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Cadmio nei fertilizzanti, Slow Food: «L’Italia si schieri a favore della salvaguardia dei suoli, delle falde acquifere e della salute dei cittadini europei»

 

 

Domani il Consiglio europeo si esprimerà sul documento della Commissione che propone di abbassare il livello del metallo pesante, riconosciuto cancerogeno per l’uomo dallo Iarc

È contenuto in molti fertilizzanti usati in agricoltura in tutta l’Europa, ma la sua presenza non è utile per le piante ed è dannosa per l’ambiente e per l’uomo. Stiamo parlando del cadmio, il metallo pesante naturalmente presente in grandi quantità nei fertilizzanti a base di fosforo e sulla cui riduzione i 27 Governi sono chiamati a pronunciarsi il 23 novembre al Consiglio europeo.

«Il cadmio presenta diverse criticità» afferma Francesco Sottile, docente di Coltivazioni arboree e Arboricoltura dell’Università degli Studi di Palermo e consigliere nazionale di Slow Food Italia. «Oltre a essere cancerogeno per l’uomo, incide sull’attività microbica determinando con il tempo una minore fertilità dei terreni ed è fortemente persistente, per cui risiede nei suoli contaminando le falde acquifere. Questo vuol dire che l’acqua impiegata per irrigare o per gli usi pubblici, contaminata da livelli alti di cadmio, non fa altro che peggiorare le condizioni dei suoli e dell’ambiente in cui viviamo».

La Commissione europea ha proposto un piano di riduzione graduale della presenza di questo metallo tossico nei fertilizzanti, fissando un primo limite a 60mg/kg, passando a 40mg/kg dopo tre anni e a 20mg dopo 12 anni. Solo così si otterrebbe una riduzione di questo metallo tanto persistente nei suoli, considerando che dopo 100 anni il livello si abbassa solo del 20%. A sostegno di questa proposta ha recentemente votato anche il Parlamento europeo.

«Non possiamo sprecare un’opportunità unica per salvaguardare i beni più preziosi a disposizione dei cittadini. Purtroppo alcuni Paesi, tra cui l’Italia, hanno assunto posizioni di senso contrario alla proposta della Commissione che invece andrebbe sostenuta», afferma Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia.

L’emendamento presentato dal nostro Governo propone un compromesso rispetto al testo originale: anziché ridurre progressivamente i quantitativi di cadmio suggerisce infatti di fissare un unico limite di 60mg/kg e definisce tempi di applicazione più lunghi.

«Le motivazioni del ministero dell’Agricoltura, secondo le quali il provvedimento risulta troppo restrittivo ed eccessivamente rischioso per la competitività dell’industria e dell’agricoltura europee, sono inaccettabili. L’Italia avrà un ruolo decisivo domani. Quello che chiediamo al nostro Governo è di schierarsi a sostegno della salvaguardia dei suoli e delle falde acquifere, della salubrità del cibo che portiamo ogni giorno sulle nostre tavole e della salute dei cittadini italiani ed europei», conclude Pascale.

Il cadmio è stato riconosciuto nel gruppo 1, come cancerogeno per l’uomo, dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) mentre l’elevata esposizione a questo metallo pesante ha conseguenze sul funzionamento dei polmoni e dei reni, provoca malattie cardiovascolari, riduzione della fertilità e osteoporosi.

Secondo uno studio recente, quasi 13 milioni di ettari di suoli agricoli e quasi 23 di pascoli presentano alti livelli di cadmio (fonte GEMAS project).

È classificato dall’Unione europea come tossico per le falde acquifere e per gli organismi acquatici.

Mentre l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha fissato il limite mensile tollerabile di cadmio in 25mg/kg di peso corporeo, uno studio francese ha rilevato che circa 910 mila adulti presentano un livello di cadmio più alto del 90% del limite stabilito

Livelli elevati di cadmio sono stati riscontrati nelle patate, nel pane e nei crostacei. 

«Non possiamo sprecare un’opportunità unica per salvaguardare i beni più preziosi a disposizione dei cittadini. Purtroppo alcuni Paesi, tra cui l’Italia, hanno assunto posizioni di senso contrario alla proposta della Commissione che invece andrebbe sostenuta», afferma Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia.

L’emendamento presentato dal nostro Governo propone un compromesso rispetto al testo originale: anziché ridurre progressivamente i quantitativi di cadmio suggerisce infatti di fissare un unico limite di 60mg/kg e definisce tempi di applicazione più lunghi.

«Le motivazioni del ministero dell’Agricoltura, secondo le quali il provvedimento risulta troppo restrittivo ed eccessivamente rischioso per la competitività dell’industria e dell’agricoltura europee, sono inaccettabili. L’Italia avrà un ruolo decisivo domani. Quello che chiediamo al nostro Governo è di schierarsi a sostegno della salvaguardia dei suoli e delle falde acquifere, della salubrità del cibo che portiamo ogni giorno sulle nostre tavole e della salute dei cittadini italiani ed europei», conclude Pascale.

Mentre l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha fissato il limite mensile tollerabile di cadmio in 25mg/kg di peso corporeo, uno studio francese ha rilevato che circa 910 mila adulti presentano un livello di cadmio più alto del 90% del limite stabilito dell’Oms. 

Per tutti questi motivi dal gennaio 2017 il cadmio è stato bandito per la produzione di pile e batterie. Non si capisce perché dovremmo continuare ad assumerlo attraverso il cibo che mangiamo.

«La soluzione è scegliere modelli di produzione agroecologici che non prevedono l’utilizzo di concimi di sintesi, e quindi, la contaminazione da cadmio» conclude Sottile.

I detrattori di questa proposta della Commissione affermano che i costi per la riduzione dei livelli di cadmio dai fertilizzati fosfatici sono troppo alti, ma di questo tema si parla dal 2003 e le tecnologie esistono per aiutare Paesi come Marocco, Tunisia e Togo – tra i maggiori produttori di fertilizzanti minerali - ad abbassare i livelli del metallo pesante nelle loro rocce di natura fosfatica.

 

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