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CONSORZI VINO

GARDA DOC: LE BOLLICINE DEL FESTIVALETTERATURA DI MANTOVA

 

 

 

Dal 5 al 9 settembre 2018 il Consorzio Garda Doc porta i vini alla manifestazione di Mantova 
Degustazioni, aperitivi e l’incontro con l’autrice canadese Helen Humphreys

 

Il Garda DOC porta le sue bollicine al Festivaletteratura di Mantova. Dopo la partecipazione dello scorso anno lo spumante del Garda si prepara a raccontare la denominazione in occasione di uno dei più importanti eventi culturali in Italia. La ventiduesima edizione avrà luogo dal 5 al 9 settembre 2018, cinque giorni in cui prenderanno forma incontri con autori, reading, spettacoli, concerti e installazioni artistiche.

“Torniamo con piacere – spiega Luciano Piona, Presidente del Consorzio – a Mantova, dopo la bella esperienza dello scorso anno. Si conferma uno degli scenari culturali italiani più importanti che siamo felici di sostenere con le nostre bollicine. Uno spumante che in un romanzo avrebbe una sua trama felice: un aperitivo dove le bolle leggere del vino si incontrano sulle sponde del Lago di Garda”.

Tanti i momenti in cui i visitatori del festival avranno occasione di degustare lo Spumante Garda DOC. Già all’inaugurazione di mercoledì 5 settembre, in Piazza Sordello, le bollicine saranno presenti per dare inizio alla manifestazione. Sempre in Piazza Sordello resterà poi attivo un banco d’assaggio per conoscere ed acquistare lo Spumante. Bollicine protagoniste anche durante cene, degustazioni riservate e momenti conviviali con autori italiani ed internazionali. In particolare giovedì 6 settembre alle 17 in Basilica Palatina di Santa Barbara il Consorzio di Tutela Garda DOC sarà partner dell’incontro con l’autrice canadese Helen Humphreys per presentare il suo ultimo libro, L’amuleto celeste, in un dibattito con Simonetta Bitasi.
Info: www.festivaletteratura.it

 

 

 

CONSORZIO VINI GARDA DOC
Denominazione riconosciuta nel 1996, oggi la Doc Garda ha lo scopo di valorizzare le varietà di 10 denominazioni dell’area gardesana, tra la Lombardia e il Veneto. Per inseguire questo obiettivo ha scelto come tipologia centrale per la promozione del territorio la Denominazione Garda DOC Spumante. La superficie vitata è pari a 31.000 ettari, la maggior parte dei quali coltivati in provincia di Verona (27.889) mentre i rimanenti 3.211 ettari si dividono tra le province di Mantova e Brescia. La DOC Garda comprende gli interi territori delle denominazioni: Valtènesi, San Martino della Battaglia, Lugana, Colli Mantovani, Custoza, Bardolino, Valdadige, Valpolicella, Durello e Soave.

 


Claudia Zigliotto
371 3350217
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CONSORZIO DEL CHIANTI: UVA OTTIMA, MINORE QUANTITA'

 

 

 

Il Presidente Busi “Le ultime piogge hanno aiutato la produzione”

 

Vendemmia 2018, il Consorzio del Chianti: “Uva di qualità ottima, in quantità leggermente inferiore alla media”

 

La vendemmia 2018 inizierà tra qualche giorno, a fine mese, e nelle vigne l’alternanza di caldo e di piogge delle ultime settimane fa sì che l’uva sulle viti sia di ottima qualità.

Il Consorzio Vino Chianti stima intanto che la produzione 2018 si attesterà sugli 800 mila ettolitri di vino chianti, una quantità leggermente inferiore alla media della produzione che si aggira intorno agli 830/850 mila ettolitri. Niente a che vedere insomma con la forte diminuzione dello scorso anno quando si stimava una perdita di circa il 40% rispetto alle annate “ordinarie”.

 

A pesare lo scorso anno sulla quantità di uva erano state la siccità, le gelate primaverili e i danni fatti dagli ungulati: “l’effetto delle calamità 2017 si fanno in alcuni casi ancora sentire – spiega il presidente del Consorzio Vino Chianti Giovanni Busi - la flessione di quest’anno è in parte legata anche alla peronospora (una malattia della vite causata da un fungo che viene a causa di abbondanti piogge) che ha colpito le viti nel mese di maggio, seccando il piccolo grappolo appena nato, che si è diffusa a macchia di leopardo, ma senz’altro ci aspettiamo una ottima produzione in termini qualitativi grazie anche alle ultime piogge che hanno permesso alle viti di allentare la morsa del caldo”.

 

Lisa Baracchi

Cel. +39 328-9493333

 

2018: STAGIONE FAVOREVOLE MA COMPLICATA PER IL SOAVE

 

 

 

Iniziata ad aprile con premesse tutte favorevoli, caratterizzata da piogge limitate e temperature sopra le norme, la stagione 2018 ha manifestato nei mesi successivi tutta la sua particolare e per certi versi originale dinamica


Una stagione con risvolti particolari è quella che si sta per concludere per l’annata 2018 nel territorio del Soave, con temperature leggermente superiori alla media che hanno accelerato le fasi fenologiche e un andamento piovoso che si può definire di tipo tropicale con forti e abbondanti piogge alternate con giornate calde e soleggiate sebbene ventilate.

Germogliamento, fioritura, chiusura del grappolo e invaiatura hanno beneficiato di questo particolare andamento stagionale che prevede quindi un anticipo di qualche giorno della vendemmia per tutte le varietà, ma in particolare per la Garganega.

Anche se la quantità di pioggia non è stata di molto sopra le medie storiche, il protrarsi delle ore di bagnatura, il tempo incerto e le giornate molto ventose hanno condizionato tempi e metodi di intervento.
Una stagione fitosanitaria quindi molto impegnativa per il gruppo dei tecnici che operano nell’ambito del “Modello di gestione avanzata del Soave“ e di conseguenza anche per i viticoltori chiamati ad intervenire in vigna con una certa frequenza per poter garantire il miglior risultato Il monitoraggio costante degli andamenti atmosferici, condivisione e competenze tecniche hanno però permesso di definire una linea di difesa efficace sia contro la peronospora che contro gli altri patogeni prevenendo situazioni critiche e consentendo alle uve di continuare la maturazione in perfetto stato.

Dopo una stagione, la 2017, che ricordiamo negativamente per le gelate e la siccità, il 2018 si sta rivelando come un’annata positiva per i produttori. La Garganega si presenta con grappoli allungati ma molto spargoli, premessa solitamente di annate importanti.

Oggi le riserve idriche nel suolo sono sufficienti per portare a maturazione le uve e la vegetazione si presenta lussureggiante, con una carica di grappoli superiore alla media.
 Si dovrà quindi operare con una mirata azione di diradamento per i vigneti da rivendicare come Doc, mentre i vigneti più produttivi saranno indirizzati verso altre denominazioni.

Ciò consentirà di non andare oltre il carico atteso di 600.000 qli di uva  per una produzione di 420.000 ettolitri tra Soave e Soave Classico in linea con quanto richiesto dal mercato.

Un equilibrio raggiunto già lo scorso anno tanto che le giacenze sono oggi al minimo storico ed i prezzi stabili.

«Sul fronte  della difesa fitosanitaria che della gestione delle produzioni, il Consorzio e le sue aziende hanno lavorato con determinazione, coinvolgimento e competenza
 – dichiara Sandro Gini, alla sua prima vendemmia da Presidente del Consorzio -  Ogni stagione porta esperienza e sorprese, ma date le premesse, siamo convinti che ne uscirà un’ottima annata.»
 

Lucia Vesentini

 

UN VERSUS TUTTO NUOVO PER I 50 ANNI DEL SOAVE

 

Dal 31 agosto al 3 settembre, 4 serate a tutto gusto per celebrare i primi 50 anni della denominazione nel segno di Verona e della sua ristorazione d’eccellenza.

 

L’evento enogastronomico più esclusivo ed atteso torna per il 4° anno consecutivo al Palazzo della Gran Guardia proponendosi in un nuovo format dove innovazione, professionalità e sorprese diventano l’occasione per vivere un’esperienza a tutto gusto.

 

Oltre 50 aziende con più di 250 vini in assaggio per dimostrare come le eccellenze del Made in Italy e la ristorazione veronese di qualità possano esaltarsi, combinandosi con le diverse espressioni del Soave.

L'evento gode del sostegno di Banco BPM, AGSM, della Camera di Commercio di Verona, di Albertini Allestimenti e del patrocinio di Comune di Verona, Comune di Soave e Regione Veneto.

 

La kermesse, al quarto anno consecutivo nella città scaligera, è uno degli eventi più attesi di fine estate e sarà aperta il 31 agosto con una serata dedicata ai più giovani. Dalle 20 si terrà infatti un aperitivo glamour con DJ Set a base di Soave

 

Nuovi produttori e nuovi vini declinati per la prima volta in chiave di suoli e terroir, dai profumati ed eleganti vini della zona calcarea, alle possenti e vibranti espressioni dei versanti vulcanici.

 

Per celebrare la ricorrenza della Doc ogni azienda potrà presentare le proprie bottiglie icona, siano esse espressioni di annate storiche, che versioni di particolari espressioni territoriali.

 

Testimoni, comunque, di storie di piccoli e grandi produttori, storie di orgoglio e fatica, storie autentiche che raccontano l’unicità del Soave e del suo profondo legame con Verona e la sua ristorazione. Storie che si potranno seguire in diretta da oggi su tutti i social tramite   @soavewine.

Accanto ai produttori del Soave, tanti i sapori e saperi che saranno raccontati.

 

Quest’anno a rappresentare il meglio del Made in Italy di qualità saranno presenti con un proprio spazio il Consorzio della mortadella di Bologna IGP, il Consorzio tutela formaggio Monte Veronese DOP, con l’asparago bianco di Bassano IGP e il fagiolo di Lamon IGP.

 

Ricco come sempre il programma dei cooking show che animeranno i 3 giorni di evento.

 

Un racconto continuo e sempre nuovo grazie all’interpretazione che ne verrà fatta dagli chef coinvolti, da Chez Morandi ad Anna Maria Pellegrino, a Matteo Zanardi de “ai Beati” di Garda a Nadia Pasquali del ristorante “alla Borsa” di Valeggio sul Mincio. Tutti i piatti degli chef saranno abbinati e raccontati con la simpatia e la professionalità dei sommelier di Una Cantina per Tre, Enrico Fiorini, Gianluca Boninsegna e Marco Scandogliero.

 

A fianco del Consorzio anche l’Associazione Italiana Sommelier, quest’anno con un rinnovato concorso per il migliore sommelier del Soave, che premierà anche il migliore comunicatore del territorio, premio dato per la prima volta dalle aziende del Soave.

 

 

Lucia Vesentini

BARBERA D’ASTI 2.0: UN ANNO DI RICERCA SCIENTIFICA INEDITA   NASCE LA PRIMA MAPPA SENSORIALE DELLA DENOMINAZIONE

 

 

 

 

Il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato capofila di uno studio approfondito, primo nel suo genere, sulle aree di produzione e sulle caratteristiche chimico-fisiche e sensoriali della Barbera d’Asti

 

Si chiama Barbera d’Asti 2.0 ed è un inedito studio scientifico, iniziato un anno fa, per approfondire le conoscenze sul mondo Barbera d’Asti, tra i vini più rappresentativi del Piemonte. Si tratta di una nuova e ambiziosa attività di ricerca, avviata dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, insieme all’Università di Torino - Disafa e sostenuta dalla Regione Piemonte.

 

L’obiettivo del nuovo progetto è la realizzazione di una ‘mappa sensorialedella Barbera d’Asti Docg: uno studio che si propone di definire il vasto territorio della denominazione (che si estende per 5300 ettari sulle superfici collinari dei 167 comuni delle province di Asti e Alessandria) collegando in modo puntuale le caratteristiche dei vini Barbera d’Asti alle differenze geologiche e microclimatiche che ne definiscono l’area di produzione.

 

Lo studio per la creazione di questa inedita ‘mappa’ è partito nel 2017 e si propone di definire i profili sensoriali e le conoscenze chimico-fisiche, per chiarire e valorizzare i profili identitari di ciascun area di produzione, sia in termini di caratteristiche pedoclimatiche, sia della loro impronta sul profilo organolettico. Tecnici esperti e accademici sono partiti dalle zone di produzione con attività di sperimentazione e monitoraggio su vigneti che per altitudine, età delle viti, esposizione e composizione del suolo sono risultati i più rappresentativi della zona di appartenenza. La ricerca tecnico-scientifica che ne è derivata è stata articolata in due fasi: la prima incentrata sull’osservazione e l’analisi in vigna di fattori quali l’andamento climatico (inteso in tutte le sue variabili, come escursione termica e precipitazioni), la struttura del terreno e l’analisi delle uve (tramite la curva di maturazione, nella quale sono analizzati la componente fenolica, il ph, gli zuccheri, l’acidità). In relazione a questa prima fase sono poi state fatte micro-vendemmie e prove di micro-vinificazione, per cui le campionature di uve Barbera d’Asti, prelevate dai vigneti oggetto di analisi, sono state vinificate separatamente secondo il medesimo processo, volto a preservarne l’espressione del varietale e dell’area di provenienza. Un importante elemento, questo, per definire la correlazione tra vigneti e caratteristiche sensoriali, chimiche e fisiche espresse dai vini. La seconda fase della ricerca è stata dedicata a test dei vini attualmente in commercio (82 vini Barbera d’Asti Docg vendemmia 2016, 29 della tipologia ‘Superiore’ vendemmia 2015) prelevati da 97 aziende diverse. Il Consorzio, insieme ai suoi associati, ha raccolto 111 campioni di Barbera d’Asti. Una campionatura significativa e rappresentativa delle tipologie attualmente disponibili, sottoposte a una commissione di degustazione composta da tecnici di cantina e ricercatori dell’Università di Torino.

 

I grandi vini del mondo, le più rinomate denominazioni - spiega il presidente del Consorzio Barbera d'Asti e Vini del Monferrato, Filippo Mobrici - sono caratterizzate da aree vocate, i cosiddetti ‘cru’. Anche la Barbera d’Asti ha intrapreso questa strada e con l’avvio di questa nuova ricerca scientifica, mai realizzata prima d’ora, puntiamo ad arrivare alla caratterizzazione delle aree produttive. Con questo studio intendiamo far emergere le diverse tipicità produttive di un’area molto vasta, con caratteristiche uniche e distintive, punto di forza della Barbera d’Asti. Se si pensa al Barolo, ad esempio, sono proprio le diversità di zona la vera ricchezza. Ci aspettano anni di lavoro e impegno - prosegue - per portare a termine il nostro ambizioso progetto, che ci impegnerà per i prossimi anni e che porterà a qualificare ancora di più la regina dei rossi del Piemonte. Oggi abbiamo presentato i primi dodici mesi di attività scientifica e di studio avviata dal Consorzio, grazie al Dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari dell’Università di Torino e con il contributo fondamentale della Regione”.

 

A distanza di 10 anni dal progetto regionale ‘Increase Barbera’ che contribuì alla riqualificazione della Barbera d’Asti Docg - dichiara il professor Vincenzo Gerbi dell’Università degli Studi di Torino, responsabile scientifico del progetto Barbera d’Asti 2.0 - con questa nuova ricerca finanziata dalla Regione Piemonte si vogliono raggiungere nuovi obbiettivi concreti ed acquisire conoscenze scientifiche utili per tutto il comparto produttivo della Barbera d’Asti. Il lavoro ha due pilastri fondamentali, con il primo, operando su una campionatura di oltre cento vini commerciali, si vuole determinare come le diverse caratteristiche chimico- fisiche del vino, quali i caratteri cromatici e la composizione polifenolica, influenzino la qualità organolettica del vino. Con la seconda attività - prosegue -  si vogliono studiare le relazioni tra le caratteristiche delle uve alla raccolta, provenienti da zone diverse, ed i caratteri dei relativi vini prodotti. A tal fine, si sono analizzate in modo approfondito uve provenienti da areali di produzione diversi della Barbera d’Asti, sottoponendole poi ad una vinificazione controllata presso la nostra cantina sperimentale (Centro Bonafous). Valutando i caratteri dei vini sperimentali e le caratteristiche dei vini in commercio, sarà possibile modellizzare le relazioni uve-vino e proporre ai produttori un modello predittivo che, in base alle caratteristiche delle uve, possa decidere il target commerciale a cui destinare il futuro vino”.

 

L’impegno anche economico della Regione Piemonte nella ricerca sulla Barbera d’Asti Docg - afferma l’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero - è un altro segno concreto della volontà di valorizzare al massimo questo vitigno, che tante soddisfazioni sta portando anche ai produttori. E’ una ricerca impegnativa per l’ampiezza dell’area interessata, 167 comuni dell’Alessandrino e dell’Astigiano, e per la necessaria accuratezza con cui deve essere condotta. Del resto anche la Barbera, come ogni grande vino, ha la sua carta di vocazionalità. Le nostre colline hanno caratteristiche diverse e insieme uniche, sulla base della composizione dei terreni e delle condizioni climatiche e ambientali. Lo stesso vale per gli uomini e le donne che coltivano la Barbera, con le loro storie, tradizioni e vocazioni individuali. Sono convinto che caratterizzare tutto questo aiuterà a sviluppare le azioni più adatte per presentare nel modo migliore le grandi qualità della Barbera, che tanto ha ancora da offrire sui mercati internazionali”.

 

 

 

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