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FIPE

GREEN PASS BENE MA NON BASTA

 

 

FIPE-CONFCOMMERCIO: “BENE LA RIPRESA DEL TURISMO. ORA LA RIAPERTURA ANCHE DI BAR E RISTORANTI SENZA SPAZI ESTERNI” 

 

“Le parole del Premier Draghi e del Ministro Garavaglia sulla prossima ripresa del turismo grazie all’istituzione di un “green pass”, sia in Italia che all’estero, sono un segnale molto importante che va certamente nella giusta direzione. La mancanza di flussi turistici ha pesato moltissimo sulla crisi dei pubblici esercizi, anche nei pochi periodi in cui ci hanno concesso di lavorare. Ora, però, è necessario fare un ulteriore passo avanti e consentire a tutte le imprese del settore, non solo alla metà che ha a disposizione spazi esterni, di poter tornare a lavorare, già a partire dal 15 maggio, data in cui a quanto pare si potrà riprendere a viaggiare all’interno dei nostri confini. Una decisione in questo senso sarebbe certamente una boccata d’ossigeno per un comparto martoriato da 14 mesi di restrizioni. Ci auguriamo che pos sa arrivare quanto prima.”

Questo il commento di Aldo Cursano, Vice Presidente della Fipe-Confcommercio.

 

Andrea Pascale

 

1° MAGGIO AMARO PER 500MILA DIPENDENTI DEI PUBBLICI ESERCIZI. FIPE: “PER MOLTI È VIETATO LAVORARE”

 

Per il secondo anno consecutivo, il mondo del lavoro che fa capo ai pubblici esercizi non festeggerà il Primo maggio. Sono infatti 500mila i lavoratori di bar, ristoranti, catering, banqueting e discoteche che nella giornata di oggi non entreranno in servizio nei rispettivi locali. E non certo perché renderanno omaggio alla Festa internazionale dei Lavoratori, ma semplicemente perché un posto di lavoro non lo hanno più. O comunque non sono autorizzati ad occuparlo. Insomma, è vietato lavorare!

Stiamo parlando di più di metà della forza lavoro impiegata all’interno dei pubblici esercizi prima della pandemia da Covid 19.

Ai 243mila posti di lavoro perduti nel corso del 2020 a causa dei lockdown e delle misure di contenimento della pandemia, infatti, bisogna aggiungere almeno 16mila lavoratori delle imprese della Sardegna che per tutto il fine settimana sarà ancora in zona rossa e 60mila impiegati nei pubblici esercizi delle regioni arancioni. Per tutti questi le misure restrittive costringeranno le imprese a rinunciare alla loro prestazione professionale.

Va meglio, ma non troppo, nelle regioni gialle. Il 46% dei locali, infatti, è sprovvisto di spazi all’aperto e dunque almeno 190 mila lavoratori degli oltre 500 mila non verranno chiamati in servizio.

“Siamo davanti a uno scenario desolante – commenta Aldo Cursano, vicepresidente di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi -. Il nostro settore ha perso per strada professionalità importantissime e, cosa ancor più drammatica, ha smesso di investire sul futuro. Il 26% circa dei posti di lavoro perduti lo scorso anno, infatti, è composto da ragazzi tra i 20 e i 30 anni, mentre addirittura il 35,5% si riferisce a giovani under 20. Sarebbe auspicabile se le grandi sigle sindacali aprissero con noi, da subito, una grande vertenza per l’occupazione che passi per l’immediata riapertura delle attività dopo sei lunghi mesi di misure restrittive.”

“Esiste un tempo per resistere – conclude Cursano –, e qualcuno di noi ha resistito 14 mesi, ma esiste anche un tempo per ripartire. Che non si possa vivere di soli ristori, per loro natura insufficienti, è ormai evidente a tutti. Bisogna smettere di cercare scorciatoie e rimettere in moto quella rete di legalità e professionalità rappresentata dai Pubblici esercizi. L’unico vero antidoto alle feste sregolate e agli assembramenti incontrollati che causano i contagi”.

 

Tommaso Tafi

1° MAGGIO AMARO PER 500MILA DIPENDENTI DEI PUBBLICI ESERCIZI. FIPE: “PER MOLTI È VIETATO LAVORARE”

 

Per il secondo anno consecutivo, il mondo del lavoro che fa capo ai pubblici esercizi non festeggerà il Primo maggio. Sono infatti 500mila i lavoratori di bar, ristoranti, catering, banqueting e discoteche che nella giornata di oggi non entreranno in servizio nei rispettivi locali. E non certo perché renderanno omaggio alla Festa internazionale dei Lavoratori, ma semplicemente perché un posto di lavoro non lo hanno più. O comunque non sono autorizzati ad occuparlo. Insomma, è vietato lavorare!

Stiamo parlando di più di metà della forza lavoro impiegata all’interno dei pubblici esercizi prima della pandemia da Covid 19.

Ai 243mila posti di lavoro perduti nel corso del 2020 a causa dei lockdown e delle misure di contenimento della pandemia, infatti, bisogna aggiungere almeno 16mila lavoratori delle imprese della Sardegna che per tutto il fine settimana sarà ancora in zona rossa e 60mila impiegati nei pubblici esercizi delle regioni arancioni. Per tutti questi le misure restrittive costringeranno le imprese a rinunciare alla loro prestazione professionale.

Va meglio, ma non troppo, nelle regioni gialle. Il 46% dei locali, infatti, è sprovvisto di spazi all’aperto e dunque almeno 190 mila lavoratori degli oltre 500 mila non verranno chiamati in servizio.

“Siamo davanti a uno scenario desolante – commenta Aldo Cursano, vicepresidente di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi -. Il nostro settore ha perso per strada professionalità importantissime e, cosa ancor più drammatica, ha smesso di investire sul futuro. Il 26% circa dei posti di lavoro perduti lo scorso anno, infatti, è composto da ragazzi tra i 20 e i 30 anni, mentre addirittura il 35,5% si riferisce a giovani under 20. Sarebbe auspicabile se le grandi sigle sindacali aprissero con noi, da subito, una grande vertenza per l’occupazione che passi per l’immediata riapertura delle attività dopo sei lunghi mesi di misure restrittive.”

“Esiste un tempo per resistere – conclude Cursano –, e qualcuno di noi ha resistito 14 mesi, ma esiste anche un tempo per ripartire. Che non si possa vivere di soli ristori, per loro natura insufficienti, è ormai evidente a tutti. Bisogna smettere di cercare scorciatoie e rimettere in moto quella rete di legalità e professionalità rappresentata dai Pubblici esercizi. L’unico vero antidoto alle feste sregolate e agli assembramenti incontrollati che causano i contagi”.

 

Tommaso Tafi

AL VIA LA CAMPAGNA ‘SICUREZZA VERA’ 

 

I PUBBLICI ESERCIZI COME PRESÌDI DI LEGALITÀ CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE

 

Siglato un protocollo di intesa tra Polizia di Stato, Fipe-Confcommercio e il Gruppo Donne imprenditrici di Fipe per una sperimentazione in 20 città

È stato firmato oggi un protocollo d’intesa tra la Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, la Federazione italiana Pubblici esercizi - Fipe-Confcommercio e il Gruppo Donne Imprenditrici di Fipe-Confcommercio, rappresentati, rispettivamente, dal Prefetto Francesco Messina, dal Presidente Lino Enrico Stoppani e dalla Presidente Valentina Picca Bianchi

Finalità del protocollo è quella di promuovere iniziative di formazione, informazione e sensibilizzazione, a livello territoriale, idonee a diffondere la conoscenza e l’approfondimento delle tematiche afferenti alla violenza basata sul genere ed agli strumenti di tutela delle vittime, comprese le misure di prevenzione del Questore ed i dispositivi di pronto intervento adottati dalla Polizia di Stato.

L’intesa è nata dalla comune esigenza di incrementare i livelli di sicurezza delle donne, individuando modalità nuove ed efficaci per diffondere la cultura di genere, nel solco già tracciato con la campagna della Polizia di Stato “Questo non è amore”, attiva dal 2016, raggiungendo in maniera sempre più capillare le donne non solo nella sfera privata ma anche nel luogo dell'attività lavorativa e nei luoghi pubblici.

Saranno sviluppate incisive modalità di diffusione della cultura di genere, promuovendola anche all’interno dei Pubblici esercizi con iniziative rivolte sia al personale femminile che alle clienti, al fine di contribuire a incrementare i livelli di sicurezza delle persone e degli stessi esercizi, nel quadro di aggiornate strategie di prevenzione di eventi illegali o pericolosi connessi a forme di violenza basata sul genere, così come definita dall’art. 3 della Convenzione di Istanbul del 201.

La programmazione di incontri, convegni formativi e divulgativi, iniziative di sensibilizzazione, da oggi fino al 2023 vedranno impegnati, insieme, gli imprenditori associati alla FIPE e la Polizia di Stato nella campagna denominata #sicurezzaVera.

Dopo una prima fase sperimentale su 20 città verrà esteso il modello a tutti gli esercizi pubblici che rappresentano da sempre la più ampia rete di presidio territoriale di cultura, socialità e tradizione presenti in Italia: 1 esercizio pubblico ogni 250 abitanti, 1 bar ogni 400 abitanti.

Vera, dal germanico protezione, è il nome di una Donna. É un nome forte, deciso, determinato in cui ogni donna potrà identificarsi: “Io sono Vera, Ogni donna è Vera”. Vera è anche un'esclamazione: io sono Vera quando sono #sicura.

Vera è una donna nuova, consapevole e sicura.

 

Tommaso Tafi

FIPE-CONFCOMMERCIO: “SI CHIUDONO I PUBBLICI ESERCIZI, MA IL VIRUS CIRCOLA ALTROVE”

 

“Da mesi dinanzi ai contagi che crescono denunciamo l’inefficacia di misure di contrasto della pandemia che hanno un unico leit motiv: la chiusura dei pubblici esercizi. Oggi abbiamo appreso che da un’operazione condotta dai Nas in un migliaio di imprese mai sottoposte a misure restrittive in tutta Italia emerge che il Covid 19 circola abbondantemente in questi luoghi frequentati ogni giorno da milioni di persone. In poche parole, si è scoperta l’acqua calda”.

Così Aldo Cursano, vice presidente vicario di Fipe Confcommercio, Federazione italiana dei Pubblici esercizi.

“È ora di abbandonare la politica delle chiusure – aggiunge la Federazione – e concentrarsi sui controlli che vanno estesi e rafforzati a tutte le attività perché se si rispettano i protocolli tutti possono lavorare in sicurezza. È inaccettabile che dinanzi alla circolazione del virus si utilizzino le nostre attività come capro espiatorio per dire che si sta facendo tutto il possibile, mentre non è affatto così”.

 

Tommaso Tafi

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