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Eventi culturali

BISTROT DE VENISE

Mercoledì 21 novembre vi aspettiamo
al Bistrot de Venise per degustare la "castradina"
La castradina - Festa della Madonna della Salute
PRANZO - CENA
''…i passa el ponte, i compra la candela,
el santo, el zaletin, la coroncina,
e verso mezzodì l’usanza bela
vol che i vaga a magnar la castradina.''
 
A Venezia ogni 21 novembre si celebra la Festa della Madonna della Salute, diventata una delle ricorrenze religiose più sentite dalla popolazione dopo la peste del giugno del 1630, una giornata per ringraziare la Madonna di aver messo fine alla terribile pestilenza.
In questa giornata speciale, secondo la tradizione, si mangia la “castradina”.

La ricetta è sempre la stessa, da almeno quattro secoli: carne di montone speziata, lasciata essiccare per due mesi, cucinata in brodo con le verze. Una pietanza antica, che a Venezia ha una tradizione e una storia. 

Il Bistrot de Venise vi aspetta per degustare assieme questo piatto storico della tradizione veneziana.
Prenota il tuo tavolo Tel (+39) 041 5236651 
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www.bistrotdevenise.com 
Bistrot de Venise | Calle dei Fabbri - San Marco 4685 | 30124 Venezia |

Arshile Gorky: 1904-1948

 

 

 

Nel maggio 2019 la Fondazione Musei Civici di Venezia presenterà una importante mostra dedicata a Arshile Gorky negli spazi di Ca’ Pesaro. Si tratterà della prima retrospettiva italiana su questo artista considerato una delle figure chiave dell’arte americana del XX secolo 



La mostra prenderà in considerazione le tappe della straordinaria carriera di Gorky dai primi lavori degli anni Venti, in cui il suo approccio alla pittura è fortemente connotato dal rapporto con le composizioni di Cézanne, passando per i punti più alti del suo studio da autodidatta dei maestri e dei movimenti moderni, fino ad arrivare alla fase in cui tutti questi stimoli confluiscono in una potente e singolarissima visione. 

Arshile Gorky: 1904-1948 si propone di evidenziare come, sin dalle fasi precoci della sua carriera, quando è apparentemente soggiogato dal lavoro dei grandi maestri del passato, la voce artistica di Gorky sia già presente, e vada rafforzandosi mano a mano che il suo lavoro progredisce. La sezione finale della rassegna mostrerà con quale forza l’energia pittorica e l’immaginazione di Gorky si uniscano ad un rinnovato incontro con la natura, nei paesaggi della Virginia e del Connecticut, durante le estati del 1942-45.

 

Una selezione di questi capolavori maturi, con la loro gamma di surreale, di astratto, di figurativo, rivela un artista al culmine del suo straordinario potere creativo. La qualità inimitabile delle ultime opere fu riconosciuta dal poeta surrealista André Breton che, nella prefazione al catalogo di una mostra di Gorky del 1945, la descrisse come un “ibrido”, riconoscendo la complessità con cui Gorky evocava il mondo naturale, unendolo a una moltitudine di memorie personali e influenze diverse. 

Accanto ai dipinti, la mostra includerà una selezione di lavori su carta che dimostrano la mano incredibile di Gorky. I lavori esposti giungeranno da collezioni internazionali sia istituzionali che private: tra queste la Tate di Londra, la National Gallery of Art di Washington DC, il Whitney Museum of American Art di New York, il Centre Pompidou di Parigi, Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, l’Israel Museum di Gerusalemme. In tutto saranno esposte circa 80 opere. 

Un catalogo illustrato, con saggi delle curatrici, e testo a fronte in italiano e inglese, accompagnerà la mostra. 

Arshile Gorky: 1904-1948
 è curata da Gabriella Belli e Edith Devaney. Gabriella Belli è storica dell’arte e Direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia. Edith Devaney è curatrice alla Royal Academy of Arts di Londra, per la quale ha recentemente curato la fortunata mostra “Abstract Expressionism” (2016) che includeva una galleria dedicata a Arshile Gorky. La mostra è realizzata in collaborazione con The Arshile Gorky Foundation.

Arshile Gorky
Lago Van, Anatolia Ottomana (attuale Turchia), 15 aprile 1904 – Sherman, Connecticut (Stati Uniti), 12 Luglio 1948. Nato Vostanik Manoug Adoian, Arshile Gorky si rifugiò negli Stati Uniti insieme alla sorella a 15 anni, per sfuggire al genocidio armeno. Due anni dopo si iscrisse alla New School of Design di Boston, Massachusetts, dove studiò sino al 1924.

 

In quello stesso anno si spostò a New York per insegnare a tempo pieno alla School of Painting and Drawing presso la Grand Central School of Art. Gorky fu uno dei primi artisti a partecipare al Federal Art Project lanciato dal governo americano nel 1935, per il quale dipinse diverse serie di murali al Floyd Bennett Field a Brooklyn e all’aeroporto di Newark. Nel 1935 firmò anche un contratto di tre anni con la Guild Art gallery di New York.

 

La sua prima retrospettiva museale aprì al San Francisco Museum of Modern Art nel 1941. A metà degli anni Quaranta attraversò un periodo produttivo ricco di soddisfazioni personali e artistiche, segnato dalla nascita delle due figlie e dal rapporto felice con la natura. Nel 1948, a seguito di un periodo di turbamento personale e problemi di salute, Gorky si impiccò in un capanno vicino alla sua casa. 

Oltre ad aver dato vita ad un corpus di opere di grande importanza e di immediata riconoscibilità, Gorky ha lasciato in eredità anche una visione unica che lo colloca tra i principali protagonisti nello sviluppo del movimento dell’Espressionismo Astratto. La singolare capacità di Gorky di comprendere e assimilare i diversi movimenti del Novecento lo distinse come figura centrale, tale da influenzare molti altri artisti, a partire da Willem de Kooning, che lo riconobbe come forza trainante tra i pittori del suo tempo, fino a Cy Twombly, Helen Frankenthaler, Jack Whitten. 

La Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia ha sede nel magnifico palazzo di Ca’ Pesaro, sorto nella seconda metà del XVII secolo per volontà della famiglia Pesaro, su progetto del massimo architetto del barocco veneziano, Baldassarre Longhena. 
Il Palazzo viene donato nel 1898 alla città dalla sua ultima proprietaria, la Duchessa Felicita Bevilacqua La Masa, al fine di creare il primo centro di produzione ed esposizione dell’arte moderna a Venezia. Nata nel 1902 per volontà del Comune, la Galleria Internazionale d’Arte Moderna accoglie le opere acquisite alle Biennali di Venezia e, tra il 1908 e il 1924, le storiche Mostre Bevilacqua La Masa, che favoriscono una giovane generazione di artisti tra cui Umberto Boccioni, Felice Casorati, Gino Rossi, Arturo Martini.

 

La collezione si arricchisce nel tempo attraverso acquisti e donazioni e conta oggi più di 5.000 opere tra pittura, grafica e scultura. Fin dagli anni settanta Ca’ Pesaro ha ospitato significative rassegne monografiche su autori italiani e stranieri, tra cui Mark Rothko nel 1970 e Robert Rauschenberg nel 1975, e negli anni più recenti ha organizzato numerose esposizioni dedicate ai maestri del ‘900 o a temi interdisciplinari di grande attualità, tra cui "Cy Twombly. Paradise" (2015), "Culture Chanel. La donna che legge" (2016), "William Merritt Chase. Un pittore tra New York e Venezia" (2017), "David Hockney. 82 Ritratti e 1 natura morta" (2017), "Epoca Fiorucci" (2018). 

Ca’ Pesaro- Galleria Internazionale d’Arte Moderna
Santa Croce 2076, Venezia


Contatti per la stampa

Fondazione Musei Civici 
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+39 041 240 5211

Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Referente: Roberta Barbaro 
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www.studioesseci.net
+39 049 663499

RIVIVI LE TRADIZIONI DI NATALE A BERLINO

Feste in costume, menu natalizi, regali e mercatini di Natale tradizionali aspettano i visitatori di Berlino durante il periodo dell’Avvento

Alternativa, moderna, eclettica, Berlino è una delle capitali europee che più attrae per efficienza e vitalità. Nonostante la spinta avanguardistica, la città conserva il calore della tradizione e della sua storia.

Uno dei periodi più suggestivi dell’anno per visitare Berlino è quello del Natale. Da metà novembre si respira un’atmosfera di festa: le strade della città sono costeggiate da mercatini di artigianato e prodotti tipici del territorio, mentre nei quartieri vengono organizzati eventi di ogni genere.

Non fanno eccezione i suoi magici castelli e giardini. Se al Palazzo di Charlottembourg si rivive il folclore tra le bancarelle dell’annuale mercatino natalizio, all’Orangerie del Palazzo di Sanssouci ci si immerge nell’atmosfera esotica e lussureggiante di una delle serre più grandi d’Europa, tappa fissa dei berlinesi durante il periodo invernale.

PALAZZO DEL BELVEDERE DI PFINGSBERG, POTSDAM

Anche quest’anno l’attesa del Natale è più bella se si visita il mercatino dell’artigianato del romantico Palazzo del Belvedere. Infatti, il primo fine settimana dell’Avvento, dal 30 novembre al 2 dicembre i visitatori di questo palazzo, che è anche sito UNESCO, potranno godersi i numerosi stand che vendono ogni sorta di oggetti d’artigianato, tradizionali e prelibatezze. Mentre ci si gode un giro al mercatino di Natale inoltre, si potrà assistere ad esibizioni musicali che allieteranno l’atmosfera. Il 30 novembre, ad esempio, il quartetto swing “Le Belles du Swing” suonerà a partire dalle 18:30 per tutto il corso della serata; sabato e domenica invece si alterneranno Intermezzo, un trio di ottoni, e il coro della scuola di musica “J.S. Bach”. Per i più piccoli sono previste attività, intrattenimento e, chissà, una sorpresa: forse l’arrivo di Babbo Natale?

Anche il Palazzo del Belvedere è visitabile: in cima alla torre, se il tempo lo permette, si può ammirare la vista più bella della città. L’edificio ospita poi una mostra permanente sul Pfingstberg e la sua storia.

Schloss Belvedere
30 novembre dalle 15 alle 21
1 – 2 dicembre dall 11 alle 19
Ingresso al palazzo, alla torre e al mercatino di Natale: 4,50€/3,50€ dai 6 ai 16 anni 2€, bambini fino ai 6 anni ingresso libero
www.pfingstberg.de

JAGDSCHLOSS GRUNEWALD

Nell’idilliaco Castello di Jagdschloss Grunewald, nel secondo weekend dell’Avvento, si torna indietro nel tempo. Anno 1542, quando Joachim II ordina la costruzione il capanno di caccia. Ed è proprio qui che prende vita la fiaba: i personaggi, ripresi dal teatro ambulante di Schwalbe, si mescolano tra i passanti mentre un narratore incanta i visitatori più piccoli e curiosi. Negli stand del mercatino, tra artigiani e artisti regionali, si possono trovare regali unici assaggiando sapori locali come il Glühwein e la cioccolata calda.

Jagdschloss Grunewald
8-9 dicembre dalle 11 alle 19
ingresso 3/2€ (bambini fino a 6 anni gratis)

KÖNIGS WUSTERHAUSEN

Il terzo fine settimana dell’Avvento si può visitare un mercatino di natale in pieno centro storico, passeggiando per le vie di Königs Wusterhausen. Ammirando i paesaggi e le architetture tradizionali si possono trovali piccoli pensieri e personalissimi regali per il Natale ormai vicino. Intanto, i bambini potranno divertirsi tra giostre e giri sul trenino immersi in un’atmosfera davvero magica. Per quel weekend è anche prevista una visita guidata al Castello di Wusterhausen che Il Principe Friedrich Willhelm ha ricevuto in dono dai genitori Friedrich III e Sophie.

15-16 dicembre dalle 12 alle 19 ingresso libero

PALAZZO DI CHARLOTTENBURG

Il romantico Castello di Charlottenburg ospiterà il tradizionale mercatino di Natale per un mese intero. Bancarelle di delizie culinarie e artigianato locale, insieme con piccoli concerti, renderanno l’atmosfera magica e unica.

Ai più curiosi, a cui piacerebbe scoprire come veniva celebrato il Natale nella Hohenzollernhaus, basterà prenotare una visita guidata durante la quale saranno raccontati aneddoti sui vecchi costumi natalizi di Berlino e sui rituali di corte.

Schloss Charlottenburg
26 novembre – 16 dicembre
Da lunedì a giovedì 14 – 22 da venerdì a domenica 12 – 22
Chiusura 25-26 dicembre dalle 12 alle 20

LA VIGILIA DI NATALE CON IL KAISER AL NEUEN PALAIS

Wilhelm II è stato l’unico monarca a trascorrere il periodo natalizion nel Neues Palais di Potsdam Sanssouci. Le feste venivano celebrate nella Grottensaal, il salone delle feste, che era addobbata con abeti e candele. Tra le curiosità di quel periodo c’è ad esempio, che ognuno dei 7 figli del kaiser aveva un proprio albero di Natale, le cui dimensioni erano decise in base all’età dei bambini. Durante la visita i visitatori potranno scoprire altri dettagli poco conosciuti e divertenti sulle tradizioni familiari di Natale come ad esempio il menu o i regali. Non c’è modo migliore per vivere lo spitito natalizio.

Neues Palais, Potsdam Sanssouci
nelle quattro settimane dell’avvento ingresso ore 14.30
costo del biglietto 10/8€

Per maggiori info: www.spsg.de/

Stiftung Preußische Schlösser und Gärten Berlin-Brandenburg (SPSG) è la Fondazione che si occupa della cura e dell’amministrazione dei castelli e dei giardini prussiani nella regione di Berlino e del Brandeburgo.
I castelli e i giardini dei re prussiani a Berlino, Potsdam e nel Land Brandeburgo sono universalmente considerati un eccezionale patrimonio culturale e storico. I palazzi con le loro ricche decorazioni, collezioni, parchi e giardini non solo riflettono lo sviluppo di diversi stili artistici ed epoche, ma documentano anche la movimentata storia di Prussia, Germania ed Europa.
La Fondazione dei castelli e dei giardini prussiani Berlino-Brandeburgo (SPSG) è responsabile per oltre 30 castelli museo aperti al pubblico. Tra di essi i più famosi sono il Castello di Sanssouci a Potsdam e il Castello di Charlottenburg a Berlino. In tutto la Fondazione gestisce oltre 300 edifici e strutture, così come oltre 700 ettari di giardini e parchi.
Nel 1990 il complesso dei palazzi e dei giardini di Potsdam, incluso il Castello di Glienicke e l’Isola dei Pavoni (Pfaueninsel) a Berlino, sono entrati nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO.

Per ulteriori informazioni stampa:
Martinengo & Partners Communication
Via Vincenzo Monti, 9 – 20123 Milano
Tel. (+39) 02 4953 6650 r.a.
E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Web: www.martinengocommunication.com

 

GENOVA: FESTIVAL DELL'ECCELLENZA AL FEMMINILE

 

 

  

Gli appuntamenti del 17 novembre, giornata inaugurale della XIV edizione del Festival dell’Eccellenza al Femminile

 

 

Ore 12.00 - Palazzo Ducale Sala Letture e Conversazioni Scientifiche

INAUGURAZIONE 

Consuelo Barilari, ideatrice e curatrice del Festival presenta FEF/14 

 

Segue

ORGOGLIO E PREGIUDIZI il risveglio delle donne ai tempi di Trump(Chiare Lettere editore, 2017)

Con l’autrice Tiziana Ferrario, corrispondente RAI da New York. Colpita dall’orgoglio delle donne americane dopo il caso Weinstein, che hanno chiesto parità e difesa dei loro diritti, la Ferrario ha deciso di guardare più da vicino l’Italia e la questione di genere, Conduce Silvana Zanovello, giornalista.  

Alla fine dell’incontro sarà possibile ritirare il libro con la CARD FEF/14 e partecipare al brunch d’inaugurazione. (Info iscrizioni: www.eccellenzalfemminile.it)

 

Ore 13.30 - Palazzo Ducale - Sala Letture e Conversazioni Scientifiche

FOOD & DRINK - Brunch d’inaugurazione

 

 

Ore 17.00 - Palazzo Reale – Sala da ballo

 

 

IL FEMMINILE NELLA BELLEZZA DEL PATRIMONIO EUROPEO

 

– Tavola rotonda

Con Laura Stagno, delegata Rettore dell’Università degli Studi di Genova, Paola Traversone,Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Liguria, Giuliana Algeri, già Sovrintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Liguria, Maria Flora Giubilei, direttrice Musei di Nervi, Donatella Failla, Curatrice Museo d’Arte Orientale “Edoardo Chiossone”, Silvana Ghigino, direttrice Villa Durazzo Pallavicini.

Nell’anno europeo dei Beni Culturali, una riflessione sul rapporto tra narrazione, conservazione e valorizzazione del Patrimonio e le Donne. La conoscenza e la diffusione dell'operato attivo ed appassionato delle donne, in un momento storico di cambiamenti, in cui il Patrimonio risulta sempre più "fragile" e a rischio, risultano quanto mai importanti e doverose, per non disperdere tale valore e per dare un modello alle nuove generazioni.

 

Ore 16.00 - Palazzo Ducale – Sala della Società di Letture e Conversazioni Scientifiche 

 


Ore 18.00

FIGLI DEL SEGRETO (Mondadori editore)

Con l’autrice Cinzia Tani, giornalista e scrittrice e conduttrice di Uno Mattina.  Gli Asburgo di Carlo V (Giovanna, passata alla storia, con l'ingiusto appellativo di "la Pazza"), con particolare risalto al vissuto delle donne nello sfarzo di corti e palazzi reali, tra l’arte e la pittura del rinascimento. Letture Maria Elena Pollack

“Dal nulla al sogno. Dada e Surrealismo dalla Collezione del Museo Boijmans Van Beuningen”

 

 

 

Vernice per la stampa 
venerdì 26 ottobre ore 12.00
Alba, Fondazione Ferrero


La mostra “Dal nulla al sogno. Dada e Surrealismo dalla Collezione del Museo Boijmans Van Beuningen”, immaginata da Marco Vallora secondo una logica espositiva che riflette le suggestioni surrealiste, nel modo di presentare le opere e di concepire un’arte non più soltanto museale e assopita, si svolgerà alla Fondazione Ferrero di Alba, dal 27 ottobre 2018 al 25 febbraio 2019.

 

In una decina di sezioni, dai titoli avvincenti, come Il grado zero dell’arte Dada; Il Sogno; Eros, amour fou, trasgressione erotica; L’inconscio, il doppio, il perturbante; Arte e natura, la reinvenzione dell’uomo; Sade, Freud, Marx, muse inquietanti del vivere surreale; Esiste un’architettura surrealista? e così via... s’inseguono, in una sorta di corridoio-fantasma dell’immaginario fantastico d’avanguardia, opere di grandissimo livello ed impatto. Alcune anche ben riconoscibili, perché son diventate copertine di volumi, che abbiamo tutti cari, nelle nostre librerie (di Man Ray, Magritte, Dalí, Max Ernst, ecc.). 

 

I lavori dialogano tra loro, in sintonia o contrappunto, e seguono una progressione prevalentemente tematica con attenzione alla diacronia degli eventi. Rispecchiando alcune problematiche e alcuni temi che concorrono a distinguere la poetica nichilista del Dadaismo da quella più propositiva del Surrealismo: il caso, il brutto estetico, il sogno, l’inconscio, il rapporto con l’antico, il legame tra arte e ideologia.

 

Per chi ama l’arte e predilige le sorprese raffinate, il museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam è una perla di museo collezionistico che affianca disegni di Dürer, stampe di Goya, raccolte di vetri preziosi e oggetti di design a rare opere italiane, gotiche, rinascimentali, settecentesche: da Beato Angelico a Jacopo del Sellaio, da Butinone a Francia, da Veronese e Tiziano, a Guardi e Piranesi. Ma anche maestri fiamminghi del valore di Van Eyck o Rembrandt, Bosch e Brueghel, Rubens e Van Dyck, la scuola dell’Aja, con Van Gogh e Toorop, e poi francesi, da Fragonard e Boucher a Monet, Degas, Cézanne, e ancora Picasso, Mondrian e Rothko, senza contare i contemporanei, da Nauman a Cattelan. 

 

Assai importante la collezione di artisti dell’area delle avanguardie storiche, non soltanto cubisti e costruttivisti olandesi, ma soprattutto dadaisti e surrealisti, molti provenienti dalla selettiva collezione di Edward James (1907-1984), stravagante mecenate-collezionista, poeta e viaggiatore, che si divise tra la passione di Magritte e Dalí, diventando di quest’ultimo eccentrico mercante. Ad Alba vedremo La reproduction interdite (1937), suo celebre ritratto sdoppiato allo specchio, firmato da René Magritte, che si augurava potesse diventare suo mercante cosmopolita.

 

Sono molti, dunque, i capolavori che, avendo avuto finora una circolazione limitatissima, varcano oggi le frontiere e si danno appuntamento alla Fondazione Ferrero. Come spiega il curatore Marco Vallora: «In un meditato e articolato percorso, la Fondazione propone, per il suo biennale appuntamento con la grande arte, ad ottobre, una nuova mostra di ambito internazionale, originale e diversa dalle precedenti. Perché coinvolgerà libri, poesie, riviste, pamphlets di furente polemica reciproca, spezzoni di film, frammenti di musica, legati tutti ai due movimenti, lettere e manifesti, affiancati a tele e sculture innovative e spesso di rottura, di grande suggestione e rilevanza storica».

 

A differenza delle precedenti rassegne della Fondazione Ferrero, con capolavori di grande fascino spettacolare ma d’impianto monografico (di Casorati, Carrà, Morandi e Balla), questa mostra non si avvale soltanto di opere scenografiche come il trittico di grandi dimensioni (Paesaggio con fanciulla che salta la corda, 1936), o la bocca-divano di Mae West (conosciuta anche in repliche di design, ma qui presente in un singolare originale vintage d’epoca) di Salvador Dalí, o ancora le inquietanti ma suggestive tele misteriose di Magritte, ma anche di documenti rarissimi, provenienti dai caveaux insondati della biblioteca del Museo. Per accompagnare il percorso della mostra, con discrezione, eppure con una forza dirompente, utile a spiegare alcuni esiti estetici dei vari movimenti e dei sotto-gruppi, sottilmente in conflitto tra loro. Breton, come è noto, è stato l’inflessibile Pontefice autoritario del movimento surrealista, che a varie epoche, ha scomunicato i suoi pupilli e colleghi, da De Chirico a Cocteau, da Bataille ad Aragon, da Dalí a Queneau. Molti dei documenti provengono dalla sua stessa biblioteca, andata clamorosamente all’asta qualche anno fa.

 

Talvolta ancora con le buste di invio, dediche o sottolineature d’autore. Fotografie, dunque, calendari, cartoline, volumi illustrati, riviste storiche con copertine di grande impatto grafico, firmate da artisti come Duchamp, Masson, Picasso, Ernst, ad esempio per l’originalissima rivista «Minotaure». A cui collaborano anche, con testi anticipatori e profetici, pensatori come Bataille, Lacan, l’etnologo e critico d’arte Michel Leiris, lo studioso dell’immaginario e del sogno Roger Caillois, politici come Naville, storici del cinema come Sadoul. In questo contesto, uno degli elementi più spettacolari in mostra sarà infatti la presenza di spezzoni o fotogrammi di film sperimentali ed anticipatori, di firme come Desnos, Dulac, Buñuel, René Clair, Eggeling, Richter. Senza dimenticare il fatto che Dalí realizzò delle sequenze esplicitamente richiestegli da Alfred Hitchcock e da Walt Disney.

 

Il titolo, che mette in gioco la parola-shock del “Nulla”, in realtà deve non solo stupire e intrigare, ma anche rispettare una delle convinzioni più radicali del Dadaismo. Che non soltanto punta tutto sul Caso e sul rifiuto dell’artista onnipotente e padrone della propria opera, ma si assoggetta alle leggi dell’azzardo e del gioco, e vuole in particolare perorare la causa della negazione dell’arte, il rifiuto del Bello museale, con i ready-made, il diniego dell’arte decorativa e rassicurante. L’opera d’arte, che quasi non è più opera e non è più nemmeno artistica, deve proporre inquietudini, malesseri e soprattutto interrogativi.

 

Dopo un tunnel introduttivo che accoglie e protegge i visitatori all’entrata (e che deve simulare una sorta di viaggio dentro il corpo umano e i meandri dell’inconscio, ma essere anche, non soltanto per i bambini, un treno-fantasma, in uno di quei luna park così cari agli artisti d’avanguardia, con luci, pubblicità, affiches, graffiti e fotografie di ricercati dalla giustizia, opera di Duchamp), ecco le opere dadaiste, che aprono la mostra. Sono quelle di Man Ray, fotografo alla moda e di moda, che spesso collabora a due mani con Duchamp. Collages astratti di Schwitters e sculture di Arp, oppure teleri bislacchi e provocatori del dandy spagnolo pariginizzato Picabia. Tele dai titoli spiazzanti come Vieni con me laggiùEgoismo o Radio concerts. Che non sono belle in sé o ruffiane, come altre opere classiche e persino delle avanguardie, ma son giochi sfrontati con l’immaginario, esercizi di non-pittura e di anti-arte, e quindi in questo senso non vanno spiegate, ma vanno inquadrate in un contesto di rifiuto, sovversione e anarchia.

 

Perché non si può dimenticare che Dadaismo e Surrealismo, pur diversi nei loro assunti, hanno matrici e influenze comuni, che vanno dalle idee politiche di Sade e Marx, a poeti come Rimbaud, Mallarmé, Poe, e il folle antagonista di Proust, Raymond Roussel, dandy, omosessuale, drogato anche di medicine, che muore, forse suicida, a Palermo, come evocato da un bel racconto-indagine di Leonardo Sciascia. Convinto di poter diventare famoso almeno quanto Verne, scrivendo folli piècesteatrali in rime arzigogolatissime, e romanzi-rebus, dalle chiavi cifrate, amatissimo da Perec e dal Nouveau Roman, da Duchamp e Giulio Paolini.

 

In mostra disegni preparatori e una tela spettacolare di Dalí, ispirata al libro di Roussel Nuove impressioni d’Africa. Altra opera assai significativa è invece il ritratto immaginario di Lautréamont di Man Ray. Immaginario, perché l’autore ottocentesco degli Chants de Maldoror, illustrati sia da Dalí che da Magritte, è un personaggio misterioso, che non si sa se sia nato a Montevideo, con il nome nobiliare di Isidore Ducasse, se sia realmente esistito, se non si tratti di un autore più celebre, sotto mentite spoglie. Infatti, sotto un mollettone da stiro (impacchettato come se fosse già un’opera di Christo), telone da inaugurazione di monumento, che non permette di capire quale personaggio sia omaggiato al di sotto, Man Ray ha occultato in realtà una macchina da cucire Singer (forse in onore a Winnaretta Singer, grande mecenate del movimento e dei film in mostra). Certo in ossequio a una ormai celebre affermazione di Lautréamont: «Bello come l’incontro fortuito di una macchina da cucire e un ombrello, su un tavolo da dissezione».

 

Mentre di Marcel Duchamp, grazie ai prestiti del Boijmans, c’è la possibilità assai rara di poter esporre insieme tre diverse Boîtes (La boîte verte, La boîte-en-valise, À l’infinitif) in cui a partire dagli anni Trenta Duchamp, che ha smesso di fare l’artista, ed è apparentemente diventato soltanto scacchista, rinchiude scandalosamente tutta la propria opera omnia, con l’intenzione polemica e sarcastica di distruggere l’idea dell’artista genio, sostituendo alla sede pomposa del Museo una semplice valigetta, pronta a seguire il suo nomadismo costituzionale e la sua caustica ironia corrosiva.
Nella sezione della mostra che si riferisce al Sogno c’è una sorta di ripartenza, dopo l’azzeramento e il rifiuto radicale dell’arte da parte dei dadaisti.

 

Per questo la parola Sogno (che soprattutto con Dalí diventa anche incubo, privato e storico, dal momento che l’artista spagnolo, a differenza di Picasso e degli altri personaggi legati al partito e all’ideologia comunista, è assai compromesso con la dittatura franchista) significa libertà, levità aerea, ma anche introspezione e penetrazione nell’inconscio. Tutto questo si riflette nei quadri subacquei di Tanguy, nelle invenzioni visionarie di Brauner, nelle bambole sadomasochiste di Bellmer, nelle fotografie di Claude Cahun, nelle scatole delle ombre d’un poeta-artigiano liricissimo, come Joseph Cornell. 
Ma non è tutto.

ORARI DI APERTURA: GIORNI FERIALI: dalle 15 alle 19. - SABATO E FESTIVI: dalle 10 alle 19. 
GIORNI DI CHIUSURA: tutti i martedì, il 24-25-31 Dicembre 2018 e il 1° Gennaio 2019.
INGRESSO GRATUITO

Fondazione Ferrero: ufficio stampa 0173 295094 - 346 3325483 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
In collaborazione con: Studio ESSECI, Sergio Campagnolo 049 663499; 
Referente Stefania Bertelli: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.www.studioesseci.net

 

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