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Cantine

UN BRUNELLO DI MONTALCINO (LE LUCÉRE 2015) SUL PODIO DEL MONDO PER WINE SPECTATOR. PRIMO ITALIANO IN CLASSIFICA

 

BINDOCCI (CONSORZIO): È VITTORIA DI INTERA DENOMINAZIONE. 2015 GRANDE ANNATA MA DA GENNAIO CONDIVIDERA’ LA SCENA CON LA STRAORDINARIA 2016

 

Con la 3^ posizione annunciata oggi dalla top 100 di Wine Spectator, la speciale classifica sui migliori vini del pianeta redatta come ogni anno dalla rivista americana di settore più influente al mondo, un Brunello di Montalcino torna sul podio. In attesa di scoprire, domani, il nome del vincitore, il Brunello di Montalcino Le Lucére 2015 di San Filippo si attesta al primo posto tra i vini italiani.

 

Per il presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci: “Siamo felici di questo riconoscimento perché darà una mano importante a tutta la denominazione e ci complimentiamo con un’azienda, la San Filippo, che come nella nostra migliore tradizione persegue da tempo la qualità totale. Ma siamo anche particolarmente orgogliosi della nostra annata 2015 che ci ha permesso di limitare i danni in questo tragico anno. È un prodotto – ha aggiunto - che stupisce per una qualità media forse senza precedenti, ma che dovrà condividere la scena con la 2016, annata considerata straordinaria ancora prima di essere messa in commercio”.

 

Sono 128 i Brunello di Montalcino 2015 che hanno conseguito quest’anno i massimi riconoscimenti di 7 tra le principali guide italiane del vino (Ais Vitae, Bibenda, Cernilli, Gambero Rosso, Slow Wine, Touring, Veronelli); si tratta di un risultato che trova pochi precedenti nella storia moderna dei ranking di settore. Ma la 2016, in commercio dal prossimo gennaio, promette una concorrenza interna inedita tra 2 annate consecutive. Per Bindocci: “La critica internazionale che ha avuto modo di degustare in anteprima la nuova annata in queste settimane, è già divisa su quale sia la migliore. Noi al Consorzio – ha concluso Bindocci - ci limitiamo a osservare come 2 millesimi consecutivi di questo livello a Montalcino non li abbiamo mai avuti e forse non è un caso siano arrivati ora”.

 

La disfida tra annate è già partita: da una parte, per l’americano di stanza a Hong Kong, James Suckling, tra i più influenti critici enologici del mondo che ha appena inserito 11 Brunelli nella sua ultima top 100, “la 2016 sarebbe stata l’annata più grande di sempre per il Brunello se non fosse per la 2015”. Dall’altra la super esperta Monica Larner, firma di punta per di Robert Parker e il suo The Wine Advocate, nell’assegnare due 100/100 ad altrettante aziende del borgo ha ammesso il proprio debole per la 2016, per cui lamenta addirittura un “imbarazzo della scelta dato dalla troppa presenza di vini eccellenti”. Infatti, dei 163 vini recensiti da Monica Larner circa la metà ha conseguito punteggi da 95/100 in su per dei tasting. La partita tra le annate prosegue su una delle più autorevoli testate online, Vinous, dove Eric Guido parla per entrambe di “Rinascimento di Montalcino, per una denominazione che non ho mai visto così viva come oggi”, mentre il magazine Usa Wine Enthusiast premia un Brunello 2015 al terzo posto mondiale nella top 100.

 

Il proprietario dell’azienda San Filippo, Roberto Giannelli, fiorentino, si occupava di trading immobiliare fino a una ventina di anni fa. Il mondo del vino lo aveva accarezzato quando, con gli amici, aveva visitato alcune cantine. Poi, nel 2003, una coincidenza lo portò per la prima volta a Montalcino. “Mi avevano chiesto un parere per immettere sul mercato l’azienda San Filippo, se conoscevo qualcuno interessato a rilevarla – racconta Giannelli sul sito ufficiale del Consorzio – e alla fine mi sono deciso a comprarla io. Certo, non è stato uno scherzo. Avevo 37 anni e parliamo di una proprietà di 22 ettari di cui 10 vitati. Ma il sistema bancario a quel tempo ti aiutava, ho avuto il supporto di alcuni produttori. E poi, semplicemente, mi ero innamorato di Montalcino. Così ho ceduto le mie partecipazioni e mi sono lanciato nel mondo del vino, misurandomi con uno dei territori enoici più prestigiosi”.

(https://www.consorziobrunellodimontalcino.it/news/?p=18736&lang=it)

 

Eugenia Torelli 

CANTINA BOLZANO: IL VINO CHE NASCE AI PIEDI DEI PENDII INNEVATI

Cantina Bolzano

 

Nei vini di Cantina Bolzano c’è tutta la storia di persone sia di vigna sia di cantina che da decenni inseguono lo stesso obiettivo: esprimere al meglio un territorio vitivinicolo che unisce un carattere spiccatamente alpino ad influenze mediterranee. È il carattere di un vino che sembra scendere dalle montagne, quello di Cantina Bolzano, perché ancora in piena vendemmia i pendii sopra il capoluogo altoatesino iniziano ad essere spolverati dalla prima neve che pian piano trasforma il paesaggio dell'intera regione.  Con i suoi vitigni di fondovalle fino a quelli che arrivano a sfiorare i 1000 m s.l.m., dal oltre cento anni Cantina Bolzano è testimone di un territorio dove la viticultura eroica siede alla tavola dei suoi abitanti.  

 

Storia vitivinicola che “invecchia” come il buon vino 

Quella di Cantina Bolzano è una storia che per essere raccontata deve partire da radici che affondano in una terra, l'Alto Adige, con la più alta superficie (98%) soggetta al disciplinare della DOC. Un patrimonio preso in mano da Stefan Filippi, enologo di Cantina Bolzano ed allievo dello storico enologo Luis von Delleman con il quale già dal 1984 Filippi ha iniziato a sperimentare nuove tecniche vitivinicole pratiche sui pendii scoscesi delle colline attorno a Bolzano, confluite nella sua filosofia focalizzata sulla qualità dell’uvaggio a disposizione e sul motto “poco ma buono”. È al confine con le Alpi, in una delle città più calde d'Italia nei giorni d'estate, cullati dalle correnti fresche dei ghiacciai a pochi metri dalle cime innevate che nascono i vini di Cantina Bolzano.  

 

Una cantina delle famiglie, come quelle di Hubert Mayr e Friedrich Röll i quali producono le loro uve a 1.000 metri d'altezza, dove il clima rigido è ammorbidito dai quasi 300 giorni di sole all’anno, mentre tra notte e giorno i vigneti beneficiano di un fondamentale sbalzo termico. Caratteristiche climatiche e geomorfologiche sulle quali Filippi ha costruito la sua filosofia del “Poco ma buono”, in una zona vitivinicola dove oltre alla composizione del terreno, alla densità degli impianti e alla forma di allevamento, sono le differenti altitudini rispetto al livello del mare a giocare un ruolo essenziale. “Limitiamo gli interventi sull'uva, sul mosto e sul vino allo stretto necessario, perché siamo consci che ogni operazione in più da al vino qualcosa di meno e anche perché ogni famiglia conferitrice di Cantina Bolzano così come ogni suo singolo collaboratore è il prodotto di una comunità che ha profondo rispetto per il suo prezioso territorio patrimonio UNESCO”, spiega Klaus Sparer, direttore di Cantina Bolzano.  

 

Produrre vino a due passi dai pendii innevati 

Con vitigni distribuiti per l'86% in zona collinare e che arrivano a superare anche il 70% di pendenza, Cantina Bolzano presta particolare attenzione nel supportare i suoi oltre duecento conferitori in ognuna delle fasi della lavorazione in vigna. “La lavorazione nei vigneti più ripidi comporta molte più ore di lavoro durante tutto l'anno, visto che le macchine speciali impiegate sui pendii operano con più lentezza, quindi, per raggiungere ogni anno una perfetta maturità dell'uva e la massima qualità nei vigneti ad altezze anche notevoli, cantina Bolzano punta a rese più basse”, spiega Filippi. Infatti, continua l'enologo di Cantina Bolzano “La condizioni di forte pendenza di molti nostri vigneti limita fortemente la meccanizzazione. Fino al 35% di pendenza si può meccanizzare molto, mentre dopo il 35% si deve passare a macchinari speciali più lenti di quelli usati in pianura e specialmente negli impianti nuovi si prova ad inerbire il vigneto (oppure effettuare la pacciamatura), per non avere degli smottamenti del terreno durante l'estate, quando i temporali – specialmente negli ultimi anni - riversano sulle colline acquazzoni importanti”, aggiunge Filippi. 

La distribuzione in altezza delle varietà di uva nei vigneti di Cantina Bolzano aiuta a spiegare l'entità dello sforzo messo in campo al fine di massimizzare non certo la resa, quanto la qualità del raccolto. Nella forbice 200-350 m. s.l.m. 84 conferitori crescono la quasi totalità delle varietà a bacca rossa vinificate da Cantina Bolzano. Tra 350 e 600 m. s.l.m. circa 90 conferitori crescono varietà come Schiava, Sauvignon, Chardonnay, Gewürztraminer, Pinot Grigio, Pinot Nero, Pinot Bianco, Kerner, Moscato Giallo, Moscato Rosa, mentre nella fascia di altezza posta tra 600 a 1000 m. s.l.m., una sessantina di conferitori si prendono cura dei vigneti coltivati a Pinot Bianco, Gewürztraminer, Müller Thurgau, Silvnaer, Riesling e Pinot Grigio. 

Il vino al tempo della neve 

 

E in caso di neve? In caso di nevicate sui vigneti a spalliera non succede nulla, mentre sui vigneti a pergola potrebbe succedere che la neve si depositi sul legno della vigna e con il suo peso la struttura non regga più. Per questo motivo, appena vengono completate le varie fasi della vendemmia, circa verso inizio novembre - quando già i venti freddi scendono giù dalle montagne le quali iniziano a ricoprirsi di neve - i contadini iniziano le operazioni per la riduzione dei tralci, oltre alla potatura delle vigne, molto spesso accompagnate dall'estirpo delle vigne vecchie e la preparazione del terreno per il reimpianto nell'anno a venire. In questo modo, la neve non trova più tanta superficie dove depositarsi, i vigneti possono andare in letargo e i viticoltori trovare un momento di pausa, in compagnia delle proprie famiglie e delle proprie tradizioni.  

 

 www.daviso.com      

WINE ENTHUSIAST: IL NIZZA DOCG CIPRESSI 2017 DI MICHELE CHIARLO GUADAGNA LA 35ESIMA POSIZIONE

 

Dopo aver conquistato il primo posto degli Enthusiast 100 nel 2018, il Nizza Cipressi di Michele Chiarlo torna nell’Olimpo dei migliori vini degustati dai critici dell’autorevole rivista americana Wine Enthusiast.

 

Un traguardo importante sia per l’azienda, oggi sinonimo di vini piemontesi di qualità, sia per la giovane DOCG, che in pochi anni è già entrata nel gotha dei grandi vini d’Italia.

 

Il Nizza DOCG Cipressi si è aggiudicato la posizione numero 35 nella classifica dei Top 100 Enthusiast distinguendosi tra gli oltre 25.000 vini degustati e recensiti dagli editors del magazine che per il 2020 hanno inserito nella classifica 16 etichette italiane, di cui il Cipressi è unico rappresentante della sua denominazione e dei vini a base barbera.

 

Questo traguardo ci riempie di soddisfazione e gratitudine. - dichiara Stefano Chiarlo, alla guida della Michele Chiarlo insieme al fratello Alberto e al padre Michele – Gratitudine per le persone che collaborano con noi, condividendo la nostra visione, anche in anni difficili come questo, e non in ultimo verso mio padre, Michele Chiarlo, che con le sue intuizioni ha reso possibili traguardi che potevano sembrare irraggiungibili. Proprio il suo sogno di valorizzare il vitigno barbera, ci ha portato oggi a diventare orgogliosi rappresentanti di questa varietà e di una giovane denominazione d’eccellenza, il Nizza DOCG. Un grazie speciale inoltre va a Kerin 0’Keefe, l’Italian editor della prestigiosa rivista, per aver compreso i nostri vini e la nostra filosofia produttiva”.  

Michele Chiarlo si appresta così a chiudere il 2020 orgoglioso di essere stato incluso per ben 7 volte all’interno delle prestigiose Top 100 di Wine Enthusiast e Wine Spectator e di far parte delle 200 migliori cantine d’Italia per Opera Wine 2021, evento-degustazione nato nel 2012 dalla collaborazione tra Veronafiere, Vinitaly e Wine Spectator, sempre con il Nizza Cipressi 2017.

Un vino 100% barbera prodotto a partire dai vigneti meglio esposti del podere La Court, nel comune di Castelnuovo Calcea, caratterizzati dalla presenza delle sabbie astiane, suoli costituiti da marne argilloso-calcaree di origine sedimentaria marina, con buona presenza di limo e sabbia ricco di microelementi in particolare magnesio.

 

Figlio di una delle annate più calde e siccitose negli ultimi anni, la precoce vendemmia 2017, ha richiesto attente operazioni agronomiche in vigna per preservare l’eleganza del frutto, l’acidità e le note di freschezza tipiche della Barbera. Il risultato è un vino molto equilibrato che impressiona per la sua fresca morbidezza e rotondità che, date le caratteristiche dell’annata, non era facile avere e che lascia intravvedere appieno il notevole potenziale dei vigneti Cipressi della Tenuta La Court.

 

WELL COM srl

Marta Sobrino

DALLA CANTINA A CASA: ENOWINERY È PRONTA PER IL BLACK FRIDAY, DAL 22 AL 29 SCONTI FINO AL 35%

Enowinery è pronta per il Black Friday che dura un'intera settimana: dal 22 al 29 novembre con sconti del 15%, 25% e 35% su bottiglie che hanno già un'ottima qualità prezzo.Black Friday e vino: due mondi che il 27 novembre 2020 si sovrapporranno tra di loro e spingeranno il mercato delle vendite on-line, anche di vino, a livelli mai visti prima d’ora.

Nessun vino escluso: aumenta il rapporto qualità prezzo rispetto alla media degli altri store on line presenti in rete perché Enowinery non è né un’enoteca né un market place generalista come Amazon, ma è una cantina che vende on line una selezione delle sue produzionisenza intermediazioni e riducendo al minimo i costi, a prezzi di assoluto vantaggio sulla base della disponibilità dei vini presenti nello store o di fine stock.  

Ideati anche le nuove box degustazione con una selezione guidata, da parte dei nostri enologi,  di vini per temi o per abbinamenti cibo vino. Dai vini premiati nelle giurie internazionali al box dedicato ai fish lover. Dai vini per il barbecue allo speciale mille bolle o box del biologico. Saranno 10 e cambieranno nei prossimi mesi in virtù dei nuovi vini presentati sullo store e delle richieste di chi ci visita.

“L’idea è di aiutare chi deve scegliere un vino per la prima volta, soprattutto quando lo store è appena nato come Enowinery.  Chi opera on line deve trovare strumenti efficaci anche in questo canale. Abbiamo analizzato i percorsi di visita del nostro sito, l’aggregazione dei prodotti, le chiavi di ricerca e le richieste che ogni giorno per gli abbinamenti cibo-vino o per un primo acquisto” racconta Giorgio Pizzolo, Presidente di Enoitalia

Enoitalia

Enoitalia, la prima azienda vinicola privata in Italia per numero di bottiglie prodotte e da anni fra le maggiori 10 del settore vitivinicolo per fatturato (199milioni di euro nel 2019, +12% a volume rispetto al 2018), che ha appena lanciato il suo e-commerce con Enowinery.it.

Enoitalia è nata nel 1986 per volontà della famiglia Pizzolo, già attiva da generazioni nel campo agroalimentare. Sotto la direzione di Giorgio Pizzolo e dei suoi tre fratelli Giuliano, Augusto e Floriano, Enoitalia è oggi uno dei maggiori player del vino italiano nel mondo.

Con un fatturato di 199 milioni di euro nel 2019, Enoitalia si posiziona al 2° posto fra i produttori di Prosecco DOC in Italia e tra i maggiori player della DOC Pinot Grigio delle Venezie.

La sua crescita a doppia cifra (+12% a volume nel 2019 / 5° anno consecutivo di crescita) è sostenuta dal suo sviluppo a livello internazionale, dal suo esclusivo modello di business e dai continui investimenti in capacità produttiva e capillarità distributiva.

L’attività produttiva avviene presso le due winery a Calmasino di Bardolino (VR) 

ed a Montebello Vicentino (VI) in cui lavorano 160 collaboratori; quest’ultima di recentissima realizzazione. Entrambe le strutture sono dotate di impianti di vinificazione, imbottigliamento e stoccaggio all’avanguardia.

Ogni anno oltre 100 milioni di consumatori nel mondo acquistano i vini di Enoitalia distribuiti per il 70% attraverso i canali Ho.re.ca e per il 30% nella Grande Distribuzione Organizzata.

Qualità, sostenibilità, sicurezza e velocità, ma, soprattutto, passione. Passione per il vino, la tradizione, la convivialità e la condivisione. Perché il vino, prima di tutto, unisce, e siamo orgogliosi di esserne tra i principali portavoce.

Da anni Enoitalia ha scelto la strada delle certificazioni abbinata a rigidi protocolli di qualità, sicurezza e tracciabilità che presidiano l’intera filiera a tutela dei vini, dei processi per realizzarli, dei luoghi in cui li produciamo, dei sistemi di gestione delle risorse che utilizziamo. Ogni anno effettuiamo più di 400.000 analisi chimiche e più di 10.000 analisi microbiologiche nei nostri laboratori interni. Ci affidiamo inoltre regolarmente a test analitici anche presso laboratori esterni accreditati e a valutazioni effettuate da enti internazionali di certificazione che certificano l’aderenza dei nostri processi aziendali alle regole definite 

dagli standard internazionali IFS e BRC GS che impattano sulla food Safety, ISO 9001 per i temi di gestione aziendale della qualità, ISO 14001 per l’ambiente e iso 45001 sui temi della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Alcuni dei nostri vini sono certificati Organic e Vegan da ICEA.

 

Camilla Rocca

CECCHI: VILLA ROSA CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE DOCG 2016

 

 

Memorie del Sangiovese nel cuore del Chianti storico

 

Il Chianti Classico Gran Selezione DOCG è l’etichetta più rappresentativa della realtà di Villa Rosa, una delle ultime proprietà acquisite dalla famiglia Cecchi nel suo viaggio all’interno delle denominazioni vinicole più prestigiose del centro Italia.

Il valore di questa tenuta, situata nel comune di Castellina in Chianti, non si limita solo a un patrimonio vitato di 36 ettari un una delle aree più vocate della denominazione, ma alla storia che questi vigneti tramandano in termini di età delle viti e ricchezza di cloni di Sangiovese. Un retaggio importantissimo che Cecchi, forte della sua esperienza secolare nel Chianti Classico ha deciso di preservare e valorizzare sia attraverso una particolare gestione dei vigneti che attraverso la vinificazione di etichette come Villa Rosa Chianti Classico Gran Selezione, capaci di esaltare al contempo le sfumature del Sangiovese e del territorio di Castellina.

Oggi infatti la morfologia della Tenuta Villa Rosa contempla tre diverse aree vitivinicole, all’interno delle quali viene coltivato principalmente il Sangiovese destinato alla Gran Selezione: Casetto, Palagione e Villa, Ribaldoni.

Casetto è caratterizzato da un’altitudine di 425 m slm e da suoli ricchi di galestro toscano. Palagione e Villa hanno invece altitudini inferiori con esposizione a pieno sud e terreni caratterizzati da una presenza abbondante di alberese e ciottoli. Ribaldoni invece si trova ad un’altitudine compresa tra i 255 e i 290 mt sul livello del mare, è formato da terreni di medio impasto argilloso – limoso esposti a nord ovest. La vera unicità dei vigneti di Villa Rosa però sta nella loro gestione. Al fine di preservare le antiche varietà clonali del Sangiovese è in atto un continuo recupero delle viti più vecchie dalle quali vengono prelevate e reinnestate le gemme. Un processo di rinnovamento continuo che porta ad avere un insieme di viti che, differenti per età e per genetica, permetteranno al Sangiovese di esprimere al meglio delle proprie possibilità il territorio di appartenenza.

La vinificazione del Chianti Classico Gran Selezione DOCG, è effettuata in serbatoi di acciaio a temperature dai 25-28 °C, con un periodo di macerazione sulle bucce di 22 giorni. La fermentazione malolattica avviene in acciaio, ed è precedente al periodo di affinamento in legno che per questo grande vino si protrae per 15 mesi in tonneaux, seguiti da 3 mesi in cemento e un successivo periodo in bottiglia di almeno 1 anno.

La Gran Selezione Villa Rosa 2016 incarna ed interpreta perfettamente i connotati della sua eccezionale vendemmia, regalando una maturità, una tessitura tannica e una progressione tipica delle  grandi annate. Prodotto in sole 13.000 bottiglie, è un vino elegante e profondamente legato al territorio d’origine: i suoli calcarei, sia a matrice argillosa che ricchi di galestro, gli conferiscono note floreali, fruttate, speziate al naso. In bocca, si presenta sapido ed equilibrato con un finale vibrante e persistente.

 

Annalisa Chiavazza

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