Recensioni
Recensioni
LA BLUE WAY AD ECOMONDO 2024
A Rimini, dal 5 all’8 novembre, Tipicità e Polo Tecnologico dell’Alto Adriatico esplorano il futuro blu
Il mare inizia dalla montagna! È con questa prospettiva che Tipicità, insieme al Polo Tecnologico dell’Alto Adriatico, propone una quattro giorni di “immersione” nel futuro green & blu!
Tutto da vivere, l’intenso programma degli appuntamenti che saranno proposti nel padiglione B8 della Fiera di Rimini per l’intera durata di Ecomondo, la manifestazione leader in Europa e nel bacino del Mediterraneo per la transizione ecologica e per i nuovi modelli di economia circolare.
S’inizia già da martedì pomeriggio con “Avannotti”, autentico Open Science Meeting con protagonisti i talenti, i progetti in itinere, le visioni, il confronto tra gli esperti di oggi e di domani. Si prosegue mercoledì 6 novembre con il “social day”, dedicato alla presentazione a stampa e blogosfera delle novità 2025, con l’anteprima di Tipicità Festival, in programma a Fermo da 7 al 9 marzo, e di Tipicità in Blu, che si terrà ad Ancona dal 16 al 23 maggio.
Nella mattinata di giovedì 7 novembre, spazio alla multifunzionalità nelle attività di pesca e acquacoltura, mentre nel pomeriggio saranno protagonisti gli esempi virtuosi di economia circolare legate all’idrosfera.
Molto intensa la giornata conclusiva di venerdì 8 novembre con, in mattinata, un focus dedicato al futuro delle aree interne, con la rete degli sportelli Europe Direct. Le attività terminano nel pomeriggio con il Forum ufficiale “The Blue Way”, realizzato da Tipicità e Polo Tecnologico dell’Alto Adriatico, insieme al Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo. Con il coordinamento dell’inconfondibile voce di Marco Ardemagni, conduttore RAI, alle 14:00 sono in programma interventi a cura degli Esperti di APRE, nonché del responsabile relazioni istituzionali del Parlamento Europeo in Italia, Fabrizio Spada, ai quali seguiranno i contributi e le testimonianze dei partner del progetto già in atto nell’area individuata come Polo del Mare Adriatico, che Tipicità in Blu e Polo Tecnologico Alto Adriatico stanno sviluppando come piattaforma di condivisione fisica e digitale per stimolare un’ampia alleanza di talenti, energie e competenze.
Tutte le info ed il programma delle quattro giornate su www.theblueway.it.
ANGELO SERRI
ANALISI PAMBIANCO: IL CALO DEL VINO ONLINE: DOPO IL BOOM DELLA PANDEMIA, IL MERCATO RALLENTA TRA NUOVE ABITUDINI E PRESSIONI ECONOMICHE
L’e-commerce enologico, che durante la pandemia aveva raggiunto traguardi storici, mostra oggi segnali di rallentamento, con un giro d’affari che nel 2023 ha subito una contrazione significativa.
I cinque principali operatori del vino online in Italia hanno totalizzato un fatturato complessivo di 143 milioni di euro, un dato che segna un calo del 7% rispetto ai 155 milioni dell’anno precedente e che si discosta sensibilmente dai 183 milioni del 2021, anno record per il settore. Anche il margine operativo lordo registra una flessione del 6%, confermando un trend in ribasso ormai consolidato. Diverse le cause che contribuiscono a questo rallentamento e che riflettono l’evoluzione del consumo di vino e i cambiamenti in atto nel mercato enologico. In primo luogo, il settore sconta una riduzione nella produzione vinicola nazionale, che per la prima volta dal 2015 ha ceduto alla Francia il primato produttivo mondiale, penalizzando i produttori e influendo sull’offerta e sui consumi. La conseguente riduzione delle bottiglie disponibili sul mercato ha provocato un aumento dei prezzi medi, scoraggiando ulteriormente i consumatori. Allo stesso tempo, il ritorno della ristorazione a pieno regime, con proposte sempre più diversificate e accattivanti, ha sottratto una parte della clientela all’online, complice la crescente tendenza a consumare vino fuori casa. Non è indifferente, poi, il cambiamento nelle abitudini dei giovani, che non solo mostrano una preferenza per bevande a gradazione più bassa ma scelgono di bere vino in quantità ridotte rispetto alle generazioni precedenti. A queste dinamiche di mercato si somma la delusione per aspettative che, durante il picco pandemico, avevano forse sopravvalutato il ruolo dell’e-commerce: si stimava che le vendite online potessero raggiungere il 25% del mercato vinicolo, ma oggi questa quota non supera il 3-4%, rimanendo ben al di sotto delle previsioni.
Analizzando le performance dei principali player italiani, emergono differenze significative: Tannico, leader del settore, ha registrato un calo del 6% chiudendo l’anno con un fatturato globale di 64 milioni di euro, mentre Vino.com ha subito una contrazione del 22%, raggiungendo i 27 milioni. Anche Callmewine ha chiuso il 2023 in negativo, riportando una flessione del 16% e totalizzando 14 milioni di euro, e Xtrawine, nonostante un ampio assortimento di oltre diecimila etichette, non ha superato i 10 milioni, registrando un calo del 20%.
Un’eccezione positiva in questo scenario è rappresentata da Bernabei, azienda storica romana fondata nel 1933, che ha registrato una crescita del 23%, chiudendo con un fatturato di 28,5 milioni di euro. Questa performance positiva è frutto di una strategia commerciale mirata, che punta su prezzi accessibili senza forzare l’ingresso nel segmento premium, e su una presenza multicanale. La recente iniziativa "Bernabei Business", lanciata nel febbraio 2023 e rivolta al settore Horeca, ha contribuito ai ricavi con 4 milioni di euro nei primi dieci mesi, portando risultati significativi e rafforzando la posizione dell’azienda in un mercato complesso.
Francesca Magrotti
A CASSIANO DAL POZZO IL PREMIO “ALESSI ALLA CARRIERA” PER IL SUO CONTRIBUTO ECCEZIONALE AL TERRITORIO E AL TURISMO DI LUSSO
Il prossimo 28 ottobre, nella cornice incantevole del Lago d'Orta, Cassiano Dal Pozzo, imprenditore visionario e custode delle tradizioni del territorio novarese, sarà insignito del prestigioso Premio Alessi alla Carriera durante la rinomata "Cena delle Stelle sul Lago d’Orta". L'evento, che si terrà all'Approdo di Pettenasco, celebrerà l'eccellenza culinaria e renderà omaggio a personalità di spicco che hanno contribuito allo sviluppo e alla valorizzazione della regione.
Cassiano Dal Pozzo è una figura emblematica del panorama imprenditoriale novarese. Da oltre mezzo secolo, il suo impegno instancabile si è concentrato nel recupero e nella valorizzazione del patrimonio storico della sua famiglia, inserendolo con lungimiranza nell'offerta turistica di alta qualità della zona. Dopo esperienze imprenditoriali internazionali, dal glamping alle House Boats, Dal Pozzo è tornato in Italia per dedicarsi alla sua missione: trasformare il Castello Dal Pozzo in un'eccellenza del turismo di lusso. Un sogno che si è concretizzato nel 2010 con l'apertura dell'elegante hotel a 5 stelle e che continua a crescere, anno dopo anno, attraverso progetti innovativi e ambiziosi.
Situato sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, il resort Castello Dal Pozzo è molto più di una destinazione di lusso: è un viaggio attraverso secoli di storia, cultura e bellezza. Il complesso comprende tre strutture principali: il Castello in stile Neogotico Vittoriano, il Palazzo e le Scuderie, recentemente ristrutturate in chiave contemporanea. Con le sue 46 camere e spazi dedicati agli eventi, il resort rappresenta un perfetto equilibrio tra il fascino del passato e il comfort moderno. Immerso in un parco di 24 ettari, il Castello offre un'atmosfera di eleganza senza tempo. Passeggiare tra i viali fioriti e i giardini all'inglese è un'esperienza che connette gli ospiti alla storia, mentre l’architettura neogotica e le raffinate decorazioni degli interni riflettono la maestria di un'epoca passata.
La ristorazione è uno dei punti di forza di Castello Dal Pozzo, con il pluripremiato Ristorante Le Fief che unisce innovazione e tradizione. Sotto la guida dell'Executive Chef Enrico Bazzanella e con la collaborazione della Chef Stellata Marta Grassi, Le Fief propone una cucina che valorizza i prodotti locali con un tocco contemporaneo. Il menù autunnale, ad esempio, celebra la stagionalità con piatti che combinano sapori autentici e tecniche moderne, offrendo agli ospiti un’esperienza gastronomica indimenticabile.
Il Premio “Alessi alla Carriera”, che sarà consegnato a Cassiano Dal Pozzo durante la Cena delle Stelle, riconosce non solo il suo contributo imprenditoriale, ma anche il suo ruolo di custode del patrimonio storico e culturale della sua famiglia e della regione. La sua visione, unita a un profondo rispetto per le tradizioni locali, ha trasformato il Castello Dal Pozzo in una destinazione internazionale, rendendolo uno dei resort più affascinanti del Lago Maggiore.
"Sono profondamente onorato di ricevere questo riconoscimento, che riflette non solo il mio impegno personale, ma anche quello della mia famiglia e di tutto il team che lavora ogni giorno per rendere Castello Dal Pozzo un luogo unico. La nostra missione è preservare la bellezza e la storia di questo territorio, condividendola con chiunque voglia scoprirla e viverla," dichiara Cassiano Dal Pozzo.
La Cena delle Stelle sul Lago d'Orta, che vedrà protagonisti chef stellati come Antonino Cannavacciuolo, Marco Sacco e Davide Oldani, sarà un’occasione per celebrare l’eccellenza culinaria e onorare coloro che, come Cassiano Dal Pozzo, hanno fatto del territorio una fonte di ispirazione e sviluppo
CASTELLO DAL POZZO
Castello Dal Pozzo, situato sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, a Oleggio Castello, vanta una storia che risale fino al IX secolo. Originariamente castrum romano, è stato riedificato nel XVII secolo dai discendenti della famiglia Visconti e trasformato poi nel XIX secolo in un elegante castello neogotico Vittoriano, un unicum in Italia, progettato dall’architetto Richard Popwell Pullan, cognato di William Burgess e seguace della scuola Augustus Pugin. Oggi è diventato un simbolo di eleganza grazie alla famiglia Dal Pozzo d'Annone. Castello Dal Pozzo è la perfetta combinazione di storia, eleganza e lusso moderno. Questo romantico resort, che comprende il Castello, il Palazzo e le Scuderie, offre 46 camere uniche, il ristorante gourmet “Le Fief”, l'American Bar, il “Dan Garden Lounge” e la piscina con il bistrò “Folia Life”. Il tutto immerso in 24 ettari di parco secolare all’inglese.
La Famiglia Dal Pozzo d’Annone da più di sei generazioni è custode del Castello Dal Pozzo. Oggi la proprietà è nelle mani dei tre fratelli, Oberto, Vittorio e Cassiano, mentre l’attività ricettiva è coordinata dagli eredi di Cassiano, Aimone e Guendalina, assieme a un team di professionisti altamente qualificato. L’ospitalità, da sempre elemento di distinzione per la famiglia, è reinterpretata in chiave moderna, al fine di offrire ai viaggiatori un’esperienza unica nel suo genere.
Castello Dal Pozzo si trova vicino all'aeroporto di Malpensa (25 minuti - 30 km), Lago Maggiore (2 km), Lago d'Orta (10 km) Stresa (15 km), Milano (60 km), Como (60 km) e Lugano (70 km).
Giacomo Tinti
PARMIGIANO REGGIANO: IL CONSORZIO FESTEGGIA AL TEATRO REGIO DI PARMA IL NOVANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE
ALLA PREGIATISSIMA PRESENZA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA
Nel corso della serata sono stati presentati in anteprima l’Archivio storico digitale del Consorzio e la nuova Identità sonora del Parmigiano Reggiano. Al Presidente della Repubblica è stato consegnato il riconoscimento “Coltello d’oro”.
Mercoledì 16 ottobre, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha celebrato il 90° anniversario della fondazione con una serata speciale al Teatro Regio di Parma alla pregiatissima presenza di Sergio Mattarella, presidente della Repubblica Italiana, a riconoscimento dell’importanza della Dop come prodotto fondante del patrimonio italiano e del valore dell’opera di chi ogni giorno partecipa alla sua creazione. L’evento, dal titolo 7 battiti, 90 anni di futuro, con la conduzione di Federico Quaranta, popolare personaggio televisivo e radiofonico della Rai, non è stato solo un momento per celebrare l’importante ricorrenza con tutti i caseifici soci, gli operatori della filiera, le autorità locali, i media nazionali e le rappresentanze degli enti economici della zona di origine, ma anche un’occasione per presentare due importanti progetti che saranno punti di riferimento per il futuro del Consorzio: l’Archivio storico digitale e la nuova Identità sonora del Parmigiano Reggiano. Nell’arco della serata la Gerardo Di Lella Grand Òrchestra ha suonato le note di alcune delle musiche più emblematiche che hanno fatto la storia degli ultimi 90 anni, dalle colonne sonore dei capolavori di Federico Fellini e Franco Zeffirelli a canzoni rappresentative della musica pop quali Figli delle stelle di Alan Sorrenti e Con te partirò di Andrea Bocelli. Dopo la consegna del dono “Coltello d’oro” al Presidente della Repubblica, una rappresentazione di alta oreficeria italiana realizzata in oro dell’iconico coltello a mandorla utilizzato per l’apertura della forma e per scagliare il formaggio, l’evento si è concluso con una cena presso il Complesso Monumentale della Pilotta.
L’Archivio storico digitale del Consorzio del Parmigiano Reggiano racchiude un patrimonio di materiali costituito da oltre 1.500 fotografie, 200 video, 3.000 documenti tra cui i verbali dei Consigli di amministrazione, rassegne stampa, pubblicazioni, disegni e illustrazioni, oggetti e merchandising. L’archivio include anche la storia della comunicazione del Consorzio, dai Caroselli dei primi anni Sessanta con protagonisti Giorgio Gaber e Francesco Mulé, fino alle campagne televisive e i manifesti pubblicitari. Sono inoltre disponibili le testimonianze della partecipazione del Consorzio alle Esposizioni internazionali di Parigi e New York negli anni Trenta. Un lavoro di ricerca e digitalizzazione importante, realizzato dall’azienda italiana Promemoria Group, che rende accessibili questi materiali a tutti coloro che vorranno approfondire la conoscenza di un prodotto che fa parte della vita di ogni italiano, per preservarne l’eredità e tenere memoria delle origini e delle tappe più significative della storia della Dop. Per accedere all’Archivio, basta andare sul sito: https://archiviostorico.parmigianoreggiano.com/it
L’Identità sonora del Parmigiano Reggiano, realizzata dall’agenzia italiana di audio branding BrandMozart e suonata in anteprima durante la serata, è un brano dal titolo 7 battiti che intende sottolineare come non solo il gusto, ma anche il suono abbiano caratterizzato da sempre la storia del Parmigiano Reggiano attraverso il rituale della “battitura”: il controllo di ogni singola forma per verificare la qualità del prodotto a opera di esperti denominati “battitori” mediante il tipico martelletto. Il tema principale, comprensibile e piacevole per simboleggiare la semplicità, genuinità e bontà della Dop, è inteso a rappresentare lo sguardo del Parmigiano Reggiano, rivolto all’indietro per non dimenticare le proprie origini millenarie e mantenere salda l’ancora delle tradizioni e della qualità, ma contemporaneamente proiettato nel futuro.
La serata è stata anche un’occasione per riflettere sull’importanza sociale del Parmigiano Reggiano. La Dop è infatti una risorsa economica che alimenta consumi per oltre 3 miliardi di euro all’anno, con 292 caseifici produttori, oltre 2.100 allevatori e conferenti latte, e una filiera produttiva che coinvolge oltre 50.000 persone. Il Parmigiano Reggiano è anche un baluardo della sostenibilità sociale, dato che contribuisce a fortificare l’economia e a preservare l’unicità della dorsale appenninica emiliana, ed è il più importante prodotto Dop ottenuto in montagna. Basti pensare che oltre il 21% della produzione totale, circa 861.000 forme, si è concentrata negli 83 caseifici di montagna, che impiegano oltre 800 allevatori. Ciò ha reso possibile il mantenimento di un’agricoltura in zone altrimenti abbandonate, invertendo una tendenza di decrescita che aveva colpito il comparto fino al 2014, e ha contribuito allo sviluppo di una società modernamente agricola e di un paesaggio riconoscibile e apprezzato sia dai suoi abitanti, sia dal circuito del turismo di qualità. Inoltre, il Consorzio è da sempre un attore in prima fila nella promozione delle Indicazioni geografiche come strumento di sviluppo del settore agroalimentare in Europa, a partire dalla conferenza di Stresa del 1951 fino alla stesura dei recenti regolamenti comunitari sulle Indicazioni geografiche. Oggi il Consorzio costituisce un modello di cooperazione per la gestione del bene comune legato all’IG studiato e imitato da tantissime comunità italiane ed estere.
«Siamo fieri che il Presidente della Repubblica ci abbia onorato della sua presenza in questa serata che non è solo una ricorrenza, ma un’occasione per rivivere insieme quella che è stata la nostra storia e scrivere insieme le pagine del nostro futuro», ha dichiarato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano. «Il Consorzio fu fondato il 27 luglio 1934 da 28 produttori animati da una formidabile intuizione: quella di raggiungere obiettivi irraggiungibili dai singoli, grazie all’azione comune. Questo è il perno della nostra storia, il saper “fare insieme” che ha legato i produttori della comunità del Parmigiano Reggiano e ci ha permesso di attraversare e superare le grandi sfide della storia del nostro Paese: dalla Seconda guerra mondiale alla ricostruzione del Dopoguerra; dal terremoto in Emilia del 2012 al Covid. Questo è il più grande insegnamento che viene dal passato e che deve ora guidarci verso gli anni a venire. Questa sera abbiamo preso un impegno, a nome di tutti i produttori e lavoratori della nostra comunità, dinnanzi al Presidente della Repubblica: quello di affrontare le sfide di oggi e del futuro con rinnovata convinzione nella nostra azione basata sul “fare insieme”, che ci ha premiato fino ad oggi. Consapevoli che questa non è solo un’opportunità per tutti noi, ma anche una responsabilità per il ruolo di portabandiera e di esempio che ricopriamo per una parte assolutamente rilevante di imprese, lavoratori e cittadini italiani. Un ruolo che eserciteremo con un’attenzione particolare agli aspetti che ci stanno più a cuore: il rispetto per il territorio, la sostenibilità ambientale e sociale, l’attenzione maniacale alla qualità che contraddistingue da sempre il nostro prodotto. Evviva il Parmigiano Reggiano!».
Fabrizio Raimondi
VIA LIBERA ALLA ZONAZIONE DEL VINO DELL’ALTO ADIGE: IDENTIFICATE E RICONOSCIUTE 86 UNITÀ GEOGRAFICHE AGGIUNTIVE (UGA)
Con la conferma ufficiale, arrivata in queste ore da parte del Ministero, di 86 singole zone documentate fin nei minimi dettagli, il settore vinicolo dell’Alto Adige compie un ulteriore passo in direzione dell’unicità.
La zonazione, inoltre, assicura che in futuro in ciascuna delle zone identificate venga coltivato il vitigno ottimale, che venga adottata una riduzione della quantità di raccolto e che venga garantita a consumatrici e consumatori la provenienza del vino, ovvero il vigneto nel quale sono cresciute le uve.
Grazie al riconoscimento - da parte del Ministero dell’agricoltura (MASAF) - la zonazione in Alto Adige ottiene, da oggi, uno status giuridico speciale. Di conseguenza, la specifica zona – per esempio Gries, Mazon, Eppan Berg o Brenntal, per citare solo alcune delle 86 ufficialmente riconosciute – potrà in futuro essere indicata in etichetta come “Unità Geografica Aggiuntiva” – UGA – al fianco della denominazione “Alto Adige DOC”.
Si tratta della conclusione definitiva di un impegnativo iter di approvazione avviato dal Consorzio Vini Alto Adige già diversi anni fa. “Nelle varie località vinicole sono state formate commissioni composte da agronomi, enologi, viticoltori, produttori ed esperti di storia della viticoltura”, afferma il presidente del Consorzio Vini Alto Adige nonché presidente della Cantina Kurtatsch Andreas Kofler. “A loro è stato assegnato il compito di suddividere le varie zone e decidere quali fossero i vitigni più adatti alle varie parcelle”.
Una suddivisione complessa
Alla base del concetto di zonazione c’è la consapevolezza che la qualità delle uve e del vino è condizionata innanzitutto dal terroir e dal microclima, oltre che dall’altitudine, dalla pendenza del terreno, dall’irraggiamento solare, dalle correnti ascensionali calde, dalla circolazione dell’aria e dalle precipitazioni. Di conseguenza, per definire delle zone omogenee, sono stati valutati dati relativi al microclima, all’irraggiamento solare, all’ombreggiatura, all’altitudine e alle peculiarità del terreno.
“Abbiamo attribuito enorme importanza anche al legame che queste zone hanno con la storia. Grazie al Catasto Teresiano della metà del XVIII secolo siamo stati in grado di risalire ai nomi storicamente attribuiti alle zone di coltivazione”, so
ttolinea il vicepresidente del Consorzio Vini Alto Adige nonché titolare della Tenuta J. Hofstätter di Termeno Martin Foradori.
Definiti i vitigni e ridotte le quantità
Oltre alla zonazione geografica, sono stati definiti anche i vitigni più adatti alle singole parcelle. “È importante precisare che il viticoltore potrà comunque continuare a coltivare, anche nelle UGA definite, i vitigni ammessi in Alto Adige”, spiega Eduard Bernhart, direttore del Consorzio Vini Alto Adige. “Tuttavia, a poter essere identificati come vini da unità geografica aggiuntiva, saranno solo quelli prodotti da varietà selezionati dagli esperti. A seconda della UGA, possono anche esserci fino a cinque vitigni diversi, ma ci sono UGA per le quali sono stati selezionati solo uno o due vitigni”, precisa Bernhart.
“Con una riduzione della quantità del 25 per cento rispetto alla quantità ammessa per la DOC Alto Adige, ci assicuriamo anche che la qualità di questi speciali vini subisca un ulteriore incremento”, afferma Andreas Kofler. E Martin Foradori aggiunge: “Il nostro obiettivo è portare nella bottiglia le speciali caratteristiche delle diverse zone. ‘Terroir’ non deve essere solo un concetto per il marketing, ma deve essere riconoscibile anche nel bicchiere”.
Un aiuto al consumatore finale
Un’ulteriore novità è rappresentata dal pittogramma specificamente realizzato dal Consorzio Vini Alto Adige. In etichetta, oltre all’indicazione della zona, il produttore è tenuto a riportare anche questo pittogramma. In questo modo, in futuro, consumatrici e consumatori avranno la possibilità di distinguere questi vini dal resto dell’offerta vinicola.
Andreas Kofler conclude delineando anche la visione perseguita dal settore vitivinicolo altoatesino con questa zonazione: “Se – come già avvenuto per i modelli adottati da altre famose zone vinicole – il nostro progetto riuscirà ad affermarsi, queste zone potranno diventare sinonimo di grandi vini, unici e inconfondibili”.
Simonetta Gerra
FESTA DELL'OLIO E DEL VINO NOVELLO 2024 (XXIV EDIZIONE)
|
|
|
|
ARRIVA A TREVISO INCROCI DI CULTURA
L’EVENTO DI AIS VENETO DEDICATO AGLI INCROCI MANZONI
L’appuntamento, in programma domenica 20 ottobre al polo museale di Santa Caterina, porterà in degustazione oltre 150 vini di 47 produttori
Treviso ospita la prima edizione di Incroci di cultura – I vini del Professor Manzoni e altri autoctoni, l’evento di AIS Veneto dedicato ai vini ottenuti dagli Incroci Manzoni, celebri vitigni creati dal Professor Luigi Manzoni negli anni ’30, con un focus speciale sul Manzoni Bianco. La manifestazione si terrà domenica 20 ottobre al polo museale di Santa Caterina e vedrà la partecipazione di 47 produttori da tutto il Veneto e da altre regioni con oltre 150 vini da 30 diverse varietà. A completare il programma, tre masterclass per scoprire la storia, le espressioni territoriali e le diverse tipologie di Incrocio Manzoni.
I banchi d’assaggio, aperti dalle 10.00 alle 18.30, offriranno un’opportunità di confronto e dialogo diretto con i produttori. Ad arricchire l’esperienza, nel chiostro piccolo sarà allestita un’area dedicata a selezionate specialità gastronomiche artigianali.
La prima masterclass, Gli Incroci e la storia, alle ore 11.00, sarà un’occasione per conoscere le origini, il territorio e le caratteristiche degli Incroci Manzoni con una degustazione guidata di sette referenze a cura dei docenti dell’ISISS G.B. Cerletti Sabino Gallicchio e Silvano Cattelan e del presidente di AIS Veneto Gianpaolo Breda. Alle 14.00 sarà la volta de Il Manzoni Bianco nella Doc Piave e Venezia, un approfondimento guidato dalla Sommelier e delegato AIS di Venezia Lorena Ceolin sulle espressioni dell’entroterra veneziano e della pianura trevigiana, che esplorerà la ricchezza e la diversità di questa varietà attraverso la descrizione dell’ecosistema viticolo e la degustazione di sei vini. Chiuderà la giornata, alle 16:30, Il Manzoni Bianco tra territori e annate, un incontro a cura di Lorena Ceolin che saprà analizzare il percorso storico e la rilevanza attuale nel panorama enologico regionale e nazionale del Manzoni Bianco attraverso l’assaggio di sette etichette.
“Dopo la manifestazione dedicata al Raboso dello scorso anno, siamo orgogliosi di proseguire i nostri approfondimenti con un evento dedicato agli Incroci Manzoni e di riscontrare una così ampia partecipazione dei produttori – dichiara Gianpaolo Breda, presidente di AIS Veneto –. La ricerca fatta dal Professor Luigi Manzoni ha lasciato un segno nel panorama enoico veneto. Con Incroci di cultura vogliamo offrire uno spazio di confronto unico sull’attualità e la rilevanza di questi vini, che continuano a sorprendere per modernità e versatilità”.
“Incroci di cultura è un progetto che si concretizza dopo diversi anni di pianificazione – aggiunge Wladimiro Gobbo, delegato AIS di Treviso –. Il nostro obiettivo è stato fin da subito quello di promuovere e far conoscere le eccellenze vitivinicole del territorio. La delegazione trevigiana ha lavorato con grande passione e dedizione all’organizzazione dell’evento, coinvolgendo l’Istituto G.B. Cerletti e professionisti del settore, nella consapevolezza che il vino rappresenta molto più di un semplice prodotto, ma è un veicolo di cultura, tradizione e legame con la terra”.
Tutte le masterclass si svolgeranno nella Sala Coletti, avranno una durata di un’ora e mezza e prevedranno un ticket di 10 euro, acquistabile online o in loco, previa disponibilità di posti.
Per partecipare all’evento è necessario un biglietto di ingresso del costo di 15 euro per i non soci e di 12 per i soci AIS, acquistabile online al sito https://we.aisveneto.it/eventi/Incrocidicultura o direttamente alla manifestazione.
Chiara Brunato
BARBARA BRAGHIN: LE MIE CURVE NEL CORTOMETRAGGIO “IL DITO E LA LUNA” E, OVVIAMENTE, “MI STIMO CON STILE”
“Sono felicissima che, anche le donne con le curve, siano all’interno del cortometraggio “Il dito e la luna”, regia di Rossella Bergo di Porto Tolle, produzione Clownessa Film. E devo dire che l’esperienza è stata fantastica” le parole di Barbara Braghin, giornalista e blogger di Porto Viro, che nel progetto ha interpretato una delle modelle curvy. “Il mio sogno, cioè quello di fare la modella si è realizzato e quando Rossella Bergo mi ha parlato della sua idea non ho esitato ad accettare – continua Barbara -. Ma la mia visione di curvy comprende anche altri progetti come la mia frase “Mi stimo con stile” dove invito tutti ad avere autostima, a volersi bene, e di trovare un proprio stile. Ad esempio, io indosso spesso vestiti di colore fucsia, oppure gli accessori o il rossetto. Insomma, bisogna fare il possibile per piacersi e per trasmettere agli altri positività e voglia di fare tante cose. Di non lasciarsi mai andare e di trovare sempre la forza di scovare cose nuove e divertirsi. E soprattutto fare tutto con il cuore e con la passione. Io la forza l’ho trovata perdendo peso, così facendo mi sono amata di più perché mi vedo più bella”. Ma tornando al cortometraggio “Il dito e la luna”; dove la protagonista è Katia Ricciarelli nel ruolo di Bianca, insieme all’attore Samuele Spada di Rovigo nel ruolo di Tommaso; ha ricevuto molte nomination a vari festival italiani e internazionali e ha preso anche diversi premi. E nei giorni scorsi, la regista Rossella Bergo, Barbara Braghin e Samuele Spada sono stati al Caorle Film Festival dove il corto ha ricevuto il premio “Miglior Scenografia”, è stata quindi premiata la scenografa Graziana Bergo di Porto Tolle. Inoltre, il cast del corto ha partecipato al Ferrara Film Festival con la presenza di Katia Ricciarelli. Ci sono state interviste allo spazio Mazda Lounge dove Bergo, Ricciarelli, Braghin e Spada hanno commentato “Il dito e la luna”. Le tematiche affrontate nel cortometraggio spaziano dalla creatività all’orientamento sessuale, dal diverso alla solitudine, dall’arte della moda al turbamento e al malessere di chi non può esprimersi (Tommaso) e di chi è schiavo della propria mentalità (Bianca). La storia appare semplice ma scavando si possono intravvedere altre tematiche come la presenza schiacciante del patriarcato che, in modo trasversale, influenza Bianca nelle decisioni della vita. Esiste un legame invisibile tra persone che per un motivo o per un altro non rientrano nei canoni considerati ‘giusti’ dalla società. È come un riconoscersi, uno stato empatico tra chi vive le stesse emozioni per non essere mai all’altezza delle aspettative degli altri. Una silenziosa condivisione di quell’intimo malessere si esprime tra Tommaso, il figlio di Bianca, e le operarie esuberanti della sartoria che si trasformeranno poi in curvy model. Al tempo stesso il progetto filmico intende evidenziare che anche laddove non sembra esistere spazio per l’arte e la creatività queste spingono a tal punto da trasbordare. Non c’è modo di silenziare quell’impeto dettato dall’anima di un talento e, in un ambiente culturalmente poco fertile, ecco fiorire la creatività in tutto il suo splendore, senza codici prestabiliti e regole imposte. Il cortometraggio intende focalizzare l’attenzione su come, ancora oggi, pregiudizi, credenze radicate in modelli di pensiero ormai sorpassati, tabù, ecc. possano inficiare la vita stessa di chi li subisce. Il non sentirsi accettati, compresi, accolti provoca un intenso disagio che può manifestarsi in vari modi.