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LE ECCELLENZE DI BOLGHERI ALLA REGGIA DI MONZA
Lunedì 23 ottobre la Reggia Reale di Monza ospiterà i produttori bolgheresi e le loro eccellenze. L’evento nasce dalla collaborazione tra il Consorzio per la Tutela dei vini Bolgheri DOC e Bolgheri Sassicaia DOC con il sostegno di UniCredit, AIS Lombardia e la delegazione AIS Monza e Brianza al fine di promuovere la conoscenza dei vini di Bolgheri presso appassionati e operatori del settore.
Dalle 15:00 alle 22:00 attraverso i suggestivi saloni neoclassici della Reggia, progettati tra XVIII E XIX secolo da Giuseppe Piermarini e Luigi Canonica, 44 aziende socie presenteranno in prima persona al pubblico i loro vini DOC più rappresentativi. In particolare sarà l’occasione per presentare i Bolgheri Rosso dell’annata 2022, che hanno terminato il loro periodo di affinamento da disciplinare lo scorso 1 settembre.
Il 2022 a Bolgheri è stato un anno segnato da un periodo di siccità iniziato già a fine inverno e perdurato per buona parte dell’estate. Una svolta decisiva è stata a metà agosto, quando si è verificata la prima di una serie di piogge che sono state provvidenziali per il periodo più cruciale di maturazione delle uve. Le varietà bol- gheresi hanno mostrato di saper reagire in modo molto positivo, resistendo da un lato alla mancanza di acqua iniziale e dall’altro metabolizzando al meglio e il più in fretta possibile le piogge, consentendo alla fine una maturazione ideale, in special modo per le varietà meno precoci. A dimostrazione di ciò i gradi alcolici non sono risultati eccessivi, e i livelli di estrazione e acidità mantengono quella freschezza e quell’eleganza che sono tipiche dei vini di Bolgheri.
Riguardo la vendemmia attualmente in pieno svolgimento i viticoltori mostrano grande soddisfazione per quanto sinora raccolto e ottimismo per l’ultimo periodo. Diversamente dallo scorso anno, il 2023 è stato decisamente più piovoso in primavera e salvo gli ultimi giorni di agosto non ci sono stati periodi siccitosi. La qualità delle uve si sta rivelando ottimale e anche le rese sono buone, in confronto agli anni precedenti.
Albiera Antinori, presidente del Consorzio dichiara: “Siamo molto contenti di poter presentare i vini dei Soci del Consorzio e poter presentare l’annata 2022 di Bolgheri Rosso in una prestigiosa cornice come la Reggia di Monza assieme ad AIS Lombardia. Sarà una bellissima occasione per poter illustrare il nostro territorio ai partecipanti.”
“Siamo molto orgogliosi di essere partner del Consorzio per la Tutela dei vini Bolgheri DOC e Bolgheri Sassicaia DOC nell’organizzazione di questo importante banco di assaggio” afferma Hosam Eldin Abou Eleyoun, presidente dell’Associazione Italiana Sommelier della Lombardia. “La delegazione di Monza è tra le più attive e dinamiche nella nostra regione e fornirà, come di consueto, un servizio di grande professiona- lità per valorizzare i vini di questo areale di grande prestigio del vino italiano, comunicandoli al meglio ai tanti sommelier e winelovers che arriveranno nelle magnifiche sale della Villa Reale”.
Il Consorzio per la Tutela dei Vini Bolgheri DOC e Bolgheri Sassicaia DOC
Il Consorzio è l’ente ufficialmente riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo quale unico organismo preposto alla Promozione, la Protezione e Gestione delle due denomi- nazioni interessate. Il Consorzio nasce nel gennaio 1995 a pochi mesi dalla nascita del disciplinare dei vini rossi a fine 1994. Nel 2014 il Consorzio ottiene il riconoscimento di massimo livello dal Ministero, ricevendo l’incarico a operare erga omnes, ovvero nei confronti di tutti i produttori. Ad oggi il Consorzio è formato da 70 produttori i cui vigneti rappresentano oltre il 99,1 % dei 1.365 ettari a DOC. Quasi tutte le aziende del territorio svolgono tutte le fasi produttive, dalla vigna all’imbottigliamento.
Benché il territorio sia molto piccolo, i produttori hanno saputo valorizzare al meglio le tante sfaccettature del territorio e in pochi anni i vini di Bolgheri sono diventati tra i più apprezzati dalla critica e dal mercato globale.
L’età media delle vigne inoltre è di quasi 17 anni, segno che nel suo complesso il territorio sta entrando nella sua maturità e che la qualità media della produzione delle vendemmie in uscita nei prossimi anni continuerà a salire.
Come valore del prodotto imbottigliato Bolgheri è di gran lunga la denominazione col valore medio più alto in Italia e la conferma del successo a livello globale è stata attestata già dal 2020 dall’indice del mercato globale del vino, il Liv-Ex, quando tra le 10 referenze più scambiate a livello di commercio globale di vino 4 produttori su 10 erano di Bolgheri, che risultava così l’areale vinicolo più rappresentato in assoluto del mondo.
I Vini della Bolgheri DOC
Il 64% della produzione è rappresentato dalla tipologia del Bolgheri Rosso, che in termini quantitativi risulta quindi la più importante del territorio, seugita dal 19% della tipologia del Bolgheri Superiore (in cui è com- presa la quota del Bolgheri Sassicaia DOC), che rappresenta invece il vertice qulitativo. Il restante è costiu- tito dal Bolgheri Vermentino, Bolgheri Rosato e Bolgheri Bianco, quest’ultimo caratterizzato ora dalla re- cente modifica al discilinare varata nel 2021, destinata a valorizzare proprio questa tipologia. Le uve princi- pali sono per per i vini rossi e rosati il Cabernet Sauvignon, il Merlot e il Cabernet Franc, mentre per i bianchiVermentino, Sauvignon Blanc e Viognier.
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Sito web: https://www.aislombardia.it/eventi-ais-lombardia/monza-brianza-le-eccellenze-di-bolgheri-alla- reggia-4260.htm
IL CILE RICONOSCE LA DOP GORGONZOLA: E’ UN FORMAGGIO 100% ITALIANO!
Dopo un iter durato quattro anni, con forti opposizioni USA, il Cile riconosce la denominazione di origine del formaggio Gorgonzola come 100% italiano. Il traguardo è stato celebrato presso l'Ambasciata d'Italia con una cerimonia ufficiale in cui il direttore dell'Istituto Nazionale di Proprietà Industriale (Inapi), Loreto Bresky, ha consegnato il titolo ufficiale di riconoscimento all’Ambasciatrice d’Italia in Cile, Valeria Biagiotti, alla presenza del Consorzio per la tutela del formaggio Gorgonzola, rappresentato dai suoi legali in Cile (Studio Villaseca Abogados).
L'Ambasciatrice Biagiotti ha sottolineato: "Il riconoscimento della denominazione di origine del formaggio Gorgonzola come 100% italiano rappresenta un ulteriore passo nell'enorme sforzo che le autorità e le aziende italiane compiono ogni giorno in tutto il mondo contro l'Italian Sounding" e per la tutela delle denominazioni tipiche italiane".
La direttrice nazionale dell'INAPI, Loreto Bresky, si è detta soddisfatta del riconoscimento e ha voluto sottolineare il lavoro del Consorzio per la tutela del formaggio Gorgonzola “che ha ottenuto la tanto attesa tutela dopo aver seguito la procedura prevista dall'INAPI. Ciò significa che ogni volta che un consumatore locale vedrà questo prodotto sullo scaffale di un supermercato, potrà essere certo della sua origine italiana”.
Dall’Italia Antonio Auricchio, Presidente del Consorzio per la Tutela del Formaggio Gorgonzola, ha salutato con favore l’importante riconoscimento che porta a 95 i Paesi in cui la Dop Gorgonzola ha ottenuto riconoscimento legale: “Da sempre sostengo che non dobbiamo arretrare di un millimetro dalla nostra qualità che ci ha resi un’eccellenza e che è il nostro migliore biglietto da visita, ma il ruolo del Consorzio deve essere anche quello di supportare le nostre aziende all’estero dove subiamo la concorrenza sleale dei similari. Questo riconoscimento in Cile è una vittoria importante contro i produttori lattiero-caseari statunitensi ed è un risultato che può aprire ulteriormente la strada alle nostre aziende in un mercato molto interessante. Stiamo crescendo in tutto il Sud America, Brasile in testa, ma anche Colombia e appunto in Cile, dove la grande tradizione vitivinicola non può che sposarsi alla perfezione con un prodotto caseario unico come il Gorgonzola. Identità, appartenenza, territorio, ma anche persone e manualità costituiscono l'identità di tutti nostri prodotti italiani. La registrazione non è quindi solo un titolo legale, ma è il giusto riconoscimento e la difesa, in qualsiasi Paese del mondo, della tradizione e della storia del nostro italianissimo Gorgonzola”.
L’iter legale era partito nel 2018 quando il Consorzio aveva richiesto riconoscimento della denominazione di origine “Gorgonzola” in Cile. Lo U.S. Diary Export Council, l'organizzazione che riunisce i produttori lattiero-caseari statunitensi, si era opposta alla richiesta sostenendo che il nome “Gorgonzola” fosse solo un'indicazione generica per distinguere un tipo di formaggio blu. Tuttavia l'analisi effettuata dal Ministero dell'Agricoltura cileno sul mercato del formaggio Gorgonzola in Cile, ha evidenziato come solo un volume molto ridotto di formaggio blu proveniente dagli Stati Uniti entrava in Cile e, inoltre, non c'erano informazioni sulla produzione o sull'esportazione nazionale cilena di quel formaggio dimostrando pertanto che “Gorgonzola” non potesse essere considerato un nome generico. All'inizio di quest'anno l'Istituto Nazionale per la Proprietà Intellettuale (Inapi) ha, quindi, stabilito che solo il rinomato formaggio prodotto nelle zone indicate dal disciplinare di produzione nelle regioni Lombardia e Piemonte in Italia può essere venduto con il nome di Gorgonzola in Cile.
Oltre all'Ambasciatore d'Italia, Valeria Biagiotti e al Capo dell’Ufficio Marchi, Loreto Bresky, la cerimonia ha visto anche la partecipazione di un rappresentante del Sottosegretario per le Relazioni Economiche Internazionali, del Presidente della Camera di Commercio Italiana in Cile, Luciano Marocchino, del suo Segretario Generale, Olivier Lunghini e di alcuni commercianti membri della Camera di Commercio.
Manuela Adinolfi
PREMIO EUROPEO RAPALLO BPER BANCA 2023
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ALBERTO GRANDI E JAMES HOFFMANN GIUDICI ALLA TIRAMISÙ WORLD CUP 2023
Il docente di Storia dell’Alimentazione e l’imprenditore, autore e youtuber del caffè, nella giuria della Finale di domenica 8 ottobre.
Anche quest’anno, La Cucina Italiana, storica rivista gastronomica, è presidente di Giuria, oltre che media partner.
Ecco i primi nomi della giuria che decreterà il Tiramisù più buono del mondo 2023. Fra i giudici della Finale di domenica 8 ottobre (dalle ore 15,00) in piazza dei Signori a Treviso, ci sono Alberto Grandi e James Hoffmann. Presidente di Giuria, come nella passata edizione, la giornalista Laura Forti de La Cucina Italiana, la storica rivista di gastronomia fondata nel 1929, già media partner della manifestazione.
Manca meno di un mese all’inizio della Tiramisù World Cup 2023, la “sfida più golosa dell’anno” che si svolge in piazza dei Signori, nel cuore di Treviso. I posti per i concorrenti sono già sold out, mentre è ancora possibile tentare di aggiudicarsi il proprio ruolo nella giuria delle Selezioni di venerdì 6 e di sabato 7 ottobre (il test online si chiuderà domenica 24 settembre).
A decidere quale Tiramisù sarà il vincitore dell’edizione 2023, una giuria composta da esperti del settore, presieduta come l’anno scorso dalla testata La Cucina Italiana, media partner d’eccellenza. Di ritorno dal SDG Summit 2023 delle Nazioni Unite al Palazzo di Vetro di NYC, il direttore Maddalena Fossati Dondero sottolinea ancora una volta il valore della cucina italiana nel mondo, qui rappresentato dal Tiramisù quale dolce al cucchiaio italiano più amato all’estero: «Dopo oltre tre anni di lavoro, nel 2023 siamo riusciti a portare la cucina italiana alla candidatura Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità. Perché la cucina è di tutti noi, proprio come il tiramisù, che ci rappresenta in tutto il mondo. Raccontare questa gara così seguita e sempre più internazionale è parte del percorso».
Presidente di giuria la redattrice esperta Laura Forti, pronta a partire dalle cucine milanesi della redazione per la Finale di Treviso, che consegnerà il Premio Speciale LCI a uno dei tiramisù creativi, oltre che un abbonamento annuale omaggio alla rivista: «Non vedo l’ora di scoprire quali nuove frontiere del gusto esploreranno i concorrenti nella categoria dei tiramisù creativi. E naturalmente, non smetto di stupirmi di come gli stessi 5 ingredienti possano dare origini a tiramisù così diversi tra loro, nella categoria originali: per La Cucina Italiana è importante testimoniare (e premiare) il valore delle ricette originali, da una parte, ma anche di quelle che, adattando la tradizione al proprio tempo, la portano avanti con qualità e fantasia».
Fra i giudici, anche Alberto Grandi, docente di Storia dell'Alimentazione all'Università di Parma, autore di libri che trattano le origini antiche delle ricette italiane e co-autore con Daniele Soffiati di un podcast di successo (oltre 2 milioni di download) giunto alla terza stagione. Nel programma di appuntamenti “Tiramisù Extra”, Alberto Grandi presenterà il suo ultimo libro “Storia delle nostre paure alimentari” (Aboca, 2023) sabato 7 ottobre, alle ore 17,00 presso Palazzo della Luce a Treviso.
«Il Tiramisù è il paradigma della cucina italiana: semplice, moderno e gustoso. Quindi dai concorrenti mi aspetto che sappiano proporre versioni sempre più semplici, sempre più moderne e sempre più gustose. L'unica vera tradizione in cucina è quella di saper cambiare costantemente».
Nella grande orangerie che viene allestita in piazza dei Signori, a fare da giudice ci sarà anche James Hoffmann, imprenditore inglese, editore e youtuber (quasi 2 milioni di follower) del mondo del caffè dal 2003. Vincitore del World Barista Championship nel 2007, l’anno dopo ha co-fondato Square Mile Coffee Roasters, azienda pluripremiata di caffè con sede nell'East London. Inoltre, l’autore ha pubblicato due libri con Octopus Hachette: il libro del 2014 "The World Atlas of Coffee" è stato tradotto in dodici lingue; "How To Make The Best Coffee At Home" (2022) è stato uno dei dieci bestseller del Sunday Times. Negli scorsi mesi, Hoffmann e il suo staff avevano già incontrato la Tiramisù World Cup durante la loro venuta per assaggiare i migliori Tiramisù di Treviso: un’esperienza che era poi stata raccontata in questo video.
«Sono felice di partecipare alla TWC e sono incredibilmente entusiasta di assaggiare alcuni dei migliori tiramisù del mondo e di scoprire quanto possano essere buoni. Come amante del caffè, il Tiramisù è ovviamente uno dei miei dessert preferiti e sono sicuro che imparerò tantissimo strada facendo».
Fra gli altri giudici già in lista per la finale: Manuel Gobbo (chef del ristorante “Le Beccherie”), Giuseppe D’Avino (amministratore delegato Strega), Dania Sartorato (presidente Fipe e Confcommercio Unione provinciale Treviso).
Matteo Negro | Lina Pison
ATLANTE DEL RUM – I COCKTAIL PIÙ CARATTERISTICI DELLE 17 ISOLE DEI CARAIBI
Con “Atlante del rum” Luca Gargano, tra i massimi esperti mondiali del distillato,
offre un viaggio completo nei Caraibi per scoprire:
- le distillerie ancora attive,
- i sapori autentici locali
- la storia del distillato
Figlio dei Caraibi, il rum è inevitabilmente legato alla storia e alla cultura di quelle isole.
Oggi è associato ai momenti di festa ma spesso si dimentica quale sia la sua storia, molto travagliata ma anche affascinante,
A queste domande risponde Luca Gargano, specialista del rum di fama mondiale, con il volume “Atlante del rum – Distillerie dei Caraibi e degustazione” (Edizioni Lswr).
L’Atlante, da oggi in libreria, è un viaggio dettagliato in 17 isole dei Caraibi. Per ciascuna Isola l’autore presenta:
- storie, aneddoti e sapori peculiari;
- schede tecniche dettagliate che raccontano le distillerie ancora attive;
- foto, anche a tutta pagina, che immergono il lettore nei colori e nel folklore locale.
Ecco, quindi, alcuni cocktail e miscele che caratterizzano le Isole.
Cuba e i suoi cocktaik ricercati dalle celebrità: Mojito, Daiquiri e Cuba Livre
Il 16 gennaio 1920 segna l’inizio del Proibizionismo degli Stati Uniti. Cuba, così, diventa destinazione di prima scelta per i week-end alcolici degli americani.
Constantino Ribalaigua, arrivato a Cuba dalla natia Spagna, si fa immediatamente notare per la sua professionalità e maestria e diventa in poco tempo titolare del bar Floridita. Lì ospiterà personalità come Ava Gardner, Tennessee Williams, il duca di Windsor, i pugili Gene Tunney e Rocky Marciano, Gary Cooper e Spencer Tracy, solo per citarne alcuni.
Le creazioni di Ribalaigua sono ancora presenti nelle cocktail list dei bar di ogni angolo del mondo. Di certo, è stato lui a contribuire alla popolarità della bevanda cubana per eccellenza, il Daiquiri, non senza la complicità di Ernest Hemingway, ospite abituale del Floridita dal 1932. Il Daiquiri è stato senza dubbio ispirato al Canchánchara, una miscela di 2/3 aguardiente, di zucchero di canna, di 1/3 di succo di lime e di un cucchiaino di miele.
Altro locale che diventerà il luogo di incontro per celebrità come Nat King Cole, Julio Cortázar, Pablo Neruda e Salvador Allende sarà Bodeguita del Medio di Angel Martinez. Lì si diffonderà la fama del cocktail che, ancora oggi, è il più famoso al mondo: il Mojito. Lo si beve a Cuba dalla fine del XIV secolo sotto il nome di draque, o draquecito, in onore del pirata Sir Francis Drake, che lo avrebbe servito ai suoi marinai per proteggerli dallo scorbuto. Il Cuba Libre è un altro famoso cocktail dell’isola. Sarebbe stato inventato all’Avana nel 1900 circa. La leggenda narra che alla fine della guerra ispano-americana, le truppe inviate a Cuba dal presidente Roosevelt, i Rough Riders, avessero celebrato la fine del conflitto facendo un brindisi a base di rum e cola in un bar della capitale, inneggiando “Per Cuba Libre!”.
Martinica: Ti’ punch e planteur
In Martinica le bevande più popolari a base di rum sono il ti’ punch e il punch planteur.
Il ti’ punch è simile alla caipirinha brasiliana: lime, zucchero di canna e rum bianco, il tutto mescolato con un bois lélé, agitatore artigianale in legno naturale. Bevuto come aperitivo o con accras de morue (frittelline di baccalà), può anche accompagnare un pasto creolo dall’aperitivo al dolce, sapendo che la cucina creola è al suo apice in Martinica, dove si esprime il più delizioso equilibrio tra ispirazioni francesi e caraibiche, africane e indiane.
Il planteur, invece, si prepara con il rum ambré e la frutta, senza scordare una goccia di sciroppo di granatina. La cosa casca bene, visto che l’isola è un tripudio di frutta, come abricot pays, carambole, chadec (agrumi simili al pompelmo), cocco, corossol, goyave, mango, papaya, pomme cannelle, mandarini, prune de Cythère, che vengono utilizzati, a seconda della regione, per la realizzazione dei punch locali. Il frutto viene messo in infusione per quindici giorni in rum bianco addizionato con sciroppo di canna da zucchero.
Puerto Rico: dalla Piña Colada alle miscele più moderne.
È il cocktail che rappresenta Puerto Rico ed è anche la sua bevanda ufficiale, dal 1978. Perché?
Perché è il risultato di una rapida miscelazione di tre ingredienti caratteristici dell’Isola: ananas, crema di cocco e rum portoricano. È stata anche nominata bevanda ufficiale di Puerto Rico nel 1978.
Ma è in due bar della vecchia San Juan che si gioca tutta la scena mixology portoricana attuale: La Factoria e il Café Hijos De Borinquen. Qui si degustano delle sapienti miscele che riflettono sia le tendenze tipicamente americane sia quelle più squisitamente peculiari dei Caraibi. Il coquito, il papa Jac, il chichaíto e il bili sono alcuni dei grandi classici locali.
Il coquito è un tipo di zabaione tradizionalmente servito a Puerto Rico: si prepara con rum, tuorli d’uovo, latte di cocco, latte condensato zuccherato, cannella, noce moscata e chiodi di garofano. Il suo consumo è generalmente riservato alle festività natalizie, quando è tradizionalmente servito con altri piatti delle feste. Papa Jac è una combinazione di aguardiente di canna, succo di frutto della passione e zucchero.
Il bili, infine, è una miscela di pitorro, nome dell’alcol distillato artigianalmente sull’isola, e di un piccolo frutto chiamato quenepa. Il quenepa, o quenette in francese, cresce spontaneamente a Puerto Rico, e la sua la forma ricorda un piccolo lime dalla buccia liscia e rigida.
E poi, ancora:
Santo Domingo ha, da circa dieci anni, un suo cocktail ufficiale: il Santo Libre, alter ego domenicano del Cuba Libre, sotto forma di long drink fatto con rum e limonata
A Sainte – Croix i cocktail, preparati nei bar dei tanti hotel dell’isola, sono studiati intorno ai rum Cruzan, solitamente il White o il Gold, a cui si aggiungono succhi di frutta tropicale, principalmente cocco e ananas e l’onnipresente noce moscata grattugiata, come nella migliore tradizione dei punch.
A Tortola i turisti assaggiano il famoso “painkiller”, cocktail fatto in casa a base di Pusser’s, con succo d’ananas, succo d’arancia e latte di cocco, servito in una tazza di porcellana che fa tanto Old England.
L’autore
Luca Gargano è uno specialista di rum di fama mondiale. Collezionista (detiene la più grande collezione di bottiglie) e illuminato cultore di questo distillato, ha acquisito nel 1997 un'azienda di importazione di alcolici. Ha acquistato piantagioni e distillerie in tutti i siti di produzione e invecchia le sue botti sul posto.
Il libro
Atlante del rum – Distillerie dei Caraibi e degustazione
Edizioni Lswr
Settembre 2023, 240 pagine a colori, cartonato, 39.90 euro
Isbn 9788868959616