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IL PIACERE DI UN CALICE DI TIMORASSO

Fotoservizio di Claudia Paracchini 

 

La storia della nascita dei vitigni è lunga quanto quella della vigna. Questa liana viaggiatrice incapace di mantenersi dritta come un albero fin dall’antichità si piantava insieme ad ortaggi e alberi da frutta di varie specie, e i contadini coltivavano cereali e verdura fra i filari di viti. I viticoltori di un tempo piantavano vitigni diversi nella stessa vigna forse per selezionare quelli più adatti al clima ed al terreno del posto. Fra gli infiniti vitigni autoctoni del tempo in provincia di Alessandria era coltivato il Timorasso, fin da tempi antichi con testimonianze già nel XIV secolo. 

Il Bollettino Ampelografico del Di Rovasenda del 1885 lo segnala come il maggior coltivato nel Tortonese. Ma le mode e le esigenze di mercato, si sa, si evolvono. Alcuni vitigni scompaiono altri tornano in voga. Fatto sta che data la sua scarsa adattabilità a condizioni climatiche diverse da quelle della regione di origine, nel corso dei secoli é stato lentamente abbandonato a favore di uve a bacca rossa piu produttive e meno delicate come la Barbera e la Croatina. 

In realtà negli anni ‘80 alcuni vignaioli del tortonese, in primis Walter Massa, hanno deciso di riportarlo in vita scommettendo sulle sue potenzialità, non con intenti nostalgici ma perchè la sua biodiversità conferisce sapori insoliti. Rustico, vigoroso il vitigno, corposo e di buona struttura il suo vino bianco, con la notevole caratteristica di essere adatto all’invecchiamento. 

Il Timorasso che si riconosce come prodotto legato alla cultura é quello della Cantina di Claudio Mariotto. Azienda che nasce nel 1920 e che quest’anno festeggia il centenario, dal bisnonno Bepi poi con Salvatore, Oreste a seguire fino a oggi, i fratelli Claudio e Mauro danno continuità ed espressione alla filosofia dell’azienda unite alla tradizione tramandate dalla famiglia. 

Con una superficie vitata di 45,00 ha in varie località dei colli tortonesi, la cantina ha deciso di puntare su 20 ha di Barbera e 20 ha di Croatina i principali, e qualche ettaro di Cortese, Freisa, Dolcetto e Moscato dalla quale ci si aspetta grande soddisfazione. La concentrazione della produzione punta molto sulla ricerca della qualità del prodotto, grazie allo sguardo attento di Claudio Mariotto. 

La cantina produce dei Timorasso differenti tra loro fin dal 1999 partendo quasi per gioco e diventando poi vera e propria passione tanto che, nel 2000, fu il primo a mettere l’etichetta  Derthona (con o senza acca ? Vinse la acca…!!).

Tanto che i suoi distinguo oggi sono il Cavallina, il Pitasso, il Derthona e dal vigneto Bricco San Michele, l’Imbevibile macerato in anfora e altri due marchi depositati pronti per essere messi in bottiglia. 

Non a caso la grande personalità di questi vini proviene dalla cura costante della vigna, dall’elevato standard qualitativo e i tipi di affinamento delle migliori partite.  Tanto che nel bicchiere abbiamo la sua variabile “giovane” che ne fa un ottimo aperitivo dai profumi fruttati e floreali, nella sua variabile “matura” con i suoi profumi di pietra focaia, polvere da sparo e spezie si adatta a carni bianche, pesce, formaggi fresche e stagionati e a primi piatti a base di tartufo. Questo vino insolito con una produzione ancora limitata ne fa un vino di nicchia molto ricercato dagli intenditori.

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