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FIPE

CIBO, ARTE E DESIGN. LA RISTORAZIONE INNOVA CONTAMINANDO GUSTO E BELLEZZA

Il Gruppo Aimo e Nadia di Milano si aggiudica il “Premio dei Premi” nella categoria Turismo per aver saputo far dialogare la ricercatezza del sapore con i tradizionali settori chiave del Made in Italy.

C’è anche un ristorante, associato a Fipe-Confcommercio, tra le imprese premiate oggi nell’ambito della XII edizione del Premio Nazionale per l’Innovazione “Premio dei Premi” coordinato dalla Fondazione Cotec, su concessione del Presidente della Repubblica.

Si tratta del Gruppo Aimo e Nadia, titolare di tre locali a Milano, tra cui il ristorante due stelle Michelin “Il Luogo”, selezionato da Confcommercio nella categoria Turismo, per aver tracciato con coerenza un percorso di eccellenza nella ristorazione, diversificando e innovando il modello di business all’insegna della contaminazione tra cibo, arte e design.

“Questo prestigioso riconoscimento - sottolinea Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio – mostra la capacità del settore di cercare continuamente nuove opportunità per essere al passo con il cambiamento. Ed è la dimostrazione che l’innovazione è possibile anche in settori tradizionali come quelli della ristorazione. L’esperienza di Aimo e Nadia può essere di ispirazione per migliaia di imprese perché dimostra che il raggiungimento di traguardi importanti non è mai il punto di arrivo definitivo. E’, al contrario, l’inizio di un nuovo percorso attento alle esigenze del consumatore e al contesto sociale nel quale si opera. Questa è l’innovazione, ovvero la capacità di essere in sintonia con il tempo che si vive. Mettere insieme la ricerca dell’eccellenza nel cibo con le migliori espressioni della creatività dell’uomo è segno di competenza, di passione e di lungimiranza imprenditoriale”.

Il Luogo, insegna storica della gastronomia italiana, è stato tra i primi locali ad ospitare negli anni ‘80 alcune installazioni d’arte contemporanea al proprio interno, coniugando memoria gustativa, filosofia e design in un omaggio costante al Made in Italy.

 

Tommaso Tafi

ANTONIO SANTINI VICEPRESIDENTE DI FIPE-CONFCOMMERCIO

 

Il patron del ristorante “Dal Pescatore”, tre stelle Michelin, designato ai vertici della Federazione italiana dei Pubblici esercizi. Il presidente Stoppani: “Porta in dote competenze, professionalità e sensibilità umana”.

Il Comitato direttivo di Fipe-Confcommercio ha nominato Antonio Santini, titolare con la famiglia del ristorante stellato “Dal Pescatore”, vicepresidente della Federazione italiana dei Pubblici esercizi.

Una decisione presa all’unanimità e volta a rafforzare il ruolo e l’autorevolezza della principale associazione di rappresentanza delle imprese della ristorazione.

“Antonio Santini porta in dote alla Federazione un importante bagaglio di competenze, un’altissima qualità professionale, una rara sensibilità umana, un’innata capacità di rafforzare relazioni, oltre a un’evidente autorevolezza personale – commenta il presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani -. Qualità maturate nel corso della propria vita imprenditoriale, costruita sulla base dei veri valori del lavoro, riconosciuti a tutti i livelli, compreso quello internazionale”.

Nato a Bozzolo provincia di Mantova, Antonio Santini a metà degli anni 70 sposa Nadia, compagna di vita e insieme iniziano la loro avventura nel mondo della ristorazione, continuando l’attività di famiglia del ristorante “Dal Pescatore”.

La prima stella Michelin arriva nel 1982, la seconda nel 1988 e la terza nel 1996.

Nel 1982, Santini fonda insieme a Gualtiero Marchesi ed altri colleghi l’associazione “Le Soste”. 

Dal 1990 “Dal Pescatore” fa parte di Relais & Châteaux e dal 1992 de Les Grandes Tables du Monde di cui Antonio Santini, dal 2019, è anche Vicepresidente.

 

Tommaso Tafi

A FIRENZE IL PRIMO INCONTRO NAZIONALE DEI LOCALI CHE HANNO SEGNATO LA STORIA D’ITALIA

 

 

Alessandro Cavo: “Questi locali sono veri e propri monumenti fruibili da tutti e hanno peculiarità ben precise. Una norma UNI dedicata sarà il primo step per ottenere ulteriori norme ad hoc che tutelino la categoria” 

 

Valorizzare e tutelare i locali storici del Paese, salvaguardandone, ma soprattutto rilanciandone, il valore sociale, culturale ed economico. Questo il tema centrale del I Forum “Gli Storici” di Fipe – il futuro dei locali storici, organizzato presso il Caffè Paszkowsky (1903) di Firenze con istituzioni locali e nazionali dalla Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi.

“Gli Storici” nell’ambito di FIPE è l’associazione che rappresenta bar, ristoranti, gelaterie e pasticcerie in attività da oltre 70 anni che hanno conservato ed esposto al loro interno cimeli, documenti e testimonianze dell’epoca.

In tutta Italia: poco meno di 200 pubblici esercizi in tutto il Paese potrebbero in questo senso vantare il blasone FIPE di “Storico”. Si tratta d’altra parte di luoghi delle città dal valore culturale, economico e sociale preziosissimo che non solo hanno attraversato la storia dell’Italia, ma l’hanno anche letteralmente ospitata.  Infatti, in contesti architettonici paragonabili a museo diffusi per la loro qualità, architettonica e di design, questi locali hanno visto passare, tra il Settecento e l’inizio del secolo scorso, le personalità che hanno fatto l’Italia, e spesso anche gli italiani. Insomma, un racconto storico vivente, corale e diffuso, che oggi è stato interpretato da tanti ospiti presenti al Forum: da Gilberto Pichetto Fratin a Dario Nardella, da Davide Rampello a Stefano Bertocci, da Paolo Restuccia a Alex Revelli Sorini a Carlo Conti.

“Gli Storici - ha commentato Lino Enrico Stoppani, Presidente di Fipe-Confcommercio - non sono come gli altri Pubblici Esercizi. Eppure, hanno un valore fondamentale proprio per gli altri PE, e non solo. Questi locali infatti hanno una funzione culturale evidente e, soprattutto dopo anni difficilissimi di forzatura della socialità, hanno assunto un vero e proprio ruolo-pivot nel rilancio di qualità delle città e dei borghi. Così, se sono sempre stati luoghi emblematici nella vita delle comunità, ora diventano asset strategici del turismo nazionale di locali intorno ai quali è possibile costruire delle vere e proprie politiche di attrattività del territorio.” 

“L’appuntamento di oggi ci ha dato l’occasione per discutere, insieme alle istituzioni, del futuro di locali che sono un vero e proprio fiore all’occhiello della ristorazione italiana – continua Alessandro Cavo, Presidente de “Gli Storici” – Associazione Caffè e Ristoranti Storici d’Italia e titolare della Pasticceria Liquoreria Marescotti (1780) di Genova – Per tutelarli in maniera efficace bisogna però capire che quelli di cui stiamo parlando non sono Pubblici Esercizi come gli altri, ma hanno delle peculiarità ben precise che molto spesso complicano la loro gestioneMi riferisco ad aspetti molto pratici. Per esempio, qualunque tipo di intervento di manutenzione implica tempi e costi estremamente superiori. Basti pensare che anche solo per imbiancare una parete bisogna chiedere il nulla osta alla Soprintendenza ed effettuare stratigrafie a nostre spese prima di poter procedere. C’è poi il grande tema degli affitti che nei centri storici, nostro habitat naturale, rappresentano una voce di costo insostenibile e in continua crescita. Insomma, i problemi sono tanti e complessi e c’è bisogno di affrontarli in maniera coordinata. Per questo motivo, insieme a Mise, unione consumatori, Confcommercio e UNI, abbiamo costituito un gruppo di lavoro volto alla redazione di una norma UNI che consenta di certificare e distinguere formalmente i locali storici dagli altri Pubblici Esercizi. Si tratta certamente di un primo passo necessario a definire in maniera più netta la categoria che, di conseguenza, potrà essere tutelata nei modi opportuni”.

 

Andrea Pascale

PASQUA AL RISTORANTE, ATTESE 5,7 MILIONI DI PERSONE MA MANCA IL TURISMO ALTO SPENDENTE

Anche quest’anno, la piena ripresa è rimandata. Nei giorni di Pasqua, infatti, 10 milioni di turisti, tra italiani e stranieri, sono pronti a mettersi in moto lungo tutta la penisola, ma gli incassi attesi per i ristoranti sono in calo rispetto ai livelli pre crisi.

Colpa, in particolare, dei flussi internazionali, con i turisti stranieri tradizionalmente più propensi sia a mangiare al ristorante che a spendere cifre più importanti, che non supereranno i 3 milioni nel nostro Paese durante il periodo pasquale.

Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, le persone che mangeranno al ristorante nella domenica di Pasqua sono complessivamente 5,7 milioni, il 10% in meno rispetto al 2019, l’anno del possibile confronto. Ciò nonostante, 9 locali su 10 sono pronti ad aprire i battenti per provare ad intercettare quanta più clientela possibile. La forma preferita sarà quella del menu degustazione al prezzo medio di circa 55 euro, bevande incluse, per un fatturato complessivo di 317 milioni di euro.

“La ripresa, seppur parziale dei flussi turistici internazionali, è un’ottima notizia che fa ben sperare anche per l’estate - sottolinea il vicepresidente di Fipe-Confcommercio, Aldo Cursano -. Ciò che però è bene ricordare è che i turisti non si contano ma si pesano. In questa primavera le nostre città d’arte si stanno riempiendo di giovani e di turisti provenienti dai Paesi europei vicini all’Italia. Manca il target alto spendente, in particolare statunitensi, russi e giapponesi. Da qui il calo dei fatturati che stiamo già registrando”.

“Ancora una volta – aggiunge Cursano - le imprese della ristorazione dimostrano un senso di responsabilità che non appartiene ad altre realtà. Mentre l’industria alimentare, i fornitori di servizi di trasporto, i gestori di energia e carburante scaricano ogni loro extra costo a valle, con i titolari dei locali costretti ad acquistare prodotti a prezzi anche raddoppiati, questi ultimi continuano a tenere quanto più fermi possibile i listini. Una scelta dettata dallo stretto rapporto che ci lega alla nostra clientela che sappiamo essere in difficoltà economica in questo periodo, ma che vogliamo comunque possa godere della socialità e della professionalità del mondo del fuori casa. Il risultato è i prezzi del menu di Pasqua sono più o meno in linea con quelli di 3 anni fa. Ma non si può tirare troppo la corda: occorre un patto di filiera che veda tutti gli operatori impegnati a svolgere la funzione di ammortizzatori sociali per contenere i prezzi al consumo. Questo, in attesa di una vera ripresa per tutti”.  

 

Andrea Pascale

PARTI SOCIALI DELLA RISTORAZIONE: MISURE URGENTI PER IL SETTORE

 

Il Governo con il decreto entrato oggi in vigore per contrastare gli effetti economici della crisi ucraina interviene con misure speciali in materia di ammortizzatori sociali che escludono il settore della ristorazione, dell’intrattenimento, del banqueting e del catering, della ristorazione collettiva e del gioco legale ricomprendendo esclusivamente le imprese che occupano fino a 15 dipendenti della ristorazione su treni e navi, delle sale giochi e biliardi e del bingo.

L’esclusione delle attività economiche citate mette a rischio la tenuta del settore in un momento particolare in cui la ripresa economica è ancora disomogenea e risente fortemente non solo delle conseguenze della Pandemia ma anche degli effetti economici gravissimi derivanti all’aumento esponenziale dei prezzi dell’energia e delle materie prime che colpiscono in maniera drammatica le famiglie e le imprese.

Del resto i più colpiti da questa lunga fase critica sono i pubblici esercizi presenti nelle città d’arte, colpiti dalla mancanza di turismo internazionale, le attività di catering e banqueting, legate a cerimonie ed eventi, la ristorazione collettiva, penalizzata anche dal massiccio ricorso allo smart working, e quella commerciale, svolta soprattutto lungo gli accessi turistici del Paese: aeroporti, stazioni ferroviarie, aree di servizio autostradali. A queste fattispecie si aggiunge la drammatica situazione delle discoteche e dei locali di intrattenimento che da poco hanno ripreso l’attività, e le difficoltà delle sale gioco lecito, pesantemente colpite dalle misure di restrizione.

Le parti sociali del settore richiedono pertanto che anche le imprese citate siano ricomprese nelle misure previste in tema di Cassa Integrazione al fine di salvaguardare l’occupazione assicurando anche ulteriori risorse per il finanziamento degli stessi ammortizzatori sociali, senza alcun onere aggiuntivo per le imprese.

 

Tommaso Tafi

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