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Recensioni

ARCHITETTURA, VINO E CONVIVIALITÀ: L’ARTE TORNA IN MOSTRA ALL’ANTICA CASA VINICOLA SCARPA

 

SABATO 13 NOVEMBRE NELL’AZIENDA DI NIZZA MONFERRATO (AT) INAUGURA l’ESPOSIZIONE «CONVIVIUM» DELL’ARTISTA FRANCESCO CAMPESE. RESTERÀ APERTA FINO AL 15 GENNAIO 2022

 

Gli spazi architettonici ripensati senza la figura umana, gli oggetti che diventano protagonisti e fanno riflettere sul tema della convivialità: questi i temi attorno a cui ruoterà la nuova mostra d’arte «Convivium» che sarà inaugurata sabato 13 novembre, alle 18,30, all’Antica Casa Vinicola Scarpa di Nizza Monferrato (At). L’esposizione sarà aperta, su prenotazione, fino al 15 gennaio 2022.

«Dopo “Calici e tessuti”, allestimento estivo che ha inaugurato la fine dei lavori di restauro della cantina - dice Riikka Sukula, general manager Scarpa - rinnoviamo il nostro percorso di ricerca e commistione di arte/vino. Per il 2022 abbiamo in programma altre tre mostre d’arte: il nostro ampio salone, appena restaurato, si apre e si trasforma in una galleria artistica per dare spazio e supportare giovani artisti italiani e internazionali».

In esposizione, questa volta, le opere del giovane artista campano Francesco Campese che, nel corso della sua ricerca creativa e di riflessione dopo il lungo periodo di assenza di socialità obbligata, ha ripensato e tradotto in arte il concetto di «vuoto» e il tema degli spazi di aggregazione esenti dalla figura umana. Campese reinterpreta così le opere dei grandi maestri del passato: manifesto della mostra di Casa Scarpa è l’opera «Dopo l’ultima cena», realizzata in occasione di Expo Milano 2015, che spoglia il celebre affresco di Leonardo di uomini e vivande, lasciando il tavolo vuoto e l’architettura attorno e ponendo l’attenzione sul tema della convivialità e del tavolo come simbolo di socialità e condivisione.

«Le opere di Campese – commenta Matteo Chincarini, curatore della mostra - trasportano in una atmosfera fantasiosa fatta di architetture statiche, sospese, in attesa dei suoi protagonisti. Scenografie abbandonate di un vecchio set cinematografico o di un teatro che aspetta i suoi attori. Un vento freddo e rigido accompagna il visitatore mentre osserva i suoi lavori, precisi per tecnica e attenti ai dettagli naturalistici. Paesaggi metafisici e forme sospese creano nello spettatore curiosità e attenzione per andare aldilà del dipinto. Una tecnica studiata, velata e costante che trasmette sicurezza e una visione dell’artista netta e ben salda».

La visita alla mostra è compresa nella degustazione. Si prenota sul sito www.scarpawine.com

 

Francesco Campese: nato ad Avellino nel 1986 si è trasferito a Roma per seguire il corso di pittura tenuto da Giuseppe Modica all’Accademia di Belle Arti. Durante gli studi gli interessi si focalizzavano sempre più sull’aspetto figurativo, andando ad indagare la realtà. Nel 2011, dopo l’Accademia, ha lavorato a una lunga serie di opere che partendo da scenari urbani trascendevano la realtà dando luogo a misteriose strutture architettoniche. Nel 2015 sono nati i primi lavori sull’interpretazione di opere dei grandi maestri del passato (ad esempio l’ultima cena di Leonardo, l’annunciazione di beato angelico o lo studiolo di Antonello da Messina), svuotate da ogni elemento dall’artista ritenuto superfluo compresa la figura umana: l’architettura diventa soggetto. Oggi, dopo infinite sperimentazioni, la ricerca si è concentrata sull’aspetto intrinseco della pittura; a prescindere dal soggetto, la sua fonte di ispirazione è la realtà visibile. Il tempo, la caducità delle cose, la storia sepolta sotto sedimenti di materia, sono punti di riflessione che hanno sempre suscitato interesse nell’artista. Del tutto analogo risulta essere il suo modo di fare pittura che va a cercare un’immagine attraverso stratificazioni di colore, e allo stesso tempo a scavare in esse facendo trasparire le tracce sottostanti.

 

ANTICA CASA VINICOLA SCARPA – LA GEMMA DI NIZZA MONFERRATO

Fondata nel 1854 a Nizza Monferrato, nell’Astigiano, dal veneziano Antonio Scarpa, la storica cantina Scarpa ha da sempre messo al centro della propria attività la produzione e la vinificazione delle uve più nobili delle zone di Monferrato e Langa: in particolare la Barbera e il Nebbiolo per Barolo e Barbaresco. Grande attenzione viene riservata tradizionalmente ai vini da uve autoctone come freisa, ruché, brachetto, dolcetto.

Un’azienda che oggi prosegue lungo la via segnata da Mario Pesce, enologo nicese che dagli anni ’40 contribuì a rendere Scarpa ciò che è oggi, creatore di una delle etichette di riferimento nel mondo della Barbera, La Bogliona.

Terroir e cultura è il binomio che guida l’attività della cantina, con l’adozione di pratiche di sostenibilità nei vigneti e la scelta di lunghi tempi di affinamento in cantina. Nelle cantine Scarpa a Nizza Monferrato si possono trovare bottiglie rare e vini risalenti fino alla vendemmia del 1962.

Un’esperienza unica che comprende anche tre vermouth: ricette storiche per il Bianco e il Rosso con l’utilizzo di erbe locali e l’uso di Moscato d’Asti docg, e un nuovo prodotto assoluta novità sul mercato: un vermouth extra-dry non filtrato.

 

SCARPA IN NUMERI:

VIGNETI: 22 ettari (il corpo principale attorno al podere I Bricchi nella zona di Nizza Monferrato oltre alle recenti acquisizioni di 2 ettari a Verduno, nel cru Monvigliero e 2 ettari a Neive, cru Canova).

BOTTIGLIE PRODOTTE: 120mila ogni anno

REFERENZE:
Barbera d’Asti Docg Casa Scarpa; Barbera d’Asti Docg I Bricchi; Barbera d’Asti Superiore Docg La Bogliona

Nebbiolo d’Alba Doc Bric Du Nota; Barbaresco Docg Tettineive; Barolo Docg Tettimorra; Dolcetto d’Acqui Doc; Monferrato Doc Freisa

Monferrato Rosso Doc Rouchet; Vino Rosso Selva Di Moirano; Brachetto d’Acqui;

Vermouth di Torino Rosso; Vermouth Bianco; Vermouth Extra-Dry Non Filtrato

Moscato d’Asti Docg Tacco 12 

 

Fiammetta Mussio

LÖWENGANG UVAGGIO STORICO, DA VITI DI 140 ANNI

 

Il rosso LÖWENGANG della Tenuta Alois Lageder torna sul mercato con l'annata 2018 in una veste tutta nuova e con un nuovo nome

Pronta per il lancio anche l’edizione RARUM 2021, con il LÖWENGANG Cabernet delle annate 1996, 1998, 2003, 2005, 2007 e 2010

 

Con il lancio dell’annata 2014, il rosso LÖWENGANG ha festeggiato il 30esimo anno dall’inizio della sua produzione e anche un’importante novità, che lo ha reso ancora più unico nel panorama enologico: per la prima volta è stato vinificato partendo da uve con un DNA di oltre 140 anni.  Torna quest’anno con la 2018 e “ribattezzato” LÖWENGANG Uvaggio storico.

Le uve per questo vino sono raccolte in vigneti tra i più vecchi dell’Alto Adige, situati nell’omonimo maso a Magrè, appartenente alla famiglia Lageder dal 1934. Il loro impianto risale però agli anni intorno al 1875, quando il proprietario dell’epoca, il conte Melchiori, piantò le parcelle di Magré con Carménère, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon. I vigneti, inoltre, si trovano in un’area particolarmente vocata alla vite, su un conoide detritico ai piedi di ripide pareti rocciose che proteggono le piante e creano condizioni climatiche miti e ottimali. 

Per mantenere e tramandare il tesoro di questo DNA unico alle future generazioni, qualche anno fa le viti, dopo una selezione massale per scegliere quelle che davano migliori caratteristiche ai vini, sono state moltiplicate, innestate e piantate negli stessi vigneti. Il LÖWENGANG Uvaggio Storico è quindi un assemblaggio di uve di viti vecchie e giovani, tutte con lo stesso DNA.

Con il LÖWENGANG Uvaggio storico coroniamo un progetto che intende preservare un patrimonio storico da un lato e alzare ulteriormente l’asticella della qualità dei nostri vini.  Abbiamo realizzato qualcosa di unico, perché rispetto alle viti giovani, che danno al vino forza e freschezza, le vecchie viti affascinano con la loro saggezza e danno al vino complessità e un'incredibile armonia", spiega Alois Clemens Lageder.

"Il successo qualitativo di questo progetto si è concretizzato con l'annata 2014 e proseguirà nei prossimi anni. Per questo abbiamo deciso di evidenziare in etichetta, a partire da quest’anno, l’Uvaggio storico che contraddistingue questo nuovo percorso", aggiunge Helena Lageder, responsabile della comunicazione e del marketing nell'azienda di famiglia.

Per la rigorosa selezione delle uve, il LÖWENGANG Uvaggio Storico 2018 è disponibile in quantità molto limitate.

 Questo vino sarà anche protagonista della collezione RARUM 2021.Ogni anno la Famiglia Lageder seleziona per l’assortimento RARUM il vino e le annate con le caratteristiche migliori, risultato delle degustazioni interne all’Azienda. Per la prestigiosa edizione 2021 sono state selezionate le annate 1996, 1998, 2003, 2005, 2007 e 2010 del LÖWENGANG Cabernet, racchiuse in un prezioso cofanetto in legno.

 

Simonetta Gerra

LA SCOLCA. PROTAGONISTA DEL LIFESTYLE INTERNAZIONALE

 

 

La Scolca è ancora protagonista del lifestyle internazionale consolidando partnership storiche con cui i più famosi brand del lusso del mondo dello sport, dei motori e della nautica con cui condivide valori e posizionamento.

Nel corso degli ultimi 3 mesi La Scolca ha infatti partecipato al Berenberg German Polo Masters di Sylt (uno dei più importanti tornei di Polo europei) e alla presentazione della Continental GT Speed della Bentley nella splendida cornice del giardino di Cova in Via Montenapoleone a Milano.

 Inoltre La Scolca ha accompagnato Ferretti Group nel boatshow di Cannes, nel ritorno alla 61° edizione del Salone Nautico di Genova in programma dal 16 al 21 settembre 2021 e nello Yacht Show di Monaco dove ha presentato i suoi meravigliosi yacht e le eccezionali new entry di una flotta sempre più ricca e variegata. 

 

 

 

LA TECNOLOGIA NEI CONTESTI DI EMERGENZA:  COME IL DIGITAL MAPPING PUÒ AIUTARE L'INTERVENTO UMANITARIO 

 Sabato 30 ottobre, ore 11.00 

Palazzo della Borsa, Sala delle Grida  

Via XX Settembre, 44 - Genova 

 

Anche quest’anno Medici Senza Frontiere (MSF) partecipa al Festival della Scienza di Genova, con l’evento “Digital mapping e azione umanitaria. L’esperienza di Medici Senza Frontiere”. L’incontro, attraverso la presentazione del progetto Missing Maps di MSF, sarà l’occasione per conoscere le potenzialità offerte dalla tecnologia in campo umanitario e come un sistema di mappatura digitale consenta di intervenire in modo tempestivo ed efficace in contesti di emergenza. 

A discuterne saranno Chiara Montaldo, medico infettivologo con ampia esperienza in contesti di crisi; Jana Bauerová, responsabile comunicazione Missing Maps per MSF e Jean-Pierre Weza, esperto in sistemi informativi geografici per MSF. Il dibattito sarà moderato da Mattia Crivellini, autore, divulgatore scientifico e Direttore di Fosforo, Festa della Scienza di Senigallia.  

“Il progetto Missing Maps ha permesso di coinvolgere oltre 28.000 volontari per raccogliere dati utili a mappare molti dei paesi in cui interviene MSF” afferma Jana Bauerová. “Con le mappe generate possiamo pianificare le operazioni in modo più efficace e individuare più facilmente i luoghi in cui vive la popolazione che vogliamo aiutare. Ad esempio, siamo riusciti a supportare le attività mediche durante l’epidemia di Ebola in Repubblica Democratica del Congo e durante lo scoppio dell'epidemia di febbre dengue in Honduras e abbiamo anche monitorato le vaccinazioni contro il morbillo in Ciad”. 

 

Le équipe di MSF e di altre organizzazioni umanitarie si trovano spesso a dover lavorare in zone remote in cui la mancanza di mappe dettagliate rende ancor più difficile pianificare gli spostamenti per raggiungere i pazienti o monitorare epidemie edeffettuare campagne vaccinali. Grazie al progetto Missing Maps, chiunque può dare il proprio contributo, accedendo al sito (www.missingmaps.org/events/) e registrandosi a uno dei vari “Mapathon” - maratone di mappatura online - in cui un team di mappatori esperti spiega ai volontari come mappare le aree più vulnerabili dei paesi a basse risorse e fornire dati aggiornati alle organizzazioni non governative.  

“Un giorno, mentre tornavo al villaggio per salutare la mia famiglia, ho incontrato casualmente Janet, una giovane volontaria che stava mappando l’area di una comunità locale, dove le ragazze vivono in ambienti vulnerabili e sono spesso vittime di violenza di genere e di mutilazioni genitali femminili. La sua storia mi ha ispirato molto e così ho deciso di iniziare anch’io a mappare le aree fragili della mia comunità e mettere le mie conoscenze tecnologiche a disposizione di nuovi volontari” racconta Herry Kasunga, mappatore volontario che vive in Tanzania. 

 

È possibile partecipare all’evento in presenza o seguirlo in streaming. Maggiori informazioni alla pagina:  www.festivalscienza.it/site/home/programma/info-utili.html  

 

Missing Maps Project nasce sette anni fa, dalla collaborazione tra MSF, il team umanitario di OpenStreetMap, la Croce Rossa americana e la Croce Rossa britannica con l’obiettivo di mappare le zone più remote e vulnerabili di paesi a basse risorse, spesso non segnalate sulle mappe più comuni, e fornire dati aggiornati alle organizzazioni non governative che vi operano. Dalla collaborazione sul campo in occasione del terremoto in Nepal del 2015, è nato un software open source che consente di dividere un progetto di mappatura di grandi dimensioni in progetti più piccoli da assegnare a singoli mappatori. Grazie a questo sistema, solo nel 2021, sono stati mappati 501 progetti di MSF e aggiunti 5 milioni di edifici in 28 paesi. 

Il Gruppo MSF di Genova nasce nel 2011 grazie alla stretta collaborazione con gli operatori umanitari locali. Nel corso degli anni, ha creato una rete di contatti con le altre associazioni del territorio, le istituzioni culturali e gli Enti locali, promuovendo iniziative di sensibilizzazione ed eventi di raccolta fondi nei principali luoghi di aggregazione della città. Negli ultimi anni sono state avviate collaborazioni con la Fondazione Cultura a Palazzo Ducale e all’interno di manifestazioni locali di rilievo, tra cui l’Andersen Festival a Sestri Levante. Il gruppo è composto da persone di età e professionalità diverse, ed è alla ricerca di nuovi appassionati volontari. Per maggiori informazioni su come diventare volontario: 

Facebook: https://www.facebook.com/msf.genova 

E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  

 

Sara Maresca, 346 6196480, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

30 E 31 OTTOBRE, TAPPA DEL GRAND TOUR DELLE MARCHE AI PIEDI DEI MONTI SIBILLINI

La mela rosa è donna! Al via la festa del frutto di montagna ancestrale

Ci sono tanti motivi per scegliere di fare una visita a Montedinove nell’ultimo week end di ottobre: il policromatico foliage dei boschi a ridosso del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, un borgo delizioso che sembra uscito da un set televisivo, la cordialità della comunità locale che ti fa sentire cittadino temporaneo in un batter d’occhio. Ma soprattutto c’è lei, antica e misteriosa: la “signora” mela rosa, indiscussa protagonista di Sibillini in Rosa, una manifestazione dedicata a questo prelibato frutto plurimillenario, giunta all’undicesima edizione, che si svolge nel fine settimana del 30 e 31 ottobre a Montedinove, appunto, in provincia di Ascoli Piceno, nell’estremo limite meridionale delle Marche.

Presso gli stand gastronomici allestiti all’interno del suggestivo centro storico sarà possibile assaggiare i piatti di stagione e le ricette tradizionali del territorio realizzate, non solo con la mela rosa, ma anche con gli altri doni del bosco e della campagna. Il mercatino dei prodotti tipici, invece, è il regno dei frutti della terra e di autentiche specialità introvabili al di fuori di questo esclusivo territorio. La festa sarà animata dalla rassegna “Sibillini in arte”, con performance di artisti di strada. 

Sabato e domenica mattina sono in programma due importanti approfondimenti dedicati, il primo all’unicità della mela rosa ed alle sue incredibili proprietà, mentre l’altro alle aree interne d’Italia, veri e propri forzieri di vita salubre.

Il clou dell’evento è atteso per domenica pomeriggio, con gli sbandieratori ed i musici della storica Quintana di Ascoli Piceno e con un inedito cooking show proposto dall’Accademia di Tipicità, che vedrà protagonista Maria Vittoria Griffoni, “in arte” La Cheffa, estrosa cuoca e globetrotter particolarmente apprezzata per il suo stile di cucina natural da Jovanotti, al punto da volerla al suo fianco durante le tournée. Con lei si esplorerà la versatilità della mela rosa in cucina, in un colloquio goloso… da donna a donna, che promette curiose sorprese!

Promossa dall’Amministrazione comunale del suggestivo borgo dell’Ascolano, Sibillini in Rosa è una tappa del Grand Tour delle Marche, il circuito di eventi di Tipicità ed ANCI Marche che, grazie alla partnership progettuale con Banca Mediolanum, è stato inserito su AWorld, l’app selezionata dalle Nazioni Unite a supporto della campagna contro il cambiamento climatico ActNow.

Stimolare comportamenti quotidiani che minimizzino l’impronta ambientale e sensibilizzino sugli aspetti sociali, utilizzando la bussola degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 ONU: questa la mission dell’app, che dopo soli 10 mesi dal lancio ha già promosso, in tutto il mondo, oltre 3 milioni di azioni individuali virtuose. Diventando membro del “Team Grand Tour delle Marche”, si partecipa alla challenge AWorld anche a Montedinove, scoprendo gli eventi e contribuendo al raggiungimento dell’obiettivo della sfida: 30.000 buone azioni entro il 14 novembre (Diventa un membro del team).

Tutte le info sulla manifestazione su: www.tipicitaexperience.it.


Angelo Serri 

LA VENDEMMIA DELLA RIPARTENZA!

 

   di Claudia Paracchini

 

Una vendemmia insolita per concentrazione dei tempi di maturazione e raccolta delle uve in Casa Vinicola Fazio.

La vendemmia 2021 di Casa Vinicola Fazio è cominciata con un leggero anticipo per la raccolta delle uve per le basi spumante , oggi parte importante dell'azienda trapanese ma anche espressione del territorio della DOC Erice.

L'andamento climatico dell'annata è risultato abbastanza regolare sino a fine luglio per poi caratterizzarsi con innalzamento delle temperature nella prima decade di agosto che sulle uve rosse ha richiesto un ulteriore passaggio di diradamento.  Una elevata piovosità nei mesi di marzo e di aprile ha consentito di ripristinare le riserve idriche nei suoli con più scheletro, permettendo alle piante di non andare in eccessivo stress. 

Un quadro complessivo soddisfacente che offre uno scenario più che interessante per la qualità, con uve sane e integri , acini leggermente più piccoli rispetto alla norma e per un incremento di produzione sulla vendemmia 2020 ( la più improduttiva nella storia recente della Sicilia ) . La raccolta dei grappoli è iniziato il 3 agosto per le basi spumante a bacca bianca , Grillo e  Cataratto  per gli autoctoni,  Chardonnay e Muller Thurgau per gli internazionali . Si è  proseguito con un'accelerazione rispetto ai tempi previsti per i vini fermi.sempre a bacca bianca e anche gli over ossi anticipato leggermente la maturazione in questo caso richiedendo un'intensificazione delle squadre di raccolta sia nel numero dei partecipanti che nel tempo impiegato ncon un anticipo dell'arrivo in vigneto di circa un'ora la mattina presto.

La raccolta delle varietà a bacca nera è iniziata con gli internazionali Merlot e Syrah  per terminare poi con le uve di Cabernet Sauvignon e Nerello Mascalese.

" Tempi di vendemmia più stretti e anticipati rispetto alla norma buona qualità tra i filari soprattutto per i bianchi ed alcuni rossi , questa è la sintesi più autentica della nostra vendemmia nell'areale  della DOC di Erice e nell'area trapanese "- queste sono le parole di Lilly Fazio Amministratore Unico di Casa Vinicola Fazio -"una vendemmia insolita per l'accorciamento dei tempi di maturazione e quindi raccolta concentrata in poco tempo e organizzazione delle lavorazioni in cantina veramente importante. Siamo fiduciosi, sarà una vendemmia da ricordare per il grande impegno profuso e anche per la qualità dei vini che ne nasceranno. Ci sono tutte le premesse! " conclude Lilly Fazio 

Premesse per una buona annata e per una vendemmia della ripartenza! 

ANTEPRIMA: CANTINA BOLZANO PRESENTA LA CUVÉE BIANCA BIO "LAVEN"

Qualità e sostenibilità sono concetti cardine da sempre legati al nome di Cantina Bolzano. Una sintesi perfetta è condensata nell'ultimo nato tra le etichette della prima cooperativa vinicola certificata CasaClima d'Italia: il vino bio "Laven", nuovo ambasciatore di una filosofia che permea la tradizione d'eccellenza di Cantina Bolzano.  

"Crediamo fortemente che la produzione di vini contemporanea e di alta qualità debba essere il più possibile attenta alla natura ed esercitare un'azione rispettosa e gentile", spiega l'enologo, Stephan Filippi. Con questo convincimento, ha avviato già diversi decenni fa con i membri dell'azienda il suo progetto di vigneto "green", puntando non solo a incrementare la qualità del prodotto finale, ma anche a garantire che la coltivazione procedesse di pari passo con la natura e includesse aspetti fondamentali quali il benessere del suolo e la preservazione dell'habitat. "Accompagniamo le uve durante il loro processo di maturazione con cure quotidiane maturate in decenni di esperienza per ridurre al minimo gli interventi sulle viti".

 

Filippi segue questo credo anche nei successivi processi di lavorazione in cantina. "Sfruttando la naturale forza di gravità, lasciamo che l'uva scivoli dolcemente dal punto più alto a quello sottostante, livello per livello per cinque piani, per un totale di 35 metri. Questo preserva intatte le caratteristiche naturali delle singole varietà e le risorse - umane ed energetiche - non vengono sprecate inutilmente in nessuna fase". La modernissima sede della Cantina di Bolzano è stata inaugurata tre anni fa, rendendola la prima cooperativa di viticoltori in tutta Italia a ricevere il sigillo di certificazione CasaClima per l'efficienza e l'ottimizzazione energetica. Inoltre è stata recentemente installata una stazione di ricarica per auto elettriche che può essere utilizzata liberamente dai clienti per tutto il tempo della loro visita alla cantina, allo shop Vinarius e alla sala di degustazione. 

 

"Laven", emblema della sostenibilità

In un'ottica sempre coerente e fedele a se stessa, il vino biologico "Laven" al suo esordio sul mercato non è altro che la naturale estensione della consolidata filosofia di sostenibilità di Cantina Bolzano. Un passo preceduto da una fase di analisi e ragionamento con i soci conferitori durata diversi anni. "Ci sono state sicuramente delle sfide da superare - ammette l'enologo -. Ma oggi vediamo che i membri coinvolti sono entusiasti del progetto bio e ne sono i primi convinti sostenitori". Il primo vino biologico etichettato da Cantina Bolzano ha uno stretto legame con il suo terreno e il suo nome è un richiamo al leggendario porfido di Bolzano, magma cristallizzato formato da una miscela di "lave" - appunto - vulcaniche. Da qui "Laven".

Un'energia vulcanica assorbita dalle radici delle sue viti. "Il vino è una cuvée bianca di tre varietà differenti: Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Grigio - precisa Filippi -. Le sue uve crescono, allevate a Guyot, a un'altitudine compresa tra i 500 e i 700 metri sul livello del mare intorno alla città di Bolzano e sul Renon. I capisaldi della vinificazione sono la riduzione biologica dell'acidità e la maturazione sulle fecce fini in tre materiali diversi: cemento, rovere e acciaio". Il nettare che ne risulta è elegante e potente, con un'acidità fresca e bilanciata. Il "Laven", alla sua prima edizione, è disponibile in una quantità di circa 8.000 bottiglie.

Per il futuro, Cantina Bolzano prevede di espandere ulteriormente la superficie vocata al biologico e di coltivare più varietà secondo i principi dell'agricoltura bio. A incoraggiare il suo percorso di sostenibilità è una crescente consapevolezza dei consumatori - anche nel settore del vino - per quanto riguarda alimenti e bevande prodotte in modo naturale. "Secondo le statistiche nel 2020, nonostante un generale calo del comparto vino, sono stati venduti in Italia molti più vini biologici: in alcuni casi si sono registrati aumenti a due cifre", riferisce Klaus Sparer, amministratore delegato di Cantina Bolzano.

"In futuro, comunque, non si tratterà tanto di decidere tra biologico o non-biologico, quanto di definire gli aspetti qualitativi, sostenibili e di gusto che stanno diventando inscindibili - premette Sparer -. Un fattore decisivo sarà anche stabilire se l'azienda produttrice di vino potrà mantenere la promessa di sostenibilità per quanto riguarda il suo bilancio complessivo. Assieme ai nostri 220 soci lavoriamo coerentemente in questa direzione da molti anni e adempiamo alla nostra responsabilità verso l'ambiente e la popolazione. E questo rapporto di fiducia ci ha permesso senza dubbio di affermarci come uno dei più grandi produttori di vino in Alto Adige". 

 

DAVISO

BAVA ALLA SUA 110ª VENDEMMIA: LA STORICA AZIENDA VITIVINICOLA FU FONDATA NEL 1911 A COCCONATO (ASTI)

 

SI CELEBRANO ANCHE I 90 ANNI DI PIERO BAVA, PRESIDENTE DELL’AZIENDA E “PATRIARCA DELLA BARBERA”

 

Chi, nei prossimi anni, assaggerà uno dei vini Bava della vendemmia 2021, troverà nel calice una Barbera, un Nizza o un Barolo che racchiude ed esprime oltre un secolo di esperienza enoica. Perché quasi mai un vino è il frutto di una sola vendemmia, ma racconta tutta la storia di chi quel vino lo ha pensato, lo ha prodotto, lo ha portato in tavola.

110: tante sono le vendemmie della famiglia Bava da quando Giuseppe Bava inaugurò a Cocconato l’albergo con ristorante, sala da ballo e cantina. L’edificio sorgeva proprio accanto alla linea ferroviaria Asti – Chivasso che stava nascendo tra le colline dell’Astigiano, a pochi passi dalla stazione: di lì a poco, la ferrovia avrebbe permesso trasporti e commerci più agevoli sulla direttrice di Torino, favorendo scambi e incontri.

Era il 1911. 

Quest’anno Bava taglia un nuovo traguardo come impresa storica. A capo della cantina è il nipote del fondatore, Piero Bava, 90 anni a settembre. Riconosciuto nel 2016 come uno dei “Patriarchi della Barbera”, Piero festeggia il suo compleanno insieme alla cantina: ha messo piede nell’edificio quando aveva soltanto pochi mesi e ancora oggi porta avanti la tradizione della famiglia con i suoi figli Roberto, Giulio e Paolo e i nipoti, Francesca e Giorgio. Tre diverse generazioni al lavoro fianco a fianco per offrire, su oltre 50 mercati nel mondo, vini che parlano di Piemonte, di autenticità, sostenibilità, rispetto per il territorio, radicati valori familiari e di ospitalità, di passione, di gusto.

In 110 anni si fa la storia: si disegna e si definisce uno stile - in vigna, in cantina -, si fa il giro del mondo molte volte tra incontri, degustazioni, brindisi in tutte le lingue.

Sono decine e decine i menu ideati da Roberto Bava per i suoi leggendari wine dinner che hanno toccato tutti e cinque i continenti. Oggi, appesi alle pareti della cantina, rappresentano il segno tangibile della creatività e della storia di Bava.

I vigneti di proprietà della famiglia si sono estesi negli anni dal Monferrato fino alla Langa da Barolo (oggi 50 ettari, alternati a 20 ettari di boschi, noccioleti e prato per preservare la biodiversità). Le tecniche si sono via via rinnovate, le idee non sono mai mancate. La produzione si è ampliata negli anni: le etichette Bava sono adesso 14, e rappresentano uno spaccato enologico importante di quest’angolo del Piemonte.

Il primo amore resta la Barbera, a partire dall’espressione del vino più identitario, che è lo Stradivario, una preziosa Barbera d’Asti Superiore dai lunghi tempi di affinamento.

Dai vigneti di Agliano nascono Libera, una Barbera d’Asti solo acciaio, e il Nizza Docg Pianoalto. Viva in bottiglia, Barbera del Monferrato frizzante, è un vino di tradizione monferrina che unisce l’eleganza dello stile di produzione dei vini rifermentati in bottiglia con l’autentica tradizione del Piemonte.

Nella scenografica Vigna della Pieve a Cocconato, oltre a Stradivario, si producono le uve per Thou Bianc, sorprendente Chardonnay piemontese, il Sauvignon Relais Bianc e l’Albarossa.

Dalla cascina di Castiglione Falletto nelle Langhe, in provincia di Cuneo, nel cuore del cru Scarrone, nascono il Barolo Docg Bava e il Langhe Nebbiolo.

Da sempre nella tradizione Bava, gli aromatici del Piemonte: in particolare la Malvasia, (Rosetta e Malvasia Rosé), il Moscato d’Asti e il Ruché di Castagnole Monferrato.

 

EVENTI – Un percorso di visita guidata dedicato alla storia dell’azienda nelle cantine Bava sarà inaugurato nelle prossime settimane. Intanto, sui canali social istituzionali dell'azienda, il viaggio nella storia Bava è iniziato già da qualche mese tra foto d’epoca, ricordi e racconti con l’hashtag #bava110.

 

ANNO DI FONDAZIONE: 1911

PROPRIETARIO: Famiglia Bava

AGRONOMO: Paolo Bava

RESPONSABILE ESPORTAZIONI: Roberto Bava

ENOLOGO: Giulio Bava

 

TERRITORIO

REGIONE: Piemonte, Monferrato e Langhe

DENOMINAZIONI: Barbera d'Asti Docg, Barbera d'Asti Superiore Doc, Nizza Docg, Barolo Docg, Langhe Doc, Moscato d'Asti Docg, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco Docg, Piemonte Doc, Albarossa Doc, Ruché Docg

ETTARI DI VIGNETO DI VIGNETO DI PROPRIETÀ: 50
ETTARI DI BOSCO E PRATO DI PROPRIETÀ: 20
CASCINE: Cocconato (Asti), Agliano (Asti), Castiglione Falletto (Cuneo)

BOTTIGLIE PRODOTTE ANNUAMENTE: circa 490.000

ETICHETTE PRODOTTE: 14

MERCATI NEL MONDO: 55

AFFILIAZIONI: Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, Consorzio dell’Asti Docg, Associazione Produttori del Nizza, Associazione Produttori del Ruchè, Exclusive Brands Torino.

 

 www.bava.com | Social: @bavawinery

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