Home
PILLOLE DI GENOVA - 3
di Alessandra Pocaterra
GENOVA, LA FORCA E IL BOIA
Ebbene si! Anche a Genova esisteva la forca, anche qui i peggiori delitti venivano puniti con l'impiccagione.
La forca in tempi remoti, era installata in quella che si chiamava Piazza San Lazzaro (Piazza Dinegro) e fu in seguito trasferita al Castellaccio (Righi). Da qui l'origine del nome delle due salite: una era detta dell'Agonia (salita Emanuele Cavallo) e l'altra della Morte (Salita Accinelli). Ci sono molte persone che abitano in queste due zone che dicono che in certi periodi dell'anno si sente un sibilo che assomiglia quasi ad un lamento o addirittura ad un pianto....
In pieno Ottocento la forca fu installata al Molo Vecchio sul piazzale prospiciente Porta Siberia, (corruzione del termine Cibaria) imponente Porta progettata nel 1550 da Galeazzo Alessi. L'impiccagione, a quei tempi era inflitta ai delinquenti comuni, mentre agli altri, ad esempio ai condannati politici, era riservata la fucilazione che veniva eseguita nella Piazza della Cava.
La Cava (più o meno sotto la rotonda di Carignano), venne “scavata” a più riprese per fornire il materiale per la costruzione del Molo Vecchio e le mura costiere. In questo sito vennero fucilati condannati politici dell'epoca della Rivoluzione Francese.
Tanto le spoglie degli impiccati al Molo che quelle dei fucilati alla Cava venivano sepolte nella Chiesa di San Giacomo di Carignano che infatti all'epoca, era nota come “Chiesa degli Impiccati”, I condannati in attesa della forca rimanevano nelle carceri di Sant'Andrea poste nelle vicinanze dell'attuale Piazza De Ferrari (ex Piazza San Domenico).
Altro edificio utilizzato a fini di giustizia fu la stessa Porta Soprana (o Porta di Sant'Andrea), costruita con la cinta muraria del Barbarossa, nel 1155, nelle cui torri trovarono talvolta posto, nell'ottocento, le celle dei condannati e l'abitazione dei carcerieri.
Leggenda narra che qui si trovasse anche una ghigliottina.
In Piazza Cavour esiste ancora una piccola sezione della “Casa del Boia” o casa di Vipsanio Agrippa (Console di Genova), dove venivano rinchiusi i debitori insolventi.
Il boia, un mestiere che si tramandava di padre in figlio, non aveva vita facile infatti, veniva tenuto a debita distanza sia dai nobili che dai cittadini comuni. (E chi poteva dargli torto?).