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Ristoranti

SAN VALENTINO  DELL'ANTINOO’S LOUNGE & RESTAURANT DI VENEZIA

 

San Valentino: il menu dell'Antinoo's Lounge & Restaurant a Venezia celebra i cinque sensi

L’Antinoo’s Lounge & Restaurant celebra il giorno degli innamorati con un menu esclusivo per una serata indimenticabile, in uno dei luoghi più romantici di Venezia.

Affacciato sul Canal Grande il ristorante del Sina Centurion Palace, cinque stelle lusso della Sina Hotels, giovedì 14 febbraio propone un romantico tête-à-tête per una cena che, dall’antipasto al dolce, è stata studiata per giocare con i sensi.

 

Si comincia con il “crudo di gambero della passione con maracujà”, per poi proseguire con la “capasanta con spuma di cavolo nero, arancia e gocce di acciughe del Cantabrico”. Come primi piatti la cucina propone i “Tagliolini al limone con astice e caviale keta” e segue la “Triglia in crosta di mandorle tobinambur e terra di olive”. Si conclude con il “Fondente di Cupido”. I piatti sono accompagnati dai vini Franciacorta “La Santissima” (Castello di Gussago) e Rocco delle Cime (Venica & Venica).

Il prezzo per persona con acqua, caffè abbinati e vini inclusi è di 145.00 euro.

L’Antinoo’s Lounge & Restaurant, premiato dalla Guida Michelin con le Tre forchette rosse e con un Cappello dalla Guida Ristoranti d’Italia 2019 de L’Espresso, propone un menu ispirato alla tradizione culinaria veneziana, rivisitata per mantenere lo stile contemporaneo dell’hotel disegnato dall’architetto Guido Ciompi. 

 

Nell’esclusivo ristorante affacciato sul Canal Grande è possibile assaporare il gusto contemporaneo di Venezia: è proprio qui che si può conoscere “la Venezia contemporanea” stando comodamente seduti a tavola della sala bianca, arricchita da eleganti forme geometriche in rilievo alle pareti, sempre sulle tonalità candide del bianco. Oppure, si può scegliere di essere avvolti dalle calde tonalità del rosso, seduti sul divano ondulato con vista sul Canal Grande della “red room”. Dalle poltroncine del ristorante è possibile ammirare lo spettacolo del Canal Grande attraverso un'ampia porta finestra.

 

Il SINA Centurion Palace fa parte della Small Luxury Hotels of the word e di Condé Nast Johansens, Luxury Hotels

 

Micaela Scapin

IL VICHINGO INNAMORATO

 

 

 

 

Da Valhalla, il primo ristorante vichingo d'Italia si festeggia il San Valentino con il menu "vichingo innamorato"

 

A San Valentino anche i vichinghi si innamorano, ovvero anche gli uomini più rudi e burberi si sciolgono per amore, anche a Milano, la città dei single per eccellenza.

Un menu pensato per un “vichingo urbano” innamorato: 130 euro alla coppia:

Antipasto 

Tartare di agnello marinato al cassis e ribes nero, maionese affumicata e mandorle

Portata principale 

Stinco di vitello e radicchio tardivo con contorno a scelta 

Dessert

Mousse alla vaniglia, cioccolato al latte e gelatina di olivello spinoso.

 

Una bottiglia di vino a scelta tra Chianti Classico, Montepulciano d'Abruzzo, Nero d'Avola biologico, Lambrusco oppure un boccale di birra artigianale B-max da 65cl a testa.

 

Valhalla:

 

I vichinghi sbarcano sui Navigli: ha aperto il primo ristorante vichingo italiano a Milano in via Ronzoni 2 a pochi passi dalla Darsena. Selvaggina cotta alla brace o con la tecnica della bassa temperatura per quella è stata scelta come “la brace degli dei” milanese.

Un’approfondita ricerca sull’alimentazione delle antiche 

popolazioni nordiche, reinterpretata in chiave moderna hanno portato alla definizione della carta di Valhalla: il focus è sulla selvaggina, che veniva cacciata tutto l’anno e sui pochissimi capi che erano allevati e uccisi poco prima dell’inverno, perché non sarebbero sopravvissuti alle temperature così rigide, come i vitelli, maiali e agnelli. La cottura era effettuata con le braci o bollita, che oggi viene riproposta con le tecniche del ventunesimo secolo.

Ogni piatto del ristorante Valhalla, il paradiso dei guerrieri valorosi del nord, ha un divertente nome vichingo che richiama la mitologia di Odino. L’idea è di due giovani imprenditori: Igor Iavicoli (32 anni) e Milena Vio (28 anni), già gestori del Vinyl Pub in zona Isola, appassionati di mitologia nordica.

Anche il logo, ripreso dal mitico Valknut, o nodo di Odino, rappresentato con tre triangoli intrecciati, è un cameo dei nove mondi mitologici norreni.

L’atmosfera ricorda con pelli, elmi e scudi quella dei popoli nordici e dei palazzi dell'Ásgarðr, il Valhalla appunto, dimora eterna per gli eroi caduti gloriosamente in battaglia.

In sala Diego Borella, 32 anni, che seleziona idromele, birre artigianali e piccoli produttori di vino e in cucina lo chef Mauro Molon, 34 anni, con importanti esperienze in hotel di lusso.

 
Le proposte: 

 

Ullr, la tartare di cervo, Gulltopp gli sfilacci di cavallo marinati, Tanngnjostr la tagliata di capriolo, Munin petto d’anatra leggermente affumicato: sono solo alcuni dei piatti che sono stati reinterpretati dagli usi culinari degli antichi vichinghi, rivisitati e presentati in chiave gourmet per gli appassionati di carne alla brace di Milano. Per i “più valorosi” è consigliata Yimir ovvero il Tomahawk (per almeno 2 persone). Ma ci sono proposte nordiche anche per i vegetariani come Bifrost, il carpaccio di rapa rossa con seitan affumicato. 

 

Il design: 

 

Dalla Terra di Mezzo di Milano (il cosiddetto mondo sensibile 

Dalla Terra di Mezzo di Milano (il cosiddetto mondo sensibile del Miðgarðr) i clienti entrano nel mondo sospeso del Valhalla, che secondo la mitologia è composto di muri fatti con le asce dei guerrieri più valorosi e panche ricoperte di armature e vesti dei combattenti per banchettare con carne di cinghiale, bere idromele e coppe di birra distribuite dalle Valchirie, questa è l’atmosfera evocativa a cui si è ispirato il primo ristorante milanese dedicato al mondo vichingo, a due passi dai Navigli studiato dall’architetto Andrea Murciano e dal designer Giampaolo Morelli.

 

Gli orari di Valhalla:

Dal lunedì al sabato dalle 19 alle 23

Domenica dalle 12 alle 15

 

Contatti:

Valhalla

Via Gaetano Ronzoni 2

20123 Milano

Telefono 02 8404 1503

Mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Camilla Rocca

 

TAGLIENTI RACCONTA SAN VALENTINO

 

 

 

 

Un menu dai gusti indimenticabili per una cena romantica firmata LUME By Luigi Taglienti

 

Un menu che racconta una grande storia d’amore: è questa la proposta del ristorante LUME by Luigi Taglienti per festeggiare il giorno più romantico dell’anno.  Il menu pensato dallo chef Taglienti per il 14 febbraio è un’alternanza di sapori decisi ad altri più delicati, è un insieme di gusti indimenticabili e accostamenti inediti, per un finale dolce ed emozionante.

In uno spazio bianco ed etereo, dove la cucina è custodita come un gioiello tra pareti ricamate, e dove tavoli eleganti e piatti sorprendenti accoglieranno gli ospiti più romantici, mancano solo due innamorati per rendere perfetto e indimenticabile il SanValentino firmato LUME.  

 

 

MENU DI SAN VALENTINO

 

Ostrica strapazzata con datteri e zola

 

Mazzancolla, garcinia ed erbe

 

Seppia, granchio e tartufo nero

 

Lasagnetta di porri e fegato grasso

 

Mezzo astice

fonduta di Comptè e topinambur

 

Anatra muta al vapore, salmone e ibisco

 

Cioccolato bianco

ananas, ricci di mare e noce moscata

 

€ 190

 

 

Marta Mazzeo |

 

 

 

TUTTI I RISTORANTI di SAN VALENTINO … INNAMORATI A CAMOGLI 2019 - 32a EDIZIONE

 

È un’iniziativa promossa da Associazione Commercianti ed Operatori Turistici di Camogli e  Comune di Camogli, coi patrocinio Regione Liguria e Camera di Commercio di Genova in collaborazione con Pro Loco di Camogli

 

Iniziativa d’immagine e di promozione turistica, SAN VALENTINO … INNAMORATI A CAMOGLI coinvolge i vari comparti economici, commerciali e turistici della città, dando vita a molteplici iniziative d’intrattenimento. Fra queste la collezione del PIATTO RICORDO SAN VALENTINO A CAMOGLI, ogni anno dalla diversa immagine, dato in omaggio dai ristoratori durante le giornate dedicate alla festa degli innamorati (il successo è stato tale da aver innescato una vera mania da collezionismo, con pezzi ormai considerati quasi introvabili). Durante il week end di San valentino e il 14 febbraio, all’info point, i collezionisti si incontrano per tentare provvidenziali scambi ed integrare la propria collezione.

Il PIATTO COLLEZIONE SAN VALENTINO A CAMOGLI 2019

“Un fondale capace di far innamorare” di Adriano Penco

Immortala i meravigliosi fondali marini dell’Area Marina Protetta, patrimonio del nostro territorio, con adagiate sul fondo due Stelle Marine rosse che pare si tengano per mano. Si toccano lievemente formando con le braccia un piccolo cuore: un inno all’amore e a tutti gli innamorati che a Camogli, con il suo meraviglioso mare, trovano il senso delle loro storie. Un piatto molto bello, colorato, tenero e romantico, “con quelle creature meravigliose che sono le nostre due stelle marine, vuole essere di buon auspicio alle coppie che fra questo mare hanno trovato o troveranno l’amore”, questo il regalo che ci fa Adriano Penco.

Per il Piatto collezione 2019 appuntamento nei ristoranti di Camogli a febbraio a San Valentino.

 

I RISTORANTI DI SAN VALENTINO … INNAMORATI A CAMOGLI 2019

Da sabato 9 a giovedì 14 febbraio ecco l’appuntamento tanto atteso da migliaia di affezionati clienti. I ristoranti più rappresentativi di Camogli con il menù per la coppia omaggeranno l’esclusivo piatto ricordo San Valentino 2019 per poter proseguirne la raccolta. 

 

120,00 Euro tutto compreso per due persone

Cenobio dei Dogi via Cuneo Tel. 0185 7241 – 724407

Ostaia Da O Sigù via Garibaldi 82 Tel. 0185 770689

Cucù Camogli via Repubblica 64 Tel. 0185 774527

 

110,00 Euro tutto compreso per due persone

Da Paolo salita S. Fortunato 14 Tel. 0185 773595

La Camogliese via Garibaldi 76 Tel. 0185 776027

 

100,00 Euro tutto compreso per due persone

Enoteca La Bossa di Mario via Repubblica 124 Tel. 0185 772505

La Cucina di Nonna Nina Via Molfino 126 San Rocco di Camogli Tel. 0185 773835

La Piazzetta via Garibaldi 99 Tel. 0185 772072 – 340 9791512

La Trattoria del Pesce via Garibaldi 192 – Tel. 0185 771101

Vento Ariel calata Porto 1 Tel. 0185 771080

Osteria delle 7 Pance - via Garibaldi 133 (Lido) Tel. 0185 777961

 

90,00 Euro tutto compreso per due persone

Taberna Messicana Don Ricardo via Garibaldi 202 Tel. 0185 771142 – 340 3926434

Al Molo 16 via al Molo 16 Tel. 349 8750483

 

80,00 Euro tutto compreso per due persone

Tucca e Leva via F. Molfino 150 San Rocco di Camogli Tel. 345 5926154

 

60,00 Euro tutto compreso per due persone

Cafe Photo via XX Settembre 72 Tel. 0185 774011 

Taverna Revello SS1 via Aurelia 249 Ruta di Camogli Tel. 0185 773842

 

50,00 Euro tutto compreso per due persone

Caffè del Teatro Piazza Matteotti 3 Tel. 0185 772572  

 

www.camogliturismo.it

 

www.camogliturismo.it

 

 

Daniela Bernini

 

 

Il piattino di San Valentino

 

 

 

 

LA BUONA FARINATA DA FRANZ & CO

Di Virgilio Pronzati

Foto di Mara Daniela Musante

 

La farinata o meglio a fainâ, per i zeneixi non è solo una ghiottoneria ma un simbolo di genovesità. Una focaccia salata morbida e sottile alcuni millimetri, fatta con farina di ceci, acqua, olio d’oliva e sale, cotta nel forno a legna e, appena tolta dal forno, condita con un pizzico di pepe nero. Le sue origini affondano le radici in un lontano passato. 

L’etimo del nome farinata è sempre più certo che derivi dalla voce dialettale scribilita, ossia  una sorta di sottile focaccia citata da Catone nel suo De re rustica.  In un decreto del 1447 emanato dal Governo di Genova si parla appunto della scribilita o scripilita, e delle norme che ne disciplinavano la produzione, la qualità dell’olio d’oliva, misura del testo e il prezzo: <Furnari quod pretium exigere debeant in coquendo scribilitas >. Quale prezzo debbono esigere i fornai, per cuocere le scribilite…

 

 L’esterno della Pizzeria da Franz & Co di Genova Struppa 

 

Le antiche botteghe dove si faceva la farinata si chiamavano sciammadde ed erano quasi tutte collocate nei carruggi del centro storico genovese. Il curioso nome, deriva dal genovese fiammata. Nei secoli scorsi, coloro che la preparavano era chiamati farinatarii, poi fainotti. 

Termini usati nel Medioevo e coniati dalle Corporazioni della Repubblica di Genova, sotto il controllo del Magistrato delle Arti. L’Archivio di Stato di Genova, nel fondo Artium, conserva dei documenti molto antichi relativi ai Formaggiai e Fornai, risalenti, rispettivamente al 1458 e al 1464. 

Prima e dopo quegli anni, le cosiddette Arti interessate all’alimentazione, esclusi vino e olio, erano i Cuochi, Farinotti et Rivenditori di Farina, Fidelari (pastai), Formaggiari, Fruttaroli, Furnarii, Macellai, Molinari, Negiari (vendevano ostie e canestrelli), Ortolani (diffusi nella bassa valle del Bisagno), Pollaroli, Pescivendoli, Rebaroli (che vendevano farina di castagna, segale, miglio ecc.). 

 

 Farinata classica, e con carciofi e gorgonzola 

 

Unico anche il forno delle sciammadde, fatto a volta bassa, dove la temperatura del fuoco a legna è tra i 260° C ed i 315° C. Nella “sciammadda” venivano servite l’aurea farinata appena sfornata e le squisite torte di verdure caratterizzate dalla “prescinseua”. Un mangiare gustoso, nutriente e di poco costo, che si poteva consumare anche in piedi, in particolare la farinata che, spesso, si ci farciva un panino. 

 

Nel ponente cittadino, a Sestri e a Voltri veniva arricchita con i “gianchetti” (avannotti di pesce azzurro), mentre nella parte occidentale della Liguria l’Imperiese, con cipolle affettate e rosmarino. A savona oltre a quella classica c’è quella bianca di farina grano. Nel levante genovese si trova nelle botteghe e trattorie di Chiavari, Sestri Levante, Santo Stefano d'Aveto e La Spezia. 

 

Introdotta anche in Francia e nota col nome socca a Nizza e cade a Tolone. In Piemonte in particolare a Ovada e Acqui Terme è chiamata farinata e belecauda. In Toscana, calda calda a Massa e Carrara, cecina a Pisa e Lucca, torta di ceci a Livorno. In Sardegna fainè ad Alghero e Sassari, fainò a Carloforte. 

 Farinata a tre gusti prima di cuocere in forno 

 

All’estero, a Buenos Aires  Argentina e a Montevideo in Uruguay è fainà come a Genova, fatta e diffusa dagli emigranti genovesi. Lo stesso a Bonifacio in Corsica, introdotta dai genovesi. Non solo. Già i genovesi alcuni secoli prima, l’avevano introdotta in diverse regioni dell’Asia Minore. Le sciammadde erano frequentate non solo da scaricatori di porto e operai, ma da poeti, scrittori, pittori e cantanti, tra cui il futurista Farinetti e il cantautore De Andrè. 

Dopo questo lungo prologo, è d’obbligo una domanda: dove si mangia a Genova una buona farinata ? In ben pochi locali. Non solo. La maggior parte delle botteghe e trattorie usano oli scadenti. Dove sicuramente troverete un’ottima farinata è nella Pizzeria “da Franz & Co “ a Struppa. Non lasciatevi condizionare dall’insegna. Oltre le pizze e la focaccia col formaggio, l’aurea farinata classica e in diverse versioni, con carciofi, asparagi, funghi porcini, gorgonzola, salsicce, baccalà, cipolline e stracchino.  Quindi per tutti i gusti.  Per i puristi, la classica, ma da provare anche quelle con le cipolline e con i carciofi.  

 Luigi Carbone co-patron della Pizzeria da Franz & Co di Genova Struppa 

 

Singolare il locale. Saliti quattro gradini, superate la porta d’ingresso e vi troverete immersi nel vocio di soddisfatti avventori e da invitanti aromi. In fondo, il forno a legna. Gentile e premuroso il personale di sala che, appena entrati, vi danno la buonasera e vi dicono dove accomodarsi. Nel nostro caso, ad un tavolo per due nella saletta del primo piano. Per accedervi, si può notare che le varie sale che compongono il locale sono colme di clienti. Un segnale più che positivo. Una giovane e simpatica cameriera, presa l’ordinazione, dopo circa un quarto d’ora ci porta una fiammenghilla (dallo spagnolo flamenquilla) colma di farinata; metà classica ed il resto con carciofi e gorgonzola. Sottile, fragrante, morbida, di omogenea cottura e di molta saporosità la classica, gradevoli le altre due, in particolare quella con le “articiocche “. 

 

 Da un’antica stampa la venditrice di farinata 

 

Il pepe nero lo abbiamo aggiunto noi.  Anche se ci va, potrebbe non piacere a tutti.  Al sabato ci sono due turni, dalle 19 alle 20, e dalle 20 alle 22.  Anche se un pò rumoroso, il locale è accogliente, e ideale per gruppi familiari. Più che onesto il conto. Per la fiammenghilla di farinata di tre varietà che abbiamo assaporato (l’ordine minimo è di 4 porzioni, ossia mezzo testo), più una birra italiana di buona qualità, una bottiglia d’acqua minerale, una porzione d’ananas, due caffè e il coperto, è di 36,00 euro in due. 

 

Pizzeria da Franz & Co.

Indirizzo: Via Struppa 81-83 r - 16165 Genova

Telefono: 010/8301025 

Orari: Lunedi, Mercoledì, Giovedì, Venerdì, Sabato e Domenica 19 - 22,30

Chiusura settimanale: Martedì

Parcheggio: ai lati della strada e in un posteggio gratuito situato a poche decine di metri dal locale

Consigliabile la prenotazione

AGRIPIZZERIA PRIANO

Di Mara Daniela Musante e Virgilio Pronzati

 

Foto di Mara Daniela Musante

 

La storia della pizza è certamente antica ma incerta. Le origini del nome "pizza" risalgono al latino volgare di Gaeta nel 997 e in un contratto di locazione con data sul retro 31 gennaio 1201 a Sulmona,  ed in seguito in quello di altre città italiane del centro Italia. Nel XVI secolo a Napoli, ad un pane schiacciato venne dato il nome di pizza che deriva dalla storpiatura della parola "Pitta".

 

La pizza marinara risale al 1734, mentre la pizza margherita è degli anni 1796-1810; ben  prima del giugno 1889,  epoca in cui, come si narra, per onorare la Regina d’Italia Margherita di Savoia, il cuoco Raffaele Esposito preparò la "Pizza Margherita", condita con pomodori, mozzarella e basilico, simbolizzando il tricolore della bandiera italiana.

 La pizza assaporata nel giorno della nostra visita  

Le pizzerie in Italia sono oltre 46 mila, quelle con asporto circa 27 mila che, con i 7400 bar, pub e chioschi estivi che servono la pizza, raggiungono la quota di 81.376 nel 2018. Nell’ultimo decennio le pizzerie hanno avuto una sicura crescita qualitativa, tanto che  è sempre più difficile distinguere le pizzerie dai ristoranti-pizzerie. In quest’ultimi, la pizza fa parte integrante del menù. 

 

La sua notorietà è pressoché mondiale. Come la paella è sinonimo di Spagna, la pizza lo è dell’Italia. Non a caso nel nostro Paese sono nate le manifestazioni più importanti: Giropizza d’Europa e il Campionato Mondiale della Pizza, che nel corso del 2019 raggiungeranno rispettivamente la sedicesima e la ventottesima edizione.

 Maria Regina Ferrando e Luigi Cambiaso 

Diverso il discorso commerciale. I maggiori profitti dalla commercializzazione della pizza nel mondo vanno agli USA e alla Francia.  In Liguria, un tempo terra di torte di verdure, focacce salate e farinata, oggi la pizza è diffusa ovunque. Tasto dolente, quelle di qualità, purtroppo, sono ancora la minoranza.  

 

Ma cercando minuziosamente nelle strade di Genova e nelle sue delegazioni, si trovano golose sorprese. Una di queste, l’abbiamo scoperta recentemente. Un locale fuori dagli schemi abituali, caratterizzato da precisi motivi d’interesse, partendo già dal nome, Agripizzeria Priano. 

 Attestati, diplomi e premi vinti da Luigi Cambiaso 

Ossia dove le pizze sono farcite con i prodotti coltivati in loco? Sì, io e Mara ne abbiamo constatato la veridicità. L’agripizzeria e ristorante aperto nell’agosto del 2017, è situato all’interno dell’omonima azienda agricola, dove sottostante, ci sono campi coltivati ad  ortaggi, basilico, frutti e zafferano, tutti da agricoltura naturale. Una  storica villa poderale o meglio, come si diceva un tempo, un vero e proprio “scito”.  

 

La pizza che abbiamo assaporato era decisamente di ottima qualità, caratterizzata da prodotti stagionali. Nel nostro caso oltre un misto di insalate, un buon caprino, zafferano, un pesto di cavolo nero e salumi di aziende artigianali. Speciale la base: leggera, soffice e appena croccante sul bordo. Giusta anche la dimensione. Per i ghiottoni, è possibile fare il giropizza, una ricca sequenza di tranci di pizza con diversi ingredienti. 

 Agriturismo Priano:  antichi mortai, zucche, peperoncini sopra i troggi  

Ad esempio, a novembre non è mancata la pizza con la zucca. Ovviamente oltre alle pizze, si possono gustare i classici piatti genovesi e liguri. Due parole sul locale e i suoi gestori. Attualmente sarete accolti in due piccole salette (altre sono in via di finitura) per complessivi quaranta coperti, di cui nella prima troneggia il forno rigorosamente a legna. Simpatici, volonterosi e fattivi i gestori: Luigi Cambiaso il patron con la sua fidanzata, Maria Regina Ferrando. Due giovani che assommandone gli anni, non raggiungono il minimo per andare in pensione.  

 

A Luigi la Coldiretti ha conferito il prestigioso Oscar Green. Non solo, al Campionato Mondiale della Pizza a Due, dopo un attestato di partecipazione, Luigi si è aggiudicato meritatamente il secondo posto. Il locale è anche consigliato da Tripadvisor.  Infine parliamo del conto, per una pizza a persona come quella che abbiamo mangiato noi, più una buona birra artigianale, una bottiglia d’acqua minerale, un dolce e un caffè, è di poco più di venti euro, decisamente ben spesi.  

 Le birre dell'agribirrificio artigianale Altavia di Sassello 

Fin quì tutto OK. Meno piacevole, appena finito di mangiare, l’invito a lasciare il posto per i nuovi clienti arrivati, visto che al venerdì e al sabato sera sono previsti due turni. Come raggiungere da Genova l’Agripizzeria Priano: arrivati a Sestri Ponente, passate da Via Giotto e proseguite per Borzoli. Giunti al primo crocevia, girate a sinistra e poi prima del torrente Chiaravagna girate a destra,  salendo la via fino ad arrivare davanti alla Chiesa di Virgo Potens, fate alcune decine di metri di strada, svoltate a destra e percorrete una salita per un centinaio di metri. Parcheggiate l’auto, più o meno nelle vicinanze, dipende dalla fortuna, poi proseguite a piedi per una “creuza” per circa 10 minuti, purtroppo non sono presenti cartelli o altre indicazioni, ma una volta raggiunta la destinazione vi attende Luigi con il forno caldo e pronto a deliziare il vostro palato.

 

Agriturismo Priano: Via Molotto 2 - 16153 Genova Sestri Ponente (GE)

Orari - Dal Mercoledì al Venerdì : 19:00–22:00

Sabato e Domenica : Pranzo 12:00–14:00. Cena 19:00–22:00

Consigliata la prenotazione telefonica 

Tel. 010/6513722. Cellulare 3473823428  

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IL MENU' DI SAN VALENTINO AI TRE CRISTI

Il menu di San Valentino “due innamorati in città”
 
Foto dei piatti, dello staff e della sala
 
Franco Aliberti, nuovo chef del ristorante Tre Cristi nel quartiere futurista di Porta Nuova Varesine a Milano dedica alla festa degli innamorati un menu ad hoc

MILANO
panettone & zabaione
BRERA
casera, bietole, pancetta, cipolla
PORTANUOVA
cavolo cappuccio viola, trota affumicata, panna acida
SARPI
ravioli
CITTA’ STUDI
biancostato, pane e cime di rapa
DERGANO
fernet, cioccolato bianco, carbone vegetale
DUOMO
marroni, cioccolato bianco, meringa

€ 60 a persona
€ 100 con vini in abbinamento, a persona
 
 
7 portate che sono un omaggio di piatti a Milano, dedicati non solo ai prodotti della tradizione ma anche alle persone che hanno arricchito e hanno presentato un cambiamento nella città, a chi ha “fatto innamorare” lo chef. Uno slalom tra i quartieri più e meno conosciuti e i simboli della città: da Brera a Isola, da Porta Nuova a Città Studi, senza dimenticare la periferia con il rione di Dergano.  (€ 60 a persona- € 100 con vini in abbinamento, a persona).
Si tratta del primo menu “circolare” dove all’interno gli stessi ingredienti vengono usati in toto in diversi piatti, in un’ottica di ecosostenibilità , utilizzando anche le parti meno nobili degli stessi.

LA CUCINA

La parola chiave è cucina attenta all’ambiente ed ecosostenibile: ogni piatto esalta le singole materie prime, presentate in diverse consistenze e utilizzando tutte le parti commestibili di frutta e verdura,  in un puro “gioco di apparenze” che ingannano i sensi con giochi visivi e gustativi. Un occhio di riguardo per la scelta di materie prime povere e per il riutilizzo anche delle parti meno nobili delle stesse. Una innata curiosità e voglia di sperimentare: Franco Aliberti si avvale delle più moderne tecniche di cottura ma predilige un ritorno all’uso di cucina ancestrale, materica, come quella della griglia, che diviene garanzia di una cucina personale e decisamente creativa.
“ Sotto i riflettori il singolo ingrediente, bilanciato al massimo da altri due di supporto, perché amo colpire con la semplicità più che con la complessità, reinterpretando anche un semplice broccolo con  una vena giocosa,  senza perdere  di vista la sostanza del piatto” racconta Franco Aliberti.
Sorpresa, divertimento e un gioco sensoriale che viene esaltato da una studiata linea di oggetti di design che vede lo skyline e la tradizione milanese come fonte ispiratrice: un piccolo tram, come nell’immaginario collettivo di una Milano anni ’50, sarà il veicolo per portare agli avventori una delle prime portate, come un divertente ingresso alla città.
“Ho una visione da pasticcere: tutto deve essere calcolato al millimetro, per essere perfettamente replicabile in ogni momento e da ognuno. Un esempio: la pasta al pomodoro, è la classica ricetta non scritta. Per me deve essere scritta anche quella, con tutte le possibili variazioni. Questo è un pensiero da pasticcere” racconta lo chef.
 
 
LE ESPERIENZE DELLO CHEF
 
Tra le esperienze più importanti dello chef- pasticcere quella da Massimo Spigaroli all’Antica Corte Pallavicina, poi Massimiliano Alajmo a Le Calandre di Padova dove ha la possibilità di confrontarsi con professionisti del calibro di Gianluca Fusto, quindi è la volta dell’Erbusco di Gualtiero Marchesi con cui collabora anche all’apertura del Marchesino a Milano. A seguire, l’esperienza pregnante presso il ristorante Vite di San Patrignano, per il progetto di centro della proposta educativa della comunità. Nel 2012 entra a far parte della brigata di Massimo Bottura all’Osteria Francescana, mentre nel 2014 apre il suo ristorante a Riccione, EVVIVA, dolci e cucina a
scarto zero, sua cifra stilistica. Prima di affiancando l’attuale chef Gianni Tarabini a La Preséf
all’interno dell’Azienda Agricola de “la Fiorida” a Mantello, in Valtellina
 
I PREMI
 
Numerose le esperienze alle spalle di Aliberti, la cui carriera è costellata da una serie di riconoscimenti importanti: nel 2010 ha vinto il premio come miglior Chef Pasticcere per la Guida Identità Golose e nel 2011 per Guida ai Ristoranti d’Italia de Il Sole 24 Ore; nel 2012 ha ricevuto il premio come Miglior Chef Under 30 dalla Guida Identità Golose. Dopo un anno  a Parigi nel ristorante di Alain Ducasse, dove si forma attraverso il rigore della scuola francese, si occupa di docenza con Gualtiero Marchesi presso ALMA- la scuola internazionale di cucina di Colorno. Numerose anche le collaborazioni con altri pasticceri di livello come Corrado Assenza, Gino Fabbri e Leonardo Di Carlo.
 
IL DESIGN  

Un ristorante che punta l’attenzione, anche nell’estetica,  all’ingrediente a tutto tondo. Piatti unici nel design ideati partendo dalla pura materia prima, grazie all’utilizzo di una stampante 3D che ne ha realizzato il calco. Un percorso tattile che amplifica i sensi e il gusto puro dei singoli ingredienti, alla riscoperta di sapori puri, eleganti, netti.
 “Giochiamo con le apparenze: non sempre quello che si osserva è simile al gusto che il nostro cervello immagina di provare, ci piace giocare su questa discordanza” racconta Franco Aliberti, che intrattiene uscendo spesso in sala, gli ospiti dei suoi 35 coperti.
 
Per informazioni e prenotazioni presso il ristorante
Via Galileo Galilei, 5
angolo via Marco Polo
20124 Milano
tel. 02 29062923
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trecristimilano.com
 
Ufficio stampa & Comunicazione 
Mediavalue
Camilla Rocca
Via G. Biancardi, 2
20149 Milano
tel. 02 89459725
cell. 392 0531233
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Camilla Rocca
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MARCO LOCATELLI, DIRETTORE DI CASUAL RISTORANTE*, È IL NUOVO COORDINATORE DI ASPI BERGAMO

 

 

Marco Locatelli è il nuovo coordinatore di ASPI Bergamo. Attualmente direttore e socio dello chef Enrico Bartolini presso Casual Ristorante, una stella Michelin in Città Alta a Bergamo, Marco Locatelli è un volto noto non solo alla realtà locale, ma anche tra i professionisti di tutta Italia, grazie alla pluriennale esperienza nel settore della ristorazione.

Cresciuto a Bergamo, dove la sua famiglia, da sempre nel settore, gestisce La Caffetteria di Locatelli a Valtesse, Marco Locatelli ha scelto di intraprendere questa strada, mettendo da parte il diploma di ragioneria, muovendo i primi passi tra le mura de La Marianna e del Caffè del Tasso. Seguono le esperienze con lo Chef Antonio Guida al Ristorante Il Pellicano** a Porto Ercole e con lo chef Lorenzo Cogo al Ristorante El Coq* a Marano Vicentino, fino a giungere all’incontro con Enrico Bartolini, prima al Devero Ristorante** di Cavenago di Brianza e poi a Bergamo con Casual Ristorante*. Una sinergia, quella creatasi con Bartolini, che nel 2016 ha permesso di guadagnare la prima stella Michelin, con in cucina lo Chef Alex Manzoni.

«Ho fatto il primo passo verso il mondo del vino per passione prima ancora che per professione. Ed è proprio la mia passione a guidarmi nella scelta delle etichette da inserire nella carta dei vini, che risulta essere in costante movimento – spiega Marco Locatelli. - Il sommelier ha il compito di accompagnare l’ospite all’assaggio di eccellenze italiane ed estere, guidandolo e consigliandolo tra le numerose novità, senza dimenticare l’importanza dei blasoni che hanno reso salda l’enologia mondiale. Ma senza nemmeno dimenticare il vasto mondo delle birre, dei distillati e, in generale, di tutte le bevande: è un universo vasto che esige molto studio e soprattutto grande passione – quella che porto quotidianamente nel mio lavoro e che spero di trasmettere nel ruolo affidatomi da ASPI – Associazione della Sommellerie Professionale Italiana nella mia città».

 

ASPI - Associazione della Sommellerie Professionale Italiana. Si propone come punto di riferimento per la Sommellerie professionale, con l'obiettivo di offrire opportunità di crescita ed affermazione ai Sommelier. Dal 2007, anno della sua nascita, è il solo membro per l'Italia dell'Association de la Sommellerie Internationale, A.S.I. I principali obiettivi di ASPI sono la formazione, a livello professionale, e la diffusione della cultura sul mondo del cibo e delle bevande. ASPI è presente, sul territorio nazionale, con corsi ed attività.

 

 

Alessandra Perrucchini

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