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FIPE

A CAPODANNO SI PUNTA AL TUTTO ESAURITO

 

SPUMANTE ITALIANO PER BRINDARE A UN 2023 DI SVOLTA

 

Sono 4,5 milioni le persone che per il cenone di fine anno hanno già scelto uno dei 70mila ristoranti italiani che rimarranno aperti nella notte di San Silvestro.

Numeri in crescita, sia per quanto riguarda la domanda, con 500mila persone in più dello scorso anno attese nei locali, sia sul fronte dell’offerta con il 59,1% dei ristoranti che rimarrà aperto il 31 dicembre, mentre nel 2021 ci si era fermati al 53,6%. 

“Questo dato - spiega l’ufficio studi di Fipe-Confcommercioracconta della voglia delle persone di lasciarsi alle spalle gli ultimi due terribili anni, vissuti tra restrizioni e fiammate inflazionistiche. Si percepisce nell’aria una sempre più forte voglia di stare insieme, con gli italiani pronti a spendere 414 milioni di euro per una spesa pro-capite che oscilla tra 92 e 115 euro a seconda che ci si limiti al solo cenone oppure a cenone più veglione. L’ultimo dell’anno sarà anche l’occasione per valorizzare i prodotti dell’eccellenza agroalimentare ma soprattutto vitivinicola italiana”.

In particolare lo spumante. Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi durante il brindisi di mezzanotte nei ristoranti si stapperanno 1,3 milioni di bottiglie. Nel 66% dei locali si tratterà rigorosamente di spumante italiano, mentre il 27% dei ristoranti proporrà sia bollicine francesi che bottiglie italiane. Solo Champagne, invece, in un locale su 10.

“In generale – conclude la nota – tra gli operatori del settore si respira un’aria di cauto ottimismo: otto imprenditori su dieci confidano che sarà “tutto esaurito” o che, in ogni caso, il bilancio sarà uguale se non addirittura migliore del 2019”.

La formula della serata è quella classica: in nove ristoranti su dieci la serata si snoderà intorno alla cena con incluso brindisi di fine anno e “soft entertainment”. Solo in poco più di un ristorante su dieci, oltre alla cena, si svolgerà anche un vero e proprio veglione con spettacolo e musica. D’altra parte per spettacolo e intrattenimento saranno in attività migliaia di discoteche pronte ad accogliere clienti di tutte le età.

 

 

Tommaso Tafi

MENSE A RISCHIO, FIPE-CONFCOMMERCIO E ANGEM: “IL GOVERNO INTERVENGA PER TUTELARE IMPRESE E FAMIGLIE”

“L’impennata dell’inflazione e il caro energia stanno mettendo a rischio il servizio di mensa nelle scuole, negli ospedali e nelle Rsa. È necessario un intervento immediato del governo per permettere alle imprese di adeguare il prezzo di ciascun pasto senza che questo pesi sui bilanci delle famiglie e degli utenti”.

L’appello all’esecutivo arriva da Angem, l’Associazione nazionale della Ristorazione Collettiva, e da Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, che da settimane denunciano una situazione insostenibile per le imprese che rischia di ripercuotersi su un servizio essenziale.

“Nell’ultimo anno – spiega il presidente di Angem, Carlo Scarsciotti – il costo delle materie prime alimentari è lievitato del 23%. Una mazzata che si aggiunge al caro energia che vedrà le nostre imprese spendere nel 2022 346 milioni di euro in più per il pagamento delle forniture di gas ed elettricità rispetto al 2020. Una combinazione letale per un sistema che non consente alle imprese che hanno vinto l’appalto prima del 27 gennaio scorso di adeguare i prezzi del servizio all’inflazione, nonostante il costo di ogni singolo pasto sia cresciuto del 55%”.

Da qui la doppia richiesta al governo. “Da un lato – prosegue Scarsciotti – è necessario consentire alle imprese che hanno sottoscritto un contratto con la pubblica amministrazione prima del 2022, di allineare i prezzi alla nuova situazione di mercato. Dall’altra, è indispensabile dare alle stazioni appaltanti una linea di indirizzo univoca, imponendo di attivare le clausole che consentono l’adeguamento dei prezzi”.

“Tutto questo però – aggiunge Roberto Calugi, direttore generale di Fipe Confcommercio – non può pesare su famiglie e utenti. Bisogna compensare gli extra costi, salvaguardando così un settore che vede 92mila occupati in 1.500 aziende erogare ogni giorno 5 milioni di pasti. Questo è un servizio essenziale e le congiunture di mercato non possono ricadere sulle famiglie”.

Il settore della ristorazione collettiva conta circa 1.500 aziende che danno lavoro a circa 92mila persone, per la maggior parte donne di età superiore a 50 anni, e servono ogni anno circa 760 milioni di pasti all’interno scuole, ospedali, Rsa e centri di assistenza.

 

Tommaso Tafi

VIOLENZA SULLE DONNE, FIPE-CONFCOMMERCIO: “CON #SICUREZZAVERA È IL 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI”

 

l volto di una donna forte e determinata che chiede di sentirsi sicura e libera. Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, imprenditori e imprenditrici di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, hanno deciso di indossare la maglietta di Vera, simbolo del progetto #SicurezzaVera, il progetto lanciato dalla Federazione due anni fa insieme alla Polizia di Stato.

Un progetto che sta trasformando i bar, i ristoranti, le discoteche e gli stabilimenti balneari in veri e propri presìdi di sicurezza, dove le donne che vivono situazioni di difficoltà possono trovare persone formate in grado di aiutarle.

“Le donne rappresentano circa il 52% della forza lavoro dei nostri locali – spiega Valentina Picca Bianchi, presidente del Gruppo donne di Fipe-Confcommercio e ideatrice del progetto – e il 29,4% delle titolari di bar e ristoranti. E dunque le nostre imprese sono direttamente coinvolte in questa battaglia di civiltà e di diffusione della consapevolezza ad ogni livello. Oggi, 25 novembre, abbiamo deciso di tradurre il nostro attivismo in una maglietta, perché i simboli sono importanti e hanno una forza comunicativa unica e irrinunciabile”. 

“Questo è il momento giusto per fare a differenza – prosegue la presidente -. Nonostante i numeri ci dicono che femminicidi e violenze sono ancora molto numerosi, si sta sviluppando una consapevolezza e un’attenzione crescente, con le donne che stanno combattendo per il loro diritto alla sicurezza e alla libertà persino nelle zone più oscurantiste e patriarcali del mondo, a cominciare dall’Iran. Eppure, anche nella moderna e civilissima Italia, la sicurezza delle donne rimane in troppi casi un diritto negato. Per questo abbiamo fatto dire a Vera sulle nostre magliette che nei pubblici esercizi la violenza non entra. È necessario moltiplicare i luoghi sicuri anche nelle nostre città. E far comprendere a tutte le donne la cosa più importante: non siete sole. Noi ci siamo, tutti i giorni, non solo il 25 novembre”.

Proprio per rafforzare i presìdi di legalità, il progetto #SicurezzVera è stato esteso nei giorni scorsi, grazie ad un accordo tra Polizia di Stato ed Egp, a centinaia di gaming hall e sale bingo sparse sulla penisola.

 

Tommaso Tafi

RISTORAZIONE E PUBBLICI ESERCIZI: A RISCHIO 30MILA IMPRESE E 130MILA POSTI DI LAVORO

 

 

Instabilità, insicurezza e preoccupazioni sono il tratto dominante di contesto: se la confortante ripresa del Turismo è stato un toccasana per l’economia del Paese, la guerra, la diffusione di nuove varianti Covid, i costi dell’energia e delle materie prime fuori controllo, il pesante ritorno dell’inflazione, proiettano l’ombra della recessione sul futuro, con  30mila imprese a rischio chiusura la conseguente perdita di almeno 130mila posti di lavoro, che andrebbero ad appesantire l’emorragia di occupati subita dal settore durante la pandemia. Trovarsi in crisi permanente significa dover prendere nuove decisioni, impone capacità di adattamento e di visione sul futuro, comporta essere sottoposti ad un continuo stress, individuale e collettivo.

A mettere in fila problemi e priorità per garantire una prospettiva al settore è Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio, nel corso dell’assemblea annuale della Federazione, organizzata a Roma alla presenza del neo Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, del Presidente della Conferenza delle Regioni, il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga e del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli

“Un settore come il nostro – sottolinea il presidente -, uscito dall’emergenza in gravissime condizioni, va sostenuto con provvedimenti emergenziali di rafforzamento e di estensione temporale dei crediti d’imposta sui costi energetici, la rateizzazione delle bollette e nuovi interventi di sostegno alla liquidità delle imprese, anche con gli strumenti di garanzia pubblica. Inoltre va definito un Piano energetico nazionale che preveda la diversificazione delle fonti e dei fornitori, con l’implementazione di un “Recovery Fund Energetico” europeo, capace di correggere anche il perverso meccanismo di determinazione del prezzo dell’energia”.

Ma il settore ha bisogno anche di misure che affrontino i nodi strutturali emersi durante la pandemia. 

Per primo il lavoro, tema centrale per un settore che fa del servizio l’elemento premiante della sua offerta. Sono necessarie politiche attive in grado di riqualificare, innovare e investire sulle competenze – vecchie e nuove – e percorsi di orientamento per i giovani verso percorsi formativi e scolastici in grado di dare prospettive occupazionali, contrastando anche il dumping contrattuale che interessa il settore. Senza dimenticare il riordino delle norme che regolano il mercato, per dare corpo al principio “stesso mercato, stesse regole”.

 

Infine politiche di rigenerazione urbana che vedano i pubblici esercizi come una risorsa e non come un problema, valorizzando i dehors come parte di un nuovo progetto di spazio pubblico finalizzato a rendere le città più belle, più attrattive e più sicure.

 

Ma la politica non basta. Occorre una nuova consapevolezza anche da parte delle stesse imprese.  Ed è quello che molte di esse stanno facendo ripensando i modelli di offerta e riorganizzando i processi anche all’insegna della sostenibilità, non solo per ottenere benefici economici nell’immediato, ma anche per una nuova sensibilità verso il contesto nel quale l’impresa opera.

“È in momenti come questo – spiega Stoppani - che diviene tanto più necessario intervenire sui processi, sulla logistica, sugli orari e i tempi di servizio, sulla organizzazione e gestione del personale, sulla determinazione dei prezzi, e sull’implementazione di nuovi servizi. Nessuno, se non noi stessi, possiamo risolvere il problema della bassa marginalità, che a sua volta nasce dalla difficoltà di associare il prezzo al valore dell’offerta impedendo di trasferire correttamente sui listini le dinamiche dei costi e le legittime aspettative di profitto”.

“Fipe – prosegue Stoppani - è impegnata con responsabilità a sostenere le istanze dell’ampio a articolato mondo della ristorazione, dell’intrattenimento e del turismo con l’obiettivo di accrescerne le competenze e accompagnalo ad uscire prima e meglio dalle tante crisi che continuano a susseguirsi.”

 

Tommaso Tafi

FIPE-CONFCOMMERCIO: “LA TUTELA DEL MADE IN ITALY PASSA DALLA VALORIZZAZIONE DELLA RISTORAZIONE”

 

“I ristoratori sono veri e propri ambasciatori dell’Italia nel mondo. Ecco perché valorizzare e tutelare il loro lavoro significa far crescere il valore del brand Italia e con esso l’economia del Paese”.

Così Aldo Cursano, vicepresidente vicario di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, nel corso della tavola rotonda “Convivio: strumento di salute, sostenibilità e progresso”, organizzata nell’ambito della presentazione della VIIª edizione della Settimana della Cucina italiana nel mondo.

Un evento che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, del ministro della Salute, Orazio Schillaci, del ministro del Turismo, Daniela Santanché, e del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida.

Un’occasione per ribadire ancora una volta l’importanza della lotta alla contraffazione che deve partire proprio dalla cucina e dal gusto.

“L’italian sounding – ha sottolineato Cursano - non riguarda solamente il parmigiano o la mozzarella. Spesso nel mondo proprio l’imitazione della nostra cucina in falsi ristoranti italiani fa da apripista anche alla contraffazione dei prodotti. Ecco perché è compito del governo, di Ice, e di tutte le istituzioni coinvolte, compresa Fipe-Confcommercio, lavorare per promuovere la vera cucina italiana e una cultura dell’ospitalità unica al mondo”.

 

Tommaso Tafi

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