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Eventi culturali
ARTE&VINO 2018 ELENA SARACINO “TORNA” DA MONTEVERRO
L’artista friulana firma l’opera Hic et Nunc, esposta anche quest’anno presso la Cantina gioiello di Capalbio
Un itinerario d’arte che si snoda tra le cantine del territorio, una realtà giovane e illuminata come Monteverro e un’artista poliedrica: ecco gli ingredienti di un connubio speciale tra arte e vino. Elena Saracino torna a Monteverro nell’ambito della kermesse Arte & Vino, curata dalla locale associazione culturale Il Frantoio (http://www.frantoiocapalbio.com) che ha l’obiettivo di creare un percorso enoartistico che tocchi arte, cultura, cibo, vino e ambiente - giunta quest’anno alla sua sesta edizione che prenderà il via sabato 30 giugno - e firma l’opera Hic et Nunc, “Qui e ora” ovvero vivere l'istante come un eterno presente.
“Vivo l’arte in maniera sensoriale: materiali, forme, sensazioni visive e tattili, percezione dello spazio e del tempo coinvolgono emozioni e processi cognitivi”, spiega Elena. “Sono espressione di un forte significato”.
Da qui nasce Hic et Nunc, un’opera in marmo dalle due anime: una trottola – più piccola e dalle forme morbide – e una clessidra, - che si sviluppa in altezza. “La prima rappresenta lo spazio e la seconda il tempo, pensate e realizzate per il luogo che doveva ospitarle: la campagna maremmana con quel suo fascino metafisico”, illustra la Saracino. Una natura che ammalia, una storia ricca di tradizioni, un qualcosa che “è” ma che racconta anche altro. “Mi sono fatta incantare dal luogo che le avrebbe ospitate, rapita da queste atmosfere ho dato vita a un’opera, lasciando parlare anche la materia – un marmo di Carrara senza venature –“, continua Elena. “Il progetto iniziale si è poi arricchito delle suggestioni del momento”. Per me è fondamentale l’integrazione dell’opera con il paesaggio: le mie creazioni devono essere in “connessione” con l’ambiente che le ospita”.
I due elementi possono essere ammirati fino al 30 settembre all’ingresso della tenuta Monteverro, una cantina gioiello adagiata sulle colline a metà strada tra il mare e la piccola Atene, ovvero Capalbio, in quella nota ai più come la Costa d’Argento, un territorio ricco di storia e tradizioni oltre che di grandissime potenzialità enoiche.
Le scultura di Elena Saracino e i vini Monteverro rappresentano due forme d’arte che si incontrano in questo contesto unico, splendido scenario dei vigneti della tenuta capalbiese.
Monteverro – è una realtà giovane e dinamica, attenta all’ambiente e alla valorizzazione del territorio. Per questo motivo ormai da tempo è coinvolta nel progetto Arte & Vino. Per la sesta volta la manifestazione si ripete, chiamando a raccolta diversi artisti. Capalbio cerca così di conquistare un pubblico che, alla passione per il vino, unisce anche quella per l’arte.
Per prenotare una visita contattare: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure telefonare allo 0564 890937. Per informazioni visitare il sito www.monteverro.com oppure il profilo Facebook
Michela Mezzolo
Corso San Gottardo 19 - 20136 Milano
Tel: +39.02.36550569
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L’ARTE DEL MAESTRO BURRI ALLA 32^ MOSTRA DELL'ARTIGIANATO DI FELTRE
Alla Mostra dell’Artigianato Artistico e Tradizionale di Feltre (29 giugno – 1 luglio) l’arte diventa protagonista grazie ad una mostra dedicata alle incisioni e acqueforti di Alberto Burri
L’Arte entra alla Mostra dell’Artigianato di Feltre grazie al Maestro Alberto Burri. Nello Studio 28, in via Mezzaterra, saranno infatti presenti alcune serigrafie e litografie, messe in mostra grazie alla collaborazione con l’artista feltrina Marula Tarricone.
Burri, considerato uno dei maggiori esponenti della corrente Informale italiana di tendenza materica, realizza delle opere che mirano a infrangere qualsiasi schema figurativo, formale o geometrico, rivolgendo l’urgenza espressiva in un’esplosione di segni e materia cromatica. Dal 1957 in poi, con la serie delle «combustioni», compie una svolta significativa nella sua arte, introducendo il fuoco tra i suoi strumenti artistici.
In questo caso l’usura che segna i materiali non è più quella della «vita» ma di un’energia che ha un valore quasi metaforico primordiale - il fuoco - che accelera la corrosione della materia. Il simbolo del primordiale istinto naturale, quel fuoco che brucia e che attira a sé inesorabilmente l’animo umano, lo porta a considerare la combustione una delle tecniche onnipresenti nel suo fare artistico.
Nel 1973 Burri riceve dall'Accademia Nazionale dei Lincei il Premio Feltrinelli per la Grafica, con la seguente motivazione: “per la qualità e l'invenzione pur nell'apparente semplicità, di una grafica realizzata con mezzi modernissimi, che si integra perfettamente alla pittura dell'artista, di cui costituisce non già un aspetto collaterale, ma quasi una vivificazione che accoppia il rigore estremo ad una purezza espressiva incomparabile”.
L’arte di Burri ha anticipato di vent’anni quei processi artistici che, con lentezza ma con caparbietà, si sono fatti strada nel panorama artistico internazionale. A tal proposito nel 2015 il Guggenheim di New York in collaborazione con la Fondazione Alberto Burri di Città di Castello accoglie la più importante retrospettiva sull’artista. Le sue opere sono esposte in alcuni fra i più importanti musei del mondo: il Centro Georges Pompidou a Parigi, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, MoMa di New York, la Tate Gallery di Londra, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Il Castello di Rivoli di Torino, il Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, nonché nelle più raffinate ed esclusive collezioni del mondo.
Nello Studio 28 sarà possibile ammirare la serie delle 6 incisioni, acquaforte, acquatinta, “Combustioni 1965” - Carta Fabriano Rosaspina, cm 64x48. Tiratura 1/80. - Edizione Stamperia 2RC e Galleria Marlborough, Roma Trittico B (1973/1976) - Trittico E (1979/1981) Carta Fabriano Rosaspina - cm 43x35 - Tiratura 1/90 - Stamperia 2RC Roma. La mostra continua ad essere visitabile fino al 28 agosto.
Federica Da Col
MATISSE AL FORTE DI BARD
L’esposizione Henri Matisse sulla scena dell'Arte, presenta e sviluppa una tematica centrale all’interno della vasta vita artistica di Henri Matisse: il rapporto con il teatro e la produzione di opere legate alla drammaturgia. Una mostra inedita che porta al Forte di Bard, in Valle d’Aosta, dal 7 luglio al 14 ottobre 2018, oltre 90 opere realizzate in un arco temporale di 35 anni, dal 1919 fino alla morte dell’artista, avvenuta nel 1954. Si tratta principalmente della cosiddetta période Niçoise: Matisse, infatti, nel 1917 scelse Nizza come luogo principale della sua creazione artistica.
Il percorso espositivo, curato da Markus Müller, direttore del Kunstmuseum Pablo Picasso di Münster, è suddiviso in quattro grandi sezioni: Costumi di scena; Matisse e le sue modelle; Le odalische; Jazz. Una selezione di opere illustra il rapporto tra l’artista e le sue modelle, “attrici” della sua arte, mentre l’esposizione di oggetti, collezionati dall’artista dà conto dell’interesse di Matisse per il decorativismo di influenza orientaleggiante. Negli anni Quaranta, infine, Matisse sviluppa la tecnica dei “papiers découpés”, di cui le opere della serie “Jazz” sono la testimonianza più importante.
I capolavori – tra tele, disegni e opere grafiche – provengono dal Kunstmuseum Pablo Picasso di Münster che possiede nella sua collezione permanente anche la più ampia raccolta di opere di Matisse in Germania. Oltre al museo di Münster, figurano tra i prestatori gli stessi eredi di Matisse, il Musée Matisse di Nizza, che ha concesso in prestito oggetti della collezione privata dell’artista, come fonti di ispirazione e testimonianza dei suoi viaggi, il Musée Matisse di Le Cateau-Cambrésis, città natale di Matisse, i Ballets di Monte-Carlo e la Collection Lambert di Avignone.
Costumi di scena. Dalla composizione immobile al “tableau vivant”
Nel 1919 Matisse riceve la commissione di concepire i costumi e le scenografie per il balletto “Il canto dell’usignolo”. Per la prima volta nella sua vita d’artista Matisse deve – per così dire – realizzare apparati scenografici, ovvero creare una sorta di ‘pittura in movimento’. Il suo più grande antagonista, Pablo Picasso, nel 1917, aveva già dipinto con gran successo le scene per “Parade”. Anche forse per spirito di emulazione, Matisse accetta questo incarico in cui darà prova di aver assimilato anche l’influsso dell’arte orientale, dal momento che l’azione teatrale si svolge alla corte dell’Imperatore della Cina. Nel 1939 Matisse rinnova questa esperienza, preparando le scenografie del balletto “Rouge et Noir.”
Al di là dell’aspetto ornamentale ed esotico, l’interesse di Matisse per il teatro diventa centrale nella sua estetica: si pone di fronte alla creazione pittorica come un regista o un drammaturgo, come accade durante la preparazione della decorazione della Chapelle du Rosaire a Vence, che realizza come se fosse ‘un decoro di scena’. I disegni preparatori della Chapelle di Vence saranno esposti insieme ai costumi per i balletti.
L’artista come drammaturgo. Matisse e le sue modelle
Matisse ha bisogno della presenza fisica di un modello. L’artista francese lavora sempre come un drammaturgo o come un regista. Matisse inizia una collezione di abiti per le sue modelle, si interessa alla “alta moda” (Haute couture) e fa la selezione del vestito secondo il modello o la composizione. Esiste une specie di interazione tra l’artista e le sue modelle, Matisse parla delle sue modelle come “attrici” della sua arte.
Nel 1939 Matisse affermava: “l miei modelli, esseri umani, non sono mai solo un elemento secondario in un ambiente. Sono il tema principale del mio lavoro. Dipendo interamente dal mio modello”.
L’artista ha rapporti professionali lunghi con i suoi modelli e lavora per anni sempre con gli stessi. Una selezione di opere illustra il rapporto tra l’artista e i suoi modelli, con particolare attenzione alla sua assistente Lydia Delectorskaya, che ricoprirà un ruolo centrale per Matisse dagli anni Trenta sino alla sua morte, nel novembre 1954.
Le odalische. Viaggi immaginari
L’interesse di Matisse per il decorativismo di stampo arabeggiante e orientalista è un fatto noto. Il tema delle odalische rappresenta per l’artista la sintesi ideale tra la rappresentazione della donna e il proliferare dell’ornamento vegetale o geometrico.
Nel biennio 1912-1913 aveva effettuato numerosi viaggi soprattutto in Algeria e in Marocco, fedele al concetto romantico dell’artista viaggiatore, sulle orme di Ingres e Delacroix. Da questi viaggi nascono le sue collezioni di oggetti di cui sarà esposta una selezione.
Jazz. L’artista e il suo pubblico
All’inizio degli anni Quaranta Matisse sviluppa una tecnica particolare denominata papiers découpés, carte ritagliate, sintesi perfetta, secondo Matisse, tra colore e precisione della linea. Il suo capolavoro di questo periodo è indubbiamente “Jazz”, una serie di 40 opere realizzate con questa tecnica. Come un musicista jazz, ha creato una sorta di “tema con variazioni”. I temi di queste opere sono il circo e i suoi attori, la mitologia e le memorie dei suoi viaggi. Lo stile di queste opere in colori dissonanti ha ispirato per esempio Andy Warhol e la “pop art” americana.
L’iconografia popolare del circo cela l’aspetto ‘tragico’ del rapporto dell’artista con il suo pubblico.
Biografia
Henri Matisse è considerato uno dei grandi maestri dell’arte del Novecento, eclettico e sperimentatore, amico e rivale di Pablo Picasso.
Nato a Cateau-Cambrésis nel 1869, abbandona ben presto gli studi di legge e una carriera di futuro avvocato per dedicarsi alla pittura. Frequenta a Parigi l’atelier di Gustave Moreau, ma guardando alle opere di Paul Cézanne, soprattutto nel trattamento del colore, che diventerà il fine stesso della creazione dell’immagine.
Nel 1905, al Salon d’Automne di Parigi, solleva uno scandalo presentando, insieme a Marquet, de Vlaminck, Derain e Van Dongen, alcune tele dai colori puri e violenti, stesi uniformemente sulla tela.
Il critico Louis Vauxcelles conia per questi artisti il termine fauves, presto adottato dal gruppo in segno di sfida.
Del 1910 è la prima mostra importante alla galleria Bernheim-Jeune a Parigi, seguita dalle personali a Londra e a New York.
A partire dal 1919 decide di trascorrere gran parte dell’anno in Costa Azzurra, che considera un ‘paradiso’. La sua attività espositiva è in continua crescita e le sue opere incontrano un grande interesse da parte dell’intera comunità artistica.
Nel 1920 lavora alle scene e ai costumi per Le chant du rossignol, l’opera di Stravinsky rappresentata da Diaghilev con i Ballets Russes, e la coreografia di Massine.
Il decennio 1920-1930 segna un ritorno a composizioni di tipo più tradizionale e all’interesse per il tema delle Odalische.
Dopo numerosi viaggi in Italia, Spagna, Germania, Gran Bretagna e Russia, nel 1931, e dopo un soggiorno di tre mesi a Tahiti, Matisse si reca negli Stati Uniti, dove ha l'incarico di una grandiosa decorazione sul tema della danza per la Fondazione Barnes a Merion.
Del 1938 è l’esposizione ‘Picasso-Matisse’ al Museum of Modern Art di Boston.
Stabilitosi a Vence nel 1939, si dedica con particolare interesse alla grafica: illustra, tra l'altro, Pasiphaé di H. de Montherlant (1944) e Les Fleurs du Mal di Ch. Baudelaire (1947) e produce illustrazioni in bianco e nero per diversi libri, tra cui l'Ulisse di James Joyce.
Del 1945 è la grande retrospettiva al Salon d’Automne di Parigi, seguita da una doppia personale al Victoria and Albert Museum di Londra, insieme a Picasso. L’anno successivo viene realizzato un film sul suo lavoro.
Del 1947 l’editore parigino Tériade pubblica Jazz: in quest’opera appaiono i primi risultati della tecnica dei papiers découpés, alle quale si dedica con passione negli ultimi anni della sua vita. nel 1948 viene nominato Commendatore della Legione Onore; di questo periodo sono anche i primi contatti con il frate domenicano Rayssiguier in vista della decorazione della Cappella del Rosario a Vence, che sarà terminata e inaugurata nel 1951.
Del 1950 è il Primo Premio della Pittura alla XXV Biennale di Venezia.
Nel 1952 apre nella sua città natale, Cateau-Cambrésis, il Musée Matisse.
Muore il 3 novembre 1954 a Nizza.
Informazioni
Associazione Forte di Bard
T. + 39 0125 833811 | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. | www.fortedibard.it
Prenotazione visite
T. + 39 0125 833818
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Orarimartedì-venerdì: 10.00-18.00
Sabato, domenica e festivi: 10.00-19.00
Lunedì chiuso.
Aperta tutti i giorni (lunedì inclusi) dal 23 luglio al 2 settembre 10.00-19.30
La Biglietteria chiude 45 minuti prima.
Tariffe
Intero: 9,00 euro
Ridotto: 7,00 euro
Ragazzi 6-18 anni: 5,00 euro
0-5 anni: gratuito
Cumulativo con mostra Henri Cartier-Bresson. Landscapes
Intero: 14,00 euro
Ridotto: 12,00 euro
Ridotto ragazzi: 10,00 euro
Un progetto
Forte di Bard
Kunstmuseum Pablo Picasso
Partner istituzionali
Regione autonoma Valle d’Aosta
Compagnia San Paolo
Fondazione Crt
Finaosta spa
MediaPartner
RMC Radio Montecarlo
Partner tecnici
STAEDTLER®
QC Terme
Ufficio Stampa Forte di Bard
Studio ESSECI, di Sergio Campagnolo, tel. 049.663499
ABBADIA SAN SALVATORE: L’OFFERTA DEI CENSI
Dal 6 all’8 luglio l’intero paese mette in scena una singolare rievocazione: la storia esce dai libri e torna ad animare piazze e vicoli del borgo
Abbadia San Salvatore (SI) celebra il medioevo con l’Offerta dei Censi
Per tre giorni il centro storico della città del Monte Amiata (Siena) torna ad essere un vero e proprio “Castrum” medievale dove rivivono arti e mestieri
Abbadia San Salvatore (SI) celebra il suo medioevo con l’Offerta dei Censi, una singolare rievocazione storica che per tre giorni trasforma il cuore antico del borgo toscano in un “Castrum” medioevale dove rivivono arti e mestieri.
Dal 6 all’8 luglio la storia esce dai libri e torna ad animare piazze e vicoli del paese: la comunità badenga smette gli abiti contemporanei e torna a vestire quelli degli avi, mettendo in scena una festa in costume, unica nel suo genere, che offre uno spaccato affascinante della vita di quel tempo.
Si animano i terzieri: le piazze e le strade si trasformano in un palcoscenico naturale capace di accogliere taverne, botteghe di arti e mestieri e mercatini. Intanto per le vie si muovono musicanti e danzatori, cantori e giocolieri mentre nel vicino accampamento militare si susseguono sfide, duelli e spettacoli con il fuoco.
Si prepara così l’Offerta dei Censi recuperando una “pratica” spesso descritta nella ricca documentazione del secolo XIII, relativa ad Abbadia San Salvatore.
Le carte raccontano dei “censi in natura” (ovvero prodotti locali) che venivano offerti al Monastero di San Salvatore dagli abitanti a sancire lo stretto rapporto tra la comunità del borgo e l’imponente struttura monastica, fra le più ricche e potenti dell’epoca.
La rievocazione medievale prenderà il via venerdì 6 luglio quando i figuranti in costume sfileranno dal cuore del paese al monastero per richiedere la concessione da parte dell'abate dello svolgimento del mercato sabbatico. Quindi i Terzieri si animeranno con spettacoli e mercati e nei caratteristici vicoli fino a tarda notte resteranno aperte le taverne dove si potrà cenare a base di prelibatezze locali.
La festa proseguirà anche nella giornata del 7 luglio e raggiungerà poi il suo momento cruciale domenica 8 luglio quando i figuranti daranno vita all’Offerta dei Censi. Già dalla mattina, un corteo di fabbri, falegnami, tessitrici, lanaioli, abitanti del villaggio, guidato dal podestà, dai priori, dal camerlengo e dai membri dei terzieri, percorrerà un tratto della Via Francigena e raggiungerà l’Abbadia di San Salvatore.
Nel pomeriggio, il corteo si snoderà per le vie del centro storico. Intanto si concluderanno i Giochi dei Terzieri e verrà decretato il vincitore. La festa poi proseguirà con banchetti e musica fino a tarda notte.
Nei giorni dell’Offerta dei Censi il nuovissimo Museo d’Arte Sacra di Abbadia San Salvatore proporrà laboratori sul medioevo per grandi e piccini (informazioni: 331 9290327; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), chi lo vorrà potrà raggiungere la vicina città di Arcidosso dove, straordinariamente, nei giorni del 6-7-8 luglio sarà possibile visitare il Museo del Paesaggio Mediovale ospitato nell’imponente Castello Aldobrandesco del paese con un biglietto scontato del 20 per cento. Qui i visitatori potranno scoprire un interessante percorso archeologico-artistico, che racconta la vita e l’evoluzione del paesaggio medievale dell’Amiata e della Maremma (per visite al museo e informazioni 0564 965268; 0564 966448; Pro Loco Arcidosso 0564 968084 - 388 8656971; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)
Per maggiori informazioni sull’Offerta dei Censi: tel/fax: 0577778324 - 0577775221
contatti stampa: Sonia Corsi tel 3351979765; Elena Giovenco tel 3315353540
L'Offerta dei CENSI
ECCO ICONS: IN MOSTRA 50 ANNI DI DESIGN, TECNOLOGIA E RICORDI
Dal 30 giugno al 19 agosto Arezzo dedica una singolare esposizione agli oggetti-simbolo che hanno segnato la storia sociale e culturale più recente
Il Palazzo di Fraternita si veste di un allestimento hi-tech che offre un percorso emozionale e immersivo
Una mostra hi-tech ma anche eye-tech, assolutamente 4.0, spettacolare e coinvolgente. Un percorso emozionale e immersivo tra design, tecnologia e ricordi per ripercorrere la storia degli ultimi 50 anni.
Ad Arezzo le stanze del palazzo di Fraternita ospitano “iCons” una singolare esposizione che porta il visitatore a compiere un vero e proprio viaggio nel tempo attraverso oggetti “iconici”, che hanno segnato un’epoca.
Da arredi e complementi dell’epoca agli outfit anni ‘60-‘70-‘80, dalla radio a valvola fino al walkman, dalle televisioni con il tubo catodico a quelle al plasma, dal flipper alle consolle, un allestimento divertente e coinvolgente accompagna alla riscoperta di oggetti divenuti simbolo di preciso momento della storia sociale, sia dal punto di vista tecnico che formale che culturale
La mostra, realizzata dalla Fondazione Arezzo Intour con il Comune di Arezzo, e curata dall’architetto Roberta Galantino con la collaborazione del designer Giacomo Semboloni, gioca con la tecnologia e, grazie all’uso della multimedialità e dei più moderni sistemi di proiezione immersiva, chiede un reale coinvolgimento e una fattiva partecipazione emotiva.
E così il visitatore sarà immerso in un mondo di suoni, visioni, colori, un percorso reso esclusivo grazie al materiale scientifico offerto dal Museo dei Mezzi di comunicazione e gli oggetti "prestati" dai tanti negozi e antiquari di Arezzo.
“iCons –commenta Marcello Comanducci, presidente della Fondazione Arezzo Intour e assessore al turismo del Comune di Arezzo - è un tributo alla Fiera Antiquaria che ogni prima domenica del mese e il sabato precedente, da ormai 50 anni occupa il nostro centro storico, offrendo a visitatori di tutto il mondo oggetti che sono parte della nostra identità. Una mostra che usa un linguaggio contemporaneo e divertente per ripercorrere la storia nostra recente, e che ci permette di accorgersi di come la tecnologia e il design abbiano rivoluzionato gusti e stili di vita”.
L’iniziativa si inserisce nelle celebrazioni dei 50 anni della Fiera Antiquaria di Arezzo un compleanno che anche “iCons” celebra raccontando ai visitatori la storia di questa manifestazione con pareti interattive e monitor touch dove visualizzare foto, immagini e documenti inediti della Fiera.
La mostra “iCons” è anche l’occasione per festeggiare il centenario della nascita di Achille Castiglioni e tutto quello che il grande maestro ha significato per il design contemporaneo e i suoi protagonisti di oggi. Si espongono infatti, oggetti diversi per genere, materiale o tipologia, ma accomunati dalla stessa intelligenza progettuale, individuata dai designer.
Info: https://www.facebook.com/events/166773244180217/
iCons
Percorso emozionale e immersivo tra design tecnologia e ricordi
una mostra a cura di Roberta Galantino con la collaborazione di Giacomo Semboloni
AREZZO - Palazzo di Fraternita (piazza Grande)
30 giugno - 19 agosto
Orari di apertura: dalle ore 10.00 alle ore 18.00; chiuso il martedì
Ingresso libero
La nota della curatrice Roberta Galantino
Quando un oggetto diventa icona? Quando è riconosciuto da molte persone? Quando trascende il tempo? Sono molte le possibili risposte e probabilmente ciascuno di noi ne darebbe una diversa; sicuramente un oggetto può essere definito iconico quando rappresenta una fase precisa della storia sociale, sia dal punto di vista tecnico che formale che culturale. Dunque un’icona del design non è più ‘soltanto’ un utensile, una poltrona o un mezzo di trasporto, ma un oggetto che assurge a chiave interpretativa del periodo nel quale è stato progettato, realizzato e utilizzato. Molti degli oggetti esposti hanno rappresentato così bene il periodo nel quale sono nati (e in qualche caso sono stati persino anticipatori del proprio tempo) da essere stati utilizzati dai media – cinema, televisione, pubblicità – come fossero dei veri e propri interpreti, tanto da entrare per sempre nell’immaginario collettivo. Sono oggetti che sanno di storia e che hanno fatto la storia, incredibilmente legati al periodo in cui sono nati e quindi immortali.
Un ringraziamento particolare a Salci Arredamenti, Lorenzo Marmorini Modernariato, Dei Bardi Arte, Lapini, Tuttaluce, Wow Vintage Shop, MUMEC museo dei mezzi di comunicazione, per aver fornito arredi e complementi rappresentanti il design dagli anni ’60 agli anni ‘80”.
sonia corsi 3351979765