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Cantine

TENUTA PRIMA PIETRA CELEBRA LA DONNA CON UN’ORIGINALE WINE EXPERIENCE 

Un viaggio sorprendente alla scoperta dei Super Tuscan 

Riparbella, marzo 2020. In occasione della “Festa della Donna”, Tenuta Prima Pietra, la prima proprietà vitivinicola acquistata da Massimo e Chiara Ferragamo nel 2002, e situata a Riparbella, sulla costa toscana, propone un’esclusiva “Wine Experience”. 

Immersa fra le dolci colline toscane con vista mozzafiato sul Mar Tirreno, Tenuta Prima Pietra omaggia la donna con un’originale esperienza all’insegna del relax, del vino e del buon cibo da vivere in compagnia. 

“Wine Experience” a Tenuta Prima Pietra 

Una visita guidata da esperti sommelier alla scoperta dei segreti della produzione dei Super Tuscan. 

Esperti sommelier guideranno gli ospiti alla scoperta delle note e dei profumi dei vini che caratterizzano il territorio. Un itinerario che parte dalla costa toscana, dove i Super Tuscan fanno da padroni, e che termina nella più storica Montalcino, in cui il protagonista indiscusso è il Sangiovese Grosso. 

Un percorso creato per far conoscere l’intero processo produttivo “dalla vite al vino”, che comincia dalla vigna, passando per la sala invecchiamento, per concludersi con una degustazione guidata di sei vini, tra cui il prestigioso Brunello di Montalcino di Castiglion del Bosco, tenuta anch’essa di proprietà di Massimo e di Chiara Ferragamo, e del Super Tuscan Prima Pietra. Come vuole la tradizione del luogo, il wine tasting sarà accompagnato da una selezione di formaggi toscani, pane fresco, olio extra vergine di oliva e miele di nostra produzione. 

TENUTA PRIMA PIETRA 

Situata a Riparbella, sulla costa toscana, la tenuta rappresenta la “prima pietra” nel mondo del vino di Massimo Ferragamo, che la acquistò nel 2002 con l’ambizioso progetto di crearvi il “suo” personale taglio bordolese. La proprietà si estende su una collina che domina il mar Tirreno e ricopre 200 magnifici ettari, di cui 11 dedicati alla vigna ed i restanti ricoperti da bosco. 

Prima Pietra si caratterizza per l’altezza del proprio vigneto, 450 m s.l.m., il più alto della costa Toscana, e per il terreno, ricco di scheletro, argille ferrose e Gabbro. La tenuta presenta un unico corpo vigna con esposizione sud/sud-ovest, vitato a Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Petit Verdot. Le costanti brezze provenienti dal mare garantiscono importanti escursioni termiche, determinanti per i profumi e per una maturazione graduale; garanzia di assoluto equilibrio del vino. Le viti vengono allevate a Guyot, le concimazioni sono organiche, con sovescio e utilizzo di compost autoprodotto. Le lavorazioni del terreno sono manuali, così come le potature e la raccolta delle uve. Alla guida della cantina c’è Cecilia Leoneschi, enologa dalla grande personalità e pochi compromessi. 

I vini prodotti sono: Prima Pietra, 47% Merlot, 30% Cabernet Sauvignon, 13% Cabernet Franc, 10% Petit Verdot (la produzione media annua è di circa 40.000 bottiglie) e Permassimo, 78% Cabernet Sauvignon, 15% Cabernet Franc e 7% Merlot - (la produzione media annua è di circa 2.600 bottiglie) 

www.tenutaprimapietra.com 

Tenuta Prima Pietra
Gemma Grieco Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Ph: +39 0577 19 13 238 

Follow Tenuta Prima Pietra 

@tenutaprimapietra 

 Costanza Giustiniani

GIOACCHINO ROSSINI e…

di Alessandra Pocaterra

 

“Per  mangiare  un tacchino, dobbiamo essere in due: io e il tacchino”

 

Rossini  eclettico e  poliedrico operista, capace di passare da un soggetto drammatico ad uno brillante con una velocità di pensiero quasi paragonabile a quella di Mozart.  Rossini non era “unicamente” operista, compositore e cantante era anche un’ottima forchetta Pesarese di nascita  visse in città dalla lunga e radicata  tradizione culinaria come Ferrara, Bologna  e Parigi. 

A  38 anni quando, a seguito di una malattia si ritirò in campagna,  si dedicò non soltanto alla sua musica ma soprattutto alla sua passione per la gastronomia. Gli piaceva sperimentare abbinamenti insoliti come lo  champagne sulla carne, il madeira sui salumi, i tartufi con fois gras e altri ancora. Accostamenti e abbinamenti che sperimentava anche durante le numerose  cene con gli  amici  e fu proprio, durante una di queste cene che conobbe lo chef Antoine Careme uno dei più grandi e intelligenti cuochi della storia (fu lui  il creatore della “haute cuisine”). 

La lunga amicizia con lo chef lo portò a studiare e impegnarsi ancora di più in cucina ed ecco che nacque la sua famosa colazione a base di  uova alla coque con un calice di bordeaux; i maccheroni alla Rossini le vongole ai tartufi e tante altre succulente e famose  ricette .

Per Vostra delizia ne trascrivo due  tra le più famose  

 

I Maccheroni alla Rossini

200 g di maccheroni; 100 g di burro; 100 g di parmigiano grattugiato; 50 g. di formagggio tipo gruviera  grattugiato; 1 e 1/2 l. di brodo; 10 g di funghi secchi; 2 tartufi tritati; 100 g di prosciutto magro tritato; 1 pizzico di quattro spezie miste ; 1 mazzetto di sapori; 1 pomodoro;   2 dl di panna; 2 bicchieri di champagne o metodo classico italiano, un po' di arancia amara, pangrattato.

 

Fate la salsa con 50 g di burro; 50 g di parmigiano grattugiato; 1/4di litro di brodo; 10 g di funghi secchi; 2 tartufi tritati; 100 g di prosciutto magro tritato; 1 pizzico di  spezie; i sapori; 1 pomodoro; 200 g. di panna; 2 bicchieri di vino , lasciate cuocere a fuoco lento per un'ora circa.

Lessate i maccheroni in un brodo in piena ebollizione, passato a filtrato, dopo aver aggiunto un cucchiaio di panna e un pizzico di arancia amara. Scolate bene.

In un tegame  imburrato versate uno strato di salsa, poi uno di maccheroni, uno strato di parmigiano e di gruviera grattugiati qualche piccola noce di burro; proseguite a strati; ricoprite il tutto con un po' di pangrattato e di burro, e poi fate gratinare in forno.

 

Turnedos Rossini 

150 grammi  filetto di manzo; 4 fette  fois gras di fegato; 1 bicchiere  vino rosso  Madera; 20 grammi  di tartufo nero; 60 grammi  burro; sale q.b. 

Legate singolarmente i filetti con lo spago in modo che mantengano la forma durante la cottura .In una padella fate sciogliere il burro e rosolate il foie gras, quindi mettetelo da parte al caldo. Nella stessa padella fate  cuocere i filetti a fuoco vivo per circa 2 minuti per lato. Versate il vino nella padella e deglassate (fate rapprendere) il fondo di cottura. Versate la salsa ottenuta sul fondo di ogni piatto e appoggiate sopra il filetto al sangue, il foie gras e le scaglie di tartufo nero.

 

Ma  Rossini era anche un grande intenditore di vini e in suo onore la Cantina Pisaurum (una cantina cooperativa di viticultori nata nel 1969), nel 2018 ha creato 4 vini per rendergli omaggio eccoli: 

 

 

 

DON BASILIO 

Colli Pesaresi Doc Parco Naturale Monte San Bartolo Sangiovese 

Vaniglia e pepe nero i primi profumi che saltano al naso in questo vino morbido ed equilibrato.

DON BARTOLO Colli Pesaresi Doc Parco Naturale San Bartolo Cabernet Sauvignon 16 gradi ! Frutti rossi maturi e note vegetali.

Questi due vini per la loro sapidità e per la spiccata tannicità sono perfetti in abbinamento con i piatti di cui sopra. 

I due vini sono ispirati al Barbiere di Siviglia 

IL CIGNO .. 

Bianchello del Metauro Doc: un vino fresco e leggero ottimo per un aperitivo veloce e informale. 

(Il Cigno era il soprannome di Rossini)

FALLIERO  

Colli Pesaresi Doc Bianco  da uve trebbiano toscano detto in  loco “albanella”  

Un vino anche questo fresco e sapido che si sposa bene con crostacei e molluschi.

(Falliero era il generale di Venezia,  personaggio romantico dell’opera di Rossini “Bianca e Falliero”)

 

Un  grande piacere di gola e di naso, un connubio perfetto tra piatti tutt’altro che banali e vini interessanti e poco conosciuti. 

Se volete contattare l’Azienda ecco i riferimenti :

 

CANTINE PISAURUM – Via Nazionale, 135    

61022 Vallefoglia PU   Tel. 0721 497309

AZ, AGRICOLA RIVETTO

 

Il Barolo Briccolina è stato sin dall’inizio speciale: proviene da un cru storico di Serralunga d’Alba, già menzionato dal Fantini tra i punti più alti della produzione di Barolo; è il vigneto pioniere da cui il progetto di biodiversità è partito, con lavorazione in regime biologico e biodinamico; è interamente lavorato a mano in vigna e in cantina è caratterizzato da macerazioni lunghe di oltre 60 giorni e affinamento in botte da 15 hl, l’esatta taglia della vigna. 

E’ inoltre stato sempre speciale anche per quel che riguarda l’etichetta: la vestizione della prima annata, 2007 presentata nel 2012, ha creato una rottura con la linea fino a quel momento utilizzata per gli altri Barolo, proponendo un’immagine classica ma con una pulizia visiva che le conferivano allo stesso tempo una forte contemporaneità. In quel periodo, guardando l’intera linea dei vini prodotti, sembrava di trovarsi davanti a tre aziende diverse. Fino al 2015, quando tutta la gamma aveva adottato la stessa bottiglia e lo stesso stile in etichetta, uniformando così l’immagine aziendale.

Nel 2019 Rivetto ottiene la certificazione biodinamica Demeter, prima nelle Langhe del Barolo e del Barbaresco, dopo essersi certificato biologico nel 2017 e per la Briccolina è di nuovo giunto il momento di differenziarsi e comunicare la sua unicità ed il ruolo che ha avuto in questo lungo percorso di cambiamento e consapevolizzazione. 

<<Ho scelto di valorizzare un colore che ha sempre accompagnato le etichette storiche e lo stesso logo aziendale sin dagli anni Cinquanta - racconta Enrico Rivetto – Il ciano>>.

La prima annata con la nuova veste sarà la 2014: vendemmia che si distingue per un clima che la rende più simile alle vendemmie del passato, fresca, con precipitazioni estive importanti e un autunno soleggiato con le giuste escursioni termiche, in cui è stato possibile raccogliere l’uva a fine ottobre, da cui è derivato un vino elegante, che non stanca il palato e che ha mantenuto freschezza e vitalità. 

Ciano, derivante dal greco significa blu scuro. Insieme a magenta e giallo, è uno dei colori primari, complementare del rosso poiché assorbe la luce rossa. Nel linguaggio dei colori rappresenta fiducia e lealtà, saggezza e intelligenza, riservatezza. Esprime pace, aiuta la concentrazione. 

Soprattutto identifica un vigneto speciale ed un vino unico.

 

Rita Barbero

IN ARRIVO LA 23° EDIZIONE DI SUMMA

Appuntamento per il 18 e 19 Aprile con il meglio della viticoltura internazionale in mostra alla Tenuta Alois Lageder

Il “Salotto” a Magrè Sulla Strada del Vino pronto per accogliere 117 Cantine da tutto il mondo. Tra le new entry: Australia, Canada, USA e Spagna

Internazionalità, sostenibilità e atmosfera rilassata per due giorni tra degustazioni e verticali d’eccezione
Il 18 e il 19 Aprile torna l’appuntamento annuale con SUMMA, evento per esperti e appassionati del settore organizzato dalla Tenuta Alois Lageder nella suggestiva location storica di Casòn Hirschprunn & Tòr Löwengang (Magrè Sulla Strada del Vino, Bolzano). Per questa 23esima edizione crescono l’internazionalità e la partecipazione da parte di realtà biologiche-dinamiche a marchio Demeter. La sostenibilità e l’eccellenza sono il file rouge della manifestazione pronta ad accogliere il pubblico nell’ormai consueta atmosfera intima e rilassata. I vini e le storie dei produttori attraggono da sempre centinaia di visitatori.


Saranno 117 le Cantine presenti, con provenienza da tutto il mondo. Tra le new entry vedremo realtà anche da Australia, Canada, USA e Spagna. Si punta sulla produzione di alta qualità e sostenibile e sulla volontà di creare un momento unico con il pubblico. Cresce anche il numero dei produttori certificati Demeter, il marchio internazionale che controlla e certifica il lavoro – e i prodotti – degli agricoltori che praticano la coltivazione biologico-dinamica. L’obiettivo è quello di continuare a far crescere la consapevolezza su questa tematica della comunità, sia tra i visitatori sia tra i produttori stessi.


Professionisti del settore, stampa e wine lovers (posti limitati) potranno assaggiare i migliori vini e ascoltare le storie dei vignaioli in un ricco programma di degustazioni guidate e verticali esclusive, seminari, visite della cantina e dei vigneti dove ora sorge anche il GRANDORTO biodinamico. Tutti i momenti che caratterizzano l’evento richiedono come sempre una registrazione direttamente in loco, dopo l’acquisto del biglietto online. Il portale online per le registrazioni ed iscrizioni è aperto fino al 16 aprile 2020. Non mancherà anche il food, con partner d’eccezione che offriranno una rassegna gastronomica di pregio.


Anche quest’anno la Tenuta Alois Lageder devolverà una parte del ricavato della manifestazione all’associazione ONLUS Casa della Solidarietà di Bressanone (CdS), che da oltre quindici anni aiuta persone in difficoltà. 


Appuntamento quindi con Summa 2020 il 18 e 19 Aprile - il sabato dalle ore 10 alle 18, la domenica dalle ore 10 alle 17 - nella Tenuta Alois Lageder a Magrè, per prendere parte a un’esperienza indimenticabile e a un evento del mondo del vino dal concept unico.

 

Visita il sito internet per info, costi e registrazione: www.summa-al.eu 

Elenco Produttori: https://summa-al.eu/it/produttori 

Elenco Partner: https://summa-al.eu/it/partner 

Ulteriori informazioni su Alois Lageder:  www.aloislageder.eu 

 

Ulteriori informazioni su Casa della Solidarietà: www.casadellasolidarieta.org 

Villa Matilde Avallone

 Storia di un vino e di una famiglia

 

 

Villa Matilde Avallone è l’azienda vitivinicola campana che lega il proprio nome al Falerno del Massico perché si deve a Francesco Paolo Avallone, fondatore dell’azienda, la riscoperta - negli anni Sessanta - di questo vino antico e pregiato. Oggi l’azienda che si estende nei territori del Massico, in provincia di Caserta, è guidata da Salvatore e Maria Ida Avallone, figli di Francesco Paolo scomparso nel 2006.

Negli ultimi vent’anni, Villa Matilde Avallone ha esteso il proprio progetto vitivinicolo investendo anche in altre aree della regione, nel Sannio beneventano e in Irpinia, sempre nel solco della valorizzazione degli antichi vitigni campani. 

Oggi l’azienda, orgogliosamente a conduzione familiare, conta complessivamente 130 ettari vitati tra la provincia di Caserta e quelle di Benevento e di Avellino per una produzione di  800 mila bottiglie l'anno e 19 tipologie di vino. 

La ricerca della qualità è la regola su cui Villa Matilde Avallone lavora ogni giorno, guadagnandosi premi e riconoscimenti della critica enologica sia italiana che estera, nonché i consensi del pubblico. Attualmente l’azienda, leader nella produzione di Falerno del Massico Doc, esporta in  30 paesi del Mondo. 

Il centro aziendale è a Cellole (Caserta), tra il monte Massico e il mare: qui ci sono gli uffici, la cantina e gli spazi per l’accoglienza che comprendono giardini, piscina, ristorante tipico e Km zero, lo shop aziendale e la foresteria dove spicca la Torre del Falerno, la suite con indoor Spa. 

Dal 1995 enologo consulente è Riccardo Cotarella, coadiuvato in azienda da Fabio Gennarelli. 

 

LA STORIA

Circa tremila anni fa nasceva in Campania un vino ardens etfortis; un vino – dice la leggenda – donato alla terra del Massico dal dio Bacco: il vinum Falernum, “un epiteto di dio” per Ovidio, un vino “immortale” secondo Marziale; senza dubbio il vino più celebrato dell’antichità, il più pregiato, il “vino degli Imperatori”. Un vino che ha attraversato i secoli e che oggi racconta col suo rosso caldo e il suo sapore intenso il calore e i colori di una terra ricca di contrasti: l’Ager Falernumcome la chiamavano gli antichi romani. In questa terra che oggi ricade nella provincia di Caserta, tra il mare del litorale Domitio e il Monte Massico, oggi si estendono le vigne di Villa Matilde Avallone. L’azienda, orgogliosamente a conduzione familiare, è nata negli anni Sessanta per pura passione e per una sfida: riportare in vita il Falerno. La storia di Villa Matilde Avallone comincia con Francesco Paolo Avallone, avvocato e appassionato cultore di vini antichi: incuriosito dai racconti di Plinio, dai versi di Virgilio, di Marziale e di Orazio, tutti intorno al vinum falernum, dopo anni di studi e letture, coadiuvato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Agraria, ha individuato le viti che un tempo davano vita al Falerno; pochi ceppi sopravvissuti miracolosamente alla devastazione della filossera di fine Ottocento. Fu allora che l’avvocato si fece vignaiolo: messi da parte codici e norme, con l’aiuto di pochi contadini locali, ripiantò gli antichi vitigni del Falerno proprio nel territorio del Massico dove un tempo erano prosperati e fondò Villa Matilde, il nome era un gentile omaggio alla moglie. Vendemmia dopo vendemmia, prova su prova, riuscì a riportare sulle tavole il famoso Falerno di cui tutti, nella zona, continuavano a favoleggiare.

 

L’AZIENDA OGGI

Oggi l’azienda è affidata ai suoi due figli, Maria Ida e Salvatore che con dedizione esclusiva (entrambi hanno abbandonato la propria attività; la prima la diplomatica, il secondo la carriera forense) proseguono il sogno e il progetto del padre raccogliendone l’importante eredità e guardando ancora oltre: dall’Ager Falernum si sono spinti sino alle province di Benevento e Avellino con nuove vigne, nuovi progetti e vini che raccontano l’identità forte della Campania Felix. Qualità, cultura del territorio e della tradizione, rispetto dell’Ambiente e uno sguardo spalancato sull’innovazione sono oggi i punti di forza dell’Azienda che oggi, dopo un riassetto importante è diventata “Villa Matilde Avallone”.Con l’aggiunta del cognome di famiglia nell’estensione del nome aziendale si compie una svolta significativa e si sottolinea il valore di un’impresa che ancora oggi è orgogliosamente a  conduzione familiare, guidata dai fratelli Salvatore e Maria Ida Avallone che portano avanti il sogno di loro padre Francesco Paolo Avallone, fondatore dell’azienda.  

Il nuovo progetto chiarisce meglio anche il profilo di Villa Matilde Avallone sulla scena vitivinicola campana presente su ben tre distretti vitivinicoli della regione: l’alto casertano con la Tenuta di Cellole, dove tutto è iniziato oltre cinquant’anni fa riportando in vita il leggendario Falerno del Massico; il beneventano dove nascono i vini Terre Cerase, Falanghina e Aglianico e l’Irpinia con la Tenuta Pietrafusa dove si coltivano le uve Aglianico, Fiano e Greco di Tufo per la produzione delle tre DOCG dell’azienda: il Taurasi, il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo. Il progetto creativo ha interessato anche il layout delle etichette dell’intera gamma di vini giocando con palette cromatiche differenti e diversi temi figurativi. 

“Con questo nuovo progetto aziendale vogliamo rafforzare in una storia unitaria, unica e memorabile la nostra azienda di famiglia nata da un sogno di nostro padre”affermano Salvatore e Maria Ida Avallone, Villa Matilde Avallone conferma la sua doppia natura di custode dell’antico e di azienda moderna e  innovativa capace di essere al passo con i tempi”

L’aver riportato in vita l’antico Falerno e la grande attenzione prestata al territorio e ai vitigni autoctoni pongono i vini Villa Matilde Avallone nel solco di una robusta tradizione; la ricerca costante, le tecnologie all’avanguardia colorano la tradizione con un’innovazione intelligente e dinamica. Vigneti con una densità di impianto di cinquemila, settemila ceppi ad ettaro sono allevati con l’innovativa metodologia del Gouyot (a spalliera). Al tempo stesso il pregio dell’uva che qui si produce non si traduce in costi proibitivi. L’importanza della qualità è la prima regola: Villa Matilde Avallone punta sulla classe, non produce vini seriali, ma vini d’elite apprezzati da chi di vino se ne intende. Pur mantenendo standard qualitativi elevatissimi sono vini economicamente alla portata di tutti. L’azienda fa della cultura del vino oggetto di studio e di ricerca continua: il Vino in anfora, nato nell’anno delle celebrazioni del Cinquantenario dell’azienda, presentato alla stampa internazionale nel marzo 2015, riallaccia i fili con la memoria e la storia del vino degli antichi Romani. 

 

IL PROGETTO IN ANFORA

Villa Matilde Avallone  porta avanti dal 2012 un progetto ambizioso, ma che ha portato già tante soddisfazioni, che prevede affinamento e fermentazione di parte delle uve in anfora.
Negli anni 60 il fondatore dell'azienda, Francesco Paolo Avallone, aveva condotto degli esperimenti con le anfore: nel suo progetto di recupero di antichi vitigni aveva infatti provato a vinificare come gli antichi romani. Ma è soprattutto negli ultimi dieci anni che il progetto è stato perfezionato  e realizzato dai figli Maria Ida e Salvatore Avallone. I fratelli Avallone hanno utilizzato una serie di Pithoi e Dolia (grandi giare in terracotta realizzate proprio per il progetto e in esclusiva per Villa Matilde Avallone) di dimensioni variabili da 29 fino a 500 litri. Si tratta di anfore speciali realizzate su indicazioni dell’Azienda con la consulenza scientifica di Riccardo Cotarella, enologo di fama internazionale e di archeologi e storici del territorio. Il progetto nasce con l’obiettivo di produrre vini che siano la massima espressione del territorio, il legno non viene abbandonato ma affiancato alla terracotta. L’utilizzo delle anfore sta dando grandi soddisfazioni contribuendo alla realizzazione di vini più freschi e dalla grande espressione territoriale, tanto che dopo un primo utilizzo con le uve bianche ora si accingono ad estenderlo anche alle uve rosse.

 

IL RISPETTO PER L’AMBIENTE

Già tra le Top 100 cantine del mondo nel 2007 secondo Wine&Spirits Magazine, nel 2008 Villa Matilde Avallone - da sempre attenta alla cura e al rispetto dell’Ambiente - ha varato il progetto “Emissioni Zero”con l’obiettivo di azzerare le emissioni di gas serra attraverso una serie di azioni integrate che investono in toto la produzione aziendale: dall'energia ai trasporti, dai fertilizzanti ai carburanti, dalla vigna alla distribuzione finale. Si è partiti dallo studio di ogni fase del processo produttivo individuando le criticità e gli sprechi delle risorse naturali, in primis l’acqua.  Sono stati quindi installati 339 pannelli fotovoltaici in grado di produrre energia elettrica pulita per 100.000 kWh/anno evitando l’emissione di 73 tonnellate di CO2. Tutti gli edifici aziendali sono stati tinteggiati con speciale vernice bianca per compensare il riscaldamento globale e il problema “effetto serra”. Anche la scelta di veicoli e macchine agricole alimentati a Bio-diesel e la diminuzione del peso vetro per bottiglia vanno nella direzione del rispetto ambientale. Il progetto, conclusosi alla fine del 2013, ha fatto di Villa Matilde Avallone una delle prime aziende Eco-friendly della Campania, Premio Vinibuoni d’Italia 2012, 2013 e 2018. 

 

IL PROGETTO SPUMANTI 

Nel 2014 è stato presentato il primo spumante firmato Villa Matilde Avallone: il Mata Rosè da uve Aglianico. Oggi gli Spumanti di Villa Matilde Avallone sono tre, due dei quali lavorati interamente a mano e spumantizzati in azienda con Metodo Classico. Prodotti esclusivamente con uve provenienti dalle vigne storiche della Tenuta di San Castrese nell'Ager Falernus, alle pendici del vulcano di Roccamonfina, interpretano il territorio in modo nuovo e brioso e si distinguono per la lunga permanenza sui lieviti: 42 mesi per il rosè e 65 per il bianco. Il Mata Rosè, da uve Aglianico, è un vino morbido e rotondo; il Mata Bianco, da uve Falanghina, è una bollicina incisiva, dal gusto elegante ed armonioso. FalaFesta è il terzo Spumante 100% Falanghina, realizzato con Metodo Charmat.

 

Villa Matilde - S.S. Domitiana, 18 –  81030 Cellole (CE) tel. + 39 0823 932 088 

 

Irene Bernabò Silorata

 

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