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Degustazioni vini

#DrinkAlsace in Tour

 

DrinkAlsace in Tour arriva a Verona, la città  degli innamorati Seconda tappa del viaggio dei vini d’Alsazia in Italia 

Il secondo appuntamento con il #DrinkAlsace in Tour è fissato per lunedì 17 giugno presso l’Osteria Caffé Monte Baldo a Verona, dove la tradizione e la storia di questi vini e di questo luogo si uniranno in modo indissolubile. E se i bianchi alsaziani sapranno far innamorare gli ospiti per profumi e aromi unici che riportano all’Alsazia, il Caffé¨ Monte Baldo saprà proporre tutta l’atmosfera locale, tipica, di questo luogo ricco di memoria. 

Andrea Zarattini, Ambasciatore dei Vini d’Alsazia in Italia,
 condurrà  i presenti nel viaggio alla scoperta della gamma dei vini d’Alsazia che inizierà  con la prima Masterclass alle ore 15.00 e a seguire con la seconda alle ore 17.00, entrambe dedicate ad approfondimenti rivolti ai professionisti di settore, enotecari e ristoratori, che spazieranno dalle AOC ai Lieu Dit sino ai Grand Cru. La serata terminerà alle ore 19.00 con l’aperitivo aperto al pubblico che potr  gustare i tipici cicchetti in abbinamento ai grandi bianchi alsaziani.

Tre saranno i produttori che parteciperanno con i loro vini a questa tappa. Si tratta del Domaine Maurice Schoech, di Vins Koely e della Cave de Turckheim.

Il #DrinkAlsace in Tour prosegue il 25 giugno a La Morra da More&Macine e il 9 settembre a Padova presso l’Enoteca La Moscheta. Tutti i rendez vous si caratterizzeranno per vini di produttori alsaziani diversi già distribuiti sul mercato italiano.
 
L’iniziativa #DrinkAlsace in Tour poggia le sue basi proprio su un mercato, quello italiano, che da sempre è di grande interesse per la regione francese. I dati export sull’Italia sono decisamente positivi: ad oggi per tutte le AOC si riscontra un + 16,2% in volume rispetto al 2017 con 4.500 hl tradotto in bottiglie siamo a 600 000 ossia 50000 casse da 12 bottiglie esportate di cui 3 300 hl (+ 21,4%) di vino fermo e 1200 hl (+ 4,2%) di Cramant d’Alsace. Il tutto tradotto in valore si aggira intorno a + 15,7% per tutte le AOC.

Senza dimenticare il seguito di fan italiani sulla pagina Facebook, Alsace Wines Official: oltre 13.100 in tutto, un dato che si traduce nella seconda community internazionale che segue i vini d’Alsazia.  Un numero destinato a crescere!

www.vinsalsace.com

 

Le attività  di comunicazione e promozione dedicate ai Vini d’Alsazia rientrano nel piano delle iniziative volute e promosse dal CIVA, Conseil Interprofessionnel Vins d’Alsace, che ha l’obiettivo di rafforzare la conoscenza rispetto ai vini del territorio e alle caratteristiche che li contraddistinguono attraverso iniziative rivolte sia ai professionisti di settore che al pubblico italiano.

Per maggiori informazioni e accredito all'evento di Verona:

Alessandra Zaco
Tel. 339 6534643  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

CIVA Conseil Interprofessionnel Vins d’Alsace

12 avenue de la Foire aux VinsBP 11217 - F- 68 012 COLMAR Cedex

A UVANTICA STORICA VERTICALE DI UVALINO UCELINE, VINO RARO DELL’ANTICO PIEMONTE

 

DOMENICA 31 MARZO A VIARIGI (ASTI) DEGUSTAZIONE DELLO STORICO VITIGNO COLTIVATO DA CASCINA CASTLÈT A COSTIGLIOLE D’ASTI. L’ETICHETTA SARÀ PRESENTE A VINITALY 2019

 

È una verticale storica di Uvalino Uceline di Cascina Castlèt, quella in programma domenica 31 marzo, alle 12, a Uvantica, l’evento sui vitigni rari e quasi scomparsi ospitato alla Locanda del Monacone di Viarigi (Asti). Cinque le annate in degustazione: 2006, 2008, 2009, 2011 e 2012. 

Per Mariuccia Borio, produttrice di Costigliole d’Asti, una scommessa vinta: oggi produce circa 5 mila bottiglie di quel vitigno oramai raro ma un tempo assai diffuso tra i filari dell’Astesana, in Piemonte. Da anni Cascina Castlèt, crede e finanzia la ricerca universitaria per custodire e tramandare la coltivazione di Uvalino sulle colline di Costigliole. Una ricerca che dura da quasi 30 anni.

 

«L’Uvalino ha sempre fatto parte della mia vita. Pe noi bambini, la raccolta dell’Uvalino era una festa – racconta Mariuccia Borio - Nel 1992 impiantai il primo filare. Oggi ho circa un ettaro e mezzo di uvalino, in due vigneti. La prima annata in commercio fu la vendemmia 2006: uscì nel 2009. Oggi ne produco circa 5 mila bottiglie. È un vino che deve essere apprezzato con qualche anno d’età».

Una ricerca che è stata un importante investimento economico, ma soprattutto di credibilità. Dalla vendemmia 1995, inizia la collaborazione con l’Istituto sperimentale per l’Enologia di Ast. Il progetto fu presentato nel giugno 2003 in occasione del VII International Symposium of Oenology di Arcachon, organizzato dall’Università di Bordeaux, dove vennero presentate le più importanti ricerche europee in campo vitivinicolo.

 

L’iter burocratico per rendere l’uvalino un vitigno riconosciuto e permesso è durato alcuni anni. Il 16 luglio 2002 la Gazzetta ufficiale sentenzia la rinascita dell’uvalino che viene inserito come varietà riconosciuta. Sul sito www.cascinacastlet.com, è pubblicato un approfondimento.

L’Uvalino Uceline 2012 si potrà anche degustare al Vinitaly nello stand di Cascina Castlèt al Padiglione 10 Stand L3. Altri vini in assaggio: Vespa Barbera d’Asti docg 2017 e 2018, Litina Barbera d’Asti Superiore docg 2016, Passum Barbera d’Asti Superiore docg 2016, Policarlo Monferrato Rosso 2016, Ataj Chardonnay doc 2018, Castlètrosé 2018, Goj Barbera del Monferrato frizzante doc 2018, Moscato d’Asti docg 2018, Avié Moscato Passito 2012.

 

LA STORIA DELL’UVALINO.  Era la bottiglia più preziosa da regalare al dottore, al podestà, al farmacista e al prete: un vino di lusso per far bella figura. Poco di scritto è rimasto su questo vino, ma le testimonianze orali permettono di attestare la sua presenza in Piemonte almeno dagli ultimi anni dell’Ottocento. Da quell’epoca, risulta diffuso in tutta l’Astesana meridionale, con il cuore nella zona di Costigliole d’Asti. Si può dire che fino a una cinquantina d’anni fa in tale area non esistesse azienda agricola, per quanto piccola, che non destinasse all’Uvalino almeno un paio di filari dei propri vigneti. Le caratteristiche varietali dell’uva in questione portano a escludere che si tratti di un vitigno forestiero importato e acclimatato in tempi recenti, o comunque nel corso dell’Ottocento. Veniva utilizzato in purezza e passito soltanto dalle famiglie più illustri e abbienti, e si connotava così con un segno di distinzione. Avere qualche bottiglia di Uvalino in casa era un segno di benessere, oggi diremmo uno status symbol.

 

IL NOME. L’Uvalino di Cascina Castlèt si chiama Uceline. Il nome non è scelto a caso, ma dopo una approfondita ricerca dello storico Gianluigi Bera: con esso agli inizi del Seicento, nella collina torinese e in Astesana, si designavano uve a maturazione talmente tardiva da essere vendemmiate quando le viti avevano perso tutte le foglie, al punto che gli uccelli se ne cibavano largamente.

L’ETICHETTA. L’etichetta è stata realizzata da Giacomo Bersanetti, Sga Wine Design, che ha firmato tutte le etichette dell’azienda.  È il volo di un piccolo stormo di uccelli che partono per terre lontane dopo la vendemmia o tornano con la primavera dopo aver passato l’inverno nelle terre calde d’Africa. Le lettere del nome Uceline si animano fino a ricreare un volo di uccelli. La soluzione quasi surreale della serigrafia, realizzata direttamente su vetro, si esprime con il colore giallo terra delle sabbie astesane dove cresce l’uvalino.

 

L’AZIENDA. Trenta ettari di vigna che racchiudono un sogno diventato progetto, un progetto che nasce da due idee semplici: rispettare la natura ed essere al passo con la tecnologia. Questa è Cascina Castlèt. Da sempre i Borio coltivano la loro proprietà con vitigni autoctoni, quelli che più parlano della famiglia, Barbera, Moscato, Uvalino, Nebbiolo, ma negli anni hanno scommesso anche su Cabernet Sauvignon e Chardonnay. Nascono così i vini Cascina Castlèt, da uve risolute e con nomi coraggiosi, Passum, Policalpo, Avié, Litina, Goj, Ataj e Uceline. Ogni nome racchiude una storia, un racconto, un piccolo aneddoto della famiglia e del territorio. La cantina di Cascina Castlèt ha due anime: una vecchia cantina, interrata e al cui interno ci sono presenti grandi botti in rovere da 34 ettolitri, e un nuovo locale di affinamento, con barrique e tonneaux, macchine moderne e sofisticate, linea di imbottigliamento automatizzata, acciaio.  Tutto questo vuole essere coerente con il principio che coniuga il rispetto della natura e l’essere al passo con la tecnologia, in ogni fase di vinificazione. L’azienda produce energia pulita con un impianto fotovoltaico e utilizza un moderno impianto di fitodepurazione naturale delle acque reflue di cantina. I vini vengono bevuti in tutto il molto: da New York a Tokyo, da Oslo a Sidney fino alla Nuova Caledonia. Il posto più lontano è l’isola di Bonaire, nelle Antille Olandesi.

 

 

Fiammetta Mussio 

IL CESANESE DEL PIGLIO ALL' ENOTECA 33 ROSSO DI GENOVA

Da sin. Anita Manichedda e Alessandra Borgia 

Anita Maninchedda appassionata enotecaria e brava degustatrice ONAV, da anni divulga, valorizza e promuove il vino di qualità. La sua “Enoteca 33 rosso” di Genova Pontedecimo è meta abituale di intenditori di vino, gourmet ed enoappassionati. Durante l’anno organizza periodiche e frequentate degustazioni di pregiati vini nazionali e non.  L’ultima, di particolare rilievo, è stata dedicata al Cesanese del Piglio, uno dei migliori rossi dell’Italia centrale, derivato dall’omonimo e poliedrico vitigno.  

 Quattro delle bottiglie degustate 

La serata dal titolo “Con il Cesanese nel cuore” presentata dalla signora Anita e  condotta da Alessandra Borgia dell’Azienda Vitivinicola Pileum, verteva sull’assaggio di cinque vini derivati dal vitigno Cesanese”.  Sentiamo quanto cj ha raccontato Anita  Maninchedda: Ero già stata a Piglio dove ho conosciuto i titolari dell'Azienda e avevo degustato il loro vini. Una giovane azienda nata nel 2002 dall’unione di alcuni amici spinti dalla loro passione per il vino, i quali fondano proprio nel cuore delle colline di Piglio,“PILEUM”.  

 

 

 Alessandra Borgia con Sol'uva 2016

 

 

Realtà produttiva dotata di 18 ettari coltivati a Cesanese di Affile che valorizza l’intero territorio. Un vitigno nobile che dona austeri vini di elevata struttura e con il giusto equilibrio. Alessandra Borgia ci ha guidato nella degustazione con professionalità, competenza e simpatia. E' sempre bello quando i produttori vengono di persona a presentare i loro prodotti. Ha presentato a sorpresa anche il  Sol'Uva 2016, prodotto  per criomacerazione da uve Cesanese in purezza. Questo vino è il sorprendente frutto di un progetto di sperimentazione in collaborazione con l'Università di Pisa”.  

 

 

 Alessandra Borgia mentre mesce e parla del suo vino

 

 

 

VIAGGIO TRA I VINI DI GAIOLE IN CHIANTI: IN DEGUSTAZIONE 100 ETICHETTE DI 25 AZIENDE

Sabato 27 ottobre, ore 11-19,30 a Gaiole in Chianti ex Cantine

 

Il vino, a volte, offre occasioni di conoscenza straordinarie. A Gaiole in Chianti sarà così sabato 27 ottobre, nella prestigiosa ambientazione delle ex Cantine, con la prima edizione di “Degustazione Terre di Gaiole”, promossa dall’associazione Viticoltori di Gaiole, in collaborazione con il Comune e con il sostegno del Consorzio Vino Chianti Classico. Un viaggio tra i vini di Gaiole in Chianti con la degustazione, per la prima volta in assoluto, di 100 etichette prodotte da 25 aziende vitivinicole del territorio e un seminario dal titolo “L’annata 2016. Viaggi tra i vini di Gaiole”.

 

Obiettivo dell’iniziativa è raccontare la ricchezza e la varietà delle produzioni vinicole di un’area ben delimitata, per una migliore comprensione del territorio dal punto di vista vinicolo ed enologico. Qui la produzione di vino vanta una tradizione millenaria, che oggi si esprime nella denominazione “Chianti Classico”, conosciuta in tutto il mondo e riconoscibile per il famoso logo del Gallo Nero. L’associazione Viticoltori di Gaiole, nata circa un anno fa, su impulso di Francesco Ricasoli ed Emanuela Stucchi Prinetti, mette in rete aziende grandi e piccole che garantiscono un quadro più completo possibile della produzione del Chianti Classico nella terra di Gaiole.

 

“E' indubbiamente un evento – commenta il sindaco di Gaiole in Chianti, Michele Pescini –promuovere in un’unica degustazione le produzioni di un’area intera e ben definita dal punto di vista enologico, come quella di Gaiole, in grado di esprimere vini di grande personalità. Valorizzare la storia vinicola del Chianti è un’opportunità di sviluppo e promozione turistica importante per tutto il Chianti Classico e, contemporaneamente, un salto di qualità dei produttori stessi che confermano così il loro legame di appartenenza a questo territorio. Un legame di appartenenza sentito da tutti gli abitanti di Gaiole, che ci rende comunità e rappresenta elemento di attrazione nei confronti dell’esterno. Con Terre di Gaiole i nostri produttori hanno fatto ciò che in questi tempi pare sempre più difficile: unirsi in un interesse comune.”

 

“La nostra prima degustazione pubblica  - afferma Francesco Ricasoli - vuole mostrare la ricchezza di forme espressive dei nostri vini, ed in particolare del sangiovese, dovute alla grande varietà di suoli, altitudini e microclimi insiti nel territorio del Comune di Gaiole ed abbiamo quindi raggruppato in  aree omogenee il nostro territorio individuando 4 gruppi distinti. Invitiamo gli eno-appassionati a scoprire più in dettaglio questo grande territorio chiantigiano.”

 

La degustazione alle Ex Cantine sarà aperta dalle ore 11 del mattino fino alle 19,30. L’ingresso: 12 euro. 

Sarà presente all'interno anche un punto ristoro. 

Il seminario in programma alle ore 14 e 30, al titolo “L’annata 2016- Viaggio tra i vini di Gaiole” sarà condotto da Roberto Bellini, vice presidente Ais. Interverranno: Francesco Ricasoli, dell’azienda Ricasoli; Massimiliano Biagi, direttore tecnico dell’azienda Ricasoli; gli enologi Maurizio Castelli e Federico Staderini.

 

 

Silvia Fiorentini

VIN SANTI E VINI SANTI: I GRANDI VINI PASSITI

 

Silvia Fiorentini

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