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Marketing

Novità delivery: Peck e Corriere della Sera Informazione&Alimenti

Novità delivery, l’informazione viaggia assieme al cibo:

Peck e Corriere della Sera in una partnership per portare a casa il quotidiano assieme agli alimenti. 

Il servizio delivery di Peck consegna gratuitamente a Milano, 

offrendo - grazie alla partnership con il “Corriere della Sera" - 

una copia del quotidiano a chiunque effettui un ordine a domicilio.

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Le strade del delivery sono infinite, così come il bisogno di trovare nuovi mezzi per portare a domicilio prodotti e servizi. É il caso della collaborazione tra Peck Corriere della Sera. Due marchi profondamente radicati nella storia di Milano. Il primo fondato nel 1876, il secondo nel 1883, entrambi dediti alla ricerca della qualità, all’affidabilità, alla serietà professionale. Oggi uniti nel coniugare i servizi di delivery degli alimenti assieme all’informazione di qualità, direttamente nelle case dei milanesi.

 

“Dall’inizio di questa difficile situazione - spiega Leone Marzotto, CEO di Peck - abbiamo potenziato i servizi di delivery per consentire ai milanesi di mantenere le loro abitudini senza dover uscire di casa. Ma non di solo pane vive l’uomo, e così è nata l’idea di portare a domicilio anche l’informazione di qualità del Corriere della Sera. Così importante per vivere in modo consapevole questo tempo pieno di domande e incertezze. Una integrazione di servizi che ci siamo sentiti di offrire ai nostri clienti e che ha riscontrato molti messaggi di soddisfazione”.

É così che ogni giorno il fattorino di Peck aggiunge una copia del quotidiano di via Solferino alle scatole con gli ordini ricevuti dalla clientela. Un omaggio offerto da Peck, per dare un segno di vicinanza e di attenzione alle persone costrette a casa.

Peck: delivery gratuito in città

Il servizio delivery permette di ricevere a casa propria le proposte di gastronomia e tavola calda di Peck, ma anche beni di prima necessità quali carne, frutta e verdura, pasta fresca, pane, salumi, formaggi, conserve e tanti altri prodotti confezionati, dolci e salati. A questi si aggiungono le proposte di pasticceria, vini e liquori.


Il servizio di delivery è gratuito a Milano per tutti gli ordini di importo non inferiore a 50 euro.

Le spese vengono consegnate entro il giorno successivo per gli ordini effettuati entro le ore 18:30. 

Per tutti coloro che avessero maggiore urgenza o per spese di importo inferiore, il costo di consegna è di 15 euro. Sono previste anche le consegne fuori Milano con un costo di consegna minimo pari a 25 euro (e tempi da concordare in relazione alla distanza). 

 

Gli ordini possono essere effettuati mandando un’e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., con elenco della propria spesa, numero di telefono e indirizzo di consegna. Il pagamento avviene preferibilmente con carta di credito e la consegna è effettuata direttamente dai furgoni di Peck o da bikers. L’ordine viene consegnato sull’uscio e a distanza, appoggiando la spesa per terra, con il cliente che attende che l’addetto si sia allontanato. Numerose le misure di precauzione adottate: ad esempio, i trasportatori sono tenuti a indossare mascherina protettiva e guanti e i furgoni vengono sanificati quotidianamente.

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I negozi e le misure di sicurezza per il servizio d'asporto
Fornendo un servizio essenziale, i negozi Peck di Via Spadari e Via Salvini rimangono aperti al pubblico. Per chi si reca in negozio sono state adottate misure a garanzia della sicurezza, sia del personale che dei clienti. È consentito l’accesso ad un numero massimo di clienti tali per cui la distanza tra le persone sia di almeno 2 metri, limitando così ulteriormente il numero di ingressi rispetto a quanto consentito dalla normativa. Inoltre, tutti i dipendenti di Peck misurano quotidianamente la temperatura prima di venire al lavoro e sono obbligati a restare a casa qualora questa superi i 37 gradi. I banconieri hanno a disposizione soluzioni disinfettante e guanti monouso, con l’obbligo di lavare frequentemente le mani e/o cambiare spesso i guanti. Le cassiere, le uniche ad avere un rapporto ravvicinato col cliente, sono dotate di mascherina. 

Peck orari di apertura
Via Spadari: Lunedì: 15:00 - 18:30; Martedì - Sabato: 9:00 - 18:30
Via Salvini:  Lunedì: 15:00 - 18:30; Martedì - Venerdì: 9:30 - 15:00 | 16:00 - 18:30;  

Sabato: 10:00 -15:00

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Nemo Monti

LE PROPOSTE DI VITE IN RIVIERA PER LA RIPARTENZA

 

Ortovero, 23 aprile 2020. L’attuale situazione ha imposto la necessità, da parte di Vite in Riviera, di esprimere diverse considerazioni relative al comparto vitivinicolo e olivicolo ligure, sia per quanto riguarda l’aspetto economico sia per l’esigenza di una forte spinta promozionale legata al territorio e ai prodotti liguri, a livello locale ed extra-territoriale.

Per affrontare questo momento – spiega Massimo Enrico, Presidente di Vite in Riviera – è nata l’esigenza, come Rete d’Impresa, di sviluppare un fronte comune di proposte e richieste, da portare avanti in forma univoca, che abbiamo racchiuso in un documento inviato alle Istituzioni nazionali e locali”.

Vite in Riviera chiede, a sostegno del comparto vitivinicolo e olivicolo, misure volte al supporto delle aziende mediante fondi di rotazione che permettano un rapido ottenimento di liquidità; la reintroduzione, in maniera maggiormente fruibile dello strumento dei voucher; la proroga dei termini dei diritti d’impianto.

Domanda il prolungamento dei termini per l’esecuzione e realizzazione dei progetti inseriti nelle varie misure del PSR e la velocizzazione per la liquidazione dei PSR già rendicontati e/o di prossima rendicontazione; l’emissione immediata di nuovi bandi per tutte le misure attivabili dei PSR per sostenere gli investimenti aziendali.

Chiede la non sanzionabilità per la mancata e tempestiva annotazione sui registri telematici delle operazioni in cantina; la possibilità, limitatamente alla campagna vendemmiale 2020, di ampliare la percentuale del taglio di annata tra annate diverse della stessa tipologia di vino.

Domanda il credito d’imposta per la locazione dei terreni e degli immobili a uso strumentale delle imprese vitivinicole e olivicole; la rimodulazione di quanto contenuto nel decreto Cura Italia in riferimento alla sospensione della riscossione coattiva delle cartelle e/o del pagamento rateale delle stesse, passando dall’attuale formulazione alla sospensione integrale fino a giugno 2020 e la ripresa dei pagamenti rateali, singolarmente, mese per mese, da luglio 2020.

Vite in Riviera chiede inoltre l’adozione della formula del credito d’imposta per le accise pagate nelle fatture delle utenze dal mese di marzo 2020 sino al termine del periodo di chiusura delle attività; l’emissione immediata della Rottamazione Quater e Saldo e Stralcio Bis per tutti i ruoli consegnati alla concessionaria per la riscossione, alla data del 31.12.2019.

Riguardo la promozione si richiede il finanziamento diretto delle Istituzioni per la campagna di comunicazione del comparto vino/olio, abbinato al settore della pesca e della ricettività, da condividere con gli attori del territorio ligure.

Vite in Riviera domanda infine alla Regione Liguria di riunire a un Tavolo gli Assessori e i dirigenti dei settori interessati – Sviluppo Economico, Agricoltura, Turismo – le Associazioni di Categoria, accompagnate da realtà come Vite in Riviera, i Consorzi dell’Olio, del Basilico e del Levante.

Unitamente alle richieste, Vite in Riviera ha sviluppato un pacchetto di proposte volto a incentivare l’attività aziendale, con l’ambizione di funzionare come leva per un modello integrato di lavoro, riflettendo sugli aspetti economici e di promozione.

Le 27 aziende della rete d’impresa s’impegnano a non “svendere” i loro prodotti, mantenendo i listini e le condizioni in essere già stabiliti da ciascuno per l’annata commerciale 2020. S’impegnano fortemente nel proseguire la propria attività di comunicazione, con fotografie, video, degustazioni, per una continua veicolazione di contenuti aziendali.

Vite in Riviera realizzerà una cartina territoriale sulla quale verrà indicata l’ubicazione di ogni singola azienda della Rete e i punti d’interesse storico/culturale/paesaggistico: strumento che verrà distribuito dalle aziende stesse attraverso Info Point turistici e convenzioni con le Associazioni delle strutture ricettive. Si adopera inoltre nel realizzare “Vini di Vite in Riviera”: una carta dei vini dove ogni azienda della Rete sarà presente con una referenza – un totale di 27 referenze territoriali – o più referenze in caso di richieste supplementari da parte delle strutture ricettive che aderiranno al progetto.

Continuando l’impegno nel campo della promozione, Vite in Riviera realizzerà dei video-degustazione con opinion leader e giornalisti del mondo del vino e redazionali su importanti riviste di settore, dedicati alle Denominazioni della Riviera Ligure di Ponente.

S’impegna nel proseguire l’esecuzione del progetto in essere dedicato all’organizzazione e promozione di alcuni Eventi di alto livello sul territorio, coperto dal PSR, traslando in estate e autunno le attività già programmate, e a sviluppare la possibilità d’inserimento dell’E-commerce sul sito di Vite in Riviera avendo come base logistica l’Enoteca Regionale a Ortovero.

Non viene meno il sostegno e il supporto nella realizzazione delle iniziative promozionali attuate dall’Enoteca Regionale di Liguria e la forte disponibilità nella collaborazione con tutte le Istituzioni, al fine di sviluppare un format di comunicazione, e nel proseguire e incrementare la campagna Vino e Olio promossa dalla Regione Liguria.

 

Nata nell’ottobre 2015 con la sottoscrizione del Contratto di Rete, Vite in Riviera raggruppa 27 aziende vitivinicole e olivicole, ubicate tra le provincie di Savona e Imperia, con l’obiettivo di divulgare e promuovere i vini e gli oli liguri della Riviera di Ponente.

Tre aziende sono certificate biologiche, tre sono in fase di conversione e la maggior parte non utilizza concimi chimici e diserbanti: espressione di un territorio che pone grande attenzione verso la sostenibilità ambientale. La produzione complessiva annua dei soci di Vite in Riviera è di circa 1.300.000 bottiglie e gli ettari vitati totali sono 146 (dato di aprile 2020); tra le 27 aziende vi sono due Cooperative Agricole che annoverano 200 conferitori cadauna. Due terzi delle realtà di Vite in Riviera esporta all’estero e i paesi di maggior esportazione sono Danimarca, Finlandia, Svezia, Norvegia, USA, Germania, Regno Unito, Svizzera e Giappone.

Punti di forza della Rete sono l’accoglienza e le strutture ricettive: tutte le aziende propongono degustazioni e wine experience, alcune possiedono agriturismi con camere ed effettuano servizio di ristorazione.

 

Federica Schir

TURISMO DEL VINO UCCISO DAL COVID

Donatella Cinelli Colombini, ideatrice della giornata Cantine Aperte e prima promotrice del turismo del vino in Italia, docente di enoturismo in Master universitari e autrice di tre manuali sulla wine hospitality, fa il punto sugli effetti del Covid-19 nelle cantine turistiche italiane che perdono business e posti di lavoro perché difficilmente riusciranno a ripartire dopo la fase 1

La crisi del turismo mondiale blocca un business da 1.300 miliardi vuotando aerei, alberghi, ristoranti, agenzie viaggi e cantine che perdono i migliori clienti 

Il turismo è la vittima economica principale dell’epidemia covid: un miliardo e quattrocento milioni di viaggiatori l’anno con un business mondiale intorno a 1.300 miliardi bloccato dalla paura. Paura di salire in aereo dove potrebbero esserci dei passeggeri contagiosi oppure di andare in alberghi o ristoranti dove il viaggiatore precedente, forse malato di Covid-19, potrebbe aver starnutito su coperte o cestini del pane…. La reclusione in casa ha aumentato la percezione di pericolo rispetto a tutto quello che sta fuori delle mura domestiche per cui le vacanze, più che momenti di evasione, appaiono come esperienze ansiogene con il coronavirus sempre in agguato.

 

Meglio evitare? Una prospettiva che la Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen ha espresso con la frase "non prenotare le vacanze della prossima estate" e che il Presidente dell’Istituto Superiore della Sanità Silvio Brusaferro ha ripreso il 17 aprile "è presto per pensare alle vacanze".

 

In questo disastroso 2020 ogni Paese cercherà di tenere i cittadini nei propri confini nazionali e probabilmente anche gli Italiani faranno viaggi di prossimità. Per questo le destinazioni turistiche dove i viaggiatori sono prevalentemente italiani saranno meno colpite rispetto a regioni, come la Toscana, dove gli arrivi dall’estero hanno percentuali molto alte e fra loro gli Statunitensi sono numerosi (9% degli arrivi totali). Qui si sta delineando un autentico tracollo. Non dimentichiamo che il turismo estero vale oltre 40 miliardi per l’Italia.

 

Più grave la situazione in campagna dove il turismo si è sviluppato negli ultimi anni sotto forma di agriturismo e turismo enogastronomico. In queste zone, ad esempio, i ristoranti non hanno, oppure hanno pochissima clientela locale e, rispetto ai colleghi di città non possono usare il delivery come alternativa. Non escluderei che molti decidessero di rimanere chiusi per tutto il 2020.

 

Oltre alla diminuzione dei flussi turistici esiste infatti un altro aspetto da considerare: gli effetti dell’eventuale contagio dove, per ora, l’epidemia di coronavirus è stata quasi assente. Prendiamo in esame le attività turistiche più problematiche, quelle delle aziende agricole – ricettività, ristorazione e enoturismo –  che sono accessorie e spesso in promiscuità, con i lavori propriamente agricoli. Portando i visitatori in azienda aumenta il numero delle misure protettive da prendere nell’impresa nel suo complesso, ma soprattutto aumenta la probabilità di contrarre il covid. In una simile eventualità l’obbligo di quarantena potrebbe riguardare sia chi lavora nell’hospitality che il personale di cantine, uffici, vigneti e altre attività tipicamente rurali, con il blocco totale di ogni produzione. 

 

Per le destinazioni del turismo enogastronomico che negli ultimi anni sono cresciute a doppia cifra facendo da locomotore alla ripresa del turismo in Italia, il futuro prossimo appare molto preoccupante. Il Chianti classico, le Langhe, la Valpolicella... hanno costruito un autentico sistema economico sull’attrattiva vino con alberghi e agriturismi, ristoranti, enoteche, cantine aperte al pubblico per visite, degustazioni e vendita diretta.

 

Per restringere alle sole cantine, l’esame dei problemi turistici creati dal coronavirus, è ipotizzabile che le 25.000 aziende enologiche italiane aperte al pubblico e fra esse le 5-8.000 ben organizzate per l’hospitality, occupino intorno a 30.000 dipendenti stagionali addetti all’enoturismo, oltre al personale a tempo indeterminato e ai membri delle famiglie produttrici. Tutte persone che potrebbero rimanere senza lavoro.

 

Se andiamo a vedere il contraccolpo economico della mancanza di vendita diretta nelle cantine abbiamo dati altrettanto sconfortanti: 2-2,5 miliardi di Euro che costituiscono una liquidità importante per le imprese italiane ma soprattutto una fonte di guadagno con marginalità nettamente più alta rispetto ai normali canali commerciali.

 

Come ha ben messo in evidenza Roberta Gribaldi nei suoi Rapporti sul turismo enogastronomico in Italia e dalle Città del Vino con l’Osservatorio diretto dal Professor Giuseppe Festa, il turismo del vino comprende un articolata serie di consumi che solo parzialmente riguardano le cantine. E’ da presumere che per un Euro speso nell’acquisto di bottiglie il visitatore ne paghi altri 5 nelle zone del vino per mangiare, dormire, fare shopping di specialità tradizionali o partecipare a eventi, corsi, degustazioni e altre occasioni di intrattenimento.  

 

Secondo i dati della Banca d’Italia (2019) i turisti esteri in Italia spendono 12 miliardi all’anno in cibo e vino consumato nei pasti oppure acquistato come shopping goloso. Un autentico motore per la ristorazione e i negozi di tutte le città turistiche. Un motore che oggi è spento e farà rallentare anche chi riforniva questi luoghi di consumo e vendita cioè le cantine e i produttori di specialità alimentari di eccellenza.  Non scordiamoci che fino allo scorso anno metà dei 58 milioni di turisti stranieri in Italia aveva comprato almeno una bottiglia di vino.

 

Casato Prime Donne, Montalcino - Fattoria del Colle, Trequanda SI  0577 662108 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Marzia Morganti Tempestini 3356130800
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Demesse Vecchie Lugana Doc

 

Prodotto con le uve di un vigneto di oltre cinquant’anni, questo vino di Famiglia Olivini si sposa, in tavola, con primi e secondi piatti a base di pesce. Lo chef Fabrizio Albini del “Bianca sul Lago” ha ideato una ricetta, facile da replicare anche a casa, da abbinare a questa etichetta. Tra le referenze della cantina Famiglia Olivini, che da cinquant’anni esatti produce vino in un territorio, quello posto a sud del Lago di Garda, vocato alla vinificazione del Lugana, merita sicuramente una particolare attenzione il Demesse Vecchie.

Si tratta di un Lugana DOC in purezza prodotto esclusivamente dalle uve raccolte, dopo una surmaturazione in pianta e una successiva selezione dei grappoli, in un vigneto di oltre cinquant’anni, di proprietà dell’azienda. Il lungo affinamento sulle fecce nobili ed il successivo riposo in bottiglia regalano al vino profumi eleganti e maturi. Di questa cru solo un 10% riposa in barriques. Dal colore giallo paglierino, il Demesse Vecchie si presenta con un gusto pieno e rotondo, supportato da una solida struttura e da una notevole persistenza. Eccellente con primi e secondi piatti a base di pesce, con carni bianche, formaggi a pasta dura o molle di media stagionatura.

Ma come degustare al meglio il Demesse Vecchie in questo periodo di permanenza forzata a casa? Per rispondere alla domanda con consigli pratici abbiamo chiesto aiuto a Fabrizio Albini, chef del “Bianca sul Lago” di Oggiono (LC) che ha ideato una gustosa ricetta, facile da replicare: uno spaghetto con merluzzo, peperoncino e yogurt.

Per sostenere l’emergenza Coronavirus Famiglia Olivini ha scelto di supportare l’iniziativa, ideata dal Comune di Brescia e promossa da Ambra Angiolini, Francesco Renga e Fabio Volo, “SOStieni Brescia, dona per la tua città”: per ciascuna bottiglia acquistata, partendo da un minimo di 6, viene donato un euro per aiutare le fasce più fragili della popolazione di uno dei territori più colpiti dalla pandemia.


In abbinamento al Demesse Vecchie di Famiglia Olivini: Spaghetto di grano Matt, merluzzo, peperoncino e yogurt

Ricetta per 4 persone di Fabrizio Albini, chef del Bianca sul Lago di Oggiono (LC)

 

PER IL MERLUZZO
100 g di baccalà bagnato (meglio parti grasse)
50 g pelle di baccalà
40 g scalogno
1 cucchiaio da caffè di peperoncino fresco delicato
150 g olio evo del Garda

Scaldare in una pentola piccola l’olio extravergine di oliva con lo scalogno tritato e il peperoncino, cercando di mantenere la temperatura a circa 80° C. Preparare in una ciotola di acciaio il merluzzo e la pelle fatti a pezzetti e aggiungere pian piano, a filo come per una maionese, l’olio a 80 °C continuando a mescolare fino al raffreddamento.

PER GLI SPAGHETTI
320 g spaghetti Matt Monograno Felicetti

20 g di miele

30 g olio evo del Garda

Cuocere gli spaghetti, scolarli e mantecarli a freddo con il miele e l’olio evo.

IMPIATTAMENTO
20 steli di erba cipollina

10 g di polvere di yogurt magro oppure 50 g di yogurt magro

Buccia di limone verde

Con l’aiuto di una pinza ed un mestolo posizionare gli spaghetti al centro dei piatti, coprire il più possibile con la crema di merluzzo, spolverare con la polvere di yogurt o aggiungere alcune gocce di yogurt. Completare con erba cipollina tagliata fine ed una grattata di buccia di limone verde.

 

Ezio Zigliani

Tremila bottiglie vendute in sei ore!

Tremila bottiglie vendute in sei ore: l’e-commerce rivoluziona la vita di una piccola cantina lombarda

Il difficile momento ha spinto Cantine Rossella a investire nel digitale. Il progetto sviluppato con l’agenzia di marketing Zero Pixel ha registrato un esordio da record

 

Tremila bottiglie in sei ore. È stato un esordio con il “botto” quello delle Cantine Rossella nel mondo dell’e-commerce. L’azienda agricola di Santa Maria della Versa (PV), che da oltre 20 anni si affidava esclusivamente al telemarketing per la parte commerciale, supportata dall’agenzia Zero Pixel, ha accelerato il processo di digitalizzazione aprendosi alle vendite online. «È stata una sorpresa», afferma il direttore commerciale Carlo Vanni. «Il risultato è andato ben oltre ogni aspettativa, permettendoci di ampliare i canali di vendita e il portafoglio clienti».

L’emergenza sanitaria e la necessità di restare in casa ha portato molte aziende a spingere sull’online per farsi conoscere e far apprezzare i loro prodotti. «Cantine Rossella è una piccola realtà dell’Oltrepò Pavese che arriva a produrre circa 200 mila bottiglie all’anno con le tradizionali etichette della zona e che nella sua storia ultracentenaria non ha mai voluto rinunciare ad un elemento: la passione», prosegue Vanni. La storia, unita a un prodotto di qualità gli hanno permesso di arrivare alla terza generazione senza mai dover passare dai negozi. All’iniziale vendita direttamente - e solamente - in cantina, alla fine degli anni Novanta è stata abbinata una struttura di telemarketing. «Questo ci ha permesso di dare risposte puntuali e personalizzate, fidelizzando il cliente; in alcuni casi il medesimo apprezzamento per la cantina è stato tramandato di padre in figlio», ricorda il direttore commerciale. «Il passaggio al digitale era già in programma. Le difficoltà dell’attuale momento storico hanno imposto di rivedere strategie e accelerare un po’ i tempi. Così, dopo 20 anni siamo un po’ come ripartiti da zero nella strategia commerciale».

Grazie alla collaborazione con Zero Pixel, è stata predisposta una piattaforma di e-commerce e studiata una campagna mirata attraverso i social. «L’offerta proposta ha trovato un sorprendente riscontro», spiega Marco Daturi, managing partner di Zero Pixel. «In sole 6 ore sono andate esaurite le scorte di Gutturnio 2018, una bottiglia che è stata proposta in abbinamento con Ventesimato, una bollicina delle Cantine Rossella. Di entrambe le etichette sono state vendute 1.500 bottiglie in un’area prevalentemente concentrata sulla provincia di Milano».

Il servizio proposto però non è cambiato: «Abbiamo saputo coniugare il nuovo strumento digitale, quanto mai adatto a questo momento, con la capillarità di comunicazione che ci ha da sempre contraddistinto, grazie anche all’alto livello professionale di chi si relaziona con i nostri clienti; sono profondi conoscitori del prodotto e tra loro vi sono anche due sommelier», prosegue Vanni. Inoltre, Cantine Rossella gestisce internamente anche tutta la parte logistica. «Gli addetti alle consegne, che oggi svolgono un lavoro particolarmente importante, sono nostri dipendenti; attraverso di loro possiamo garantire continuità rispetto alla personalizzazione e all’attenzione del customer care». Di fatto, è cambiato lo strumento, «ma non la relazione che instauriamo con i clienti», sottolinea Vanni. «La nostra clientela è per la maggior parte over 50; è questa una generazione che già da un po’ di anni si sta sempre più aprendo agli strumenti digitali. E le limitazioni imposte in questo periodo di emergenza hanno dato una spinta ulteriore a questa transizione».

Nonostante l’exploit, Cantine Rossella preferisce muoversi a piccoli passi. L’e-commerce non è un momento di rottura col passato, ma la prosecuzione di una filosofia. Conclude Vanni: «Cambia il mezzo, ma non la volontà di creare e mantenere relazioni».

 


Marco Parotti 

 

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