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Eventi culturali

FESTIVAL DELLA MENTE

 

XV edizione – Sarzana, 31 agosto - 2 settembre 2018

 

La quindicesima edizionedel Festival della Mente, il primo festival in Europa dedicato alla creatività e alla nascita delle idee, si svolge a Sarzanadal 31 agosto al 2 settembrecon la direzione di Benedetta Marietti. Il festival è promosso dalla Fondazione Carispezia e dalComune di Sarzana (www.festivaldellamente.it).

 

Tre giornate in cui più di 60 ospiti italiani e internazionali propongono incontri, letture, spettacoli, laboratori e momenti di approfondimento culturale, indagando i cambiamenti, le energie e le speranze della società di oggi e rivolgendosi con un linguaggio sempre accessibile al pubblico ampio e intergenerazionale che è la vera anima del festival. 

39 gli incontriper esplorare, attraverso punti di vista molteplici, proposte originali e discipline diverse, il tema del 2018: il concetto di comunità

«Il concetto di “comunità” da una parte ha l’ambizione di riuscire a cogliere quello che è lo Zeitgeist, lo spirito del tempo, dall’altra può essere declinato in modi diversi, riflettendo così la multidisciplinarietà della manifestazione» spiega Benedetta Marietti «Cosa significa nel mondo attuale la parola “comunità”? Se ne sente ancora il bisogno? E si riuscirà a mantenerne intatte le caratteristiche principali: solidarietà, appartenenza, rispetto e libertà? Attraverso la pluralità e l’eterogeneità delle voci di scienziati, umanisti, artisti, e una divulgazione leggera e appassionante, il Festival della Mente cercherà anche quest’anno di trasmettere l’emozione della condivisione del sapere e di fornirci gli strumenti per interpretare la realtà di oggi, sempre più sfuggente e contraddittoria». 

 

Il programma prevede sempre una sezione per bambini e ragazzi, un vero e proprio festival nel festival con 20 eventi e 4 workshop didattici, curato da Francesca Gianfranchie realizzato con il contributo di Crédit Agricole Carispezia.

 

Come ogni anno, linfa del festival saranno i 500 giovani volontari, molti dei quali coinvolti in un progetto di alternanza scuola-lavoro, che con generosa energia contribuiscono a creare quel clima di festa e condivisione che si respira nelle piazze e nelle strade di Sarzana durante il festival.

 

IL PROGRAMMA

Il festival prende il via nel grande tendone di Piazza Matteotti con la lezione inaugurale di Andrea Riccardi, studioso della Chiesa in età moderna e contemporanea. Il fondatore della Comunità di Sant'Egidio apre con una riflessione sul nostro tempo, un tempo del virtuale che vede indebolirsi le reti di prossimità sociali, politiche e religiose e dove il tessuto della società sembra subirne gli effetti: siamo tutti più soli e ciò costituisce un rischio per la sopravvivenza dei più deboli. Mai come oggi è importante interrogarsi su cosa significhi comunità,quando le popolazioni si spostano e nascono inedite convivenze tra persone di storia, etnia e religione diverse.

 

LA COMUNITÀ DELLA LETTERATURA E DELLA LINGUA

Tutti hanno, nel profondo, il desiderio di andare incontro all’ignoto, di esplorare l’inesplorato, di non farsi corrompere dalla parte più sociale dell’esistenza, di spezzare i vincoli che ci legano alla famiglia, alle origini, a una comunità. Ma è realmente possibile? Se lo chiedono lo scrittore e viaggiatore olandese Jan Brokkene il giornalista e psicologo Massimo Cirriche discutono di solitudine e comunità, della possibilità di rimanere sé stessi in un mondo che obbliga alle relazioni, di avventura, viaggio, individualismo e condivisione sociale, in un evento realizzato in collaborazione con l’Ambasciata dei Paesi Bassi.

Tucidide scrisse che il segreto della libertà è il coraggio. Le scrittrici Serena DandiniMichela Murgiaraccontano le storie di alcune donne valorose come l’ambientalista Wangari Maathai, l’artista Vanessa Bell, sorella di Virginia Woolf, e la scrittrice Grazia Deledda, che hanno saputo vivere la loro vita al di fuori dei rigidi schemi delle rispettive comunità di appartenenza, aprendosi alla libertà e alla ricerca dei propri talenti.

La scrittrice iraniana Maryam Madjididialoga con la giornalista e autrice Vanna Vannucciniripercorrendo la sua intensa vicenda personale. Maryam ha solo sei anni quando i suoi genitori, comunisti, sono costretti a fuggire verso la Francia da un Iran sempre più oscurantista. Qui trova ad accoglierla una lingua nuova, che lei dapprima rifiuta, per sceglierla infine come unico approdo possibile, respingendo ogni richiamo alle origini. Al festival racconta come abbia trovato poi la forza di volgersi indietro, recuperando la lingua come unico strumento per impadronirsi della memoria e insieme delle proprie radici.

Cosa ci insegna l’Antigone per affrontare le sfide etiche e politiche del XXI secolo? L’autrice pakistana Kamila Shamsie, vincitrice del prestigioso Women’s Fiction Award 2018, si interroga su identità, fede, famiglia e società ai tempi dell’Isis: quali sacrifici siamo disposti a fare in nome dell’amore? E davanti a cosa ci fermeremmo per aiutare le persone che più amiamo?

Secondo il linguista Giuseppe Antonellie la calligrafa Francesca Biasetton, presidente dell’Associazione Calligrafica italiana, la costruzione di una comunità passa per la conquista di una lingua comune: nella nostra storia, soprattutto una lingua scritta. Nel corso del tempo sono cambiati gli strumenti utilizzati per scrivere e, di conseguenza, la forma delle lettere. E oggi che tutti parliamo e scriviamo in italiano, a essersi persa è proprio l’individualità della grafia. Nell’era digitale, riusciamo ancora a lasciare un’impronta?

Le gesta di Orlando, Rinaldo, Angelica e dei paladini di Francia rivivono in “A singolar tenzone” con le parole del contastorie, attore e regista teatrale Mimmo Cuticchio, attraverso una grande varietà di registri che vanno dall’epico al comico, dal drammatico all’onirico e al sentimentale, in un succedersi vertiginoso di duelli, imboscate, incantesimi, voltafaccia, innamoramenti, battaglie e colpi di scena.

 

LA COMUNITÀ DELLA SCIENZA

Tanti gli scienziati in questa XV edizione del festival. Lo zoologo Carlo Alberto Redi, accademico dei Lincei, dialoga con la biologa Manuela Montisul tema “Comunità e DNA”. Le diseguaglianze e l’esclusione sono in grado di marcare il genoma e di aumentare l’incidenza di gravi malattie, causando uno svantaggio biologico che si trasmette di generazione in generazione e che determina gravi conflitti sociali e alti costi sanitari. L’educazione all’altruismo è invece in grado di assicurare un armonioso sviluppo di una nuova forma di democrazia: una democrazia cognitiva.

Due entità misteriose dominano l’Universo: l’energia oscura, una forza completamente ignota che permea gli spazi interstellari, e la materia, costituita quasi al 90% da materia oscura, mai rilevata da strumenti. Il fisico Cristiano Galbiati, della Princeton University,racconta che sotto il Gran 

 

 

Sasso nascerà DarkSide, uno dei programmi più avanzati al mondo per la ricerca della materia oscura, che coinvolgerà oltre 350 ricercatori provenienti da istituti italiani e internazionali.

La società moderna è una grande rete complessa, per molti aspetti simile alla rete neuronale del nostro cervello. Le connessioni, i link, sono i responsabili della rapida crescita del web e di Internet, della velocità della comunicazione globale, del diffondersi di informazioni, epidemie e crisi finanziarie, spiega l’informatico Dino Pedreschi, pioniere della Data Sciencee dei Big Data, a capo di un centro di ricerca congiunto fra università di Pisa e CNR. I Big Data ci offrono una nuova prospettiva di osservazione per misurare e prevedere l’emergere di disuguaglianze, la diffusione di innovazioni, la polarizzazione delle opinioni, la diversità e l’intelligenza della comunità.

“Storie dalla torre di Babele” è il titolo della conferenza di due brillanti menti matematiche, Gabriele LolliMarco LiCalzi: una conversazione a due voci per raccontare l’esistenza di un popolo che possiede una lingua universale e che accumula conoscenze che restano vere per sempre. Nell’antica Grecia li chiamavano “coloro che sono inclini ad apprendere”, noi li conosciamo come “matematici”.

 

LA COMUNITÀ SOCIALE

I grandi cambiamenti della contemporaneità sono paragonabili a quelli avvenuti durante il Rinascimento, secondo Ian Goldin, fondatore e direttore della Oxford Martin School, il maggior centro mondiale di ricerca sulle sfide del futuro. La crescita a cui si sta assistendo porta con sé nuove forme di rischi sistemici – trasformazione del mondo del lavoro, maggiore ineguaglianza sociale, pandemie, cyber-attacchi, cambiamento climatico – ma è anche densa di opportunità. Quale insegnamento possiamo dunque trarre dal Rinascimento?

La scuola crea la comunità: la scuola superiore laica e pubblica nasce in Italia come progetto generatore di identità nazionale e come strumento di promozione sociale. Il filologo classicoFederico Condelloanalizza le motivazioni per le quali da qualche decennio il nostro sistema di istruzione, che era tra i migliori dell’Occidente, sembra aver tradito questo progetto.

Il regista e drammaturgo Armando Punzo è il fondatore della Compagnia della Fortezza, una compagnia teatrale professionale composta da detenuti. Al festival porta la sua esperienza trentennale nel carcere di Volterra, dove ha scoperto che il teatro non è solo rieducativo, ma crea una nuova comunità, libera, nel luogo di chiusura per eccellenza (sezione approfonditaMente).

Il giornalista francese Bernard Guetta, esperto di politica internazionale, respinge il termine “comunità” a favore di quello di “cittadini”: parlare di “comunità ebraica” o “comunità musulmana”, ad esempio, porta a credere che gli ebrei o i musulmani costituiscano blocchi estranei al resto della varietà nazionale. È falso e pericoloso perché così le minoranze risultano “diverse” agli occhi della maggioranza. I cittadini, invece, sono riconosciuti dallo Stato. 

Il sociologo Stefano Allievi, uno dei massimi esperti di migrazioni e di Islam in Europa, invita a una riflessione critica su tutte le questioni che accompagnano le migrazioni attuali, poiché da decenni l’immigrazione è un fenomeno strutturale e non va quindi affrontato in termini di emergenza ma richiede soluzioni che non sottovalutino il malessere diffuso nell’opinione pubblica. 

La parola “comunità” ci rassicura, evoca un’entità emotivamente ricca. Però, osserva l’antropologo Marco Aime, ogni giorno quella comunità che immaginavamo va lentamente trasformandosi in qualcosa di diverso: il modello urbano-industriale ha scardinato i principi su cui si fondava la comunità classica, il web e le nuove forme di comunicazione hanno inferto un altro colpo alla socialità comunitaria, le nuove tecnologie accelerano costantemente il tempo. Qual è allora il futuro per la comunità? 

 

Perché il tradimento è universalmente proibito, e al contempo universalmente praticato? Perché anche nei matrimoni felici le persone tradiscono? Un matrimonio a prova di tradimento è effettivamente possibile? La psicoterapeuta e scrittrice belga Esther Perel sostiene che i tradimenti possano insegnarci molto sul matrimonio e sulla società. Offrono uno sguardo sulle nostre attitudini personali e culturali, e il modo in cui attualmente approcciamo l’infedeltà è un riflesso dei complessi cambiamenti in corso nelle comunità di tutto il mondo.

Essere responsabili, essere visibili, misurabili e soprattutto competitivi è diventata oggi un'ingiunzione permanente: “sono stimato, quindi sono”. Ma queste valutazioni sono alquanto paradossali, avverte la filosofa e saggistaAngélique del Rey: in nome del merito, creano un clima di deleteria competizione; in nome dell'oggettività schiacciano le differenze, standardizzano, normalizzano. Come salvarsi da una società che valuta tutto e tutti costantemente?

“Dalla comunità alla cittadinanza: gli ebrei d’Europa di fronte alla modernità” è il titolo dell’incontro con la storica Anna Foa, che ripercorre la storia del declino della presenza ebraica in Europa, tracciando le differenze tra la comunità ebraica dell’Europa occidentale e quella dell’Europa orientale.

Cos’era la comunità, secondo Adriano Olivetti? Lo ricordano il nipote Beniamino de’ Liguori Carino, editore e direttore editoriale di Edizioni di Comunità, il saggista e narratore Giuseppe Lupoe lo storico della cultura Alberto Saibene: è quella parte di territorio che si può attraversare a piedi in un giorno, dove attorno a un centro si irradiano partecipazione politica, servizi, cultura, benessere individuale e collettivo. Oggi, dopo la crisi del socialismo e del capitalismo, quel suo modello è tornato attuale. Nel corso dell’incontro sarà proiettato il documentario Città dell’uomodi Andrea De Sica (sezione approfonditaMente).

Quali sono i nuovi miti di oggi? E come rinnovare una fenomenologia della speranza, oltre il rancore e la nostalgia? A dare una risposta è chiamato Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis e curatore dell’annuale Rapporto sulla situazione sociale del Paese, il quale, numeri alla mano, mostra le differenze tra la realtà contemporanea e l’Italia del dopoguerra.

 

LA COMUNITÀ DELLE ARTI

L’architetto Mario Cucinella, curatore del Padiglione Italiano per la Biennale di Venezia 2018, parla di architettura come azione politica e strumento di rilancio dei territori: una buona architettura risponde alle esigenze del territorio e della sua memoria, quindi bisogna indagare, conoscere e dialogare con chi abita e ricorda.

La bottega rinascimentale rappresentava, nell’Italia centrale del XV secolo, un luogo di produzione del sapere scientifico e di formazione del gusto artistico, dove confluivano conoscenze già acquisite e nuove teorie ottiche e matematiche, come racconta l’architetto e restauratoreAntonio Forcellino. La condivisione dei saperi ha prodotto miracoli, come nel caso dell’impresa collettiva della decorazione della Cappella Sistina.

Giulia Alonzo,Marco Belpoliti,Adriana Polveroni eOliviero Ponte di Pinosi confrontano sul tema “Critica 2.0. Comunicare cultura ai tempi del web”. Da esperienze in campi diversi, una riflessione sul ruolo dell’informazione nel campo della cultura e delle arti, a partire dalla necessità intellettuale e politica di stimolare il pensiero critico (sezione approfonditaMente).

Uno dei più straordinari luoghi comunitari di cui il nostro mondo occidentale abbia mai fatto esperienza è il teatro greco. Il festival propone un incontro-spettacolo per ricreare quell’esperienza estetica di discussione, confronto e critica, fondamenta di qualsiasi comunità. Accompagna le parole dello studioso del pensiero antico Matteo Nucciil rebetiko, la musica tradizionale più diffusa in Grecia e suonata da un gruppo di musicisti greci guidati da Davide Livornese.

 

… E ALTRE COMUNITÀ

Un insolito progetto di ricerca è quello condotto dal filosofo Roberto Casati, a capo dell'Institut Jean Nicod dell’Ecole Normale Superieure e dell’Ecole des hautes Etudes en Sciences Sociales di 

Parigi. Da studioso dei processi cognitivi ha indagato, durante una settimana di navigazione su un cutterin condizioni meteo diverse e con persone diverse (tra cui una scrittrice di haiku, un videomaker, una disegnatrice) l’organizzazione di una comunità che si ritrova a condividere gli spazi angusti di un’imbarcazione. Una barca è infatti un microcosmo esigente: ogni azione ha un significato, ogni progetto è sempre il progetto di una comunità (sezioneapprofonditaMente).

Dal mare alla montagna. Due luoghi differenti accomunati dall’avventura, dal rischio, dalla fatica, dalla passione. L’alpinismo, come il navigare, rappresenta la forza dell’uomo che supera se stesso confrontandosi con i propri limiti, fisici e mentali. Dare il meglio di sé è d’obbligo, perché si mette in gioco la propria vita. È quanto insegna l’alpinista Hervé Barmasse, che ha scalato in sole 13 ore in stile alpino la parete sud dello Shisha Pangma, sull’Himalaya. A Sarzana ci racconta un alpinismo dove la natura, se ascoltata e rispettata, diventa accessibile a tutti e amica dell’uomo. 

“La cucina è convivialità” è l’intervento a due voci dello chef stellato Philippe Léveillée del giornalista enogastronomico Marco Bolasco: in cucina si mescolano sapori, ingredienti, storie, identità e origini, ma anche squadre di lavoro sempre più internazionali e multietniche. Inoltre, per definizione, la cucina produce un altro luogo di incontro, quello fra piatto e tavola: qui la comunità prende forma dalla convivialità e permette scambi e condivisioni altrove impossibili.

Non solo la comunità umana è oggetto di indagine al festival: lo scrittore Giuseppe Festa, esperto di educazione ambientale, propone un viaggio alla scoperta della complessa società dei lupi, attraverso aneddoti, video inediti, brevi letture e brani musicali, per conoscere meglio questi affascinanti animali e scoprire se davvero, guardando negli occhi un lupo, guardiamo noi stessi.

Daniele Zovi, scrittore con un’esperienza di quarant’anni nel Corpo Forestale, racconta il bosco come comunità: è infatti il risultato di azioni e reazioni, alleanze e competizioni tra le diverse piante. Queste ultime ci somigliano più di quanto non crediamo, ma abbiamo ancora molto da imparare per rispettarle davvero.

 

LA TRILOGIA

Tornano le seguitissime lezioni di storia di Alessandro Barbero, che quest’anno propone una trilogia sul tema della Prima guerra mondiale. Si parte con un’analisi delle motivazioni che hanno portato l’Italia a schierarsi nel conflitto, con la dichiarazione di guerra all’Austria il 24 maggio 1915; quindi si ripercorre la sconfitta più bruciante, quella di Caporetto, che evoca ancora oggi ricordi umilianti; si termina con le battaglie di Vittorio Veneto e del Piave, di cui ricorre il centenario. Diceva Prezzolini che «Caporetto è stata una vittoria, e Vittorio Veneto una sconfitta per l’Italia, perché ci si fa grandi resistendo a una sventura ed espiando le proprie colpe, e si diventa invece piccoli gonfiandosi con le menzogne e facendo risorgere i cattivi istinti per il fatto di vincere».

 

GLI SPETTACOLI

Due grandi musicisti, un autorevole storico dell’arte e tre opere pittoriche. Questi gli ingredienti di un progetto originale, ideato appositamente per il Festival della Mente, con il violoncellista Mario Brunello, il clarinettista Gabriele MirabassiGuido Beltramini, esperto di architettura rinascimentale italiana, per raccontare con parole e note musicali tre quadri: L’Assunzione della Vergine di Botticini, La resurrezione della carne di Signorelli e un quadro fantasioso della 

collezione dell’Atelier dell’Errore, laboratorio di arti visive rivolto ai bambini della Neuropsichiatria infantile dell’Asl di Reggio Emilia.

Altro esempio di generi che si fondono tra loro è quello offerto dallo scrittore napoletano Diego de Silva, cheha creato, con il sassofonista Stefano Giulianoe il contrabbassista Aldo Vigorito, il “Trio Malinconico”, per unire musica e letteratura in una forma di spettacolo che permetta a entrambe le forme espressive di parlare una lingua comune.

La cantautrice palermitana Olivia Sellerioraccoglie in concerto per il pubblico del festival le canzoni da lei scritte e interpretate per la serie televisiva del Commissario Montalbano, evocando con la sua straordinaria voce atmosfere mediterranee, sonorità dell’Atlantico, polvere d’Africa e folk americano.

Torna al festival il Teatro della Cooperativa, con la produzione “Nome di battaglia Lia”: un racconto degli eroismi anonimi delle donne del quartiere milanese di Niguarda attraverso le parole della partigiana Lia e delle sue compagne di lotta. Una storia di libertà che parla della forza della vita, portata in scena dagli attori Renato SartiMarta MarangoniRossana Mola.

Nella doppia veste di narratrice e cantante, l’attrice Maddalena Crippa, accompagnata da un quartetto strumentale, racconta la storia di amori e corteggiamenti e interpreta le canzoni della Vedova allegra, evocando con leggerezza e divertimento le atmosfere dei cabaret berlinesi e dei cafè chantantparigini.

 

Biglietti: € 3,50 incontri per adulti e bambini (gratuita la lezione inaugurale); € 7,00 approfonditaMente(lezioni-laboratorio della durata di circa 120 minuti); € 8,00 spettacoli.

 

Informazioni e prevendite (dal 13 luglio): www.festivaldellamente.it

 

Facebook: @festivaldellamente – Twitter: @FestdellaMente

Instagram: festival_della_mente – Canale Youtube: Festival della Mente Sarzana

Hashtag ufficiale: #FdM18

 

Cartella stampa e immagini sono scaricabili al link https://bit.ly/2MueDbE

 

Accrediti stampa: è necessario inoltrare una mail di richiesta all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

non oltre lunedì 20 agosto. Condizioni e dettagli nell’area stampa del sito www.festivaldellamente.it

 

Ufficio stampa: Delos – 02.8052151 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

LIBERA POESIA TRA LE MURA E CAPPELLO DI PAGLIA!

Serra Sant’Abbondio e Montappone  protagonisti del Grand Tour delle Marche

 

Il 30 luglio,Libera poesia tra le muraè l’evento che a Serra  Sant’Abbondio (PU) celebra l’ancestrale tradizione della rima libera, improvvisata, contadina e d’osteria!

Quassù, alle pendici del Monte Catria, nel cuore dell’Appennino umbro-marchigiano, contadini, pastori, boscaioli, carbonai e minatori componevano poesie fino a non molti decenni addietro! Quassù si è diffusa la popolare pratica dell’ottava rima appenninica, purtroppo scemata a partire dall’ultimo dopoguerra.

 

Ma c’è una notte, a Serra Sant’Abbondio, nella quale i poeti si danno appuntamento per declamare le proprie composizioni, utilizzando le mura cittadine come palcoscenico naturale. Nel borgo è tutto un fluire di esperienze, con proiezioni dedicate a personaggi che hanno fatto la storia della “rima improvvisata” e performance musicali con la mitica fisarmonica di Castelfidardo. Nell’occasione sarà anche possibile assaggiare le introvabili “Pencianelle”, secondo la tradizionale ricetta gelosamente detenuta dalle donne del paese.

Imperdibile un’escursione lungo “la via dei pastori” con destinazione l’Eremo di Fonte Avellana, maestoso monastero citato da Dante nel XXI canto del Paradiso. Sembra che l’illustre autore della Divina Commedia abbia addirittura soggiornato tra queste possenti mura che racchiudono la farmacia camaldolese, lo scriptorium ed il refettorio che accoglie viandanti e pellegrini. Altrettanto imperdibile è la passeggiata ludica, vera e propria caccia al tesoroalla scoperta della poesia nascosta nel paesaggio, da vivere tra amici e familiari.

 

Il 28 e 29 luglio a Montappone (FM) ci si immerge nelle atmosfere di una vera e propria capitale europea… del copricapo! Il Cappello di Paglia è la festa che celebra le virtù di un oggetto che è tradizione, creatività e glamour. Siamo nell’alta collina del Fermano, nel distretto che sulla paglia, elemento fondamentale della civiltà contadina, ha costruito l’epopea dell’eleganza e della moda, con i copricapo apprezzati da vip e influencer di tutto il mondo.

Da non perdere la visita al “Museo del Cappello” ed all’inconsueta “Mostra del Cappellaio Pazzo”. Per i più curiosi ci sarà la possibilità di cimentarsi nella lavorazione della paglia, con la sapiente assistenza delle pagliarole di Montapponedivenute, nel tempo, vere e proprie star della manualità tradizionale marchigiana.

 

Dress code “cappello” per l’apericena di sabato, con passeggiata nel centro storico e degustazione a Palazzo Riccucci, affacciati al tramonto davanti allo splendido scenario dei Monti Sibillini, indossando rigorosamente un… copricapo! Sfilate, fuochi pirotecnici, musiche popolari e l’opportunità di degustare le specialità della cucina locale, animeranno le magiche atmosfere del borgo.

Sulla piattaforma “tipicitaexperience.it” e sull’app di Tipicità tutte le info per costruire la propria esperienza di viaggio nel Grand Tour delle Marche promosso da Tipicità ed ANCI.

                                                                                                                              

Angelo Serri

INFO: 0734.225237, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.tipicitaexperience.it

ARTE E CONFLITTI

 

 

Il Comune di Ravenna–Assessorato alla Cultura e il Museo d'Arte della città di Ravenna, presentano dal 6 ottobre 2018 al 13 gennaio 2019 la mostra ?War is over ARTE E CONFLITTI tra mito e contemporaneità a cura di Angela Tecce, storica e critica d’arte e dirigente del MiBACT, e Maurizio Tarantino, direttore del MAR.

«Pólemos è padre di tutte le cose, di tutte è Re» Eraclito
«Ma la guerra è finita! - Guerra è sempre»


Primo Levi 
Non si dà pace senza guerra e viceversa: sembra questo il modo inevitabile di affrontare la questione, ma la mostra propone un altro punto di vista: il contrario della guerra non è la pace ma il dialogo, il conflitto dominato, la dialettica.
Il progetto espositivo si articola intorno a tre temi: Vecchi e nuovi miti, sulle ideologie che in passato come oggi sono state spesso alla base di conflitti, o sulle mitologie che ne sono derivate; Teatri di guerra. Frontiere e confini, che restituisce la rilettura data dagli artisti delle immagini di guerra che si susseguono sotto i nostri occhi, dove i confini dividono ciò che è “dentro” da ciò che è “fuori”; infine Esercizi di libertà, più specificamente rivolto a ciò che l’arte può dirci sul nostro futuro, non come proiezione di un presente conflittuale, ma come spazio libero di creatività.

Il percorso espositivo
Le scelte curatoriali di Angela Tecce e il punto di vista filosofico e letterario di Maurizio Tarantino si completano con l'intervento di Studio Azzurro: quattro installazioni creano un continuum, un legame tra i diversi piani e livelli su cui si distribuisce la mostra e integra le opere con le sue classiche suggestioni audiovisive e interattive. La scala, in cui suoni e immagini accompagnano la salita del visitatore, e le sue domande. La sala d'ingresso, dove, attraverso una feritoia, ci si cala nei miti e nelle tragiche realtà della prima guerra mondiale. Il corridoio del primo piano, dove i calchi di cavalli e cavalieri del Partenone della gipsoteca del MAR si rianimano al passaggio del visitatore evocando tematiche dantesche. E infine la rilettura e ricontestualizzazione del monumento simbolo delle collezioni del MAR, la struggente lastra funeraria di Guidarello Guidarelli, recentemente restaurata e riallestita.

 

L’ordinamento dell’esposizione procede per assonanze, contrasti, armonie e disarmonie. La decisione di non seguire un criterio cronologico deriva dalla volontà di rispettare il qui e ora che non solo presiede alla realizzazione di un’opera d’arte, ma che è il portato inevitabile del suo essere storia e del suo destino. Ed è proprio per sottolineare la contemporaneità assoluta di ogni opera – tanto più in un tema sempre presente come quello della guerra – che ognuna di esse è stata scelta in modo da farne risuonare le motivazioni più profonde e poetiche, attraverso il confronto con altre opere, portatrici di sensibilità differenti se non opposte.
Il fulcro della mostra è costituito da un nucleo di artisti “storici” che hanno declinato le tematiche della guerra in modi diversi e financo opposti, dalla propaganda bellico-futurista di Marinetti a De Chirico che con I gladiatori, 1922, rilegge la violenza della guerra mondiae con il filtro di una classicità depurata ed eterna. 

 

Picasso con l’opera in mostra, Jeux des pages, 1951, torna a una riflessione sui disastri della guerra iniziata nel 1937 con Guernicae che si concluderà con le due grandi composizioni del 1952 intitolate La Guerre e La Paix.I nostri due più grandi artisti del secondo Novecento, Lucio Fontana e Alberto Burri, esprimono con sensibilità diversissime la lacerazione che i danni del secondo conflitto hanno provocato prima di tutto nelle coscienze, cui si unisce la voce sonora e indignata di Renato Guttuso.
Un nucleo di grande suggestione della mostra è costituito dal “corpo a corpo”, attraverso i secoli, di immagini guerresche: il vaso con scene di battaglia tra greci e troiani e il frammento marmoreo con un legionario romano, Il Portabandiera di Rubens e l’addio di Ettore e Andromaca di De Chirico, fino al guerriero postmoderno per eccellenza, il maestro Joda di Guerre Stellari.
I tre grandi temi che hanno ispirato la scelta degli artisti si intersecano ad ogni piano per rendere più fitta la trama della mostra: ai teatri di guerra fanno riferimento, tra gli altri, Christo, William Kentridge (che si ricollega a De Chirico), Jake & Dinos Chapman, col loro minuzioso catalogo degli orrori, Gilbert&George, reporter dei conflitti urbani, Alfredo Jaar e Robert Capa. I vecchi e nuovi miti aleggiano nell’opera di Robert Rauschenberg, nel denso e magmatico mare di Anselm Kiefer, nella denuncia di Fabre (nascosta sotto una coltre cangiante) in Andy Warhol e Hermann Nitsch, mentre sono esercizi di libertà le opere di Mimmo Paladino, Marina Abramovic, Michelangelo Pistoletto, Emilio Isgrò.

Il contrappunto filosofico letterario
Quando c'è la guerra, a due cose bisogna pensare prima di tutto: in primo luogo alle scarpe, in secondo alla roba da mangiare: perché chi ha le scarpe può andare in giro a trovar da mangiare, mentre non vale l'inverso
. È questa la lezione che Mordo Nahum impartisce a Primo Levi; e alla sua obiezione: ma la guerra è finita!, il greco risponde: Guerra è sempre
Un altro greco, Eraclito, 2500 anni prima, chiamava Polemos padre di tutte le cose. In questo lungo arco di tempo grandi pensatori ci hanno ricordato che il conflitto è connaturato all'essere umano: da Kant, che giudica lo stato di guerra e non quello di pace lo stato naturale tra gli uomini che vivono gli uni a fianco degli altri, a Hegel, che ricorda come persino gli eterni Dei del politeismo non vivono in pace perpetua. Dal Machiavelli dell'Arte della guerra a Hobbes, per il quale non esiste per alcun uomo mezzo di difesa così ragionevole quanto l'assoggettare, con la violenza o con l'inganno, tutti gli uomini che può, fino a che non vede nessun altro potere abbastanza grande da metterlo in pericolo.

 

Ancora all'inizio del Novecento i futuristi inneggiavano alla guerra “igiene del mondo” e persino nell'ambiente rarefatto della famiglia Montale, la sorella del poeta poteva scrivere a un'amica che a Eugenio Farà bene la vita militare, gioverà moralmente – perché era troppo sognatore, passivo, sulle nuvole, inadatto alla vita pratica.
Negli stessi anni Benedetto Croce, alla domanda Si può abolire la guerra ? rispondeva che una qualche forma di guerra continuerà sempre, perché la guerra è insita alla vita, e che semmai si trattava di provare a evitare nel secolo ventesimo e nei paesi di Europa, quella empirica guerra, che si fa coi cannoni e con le navi corazzate; che costa miliardi, quando non si fa, e decine di miliardi, quando si fa; e da cui il vincitore stesso esce spossato e vinto.

 

Come si sa, la speranza di Croce è stata crudelmente disillusa, e il secolo ventesimo ha visto strumenti di guerra ben più potenti e atroci dei cannoni e delle corazzate, a partire dalla prima guerra mondiale. Il mito degli uomini e dei popoli che si rinnovano, delle nazioni che ringiovaniscono, delle masse che fanno la storia, diede vita a un'orribile carneficina. E invece di un nuovo Eden scrive Claudio Magrisin cui avrebbe dovuto vivere felice e buono il nuovo Adamo, vennero a regnare e a incrudelire Mussolini, Hitler, Stalin.
Dai mostri e dalle apocalissi delle guerre del Novecento è nato il pacifismo, ben sintetizzato nel preambolo alla Costituzione dell'UNESCO del 1945: Poiché le guerre cominciano nelle menti degli uomini, è nelle menti degli uomini che si devono costruire le difese della Pace. Ma ben più potente del grido degli slogan e delle canzoni rintrona ancora oggi il rumore della violenza e della sopraffazione dell'uomo sull'uomo.
I testi e le opere esposte, colloquiando tra loro, ci ricordano che il dialogo, la gestione dei conflitti e delle tensioni, la dialettica fondata sulle ragioni di ognuno non sono la pace, anzi ne sono ben lontani, ma rappresentano l’unica vera alternativa alla guerra.



ARTISTI IN MOSTRA
Marina Abramovic, Marisa Albanese, Alighiero Boetti, Maria Pia Borgnini, Botto&Bruno, Alberto Burri, Davide Cantoni, Robert Capa, Jota Castro, Jake & Dinos Chapman, Christo, Alessandra Cianelli, Giorgio De Chirico, Jan Fabre, Lucio Fontana, Regina José Galindo, Gilbert&George, Eugenio Giliberti, Paolo Grassino, Renato Guttuso, Thomas Hirschhorn, Emilio Isgrò, Alfredo Jaar, Francesco Jodice, William Kentridge, Anselm Kiefer, Jannis Kounellis, Domenico Antonio Mancini, Filippo Tommaso Marinetti, Ana Mendieta, Sabrina Mezzaqui, Marzia Migliora, Gian Marco Montesano, Shirin Neshat, Hermann Nitsch, Nam June Paik, Mimmo Paladino, Pino Pascali, Perino&Vele, Pablo Picasso, Lamberto Pignotti, Vettor Pisani, Michelangelo Pistoletto, Robert Rauschenberg, Melita Rotondo, Michal Rovner, Pieter Paul Rubens, Pietro Ruffo, Salvo, Mario Schifano, Andres Serrano, Wael Shawky, Shozo Shimamoto, Studio Azzurro, Tato, Eugenio Tibaldi, Vedovamazzei, Kara Walker, Andy Warhol, Lawrence Weiner.

Mostra:  
War is over 
ARTE E CONFLITTI tra mito e contemporaneità

Sede:
  
Museo d’Arte della città di Ravenna
Enti organizzatori:
  
Comune di Ravenna – Assessorato alla Cultura, 
Mar -Museo d’Arte della città di Ravenna
Progetto scientifico: 
Angela Tecce e Maurizio Tarantino
Periodo: 
6 ottobre 2018 – 13 gennaio 2019
Inaugurazione

5 ottobre ore 18.00
Orari mostra

martedì - domenica: 9 – 18 (chiuso lunedì)
Ingresso: 
intero € 10.00 
ridotto € 8.00
studenti € 5.00 
audioguida compresa biglietto ingresso 


Mar - Ufficio relazioni esterne e promozione  
Francesca Boschetti- Daniele Carnoli
tel +39 0544 482775 – 482487
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mar.ra.it

Ufficio stampa esterno  
Studio Esseci di Sergio Campagnolo
tel. +39.049.663499
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www.studioesseci.net

 

 

 

MONTEPULCIANO E LA CITTA' ETERNA

 


Vernice per la Stampa 14 luglio 2018, ore 18.00 

Montepulciano (Siena), Museo Civico Pinacoteca Crociani alla presenza del Prof. Claudio Strinati
Mostra a cura di Roberto Longi

 
Sarà Claudio Strinati, illustre storico dell’arte, esperto di pittura e scultura dal Rinascimento al Seicento, curatore di mostre di rilievo intenzionale come quelle dedicate a Sebastiano del Piombo, Caravaggio e i caravaggeschi, Raffaello, Tiziano, Tiepolo, a fare da prestigioso testimone all’inaugurazione della mostra “Montepulciano e la Città Eterna. Paesaggi e vedute dall’estetica del Grand Tour alla metà del XX secolo”, sabato 14 luglio, alle 18.00, al Museo Civico Pinacoteca Crociani di Montepulciano.
Il professor Strinati, che dal 1991 al 2009 è stato Soprintendente per il Polo Museale Romano, è conosciuto al largo pubblico anche per la sua attività di divulgatore di storia dell'arte in popolari trasmissioni televisive, come Divini Devoti, andata in onda su Rai5. Accanto a Strinati ad illustrare l’esposizione sarà il Direttore del Museo Civico Pinacoteca Crociani, Dott. Roberto Longi, curatore scientifico della mostra.

Andrea Rossi, Sindaco di Montepulciano e Franco Rossi, Assessore alla Cultura, annunciano intanto che la rassegna si è arricchita di un’ulteriore opera che il curatore Longi riteneva fondamentale per illustrare Montepulciano nei secoli del Grand Tour. Si tratta dell’opera seicentesca “Panorama di Montepulciano”, grande tela di eccezionale valore storico ed iconografico in quanto è l’unica testimonianza dell’epoca non solo dell’abitato cittadino ma anche della campagna circostante; in essa figurano gli edifici storici e sono anche immaginate strutture che non saranno mai realizzate come il secondo campanile di San Biagio o la cupola della Cattedrale. L’opera, che rientrava allora nel patrimonio di Banca Etruria, era già stata scelta nel 2005 per rappresentare Montepulciano, il suo territorio e il suo vino a Bruxelles, al Parlamento Europeo, dove venne temporaneamente esposta ed ammirata.

Il celebre dipinto era entrato nella collezione di Banca Etruria nel 1972, allorché l’istituto di credito aretino acquisì la Banca Popolare di Montepulciano che, a sua volta, aveva acquistato il prezioso dipinto negli anni Sessanta ad una asta d’arte. Per le note vicende di Banca Etruria il quadro è ora nella disponibilità di UBI Banca che lo ha straordinariamente concesso per la mostra.
Qui avrà un posto d’onore accanto alla spettacolare sequenza di oltre cento dipinti, acquerelli, disegni e incisioni concessi da Renato Mammucari e Fabrizio Nevola, raffinati collezionisti romani, e da cultori d’arte del territorio poliziano che, con il Dott. Longi, hanno collaborato alla realizzazione dell’esposizione.

Con il Comune di Montepulciano, titolare dell’iniziativa, collaborano alla Mostra la Fondazione Cantiere Internazionale d’Arte, la Fondazione Musei Senesi, Vernice Progetti Culturali, la Pro Loco di Montepulciano e l’Università Telematica Pegaso – Sede di Montepulciano. 

Info: www.museocivicomontepulciano.it tel. 0578 717300

Ufficio Stampa Comune di Montepulciano – Diego Mancuso 348 3986239 – Luigi Pagnotta 0578 712258
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in collaborazione con
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499 
Referente Simone Raddi: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

CORTONA MIX FESTIVAL: LE PAROLE E LE LORO FORME

Chiunque si sia trovato davanti alla pagina bianca lo sa: la partita tra incanto e abisso, a volte, si gioca nello spazio di poche lettere. Ecco perché Le parole sono importanti, ecco perché scegliere quelle giuste è fondamentale. In un’epoca in cui, paradossalmente, l’ipertrofia della comunicazione rende quasi impossibile comunicare davvero, il Cortona Mix Festival recupera questo messaggio e chiama alcuni dei protagonisti della scena culturale a confrontarsi sul tema. In programma dal 18 al 22 luglio 2018, il Festival coinvolgerà il proprio pubblico nel tradizionale “mix delle arti”, fra narrativa e poesia, cinema e musica, giornalismo e teatro, alla ricerca di quell’armonia che solo il perfetto bilanciamento degli equilibri sa dare.

Ad inaugurare il ciclo Gli incontri di Cortona (tutti in programma al Centro Sant’Agostino, a ingresso libero e accompagnati da un aperitivo offerto dall’Azienda Agricola Leuta) è Goffredo Fofi, che mercoledì 18 alle 17.15 spiega in che senso Le parole sono pietre, come titola il saggio di Carlo Levi dal quale parte la sua riflessione, abbracciando tanto la parola scritta o dichiarata quanto quella agita. La stessa di cui si intende Roberto Olivi, esperto comunicatore, fermamente convinto che sarà la letteratura a salvare il marketing: La comunicazione è un posto dove ci piove dentro, recita il titolo del suo libro, e a Cortona, insieme a Giuseppe Fantasia, spiegherà perché e in quali contesti è salutare “farsi bagnare” (ore 18.15). Chiude la giornata d’apertura Laura Morante, a Cortona nella speciale veste di esordiente. Dopo una lunga carriera accanto ai più importanti registi, l’attrice si allontana per un attimo dal palcoscenico cinematografico e, insieme a Wlodek Goldkorn, accende i riflettori su quello narrativo, calcato oggi per la prima volta con Brividi immorali (ore 19.15).

Dai meccanismi dell’efficacia comunicativa si passa, giovedì 19, alle suggestioni della parola poetica grazie all’intenso reading di Valerio Magrelli, appassionante e deciso già dal titolo, Potere alla poesia (ore 17.15). Dalla melodia dei versi a quella delle note musicali, sarà Pietro Grossi a compiere un viaggio Negli abissi e ritorno (ore 18.15) intrecciando le parole di Orrore, suo ultimo romanzo, con le ipnotiche musiche dei “The Doors” suonate dal vivo da Matteo Urro (voce), Filippo Regoli(chitarra), Giacomo Bianchi (batteria) e Gianluca Caprili(tastiera). E, per continuare con le analogie canore, la chiusura del secondo giorno di incontri è un vero e proprio acuto di livello internazionale: alle 19.15 arriva a Cortona il premio Pulitzer 2018 per la narrativa Andrew Sean Greer, protagonista di un incontro insieme alla sua traduttrice italiana Elena Dal Pra sulla preziosa capacità delle parole di unire lingue, paesi e culture diverse nel comune segno del loro significato. Una curiosità caratterizza il dialogo, moderato da Anna Cherubini: Less, romanzo vincitore del prestigioso premio, inizia proprio con il protagonista Arthur in procinto di partecipare al primo di una lunga serie di festival letterari… Casualità o fortunato presagio?

Venerdì 20 luglio torniamo agli avvenimenti della nostra contemporaneità con il giornalista Sergio Rizzo che alle 18.15 fa luce su una delle inchieste più note e complesse degli ultimi anni (al centro del suo ultimo libro Il pacco), le cui tracce portano Dal “quartierino” all’Europa, sul sentiero della finanza, lasciandosi dietro una scia di famiglie e piccoli risparmiatori sul lastrico. Sul crinale di verità più o meno camuffate si muovono anche i protagonisti del primo degli incontri del weekend: sabato 21 alle 17.15, i redattori Andrea Michielotto e Augusto Rasori giocano con il verosimile e l’inversione dei luoghi comuni spiegando le ragioni che hanno portato “Lercio” ad affermarsi come uno dei più noti siti web di satira, con notizie così assurdamente sbilanciate rispetto ai canoni del reale da sembrare vere. Una professione di fede è invece quella di Annalena Benini che alle 18.15 dà voce alle storie di coloro che hanno fatto della scrittura la ragione profonda del loro stare al mondo: ad Alessandra Tedesco, la giornalista e scrittrice racconta il momento in cui gli autori da lei intervistati hanno preso consapevolezza di essere diventati scrittori, quel momento in cui, come afferma il titolo, tra La scrittura o la vita non c’è più differenza. Dai diversi spaccati di vita, a uno solo: alle 19.15 Marco Damilano chiama tutti a rievocare una storia in particolare, quella del caso Aldo Moro, ancora oggi caratterizzata da ombre: Un atomo di verità nella materia del presente è tutto ciò che possiamo trarre da quella vicenda, abbastanza però per riflettere su cosa è stato e su chi siamo oggi.

Basta invece il titolo di una canzone ormai famosissima per introdurre il dialogo tra Gino Paoli e Amanda Sandrelli di domenica 22 luglio (ore 17.15): Una semplice magia, colonna sonora del cartone animato La bella e la bestia interpretato dai due in un memorabile duetto. Tra parole pubbliche e confessioni private, padre e figlia si racconteranno al Cortona Mix Festival, prima del concerto del cantautore con i Tri(o)Kàla. È invece un’atmosfera davvero insolita, nella Toscana del Festival, quella portata dalla scrittrice siciliana Giuseppina Torregrossa con i profumi del Sud del suo ultimo romanzo. Insieme ad Alessandra Tedesco, due storie di passione intrecciate in una trama fitta e tutta da scoprire, con un avvertimento: Prima ‘i parari mastica i paroli (ore 18.15). A chiudere il ciclo Gli incontri di Cortona, con un deciso richiamo al problema politico e culturale del fondamentalismo, Gabriele Del Grande (ore 19.15). Con il suo reportage su Dawla, lo Stato islamico, il giornalista incarcerato lo scorso anno in Turchia spinge alla riflessione con una domanda che riporta al centro il tema del Festival: se le parole sono importanti, quanto c’è di autentico nella nostra convinzione di vivere nella Fortezza Europa?


Segreteria organizzativa Cortona Mix Festival
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Ex Libris Comunicazione
Tel. 02 45475230, ufficiostampa@

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