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APPIUS: ARTE. AMORE. ALTO ADIGE
Un progetto d’arte contemporanea celebra il vino icona di St. Michael-Eppan e la nuova cantina dedicata ad APPIUS
In occasione del 10° anniversario di APPIUS, la cuvée d’eccellenza della Cantina San Michele Appiano, nasce un progetto che fonde arte, vino e territorio, dando forma ad un’esperienza senza precedenti. Protagonista dell’iniziativa è Robert Pan, artista bolzanino di fama internazionale, che ha firmato un’opera contemporanea installata all’interno della nuova cantina interamente dedicata ad Appius.
Dalla magia artistica e vivacissima di Robert Pan è stata tratta una special edition di Appius 2019 – in formato Mathusalem da 6 litri – prodotta in 10 esemplari numerati e certificati; inoltre sono state prodotte 150 Magnum commercializzate da metà aprile dedicate agli appassionati di arte e vino, con un’etichetta-scultura realizzata in resina firmata sia da Hans Terzer, storico winemaker della cantina, che dall’artista.
L’intero progetto creativo è stato realizzato dall’agenzia di comunicazione LifeCircus, che ha ideato il concept fin dalla nascita per giungere alla sua non semplice esecuzione vista la complessità dell’esclusiva etichetta, portando l’espressione dell’arte in cantina. Sotto la direzione di Marco Fontanesi, che ha tenuto le redini dell’intero progetto insieme al team, LifeCircus ha curato: • La scelta dell’artista e la narrazione dell’intero progetto • L’adattamento dell’opera in etichetta • Il
naming e il concept dell’edizione speciale • Il visual e il format dell’evento di presentazione • I materiali di comunicazione, stampa e social media Il progetto è stato presentato in anteprima lo scorso 18 marzo con un evento esclusivo negli spazi della nuova cantina Appius. Un’esperienza immersiva tra architettura, arte e gusto, che ha dato il via ufficiale al progetto. Un'opera da collezionare che unisce estetica, simbolismo e artigianalità altoatesina. estetica, simbolismo e artigianalità altoatesina.
Stefania Mafalda
A Campo alla Sughera il tour in realtà virtuale che rivoluziona la wine experience
La tecnoloLagia incontra l’eccellenza enologica: un viaggio multisensoriale nel cuore del “Paradigma della Perfezione”
Situata nel cuore di Bolgheri, Campo alla Sughera si distingue come una delle poche realtà ad aver intrapreso un audace percorso di innovazione: una wine experience in realtà virtuale che trasforma la tradizionale visita in cantina in un vero e proprio viaggio immersivo tra vigna, vendemmia e vinificazione. Grazie all’uso di visori VR di ultima generazione, gli ospiti possono vivere in prima persona le fasi più emblematiche della produzione, come la raccolta manuale dei grappoli, la selezione meticolosa delle uve e la seguente caduta per gravità nei tini d’acciaio. Una narrazione avvolgente, capace di trasportare virtualmente il visitatore al centro dei momenti chiave che rendono unici i vini di Campo alla Sughera. «Questo progetto rappresenta un passo importante nel nostro percorso di digitalizzazione e valorizzazione dell’ospitalità – racconta Tommaso Alessandri, Winery Director – Il canale Direct-to-Consumer è strategico per la nostra crescita, e crediamo fortemente che esperienze di questo tipo possano creare un legame più profondo tra il visitatore e la nostra realtà, raccontando in modo autentico la cura che mettiamo in ogni fase del nostro lavoro». Quella proposta da Campo alla Sughera non è una semplice visita: è una full immersion sensoriale, dove il confine tra reale e virtuale si dissolve per lasciare spazio alla scoperta e al coinvolgimento.
L’esperienza in realtà virtuale è affiancata da un tour fisico guidato tra vigne, cantina di vinificazione e barricaia, per poi culminare nella degustazione dei vini più iconici dell’azienda: Arnione Bolgheri DOC Superiore Campo alla Sughera, il Supertuscan aziendale Anima d’Arnione Cabernet Sauvignon 2019 (affinato in anfora) Anima d’Arnione Cabernet Franc 2020 (affinato in anfora) Innovazione, eleganza e storytelling si fondono così in un percorso pensato per wine lovers, esperti e curiosi, desiderosi di scoprire da vicino cosa si cela dietro l’ambiziosa filosofia del Paradigma della Perfezione. L’esperienza è disponibile su prenotazione e si inserisce nel ricco programma di ospitalità di Campo alla Sughera, sempre più orientato a offrire momenti esclusivi e memorabili ai propri visitatori. Tour & Tasting Campo alla Sughera. All’inizio volevamo capire la terra di Bolgheri: abbiamo guardato in profondità e abbiamo visto il mare. Siamo una realtà vitivinicola composta da elementi naturali straordinari: il suolo marnoso, ricco di minerali, il mare, che influenza in modo decisivo il microclima della zona, il tempo, che permette l’evoluzione dei vini. Per portare nel mondo il respiro e la solidità della terra di Bolgheri non facciamo altro che assecondare queste forze attraverso la gestione dei vigneti (microterroir), la selezione delle uve (la tripla selezione) e la produzione dei nostri vini (caduta per gravità, microvinificazioni). Il risultato è un ventaglio espressivo di questa terra: Campo alla Sughera, IGT Toscana Rosso, Arnione, Bolgheri DOC Superiore, Adèo, Bolgheri DOC Rosso e Arioso, IGT Toscana Bianco.
VINO, TERRITORIO E ACCOGLIENZA: SUAVIA RACCONTA IL SOAVE CLASSICO DAL CALICE ALLA COLLINA
Un percorso tra degustazioni, natura e cultura per vivere il Soave in chiave sostenibile ed esperienziale
Tra le colline di origine vulcanica che circondano l’antico borgo di Soave, là dove la terra nera racconta di oceani scomparsi e vigneti secolari, sorge Suavia. Un luogo dove l’arte del vino si intreccia con la memoria, e dove le sorelle Tessari – Alessandra, Meri e Valentina – custodiscono con passione l’identità di una cantina che è, prima di tutto, casa. È qui che il tempo si dilata, si ascolta, si assaggia. Ed è qui che prende vita l’esperienza enoturistica firmata Suavia: un invito a entrare nel cuore vivo del Soave Classico, a scoprire un territorio che parla attraverso i suoi vini, le sue voci, le sue colline. A Fittà, il punto più alto della denominazione, l’azienda accoglie ogni giorno – su prenotazione e con l’esclusione della domenica – appassionati e viaggiatori del gusto per degustazioni guidate direttamente dalle sorelle Tessari.
Un momento intimo, senza mediazioni, dove ogni calice diventa racconto, ogni vino una chiave d’accesso a un patrimonio di cultura, geologia e biodiversità. Si assaggiano i grandi bianchi di Suavia – dal Monte Carbonare al Massifitti, dall’Opera Semplice al Soave Classico – immersi nel paesaggio che li ha generati, avvolti dal silenzio operoso della cantina e dalla narrazione esperta di chi ogni giorno vive quelle vigne e quella terra. Ma l’esperienza a Suavia è anche un punto di partenza: perché il territorio del Soave Classico non si limita alla bottiglia, ma si estende lungo sentieri, borghi, castelli e storie millenarie. Per chi ama unire il vino al movimento e al respiro della natura, è possibile esplorare le colline in sella a una ebike, lungo percorsi adatti a tutti ma capaci di regalare scorci indimenticabili.
Due gli itinerari consigliati: La Vecia Via della Lana, un tragitto che attraversa pascoli, boschi e antiche contrade, riscoprendo l’antico cammino dei mercanti di lana; e I 10 Capitelli, un sentiero ad anello punteggiato da cappelle votive e filari che si perdono all’orizzonte, ideale per immergersi nella spiritualità del paesaggio e nella quiete delle sue geometrie rurali. A pochi minuti dalla cantina, il Castello Scaligero di Soave attende i visitatori con le sue torri merlate e le mura che abbracciano il borgo antico. Da qui, una passeggiata nel centro storico di Soave diventa un viaggio nel tempo: tra botteghe artigiane, architetture medievali e profumi di forni e osterie, si respira ancora l’anima autentica del paese da cui tutto ha avuto inizio. Per chi coltiva la passione per la geologia e l’archeologia, un’ulteriore tappa da non perdere è il Museo dei Fossili di Bolca, scrigno straordinario che conserva reperti di pesci, piante e creature marine vissute oltre cinquanta milioni di anni fa in un oceano tropicale.
Un luogo in cui la terra racconta il suo passato remoto con la stessa forza con cui oggi nutre le viti di Suavia. Infine, per chi desidera vivere il territorio con lentezza e intensità, è possibile regalarsi un’esperienza equestre tra i vigneti di Soave, lasciandosi cullare dal passo del cavallo attraverso filari ordinati, saliscendi e profili collinari scolpiti dal lavoro dell’uomo e dalla natura. Un’occasione rara per connettersi in modo profondo con il paesaggio, osservandolo da una prospettiva antica e silenziosa. Accoglienza, racconto, territorio: l’enoturismo di Suavia è un’esperienza che parte da un calice, ma si espande come un’eco, toccando corde profonde e offrendo a chi arriva la possibilità di vivere il Soave Classico nella sua forma più autentica. In ogni visita, in ogni sorso, si ritrova quel senso di appartenenza che da generazioni guida le scelte della famiglia Tessari. E ogni incontro diventa, naturalmente, il punto d’inizio di un legame.
Silvia Comarella
VALLE D’AOSTA DOC CHAMBAVE MUSCAT DI GROSJEAN
Un bianco di montagna per un brindisi alla mamma
Per una ricorrenza speciale come la Festa della Mamma, il Chambave Muscat Valle d’Aosta DOC di Grosjean si esprime in eleganza e armoniosità diventando quindi la scelta ideale per celebrare e brindare in questa occasione. Coltivato da moltissimi agricoltori nell’area del Comune di Chambave, con le prime testimonianze che risalgono agli inizi del 1300, questo vitigno autoctono – il Muscat Blanc - viene prodotto dalla famiglia Grosejan che ne presenta una versione in purezza con vinificazione in acciaio e con un affinamento su feccia fine con ripetuti batonnage. Un bianco che sa stupire, incredibilmente aromatico, versatile ed elegante, dal sorso morbido e armonioso. Regala tenui sentori di salvia e punte di menta, dal profumo fine e delicato, tipico dell’espressione migliore del Moscato. Il suo finale è fresco, sapido e verticalmente secco. Grazie al clima fresco e ventilato delle zone montagnose che circondano l’azienda, si producono Moscati molto profumati, dalle note importanti di violetta e frutti a guscio.
Perfetto per l’aperitivo, ben si abbina a formaggi freschi, antipasti di pesce e primi piatti a base di frutti di mare. Buona Festadella Mamma, con un augurio speciale e un cin-cin a tutte le mamme del mondo! GROSJEAN La cantina valdostana è una storica realtà enoica che da sempre coniuga storia e tradizione, creatività e innovazione. Prende vita agli inizi degli anni '60 sotto la guida di nonno Dauphin che decide di investire nell'attività vinicola e imbottiglia il proprio Ciliegiolo presentato con successo all’”Exposition des Vins du Val d’Aoste” nel 1968. Negli anni '80 ha inizio un processo di valorizzazione dei vari vigneti di proprietà. Nel 2000 viene inaugurata la nuova cantina e nel 2011 inizia la conversione al biologico. Grosjean Vins è la prima azienda in Valle d'Aosta a compiere questo passo, quasi dieci anni in anticipo sulle altre realtà locali. Il "fattore umano", l’amore per il proprio lavoro e per la propria terra rappresentano gli elementi fondamentali sui cui negli anni si è consolidata l’identità aziendale. Oggi a guidarla è la terza generazione, i giovani Hervé, Didier, Simon e Marco.
Lucia Boarini
I VINI D’AUTORE DI ROBERTO RONDELLI DEGUSTATI ALL’ACCIUGHETTA DI GENOVA
di Virgilio Pronzati
Circa un mese fa, ricevetti un invito dell’amico Riccardo Gabriele patron di PR Comunicare il vino e compagno di innumerevoli assaggi in anteprime toscane e tasting in tutta Italia. Il gradito invito a pranzo era per il 17 aprile c.a. presso la Trattoria dell’Acciughetta con l’assaggio di inediti Dolceacqua, ed altri vini, di Roberto Rondelli di Camporosso. Parlando di Dolceacqua mi vengono subito in mente le suggestive immagini del castello di Dolceacqua (fatto erigere nel 1177 dai Conti di Ventimiglia e poi acquistato da Oberto Doria), l’antico ponte per accedervi ed entrare dello storico borgo e, soprattutto, l’omonimo vino che, da almeno cinquant’anni, lo degusto e ne scrivo.
A destra: Monica e Roberto Rondelli con gli otto degustatori
Un incontro ideale per sede, vini e compagnia. Il locale, piccolo ma accogliente, è oggi uno dei posti di ristoro cittadini preferito dai gourmet genovesi. Il merito è di Giorgia Losi che nel 2015 appena ventisette con un lavoro sicuro nella comunicazione, si innamorò di questo localino dell’angiporto genovese decidendo di lasciare il suo lavoro a Milano e aprire l’Acciughetta. Saporosi piatti con acciughe ed altri pesci azzurri e non solo, uniti a quelli della tradizione genovese hanno ottenuto un meritato successo. Recentemente, il suo chef e socio Simone Vesuviano ha trionfato al prestigioso Trofeo Bocuse d'Or, classificandosi al secondo, e premiato per il miglior piatto di pesce.
Giorgia Losi la patronne delle trattoria dell’Acciughetta e Quelli dell’Acciughetta
Passando ai vini del vigneron Roberto Rondelli, assaggiati prima e dopo l’abbinamento dei piatti, più che lusinghiero il parere espresso da tutti i presenti; un giudizio che conta, in quanto il gruppo degli inviati era composta da sommelier, operatori del settore e giornalisti specializzati in enogastronomia. Roberto Rondelli presente con la moglie Monica, ha presentato i suoi vini al meglio, raccontandone le caratteristiche pedologiche dei terroir dei vari vigneti condotti con sistemi biologici, i tipi d’impianto e di allevamento, le particolari vinificazioni e i diversi affinamenti.
Monica e Roberto Rondelli con i vini degustati
L’azienda fondata nel 2000 comprende 3,5 ettari di vigneto con varietà .Rossese, Pigato e Vermentino allevato ed alberello e guyot dell’età di oltre 24 anni, che si estende in parte nel comune di Camporosso, nella pittorescaValle Roja, a pochi chilometri dal confine francese, e in parte nella località Montecurto, a un chilometro da Migliarina. Qui, sul versante esposto a Sud, godono di un microclima più caldo, ideale per la produzione di vini di alta qualità. Produzione media annua di 15.000 bottiglie di cui il 95% sono vendute in Italia. Un sicuro paladino a favore del Dolceacqua. Per conoscerlo meglio, eccovi una sua breve biografia.
Frisceu alla salvia, fonduta di acciughe e acciughe fritte
Roberto inizia a fare vino appena diciottenne seguendo i suoi sogni lungo una via difficile ma piena di soddisfazioni. Da subito si impegna per riscattare i terreni di Migliarina su cui crescono i vigneti del nonno Pepin, e nel giro di pochi anni inizia anche a pianterne di propri, in prevalenza Rossese di Dolceacqua, ma anche Vermentino e Pigato. L'amore profondo per la terra e le sue radici si riverbera in una visione dell'operato del vignaiolo che rispetti il terreno e le piante. Una mano leggera che accompagna l'uva in tutte le sue fasi perchè sia il più possibile espressiva del tempo e del luogo in cui nasce. Abbandonando progressivamente gli schemi dei protocolli, acquisendo via via esperienza e conoscenza delle proprie uve, Roberto approda ad una vinificazione di contatto con il vino, seguendone i rumori, gli odori ed i movimenti.
Trofiette di Sori al pesto genovese di nostra produzione
E' un linguaggio che permette di rispettarne i tempi e le esigenze, usando solo tecniche e prodotti biologici con alcune pratiche biodinamiche. La vendemmia è svolta in più fasi, separando zone e maturazioni differenti delle uve, e le masse vengono tenute divise fino all'assemblaggio finale. Il tempo è il suo alleato principale, sia per la tempestività di alcuni interventi in cantina, sia per l'attesa di una perfetta maturazione. I vini di Rondelli affinano circa un anno in più rispetto alla tendenza del mercato, mentre il Migliarina, il suo rosso tutto in legno, attende almeno 4 anni dalla vendemmia, affinando due anni in legno di rovere e due in bottiglia.
Di seguito i vini degustati con le relative e personali valutazioni di chi ha scritto.
Polpo piastrato, salsa romesco, porro stufato allo zafferano
Terrazze dell’Imperiese Bianco IGT Vigna Ciotti 2019
Categoria: Bianco secco. Vitigno: Pigato. Bottiglia: 75 cl. Alcol: 12,5%. Lotto: T 19. Bottiglie prodotte: circa 3.000 Prezzo medio in enoteca: € 15,00 Alla vista è limpido, di colore paglierino con lievi riflessi dorati. Al naso è abbastanza intenso, persistente, schietto, composito, con sentori fruttati e floreali-vegetali di pesca di vigna, fiori di acacia ed erbe aromatiche dove emerge la salvia. In bocca è secco, molto fresco e sapido, leggermente caldo, di equilibrata struttura e sensibile persistenza. Retrogusto: vena sapida e note fruttate e floreali-vegetali. Valutazione: 87/100
Dolce Nuvola
Terrazze dell’Imperiese Bianco IGT Birbante 2024
Categoria: Bianco secco. Vitigno: Vermentino. Bottiglia: 75 cl. Alcol: 12%. Lotto: BIR24. Bottiglie prodotte: circa 1.954 Prezzo medio in enoteca: € 15,00 Alla vista è limpido, di colore paglierino con lievi riflessi dorati. Al naso è discretamente intenso, persistente, varietale, composito, con sentori floreali, vegetali e fruttati di fiori di campo e mandorlo, melissa, rosmarino e cedro. In bocca è secco, molto fresco e sapido, un pò minerale, leggermente caldo, di equilibrata struttura e molta persistenza. Retrogusto: vena sapida e minerale, e note floreali-vegetali e fruttate. Valutazione: 87/100
Il Pigato
Dolceacqua Doc Arenaria 2022
Categoria: Rosso secco. Vitigno: Rossese Nero di Ventimiglia. Bottiglia: 75 cl. Alcol: 13,5%. Lotto: AR22. Bottiglie prodotte: circa 8.000 Prezzo medio in enoteca: € 15,00 Alla vista è limpido, di colore rubino scarico con orlo granato. Al naso è abbastanza intenso, persistente, fine ma un pò sottile, con sentori fruttati e speziati di piccoli frutti rossi boschivi un pò essiccati, pepe bianco e lieve di radice di liquirizia. In bocca è secco, sapido, caldo, appena tannico, pieno ma snello, di buona persistenza e armonia. Retrogusto: vena sapida e tannica, e note fruttate e speziate. Valutazione: 88/100
Il Vermentino
Dolceacqua Doc Arenaria 2023
Dolceacqua Doc Arenaria
Categoria: Rosso secco. Vitigno: Rossese Nero di Ventimiglia. Bottiglia: 75 cl. Alcol: 12,5%. Lotto: AR23. Bottiglie prodotte: 4.533. Prezzo medio in enoteca: € 15,00 Alla vista è limpido, di colore rubino scarico ma vivo. Al naso è intenso, persistente, ampio ma poco fine, con sentori vegetali, fruttati e speziati di umori boschivi, erbe aromatiche, mora di rovo e corbezzolo, pepe nero e radice di liquirizia. In bocca è secco, sapido, caldo, giustamente tannico, di medio corpo ma persistente. Retrogusto: vena sapida e tannica, e note vegetali, fruttate e speziate. Valutazione: 84/100
Dolceacqua Doc Marne Blu
Dolceacqua Doc Marne Blu 2023
Categoria: Rosso secco. Vitigno: Rossese Nero di Ventimiglia. Bottiglia: 75 cl. Alcol: 13%. Lotto: MB23. Bottiglie prodotte: 1.680. Prezzo medio in enoteca: € 17,00 Alla vista è limpido, di colore rosso granato vivo. Al naso è abbastanza intenso e persistente, poco ampio ma varietale, discretamente fine, con sentori fruttati e speziati di piccoli frutti rossi boschivi un pò essiccati, erbe aromatiche secche e lieve boisè. In bocca è secco, sapido, caldo, appena tannico, discretamente pieno e persistente con fondo amarognolo. Retrogusto: vena sapida e tannica, e note fruttate e speziate. Valutazione: 86/10
Dolceacqua Doc Superiore Roja
Dolceacqua Doc Roja 2023
Categoria: Rosso secco. Vitigno: Rossese Nero di Ventimiglia. Bottiglia: 75 cl. Alcol: 13,5%. Lotto: RO23. Bottiglie prodotte: 2.023 (e 100 magnum).. Prezzo medio in enoteca: € 43,00 Alla vista è limpido, di colore rosso rubino con orlo granato. Al naso è intenso e persistente, fine, varietale, con sentori fruttati e speziati di piccoli frutti rossi boschivi (mirtillo, mora di rovo e marasca) erbe aromatiche, pepe bianco e lieve boisè. In bocca è secco, sapido, caldo, giustamente tannico, pieno ma snello e persistente. Retrogusto: vena sapida e tannica, e note fruttate e speziate. Valutazione: 89/100
Dolceacqua Doc Migliarina
Dolceacqua Doc Superiore Roja 2022
Categoria: Rosso secco. Vitigno: Rossese Nero di Ventimiglia. Bottiglia: 75 cl. Alcol: 14%. Lotto: RO22. Bottiglie prodotte: 900. Prezzo medio in enoteca: € 43,00 Alla vista è limpido, di colore rosso rubino con orlo granato. Al naso è delicato ma persistente e fine, varietale, composito, con sentori floreali, fruttati e speziati di iris, piccoli frutti rossi boschivi (fragolina, mora di rovo e ciliegia durona) pepe bianco e cannella. In bocca è secco, sapido, caldo, giustamente tannico, pieno ma snello, di buona persistenza e armonia. Retrogusto: vena sapida e tannica, e note floreali, fruttate e speziate. Valutazione: 90/100
Roberto Rondelli con la moglie Monica alla pigiadiraspatrice
Dolceacqua Doc Migliarina 2014
Non più in commercio. Ne erano state prodotte circa 1200 bottiglie Alla vista è limpido, di colore rosso granato. Al naso è intenso, persistente e fine, varietale, composito, con sentori floreali, fruttati e speziati di rosa selvatica appassita, piccoli frutti rossi boschivi un pò avvizziti ma sani, cacao e ginepro. In bocca è secco, sapido, caldo, appena tannico, di buon corpo e persistenza. Retrogusto: vena sapida e tannica, e note floreali, fruttate e speziate. Un vino certamente maturo che interpreta al meglio il proprio terroir. Valutazione: 88/100
Rigogliosp vigneto dell'Azienda Agricola Roberto Rondelli
Dolceacqua: il più francese dei vini italiani
Rubino con riflessi granati, dal bouquet intenso e persistente, ampio, fine, con netti sentori di fragolina e mora di bosco, ribes nero e rosa selvatica, e lievi di erbe aromatiche, di umori boschivi e spezie:; dal sapore secco e sapido, caldo, con piacevole vena tannica, pieno ma snello, di buona persistenza, con gradevole e tipico fondo amarognolo. Colore, profumo e sapore, ricordano buoni vini prodotti col Pinot Noir. Anzi, dalla descrizione potrebbe benissimo essere un Beaune Premier Cru. Niente di tutto questo. Le caratteristiche organolettiche si riferiscono ad un buon Dolceacqua Doc Superiore. Non sono ovviamente tutti così. Magari !Sebbene sia stato il primo vino ligure a essere insignito della Doc nel lontano 1972, il suo percorso qualitativo è stato lungo e difficile.
Roberto Rondelli mentre versa l'uva nella pigiadiraspatrice
Dopo vent’anni dal riconoscimento ministeriale, una parte seppur limitata di Dolceacqua, non è esente da difetti, in particolare evidenti all’esame olfattivo. Più frequenti, sentori di ridotto e, nei casi più gravi, di feccino. Troppo spesso, parlandone con i produttori, si sente dire che il Rossese è un vitigno difficile. Il vino ottenuto dalle sue uve durante e dopo la fermentazione, è facilmente soggetto ai difetti sopra citati. Lo stesso lo dicono i produttori di Pinot Nero e Dolcetto. Un ritornello sempre in voga tra i produttori meno bravi. Oggi le cose sono totalmente migliorate. Il Dolceacqua può, condizioni climatiche permettendo, esprimersi al meglio. Ritornando al Dolceacqua Doc, la sua zona di produzione comprendente 14 comuni in provincia di Imperia, con epicentro in Val Nervia, Verbone e Roja un’orografia difficile con forti pendenze, e caratteristiche pedoclimatiche diverse da comune a comune. Anche gli impianti sono diversi.
Dolceacqua: uno dei borghi più belli d'Italia
Dal tradizionale e diffuso alberello si passa a quello a spalliera e a cordone speronato. Sul vitigno se n’è detto di tutto e di più. Il clone o meglio i cloni sono riconducibili al Rossese Nero di Ventimiglia (l’altro è detto di Campochiesa). Basti pensare che poco più di mezzo secolo fa, oltre quelli innestati su Rupestris du Lot, si usava innestare su viti ibride e di San Geneis, un vitigno rustico da uve da tavola. Ancor oggi ci sono in zona vecchi ceppi di Rossese pre-fillossera. Definito autoctono, in quanto non presente nelle altre regioni italiane, il Rossese potrebbe provenire dal sud della Francia, introdotto dai soldati dei Doria durante le frequenti scorribande fatte in Provenza. Al riguardo, la D.ssa Anna Schneider docente di Ampelografia presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Torino, considerata una dei massimi esperti di Ampelografia italiana, sostiene che il Rossese è il Tibouren sono lo stesso vitigno. La conferma, genoma e marcatori comuni. Comuni e crus del Dolceacqua
Roberto Rondelli mentre vendemmia accuratamente le uve
-Apricale; Baiardo; Camporosso: Luvaira, Migliarina, Pian del Vescovo, Trinceria, Monte Curto, Brunetti. Castelvittorio; Dolceacqua: Arcagna, Tramontina, Morghe, Rosa, Pozzuolo, Armetta, Ruchin, Cian da Marchesa, Peverelli, San Martino. Isolabona; Perinaldo: Curli, Savoia, Alpicella. Pigna; Rocchetta Nervina; San Biagio della Cima: Posaù, Luvaira, Nouvilla, Berna, Buscarra, Garibaudo, Crovairola. Soldano: Pini, Bramusa, Galeae, Beragna, Luvaira, Ferenghé, Foulavin, San Martino. Vallebona; Vallecrosia: Santa Croce. Ventimiglia: Piemattun, Roasso, Sette Camini. Alcuni numeri del Dolceacqua riferiti all’anno 2023. Vino prodotto: 169,245 ettolitri. Superficie vitata: circa 47 ettari. -Resa ettolitri per ettaro: 24 hl circa
Castello Doria e il suo splendido e antico borgo
ROSSESE DI DOLCEACQUA O DOLCEACQUA DOC
D.P.R. 28.01.1972, G.U. 125 del 15.05.1972
Primo vino DOC della Liguria. Uvaggio: prodotto con uve del vitigno rossese al 95% e altri vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione, per massimo il 5%. Zona di produzione: quattrodici comuni dell’Imperiese con epicentro Dolceacqua, Soldano e San Biagio della Cima. Alcol: 12%, nella versione Superiore 13%. Caratteristiche organolettiche: colore rosso rubino con orlo violaceo da giovane, tende al granato se invecchiato. Profumo vinoso e frutta- to da giovane, si fa intenso ampio, persistente e fine, con sentori di rosa appassita, fragolina di bosco, lievi note di erbe aromatiche e cannella se giustamente invecchiato. Sapore asciutto e un po’ ruvido da giovane, si fa secco ma morbido, sapido, di equilibrata struttura e persistenza se giustamente invecchiato. Tempo di consumo: da 2 a 8 anni. Non può essere immesso al consumo prima dell’1 novembre dell’anno successivo a quello della vendemmia. Trova analogie con i migliori rossi della Provenza e Cotes du Rhone. In Francia il vitigno è conosciuto col nome di Tibouren.
Un bel grappolo di Rossese Nero di Ventimiglia
Il Dolceacqua a tavola
Da uno a tre anni con primi e secondi piatti di medio impegno come fettuccine e ravioli con sugo di carni bianche e di frattaglie. Il Superiore (con un anno d’invecchiamento e almeno 13° d’alcol) di 3-4 anni si sposa con l’antico e prelibato stufato di capra con fagioli di Pigna, capretto ripieno, coniglio al Dolceacqua in terrina, vitella con funghi e all’uccelletto, tordi in casseruola, terrina di fagiano, cosciotto d’agnello al timo, faraona ai funghi e alla crema d’olive taggiasche, formaggette dell’Alta Val Nervia stagionate 3-4 mesi, nonché con molti altri piatti similari della cucina nazionale ed estera. Il Dolceacqua va servito a 16°C in calici con stelo medio. Il Dolceacqua Superiore, servirlo a 17-18°C in ampi calici leggermente panciuti con stelo medio.
I premiati del concorso AIS Miglior Sommelier del Dolceacqua
Azienda Agricola Roberto Rondelli Località Brunetti 18033Camporosso (IM). Tel. 3280348055 WWW.ROBERTORONDELLI.IT
Trattoria dell’Acciughetta Piazza Sant’Elena, 16126 Genova. Tel. 010 869 3918 WWW.ACCIUGHETTA,IT