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Eventi culturali

A SAN MICHELE PAGANA (GE) TORNANO A SPLENDERE LE OPERE SETTECENTESCHE DEL MARAGLIANO, SULLE NOTE DI BACH, MOZART, VERDI E VIVALDI

Di Fabio Miceli

Domenica 13 maggio nella parrocchia del comune rapallese concerto di musica sacra aperto al pubblico. La Diocesi e il coro F. Veniero di Torino celebrano così la nuova vita di tre sculture in legno del celebre scultore ligure 

Il 13 maggio alle ore 16, nella Chiesa Parrocchiale di San Michele di Pagana (GE), verrà presentato il restauro di tre sculture in legnorisalenti al XVIII secolo, create dal celebre scultore ligure Anton Maria Maragliano(1664-1739) e dalla sua bottega. Nell’occasione il coro “Francesco Veniero” di Torino, composto da circa 40 elementi,terrà un concerto di musica sacra, interpretando le opere di alcuni fra maggiori interpreti come J. Arcadelt - J.S. Bach - W.A. Mozart - G. Rossini - P.D.M. Stella - G. Verdi - A. Vivaldi.

Le opere oggetto del restauro, conservate nella chiesa parrocchiale del comune rapallese dedicata all’ Arcangelo Michele (nota per la presenza di un dipinto di Anton Van Dyck insieme ad altre significative opere d’arte), sono il Cristo Crocifisso posto al di sopra dell’altar maggiore, la Madonna con Bambino, collocata nell’apposita nicchia sopra l’altare della cappella di destra, e la statua di Sant’Orsola che si trova a sinistra dell’ingresso della chiesa.Le operazioni di restauro, durate 12 mesi e da poco concluse, sono state possibili grazie al finanziamento, pari al 60% dei costi, concesso dalla Compagnia di San Paolo a seguito del bando “La grande scuola di A. M. Maragliano”. Hanno contribuito inoltre generosi benefattori locali, il Lions Club di Rapallo e l’amministrazione comunale. Tutte le operazioni di restauro sono state effettuate con la supervisione della dottoressa Alessandra Cabella della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Liguria, coordinatrice di 3 laboratori: “Restauratori e Conservatori” di Maura Checconi Crubellati e Adriana Adelmann – il “Centro di Palazzo D’Oria” di Flavio Brunetti – e “Nicola Restauri”. 

Domenica di festa e cultura dunque che vedrà il suo culmine con l’inizio dell’atteso concerto del "Coro Francesco Veniero", proveniente dal Santuario Madonna del Pilone in Torino. Nato nel 1982 guidato dal Maestro Franco Gabriele Turicchi che l’ha fondato e lo dirige da trent’anni, con la collaborazione organistica di Flavio Guglielmi. Il Coro ha al suo attivo numerosi concerti e messe nelle maggiori chiese torinesi, in varie città italiane e all’estero, grazie al suo vasto repertorio sacro. Ha eseguito inoltre concerti di musica polifonica e lirica. Rientrano nel repertorio del Coro, il “Gloria” di A. Vivaldi, la“Via Crucis” di F. Liszt, il “Te Deum” di M.A. Charpentier,la “Messe Solennelle à Sainte Cécile” di Ch. Gounod, la “Missa Prima Pontificalis” di L. Perosi, la “Messe brève” di Ch. Gounod.  Tra gli impegni più prestigiosi spiccano il concerto all’Auditorium Rai di Torino,le Messe nelle Basiliche di Sant’Antonio a Padova, dei S.S. Apostoli a Roma, nella Chiesa di Santa Croce a Firenze e nella Basilica Inferiore di San Francesco ad Assisi ed il concerto eseguito  nel 1997 nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi, su musiche di compositori francescani.

APPROFONDIMENTO – LE OPERE DEL MARAGLIANO E I LAVORI DI RESTAURO

Anton Maria Maragliano (Genova, 1664-1739) è sicuramente il più conosciuto autore di sculture in legno del suo tempo; la sua bottega produsse numerose opere raffiguranti Madonne, santi, scene dai Vangeli, personaggi per il presepio, che sono tuttora in chiese, oratori e santuari in tutta la Liguria; la sua fama si spinse anche all’estero, ricevette infatti commesse anche dalla Spagna. A Rapallo, oltre il Cristo Crocifisso a San Michele di Pagana, possiamo ammirare un suo bel San Sebastiano nell’oratorio dei Bianchi, in questo periodo però la statua è in mostra al Metropolitan Museum of Art di New York.

 La statua del Cristo Crocifisso

Offerta alla chiesa dall’allora rettore don Gio. Lorenzo Roncaglioli (o Roncagliolo), fu consegnata il 18 settembre 1738, sei mesi prima della morte dell’artista. La croce, in origine ornata dai tradizionali canti in argento, venne manomessa e depredata nel periodo dell’occupazione napoleonica. La qualità e le caratteristiche della splendida scultura sono tali che studiosi ed esperti dell’opera del Maragliano sono concordi nell’attribuirne l’esecuzione al maestro stesso e non all’intervento di aiuti o allievi.  Il particolare del volto, con la fronte corrugata e la bocca socchiusa nello spasmo dell’agonia, trasmette una forte emozione all’osservatore.

Il restauro è stato curato dal laboratorio “Restauratori e conservatori” di Maura Checconi Crubellati e Adriana Adelmann.

La splendida statua lignea della Madonna con Bambino

Non ha una provenienza documentata, ma nell’archivio parrocchiale vi è una nota che afferma che il rettore Roncagliolo, nel 1735, fece indorare e graffire la statua a Contardo Torre. Questo artista è identificabile con Gottardo Torre collaboratore in più occasioni della bottega di Anton Maria Maragliano; da qui l’ipotesi che l’opera provenga dalla bottega maraglianesca e sia di mano di un collaboratore molto vicino ai modi del maestro.

Il restauro è stato affidato al Centro di Palazzo D’Oria di Flavio Brunetti.

La scultura in legno policromo, raffigurante Sant’Orsola con palma del martirio e bandiera

Fu acquistata dai confratelli dell’oratorio dedicato alla Santa nel 1750. I caratteri stilistici dell’opera ne fanno presumere la provenienza dalla bottega condotta dal nipote di Anton Maria, erede e continuatore dell’opera del maestro o comunque da quella di un artista di impronta maraglianesca. La figura della Santa, elegantemente vestita, nel suo movimento sembra far fluttuare il velo e i vari panneggi della veste.

Il restauro è stato affidato al laboratorio Nicola Restauri di Aramengo (To).

La chiesa di San Michele di Pagana

Nota soprattutto per la presenza del dipinto di Anton van Dyck raffigurante “Cristo crocifisso con San Francesco, San Bernardo e l’offerente Francesco Orero”, ha molte altre importanti opere d’arte e l’essere stata ammessa al contributo della Compagnia di San Paolo di Torino, ha permesso alla parrocchia di proseguire nell’operazione di restauro e conservazione, operazione in atto da alcuni anni con significativi risultati.

MOSTRA DELL’ARTIGIANATO DI FELTRE, IL GIOCO È PROTAGONISTA DELLA 32^ EDIZIONE

 

La storica Mostra dell’Artigianato Artistico e Tradizionale di Feltre (Belluno) torna, dal 29 giugno al 1° luglio, ad animare una delle città più antiche e suggestive di tutto il Veneto. Un’edizione dove l’arte può essere interpretata come un gioco di forme, colori e materiali delle opere di artisti, provenienti da tutta Italia, esposte all’interno dei palazzi del centro storico e visitabili seguendo un percorso ricco di storia e fascino. Inoltre, la Mostra ha in programma un concorso per artisti del ferro battuto e un simposio di scultura del legno ma anche spettacoli e attività didattiche per bambini.

È il gioco di espressioni artistiche il tema centrale attorno al quale ruotano le mostre e le esposizioni organizzate per la Mostra dell’Artigianato Artistico e Tradizionale di Feltre, quest’anno giunta alla 32^ edizione. Una manifestazione che per tre giorni, dal 29 giugno al 1° luglio 2018, anima le vie e gli androni dei palazzi nobiliari assieme alle antiche botteghe del centro storico cittadino. Un evento per celebrare le eccellenze dei mestieri artigianali e far conoscere una delle città più suggestive di tutto il Veneto per la sua ricca storia risalente al 1° secolo a.C. e per la sua posizione geografica; nasce in un anfiteatro naturale di rara bellezza situato ai piedi delle Prealpi.
 
Il connubio tra Feltre e l’artigianato vanta origini molto antiche e che ancora oggi gode di ottime espressioni. La città, con le sue connotazioni storiche, culturali e produttive si è prestata nei secoli a diventare una vera e propria culla per lo sviluppo di botteghe e attività artigianali, registrando delle vere e proprie eccellenze in settori come la
 tessitura, la lavorazione del legno, del ferro e della pietra. Lana, seta e canapa per realizzare panni e stoffe da esportare a Venezia, Bologna, Ferrara; legno per costruire oggetti destinati all’uso quotidiano (sedie, utensili), ma anche per mobili incisi e sculture, o addirittura per le zattere e le travi da utilizzare nella costruzione delle case e delle ville. E poi il ferro, materiale che i fabbri feltrini lavorano per costruire soprattutto le spade destinate alla Repubblica di Venezia e agli eserciti di tutta l’area europea. Infine, la pietra estratta e lavorata per realizzare le abitazioni, i camini, i tetti, ma anche gli stemmi nobiliari e le lapidi con iscrizioni di cui la città è particolarmente ricca. Quale luogo migliore di Feltre quindi dove dedicare una mostra alle attività artigianali e artistiche da presentare a turisti e visitatori come esperienza culturale adatta a tutta la famiglia?
 
Quest’anno il
 programma prevede l’inaugurazione la sera di venerdì 29 giugno e, subito a seguire, il via del Simposio di scultura e il Concorso di forgiatura che ha come tema “il gioco”. Entrambe le competizioni, per le quali sono assegnati dei premi al temine della manifestazione, vantano la presenza di affermati artisti nazionali nella lavorazione del ferro e del legno. Anche i piccoli visitatori potranno diventare artisti e artigiani per un giornocimentandosi nella forgiatura, grazie al laboratorio di Daphne Kooistra dedicato ai bambini sia sabato 30 giugno che domenica 1° luglio. Durante l’intera manifestazione sono inoltre previsti spettacoli per bambini che spaziano dal teatro alla giocoleria e l’arte circense. Intanto, per tre giorni, tra le vie della cittadella medievale, negli androni dei palazzi e nei cortili, gli artigiani espositori mettono in mostra i loro manufatti, talvolta facendo anche dimostrazione diretta di come eseguono le loro lavorazioni. Il tema del giocotorna protagonista anche nelle numerose mostre ospitate nei palazzi nobiliari e aperte ai visitatori della Mostra dell’Artigianato. In particolare, Palazzo Zasio ospita una rassegna sul personaggio di fumetti e cartoni animati Popeye, Palazzo Villabruna espone le carte da gioco dedicate al Palio di Feltre e realizzate dalla famosa azienda Dal Negro di Treviso su disegni dell’artista feltrino Gian Antonio Cecchin, mentre la Sala Consiliare dello storico palazzo che ospita il Comune fa spazio al modellismo. In mostra “Il metallo delle Dolomiti per le spade dei re” e, a Palazzo Borgasio,l’installazione dell’Arca dei Talenti, progetto che valorizza talenti emergenti nell’ambito dell’artigianato di eccellenza.
 
La manifestazione prevede l’ingresso gratuito al pubblico di tutte le età e all’interno presenta vari punti di ristoro dove poter degustare piatti tradizionali e specialità locali, per godere in compagnia di una sosta enogastronomica nelle pause tra una mostra e uno spettacolo per i più piccoli.
 

 

Federica Da Col 

 ULTIME DUE SETTIMANE PER LA VISITA ALLA MOSTRA FOTOGRAFICA SULL’APOCALISSE DI  ALEPPO di DOMENICO QUIRICO AD ASTI

 

Di Luciano Scarzello

 

 

 

 A TORINO  l’altra mostra fotografica  “ARMA IL TUO PROSSIMO” SULLE GUERRE CONTEMPORANEE

 

Una delle piu grandi tragedie delle guerre contemporanee si è  consumata nei mesi scorsi ad Aleppo, città di grandi testimonianze storiche sia di epoca romana che di quella islamica dove è avvenuta la 

resa dei conti tra l’esercito del dittatore siriano Bashar Al Assad e le truppe ribelli al regime. Una guerra violenta e crudele senza esclusione di colpi che vede protagonista da ormai 4 anni anche i terroristi dell’Isis. 

 

Aleppo era una città stupenda con una delle piu grandi moschee del mondo arabo, ora è un cumulo di rovine. Sull’apocalisse della famosa città siriana, l’invito speciale de “La Stampa” Domenico Quirico  si è fatto promotore di una mostra di foto che raccontano la guerra e la tragedia e che è allestita fino al 20 maggio al palazzo Mazzetti di Asti sede della Fondazione della locale Cassa di Rispamio.  Si domanda Quirico che in Siria 5 anni fa venne  rapito e sequestrato per 5 mesi dai terroristi: come si uccide una città intera? A poco a poco, smontandola, tagliando le vene delle strade ad una ad una, schiacciando sotto le macerie i luoghi di incontro, le piazze, le moschee, i caffè, fino ad inaridirli.  Quirico sintetizza il senso  della nuova mostra che in quasi  4 mesi è stata visitata  finora da centinaia 

di persone.

 

Unica in Italia  ripercorre i cinque anni di guerra che hanno coinvolto Aleppo dal 2011 al 2016. Attraverso un allestimento multimediale, il visitatore viene immerso nella realtà della città siriana e dei suoi  abitanti, rappresentati dalle voci di attori che narrano momenti di drammatica quotidianità. Lo studente, il cecchino, il maestro di scuola, la giovane donna, la famiglia di migranti: incontri che il visitatore vive percorrendo spazi di città ricreati con installazioni, gigantografie e video. Come sostiene Quirico ““Non è attraverso piantine, avanzate, ritirate, comunicati, annunci, che si può raccontare e capire Aleppo; non puoi toccare le parole se non gli viene data una forma umana”.  E la forma c’è visto che, come ha scritto piu’ volte il giornalista, obbiettivo del suo lavoro è raccontare il male e  le tragedie visti con i propri occhi.

 

Il percorso espositivo diventa esperienza diretta: il visitatore prende coscienza del baratro in cui è 

caduta Aleppo, una città millenaria il cui centro storico era stato proclamato dall’ Unesco Patrimonio 

dell’Umanità. Una città moderna, motore economico della Siria, con una popolazione di quasi due 

milioni di abitanti che nel 2011 aveva abbracciato i venti di rinnovamento della cosiddetta Primavera Araba. Istanze democratiche degenerate in una brutale guerra civile, in cui ogni cittadino è stato costretto - suo malgrado - a schierarsi contro altri concittadini. 

A Torino al museo del Risorgimento è stata invece prolungata fino al 1 settembre la mostra dal titolo “’Arma il prossimo tuo. Storie di uomini, conflitti e religioni”. 110 scatti fotografici realizzati da Roberto Travan e Paolo Siccardi sui molti conflitti che han segnato l’età contemporanea dalla Jugoslavia, alla Cecenia, al Medio Oriente, la Somalia. Vengono raccontate le vittime nei campi di battaglia, i villaggi distrutti e i profughi in fuga. Ne emerge un particolare agghiacciante: le fede in Dio e il dovere di combattere in nome di Dio. Un Dio “strumentalizzato” a fini politici e  che non è quello che ci è stato insegnato.

 

 

CENA ALLA CORTE DEI MALATESTA CON LO CHEF GINO ANGELINI

 

 

CENA ALLA CORTE DEI MALATESTA CON LO CHEF GINO ANGELINI 

 

IL 18 E IL 19 MAGGIO A CASTEL SISMONDO DI RIMINI LA CUCINA DEL QUATTROCENTO DIALOGA CON QUELLA CONTEMPORANEA

 

Lo chef riminese che ha conquistato l’America torna ai fornelli nella sua città per un evento unico durante un weekend che vedrà la bellezza protagonista assoluta grazie alla collaborazione con Giardini d’Autore e con la Biennale del Disegno

 

Il romagnolo più famoso d’America, lo chef che è stato il maestro di quelli che oggi sono i migliori cuochi di Rimini e dintorni, torna a cucinare a casa per due sere e rende omaggio alle radici più profonde della storia del territorio: Gino Angelini dell’Osteria Angelini di Los Angeles sarà il protagonista, venerdì 18 e sabato 19 maggio, di una cena tutta dedicata a Sigismondo Malatesta, in cui farà dialogare, insieme ad una brigata di chef davvero unica, la cucina del Quattrocento con quella contemporanea.

 

L’iniziativa ha illustri precedenti. Quasi trent’anni fa Chef Gino Angelini, assieme a un gruppo di amici dell’Arci Gola (Piero Bona, Piero Meldini, Flavio Buda, Gino Muratori, Angelini Boys e colleghi), preparò una cena malatestiana basata esclusivamente su ricette originarie. L’esperimento fu ripetuto alcuni mesi fa alla University of California a Los Angeles quando lo Chef Angelini preparò un ricevimento con piatti tratti dal volume di Luisa Bartolotti “A tavola con i Malatesta” per i partecipanti e ospiti di un congresso internazionale su Sigismondo Pandolfo Malatesta.

 

Lo Chef Angelini insieme alla sua brigata si occuperà di ripercorrere i sapori e i cibi dell’epoca malatestiana, non in una semplice riproposizione ma riconducendoli alla contemporaneità grazie anche all’uso di prodotti di eccellenza delle nostre terre e all’abbinamento con i migliori vini.

Non a caso sarà Castel Sismondo ad ospitare questo appuntamento unico: anche la fortezza voluta da Sigismondo è tornata a guardare al futuro grazie a un intervento di riqualificazione che ha sempre tenuto bene a mente il passato, riconsegnando alla città lo spazio della corte a mare nella nuova veste di verde urbano.

 

Come nella tradizione dei grandi banchetti di corte, il cibo non sarà l’unico protagonista: a trionfare sarà la bellezza in ogni suo aspetto.

 

Sabato 19 e domenica 20 maggio infatti Castel Sismondo, che è anche sede di più mostre della Biennale del Disegno, ospiterà lo speciale “Alla Corte dei Malatesta” di Giardini d’Autore, l’evento che due volte all’anno richiama a Rimini i migliori vivaisti d’Italia: il Cortile del soccorso si trasformerà così in un giardino segreto immerso nelle fioriture di una selezione dei migliori vivaisti di Giardini d’Autore e animato da concerti, spettacoli, incontri, corsi e laboratori, brunch e aperitivi.

 

Gli appassionati che prenoteranno questa esperienza culinaria saranno dei veri e propri ospiti a corte e avranno la possibilità di godere pienamente della magia del Castello, degustando un aperitivo nei cortili, circondati per l’occasione dalle più belle fioriture di maggio firmate Giardini d’Autore, prima di raggiungere, al calar del sole, la magnifica Sala del Castello dove li attende la cena ideata dal grande Chef Gino Angelini.

 

Arte e cultura saranno protagoniste assolute di questo weekend “Alla Corte dei Malatesta”: con Giardini d’Autore ogni mattina si inizierà con un concerto di benvenuto per il pubblico, e le giornate proseguiranno poi tra laboratori per la realizzazione di ghirlande, decorazioni floreali, corsi di pittura botanica o di essiccazione,  passeggiate culturali alla scoperta del Castello. 

 

Cena Alla Corte dei Malatesta firmata Gino Angelini – 

Venerdì 18 sabato 19 maggio – Posti limitati solo su prenotazione – Costo (€ 90,00)

Per informazioni e prenotazioni 

Uffici Turistici di Rimini

infoline 0541 53399 - 3939163581

email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

PISTOIA – DIALOGHI SULL'UOMO 25-26-27 MAGGIO 2018

 

Il tema nona edizione è “Rompere le regole: creatività e cambiamento”

 

 

Si terrà da venerdì 25 a domenica 27 maggio la nona edizione di Pistoia – Dialoghi sull’uomo, festival di antropologia del contemporaneo promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia, ideato e diretto da Giulia Cogoli (www.dialoghisulluomo.it).

“Rompere le regole: creatività e cambiamento” è il tema del 2018, sul quale verteranno i 26 incontri con antropologi, filosofi, storici, scrittori e pensatori italiani e internazionali, chiamati a riflettere su cosa abbia fatto evolvere la civiltà umana, quale sia il motore che spinge costantemente l’essere umano al cambiamento e quanto sia importante rompere le regole per rinnovarsi. La creolitudine, il meticciato, gli incroci e le ibridazioni culturali sono stati da sempre occasione di forte impulso creativo: in un momento storico caratterizzato da imponenti flussi migratori e da una globalizzazione pervasiva, l’antropologia può offrire una diversa angolatura dalla quale riflettere su cosa sia oggi la creatività e quali siano le sue leve, per sopravvivere o semplicemente per vivere meglio.

 

Il festival è animato, fin dalla sua prima edizione, da un forte impegno culturale e civile e dalla volontà di offrire un nuovo modo di fare approfondimento culturale, con contenuti inediti e nuovi sguardi sulle società umane. I dialoghi sono quelli tra i relatori, quelli con il pubblico e quelli tra le diverse discipline, perché dialogare è fondamentale per meglio capire, conoscere e confrontarsi. Sono stati anni di grande riconoscimento e attenzione da parte del pubblico - di tutte le età e proveniente da tutt’Italia - che è triplicato dalla prima edizione e che nel solo 2017 è cresciuto del 38%.

In nove anni il centro storico di Pistoia ha accolto circa 250 appuntamenti culturali tra conferenze, spettacoli, incontri con relatori italiani e internazionali. 

Inoltre, negli anni, al festival si sono affiancate una serie di importanti iniziative di produzione e documentazione culturale: una collana di volumi editi da UTET, un vasto archivio di registrazioni audio e video (che sul canale Youtube dei Dialoghi ha raggiunto il mezzo milione di visualizzazioni), un progetto di divulgazione antropologica per le scuole che ha visto la partecipazione di circa 20.000 giovani, e una serie di mostre con grandi firme della fotografia che ogni anno completano il percorso del festival.

 

Torna con la seconda edizione il Premio Internazionale Dialoghi sull’uomo, conferito a una figura del mondo culturale che con il proprio pensiero e la propria opera abbia testimoniato la centralità del dialogo per lo sviluppo delle relazioni umane. Quest’anno vede vincitore lo scrittore africano Wole Soyinka, Premio Nobel per la Letteratura 1986. Soyinka – che nell’intera sua opera ha spiegato come la vitalità e la spiritualità africane potrebbero aiutarci ad affrontare un presente sempre più difficile – è la guida perfetta per accompagnarci verso un incontro che deve avvenire, per la salvezza della nostra specie e per fronteggiare il flusso migratorio a cui assistiamo oggi. Sabato 26 maggio in piazza del Duomo una serata sulla grande letteratura: Wole Soyinka, in un dialogo con l’antropologo Marco Aime, indicherà come recuperare valori forti attraverso il riconoscimento reciproco, conoscersi e dialogare è necessario: occorre abbandonare vecchi pregiudizi e guardarsi negli occhi. Come diceva Plinio Il Vecchio: ex Africa semper aliquid novi, dall’Africa ci arriva sempre qualcosa di nuovo.

 

Gli incontri

 

Venerdì 25

Come sempre, il festival si apre in piazza Duomo, nella grande tensostruttura allestita nel cuore della città. Inaugura i Dialoghi 2018 la conferenza di apertura dello scrittore Alessandro Baricco: Sette cose da sapere sulla insurrezione digitale (ingresso gratuito).

Vie di fuga è il titolo della conferenza dell’antropologo Adriano Favole. Nasciamo in culture e lingue che ci plasmano e ci forniscono strumenti reali e simbolici per orientarci nel mondo, tuttavia non siamo del tutto prigionieri di esse. Partendo da racconti di viaggio ed esperienze di ricerca antropologica come pellegrinaggi, migrazioni, sogni, letteratura, satira e cinema, l’antropologo indaga i modi in cui gli esseri umani rompono le regole, cercando di cambiare la propria esistenza. Il tema è affrontato da Favole anche nell’omonimo volume in uscita per il festival nella serie dei libri Dialoghi sull’uomo edita da UTET.

La scrittrice Simonetta Agnello Hornby e lo psicologo e giornalista Massimo Cirri dialogano sull’essere Diversamente creativi. Un confronto su un punto di vista “altro” e importantissimo, sul modo in cui ci si guarda tra persone: i forti e i fragili, gli abilissimi e quelli meno. Sappiamo che diventeremo tutti, a un certo punto, un po' più fragili, ma resteremo portatori di diritti, resteremo cittadini. Creativi e originali, tutti diversamente creativi, magari solo sopravvivendo con dignità. 

 

Sabato 26

I membri del circolo di Bloomsbury – tra cui Virginia Wolf, Lytton Strachey, J.M. Keynes – hanno dimostrato il valore creativo di chi nella comunità e nell’utopia trova la forza per creare nuove forme di conoscenza e di vita. Erano giovani uomini e donne che reinventarono la loro esistenza in assoluta libertà intellettuale e sessuale rispetto ai codici esausti e inerti dell’epoca vittoriana: la loro, spiega la scrittrice Nadia Fusini, è una delle proposte più ardite dell’intero Novecento, a cui ancora oggi ispirarsi per recuperare il senso profondo della libertà individuale.

Il sociologo Alessandro Dal Lago si confronta con la videoartista Serena Giordano su Arte, potere e innovazione: il mondo dell’arte guarda da sempre agli altri poteri, in primo luogo quello politico, perché ne può ricavare risorse materiali e simboliche e, di contro, ogni tipo di potere apprezza le arti in quanto potenziali fonti di legittimazione e consenso. Tuttavia, è solo rompendo i limiti estetici e ideologici del loro tempo che gli artisti possono innovare. Oggi l’innovazione si deve probabilmente a quegli artisti che si pongono al di fuori del decoro estetico e sociale, come i graffitisti e i cosiddetti outsider.

Un percorso sulla creatività fra scienza e letteratura è quello proposto dal chimico e scrittore Marco Malvaldi, il quale sostiene che il modo di pensare di un chimico non è molto diverso da quello di un poeta. Come gli atomi sono le lettere del linguaggio della chimica, che si combinano in parole (le molecole) e in frasi (le reazioni chimiche) e riescono a spiegare un fenomeno naturale universale, così a un poeta bastano due o tre versi per muovere sentimenti profondi nel lettore.

Il centauro femmina: per un primo vocabolario di creatività è il titolo dell’incontro con lo scrittore e classicista Nicola Gardini. Attento alle metamorfosi storiche del concetto, indagando il lessico antico, Gardini ricostruisce momenti di un antico discorso sulla creatività, con esempi provenienti da poesia, filosofia, retorica e critica d’arte, ponendo le odierne definizioni di creatività nella prospettiva del divenire.

Il saggista e scrittore Marco Belpoliti propone una serie di riflessioni sulla Resilienza come atto creativo: fare di più con meno. La parola “resilienza” è apparsa nel dibattito attuale a metà Novecento grazie agli psicologi e implica non solo il resistere o il saltare indietro, ma il realizzare un atto creativo, migliorando la propria condizione di partenza.

Oggi siamo molto più numerosi, sempre più connessioni ci legano gli uni agli altri e rispetto alle generazioni che ci hanno preceduto produciamo di più, scambiamo di più, viaggiamo di più, consumiamo e usiamo più energia. Di conseguenza, gli effetti collaterali indesiderati sono molteplici: inquinamento, alienazione, un pianeta surriscaldato. Per evitare la fine del mondo così come lo conosciamo, commenta l’antropologo norvegese Thomas Hylland Eriksen, al genere umano si richiede di rallentare, raffreddare e ridimensionare.

Quale empatia nella società dominata dalla paura dell’altro? È la domanda posta dalla filosofa Laura Boella: in un’epoca in cui la socialità umana si è sviluppata in forme inedite – connessione in rete, social network, circolazione planetaria di capitali, di turisti, del sapere e dell’informazione – la capacità empatica, considerata la base evolutiva dell’interazione e cooperazione sociale, si trova di fronte a nuove sfide e ad un impegno creativo per esplorare il mondo dell’”altro”. 

Lo scrittore e critico letterario Emanuele Trevi e il critico e curatore d’arte Davide Daninos propongono una riflessione sugli studi degli artisti e scrittori. Lo studio è il luogo che da almeno settecento anni sembra accomunare il lavoro di scrittori, artisti e intellettuali: è uno spazio di cambiamento, di possibilità, privato e spesso sconosciuto. Osservarne la nascita ed evoluzione significa guardare da un punto di vista privilegiato le abitudini e il cambiamento del pensiero moderno. 

Oggi stiamo assistendo a un’inversione di valori, la fiducia è stata “sfiduciata”: conta rompere le regole, cancellare il passato, ma anche il futuro. Alla “democrazia del pubblico” è subentrata una “democrazia im-mediata” che, attraverso la rete, salta e contesta ogni mediazione, ma il politologo Ilvo Diamanti avverte che è soprattutto la sfiducia a compromettere le relazioni personali e le mediazioni sociali e a indebolire il tessuto della società.

 

Domenica 27

Lo storico Giovanni De Luna analizza la situazione che ha portato alla “rivoluzione” sessantottina e si interroga sul perché non ci siano più stati momenti di rivolta simili. Mezzo secolo fa, ovunque i protagonisti furono i giovani: diventati nel dopoguerra produttori, consumatori, elettori e con il ’68 militanti. A unificare la protesta giovanile fu la disobbedienza, lo scontro con regole che appartenevano al passato. Giovinezza e disobbedienza: questo il binomio su cui fondare oggi la lettura storica di quel movimento. 

Nell’incontro Le età della creatività la filosofa Francesca Rigotti dimostra che ci sono miti e ossessioni del nostro tempo, legati alle età deputate o meno alla creatività, da mettere in discussione, anche alla luce dei repentini cambiamenti sociali.

Lo psicoanalista Massimo Recalcati indaga il rapporto che esiste tra la legge, la libertà, il desiderio e la creatività. Quando il peso delle regole morali spegne la vita, schiaccia il desiderio e inibisce la creatività, la psicoanalisi opera per sottrarre l’uomo da questo peso, per restituirgli la libertà del desiderio e della creatività come manifestazione del desiderio stesso.

Il paleontologo e antropologo Giorgio Manzi conduce il pubblico in un viaggio per scoprire il momento e le motivazioni che, 200 mila anni fa, hanno portato l’Homo sapiens a prevalere e diffondersi su tutto il pianeta diventando pensante e creativo.

Lo scrittore e insegnante Eraldo Affinati racconta la scuola come luogo di rottura e cambiamento, seguendo la lezione di don Lorenzo Milani: una scuola con classi eterogenee, che sostiene la battaglia dell’integrazione. In un’epoca che vede adulti fragili e adolescenti difficili, la scuola può diventare il luogo di resistenza etica in un mondo frantumato e in piena trasformazione culturale, dove si può recuperare il rapporto virtuoso tra famiglia, educazione e ambiente sociale.

C’è una dimensione ritmica negli esseri umani, nei loro corpi, ma soprattutto nelle loro relazioni comunicative, spiega l’antropologo Paolo Apolito. Ma che cosa avviene quando un estraneo, uno straniero, si avvicina a noi e a questi ritmi condivisi? Lo straniero è colui che “non va a tempo”, eppure le relazioni tra estranei sono immancabili nella nostra specie, incontrarsi tra “alieni” è stato l’asse portante di tutte le storie umane.

Oggi la maggior parte della popolazione mondiale abita in città e il cambiamento e la sfida sono rappresentati dalla “città aperta”, dove i cittadini possono mettere in gioco attivamente le proprie differenze e creare un’interazione virtuosa con le forme urbane. Per costruire e abitare questa città, secondo Richard Sennett, uno dei più influenti sociologi contemporanei, occorre praticare un certo tipo di modestia: vivere uno tra molti, coinvolto in un mondo che non rispecchia soltanto se stesso.

 

Il ridere è una via di fuga, un modo per rompere le regole, afferma l’attore, scrittore e drammaturgo Moni Ovadia. La cultura ebraica sicuramente ha sempre messo in atto questa modalità, la risata ebraica ha origini antiche, bibliche e rappresenta forse l’unica salvezza per un popolo così martoriato: un vero e proprio cortocircuito tra ironia e ordine costituito.

 

Gli spettacoli

 

Venerdì 25, al teatro Manzoni alle 21.15, il compositore e musicista Nicola Piovani porta in scena La musica è pericolosa – Concertato: un racconto musicale che affianca a brani inediti nuove versioni di pezzi noti e riarrangiati, per ripercorrere il suo percorso artistico, che si è intrecciato con il lavoro di importanti registi, cantanti e strumentisti in teatro, al cinema e in televisione.

Sabato 26, al teatro Manzoni alle 21.30, l’attore Fabrizio Gifuni legge Pier Paolo Pasolini, dando voce non solo a testi che ne testimoniano l’impegno intellettuale e la visione antropologica che aveva della società contemporanea, ma anche ad alcune delle sue poesie più evocative, a testimonianza di quanto la sua vita, la sua opera e la sua stessa morte costituiscano ormai un unico corpo poetico, in cui è difficile separare un aspetto dall’altro.

Ogni giornata sarà conclusa al teatro Bolognini da una proiezione cinematografica, una mini-rassegna dedicata al ’68 e alla rottura che ha rappresentato, con introduzione dell’antropologo Marco Aime. Si parte con I pugni in tasca per la regia di Marco Bellocchio, che ha anticipato il rifiuto della cultura borghese e la rivolta generazionale sessantottina (venerdì 25, ore 22.30); segue Hair, con la regia di Miloš Forman, meravigliosa testimonianza del movimento hippy (sabato 26, ore 22.30); in ultimo Qualcosa nell’aria del regista Olivier Assayas, straordinario ritratto di una generazione negli anni immediatamente successivi al maggio del ’68 francese (domenica 27, ore 20).

 

La mostra

 

Per il quinto anno i Dialoghi propongono una mostra fotografica, che completa le riflessioni del festival con contenuti visivi: “Dove nascono le idee. Luoghi e volti del pensiero nelle foto Magnum”. Curata da Giulia Cogoli e Davide Daninos, organizzata in collaborazione con Magnum Photos e Contrasto, l’esposizione presenta 40 scatti di importanti fotografi che conducono il visitatore negli studi di grandi artisti e pensatori – tra i quali: Francis Bacon, Constantin Brancusi, Giorgio de Chirico, Albert Einstein, Alberto Giacometti, Ernest Hemingway, Frida Kahlo, Primo Levi, Giorgio Morandi e Pablo Picasso – per osservare il luogo in cui non solo le idee nascono, ma dove trovano anche i giusti strumenti per diventare tangibili. 

Dal 25 maggio al 1 luglio nelle Sale Affrescate del Palazzo Comunale di Pistoia, con ingresso libero (catalogo Contrasto).

 

I volontari

 

Fondamentale, come ogni anno, sarà il contributo degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado di Pistoia e della provincia e degli studenti universitari, la cui partecipazione negli anni è stata sempre crescente e appassionata: sono circa 3000 i ragazzi che dal 2010 a oggi hanno collaborato con i Dialoghi. A loro si uniscono i giovani volontari del festival di Cagliari Leggendo metropolitano e del festival di Livorno Il senso del ridicolo grazie al progetto di scambio culturale Gulliver, i ragazzi migranti ospiti della cooperativa Arké di Pistoia, i volontari della biblioteca San Giorgio. 

Per la prima volta saranno presenti alcuni ragazzi dell’Associazione Albergo Etico di Asti Italia Onlus, pioniera nei progetti di autonomia personale e professionale di ragazzi con sindrome di Down e con disabilità intellettiva che condivideranno l’esperienza del festival con alcuni ragazzi pistoiesi con disabilità simili per poter realizzare anche a Pistoia esperienze di autonomia e inclusione sociale. 

 

Biglietti in vendita dal 27 aprile (€ 3,00 incontri e proiezioni cinematografiche - € 7,00 spettacoli) presso La Torre, via Tomba di Catilina, 5/7, Pistoia, e sul sito www.dialoghisulluomo.it.

 

Informazioni e programma: www.dialoghisulluomo.it

Una nuova App del festival, scaricabile gratuitamente da Playstore e Appstore, rende immediatamente disponibili informazioni logistiche su incontri, relatori e biglietti, permette di creare una propria lista di eventi da seguire e consente di essere aggiornati in tempo reale su eventuali cambiamenti del programma o altre importanti news sul festival.

 

Sarà possibile interagire con il festival attraverso i social network:

Facebook  @festivaldialoghisulluomo

Twitter  @DialoghiPistoia

Instagram  pistoia_dialoghisulluomo

Youtube  Pistoia – Dialoghi sull’uomo

 

Ufficio stampa: Delos - 02.8052151 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

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