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Eventi culturali
NUOVO MUSEO DIOCESANO DI FELTRE E BELLUNO
A Feltre, a partire dal 12 maggio, il nuovo Museo Diocesano di Feltre e Belluno svela tutti i suoi tesori.
Il completo recupero dell’antichissimo Palazzo dei Vescovi, posto sulla sommità di Via del Paradiso, al vertice del quadrante occidentale della storica “Città Verticale”, ha consentito alla Diocesi di Feltre e Belluno di dispiegare nelle 27 sale i suoi tesori d’arte e di fede.
Amalgamandoli sapientemente ad un contenitore che testimonia con i suoi affreschi (notevole il grande intervento mantegnesco nell’androne di ingresso) e le sue architetture, lo stratificarsi di una storia millenaria.
Il suggestivo allestimento è riuscito a creare una perfetta simbiosi tra le antiche pietre, i preziosi affreschi murali sopravvissuti alle ingiurie dei secoli e degli uomini, ed i tesori che qui sono stati concentrati, provenienti dai moltissimi conventi, monasteri, certose e chiese delle vallate feltrine e bellunesi.
Tesori che spesso sono esempi della raffinatissima arte della lavorazione delle pietre, dei metalli e soprattutto del legno che nei secoli passati ha contraddistinto questi territori.
Notevolissima, ad esempio, la collezione di sculture lignee del nuovo Diocesano, che annovera, tra le tante, l’emozionante “parata” dei 12 Apostoli o un intenso compianto o ancora un fanciullesco San Giorgio e il drago.
Il nuovo Diocesano esprime attenzione anche nei confronti delle grandi personalità artistiche di questo magnifico territorio. Espone, ad esempio, quella che è la maggiore collezione di sculture di Andrea Brustolon, “il Michelangelo del legno”, come ebbe a definirlo Honorè de Balzac. Oppure l’importantissimo gruppo di dipinti a tema sacro di Sebastiano Ricci, anch’egli bellunese di origine. O uno straordinario Tintoretto, firmato.
Sculture e dipinti ma anche oreficerie. Che in questo Museo si mostrano con reperti di importanza mondiale. A partire dal mitico calice paleocristiano del Diacono Orso, il più antico calice eucaristico dell’Occidente. Un oggetto che per alcuni studiosi, soprattutto del mondo inglese, riporta al Santo Graal. Non meno notevole è il raffinato Reliquiario a busto di San Silvestro Papa, proveniente dalla Certosa di Firenze, capolavoro di Antonio di Salvi, allievo del Pollaiolo.
Sorpresa dopo sorpresa, il percorso conduce sino al contemporaneo, con un giusto omaggio ai grandi mastri del territorio feltrino e bellunese e con l’accoglienza di due opere che Mimmo Paladino e Arnaldo Pomodoro hanno creato proprio per questo Museo.
Tutto in un Palazzo-castello che nei millenni si è stratificato su un insediamento già preromano, poi trasformato in sistema fortificato in epoca medievale e ancora in un sontuoso palazzo veneziano e infine adattato, in epoca barocca e poi neoclassica, al mutare dei tempi e dei gusti. Nel “Paradiso” che domina Feltre, la bellissima “città verticale” dove coesistono Medioevo e Rinascimento.
Tutto intorno le Prealpi Feltrine che introducono al Parco delle Dolomiti. E’ in questo ambiente bellissimo, Patrimonio dell’Umanità, che il visitatore del nuovo Diocesano è invitato a percorrere anche l’Itinerario Sacro che, trovando epicentro proprio nel Museo, conduce da un lato al Convento Santuario dei Santi Vittore e Corona (affreschi giotteschi, in una costruzione di suggestione unica) e dall’altro alla Certosa di Vedana, meraviglia rinascimentale immersa nei boschi in terra di Sospirolo. Per poi percorrere, se si vuole, La via degli Ospizi, l’antichissimo itinerario che parte dalla Certosa per giungere in valle Imperina, lungo la direttrice della Val Cordevole, da sempre uno dei collegamenti nord-sud più importanti di questa porzione dell'arco alpino.
Il nuovo Museo Diocesano, diretto da mons. Giacomo Mazzorana, è il frutto della collaborazione tra la Diocesi di Belluno-Feltre, la Regione del Veneto, l’Unione Montana Feltrina, le Soprintendenze per i Beni Artistici e Storici, per i Beni Architettonici e Ambientali e per i Beni Archeologici del Veneto, con il fondamentale contributo di Fondazione Cariverona.
Info: www www.museodiocesanobellunofeltre.it tel. 0439 844082
Ufficio Stampa:
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499
Referente Stefania Bertelli: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
ABBADIA SAN SALVATORE CON L’“OFFERTA DEI CENSI”
Dal 6 all’8 luglio l’intero paese mette in scena una singolare rievocazione storica che coinvolge tutti i suoi abitanti e porta la sua grande storia in piazza
Per tre giorni il centro storico della città del Monte Amiata (Siena) torna ad essere un vero e proprio “Castrum” medievale dove rivivono arti e mestieri
La grande storia esce dai libri e diventa vita vera che conquista le piazze e le vie di un piccolo paese toscano: accade ad Abbadia San Salvatore (Siena) dove ogni anno, nel secondo fine settimana di luglio (venerdì 6, sabato 7 e domenica 8), si celebra l’Offerta dei Censi.
Per tre giorni il centro storico della città del Monte Amiata si immerge nel suo glorioso medioevo e si riscopre vero e proprio “Castrum” dove rivivono arti e mestieri.
Una singolare rievocazione che coinvolge l’intero paese: la comunità badenga smette gli abiti contemporanei e torna a vestire quelli degli avi, mettendo in scena una festa in costume, unica nel suo genere, che offre un interessante spaccato della vita di quel tempo.
Nel cuore del caratteristico borgo si animano i terzieri: le piazze e le strade si trasformano in un palcoscenico naturale capace di accogliere taverne, botteghe di arti e mestieri e mercatini. Intanto per le vie si muovono musicanti e danzatori, cantori e giocolieri mentre nel vicino accampamento militare si susseguono sfide, duelli e spettacoli con il fuoco.
Per tre giorni e tre notti si prepara l’Offerta dei Censi recuperando una “pratica” spesso descritta nella ricca documentazione del secolo XIII, relativa ad Abbadia San Salvatore.
Le carte raccontano dei “censi in natura” (ovvero prodotti locali) che venivano offerti al Monastero di San Salvatore dagli abitanti a sancire lo stretto rapporto tra la comunità del borgo e l’imponente struttura monastica, fra le più ricche e potenti dell’epoca.
La rievocazione medievale prenderà il via venerdì 6 luglio quando i figuranti in costume sfileranno dal cuore del paese al monastero per richiedere la concessione da parte dell'abate dello svolgimento del mercato sabbatico. Quindi i Terzieri si animeranno con spettacoli e mercati e nei caratteristici vicoli fino a tarda notte resteranno aperte le taverne dove si potrà cenare a base di prelibatezze locali.
La festa proseguirà anche nella giornata del 7 luglio e raggiungerà poi il suo momento cruciale domenica 8 luglio quando i figuranti daranno vita all’Offerta dei Censi. Già dalla mattina, un corteo di fabbri, falegnami, tessitrici, lanaioli, abitanti del villaggio, guidato dal podestà, dai priori, dal camerlengo e dai membri dei terzieri, percorrerà un tratto della Via Francigena e raggiungerà l’Abbadia di San Salvatore.
Nel pomeriggio, il corteo si snoderà per le vie del centro storico. Intanto si concluderanno i Giochi dei Terzieri e verrà decretato il vincitore. La festa poi proseguirà con banchetti e musica fino a tarda notte.
E mentre nei giorni dell’Offerta dei Censi il nuovissimo Museo d’Arte Sacra di Abbadia San Salvatore proporrà laboratori sul medioevo per grandi e piccini (informazioni: 331 9290327; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), chi lo vorrà potrà raggiungere la vicina città di Arcidosso dove, straordinariamente, nei giorni del 6-7-8 luglio sarà possibile visitare il Museo del Paesaggio Mediovale ospitato nell’imponente Castello Aldobrandesco del paese con un biglietto scontato del 20 per cento. Qui i visitatori potranno scoprire un interessante percorso archeologico-artistico, che racconta la vita e l’evoluzione del paesaggio medievale dell’Amiata e della Maremma (per visite al museo e informazioni 0564 965268; 0564 966448; Pro Loco Arcidosso 0564 968084 - 388 8656971; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)
Per maggiori informazioni sull’Offerta dei Censi: tel/fax: 0577778324 - 0577775221
sito: www.cittadellefiaccole.it
email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Facebook: Abbadia Città delle Fiaccole
Sonia Corsi tel 3351979765; Elena Giovenco tel 3315353540
IL CAVALLO ? 4.000 ANNI. IN MOSTRA ALLA PINACOTECA ZUST
A cura di: Alessandra Brambilla e Claudio Giannelli
Il tema che la Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate (Cantone Ticino) affronta nel suo consueto appuntamento con il collezionismo, quest’anno si presenta di particolare suggestione.
Proveniente dalla Collezione Giannelli, una delle più importanti al mondo nel settore, ad essere proposta è una originale, straordinaria parata di “morsi da cavallo”, comprendente esemplari unici o comunque rarissimi di epoca mesopotamica, greca, romana, medievale e rinascimentale, con alcuni pezzi che risalgono addirittura al 1’400 a.C.
Le serie che riuniscono i morsi italici e quelli dell’antico Luristan (regione montagnosa degli Zagros), presenti nella Collezione, sono considerate ineguagliabili per la loro rarità e loro bellezza.
La mostra “Il Cavallo: 4’000 anni di storia. Collezione Giannelli“ è promossa dalla Pinacoteca Züst ed è curata da Alessandra Brambilla e Claudio Giannelli. Si potrà ammirare nella Pinacoteca di Rancate dal 6 maggio al 19 agosto.
Non solo morsi, speroni e staffe, in mostra. La millenaria frequentazione uomo-cavallo vi è documentata anche attraverso dipinti, incisioni e libri antichi. Non manca nemmeno un raro cavallo a dondolo di epoca settecentesca, appartenuto ad un rampollo di nobilissimo lignaggio.
Il sottotitolo dell’esposizione sottolinea come siano “appena” 4'000 gli anni che hanno visto il fiero quadrupede diventare “Equus frenatus” (“cavallo imbrigliato”), ovvero un cavallo regolato nei suoi movimenti e nella sua andatura attraverso il morso.
Quattromila anni possono sembrare molti ma sono un battito di ciglia se rapportati ai 4 milioni e più di anni di storia del genere Equus, che ha dato origine a tutti i cavalli contemporanei, agli asini e alle zebre. Risale a circa 700 mila anni fa il genoma del più antico cavallo che sia stato finora sequenziato. Si tratta di un Equus lambei, le cui ossa sono state rinvenute nel terreno perennemente ghiacciato del territorio canadese dello Yukon. Tra i 40 e i 50 mila anni fa, si colloca la comparsa del cavallo domestico (Equus caballus) di oggi si contano circa 400 razze diverse, con specialità di ogni tipo, dal traino alla corsa.
Ancora più recentemente, appunto all’incirca 6'000 anni fa, i nomadi delle steppe asiatiche addomesticarono probabilmente i primi cavalli. E da quel momento, il rapporto tra l’uomo e l’animale si è fatto intenso, persino simbiotico.
La mostra prende il via presentando proprio i manufatti di una di queste popolazioni, gli Sciti, che si muoveva in quei territori, per proseguire con gli eccezionali morsi provenienti dal Luristan, regione montuosa dell’attuale nord-ovest iraniano.
Si prosegue quindi con un viaggio attraverso i secoli e le civiltà: etruschi, greci, romani, per arrivare al Rinascimento e ai giorni nostri.
Sino a decenni recenti, ma ancora oggi in alcune parti del pianeta, il cavallo è stato ed è il “motore” vivente delle attività agricole, dei trasporti, delle guerre. Da 4’000 anni è l’ammirato compagno dell’uomo nello sport e nelle parate. Simbolo del prestigio che in tutte le civiltà e società ha ammantato il cavaliere e, per riflesso, la sua cavalcatura.
Il morso, oltre che simbolo di potere, è stato spesso un mezzo estetico di ostentazione della ricchezza, una chiave di identificazione e riconoscimento sociale ed anche oggetto rituale.
Ogni civiltà, ogni epoca, ogni terra ha contribuito all'elaborazione del morso. Nel corso dei secoli i fabbri hanno prodotto degli oggetti a volte simili, ma in numerosi casi i manufatti così creati hanno assunto fogge anche molto diverse.
Artigiani-artisti, i fabbri hanno accompagnato la storia dell'equitazione producendo oggetti che vanno ben al di là della semplice funzione di strumento di comunicazione tra il cavaliere ed il suo cavallo. Ponendosi come veri e propri capolavori d’arte.
In mostra, accanto ai morsi, sono esposte altre “eccellenze” della Collezione Giannelli, naturalmente tutte incentrate intorno al Cavallo. Dai primi testi rinascimentali dei grandi maestri (Grisone, Pignatelli, Fiaschi, Ferraro, ecc.) all’Encyclopédie, con le illustrazioni riservate all’equitazione. Insieme a dipinti, incisioni, disegni, sculture. Ma anche particolari e rari accessori quali ipposandali e falere d'epoca romana, staffe in legno scolpito sud-americane, campanelline da cavallo in bronzo mesopotamiche e molto altro ancora.
Tutto a testimonianza di una forte passione e di uno sconfinato amore per il cavallo e di un artigianato che sa farsi grande arte.
Informazioni:
Pinacoteca cantonale Giovanni Züst
CH-6862 Rancate (Mendrisio), Cantone Ticino,Svizzera
Tel. +41 (0)91 816 47 91;
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; www.ti.ch/zuest
Orari, prezzi e servizi:
6 maggio – 19 agosto 2018
Chiuso il lunedì. Festivi aperto.
Maggio e giugno: 9-12 / 14-17
Luglio e agosto: 14-18
intero: CHF/€ 10.-
ridotto (pensionati, studenti, gruppi): CHF/€ 8.-
Visite guidate su prenotazione anche fuori orario; bookshop; audioguide; parcheggi nelle vicinanze.
Si accettano Euro.
Ufficio stampa
per la Svizzera: Pinacoteca Züst – Rancate (Mendrisio), Cantone Ticino, Svizzera
Tel. +41 (0)91 816.47.91; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
per l’Italia: Studio ESSECI – Sergio Campagnolo – Padova, Italia
Tel. +39 049.663.499; Roberta Barbaro Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.www.studioesseci.net
COME RAGGIUNGERE LA PINACOTECA ZÜST
Rancate si trova a pochi chilometri dai valichi di Chiasso, Bizzarone (Como) e del Gaggiolo (Varese), presso Mendrisio, facilmente raggiungibile con l’ausilio della segnaletica. Per chi proviene dall’autostrada Milano-Lugano l’uscita è Mendrisio: alla prima rotonda si gira a destra e mantenendo sempre la destra si giunge dopo poco più di un chilometro nel centro di Rancate. La Pinacoteca è all’inizio della piazza della chiesa parrocchiale, sulla sinistra della strada. Rancate è raggiungibile anche in treno, linea Milano-Como-Lugano, stazione di Mendrisio, e poi a piedi, in 10 minuti, o con l’autobus (linea 524, Mendrisio-Serpiano).
PIENZA L'ARTE DI LUCIANO REGOLI
Mostra a cura di Sara Mammana e Roggero Roggeri
Inaugurazione della Mostra: Pienza, Sala Consiliare del Palazzo Comunale, sabato 2 Giugno 2018, ore 11.00
L’ideale perfezione di Pienza, patrimonio UNESCO nel cuore della Val d’Orcia, è il naturale palcoscenico per un’importante mostra di Luciano Regoli, l’artista che ha fatto del contrasto all’asserita “Morte della Pittura Figurativa” la sua missione. L’esposizione vedrà anche la presenza di una selezione di opere dei suoi allievi appartenenti alla Scuola dell’Elba, da lui fondata.
Nelle sale di Palazzo Salomone Piccolomini, vero gioiello architettonico che sorge nel cuore della “Città Ideale”, sede dell’Associazione Culturale “Biagiotti per l’Arte” che promuove l’evento nell’ambito del progetto “La Forma della Bellezza”, ad essere esposti, dal 2 al 24 giugno, sono un buon numero di suoi dipinti “bellissimi”, superlativo che, per i parametri di una certa contemporaneità, poco o nulla si abbina all’arte.
Opere perfette per impianto compositivo, cromatismo, atmosfere. Una pittura, quella di Regoli, fatta di mestiere sopraffino, di dominio della Grande Arte di antica tradizione. Una pittura dove tecnica e sentimento si coniugano alla perfezione, per contemperare ragione e anima.
Si tratta di ritratti, scene di tradizione religiosa, quadri di figura, nature morte, paesaggi. Di tutti quei Generi, in sintesi, che sono stati repertorio straordinario della grande arte classica.
Mai copie o pedisseque “riprese”, ma opere originali, assolutamente contemporanee, fresche, innovative, create però con quell’ “ingegno” che sarebbe stato richiesto ad un grande Maestro nella Firenze del Rinascimento o nella Venezia di Tiziano e che Regoli, con apparente naturalezza, che invece è frutto di uno studio costante e appassionato, applica e insegna ad una schiera di allievi che, protagonisti anch’essi dell’esposizione, da mezzo mondo, approdano alla sua Scuola della Valle di Lazzaro, all’Elba. Oltre a Regoli, infatti, esporranno pittori di talento quali: Alessandra Allori, Ronaldo Boner Jr, Marco De Sio, Gabriella Volpini e John Carlton Watkins.
Nell’annunciare la mostra pientina, i curatori, Sara Mammana e Roggero Roggeri, richiamano “5000 km per vedere un orecchio. La morte della Grande Pittura”, lo scritto programmatico nel quale Regoli avanza un’acuta analisi e un’approfondita riflessione sul ruolo e il significato della pittura figurativa attraverso i secoli. Fino a giungere alla triste constatazione che troppo spesso, nel contesto contemporaneo, questa forma d’arte è messa a tacere per l’avanzare, apparentemente inesorabile, dei nuovi linguaggi espressivi che il Novecento ha prodotto.
“Tuttavia, fortunatamente, la morte della Grande Pittura, denunciata da Regoli, non è ancora del tutto avvenuta e viene da chiedersi - scrivono i Curatori, all’interno del catalogo scientifico che correda la mostra - che cosa renda, ancora oggi, la tradizione pittorica classica viva e attuale, e perché esistano tuttora artisti che, in maniera alternativa rispetto alle varie forme dell’arte contemporanea, ricerchino con passione, nell’armonia delle forme e nella fatica dell’apprendimento delle tecniche antiche, il mezzo di espressione indispensabile per generare un’arte figurativa non obsoleta ma assolutamente al passo coi tempi”.
Il modus operandi di Regoli e della sua scuola si inserisce perfettamente nel progetto “La Forma della Bellezza”, ideato e promosso dall’Associazione Culturale “Biagiotti per l’Arte” allo scopo di sostenere e valorizzare coloro che, soggetti pubblici o privati, nel campo delle arti figurative, si prodigano per insegnare ai propri giovani allievi le tecniche e i segreti che hanno fatto dell’Italia la più grande fucina di talenti artistici al mondo.
L’Associazione, con sede in Pienza, fortemente voluta dalla famiglia Biagiotti, che da più generazioni si occupa, con grande successo, di alto artigianato, ha come idea fondante l’assoluta necessità di evitare che il nostro genio in campo artigianale e artistico, per il quale siamo universalmente conosciuti e apprezzati, vada irrimediabilmente perduto.
Informazioni:
Luciano Regoli e la Scuola dell’Elba
a cura di Sara Mammana e Roggero Roggeri
Mostra promossa da: Associazione Culturale “Biagiotti per l’Arte”
con il patrocinio di Comune di Pienza e UNESCO Sede Mostra: Palazzo Salomone Piccolomini, corso Rossellino, 41, Pienza Orario di visita: Tutti i giorni 10,00/13,00 – 15,00/18,30 Ingresso Libero Organizzazione: Associazione Culturale “Biagiotti per l’Arte”, tel. 3406739044, facebook: biagiottiperlarte Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Ufficio Stampa
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
tel. 049663499
Referente Simone Raddi: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
CINZANO: UN' ICONA ITALIANA
La mostra “Cinzano: Viaggio alla scoperta di un’icona italiana”
al Castello di Belgioioso (PV) per Next Vintage
Parte integrante della cultura italiana oggi come nel 1757, Cinzano rende omaggio a quasi tre secoli di passione, tradizione ed esperienza nel mondo dei vermouth e degli spumanti con la mostra “Cinzano: Viaggio alla scoperta di un’icona italiana”.
La mostra sarà visitabile al pubblico dal 21 al 25 aprile all’interno di Next Vintage, il più importante evento in Italia dedicato alla moda e agli accessori d’epoca che si tiene ogni anno presso la suggestiva cornice del Castello di Belgioioso, in provincia di Pavia.
Giunto alla sua ventesima edizione, Next Vintage è un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati del settore. Oltre 60 espositori provenienti da ogni regione italiana porteranno al Castello una selezione di capi d’abbigliamento e accessori che ripercorrono la storia del costume, della moda e dei trend del secolo scorso.
Un contesto ideale in cui Cinzano può valorizzare il proprio heritage, esponendo una selezione di manifesti d’epoca, frutto dell’eccezionale produzione artistica che il brand ha promosso avvalendosi della collaborazione dei più importanti illustratori e grafici pubblicitari del Novecento tra i quali Leonetto Cappiello, Adolf Hohenstein, Nico Edel, Raymond Savignac e Jean-Pierre Otth.
Ad arricchire il percorso espositivo, sarà presente una selezione di oggettistica promozionale vintage: targhe, vassoi, bicchieri, shaker e antiche bottiglie.
Come immagine guida della mostra è stata scelta la Donna adagiata sui grappoli d’uvadi Leonetto Cappiello. Il manifesto è uno dei pezzi più rappresentativi dell’Archivio Cinzano: l’uva, materia prima nella produzione di vermouth e vini spumanti, trova qui la sua giusta dimensione, divenendo protagonista insieme alla donna-ambasciatrice dei prodotti del brand. Così come Cappiello si è distinto per le sue idee rivoluzionarie in campo grafico, Cinzano si è distinta fin dal 1757 sia per le sue innovazioni di prodotto, sia per la scelta di affidare la promozione della sua immagine ai migliori artisti del proprio tempo.
Lorenzo Sironi, Senior Marketing Directordi Campari Group, spiega: “Questa mostra rappresenta un’importante occasione per conoscere una grande storia fatta di personaggi straordinari, eventi importanti e prodotti eccellenti, dai famosi vermouth ai rinomati vini spumanti. Si tratta di un vero e proprio percorso emozionale attraverso il quale il visitatore può ammirare una selezione di manifesti d’epoca, creati dai grandi artisti e illustratori che rappresentano una importante testimonianza della strategia di comunicazione della marca sempre all’avanguardia. Un forte legame con la tradizione, unito ad uno spirito innovativo sono le caratteristiche che hanno consentito a Cinzano di diventare una vera icona nella cultura del bere italiana e internazionale”.
La mostra è il risultato di un accurato lavoro di ricerca e restauro realizzato lo scorso anno, in occasione del 260° anniversario del brand, da un comitato scientifico di storici e docenti italiani di spicco come Giovanni De Luna, Valentina Colombi, Giorgio Bigatti, Primo Ferrari e Carlo Vinti, e coordinato da Paolo Cavallo, responsabile degli archivi storici di Campari Group. Il comitato, nominato più di tre anni fa, ha così riscoperto documenti, oggetti e illustrazioni di un periodo che va dal 1568 al 1990 all’interno dei Regi Archivi di Torino e nei 40.000 faldoni che contengono i vasti archivi della famiglia Cinzano.
Le opere:
Leonetto Cappiello - Cinzano Vermouth Torino (La zebra), 1910. Stampa litografica a colori su cartaLeonetto Cappiello è considerato tra i padri fondatori della cartellonistica italiana. Nel 1910 il grafico livornese realizza per Cinzano l’iconico manifesto raffigurante una figura umana, probabilmente una divinità (Zeus), a cavallo di una zebra le cui redini appaiono come luminose saette. Il manifesto, di forte impatto visivo, è caratterizzato da un vivace contrasto cromatico tra il pallore dell’uomo, il bianco della sua tunica e il rosso brillante dell’animale. Il personaggio al centro della scena assume il ruolo di ambasciatore Cinzano nel mondo, rappresentato nell’atto di offrire il suo prodotto più prezioso. Nel corso del Novecento l’immagine della zebra diventerà uno dei simboli chiave della comunicazione pubblicitaria del brand, ripreso da diversi altri artisti.
Nico Edel - Cinzanino aperitivo genuino (I tre cavallini), 1946. Stampa litografica a colori su cartaDopo aver studiato all’accademia delle Belle Arti di Torino, Nico Edel si trasferisce a Parigi dove inizia a lavorare come grafico pubblicitario. È possibile ritrovare il suo stile brioso, arguto e allegro nel manifesto realizzato per Cinzano nel 1946. Edel riprende uno dei motivi classici dell’iconografia del brand (la zebra), reinterpretandolo attraverso l’immagine ironica di tre cavallini/zebrine cavalcati da altrettanti omini biondi e riccioluti, cinti da un telo bianco, che richiamano l’opera di Leonetto Cappiello. Nel 1946 Edel diventa Direttore artistico dell'Ufficio Pubblicità di Cinzano, estendendo il raggio d’azione anche a generi diversi dal manifesto (opuscoli, copertine per libri e riviste).
Adolf Hohenstein - Vino – Vermouth F.co Cinzano e Cia (Il dio Pan), 1898.Stampa litografica a colori su carta. Direttore artistico delle Officine Grafiche Ricordi, Adolf Hohenstein unisce all’intensa attività grafica quella di scenografo e illustratore. Nel 1898 Hohenstein realizza il primo manifesto di casa Cinzano per pubblicizzare il vermouth. La scena bucolica rappresentata, di grande intensità, vede in primo piano il dio Pan intento a suonare lo zufolo e sullo sfondo una ninfa che spreme un grappolo d’uva in una coppa di alabastro. I soggetti, legati alla mitologia greca, sono caratterizzati da un tratto morbido e sinuoso, tipico dello stile Liberty ripreso anche nelle volute che avvolgono la scena e ne delimitano il campo visivo. Le divinità ritratte, entrambe legate alla terra e alla fertilità dei campi, sottolineano l’importanza dell’uva come principale materia prima naturale per la realizzazione dei prodotti.
Jean-Pierre Otth - The perfect Vermouth, 1955. Stampa litografica a colori su carta.
Jean-Pierre Otth - The world’s largest selling Vermouth, Anni ’50. Stampa litografica a colori su cart
Raymond Savignac - Cinzano (La zebra con le scarpe), 1950. Stampa litografica a colori su carta. Raymond Savignac è uno dei più importanti cartellonisti pubblicitari francesi del Novecento. Savignac considera il manifesto come puro mezzo di comunicazione e privilegia il ricorso al disegno umoristico, interpretato modernamente attraverso allegri personaggi stilizzati. In questo manifesto del 1950, Savignac rilegge in chiave ironica la zebra realizzata da Cappiello nel 1910. Da uno sfondo blu e rosso che richiama il logo Cinzano, emerge la figura di una zebra che indossa delle scarpe e regge con il muso una bottiglia di vermouth. Lo stile grafico sintetico e colorato ricorda le illustrazioni per l’infanzia e rende la lettura del manifesto di facile comprensione.
Raymond Savignac - Cinzano (Zebra con fantino), Anni ’50. Stampa litografica a colori su carta.
Giuseppe Magagnoli - Spumanti Cinzano (Cilindro con bottiglia), 1927. Stampa litografica a colori su carta.
Nico Edel - Spumanti Cinzano (Donna che bacia la bottiglia), 1938. Stampa litografica a colori su carta.
Anonimo- Cin Cin Cinzano
STORIA DI CINZANO:
La lunga storia del marchio Cinzano comincia a Torino a metà del XVIII secolo. È qui che il nome Cinzano, quando ancora non è un marchio, ma il cognome di una famiglia originaria del paese collinare di Pecetto, si lega indissolubilmente con l’arte della produzione di vermouth, liquori e vini. Nella città sabauda, in via Dora Grossa (attuale via Garibaldi), il confettiere Carlo Stefano Cinzano impianta la sua attività, che per decenni diventa la tradizione di famiglia, e con la quale raggiunge le vette più alte della sua arte, accedendo anche all’ambita posizione di fornitore della Casa Reale. A inizio Ottocento, quasi di fronte all’antica bottega del suo avo, Francesco Cinzano apre il negozio che dà inizio ad un’inarrestabile ascesa, che passa innanzitutto attraverso il magistrale salto di qualità da attività artigianale a conduzione famigliare, a grande impresa industriale. Grazie a una strategia pubblicitaria – che vanta collaborazioni con grandi artisti, da Adolf Hohenstein a Leonetto Cappiello, da Nico Edel a Raymond Savignac – e al lavoro di infaticabili viaggiatori di commercio (Giuseppe Lampiano e i fratelli Carpaneto), già a inizio Novecento il nome Cinzano conquista in poco tempo i più importanti mercati nazionali e internazionali e appare sui cartelloni, nei negozi, nei locali pubblici in ogni parte del pianeta.
Contatti:
Gruppo Campari
Paola Paletti - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.- Tel. 02/62251
Havas PR Milan
Marianna Lovagnini- Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.- Tel. 02/8545701
Ilaria Muolo – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.– Tel. 02/85457033