brutto, Il Cattivo” - la scena del “Triello” finale tra Eastwood, Lee Van Cleef e Eli Wallach, il finto cimitero venne allestito dal genio dell’esercito e così pure il ponte sul torrente Arlanza che si trova nelle vicinanze  ed è  quello che viene fatto saltare in aria dalla dinamite collocata dalla coppia Esatwood-Wallach. Per tornare agli attori è difficile dire chi fosse il migliore.  Tutti furono molto bravi a calarsi nel loro ruolo. Clint Eastwood piaceva a Leone perché l’espressione del suo viso, le poche parole che pronunciava, la magrezza e l’andatura indolente che però, al momento, giusto, lo trasforma in un veloce pistolero, erano le caratteristiche giuste che voleva dare al personaggio. 

Metà bandito o rude mercenario, vagabondo e, sottolineiamo ancora una volta, antieroe  diverso dal fuorilegge rappresentato nel western americano. Eli Wallach, il “Brutto” per eccellenza e al secolo Tuco Benedicto Pacifico Juan Maria Ramirez è allo stesso tempo  un altro bandito però comico, goffo, locquace mentre Lee Val Cleef ricopre ruoli diversi come il giustiziere ne “Per qualche dollaro in più” o del cacciatore di taglie spietato (il suo nome “Sentenza”)  in “Il Buono, il Brutto, il Cattivo” ed è stato definito lo stereotipo ideale proprio dello spietato.  Con questi tre principali attori della “trilogia”  ne lavorarono altri più o meno famosi. Gian Maria Volontè, agli esordi della carriera, seppe alla perfezione nello spietato capo banda dei fuorilegge  ( ribattezzato “Il loco”) sia in “Per un pugno di dollari” . 

Da non dimenticare il grande sceneggiatore Carlo Leva che, arrivato a 87 anni,, abita vicino ad alessandria e possiede un piccolo museo di quei film. Il “Il Buono il Brutto, il Cattivo” ha come sfondo la guerra di Secessione la prima grande guerra contemporanea combattuta con armi micidiali e di nuova invenzione. loro orchestre di ebrei… Durante le riprese ci furono anche imprevisti alternati a momenti divertenti. Si dice che Leone dirigesse  le scene spesso parlando in romanesco e sia Eastwood che di altri attori americani –ad eccezione forse  di Eli Wallach -  di italiano capivano poco per non dire nulla. Si andava avanti a gesti e traduzioni improvvisate ripetendo fino all’infinito le scene visto che all’epoca la tecnologia cinematografica era molto indietro rispetto ad oggi. 

Ci siamo fermati molto sulla cosiddetta “triologia” dei western che certamente han lasciato il maggiore impatto emotivo  ma è anche interessante  è il capitolo finale  degli  western all’italiana che seppellirono quello americano.   Da segnalare altri successi come  “Giù la testa” (primi attori James Coburn e Rod Steiger) e  in  “C’era una volta il West”  , le penultime due pellicole ( seguite ancora da “C’era una volta l’America” con Robert De Niro  ma è ambientato già nel ‘900),  hanno una grande tonalità epica e raccontano l’epopea del West sempre ricostruita seguendo un’alternarsi di bellezza e bruttezza, umanità e ferocia.  In  “C’era una volta il West” insieme alle musiche di Morricone si aggiunge la celebre armonica sulle labbra di  Charles Bronson che affianca altri divi come Henry Fonda e Claudia Cardinale. In America Leone e Morricone furono osteggiati dalla critica per molti anni ma poi arrivarono per il grande musicista due Oscar uno dei quali consegnatogli personalmente da Clint Estawood  parlando un po’ l’italiano e vestendo, questa volta, elegantemente il thight da grandi occasioni. Gli attori ancora invita sembrano degli Dei intramontabili. Eastwood ha 88 anni e fa ancora il regista, Morricone uno in più e continua a comporre musiche, Carlo Leva ne ha 87. Solo tre anni fa ci ha lasciati Eli Wallach che aveva raggiunto il secolo di vita.

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