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CONSORZI VINO

PRIMITIVO DI MANDURIA: FALSI IN SVIZZERA, SUD AFRICA E ITALIA. IL CONSORZIO DI TUTELA BLOCCA TUTTO

 

 

Dal 2016 una cinquantina di azioni di contrasto, di cui risultano 35 le battaglie vinte (le altre sono ancora in corso)

 

Prosegue senza sosta la battaglia del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria per la tutela del consumatore contro inganni e frodi.

 

Nel 2020 sono stati bloccati 3 marchi ingannevoli in Italia, uno in Svizzera e uno in Sud Africa. Quest’anno, inoltre, è stata sospesa la commercializzazione in Europa di 5 marchi depositati presso l’Euipo (l'invalidity division dell'Ufficio dell'Unione europea per la Proprietà intellettuale).

 

E’ davvero un giro del mondo, e soprattutto nel mondo delle imitazioni e delle evocazioni, quello che il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria ha compiuto dal 2016 nell'ambito delle attività di controllo della denominazione della Dop pugliese. Il risultato è reso esplicito da una cinquantina di azioni di contrasto, di cui risultano 35 le battaglie vinte (le altre sono ancora in corso).

 

“Gli interventi che abbiamo messo in atto - spiega il presidente del Consorzio, Mauro di Maggio - rientrano nell'attività di tutela e vigilanza, ruoli che ci spettano con il riconoscimento Erga Omnes. I marchi contraffatti costituiscono un grave pregiudizio all'incremento delle nostre esportazioni e, conseguentemente, un danno palese anche per i nostri produttori”. 

 

PRIMITIVO DI MANDURIA 

 

Dati 2019: 17 milioni di litri; 22,7 milioni di bottiglie; fatturato di oltre 147,5 milioni di euro

 

Aziende socie: 57 e oltre 1500 viticoltori 

 

Areale di produzione : 18 comuni (15 nella provincia di Taranto, 3 in quella di Brindisi)

Il Primitivo di Manduria è presente in tutto il mondo 

 

 

Daniela Fabietti

SPUMANTE ETNA DOC, UNA CRESCITA A DOPPIA CIFRA

 

 

Con una produzione di più di 160.000 bottiglie nel 2020, oltre 30% in più rispetto all’anno precedente, gli spumanti prodotti sulle pendici dell’Etna sono sempre più richiesti e apprezzati. Al vaglio da parte del Consorzio la possibilità di inserire anche il Carricante tra le uve ammesse nel disciplinare di produzione per questa tipologia.

 

Non solo vini fermi bianchi, rossi e rosati, ognuno con caratteristiche distintive legate ai vitigni autoctoni del territorio e ai differenti versanti del vulcano nei quali hanno trovato dimora, ma anche spumanti Metodo Classico. La ricchezza e l’eterogeneità della viticoltura che si conduce alle pendici dell’Etna sono infatti in grado di svelarsi anche attraverso l’affascinante universo rappresentato dagli spumanti prodotti con la nobile arte della seconda fermentazione in bottiglia.

 

“La produzione di spumanti Metodo Classico nel nostro territorio, sebbene sia stata introdotta nel disciplinare di produzione solo a partire dal 2011, vanta antiche radici” spiega Antonio Benanti, Presidente del Consorzio di Tutela Vini Etna DOC. Fu infatti il Barone Spitaleri, a fine ‘800, a intuire per primo le potenzialità del territorio etneo per la produzione di vini rifermentati in bottiglia. “Quei primi esperimenti avevano ovviamente come punto di riferimento i cugini d’Oltralpe nella scelta del vitigno da utilizzare. Bisogna aspettare la fine degli anni ’80 del secolo scorso per cominciare a vedere fiorire i primi pioneristici esempi di spumanti autoctoni grazie all’utilizzo del Nerello Mascalese”.

 

Il disciplinare di produzione Etna DOC consente la produzione della tipologia “Spumante” nelle versioni “vinificato in bianco” e “rosato”, con una permanenza sui lieviti di almeno 18 mesi. “Durante l’ultimo incontro del Consorzio, l’assemblea ha approvato la possibilità di produrre lo spumante solo con metodo classico, a conferma della volontà di voler continuare a perseguire senza indugio la strada della qualità” sottolinea Maurizio Lunetta, Direttore del Consorzio di Tutela Vini Etna DOC. “Tra le modifiche approvate dai soci del Consorzio, e che prossimamente entrerà definitivamente in vigore, vi è anche l’aumento dal 60% all’80% dell’utilizzo del Nerello Mascalese, con l’obiettivo di voler legare ancor di più questa tipologia ad uno dei vitigni autoctoni più rappresentativi del territorio e che ben si prestano alla spumantizzazione”.

 

Ma quali sono le caratteristiche distintive dello spumante Etna DOC? “Prima di tutto bisogna prendere in considerazione le peculiarità del Nerello Mascalese, uva dalla spiccata vocazione ad essere utilizzata anche come base spumante” racconta Michele Scammacca, produttore e pioniere dello spumante Metodo Classico da Nerello Mascalese. Questo antico vitigno autoctono, che si presume sia originario della Contea di Mascali, è il più diffuso alle pendici dell’Etna e possiede alcune caratteristiche che lo rendono ideale anche per la spumantizzazione, a partire dalla grande acidità e dalla bassa concentrazione del colore. “Sono due doti molto importanti che consentono di ottenere vini spumanti eleganti, minerali, in grado di far emergere il territorio di origine. Inoltre, nelle annate migliori, mostra una notevole vocazione alla longevità: la prolungata sosta sui lieviti riesce a regalare spumanti di notevole complessità e profondità”.

 

Il numero di produttori che imbottigliano e commercializzano lo spumante Etna DOC nel corso degli anni è cresciuto e oggi conta 16 realtà per un totale per l’anno in corso di più di 160.000 bottiglie, oltre 30% in più rispetto al 2019. Il Consorzio di Tutela Vini Etna DOC sta, inoltre, valutando la possibilità di inserire anche il vitigno Carricante all’interno del disciplinare di produzione per questa tipologia, una nobile uva autoctona a bacca bianca del territorio etneo, già utilizzata come base spumante da molti produttori in quanto dotata di caratteristiche ideali per la produzione di spumanti metodo classico.

 

Alice Camellini

 

IL CONSORZIO VINO CHIANTI PUNTA SUGLI OPERATORI ENOTURISTICI

 

 

Vino, le aziende si preparano alla ripartenza e puntano sugli “operatori enoturistici”

Il Consorzio Vino Chianti lancia un corso on line per formare questi professionisti sempre più richiesti. 

 

Raccontare i profumi e i sapori racchiusi in una bottiglia di vino, ma anche la storia, la fatica, la passione di chi la produce, i segreti del mestiere, il legame con il territorio che va avanti spesso da generazioni: ci pensa “l’operatore enoturistico”, una figura ancora poco diffusa, ma sempre più richiesta. I produttori della Toscana guardano al futuro, al momento in cui riprenderanno i flussi turistici, e si preparano ad accogliere di nuovo i wine lovers nel migliore di modi: il Consorzio Vino Chianti, insieme al Consorzio Tutela del Vino Morellino di Scansano, al Consorzio tutela Vini Montecucco e al Consorzio tutela Vini della Maremma Toscana e il supporto della società Consolve, promuove un corso on line per addetto all'enoturismo, figura specializzata nella ricezione e nell'accoglienza degli ospiti in azienda, nella presentazione dei vini e nella promozione delle produzioni aziendali. 

 

Il corso partirà a febbraio 2021, avrà la durata di 50 ore, e prevede una serie di lezioni in streaming (fruibili on demand, in qualsiasi orario) tenute da esperti del settore e in più test per valutare il livello di conoscenze acquisite e una prova finale che, se superata, consentirà di ricevere un attestato di frequenza riconosciuto dalla Regione Toscana per “operatore enoturistico”.

“Abbiamo pensato di sfruttare questo momento di relativa calma per le aziende del settore per investire nella formazione ed essere pronti per la ripartenza dei movimenti turistici, che ci auguriamo possa avvenire dalla prossima primavera -  spiega Marco Alessandro Bani, direttore del Consorzio Vino Chianti - L’obiettivo è potenziare e incentivare la ricezione enoturistica: il corso permette di avere tutte le carte in regola per attivare questa tipologia di attività, ancora nuova e poco sfruttata, ma dalle grandi potenzialità”. 

 

Nel 2019 la Toscana  si è conferma come la regione enoturistica più attrattiva d’Italia, con quasi la metà delle preferenze globali (45,41%), secondo il XVI Rapporto sull'enoturismo dell'Osservatorio sul turismo del vino dell'Associazione Nazionale Città del Vino. Il corso per formare professionisti specializzati nel settore è pensato per i dipendenti delle aziende associate ai Consorzi aderenti, a cui sarà data priorità per l'iscrizione, ma anche ai singoli cittadini interessati ad acquisire specifiche competenze.

 

Clara D'Acunto

CONSORZIO BRUNELLO: ANNATA 2016 ESORDISCE A MARZO 2021 CON BENVENUTO BRUNELLO “OFF” IN PRESENZA

 

 

4 WEEKEND DI DEGUSTAZIONI PER ANTICIPARE AL TRADE LE NUOVE ANNATE

 

Arriva a marzo 2021 Benvenuto Brunello “OFF”, quattro weekend di degustazioni - in presenza e in sicurezza - a Montalcino per battezzare un’annata di Brunello che si preannuncia storica, la 2016, insieme alla Riserva 2015. In programma nei fine settimana 6-8, 13-15, 20-22 e 27-29 marzo, degustazioni tecniche a numero chiuso nei locali del Complesso di Sant’Agostino, dedicate a stampa, blogger ed esperti, organizzate nel rispetto delle attuali normative anti-assembramento. E per operatori di settore e winelover, previste giornate specifiche con sessioni di tasting su prenotazione. Nei calici, oltre al Brunello di Montalcino, anche Rosso di Montalcino 2019 e 2018 con uscita posticipata, Moscadello e Sant’Antimo, in un evento-prologo delle Anteprime Toscane previste a maggio, per presentare i nuovi millesimi agli operatori di settore nei tempi richiesti dal mercato, in attesa delle celebrazioni ufficiali.

 

 

Eugenia Torelli

CONSUMO DI PINOT GRIGIO ITALIANO NEGLI USA AL TEMPO DEL COVID-19

 

La sessione promossa dal Consorzio delle Venezie DOC nell’ambito della settima edizione del Wine2wine Business Forum ha analizzato l’andamento dei consumi del Pinot grigio negli USA durante i mesi di lockdown e, parallelamente, il cambiamento della percezione, che da consumo generico si è tramutato in scelta consapevole del consumatore.

È andata in onda martedì 24 novembre pomeriggio, in forma digitalizzata, la Conferenza “From ‘commodity’ to ‘domestic wine’: the success of Pinot grigio in the USA in the lockdown era”, promossa dal Consorzio delle Venezie DOC nell’ambito del Wine2wine, il Business Forum internazionale dell’industria del vino organizzato dal Vinitaly International.

Un tema che interessa molto da vicino gli operatori del settore – e in particolar modo, quelli del vino italiano – trattato da autorevoli esponenti della produzione e della distribuzione di Pinot grigio negli Stati Uniti, quali il MW Nicholas Paris, Direttore del Global Sourcing dei vini europei per il colosso E. & J. Gallo Winery e Sandro Sartor, AD di Ruffino e Constellation Brands, ed analizzato, in apertura di sessione, anche dalla CEO di Wine Intelligence Lulie Halstead. A introdurre la conferenza il Presidente del Consorzio delle Venezie DOC Albino Armani.

Il caso osservato da Wine Intelligence riguarda precisamente le variazioni di consumo di vino all’interno di diversi Paesi del Mondo, nel corso del tristemente eccezionale 2020. I dati raccolti hanno evidenziato un sostanziale incremento per tutti i territori presi in esame, in particolare per gli USA, che registrano un +19%. Si è voluto puntare i riflettori, quindi, proprio su questo mercato, in cui l’innalzamento del trend è andato di pari passo con un cambiamento delle abitudini, nonché una precisa direzione sulle scelte di consumo.

“Si tratta a tutti gli effetti di una crescita della frequenza di consumo – afferma Lulie Halstead, CEO di Wine Intelligence – che si sposta all’interno dell’ambiente domestico, slegandosi dal fattore cibo e dalla cosiddetta food occasion; e, inoltre, a trainare il trend positivo degli ultimi mesi sono le donne”. Ciò che rivela lo studio, infatti, è l’affermarsi del consumo di vino al di fuori dai pasti, perlopiù al termine di una giornata di lavoro. Il vino, negli USA del 2020, ha assunto il ruolo di piacere concesso, quel momento di relax da prendersi a fine giornata, seppur all’interno delle mura di casa. Se inserito nel contesto del pasto, il vino ha iniziato a presenziare sulle tavole più frugali e quotidiane, discostandosi dalla vecchia concezione di saltuarietà del consumo. Il caso di successo del Pinot grigio, in tal senso, è da attribuire ad un trend di vendite stabile dal 2016 ad oggi - senza subire flessioni anche nell’anno della peggiore crisi economico-sanitaria dell’ultimo secolo - rispetto invece altre varietà bianche come chardonnay, moscato e riesling, che registrano invece lievi cali.

Si conferma il ruolo principale del vitigno nella scelta del prodotto da parte del consumatore, con un peso che si attesta ancora sul 73%. Ciò evidenzia come sia proprio tale fattore il principale motore della scelta e come sia sempre il medesimo a determinare l’affezione al prodotto. Per ciò che concerne il Pinot grigio nello specifico, si rileva certamente un interessante incremento delle vendite sia entro il canale della GDO sia dalle piattaforme e-commerce.

“Il Pinot grigio ha registrato un buon successo poiché i consumatori lo conoscevano; nella difficoltà le persone volevano qualcosa di cui potersi fidare, perché non sapevano cosa sarebbe successo. E il Pinot grigio rispondeva proprio a questa necessità. Nello specifico le vendite dei nostri Pinot grigio hanno registrato una crescita che va dal +15% al +30% nel mercato USA, a partire da marzo e nel corso degli otto mesi successivi”. Con queste parole il Master of Wine Nicholas Paris, Direttore del Global Sourcing of European Wines per il colosso E&G Gallo Winery - gruppo che da oltre vent’anni importa vino italiano negli USA – conferma il trend pocanzi descritto e suggerisce la sua chiave di lettura del successo del Pinot grigio nel mercato statunitense. Quel desiderio di relax al termine della giornata lavorativa, quel piacere ritagliato all’interno di un difficile tempo di lockdown come fosse un privilegio – non di lusso – trova complice soddisfazione nella leggerezza fresca, fruttata, profumata e godibile del Pinot grigio. Un vino quasi spensierato, che fluttua per un attimo sopra la coltre della pandemia e delle durezze del nostro tempo, consentendo alla mente e al corpo di trarre un benefico ristoro. Ma soprattutto il Pinot grigio nel consumo statunitense rappresentava qualcosa di conosciuto, diventando un prodotto rassicurante.

Questi dati denotano come il Pinot grigio si sia affermato entro le abitudini di consumo dei cittadini USA, passando decisamente da una concezione di un vino “commodity”, reperibile ovunque, ad una di “domestic wine” e affermano come la scelta da parte dei consumatori di questo specifico prodotto diventi sempre più consapevole e mirata.

Questo trend regala certamente possibilità e opportunità al Pinot grigio nostrano, specialmente quando questo è associato al principio cardine della qualità del prodotto. In tale ottica, come mostrano le analisi presentate dall’Amministratore Delegato del Gruppo Ruffino e CB EMEA Sandro Sartor, il recente riconoscimento della DOC al Pinot grigio delle Venezie – presente in grande scala all’interno del mercato USA – permetterà di generare valore e implementare ulteriormente le attività di informazione e promozione oltreoceano. “Oggi la maggior parte dei consumatori di vino statunitensi non è ancora perfettamente al corrente delle implicazioni e delle specifiche contenute nel concetto di Denominazione d’Origine. Non solo, anche sul significato di tradizione italiana e di provenienza, se non accompagnato da un marchio potente come nel caso del nostro Chianti Classico, si riscontra una buona dose di incertezza. Solo il 17% dei consumatori intervistati ritiene, infatti, che questo sia un fattore determinante nel processo d’acquisto. I consumatori americani si dimostrano tuttavia sensibili ai valori della DOC una volta che vengono loro illustrati e questo, nel caso del Pinot grigio delle Venezie, deve rappresentare uno stimolo per un’ulteriore crescita nell’immediato futuro. Il Consorzio ha svolto finora un buon lavoro, ma c’è ancora ampio margine di manovra per rendere più familiare agli acquirenti americani il concetto di certificazione, di sicurezza, di controllo e di elevata qualità sia della materia prima che della sua trasformazione”.

 

Sentiti i ringraziamenti di Albino Armani a chiusura della sessione: “Per il futuro sarà sempre più importante continuare a creare azioni coordinate tra la nostra DOC e grandi esperti del mercato del Pinot grigio, così come accaduto in questo seminario. Siamo onorati di aver ospitato oggi personalità così autorevoli nel mondo del vino Italiano e globale e del Pinot grigio in particolare, che hanno portato testimonianze significative a supporto dello studio sopra descritto riferito al mercato statunitense, di assoluto riferimento per la DOC delle Venezie. Ci gratifica la collaborazione attiva dimostrata oggi e speriamo di continuare a ricevere da tutti input interessanti per arrivare ad un'ulteriore crescita e riconoscibilità".

 

 

Valentina Fraccascia

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