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Soave Classico Clivus
Premio Grappolo d'Oro Clivus
15 Giugno 2018
Monteforte d'Alpone - Verona
Soave Classico Clivus:
nuova etichetta per brindare a Donatella Scarnati
Il vino simbolo di Cantina di Monteforte sarà servito alla cena di gala dopo la consegna del riconoscimento alla giornalista sportiva Rai
Monteforte d’Alpone, Verona - E’ un ritorno al bianco e alla purezza quello che ha scelto Cantina di Monteforte per il restyling dell’etichetta del Soave Classico Clivus, vino di punta dell’azienda, unicamente destinato alla ristorazione di qualità.
L’etichetta verrà presentata ufficialmente domani sera - venerdì 15 giugno, ore 19, chiostro del Palazzo Vescovile di Monteforte d’Alpone - in occasione della consegna del premio Grappolo d’Oro Clivus a Donatella Scarnati, giornalista e commentatrice sportiva Rai.
Resta l’inconfondibile bottiglia renana, verde scuro, vestita con un’etichetta verticale, bianco antico, su cui è posto ben in evidenza il nome “Clivus”, collina, valore richiamato poi alla base della stessa etichetta da alcuni tratti stilizzati che omaggiano le colline del Soave Classico in duplice colore: oro, quello del vino Soave, e verde, per ricordare l’impegno dell’azienda sul fronte del rispetto dell’ambiente e della biodiversità.
Cantina di Monteforte è infatti la prima azienda del Soave ad essersi impegnata per calcolare l’impatto ambientale della produzione di vino secondo il modello LCA, Lyfe Cycle Assessment.
Attraverso questo metodo, denominato progetto Etichetta Verde, ci si propone di calcolare l’incidenza sull’ambiente di tutte le fasi lavorative all’interno della filiera vinicola, dall’impianto del vigneto fino alle ditte che producono bottiglie, dalla lavorazione in cantina alla movimentazione delle merci fino al consumatore finale. Una sorta di “curriculum” del produttore virtuoso tutto riassunto su un’etichetta, che comprende tre classi di monitoraggio: aria, acqua, suolo. Questo sistema d’analisi permette di calcolare l’impatto sull’ambiente delle bottiglie in qualsiasi luogo del mondo tali bottiglie vengano consumate.
«Ogni giorno – evidenzia Gaetano Tobin, direttore generale di Cantina di Monteforte – siamo chiamati a produrre sempre meglio e nel rispetto dell’ambiente. Da anni la nostra azienda opera per divulgare tra i propri soci un approccio consapevole alla viticoltura per produrre vini di qualità attraverso tecniche produttive a basso impatto ambientale che puntano alla salvaguardia della biodiversità e alla tutela del paesaggio. Si tratta di una visione imprenditoriale che ci caratterizza da sempre e che ci porta a sentire come nostro il territorio in cui lavoriamo».
Il vino
Il Soave Classico Clivus nasce da un uvaggio di Garganega e Trebbiano di Soave.
I vigneti, tutti situati in collina, hanno origine vulcanica.
Agli occhi il Soave Classico Clivus si presenta con un giallo paglierino dai riflessi verdognoli; al naso è delicato e rimanda ai fiori di biancospino, sambuco e violetta. In bocca è asciutto, acidulo, di buon corpo, giustamente armonico con caratteristico retrogusto di mandorla.
Perfetto come aperitivo, eccelle accanto ai primi o ai piatti di pesce.
Il Soave Classico Clivus, destinato solo alla ristorazione qualificata e ai più selezionati wine bar, si distingue per freschezza, eleganza e sapidità, tutte caratteristiche che lo fanno apprezzare non solo in Italia ma anche in Germania, Gran Bretagna e Paesi Scandinavi seguiti da Svizzera, Giappone e Stati Uniti.
L’Azienda
La cantina, nata nel 1952 nella zona del Soave Classico, conta oggi 600 soci viticoltori attivi su 1300 ettari. Qui si produce il 30% della produzione totale di Soave Classico, il 10% della produzione di Soave Doc, il 5% della produzione totale di Lessini Durello, l’1% della produzione di Valpolicella Doc. Numeri importanti che sono supportati dalla qualità dentro il calice e dall’integrità del paesaggio circostante.
Elena Traverso – mob +39 338.906 17 27
PIZZA D’AUTORE AL CASTELLO DI SPALTENNA
Lo chef Vincenzo Guarino, con il pizzaiolo Gennaro Nasti, inaugura
LA PIZZERIA DI SPALTENNA
La pizza oggi sta vivendo uno dei suoi momenti di massimo splendore: è un piatto “mondiale”, sinonimo del buon vivere e del buon mangiare.
Sempre più di altissima qualità e con ingredienti ricercati, lo Chef Vincenzo Guarino ha quindi pensato di introdurla nell’offerta gastronomica del Castello di Spaltenna. O meglio, visto che era già presente nel menu de L’Osteria, ha deciso di realizzare uno spazio ad hoc: LA PIZZERIA DI SPALTENNA.
Uno spazio all’aperto, nato dalla collaborazione tra lo chef Vincenzo Guarino e lo chef pizzaiolo Gennaro Nastidella pizzeria Bijou di Parigi, con forno a legna, 14 coperti, vista sulla piscina e sull’incantevole parco del Castello.
Due grandi personalità del mondo gastronomico che intendono realizzare il meglio in termini di abbinamenti sulla pizza, sostenendo sempre la filosofia della qualità elevata delle materie prime da utilizzare. Un percorso multisensoriale che vuole sdoganare il concetto di pizza attuale per proiettarlo nell’alta cucina.
Il primo menu firmato da Vincenzo e Gennaro comprende 7 pizze, un viaggio di sapori dalla Marinara (pomodorini del Piennolo gialli e rossi, aglio nero, origano, basilico e olio) alla Margherita (pomodoro San Marzano, basilico, fior di latte, parmigiano e olio), alle più ricercate Capriccio (pomodoro San Marzano, prosciutto cotto affumicato, olive verdi e salame di maialino di cinta senese) e Pizza Salmone (abbinamento intrigante di salmone, stracchino, scarola e lamponi), passando dalla Terra (funghi di stagione, provola di bufala, parmigiano e basilico) al Risveglio dell’Orto (tutta la freschezza e la genuinità delle verdure – zucchine alla scapece, fiori di zucca, melanzane a funghetto, pomodorino del Piennolo giallo – che incontrano il gusto del latte cotto), per concludere con la Pizza (niente fronzoli, solo il gusto genuino di prosciutto crudo e stracciatella di bufala).
E tre grandi pizzaioli saranno gli ospiti estivi della Pizzeria, questo il calendario:
- 16 Luglio
Pierluigi Police - Pizzeria Lo Scugnizzo, Arezzo
- 22 Agosto
Giuseppe Pignalosa - Pizzeria La Parulè, Ercolano (NA)
- 27 Agosto
Giovanni Santarpia - Pizzeria Santarpia, Firenze
La Pizzeria di Spaltenna è aperta sia a pranzo che a cena. Alla sera la pizza sarà disponibile anche presso il ristorante L'Osteria (riservato agli ospiti dell'Hotel).
Verdiana Radaelli
IL MORELLINO DI SCANSANO PENSA AL FUTURO
Vino, territorio e turismo. Il Morellino di Scansano pensa al futuro
Soddisfazione dopo la prima edizione di Rosso Morellino. Al Teatro Castagnoli di Scansano il punto sulla denominazione maremmana che quest’anno compie 40 anni e gli obiettivi per il futuro prossimo. Tutto esaurito alla masterclass condotta dal giornalista Filippo Bartolotta
C’era grande attesa per la prima edizione di Rosso Morellino, l’evento voluto dal Consorzio Tutela Morellino di Scansano per festeggiare i 40 anni dalla nascita della denominazione che si è svolta lunedì 11 giugno nell’omonima cittadina della Maremma.
“Moltissimi produttori hanno aderito subito con entusiasmo, segno che era un momento che mancava al territorio e che vuole diventare un appuntamento fisso all’interno dell’agenda delle manifestazioni vinicole italiane” ha esordito Alessio Durazzi, Direttore del Consorzio, durante l’apertura dell’incontro che si è tenuto al mattino presso il Teatro Castagnoli, davanti ad autorità locali, produttori e giornalisti giunti da tutta Italia.
Dopo i saluti del Sindaco Francesco Marchi, che ha ricordato l’importanza di questo vino per l’economia dell’intero territorio di Scansano e della Maremma, è stato il presidente del Consorzio Rossano Teglielli a ripercorrere alcuni dei momenti salienti che hanno contraddistinto la nascita ufficiale della denominazione nel 1978.
“Negli anni ’70, nonostante vivessimo un periodo di grande contrapposizione ideologica e di forti divisioni, tutto il territorio si unì con forza nel desiderio di veder nascere l’attuale denominazione. Tutti ebbero un ruolo fondamentale, tutti collaborarono, a partire dal sindaco di allora, Romualdo Cinelli”. Nel 1974, ha ricordato ancora il Presidente, fu elaborato quell’importante lavoro di perimetrazione dei confini della denominazione, tuttora in essere e che risultò “fondamentale per evitare successivi ampliamenti che avrebbero snaturato l’identità originaria di questo vino”. Nell’aprile del 1975 furono presentati al Ministero competente tutti i documenti necessari e l’anno successivo, nello stesso teatro dove ora si ricordano quegli avvenimenti 40 anni dopo, un’audizione pubblica approvò all’unanimità l’arrivo della DOC, ufficializzata nel 1978.
Oggi, il Morellino di Scansano rappresenta la denominazione di riferimento del sud della Toscana: 1.500 ettari di vigneto, oltre 360 produttori e 7 comuni - Scansano, Campagnatico, Grosseto, Magliano in Toscana, Manciano, Roccalbegna e Semproniano - legati alla produzione di un vino che ogni anno si presenta sul mercato con circa 10 milioni di bottiglie, il 25% delle quali varca i confini nazionali per finire sugli scaffali di enoteche e ristoranti soprattutto di Stati Uniti e Germania. “Molte aziende si sono potute consolidare in questi anni e tutto il comparto è cresciuto, segno che la denominazione ha creato una possibilità di reddito” ha sottolineato ancora Teglielli.
Guardando al futuro e agli obiettivi da perseguire, una delle chiavi fondamentali da utilizzare da parte di tutto il territorio è quella che porta il nome di turismo. “Siamo estremamente fortunati, perché se il vino è espressione di arte e cultura noi offriamo molto di tutto questo all’interno di questa denominazione. Ma sappiamo che c’è molto da fare, perché non tutti sanno dov’è la Maremma e quindi sarà fondamentale il gioco di squadra con le altre denominazioni di questo territorio per intraprendere un percorso comune, pur mantenendo ognuno le proprie peculiarità”.
E a proposito di turismo, è stato Carlo Giovanni Pietrasanta, per molti anni ai vertici del Movimento Turismo del Vino sia livello lombardo che nazionale, nonché vignaiolo a San Colombano al Lambro in provincia di Milano, a mostrare con il suo intervento alcune delle armi a disposizione per chi vuole oggi investire nel turismo enoico: “La legge sull’enoturismo c’è, votata all’interno della legge di bilancio il 27 dicembre 2017 e ora consente alle aziende agricole di poter fare vera attività enoturistica alla luce del sole”. Ma oltre allo strumento giuridico servono passione ed empatia, ha evidenziato Pietrasanta: “Se noi riusciamo a raccontare la fatica che ci mettiamo in quello facciamo, riusciremo a conquistare gli appassionati e a farli innamorare del nostro vino e del nostro territorio. Ci sono molte più persone di quello che immaginiamo che vogliono vivere in prima persona l’esperienza della vendemmia, della potatura e della vinificazione. Bisogna saperle accompagnare”.
Dopo la fine dell’incontro nel Teatro Castagnoli, le adiacenti sale delle ex scuole elementari di Scansano hanno ospitato un ricco banco di assaggio con 40 aziende del territorio che hanno messo in degustazione la loro produzione ai tanti appassionati, operatori del settore e giornalisti che si sono registrati sino alle 18. In tarda mattinata tutto esaurito alla masterclass condotta dal critico, giornalista e degustatore Filippo Bartolotta, che ha mostrato le tante anime presenti nel terroir del Morellino di Scansano attraverso un viaggio nel bicchiere con 12 etichette, a partire dal 1982. Obiettivo: illustrare i volti di un vino che sa essere ideale per un consumo giovane e spensierato, così come profondo ed incisivo per chi ama la complessità e le più eleganti sfumature, anche dopo svariati lustri di distanza dalla vendemmia.
I VINI PROPOSTI IN OCCASIONE DELLA MASTERCLASS
Morello 1982 (Sellari Franceschini), Ciabatta 1992 (Erik Banti),Poggio Valente 1998 (Fattoria le Pupille), Celestaia Riserva 2007 (Azienda Agricola Roccapesta), Moris 2010 (Morisfarms), Poggio al Leone Riserva 2013 (Val delle Rose – Tenuta della Famiglia Cecchi), San Giuseppe 2016 (Fattoria Mantellassi), Morellino di Scansano 2016 (Terenzi), Lorneta 2016 (Villa Patrizia), Podere 414 2016 (Podere 414), Poggio Brigante 2017 (Poggio Brigante), More 2017 (Monterò).
ELENCO COMPLETO DELLE CANTINE PRESENTI A ROSSO MORELLINO
Azienda Agricola Roccapesta, Azienda Santa Lucia, Boschetto di Montiano, Biologica Vitivinicola "I Botri di Ghiacchioforte”, Bruni, Cantinalaselva, Cantina 8380, Casavyc, Castello Romitorio – Tenuta Ghiaccioforte, Celestina Fe’, Col di Bacche, Doga delle Clavule, Erik Banti, Fattoria Acquaviva, Fattoria di Magliano, Fattoria Le Pupille, Fattoria Mantellassi, Fattoria San Felo, Frescobaldi, L'Aquilaia dei Barbi - Fattoria dei Barbi, Massi di Mandorlaia - Conte Guicciardini, Montecivoli, Montero', Morisfarms, Podere 414, Podere Castellaccia di Pellegrini, Poggio al Lupo, Poggio Argentiera, Poggio Brigante, Poggio Maestrino e Spiaggiole, Rocca delle Macie, Sellari Franceschini, Soc. Agr. I Lecci di Giannoni Barbara & C. SS, Suberli, Tenuta Pietramora, Tenuta Valdifalco, Terenzi, Terre dell’Etruria – Cantina il Poderone, Val delle Rose – Tenuta della Famiglia Cecchi, Val di Toro, Vignaioli Morellino di Scansano, Villa Patrizia.
Alice Camellini - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.– T. 059-7863820
Jessica Busoli – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.– T. 059-7863883
FESTA ARTUSIANA
23 giugno – 1 luglio 2018
Nell’anno del cibo la città Artusiana propone la “Cucina senza”
Forlimpopoli, città natale di Pellegrino Artusi padre della cucina italiana, festeggia il suo illustre concittadino con 150 appuntamenti tra incontri, degustazioni, laboratori, spettacoli, concerti, insieme ai protagonisti della cultura gastronomica nazionale. E il 1 luglio la Festa non finisce: si lancia la Notte Bianca del Cibo Italiano il 4 agosto giorno della nascita del gastronomo.
In un’epoca dove il troppo abbonda, la patria natale di Pellegrino Artusi va controcorrente: al grasso preferisce il magro, al “tanto” antepone il “senza”. Impensabile solo fino a qualche decennio fa pensare a una cucina della “esclusione” (senza caffeina, glutine, grassi, lattosio, zucchero…la lista è lunga), ma i tempi della fame in Italia sono lontani. Ecco allora quel “senza”,fil rougedei nove giorni dedicati al padre della cucina italiana, omaggio al 2018 anno nazionale del cibo italiano. Non a caso la Festa gode del patrocinio del Mibac (Ministero del Beni Culturali).
È la Festa Artusiana, a Forlimpopoli dal 23 giugno al 1 luglio, 150 appuntamenti tra degustazioni, incontri sulla cultura gastronomica, laboratori del gusto, concerti, spettacoli e mostre imperniati sul tema del cibo. Ad arricchire il tutto più di quaranta ristoranti, per circa 2300 posti a sedere, con una proposta gastronomica dettata da un disciplinare di qualità e la presenza nei menù almeno di un piatto della tradizione artusiana.
Punto di forza della Festa Artusiana è l’essere un momento di confronto e di approfondimento sui temi cardine del cibo. Oggi in Italia si propone la cucina in tutte le salse e in tutte le sedi mediatiche. Controcorrente è sempre andata la Festa Artusiana, caratterizzata sin dalla prima edizione da tanti appuntamenti che propongono cibo per la mente, cibo come cultura, a partire dal convegno di apertura della kermesse (sabato 23 giugno, ore 17) che chiama a raccolta i principali studiosi del panorama italiano per un confronto su un tema, il cui titolo è emblematico: “Cucina senza”.
Un percorso curioso e intrigante che, dalla reale mancanza di cibo, arriva alle scelte etiche e perfino modaiole nel mondo d’oggi dei consumi facili e liberi, dove la preposizione “senza”, seguita da caffeina, glutine, grassi, olio di palma, zucchero, gioca un’importante partita strategica. La “sottrazione” di ingredienti è divenuta, paradossalmente, un valore. Ne parlano gli storici Massimo Montanari e Alberto Capatti, il semiologo Paolo Fabbri, Marco Della Rosa del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna, lo studioso di tradizioni gastronomiche Piero Meldini. Coordina la giornata Giordano Conti, presidente di Casa Artusi.
Casa Artusi, crocevia della Festa
Uno degli epicentri della Festa è Casa Artusi, centro di cultura gastronomica domestica che valorizza l’opera del padre della cucina domestica italiana. Nei nove giorni propone percorsi di conoscenza e degustazione, insieme ai protagonisti dell’enogastronomia nazionale e internazionale.
Tra le tante iniziative, dalle ore 19 alle 20, gli App-eritivi, applicazione per il buonessere: buone letture e buon cibo, spazio ideale per presentare libri ed autori che parlano di cibo. Sette le serate in programma nella corte, su tematiche global, dal locale al nazionale: il mito della azdora romagnola che, in un batter baleno, per la gioia della famiglia, impasta dozzine di uova (domenica 24); la cucina dell’Artusi negli emigrati con il racconto di Isabella Magalhaes Callia dell’Università di San Paolo e Eugenio Salvatore dell’Università di Siena (lunedì 25); la lettera alla generazione Z con il manifesto sull’economia circolare di Andrea Segrè, fondatore del movimento Spreco Zero (mercoledì 27); Artusi come modello per una cucina europea insieme agli storici Massimo Montanari e Ilaria Porciani (giovedì 28); il cibo e i grandi italiani come Verdi, Pascoli e Morandi nell’incontro “Acqua e farina lungo la via Emilia” dell’Associazione nazionale Case della memoria (venerdì 29); Artusi nell’inedita versione noir nel libro curato da Carlo Lucarelli, “Brividi a cena. Misteri e manicaretti con Pellegrino Artusi” (sabato 30 giugno); il decennale del festival Artusijazz che rende onore al grande musicista Miles Davis, personaggio che ha cambiato la storia del Jazz (martedì 26). Gli incontri terminano con la degustazione di un prodotto a marchio della Regione Emilia-Romagna e un calice di vino.
Casa Artusi protagonista anche la sera (Chiesa dei Servi ore 21,00), sempre con incontri sempre sul cibo inteso come cultura tra arte, letteratura e biodiversità. Si parte con il dialogo di Matteo Lucca con Alessandra Carini su pane e vita (sabato 23), il cibo nelle opere d’arte è al centro della riflessione di Marco Vallicelli insieme a Silvia Bartoli (lunedì 25). Alberto Capatti e Graziano Pozzetto dialogano su lessico e prodotti tipici (mercoledì 27 giugno), frutti dimenticati e biodiversità con le esperienze di Valle D’Aosta e Basilicata la serata successiva (giovedì 28). Il volume di Dora Marchese “Il gusto della letteratura” si presenta venerdì 29, giornata speciale domenica 1 luglio, “Alla ricerca delle radici…artusiane nel gusto”, che vede la presentazione di due speciali pubblicazioni: gli itinerari alternativi di Carlo Mantovani con “Le radici del gusto”, e Marco Paone con “1820 Magazine The Art of Italian Gastronomy”, rivista internazionale ispirata al gastronomo di Forlimpopoli nato nel 1820. Nell’occasione sarà lanciata la Notte Bianca del cibo italiano, istituita dal Ministero del beni e attività Culturali e Turismo e Ministero delle Politiche agricole, dedicata il 4 agosto, nel giorno della sua nascita, a Pellegrino Artusi, riconosciuto padre della cucina moderna italiana.
Premio Marietta: confronto a 6, mille euro in palio
Omaggio alla governante di Artusi, arrivano da tutta Italia i sei finalisti del concorso per cuochi dilettanti. Nella giornata di domenica 24 giugno saranno ai fornelli nella scuola di cucina di Casa Artusi per realizzare la loro ricetta e concorrere al premio di mille euro esso in palio da Conad.
Questi sei finalisti: Sergio Giglio falegname di Cogoleto (Genova), con la ricetta “Filindeu ed erbe spontanee in brodo di piccione”; Maria Angela Pischedda, infermiera di Thiesi (Sassari), “Panada di viola”; Maria Giovanna Nocera dipendente pubblico di Agrigento, “Non solo minestra di Tinniruma”; Ilaria Bertoli, impiegata di Medesano (Parma), con “Gnocchi cordiali”; Fiammetta Frambosi, commerciante di Rimini, “Cappelletti ai formaggi su vellutata di piselli alle menta e seppia saltata”. Nella sezione Centenario Lions, Agata Caldarera, amministratore di parafarmacia di Giarre (Catania), con “Pasta di timilia con tonno”.
La serata di premiazione è prevista sempre domenica 24 alle ore 21 nella Chiesa dei Servi a Casa Artusi.
Premi Marietta ad Honorem
Una ambasciatrice della cucina italiana nel mondo, una bottega artigiana le cui tele stampate sono oggetti d’arte. Va rispettivamente a Stefania Barzini e alla Stamperia Pascucci il Premio Marietta ad Honorem attribuito a personalità che, con modalità differenti, contribuiscono alla diffusione della conoscenza della cultura del mangiar bene, della tavola come momento conviviale, punto di incontro del “buono e del bello”.
Stefania Barzini, sei anni di corsi di cucina italiana conditi da svariati eventi negli States, numerosi documentari e pubblicazioni sempre sul tema del cibo, una scuola di cucina rivolta a italiani e stranieri, un blog e tutta una serie di iniziative per valorizzare la cucina italiana nel mondo. “Curriculum” altrettanto sostanzioso per la Stamperia Pascucci di Gambettola, prima volta di un Premio Marietta ad Honorem assegnato a qualcuno più “anziano” di Pellegrino Artusi. Nome di punta dell’artigianato artistico ed emblema del “made in Italy”, diverse sono le generazioni che si sono succedute alla guida di questa bottega la cui prima insegna porta la data nel 1826.
La premiazione di entrambi avverrà domenica 24 giugno a Casa Artusi alle 21 alla presenza dell’Assessore all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna, Simona Caselli, e del neo presidente di Apt Davide Cassani.
Il mercato delle tradizioni
Per nove serate nella Festa Artusiana è presenta un ricco mercato all’insegna della buona tavola e delle migliori tradizioni gastronomiche. Fil rouge delle diverse proposte, la filosofia della manifestazione artusiana: materie prime di qualità, prodotti di stagione e del territorio legati preferibilmente alla cucina di casa, valorizzazione della memoria gastronomica. Le proposte arrivano da associazioni, aziende agro alimentari, piccoli artigiani e allevatori; una posizione di riguardo viene riservata ai prodotti biologici e alla promozione della biodiversità.
Spettacoli
Sono tanti gli eventi ospitati lungo le vie e le strade in un mix di generi e proposte da farne un Festival nella Festa. Il programma vuole essere intrattenimento puro e leggero, pop (diminutivo di popolare) come lo era la gastronomia di Pellegrino Artusi, fruibile per chiunque e agile nella rappresentazione. Un denso cartellone di oltre 50 spettacoli di Arte e Musica di Strada, nel quale l’intrattenimento itinerante si alterna allo spettacolo in postazione fissa, palco o pedana. Ogni sera spettacoli teatral-gastronomici, giocoleria, acrobazia e illusionismo, mimica, teatro per ragazzi, cantautorato e musica popolare…
Tra le rassegne, rinnovato il sodalizio con ArtusiJazz, organizzato dall’Associazione Culturale “Dai de Jazz” di Forlimpopoli, appuntamento immancabile per gli appassionati e per tutti coloro che vogliono ascoltare dal vivo i nomi più importanti del panorama jazzistico italiano.
La direzione artistica degli spettacoli è stata affidata a Stefano Bellavista dell’associazione culturale Cult.
Il Maf per la Festa Artusiana e tante Mostre
Il MAF-Museo Archeologico “T. Aldini” di Forlimpopoli alla Festa fa tredici. Questo il numero di eventi in programma nel corso della nove giorni artusiana pensati per un pubblico di tutte le età: “Forlimpopoli di assaggiare” alla scoperta della città, “Stare a tavola nel mondo antico” percorso alla scoperta del cibo dalla preistoria al Rinascimento, “Le Domus Romane fi Forlimpopoli” viaggio nelle abitazioni di Duemila anni fa. Il Museo sarà aperto tutte le sere fino alle ore 23.00.
Il Museo organizza anche la Mostra “Le ovarole di Tonina Cianca”, museo tutto da gustare insieme alle creazioni dell’artista di Cesenatico. Una ventina le opere presenti con una presenza preminente delle “Ovarole”, figure femminili totemiche appartenenti alla tradizione della cultura popolare. La mostra è organizzata con il patrocinio dell’Ibc e della Regione Emilia Romagna.
Tante altre esposizioni sempre all’Artusiana: “Arte colori ed emozioni. Il racconto dei maestri artigiani della Romagna” (Rocca, sala Mostre) che ospita le opere di diversi artisti artigiani; “Artisti alla festa” (Rocca, sala Centro arti e Torrione), con le opere degli allievi del corso “Amici dell’Arte”; “Le scuole alla festa” (Rocca, sala riunioni), in mostra gli elaborati degli studenti classe 5 primaria e 3 Liceo Scienze umane; “Il brindisi” (via delle Cose diverse) con Roberto Casadio; “Tra uomo e animale” (Piazza Garibaldi) con Alessandro Casetti.
Il servizio accoglienza alle mostre è effettuato dagli studenti dell’Istituto superiore di Forlimpopoli.
A Forlimpopoli sapori da tutto il mondo
La Festa Artusiana si conferma crocevia di sapori di diverse parti del mondo. In questa edizione diversi gli amici artusiani da oltreconfine, a partire dai francesi di Villeneuve Loubet patria natale del grande Escoffier e dei Pays Beaujolais con la loro cucina e pasticceria della regione Rhone-Alpes. La collaborazione tra il comune di Forlimpopoli e la cittadina francese di Villeneuve Loubet suggellerà il legame di amicizia e gemellaggio giunto al diciottesimo anno. E ancora la cucina croata di Rovigno, quella filippina insieme a Casa Artusi Filippine, quella austriaca di Traun.
Informazioni
Ufficio Cultura tel. 0543-749237-4 (orario 10-13; durante la Festa 16-21).
Mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Siti: www.festartusiana.itwww.forlimpopolicittartusiana.it
Forlimpopoli, 15 giugno 2018
Ufficio Stampa - Agenzia PrimaPagina
tel. 0547 24284 cell. 347 1567681
Filippo Fabbri – Alice Magnani
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