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Prodotti DOC e DOP E DOCG

IL CONSORZIO DI TUTELA DEL FICODINDIA DELL’ETNA DOP È REALTÀ

 

Il ficodindia dell’Etna DOP è uno dei trentasette prodotti gastronomici certificati in Sicilia e con la costituzione del Consorzio entra in un sistema di valorizzazione, promozione e tutela.

Ottime notizie per il comparto agroalimentare siciliano: si è insediato ieri, 20 dicembre 2023, il Consorzio di tutela del Ficodindia dell’Etna DOP riconosciuto dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, con DM 30 novembre 2023 pubblicato su GU n. 287 del 09/12/2023.

Diventa così tutelato in modo consortile uno dei prodotti più autentici ed attrattivi della Regione Siciliana, con grandi possibilità di sviluppo promozionale e commerciale. Il Ficodinidia dell’Etna Dop è già tra i trentasette prodotti agroalimentari a marchio DOP e IGP della Sicilia, la decima regione in Italia per valore generato dal comparto cibo Dop e Igp, un comparto che nel 2022 ha fatto registrare un incremento del 12,5% sul valore economico raggiungendo i 94 milioni di euro registrando l’impiego di quasi settemila operatori.

 

Il neo eletto Consiglio di Amministrazione, ha nominato due donne ai vertici del Consorzio, Sarah Bua e Rita Serafini rispettivamente Presidente e Direttrice, decisamente una squadra al femminile.

“Il raggiungimento di questo importantissimo traguardo ci gratifica e incoraggia ad andare avanti nella strada intrapresa - dichiara Sarah Bua, Presidente del neo-Consorzio- Siamo certi che questo prodotto dalle incredibili caratteristiche possa dare grandi soddisfazioni in termini di visibilità ma anche di nuove possibilità per il territorio vocato. Ci siamo già messi al lavoro per confrontarci, con tutti i soci, sulle priorità operative da realizzare nel breve periodo e l’agenda dei lavori è già molto piena. In questo progetto ho voluto al mio fianco la dottoressa Serafini, che conosco da diversi anni e apprezzo per la sua competenza e dedizione al lavoro“.

 

La direttrice Rita Serafini, che attualmente ricopre anche l’incarico di Direttrice del Consorzio di tutela della Pesca di Leonforte IGP, altro prodotto siciliano di eccellenza, è dunque al timone di un'altra importante realtà ortofrutticola italiana.

"Desidero ringraziare la Presidente Sarah Bua e tutti i membri del Consiglio di amministrazione per avermi scelto alla direzione di questo progetto – afferma Rita  Serafini - Il Ficodindia dell’Etna DOP è indubbiamente un prodotto di grande qualità, già protagonista a pieno titolo nel mondo delle denominazioni di origine italiane. Da oggi, grazie al Consorzio e ad un’adeguata strategia potrà fare quello scatto ulteriore necessario a raggiungere maggiore visibilità e una crescente affermazione del prodotto sui mercati nazionali e internazionali. L’ortofrutta è indubbiamente una delle espressioni più autentiche e nobili dell’agricoltura e sono lieta di contribuire con questo nuovo incarico alla valorizzazione che merita”.

Il Ficodindia dell’Etna DOP, prodotto ortofrutticolo italiano, è un frutto ricco di qualità: fresco, succoso, dalla consistenza croccante, un gusto zuccherino che conquista il palato un morso dopo l’altro, e ricco di benefici per l’organismo, soprattutto grazie al ricco suolo vulcanico sul quale cresce. Tali caratteristiche gli hanno permesso di ottenere il riconoscimento di qualità europeo già nel 2003 e ora vanta il Consorzio di tutela, unico soggetto legittimamente autorizzato e incaricato dal Masaf alla promozione, valorizzazione, vigilanza, tutela e cura generale della denominazione.

 

Marte Comunicazione snc 
Niccolò Tempestini

RED DELICIOUS VAL VENOSTA

 

Il tesoro alpino del Paradiso delle Mele

La Val Venosta è la più alta zona omogenea di coltivazione di mele d’Europa. Soleggiata per gran parte dell’anno, ospita affascinanti borghi, alte vette a delimitarla e soprattutto filari di scenografici meleti.

Le Mele Val Venosta sono l’esito della perfetta simbiosi tra un microclima ideale e un’altitudine privilegiata. I rubicondi frutti maturano in un contesto alpino a dir poco favorevole, a una quota compresa tra i 500 e i 1000 metri. Qui, beneficiano di molte ore di sole, pochissime precipitazioni e di aria asciutta. Queste condizioni favoriscono lo sviluppo di un gusto sopraffino, di una consistenza sorprendente e di un colore invidiabile. Anche la forte escursione termica tra giorno e notte, tipica della zona alpina, determina l’eccezionale risultato finale, regalando alle mele una consistenza squisitamente croccante e sfumature ancora più brillanti.

In questo Paradiso delle Mele maturano le Red Delicious Val Venosta, le scarlatte bontà alpine dalle qualità uniche. 

Alla scoperta della Red Delicious Val Venosta

L’aspetto 

Come lei ve ne sono poche. Silhouette elegante e affusolata, cinque graziose gobbette nella zona del calice e un colore semplicemente unico, la Red Delicious sa conquistare chiunque. Ma ancor più sono le sue sfumature afrodisiache ad attirare gli sguardi. Le sue tonalità oscillano dal rosso al nero-viola della buccia al color crema e verdastro della polpa. Un contrasto spettacolare.

Il profumo e il sapore

Appena tagliata a fette, la Red Delicious diffonde un profumo fresco ed alpino. Aromi verdi ed erbacei si combinano a note floreali, creando un delizioso intreccio di accordi fragranti. L’incanto prosegue al primo morso, con note saporite di erba appena tagliata, erbe aromatiche, anguria e banane verdi. Leggermente acidula, ma prevalentemente dolce, la Red Delicious svela un profilo aromatico complesso e coinvolgente.  

La consistenza

Ogni singolo aroma di questa affascinante mela è custodito gelosamente dalla buccia spessa e soda, tutta da mordere. Anche la polpa è compatta, ma squisitamente fine. La consistenza croccante, comune alle mele coltivate in questa zona, rende la degustazione della Red Delicious particolarmente gratificante. Provare per credere!

 

L’identikit della Red Delicious Val Venosta

Croccantezza: 3/5

Succosità: 4/5

Dolcezza: 4/5

Acidità: 2/5

 

 

Riccardo Bedogni

LE SFIDE ATTUALI E FUTURE DELLA PARMA FOOD VALLEY RACCONTATE LIVE

 

 

DALLE FILIERE DI FONDAZIONE PARMA UNESCO CREATIVE CITY OF GASTRONOMY

 

Per la prima volta dalla nomina di Parma a Città UNESCO, sul palco di Piazza Garibaldi i rappresentanti delle Filiere industriali e consortili si sono confrontati sui più importanti temi di attualità della Parma Food Valley.

Una prima grande opportunità di confronto dal vivo per le Filiere di Fondazione Parma UNESCO Creative City of Gastronomy, il network che unisce le istituzioni pubbliche e private con l'obiettivo di promuovere e valorizzare la cultura legata al patrimonio enogastronomico del territorio. 

Il Festival di Open è stata l'occasione per presentare al pubblico il sistema Parma, attraverso le sue realtà imprenditoriali e consortili che affrontano le sfide più complesse di oggi e domani, partendo dalla nomina di Parma a Città UNESCO nel 2015, passando poi a descrivere le sfide della sostenibilità e del futuro della Parma Food Valley. 

E’ il Presidente Massimo Spigaroli ad inaugurare il talk, introducendo gli obiettivi che hanno portato alla nascita, nel 2017, di Fondazione Parma UNESCO Creative City of Gastronomy che vede il sostegno di Parma Alimentare, dei Consorzi di Tutela del Parmigiano Reggiano DOP e del Prosciutto di Parma DOP, di importanti aziende del territorio come Barilla, Mutti, Rodolfi Mansueto, Parmalat, Delicius, Rizzoli Emanuelli e Zarotti. Tra i partner istituzionali, il Comune di Parma, l’Unione degli Industriali di Parma, l’Università degli studi di Parma, la Camera di Commercio di Parma e Fiere di Parma.

«La valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche della Parma Food Valley è solo uno degli obiettivi che la Fondazione porta avanti dal 2017 - spiega Massimo Spigaroli. Il nome di Parma è da sempre legato al cibo e ai prodotti leader nel Mondo, a questi sono legati grandi eventi che hanno portato il nome di Parma in alto a livello anche internazionale, come la Cena dei Mille, che oltre ad essere una splendida vetrina per la nostra città e il nostro cibo, ha un fine benefico di grande importanza. Inoltre si uniscono tutte le iniziative che portiamo avanti anche con le altre città internazionali UNESCO per la Gastronomica con cui ci confrontiamo, ci scambiamo esperienze e collaboriamo a conferma che siamo riconosciuti in tutto il mondo.»

La sinergia del sistema Parma Food Valley

Un filo conduttore ha legato gli interventi dei maggiori esponenti delle filiere agroalimentari, tra le prime a livello nazionale: la capacità di creare una sinergia tra enti pubblici e privati per promuovere il territorio, la sua cultura, le sue eccellenze. Fondazione Parma UNESCO Creative City of Gastronomy ha creato una squadra unita per raggiungere obiettivi comuni. 

Da qui è partito il racconto live del sistema Parma che vuole dare uno slancio e una proiezione internazionale alle eccellenze della Parma Food Valley, iniziando dall’intervento del rappresentante della Filiera della pasta: Paolo Barilla, Vice Presidente del Gruppo Barilla e Presidente di Unione Italiana Food.

«Il riconoscimento UNESCO è una gratificazione ma anche una promessa di un impegno futuro, ci spinge ad un comportamento estremamente rigoroso su tutto quello che sono le tematiche agroalimentari, in questo caso delle filiere.  - Sottolinea Paolo Barilla - Con Parma UNESCO siamo sotto i riflettori, bisogna comportarsi bene e fare dell'innovazione. Se abbiamo in comune lo stesso desiderio di raggiungere i medesimi obiettivi da traguardare, gli ostacoli si superano; quindi, ben venga questo riconoscimento che ci obbliga sia moralmente che fattivamente ad essere più rigorosi, ad affrontare le sfide che sono enormi considerando che tutto quanto ruota intorno al cibo ha un'evoluzione straordinaria.» 

L’importanza della collaborazione tra filiere e aziende

L’alleanza tra le filiere, e tra le aziende unite all’interno nella stessa filiera, è fondamentale per la buona riuscita del progetto di promozione delle eccellenze del territorio. Ne sanno qualcosa Delicius, Rizzoli Emanuelli e Zarotti, i tre brand della filiera Alici che hanno sede in città e rappresentano il 70% della produzione nazionale di alici.

E’ Irene Rizzoli, Ad di Delicius che, evidenziando l’interazione storica tra le filiere, ha spiegato quanto il valore della collaborazione sia fondamentale per la Fondazione Parma UNESCO Creative City of Gastronomy e quanto sia inaspettatamente radicata nella nostra città la cultura della lavorazione delle conserve ittiche.  «La sinergia tra la filiera delle conserve ittiche e quella del pomodoro storicamente era addirittura basata sulla condivisione e sull’utilizzo degli impianti stessi delle fabbriche e delle maestranze. In alcuni momenti dell’anno, si arrivava ad avere in comune la fase produttiva! Così come curiosamente avviene che la maturazione sotto sale delle Acciughe sia un processo del tutto simile alla stagionatura del prosciutto crudo di Parma.- dichiara Irene Rizzoli, Ad di Delicius, che continua - Oggi le sinergie sono chiaramente di carattere organizzativo e di condivisione convinta di una visione comune per sostenere e promuovere la produzione di eccellenze alimentari che il territorio di Parma Food Valley sa esprimere. Una collaborazione che lascia a ciascuna impresa la propria identità aziendale e di brand ma che si caratterizza nel saper far bene il mestiere di produttori di alimenti tipico della nostra zona. Una qualità che non si è mai interrotta e che si rinforza nell’affrontare insieme le opportunità e le sfide del mondo globalizzato.»

I giovani e il futuro della Parma Food Valley

Tra i protagonisti del talk, dal palco di Piazza Garibaldi, Francesco Mutti, Ad di Mutti e rappresentante della Filiera del Pomodoro costituita dai brand Mutti e Rodolfi, ha poi rivolto un’attenzione particolare al target dei giovani presenti al Festival di Open condividendo i principi fondamentali del contesto agroalimentare della Food Valley, come il controllo di filiera, la tracciabilità delle materie prime e la sostenibilità.   «Credo che la capacità di fare sistema sia uno dei maggiori punti di forza del nostro territorio e Parma Food Valley, che qui oggi tutti noi rappresentiamo, ne è la principale dimostrazione – ha detto Francesco Mutti, Amministratore delegato di Mutti SpA. Le nostre aziende del territorio, insieme alle istituzioni, hanno dato più volte prova di sapersi unire per raggiungere un fine comune, prioritario rispetto a quello dei singoli. Sempre con il desiderio, forte, di fare la differenza. E questo è un merito di questa città che va riconosciuto e valorizzato. Per il futuro Parma deve sempre di più aprirsi per accogliere e attrarre nuove contaminazioni, puntando a una managerialità che, traendo linfa vitale dalla tradizione, sappia far conoscere e apprezzare le sue eccellenze a livello internazionale.»         

Il Made in Italy, il simbolo del legame tra prodotti dalle antiche tradizioni e i moderni consumatori

Nel territorio della Parma Food Valley è possibile trovare una sinergia tra eccellenze ultracentenarie, preparate con ricette che si tramandano di padre in figlio, come il Parmigiano Reggiano Dop, e i nuovi trend della generazione Z.

«Il Parmigiano Reggiano è un prodotto rivoluzionario», ha dichiarato Nicola Bertinelli, Presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano. «Ha radici antichissime, con quasi 1000 anni di storia, ma sfaccettature fortemente moderne, quali la naturalità (solo tre ingredienti: latte, sale e caglio, lavorazione artigianale, assenza di additivi e conservanti, naturalmente privo di lattosio), la biodiversità delle sue diverse stagionature e dei prodotti certificati (dal prodotto di Montagna, al Kosher, l’Halal e il Biologico), la sostenibilità (la nostra Dop ne è un modello, con un approccio di rispetto non solo per l’ambiente, per il territorio e per le bovine, ma anche per le comunità sociali che vivono e lavorano nella zona di origine) e l’estrema versatilità, che gli consentono non solo di conferire carattere ai grandi piatti, ma anche di abbinarsi con disinvoltura a grandi vini, distillati, pesce e dessert. Nel solo 2022, le filiere dell’agroalimentare italiano hanno fatturato 580 miliardi di euro: stiamo parlando del 25% del PIL italiano. Aggiungiamoci che nel 2021, un turista straniero

su due ha visitato il nostro Paese in funzione dell’enogastronomia, e che il turismo equivale al 15% del nostro PIL, e sarà evidente quale peso hanno le eccellenze dell’agroalimentare nella promozione della Parma Food Valley nel mondo. Parmigiano Reggiano non è solo un formaggio: è un’icona del Made in Italy, un simbolo del nostro stile di vita, amato dai consumatori in Italia e all’estero».

Le Dop, un’opportunità per le nostre eccellenze all’estero 

Tra i più importanti promotori del Made in Italy nel mondo, il Consorzio del Prosciutto di Parma è intervenuto con il suo Vice Presidente Federico Galloni, per sottolineare tutte le opportunità che le Dop italiane si stanno costruendo all’estero, con l’obiettivo di creare cultura sul consumo di queste eccellenze del territorio. «Quello delle DOP è un modello virtuoso in cui il valore della tradizione dei nostri prodotti, unito al legame inscindibile con il territorio e con il patrimonio umano ad esso connesso, si coniuga con le opportunità di un mercato consapevole, esigente e sensibile. È un sistema capace di portare le nostre eccellenze in tutto il mondo, e con loro quel bagaglio inestimabile di storia e cultura alimentare che tutti riconoscono al nostro Paese.» commenta.

La ricerca è il futuro delle filiere 

La Parma Food Valley non è soltanto rispetto delle tradizioni: per garantire un futuro alle filiere e ai giovani interessati a questo territorio, è fondamentale l’apporto della ricerca che arriva dal mondo scientifico. A testimoniarlo è Maurizio Bassani, General Manager di Parmalat e portavoce della filiera del latte «Parmalat nasce come azienda innovativa e sa da sempre che continuare a stare al passo coi tempi richiede il contributo di tutto l’ecosistema che la circonda. Istituzioni, consumatori, ma anche mondo scientifico, Università, Istituti di Ricerca, startup e acceleratori: solo attivando partnership e scambi di conoscenze è possibile creare valore per il territorio. Perché è sul territorio che vogliamo continuare ad essere presenti: indirizziamo una quota importante dei nostri investimenti verso i giovani, con progetti che partono dalle scuole elementari, fino alle università. I giovani sono il nostro presente e futuro e soltanto mettendoli al centro potremo continuare ad essere una grande azienda, che crea valore per Parma e l’Italia tutta».

La Fondazione Parma UNESCO Creative City of Gastronomy, è stata costituita nel 2017, a seguito della nomina di Parma a Città Creativa UNESCO per la Gastronomia, avvenuta nel dicembre 2015 dal Direttore generale dell'UNESCO. 

L'obiettivo della Fondazione è promuovere la cultura legata al patrimonio enogastronomico, coinvolgendo le istituzioni pubbliche e private, gli operatori economici e commerciali, e la popolazione del territorio cui tale patrimonio appartiene, unendo in modo strategico i prodotti e i territori di origine.

 

Aurora Pullara

AGRIFOOD SUMMIT DEL SOLE 24 ORE: PRANDINI (COLDIRETTI) SU FILIERE AGROALIMENTARI

 

 

Mercato del Made in Italy negli Stati Uniti e tutela del Made in Italy

 

Il lavoro che noi abbiamo fatto con tutti i parlamentari italiani che sono presenti nelle Commissioni ma anche con quelli di altri Stati membri ha fatto sì che si sia posto un freno a una non logica. Cosa dovrebbe fare la prossima Commissione? Noi riteniamo che le sfide legate alle filiere agroalimentari ci devono vedere maggiormente competitivi, sia per quanto riguarda il sostegno economico nei confronti delle imprese agricole, sia per quanto riguarda un'attività di internazionalizzazione - quindi con sostegno diretto a quelli che sono gli Stati membri che vogliono diciamo così aumentare la loro capacità legata alle esportazioni legate ai prodotti agroalimentari -  e poi c'è una sfida interna al nostro Paese in un momento in cui si dibatte e di tutto ciò che riguarda le autonomie,(non entro nel merito del discorso sul giusto o sbagliate è una sensibilità dal punto di vista partitico) noi riteniamo che sotto questo punto di vista bisogna tornare ad avere una centralità e intermediazione e l'internazionalizzazione non può essere delegata alle singole regioni esattamente come avviene nella maggior parte dei Paesi a livello mondiale. Questo ci permetterebbe di essere maggiormente competitivi, ci permetterebbe di entrare con più forza sui mercati, ci permetterebbe di fare delle azioni di comunicazione nei Paesi che per noi sono strategici. Quindi noi riteniamo che ancora una volta le filiere agroalimentari possono rappresentare una grande opportunità di sviluppo economico ma soprattutto anche occupazionale. Soprattutto per l’Italia. A dirlo questa mattina Ettore Prandini, Presidente Coldiretti all' “Agrifood Summit - L'Ora del Tech" del Sole 24 Ore organizzato da 24ORE Eventi. Sul mercato del Mady in Italy in Usa Prandini ha precisato: “I competitor principali per quanto riguarda gli Stati membri a livello europeo sono sicuramente la Spagna e la Francia, però l'Italia può giocare sicuramente un ruolo di primo attore. Abbiamo avuto un incremento per quanto riguarda le esportazioni nell'ultimo anno del più 11 %, abbiamo raggiunto un livello significativo siamo a 6,6 miliardi in termini di esportazione. Gli Stati Uniti sono diventati per noi il secondo mercato per importanza a livello globale. Riteniamo dalle prospettive e anche da quelle che sono le interlocuzioni di questi giorni che nell'arco di due o tre anni diventerà in assoluto il primo mercato per importanza per quanto riguarda le esportazioni di agro alimentare. Sotto questo punto di vista è bene evidenziare quelli che sono i lati positivi ma c'è sempre una grande elemento che ci contraddistingue rispetto agli altri paesi, che è l’Italia sounding che ha ampiamente superato i 120 miliardi ma negli Stati Uniti, solo negli Stati Uniti, vale 40 miliardi. Ecco la sfida che noi dovremmo cercare di attuare gradualmente nel tempo e quella di diminuire quello che il valore del Italia Sounding sostituendolo con veri prodotti agroalimentari. Come dicevo precedentemente per poterlo fare noi ci dobbiamo muovere come sistema Paese: non può essere che ogni singola regione partecipi in modo indistinto e non coordinato per quanto riguarda la presenza sui mercati mondiali ma soprattutto vanno accompagnate le nostre imprese. Essere presenti, esattamente come fanno gli altri Paesi anche in rapporto diretto con la distribuzione. Se saremo in grado di fare questo noi riteniamo che l'agroalimentare per quanto riguarda le esportazioni crescerà in modo significativo ulteriormente nei prossimi anni e come dicevo inizialmente creerà anche nuova forma di occupazione e sviluppo economico per il nostro Paese. Sulla tutela del made in Italy ha concluso:Sì tutela con due tipologie di azione. Ad esempio intanto tutte le azioni di carattere legale a difesa delle nostre DOP dovrebbero essere fatte con un circuito di carattere nazionale e non essere demandato ai singoli consorzi - e questa una prima considerazione  - la seconda, lo sviluppo delle tecnologie. Spesso parliamo di tracciare le filiere dell'utilizzo dei dati. Ecco i dati possono diventare semplicemente con lo sviluppo della blockchain e con un quare code sul prodotto, l'elemento di certificazione rispetto al consumatore tradotto in tutte le lingue del mondo. quindi il consumatore avrà la piena consapevolezza di quella che è la reale provenienza del prodotto proveniente ovviamente dall’Italia piuttosto che da altri paesi. Una prima piccola vittoria l’abbiamo ottenuta:  grazie all'azione di denunce che proprio al fancy food festival del 2022 noi abbiamo  fatto rispetto ad alcuni espositori statunitensi durante  questo incontro, e quest'anno hanno modificato la loro comunicazione. Purtroppo i nomi continuano a richiamare l'italianità ma va evidenziato che il prodotto è statunitense non italiano.  Fino un anno fa ci trovavamo marchi contraffatti con la dicitura che faceva pensare che anche il prodotto provenisse dal paese Italia quando questo non era vero. Il convegno ha fatto il punto sulle tecnologie innovative e la filiera agroalimentare, binomio inscindibile per rendere la produzione alimentare più efficiente e sostenibile. Il summit ha anche analizzato i costi di questo cambio di rotta in una fase storica nella quale la produzione di cibo è messa in serio pericolo dal cambiamento climatico, che, secondo uno studio svizzero, ha reso la siccità del suolo almeno 20 volte più probabile. L’Agrifood Summit 2023 è stata un’occasione di confronto tra istituzioni nazionali e internazionali, aziende leader del settore e i maggiori esperti per delineare nuovi scenari e offrire soluzioni concrete. Una sfida che si ripropone anche nel processo alimentare (superfood, proteine vegetali e la nuova frontiera degli insetti commestibili) e nel settore del packaging, con le criticità che il Nuovo Regolamento Imballaggi europeo presenta.

https://we.tl/t-DnWANV5XbB

 

Riefolo  Veronica

CANELLI DOCG

 

PUBBLICATO IN GAZZETTA DELL’UNIONE EUROPEA IL REGOLAMENTO CHE RICONOSCE LA DOP

 

È stato pubblicato oggi nella Gazzetta dell’Unione Europea il regolamento della Commissione Europea (2023/1327) che riconosce tra le denominazioni di origine protetta “Canelli”, culla del Moscato d’Asti che si laurea quindi ufficialmente “Docg”. Il riconoscimento interessa le uve da vigneti composti esclusivamente dal vitigno Moscato bianco provenienti da 17 comuni attorno alla sottozona Canelli, punto di passaggio tra Langhe e Monferrato.

Per il vicepresidente del Consorzio Asti Docg, Flavio Giacomo Scagliola: “È un riconoscimento particolarmente significativo per Canelli, uno dei luoghi bandiera della viticoltura di qualità piemontese e in particolare del Moscato d’Asti Docg. Si tratta di un tassello fondamentale per la crescita socio-economica di un territorio sempre più vocato all’enoturismo. Ora l’iter prevede l’assegnazione dell’organismo di tutela, che vedrà quindi a breve il Consorzio dell’Asti tutelare, oltre l’Asti Spumante ed il Moscato d’Asti, anche il Canelli”.

Area dal potenziale ancora inespresso, la riconosciuta Docg conta oggi su una produzione di quasi un milione di bottiglie. Proprio a Canelli è nato nel 1865 con Carlo Gancia lo spumante metodo classico, antesignano dell’Asti spumante legato al 100% con le uve di Moscato. Aromatico, dolce, con una leggera sovrapressione e una bassa gradazione, il Canelli Docg sarà immesso sul mercato nella tipologia Riserva non prima di 30 mesi di invecchiamento e affinamento.

www.astidocg.it

 

Marta De Carli

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