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DA DECORI', BISCOTTI NATALIZI DECORATI, PERFETTI PER ESSERE PERSONALIZZATI
Ecco la ricetta per preparare biscotti gustosi e belli, ideali da usare come segnaposto nelle tavole delle feste o per abbellire l’albero di Natale, o ancora da personalizzare per idee regalo
A Natale sono poche e semplici le cose che possono fare felici come ricevere dei biscotti speciali, realizzati solo per noi. Decorì, il brand del Gruppo Lo Conte dedicato alle farine speciali e a lieviti e decori per dolci, propone una ricetta particolare per preparare biscotti natalizi unici e gustosi.
I biscotti decorati con la glassa sono perfetti per essere personalizzati. Si possono usare come segnaposto durante i pranzi natalizi o per abbellire l’albero di natale, o ancora possono essere confezionati in scatole o barattoli di vetro, da regalare a chi vi sta più a cuore.
Per prepararli si può usare il Lievito per biscotti Decorì, istantaneo ed arricchito con aroma naturale di vaniglia Bourbon del Madagascar. Sostituisce la generica bustina di lievito e dona gusto, quello delicato e tipico dei biscotti della nonna, oltre a friabilità, leggerezza e fragranza di lunga durata. È l’ideale per biscotti, pasticceria secca, crostate, pasta frolla e dolci tradizionali.
Ingredienti:
- Farina 00 280 gr
- Burro 90 gr
- Zucchero a velo 90 gr
- Lievito per biscotti vanigliato 6 gr
- Uova medie 1+1 tuorlo
Preparazione:
- Montare le uova con lo zucchero a velo e unire il burro fuso. Setacciare la farina e versarla in una ciotola insieme a un pizzico di sale e al lievito. Unire il tutto;
- Mescolare bene l’impasto, prima con il cucchiaio e poi a mano, aggiungendo eventualmente un paio di cucchiai di acqua per rendere più facile la lavorazione;
- Spolverare la spianatoia con un po’ di farina e stendere la pasta con l’aiuto di un mattarello. Con l’apposito tagliapasta, ottenere tanti biscotti dalla forma desiderata: stella, cuore, cerchio ecc;
- Sistemare i biscotti nella piastra da forno, avendo cura di distanziarli leggermente l’uno dall’altro per evitare che, gonfiandosi in cottura, aderiscano;
- Infornare a 180C°e cuocere per 20-25 minuti, fino a quando la superficie risulta leggermente dorata;
- Lasciare raffreddare, rimuovere i biscotti e ricoprirli con la glassa.
Decorazione
- Glassa bianca colorabile Decorì
- Coloranti alimentari
Gruppo Lo Conte
Il Gruppo Lo Conte è leader in Italia nella produzione di farine speciali e preparazioni per dolci. Con il brand Le Farine Magiche, nato nel 1980 e simbolo dello spirito innovatore del Gruppo, la linea di prodotti Decorì, dedicata alle preparazioni dolci, e Molino Vigevano, storico marchio di farine speciali per uso casalingo e professionale, il Gruppo Lo Conte è oggi il 4° top player del mercato italiano delle farine e il primo del settore farine speciali e miste. Con un’offerta che comprende oltre 350 referenze tra farine speciali, miscele di farine, ingredienti, accessori e decorazioni per la preparazione di dolci, grazie anche al continuo investimento nella ricerca e nello sviluppo, il Gruppo è considerato oggi tra le aziende italiane più innovative. www.locontenaturalimenti.it
Giulia Boniello – 02.89054151 – 333.7133990 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
IN 2000 AL VIA PER LA GRANFONDO DEL GALLO NERO
I primi tre arrivati nella Granfondo del 2016
La sfida new entry del Circuito Prestigio 2017 alle griglie di partenza il 24 settembre, nell’anniversario del 301 anniversario dalla prima definizione dei confini della zona di produzione del Chianti Classico
La Toscana, patria del vino e del ciclismo. Le colline del Chianti Classico sono un territorio storicamente vocato per la produzione del vino, come riconosciuto dal bando di Cosimo III che nel 1716 ne definì i confini. Territorio consacrato all’enologia, ma anche capace con la sua bellezza di affascinare gli sportivi, in particolare appassionati di ciclismo, che corrono sulle orme di Gino Bartali.
Dopo il grande successo della Chianti Classico Stage, 9 tappa del giro d’Italia 2016, il territorio torna protagonista del ciclismo per la quinta edizione della Granfondo del Gallo Nero il 24 settembre.
Questo anno la Gallo Nero è anche tappa del Prestigio di Cicloturismo, il circuito che da 22 anni raccoglie le manifestazioni ciclistiche più importanti a livello italiano. Un riconoscimento importante per la giovane ma già affermata gara ciclistica toscana che punta alla scoperta del territorio del Chianti sulle due ruote.
La V Granfondo del Gallo Nero diventa quindi tappa di una sorta di “Giro d’Italia” del movimento amatoriale che annovera tra i suoi monumenti prove come le storiche Nove Colli di Cesenatico, Maratona Des Dolomites di Corvara e Sportful Dolomiti Race di Feltre.
In 2000 accettano la sfida firmata Gallo Nero, confermando il trend di crescita della gara, che più che raddoppia gli iscritti rispetto al 2016 , quando in 850 affrontarono le salite chiantigiane. “Il Consorzio Chianti Classico - dichiara il Presidente Sergio Zingarelli – lavora per affiancare l’immagine del nostro vino ad un evento sportivo di grande rilievo nel nostro territorio e che si inserisce, nel segno della continuità, alle tante attività di promozione del territorio nel quale il Consorzio è impegnato. E il ciclismo è una disciplina nella quale crediamo e che abbiamo sempre cercato di incoraggiare perché chiunque lo pratichi, con i suoi ritmi e le sue capacità, ha la possibilità di entrare in contatto diretto con la natura, con il paesaggio, con la nostra cultura. È uno stile di vita a misura d’uomo, e il Gallo Nero è il suo testimonial”.
Due i percorsi a disposizione dei ciclisti, a seconda della loro preparazione, con alcune novità anche nei tracciati proposti: i più allenati si cimenteranno nella Granfondo di 133 km (2.675 mt di dislivello complessivo) che attraverserà prima il fiorentino per poi scendere a sud verso il senese; chi volesse optare per un percorso non eccessivamente impegnativo sceglierà il Mediofondo di 86 km (1.579 mt dislivello) che farà l’anello nella provincia di Firenze. ercorsi ondulati con salite brevi ma intense, capaci di far vivere ai ciclisti la magia e il fascino che le colline del Chianti durante la vendemmia sanno suscitare. Punto di partenza e di arrivo il comune di Radda in Chianti, città del vino ma ormai a tutti gli effetti anche del ciclismo.
Il percorso si snoda nel territorio del Gallo Nero attraversando cinque comuni (Radda in Chianti alle ore 9; Greve in chianti dalle 9.30 alle 9.55; San Casciano Val di Pesa dalle 10.00 alle 10.45; Tavarnelle Val di Pesa dalle 10.25 alle 11.15; Castellina in Chianti dalle 10.50 alle 11.50; Gaiole in Chianti dalle 11.55 alle 13.35).
Dopo la fatica sui pedali, ad attendere i ciclisti provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo ci sarà il Gallo Nero Village, dove sarà organizzato il pasta party con le eccellenze della gastronomia in abbinamento ai vini Chianti Classico, servito come sempre in calici di cristallo: un’esclusiva della Granfondo del Gallo Nero.
Dedicata al territorio anche la maglia ufficiale della gara: la nuova grafica d’artista vestirà i primi 1000 partecipanti, che troveranno nel pacco gara il jersey tecnico ideato dal designer chiantigiano Francesco Bruni e realizzato da Sportful nel modello Bodyfit.
I restanti partecipanti si aggiudicheranno comunque una maglia tecnica della casa sportiva veneta. Come ricordo della giornata all’insegna dello sport e di uno dei più affermati brand dell’enologia italiana, a tutti i partecipati, insieme alla maglia, rimarrà il calice del Gallo Nero, emblema di un vino, di un territorio, di uno stile di vita.
Si ringraziano gli sponsor: Sportful, ChiantiBanca, Wilier Triestina, Finocchiona IGP, Olio DOP Chianti Classico, Prosciutto Toscano DOP, Pecorino Toscano DOP, Pane Toscano DOP, Parmigiano Reggiano DOP, +Watt, Selerbe, Mukki, Ghiott, RudyProject, La Racchetta Onlus, Circolo il Castagno, QN – La Nazione.
Si ringrazia la collaborazione del Comune di Radda in Chianti, La Misericordia di Radda in Chianti e l’Associazione Culturale Pro Loco di San Donato in Poggio. La Granfondo del Gallo Nero sostiene Parent Project Onlus, cui sarà devoluto un euro a iscrizione, e Regalami un Sorriso Onlus.
Ufficio Stampa Consorzio Vino Chianti Classico
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Silvia Fiorentini
Tel. 055 8228522 – 348 8278802
Facebook/Twitter/Instagram: Chianti Classico
GRAN FINALE DEL PIATTO DI NETTUNO “DA GIACOMO”
Di Virgilio Pronzati
Scatti di Jolly Foto
Guglielmina Costi Monaci e Marinella Cinelli
Guglielmina Costi Monaci ha, come sempre, fatto le cose al meglio. Da oltre venticinque anni idea e promuove iniziative imperniate su salute e gastronomia, con interventi di noti professori e chef. Per chiudere alla grande l’attività sociale del 2016, la Costi ha varato una serata al mitico ristorante da Giacomo di Corso Italia.
Guglielmina Costi Monaci con De Pau
Un locale di classe inaugurato nel 1971 e battezzato col nome del proprietario, che per vent’anni è stato il ritrovo di attori e vip. Tra i primi, i celebri Totò, Monica Vitti, Gina Lollobrigida, Sofia Loren e Ugo Tognazzi. Per i vip, molte stelle del calcio genovese e non, cantanti come Gino Paoli, Umberto Bindi, Sabrina Salerno, Michele Maisano e moltissimi altri, nonchè importanti imprenditori come Mantovani, Messina e Fossati.
Parte della grande sala del ristorante da Giacomo
Negli anni Novanta Giacomo, ormai pago del successo ottenuto, passa la mano a Mario Rocca il quale rinnova completamente il locale. Oggi il ristorante è frequentato da una clientela eterogenea, mantenendo però una buona cucina e un ottimo servizio, con un buon rapporto prezzo qualità. Tutto sotto l’occhio vigile del patron Rocca, perfetto anfitrione.
Nella riuscita serata presentata da Guglielmina Costi Monaci, ci sono stati due interessanti interventi. Il primo di Elena Bormida, vicepresidente dell’associazione F.I.D.A.P.A., imprenditrice e prossima sommelier Fisar, che con passione e competenza ha presentato i prestigiosi vini Millenium spumante, Colli di Luni Vermentino e Nectar Passito della Cantina Bosoni.
Nel secondo, il professor Di Pau dell’IPSSAR Marco Polo, ha illustrato l’attività propedeutica e pratica del prestigioso Istituto, da cui da anni escono bravi cuochi, barman, maitre e camerieri che valorizzano il settore dell’ospitalità. Una sua allieva ha vinto un concorso tra vari istituti alberghieri, ricevendo un assegno di ben 6.000 euro.
Ecco il menu della serata servito impeccabilmente dalla brigata di sala: Aperitivo di benvenuto con stuzzichini in onore a Nettuno, Mezzelune di
Guglielmina Costi Monaci con le socie Gaetti, le sorelle Vannucci, Menapace, Chiodi e Spada
borragine al ragù di gallinella, Pescato del giorno su letto di salsa di verdure e calamari croccanti, Semifreddo allo zabaione con mandorle croccanti caramellate. Il tutto perfettamente abbinato ai già citati vini.
Alle soddisfatte socie, una borsa frigo con prescinseua e yogurt al caffè, gradito omaggio dell’Azienda Latte Tigullio di Rapallo.
PISTOIA, MIRO' E MARINO. I COLORI DELl MEDITERRANEO
Venerdì 15 settembre, ore 11 - Palazzo Fabroni a Pistoia in concomitanza con la Vernice di “Marino Marini. Passioni visive”. La visita alla mostra “Mirò e Marino. I colori del Mediterraneo” è prevista a conclusione della visita alla grande esposizione di Palazzo Fabroni)
Come compendio alla mostra Marino Marini. Passioni Visive, dove viene messa visivamente a confronto l’opera scultorea di Marino con i capolavori che hanno influenzato la sua produzione artistica, la Fondazione Marini ha deciso di dare rilievo al lato pittorico dell’artista pistoiese nella sede del Museo Marino Marini al Palazzo del Tau con una mostra dal titolo “Mirò e Marino. I colori del Mediterraneo” che avrà luogo dal 16 settembre 2017 al 7 gennaio 2018.
La pittura e il colore per Marino erano di fondamentale importanza e ne è testimonianza la ricca collezione di tele e tempere presenti nel Museo che l’artista ha voluto donare alla sua città natale.
“Riteniamo fondamentale – afferma Maria Teresa Tosi, Direttore della Fondazione Marini - che l’opera di Marino dialoghi con le opere di altri artisti suoi contemporanei. Pensando alla pittura, il nostro pensiero è subito caduto su Mirò, perché pur distanziandosi per temi e approcci, la grande affinità linguistica li rende vicini nell’esprimere la vitalità e la gioia di vivere attraverso l’uso del colore. Mirò e Marino, inoltre, erano anche amici, come testimonia la corrispondenza presente nei nostri archivi e che sarà esposta in mostra”
Mirò e Marino sono entrati in contatto negli anni ’50 grazie alla frequentazione dell’atelier di Fernand Mourlot a Parigi dove entrambi, insieme a Chagall, Picasso e altri grandi maestri contemporanei, andavano a stampare le loro litografie.
Non si conosce cosa i due artisti si siano detti e di che cosa abbiano potuto discutere insieme. Si sa però che hanno condiviso cene e momenti conviviali in grande armonia, sicuramente erano anime affini e questo emerge osservando la loro produzione artistica. Entrambi amavano colorare le loro sculture, non solo come omaggio agli “antichi” ma anche, sicuramente, per il loro spirito solare e ironico. Molto spesso usavano colori primari, privi di sfumature, entrambi stendevano il colore a larghe campiture con segni netti e decisi.
“Lavoro molto con le dita: sento il bisogno di essere immerso nella realtà fisica ..... del colore. Bisogna che sia sporco dalla testa ai piedi” ha scritto Jean Mirò.
“Ho sempre sentito il bisogno della suggestione sensoriale del colore, per dare inizio a una forma. È il colore che mi da la spinta e il sentimento per fare qualcosa di creativo. Così comincio con il colore e dopo il colore vedo una linea e vedo una forma”, ha evidenziato Marino Marini.
La vastità dei cieli mediterranei e la luce abbagliante di queste terre hanno sicuramente influenzato la visione artistica di entrambi i maestri del colore.
Mirò ebbe a sottolineare: “Ancora adesso quando passeggio guardo la terra o il cielo, non il paesaggio. Lo spettacolo del cielo mi sopraffà. Sono sopraffatto quando vedo la luna crescente o il sole in un cielo immenso. Nei miei quadri si ritrovano spesso forme minuscole in vasti spazi vuoti. Spazi vuoti, orizzonti vuoti, pianure vuote ..... Ho sempre bisogno di un punto di partenza, sia esso una macchia di polvere o uno squarcio di luce. Questa forma fa nascere una serie di cose, una ti conduce verso un’altra. Un pezzo di filo può dare inizio a un mondo. Trovo i miei titoli man mano che lavoro, allo stesso modo in cui sulle mie tele una cosa porta all’altra” Non dissimilmente da Marini che di se diceva “io sono un mediterraneo. Sono nato al centro dell’Italia e quindi ho assorbito questa natura così calda, così sensitiva e così sensuale” (M. Marini)
Il confronto con i lavori dell’amico Mirò (in mostra una sua selezione di dipinti e grafica), consente al visitatore di apprezzare al meglio la qualità e l’originalità dell’opera pittorica di Marino Marini, sdoganandola della sua presunta ancillarità rispetto alla sua più nota produzione scultorea.
“I visitatori potranno assaporare – aggiunge il Direttore Tosi - la gioia sfrenata della collezione di tempere “Il Circo di Marino “, realizzate alla fine degli anni Settanta quando, già malato non poteva più recarsi a lavorare nel suo atelier e riversava su carta le sue emozioni e la sua mai sopita vivacità interiore. Potranno inoltre godersi la vista di grandi tele, esposte per l’occasione, come “Mobilità del colore” o “Oggetti nello spazio” veri inni al colore in tutte le sue più vivaci sfumature”.
Ulteriori informazioni e immagini: www.studioesseci.net
CANTINA TRAMIN PRESENTA EPOKALE, IL GEWÜRZTRAMINER DEGLI AVI
Un vino abboccato che riprende uno stile presente in Alto Adige più di due secoli fa. Viene affinato per sette anni in una miniera a 2000 metri
Si chiama Epokale il nuovo Gewürztraminer di Cantina Tramin. Un vino che affonda le proprie radici nella storia altoatesina, frutto della ricerca dell'azienda cooperativa di Termeno che ha fatto del Gewürztraminer la propria missione. "Ormai da parecchi anni - spiega Wolfgang Klotz, direttore commerciale di Cantina Tramin - ci stiamo impegnando nella valorizzazione di questo vitigno e la nostra azienda è ormai riconosciuta da tutti come la Casa del Gewürztraminer. Ora abbiamo voluto realizzare un vino che ne esplorasse il potenziale di longevità e per farlo siamo andati indietro nel tempo, di almeno due secoli, quando nel Sudtirolo il Gewürztraminer veniva spesso proposto con un generoso residuo zuccherino". Per ottenere Epokale, che si pone già come punta di diamante della produzione, sono stati scelti due tra i vigneti più vecchi, nei dintorni del maso Nussbaumer, sulla fascia collinare ai piedi del massiccio della Mendola, con esposizione a sud-est. La prima annata è frutto della vendemmia 2009, con raccolta a fine ottobre e una resa in vigneto di 45 quintali per ettaro. Dopo la vinificazione con pressatura soffice, il vino ha sostato per 8 mesi sui lieviti prima di essere imbottigliato ed essere portato, ad agosto 2010, nella miniera di Monteneve, in Val Ridanna, ad oltre 2000 metri di quota. Si tratta di una miniera dismessa di metalli preziosi, oggi sede del Museo Provinciale delle Miniere. Qui è stato stoccato al buio, a 4 chilometri dall'imbocco della galleria e ad una profondità di 450 metri sotto la montagna. La temperatura di 11° e l'umidità del 90% sono costanti per tutto l'anno, la pressione atmosferica pari a quella esterna.
“Sappiamo da sempre – spiega Willi Stürz, direttore tecnico di Cantina Tramin – che i vini conservati in alta quota sono migliori di quelli del fondo valle: temperatura e pressione atmosferica influiscono positivamente. Non disponendo di uno spazio adeguato per uno stoccaggio di lungo periodo in cantina, abbiamo scelto di portare le bottiglie nel luogo dove potessero avere le condizioni migliori possibili. In una miniera di alta quota sono praticamente perfette”.
Il risultato dell'affinamento in miniera ha risposto alle aspettative "Siamo particolarmente orgogliosi - commenta il direttore del Museo Provinciale di Ridanna, Andreas Rainer - per questa nuova funzione della nostra miniera. Un luogo perfetto a questo scopo, tanto che dopo l'arrivo delle bottiglie di Cantina Tramin ci sono giunte da altri produttori richieste simili". Ne è risultato un vino potente, con un residuo zuccherino ben percepibile, ma perfettamente bilanciato da una nota di freschezza. Lo spettro olfattivo è particolarmente ricco ed esalta il concetto di suadenza olfattiva di cui Cantina Tramin si è fatta interprete nel territorio. Una complessità che spazia dalle note floreali e fruttate tipiche della varietà e ancora ben percepibili (dal litchi ai petali di rosa, dai fiori bianchi ai frutti esotici) ad un ampio spettro di sentori speziati dolci (chiodi di garofano, cannella, noce moscata, zenzero) e gradevolissime note minerali che si accentuano con il tempo rendendo Epokale sempre più corposo, profondo e succoso. Si abbina a piatti salati dominati da una componente speziata, formaggi a crosta lavata oppure ai classici dolci della montagna, come il Milchmuß, il Kaiserschmarrn, lo strudel di mele o di albicocca.
Un vino lontano dai canoni oggi considerati tradizionali per il Gewürztraminer altoatesino, pronto a ridefinirne i confini e a spostare l'orizzonte di quanto si può ottenere da questa varietà.
Traminer
info:Michele Bertuzzo
347 9698760
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FOCACCIA DI RECCO COL FORMAGGIO IGP UNA MATERIA DI STUDIO
Iniziata quasi in sordina alcuni anni fa, sta prendendo sempre più importanza il ruolo della FOCACCIA DI RECCO COL FORMAGGIO IGP quale materia di studio nei vari ISTITUTI SUPERIORI di specializzazione gastronomico /alberghiero, richiamati dalla fama di questo prodotto che ha reso famosa nel mondo la Città di cui porta il nome e che oggi è tutelato dall’Unione Europea con l’Indicazione Geografica Protetta. Sono infatti già cinque i pulman di studenti che, nei mesi di aprile e maggio, arriveranno a Recco per studiarne storia e pratica.
Tutti gli incontri avranno il medesimo programma: arrivo a metà mattinata presso il ristorante designato e sistemazione nella sala riservata con sedie a platea e tavoli dimostrativi.
1° parte – TEORICA
Storia del prodotto, del Consorzio e dell’Iter che ha portato la FOCACCIA DI RECCO COL FORMAGGIO ad ottenere l’IGP e ad essere inserita fra le circa 300 eccellenze italiane che rappresentano l’ITALIA nel mondo ( DOP e IGP).
2° parte – PRATICA
I titolari del locale ospitanti daranno una dimostrazione in diretta di tutte le fasi della preparazione del prodotto, dalle materie prime utilizzate per l’impasto, alla stesura delle sfoglie e del formaggio fino alla cottura in forno.
I ragazzi che si saranno accreditati potranno provare direttamente.
Ore 12,30 circa termine lezione pratico/teorico e breve pausa.
3° parte – PRANZO
Momento conviviale a tavola per la degustazione della Focaccia di Recco col formaggio IGPe a seguire un menù tipico locale.
Nel pomeriggio tempo libero per visitare la città. Ore 17 circa partenza e rientro.
Si inzia GIOVEDì 20 APRILE p.v. presso il RISTORANTE VITTURIN in via dei Giustiniani 48/50 a Recco con un pulman di 50 persone fra allievi ed insegnanti provenienti dalla Scuola di Formazione APOLF Agenzia di formazione per l’orientamento e il lavoro di Pavia, partecipata al 70% dal Comune di Pavia e 30% dalla Provincia di Pavia.
Appuntamento successivo MARTEDì 2 MAGGIO 2017 con l’ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE PIERA CILLARIO Indirizzo ARTE BIANCA di Neive (CN). Questa volta saranno ben due i pulman provenienti dal Piemonte: di conseguenza, dato l’alto numero di partecipanti, saranno suddivisi in altrettanti gruppi ospitati uno al Ristorante ALFREDO Via San Giovanni Battista 33 e l’altro dal Ristorante LINO Via Roma 70 sempre a Recco.
VENERDì 12 e SABATO 13 MAGGIO in arrivo da Milano un gruppo di studenti dal CFp GALDUS che concentra la sua attività formativa in corsi di specializzazione nel food and beverage. Da parte loro, richiamati dalla focaccia è stato però richiesto un approfondimento più ampio della storia di Recco quale capitale gastronomica della Liguria, né è scaturito così un programma che è andato oltre alla Focaccia di Recco, consentendo al Consorzio di proporre un programma spalmato su due giorni, deviando il gruppo anche alla vicina Camogli. Per loro quindi un programma più articolato così previsto:
Arrivo a Recco venerdì alle ore 10.00 circa all’ Hotel “Da ö VITTORIO” per sistemazione nelle camere. Successiva tappa al Panificio MOLTEDO LUISA dove nel laboratorio i titolari mostreranno ai ragazzi i forni e le attrezzautre utilizzate per la panificazione e soprattutto per le focacce, prodotti tipici del luogo. Assisteranno anche alla cottura in diretta della famosa Focaccia di Recco col formaggio IGP e relativa degustazione con successivo pranzo al sacco in spiaggia
Ore 15.30 / 18.30 Ristorante “Da ö VITTORIO”. COOKING SHOW di Liguria con lo chef: La Focaccia di Recco col formaggio IGP; Il pesto genovese al mortaio (salsa); Le trofiette recchesi (pasta fresca); I pansoti (pasta ripiena) e la salsa noci.
Ore 20.00 Ristorante “Da ö Vittorio – Cena con degustazione delle specialità oggetto del Cooking Show. Serata libera e pernottamento.
Sabato transfer a Camogli via mare per assistere ai preparativi della Sagra del Pesce, potranno così vedere la padella gigante posizionata nel porticciolo del borgo dove il giorno successivo avverrà la la frittura di migliaia e migliaia di porzioni di pesce. Tappa alla Focacceria REVELLO, consorziato di Camogli, famoso come il negozio “dei cinque scalini” per un goloso pranzo al sacco in riva al mare. Nel pomeriggio rientro a Milano.
MARTEDì 9 MAGGIO ritorna a Recco, sempre dal ristorante Vitturin, la Scuola di Formazione APOLF di Pavia, questa volta con un gruppo di 30 ragazzi diversamente abili che, con le mani in pasta, si divertiranno imparando una nuova arte. Al termine pranzo a tavola, tutti uniti in nome della Focaccia di RECCO.
Sono queste preziose occasioni di divulgazione mirata della fama del prodotto, opportunità per il Consorzio di creare anche occasioni di lavoro per i propri consorziati in giornate feriali fuori da festività, ponti o grandi aflfussi turistici, che a turno e a seconda delle necessità logistiche, ne ospitano i partecipanti. Veri e proprio piccoli tour gastronomici in nome della FOCACCIA DI RECCO COL FORMAGGIO IGP, un patrimonio per la sua zona di produzione riconosciuta, a Recco, Camogli, Sori e Avegno.
p. Consorzio della Focacica di Recco col formaggio
Promozione e Comunicazione
Daniela Bernini
Cell. 335 72 74 514
Il Valpolcevera Janua a Palazzo Ducale
Sempre più spesso, ville e dimore storiche genovesi sono le location preferite per presentazioni e degustazioni di vini pregiati. L’ultima, nello scorso dicembre, si è tenuta nella fastosa Villa Durazzo Bombrini di Cornigliano, quartiere del ponente genovese. Costruita a partire da 1752, su progetto di Pierre Paul De Cotte per il marchese di Gabiano, Giacomo Filippo II Durazzo, la villa si presenta come il modello delle dimore aristocratiche francesi. Con vari passaggi, la storica struttura fu acquistata alla fine del diciannovesimo secolo dalla famiglia Bombrini e, dal 2008, è di proprietà della società "Per Cornigliano", costituita appositamente nell'ambito dell'azione di recupero delle aree deindustrializzate di Cornigliano, che la ha adibita a sede di mostre, eventi musicali, spettacoli e conferenze.
Oltre che per l’eleganza e il carisma, Andrea Bruzzone patron dell’omonima cantina-enoteca l’ha scelta per la sua collocazione. Lo scorso anno presentò in anteprima il suo Valpolcevera Spumante Brut alle Terrazze di Palazzo Ducale, richiamando in città più di mille persone. In quest’occasione, al contrario, ha fatto andare i genovesi a Villa Durazzo Bombrini di Cornigliano. Scelta quanto mai appropriata, siccome questa delegazione è la zona del Valpolcevera Coronata, vino dal ricco bagaglio storico.
Già dal Settecento mezzadri e contadini partivano dalla Valpolcevera con carri colmi di barili di vino trainati da cavalli, per raggiungere osterie e cantine di nobili e ricchi genovesi. A quei tempi, il vino più noto a Genova era si il bianco di Coronata, ma quello di maggior consumo proveniva dalla Valpolcevera (Sant’Olcese, San Cipriano, Castagna, Ceranesi ed altre località) seguito a distanza dai bianchi del Garbo, della Costa di Rivarolo e di Fregoso. Il periodo di questi trasporti avveniva solitamente a inizio primavera. Una suggestiva immagine del passato, che Andrea Bruzzone produttore di Valpolcevera Doc (e di altri ottimi vini e liquori) ha reso attuale, facendo rivivere gli stessi momenti ad alcune centinaia di genovesi e non.
Il cinque dicembre scorso un corteo con figuranti in costume dell’epoca, carrozza e carro col vino partito dal Porto Antico si è fermato a Piazza De Ferrari di fronte a Palazzo Ducale, emblema cittadino prima del potere e della giustizia, e poi dell’arte e della cultura. Nell’insolito e piacevole evento, c’è stato il momento clou: preceduta da suonatori di corno marino, l’attesa strappatura del Valpolcevera Doc Spumante Janua, fatta magistralmente alla volée da Andrea Bruzzone col gancio da camalli, un tempo quotidiano attrezzo di lavoro degli scaricatori di porto.
Non solo un piacevole motivo di folclore, ma una testimonianza storica delle risorse produttive agricole e industriali della Valpolcevera. Le casse di vino portate da alcuni camalli erano di lamiera e legate con grossa corda. Elementi di un fiorente passato, quando erano attive fabbriche di lamiera e corderie. Tutto questo per presentare al meglio il primo spumante classico Valpolcevera Doc Janua. Anche se dopo l’uscita di spumanti dal Levante e Ponente ligure, Janua Valpolcevera Doc Spumante Classico è l’unico che si può considerare zeneize.
La presentazione-degustazione del Valpolcevera Doc Spumante Classico Brut Janua si è tenuta nel noto ristorante Le Terrazze, inserito all’ultimo piano di Palazzo Ducale, a una decina di metri dall’antica torre Grimaldina. A servirlo alle centinaia di invitati, i professionali sommelier Fisar Nello Mosca e Alberto Tamagno. Nell’occasione, lo Spumante Janua ha fatto il suo ingresso in commercio. Andrea Bruzzone per accompagnare suoi prodotti, ha invitato i produttori di golosità tipiche della Valpolcevera: Salumificio Parodi; Azienda casearia Diamante; Rezzauti Dolci; La Recchese; Rosso Carne; Giorgio Bassoli. Tra i numerosi ospiti, noti ristoratori e enotecari liguri, colleghi della stampa, assaggiatori Onav, sommelier Ais e Fisar, tra cui Mattia Briganti e Simona Venni, rispettivamente Delegato e Segretaria della Delegazione Fisar di Genova.
Il Valpolcevera Doc Spumante Classico Brut Janua
Ottenuto da scelte uve Vermentino e Bianchetta Genovese di vigneti dell’età media di 18 anni situati sulle colline di Genova Fegino e Sant’Olcese, dei conferitori Fulvio Ferrando, Franco Trucco e Luigino Cordazzo. Pigiato in vigna e fermentato in botte d’acciaio inox a temperatura controllata. Dopo la svinatura, alcuni travasi e chiarifica, il vino addizionato di lieviti selezionati neutri (provenienti dalla Champagne), la liqueur e fosfato d’ammonio, ha iniziato il ciclo del metodo Champenois. La permanenza sui lieviti è stata solo di nove mesi, in quanto lo Spumante Janua doveva uscire sul mercato prima di Natale. Dopo la sboccatura fatta alla volée, l’aggiunta dello stesso vino e un dosaggio minimo (3% di zucchero purificato). La gradazione alcolica è di 12%. A controllare le fasi di produzione, l’enologo Ettore Ariano, specializzato in vini spumanti. La denominazione Janua deriva dall’antico nome di Genova, datogli in onore del dio Giano Bifronte. Prezzo medio in enoteca € 21,00. Bottiglie prodotte: 1.156.
All’aspetto è brillante, di colore paglierino scarico con perlage discretamente fine, fitto e continuo. Al naso si presenta intenso e persistente, fine, con sentori di pesca bianca quasi matura, erbe aromatiche, fiori di camomilla selvatica e umori boschivi. In bocca è secco, abbastanza fresco, sapido, delicatamente caldo, di equilibrata struttura e persistenza, con piacevole fondo sapido-amarognolo. Al retrogusto, si percepiscono le note sapide, fruttate, floreali e vegetali. Servirlo nelle flutes a 7-8°C.
Piacevole ed invitante come aperitivo, ideale con antipasti caldi e freddi di mare, frisceu di erbette e di pesce, torte classiche di ortaggi e verdure, bavette con frutti di mare, minestra di rossetti e orata al vapore.