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A COMPAGNA

 

Un albergo principesco a Genova

 

IL “COLOMBIA”

 

Articolo pubblicato sul bollettino n° 5 – Maggio 1929

 

 

Il forestiero che torni a Genova, dopo esserne mancato per qualche tempo, incontra una duplice grata sorpresa all’uscita dai giallognoli porticati della stazione di Principe, per lo spettacolo che si offre ai suoi occhi. A sinistra gli sembra che un più ampio respiro gli sia dato e che qualcosa sia caduto che intoppava la vista e disturbava la solennità dell’ingresso in città; la vecchissima sede dell’albergo Londra, è infatti stata finalmente e saggiamente demolita, e l’albergo si è trasportato in più degno palazzo, pochi metri più a monte, lasciando vuoto uno spazio, che ora, a ben guardare, sembra appena sufficiente per il decoro della strada importante. A destra, poi, la grande mole di un alto curvilineo palazzo, simile a una torre blindata, che da qualche tempo era eretta, ma ancora era immersa in un grigiore di silenzio, appare animata e vivace di luci e in cima ad essa un nome risplende quasi simbolico richiamo alla bianca statua del Navigatore, che gli sta dinnanzi. È questo il grande albergo “Colombia”. Per quale malinteso rispetto umano dovremmo noi evitare di registrare spontaneamente su queste colonne - destinate nel buon intento dei fondatori, ad assumere il carattere quasi di annali degli avvenimenti più notevoli della Superba - anche il ricordo della apertura di così bel centro di ospitalità?

ll grande albergo “Colombia” dovuto all’iniziativa del march. Faraggiana, del prof. Francesco Berlingieri, del gr. uff. Venceslao Carrara, del gr. uff. Marco Passalacqua e della Transatlantica Italiana che sono i proprietari dello stabile; ed esercito dalla Società dei Grandi Alberghi, dal gr. uff. Campione e dal gr. uff. Fioroni, costituisce oggi quanto di meglio Genova può offrire per il soggiorno dei viaggiatori. Già, per iperbole, si potrebbe dire che questi, arrivando in vettura a letti, potrebbero scenderne in pigiama e passare senz’altro nella camera dell’albergo: infatti una speciale galleria sotterranea, parzialmente comune con quella dell’albergo “Savoia”, unisce il “Columbia” [sic] all’interno della stazione ferroviaria di piazza Principe. Giunto nell’albergo – seguiamolo per qualcuno dei suoi passi – l’ospite vi incontra una grande ricchezza di comodità, avvolte in una atmosfera così signorile, che quasi quasi egli dubita di essere in un albergo, per credersi in una casa di un principesco amico. Troppo dovremmo dilungarci se volessimo elencare le particolarità più interessanti di questo esemplare stabilimento: ampli e perfezionati servizi di guardaroba, un magnifico salone da pranzo, una riposante e semicircolare gran sala di lettura e da fumo, la sala per il tè, un modernissimo bar, un salone da ballo, che sembra nella sua maestosa ricchezza, copiato da uno di quelli del Quirinale o della Hofburg. Quando si sale alle camere ed agli appartamenti, poi, l’impressione di essere in un palazzo privato – e quindi l’assenza di quel senso di arida freddezza per il passeggero, comune alla maggior parte degli alberghi – si accentua per la forma raramente simmetrica delle camere, la ricchezza dei tappeti e dei più carezzevoli ornamenti, il sommo buon gusto dell’ammobigliamento – ispirato ai tipi più belli del mobile italiano, sempre ricco, ma non mai sfarzoso – l’accuratissima finitura dei particolari (fino alla penna stilografica da tavolo), invitano a soggiornare nella bella casa il più a lungo possibile. E senza che quasi ci se ne accorga, un complicato e perfetto meccanismo di servizi gioca silenziosamente a far sì che l’ospite sia sempre servito di tutto punto; si pensi, per fare un esempio, che ogni piano dell’albergo è munito di un apparecchio frigidaire suo particolare.

Questa è dunque la nuova casa che Genova ha aperto per ospitare i forestieri; va data lode a chi se ne è fatto iniziatore ed a chi ha saputo costruirla e finirla saviamente combinando le esigenze della praticità con le finezze del gusto artistico italiano.

 

 

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